Una guerra inutile, sbagliamo perché siamo vittime

di LORENZO BIANCHI
“LA GUERRA qui è entrata in ogni famiglia. I miei vengono dal nord, la parte del paese bersagliata, ferita, uccisa dai razzi katiuscia degli hezbollah. Ieri in Libano sono morti 24 soldati. Uno era figlio dello scrittore David Grossman. La notizia è stata comunicata nelle prime ore della mattina alla famiglia. Oggi sarebbero caduti altri dieci militari. Il cessate il fuoco di domani mattina (oggi per chi legge ndr) mi pare quasi irreale, un miracolo del quale qui non abbiamo la minima avvisaglia”.
Tali Shemesh, 36 anni, è la regista di documentari più nota di Israele. Il suo Club del cimitero, la storia di un gruppo di sopravvissuti dell’Olocausto che si riunisce ogni sabato al sacrario monumentale del monte Herzl, ha fatto il giro del mondo.

Come sta vivendo queste ultime ore di conflitto, Tali?
“Le pare possibile crederci? Siamo in una situazione assurda. In extremis è stato sferrato l’assalto a piena forza contro il Libano. La mia famiglia ha subito direttamente la tragedia di questa guerra. Aviva Shalit, la madre del caporale Gilad rapito dagli integralisti di Hamas a Rafah il 26 giugno, è la sorella di mia zia Yudith. La prima settimana l’abbiamo passata nel terrore che venisse scatenato un attacco massiccio contro Gaza. I genitori di Gilad continuano ad abitare a Mitzpe Hila. E’ un piccolo moshav, un villaggio agricolo cooperativo vicino al confine con il Libano. Anche loro hanno dovuto fare il callo ai lanci quasi quotidiani di katiuscia… e per di più vivono con l’angoscia di non vedere mai più Gilad. Si sono battuti per un negoziato con tutte le loro forze”.

Il governo ha sostenuto che era impossibile piegarsi al ricatto.

“In passato abbiamo trattato anche per la restituzione di cadaveri di militari”.

Anche la gaudente Tel Aviv ha cambiato volto?
“Le case private e gli alberghi sono pieni di sfollati. Quasi tutti hanno dovuto accogliere parenti venuti da Haifa, da Nazareth, da Afula. Sono stati riaperti i vecchi rifugi, quelli nei quali ci si riparava nel 1991 dai missili Scud di Saddam Hussein”.

Immagino che la guerra non sia una novità per lei, però questa è la prima volta che una potenza straniera, l’Iran, dichiara l’intento di distruggere il suo Paese.

“Io sono nata nel 1969. Quando avevo quattro anni è esploso il conflitto dello Yom Kippur. Mio padre è partito per andare al fronte. Ho il ricordo vivido del buio rifugio nel quale dovevamo scendere quando suonava l’allarme. Quando abbiamo invaso il Libano avevo tredici anni, e 22 quando ci piovevano addosso i missili iracheni durante la campagna per la liberazione del Kuwait. Diciamo che sono state il contrappunto della mia esistenza… ma ho la sensazione che questa sia terribilmente inutile”.

Israele è stata attaccata a freddo dagli hezbollah che hanno violato un confine riconosciuto dalle Nazioni Unite. L’occupazione delle fattorie Shebaa è un argomento risibile.

“E’ vero. Ma la reazione è stata brutale. Non era questo il modo di rispondere e quando finalmente le armi taceranno nulla sarà cambiato. L’inizio di questo conflitto ha creato confusione in molte persone, anche nel partito di sinistra Meretz e nel movimento ‘Pace Ora’. C’è stato uno sbandamento. Chi ci aveva aggredito non aveva motivi per farlo. Ma la realtà non è in bianco e nero. E’ troppo semplicistico. Mia nonna Minia è una sopravvissuta all’Olocausto. Io so perfettamente, anche per il vissuto della mia famiglia, perché siamo qui, quali orrori hanno preceduto la nascita di Israele. Ma questo sentimento, questa consapevolezza che molti vorrebbero cacciarci da questa terra o cancellarci per sempre a volte ci spinge ad azioni sbagliate, a errori commessi in nome del fatto che siamo vittime. Io non ho fiducia né nel governo né nei vertici militari”.

Quale era l’alternativa?

“Penso che prima di scatenare un conflitto sarebbe stato il caso di soffermarsi un attimo a riflettere. La via da percorrere è il dialogo. In ogni caso non possiamo continuare a occupare i territori palestinesi. Lasciarli sarà utile anche per difenderci, potremo farlo senza complessi”.

In ogni caso il cessate il fuoco e la risoluzione delle Nazioni Unite 1701 sono stati approvati dal governo israeliano.
“I militari morti oggi sono già una decina. A sera potrebbero essere raddoppiati. Per essere ottimisti bisogna davvero credere nei miracoli”.

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