Ancora su Hina, la ragazza che non ha potuto essere libera

Di Lorenzo Bianchi

Sento la necessità di tornare sull’argomento proprio in questi giorni, mentre le parole di Papa Benedetto XVI infiammano di nuovo il mondo islamico. Vorrei stabilire qualche punto chiaro nel grande subbuglio di sentimenti innescato da questa terribile storia di separatezza e di violenza.
Si è detto che il padre di Hina ha semplicemente rispettato i canoni della società nella quale è vissuto, ossia la regola dei matrimoni combinati. Non sono assolutamente d’accordo. Inviterei i dubbiosi a leggere la Sura IV del Corano nel commento di Hamza Piccardo, segretario dell’Ucoii “Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia”, la rete delle moschee neo tradizionaliste vicine ai Fratelli Musulmani (anche se il presidente Nour Dachan si premura, a domanda, di smentire la circostanza).
“Eredità: Ecco quello che Allah vi ordina a proposito dei vostri figli: al maschio la parte di due femmine” (versetto 11).
“Gli uomini sono preposti alle donne, a causa della preferenza che Allah concede agli uni rispetto alle altre…ammonite quelle di cui temete l’insubordinazione, lasciatele sole nei loro letti, battetele”. (versetto 34).
“Se le vostre donne avranno commesso azioni infami (ndr. fornicazione), portate contro di loro quattro testimoni dei vostri. E se essi testimonieranno, confinate quelle donne in una casa finché non sopraggiunga la morte o Allah apra loro una via d’uscita” (versetto 34).
Il commentatore Hamza Piccardo avverte però che “questo versetto si considera abrogato” e che “le quattro scuole canoniche di diritto affermano l’esistenza di casi in cui debba applicarsi la pena di morte per lapidazione.
La questione è complessa e le condizioni per la comminazione della pena di morte sono talmente restrittive da rendere, di fatto, molto difficile la sua applicazione”.
Noi occidentali crediamo fermamente nella parità fra l’uomo e la donna e nei diritti dell’individuo. Vogliamo fare passi indietro? Il nucleo della tragedia di Hina è questo.
Chi solleva altre cortine fumogene fa un pessimo servizio alla verità. E’ l’ora di dire queste cose senza balbettare. I diritti dell’individuo sono un valore universale e si applicano a tutti. A meno che non ci rassegniamo a regredire nelle tenebre di secoli che pensavamo di esserci lasciati alle spalle. Non abbiamo nessuna intenzione di tornare all’orrore delle streghe al rogo. La tolleranza non significa regredire verso una condizione degradante della donna. Al contrario noi italiani e occidentali vogliamo fare ancora molti passi avanti sulla strada della parità fra i sessi. Sarà bene che chi è venuto nel nostro paese a cercare lavoro e libertà rispetti questa nostra scelta e si adegui.

Collegamenti sponsorizzati


2 Commenti a “Ancora su Hina, la ragazza che non ha potuto essere libera”

  1. daniela scrive:

    Hina aveva scelto l’occidente e lottato per la sua scelta, non è corretto che per vincere le abbiamo tolto la forza di lottare e che nessuno si faccia carico di quella forza strappata per portare a termine la sua “scelta d’occidente ” dove voleva vivere da viva e senz’altro desiderava riposare da morta.
    daniela

  2. fabrizio S. scrive:

    Tutto quello che è successo, è certo frutto di arretratezza mentale dovuta ad un falso senso religioso inculcato, imposto. Come, del resto, fanno e hanno fatto tutte le religioni. Ma il vero punto cruciale, non viene mai messo in mostra. Per mia attività, ho vissuto molti anni in quasi tutti i Paesi islamici. Paesi genericamente a climi, quasi sempre caldi con donne altrettanto “calde”. Mentre, è noto, l’esistente stato di omosessualità maschile preponderante in tali Paesi. Per loro condizione, in genere relegate tutto il giorno in casa o in casa di parentele femminili, da sempre, le donne, hanno elaborato miriadi di sotterfugi per attuare, in tutta tranquillità, la loro attività preferita: il sesso. Tramite questa vasta e capillare rete di omertà e complicità femminile. Tutto ciò viene intuito, molto spesso, saputo, dall’uomo islamico ma, specie se provvisto di più mogli, non può che sottostare, dal momento che, normalmente, è carente con una donna, figuriamoci con quattro! L’importante è che non si risappia in giro. Insomma, gli islamici sono vittime e succubi della arci-sensualità delle loro donne e vivono perennemente una sorta d’incubo.
    Un incubo che li rende furiosi, proprio perché sanno di non riuscire, comunque, a soddisfare le loro donne. Il serpente che si morde la coda. Oltretutto, non crediate che veramente, queste donne, siano così sottomesse. In privato, gli uomini sono attaccati duramente e derisi, soprattutto perché ogni donna conosce perfettamente tutti i tradimenti o “svaghi” delle altre. Avendo, così, di che sghignazzare alle spalle di tutti.
    Insomma, Maometto, conosceva bene le sue pollastre e, per l’epoca sua, ha cercato di mettere un freno. Tutto qui! Certo che oggi, il freno, si presta ad eccessi che, troppo spesso, sfocia in tragedia. Ma cosa sarebbe successo in Sicilia o in Calabria, quaranta o cinquant’anni fa, se tutti avessero avuto la certezza d’essere cornuti?
    Con questo, non giustifico minimamente quanto succede, anzi … è stato il motivo per cui sono rientrato definitivamente in occidente. Oltretutto, non sono mai stato portato per essere un play boy e, per restare lì, devi esserlo necessariamente. E senza tregua!

Scrivi un commento

Per inviare un commento devi fare il loggin.