“Tentativo di golpe in Libano”

Misbah Ahdab, 44 anni, sunnita, vicepresidente del Blocco di Rinnovamento democratico antisiriano, uno dei deputati più votati nelle elezioni libanesi del 2005, teme il golpe: ” il rischio è quello di un colpo di stato in forma moderna. L’altro giorno Khamenei (ndr. la guida suprema della teocrazia iraniana) ha annunciato che gli Usa perderanno in Libano sul campo”.
Può spiegarsi meglio?
“Se vengono uccisi altri due ministri, il governo cade. Questa è la realtà. Ci vogliono destabilizzare…”.
Chi? L’Iran, gli Hezbollah?
“No. I siriani. Intendono dimostrare che il Libano non può essere pacificato senza la loro presenza. Vogliono gestirci con il terrore, con assassinii che poi restino impuniti. Noi non ci stiamo. Il mio paese è molto importante in questo momento. Se la stabilizzazione avrà successo, sarà un modello per tutto il Medio Oriente”.
In ogni caso i miliziani del Partito di Dio debbono essere disarmati.
” E’ un nodo che deve essere sciolto con il dialogo. La soluzione non può essere contro gli Hezbollah. Fanno parte del tessuto sociale libanese. Però non potranno mantenere i loro mezzi di offesa per sempre, perché così non sarebbe possibile costruire uno stato sovrano…”.
Da chi prendono ordini?
“ Il governo ha approvato 2755 provvedimenti all’unanimità. Durante lo scorso anno solo uno è stato rifiutato dagli Hezbollah. Era il via libera al tribunale penale internazionale per giudicare l’assassinio di Hariri. I ministri del Partito di Dio si ritirarono per quattro mesi. Ora pretendono la costituzione di un esecutivo di unità nazionale. Noi abbiamo replicato che il gabinetto di Fouad Siniora ha già questa caratteristica. Hanno obiettato che il generale Michel Aoun è fuori”.
E’ vero.
“Abbiamo offerto ad Aoun di aumentare il numero dei ministri di sei unità per assicurargli 4 dicasteri. Ma gli Hezbollah e i loro alleati pretendono un terzo più uno dei componenti. Così paralizzerebbero il governo. Con quei numeri possono farlo cadere quando vogliono. Questo prevede la nostra Costituzione. Visto che il presidente della Repubblica è un loro alleato e che il parlamento è presieduto dallo sciita Nabih Berri, controllerebbero tutte le leve del potere. I nostri 70 deputati su 128 sarebbero inutili”.
Non si intravede una via d’uscita.
“La maggioranza del paese è con noi. Purtroppo possiamo portare in piazza un milione di persone, ma gli altri non si scompongono. Hanno le armi. Nonostante le apparenze , non credo che stia per esplodere una guerra civile. Le stesse comunità non sono compatte. Penso a quella cristiana, ma anche ai miei sunniti. C’è perfino qualche sciita insoddisfatto di Hezbollah…”.
Nessuno sbocco alle viste.
“No perché le ragioni dello stallo non sono in Libano, ma all’esterno dei nostri confini. Non ritengo che tutti gli sciiti, a partire dal leader di Amal Nabih Berri, siano contenti di questa situazione. Purtroppo sono ostaggi. Ma è difficile parlare con chi non vuole ascoltare. Gli Hezbollah si proclamano nemici degli Usa. Quando auspichiamo il rilancio del turismo, obiettano che porta prostituzione. Se discutiamo delle banche, rispondono che sono meglio i soldi puliti che arrivano dall’Iran. Non sono ottimista”.
Aumenta il rischio per i 2100 soldati italiani?
“I pericoli veri li corre il Libano, non i militari di Unifil 2, la missione dell’Onu che ha consentito la fine del conflitto di luglio e agosto. Le uniche minacce nei loro confronti sono arrivate da isolati gruppuscoli filo siriani. La popolazione ha un ottimo rapporto con il contingente italiano. E’ qui su richiesta dell’ Onu e del Libano. Che purtroppo è la piattaforma di conflitti altrui. Siamo in bilico fra il caos e la pacificazione. Per questo l’Unifil2 è cruciale”.

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