Il difficile rientro di Mariano Puerta.
Intervista (quasi) esclusiva.
Dalla terapia del golf ai challenger.
“Top-100 nel 2007, primi 50 nel 2008”.
Ma i tornei, per ora, lo bocciano.

 
27 Luglio 2007 Articolo di Riccardo Bisti
Author mug

Di RICCARDO BISTI

Appena due anni fa viveva il miglior momento della carriera. Veniva dalla finale di Parigi, era stato il migliore in campo in un fondamentale doppio di Davis contro l’Australia, faceva quarti di finale nei Masters Series sul cemento e si piazzava al numero 9 del ranking ATP.
Poi la bufera-doping. “Sono stati momenti difficili, al punto che li ho rimossi. Non ricordo quasi niente di quel periodo”. Mariano Puerta appare tranquillo, vive la sua sfida con obiettivi rinnovati e chiacchiera di buon grado. Non sembra nemmeno infastidito dall’argomento-doping, e quando dice di non ricordare le varie fasi della vicenda probabilmente è vero.
Con un qualche clamore mediatico (vedi un inviato dell’Equipe, il giornale che pubblicò in anteprima la notizia della sua recidività, sguinzagliato apposta per lui), la sua carriera è ripartita a Sassuolo tra mille speranze, ma da Lugano in poi si è un po’ arenata. Lui, comunque, continua a crederci.

Prima di tutto, come sta?
Mi sento piuttosto bene. Mi sono allenato molto nei 4 mesi che hanno preceduto il mio rientro. Mi sento a posto sia fisicamente che tennisticamente. Dovessi fare una valutazione, da 1 a 10 mi sento 8. Anche se devo dire che l’ultimo periodo non è stato semplicissimo, perché in Argentina faceva molto freddo ed era difficile allenarsi. Comunque vincere il primo match a Sassuolo è stato molto importante, mi ha tolto molte paure. Il secondo turno era già molto difficile. Problemi al ginocchio? No, niente di serio. Sto bene, si tratta solo di far ripartire il motore dopo un lungo stop, e qualche sosta ai box (leggasi fisioterapista) non fa male.

Come ha vissuto il periodo di sospensione? E’ vero, come ha scritto qualcuno, che ha pensato di smettere?
Non ho mai pensato di smettere. Nel 2006, anno in cui non ho quasi toccato la racchetta, mi sono appoggiato molto al golf, sport che prima non conoscevo. In TV guardavo più golf che tennis! Me l’ha fatto conoscere un amico, ed è stata una grande sorpresa. Tra l’altro sono arrivato ad avere 8 di handicap, e gli esperti dicono che in un anno non è così facile riuscirci. Davvero, il golf mi ha aiutato tantissimo, quelle lunghe passeggiate mi hanno rilassato molto.

Quali sono i suoi obiettivi?
Per il 2007 vorrei chiudere l’anno intorno al 90-100 della classifica ATP, in modo da entrare di diritto nei tornei, a partire dalla trasferta australiana. Però attenzione: non aspettatevi che io sia veloce come Canas, probabilmente ci metterò più tempo. Lui ha fatto qualcosa di straordinario, anche se tra il 2004 e il 2005 anch’io ho fatto qualcosa di simile. Ora è un po’ più difficile. Comunque non avverto pressione, sono preparato mentalmente e non mi abbatterò se i risultati non dovessero arrivare immediatamente.

Come è stato il suo rientro nel circuito, come è stato accolto dai colleghi?
Va detto che durante la sospensione mi sono tenuto in contatto con diversi giocatori, in particolare Gaudio e Zabaleta, e ho giocato match di allenamento con gente come Acasuso, Del Potro e Guzman. Il rientro è stato tranquillo, mi hanno tutti accolto bene.
(la sensazione è che non sia esattamente così. A Lugano si è avuta l’impressione che molti giocatori lo evitassero, ed effettivamente quasi nessuno vuole allenarsi con lui. La gran parte del tempo lo trascorre con Enzo Artoni, suo coach-accompagnatore, e mi sono parsi piuttosto isolati dagli altri. Gli unici che gli parlavano erano Berlocq e Vicente).

Ivan Ljubicic, dopo la sconfitta patita da Canas a Miami, ha dichiarato: “Dare wild card a un giocatore appena rientrato da una sospensione per doping è come dare una pistola a chi è appena uscito da un carcere”. Cosa ne pensa?

Penso che abbia parlato senza pensare. Quello che mi è successo poteva, e può tuttora, tranquillamente succedere a lui. Se aveva qualcosa da dire, forse era meglio farlo dopo il ritiro. Io comunque non ho assolutamente nulla contro Ljubicic, né tantomeno si può pretendere di piacere a tutti. C’è chi ti apprezza e chi no, ma è normale, non ci sono problemi.

Pensa che il tennis sia cambiato nel periodo della sua sospensione?
No, non ritengo ci siano stati grossi cambiamenti. Certamente Federer e Nadal hanno accentuato il loro divario dal resto del gruppo, e direi che tra il numero 3 e il numero 20 c’è un livellamento incredibile. Ecco, se proprio devo individuare un cambiamento, mi pare che si sia abbassato il livello dei giocatori oltre il numero 50 del ranking.

Nadal-Federer, appunto. Ma com’è possibile che sulla terra lo svizzero sulla terra non riesca a batterlo (salvo Amburgo), e che comunque lo soffra su ogni superficie?

Credo che sia una questione soprattutto mentale. Al centro di tutto c’è il Roland Garros, che mette a Federer una pressione incredibile. Lui vuole fare il Grande Slam, e sa che Nadal è l’unico ostacolo tra lui il traguardo. Tanto lo sappiamo che al 95% vincerà sia Wimbledon che Us Open, quindi l’accoppiata Nadal-terra battuta lo riempiono di pressione.

Torniamo a lei. Qual è il suo attuale gruppo di lavoro?
Prima lavoravo con Guillermo Perez Roldan, ma lui sta in Italia, e io avevo bisogno di qualcuno che mi seguisse con costanza. Allora ho trovato un validissimo appoggio in Franco Squillari, ex numero 11 del mondo e semifinalista al Roland Garros. I 4 mesi di allenamento li ho trascorsi con lui, e mi sono trovato benissimo. Gli ho chiesto di viaggiare con me, ma non se l’è sentita. Allora ho deciso di collaborare con Franco Artoni (ex doppista, che per un breve periodo ha anche giocato per l’Italia). Viaggeremo insieme fino a fine novembre, poi si vedrà. Il mio preparatore fisico continua ad essere Dario Lecman (ex pesista).

Le pesa dover affrontare per l’ennesima volta il mondo challenger?
Assolutamente no. Tornerò a giocare, tre anni dopo, in paesi un po’ sperduti. Ho buoni ricordi di quelle città, come Teheran, dove vinsi (tra l’altro, proprio a Teheran, dall’hotel Puerta sentiva il risuonare delle bombe dall’Iraq). Inoltre il livello non è altissimo, e sono molto preparato mentalmente. Alcuni vanno a certi tornei, il posto non gli piace e giocano male. Per me non è così: sono pieno di entusiasmo, e vivo tutto questo come una sfida.

La Coppa Davis. Sappiamo che ci tiene molto: per lei è un sogno o un obiettivo realistico?
So che tornerò a giocarla. Una paio di settimane fa mi ha chiamato Luli (Alberto Mancini, capitano del team argentino) per sapere come stavo. Abbiamo parlato abbastanza, e l’ho avvertito. “Guarda che l’anno prossimo voglio esserci”.

Al di là delle buone intenzioni, però, il rientro di Puerta non è stato dei più brillanti. La vittoria contro Siriani a Sassuolo resta l’unica in un main draw. Poi sono arrivate le sconfitte di Lugano, Almaty (dopo aver passato le qualificazioni) e Cuenca, intervallate dal forfait a Bogotà. Adesso per Puerta si dovrebbe prospettare una seconda campagna italiana: a Lugano mi aveva parlato dei tornei di San Marino e Cordenons, ma con le wild card non si sa mai. Ma soprattutto…Ce la farà?

Ecco il dettaglio del suo rientro
Sassuolo
+ Sirianni 64 63
- Marc Lopez 63 60

Lugano
- Luzzi 63 64

Almaty
1T Q + Renard 36 61 62
2T Q + Inoyatov 63 63
3T Q + Oswald 76 64
1T – Phau 76 60

Cuenca
- Marcaccio 64 64

Collegamenti sponsorizzati


7 Commenti a “Il difficile rientro di Mariano Puerta.
Intervista (quasi) esclusiva.
Dalla terapia del golf ai challenger.
“Top-100 nel 2007, primi 50 nel 2008”.
Ma i tornei, per ora, lo bocciano.”

  1. stefano grazia scrive:

    si, ma qual e’ la sua versione dei fatti? Sono innocente o mi sono dopato senza saperlo? La colpa e’ del Medico etc etc etc… C’e’ una minima possibilita’ che fosse in buona fede?
    Seconda cosa: se e’ vero che in un anno ha preso 8 di hcp nel golf ( i golfisti assomigliano un po’ ai pescatori quando raccontano di che dimensioni era il pesce che gli e’ sfuggito…) farebbe meglio a dedicarvisi seriamente che fra due anni, se continua ciosi’, le suona anche a Tiger woods e poi fino a 50 anni ci puo’ giocare (e non credo che li’ facciano l’antidoping )….

  2. Nicola scrive:

    Puerta è colpevole,nessuno lo mette in dubbio!..E’ stato condannato,ha pagato,e ora ha gli stessi diritti e doveri degli altri,punto e basta!..E’ stato un signore nel rispondere educatamente a Ljubicic (anche se in modo indiretto); io l’avrei censurato!..E poi cosa vuol dire che gli altri tennisti lo evitano?Pensano sia infetto?Che idioti…
    E’ vero,a pelle non mi è simpatico,ma tutti possono sbagliare nel tennis come nella vita e una volta saldato il debito torna tutto come prima (apparte la fedina che resta giustamente macchiata in caso di “ricadute”)!..Lo dico perchè molti “perfettini” su questo blog si sono dimostrati intelligenti a sbeffeggiare sia Puerta che Canas una volta tornati in campo…Bravi davvero!..
    Mah…L’importante è che Canas ha zittito tutti essendo adesso più forte di prima!..E spero lo faccia presto anche Puerta!..Vamos!..

  3. marcos scrive:

    ci sono delle regole a cui attenersi. chi le infrange, se paga, è completamente riabilitato dal punto di vista professionale.

    si potrebbe discutere sul prezzo da pagare, ma ciascuno di noi ha un’idea diversa, in questo sento e non si giungerebbe mai ad una sintesi.

    per evitare di sbagliare inconsapevolmente, forse, bisognerebbe che l’atp istituisse un ufficio di consulenza medica per i tennisti. ciascun tennista, prima di assumere un farmaco o un integratore, dovrebbe rivolgersi a quest’ufficio, per ottenere il permesso di assunzione.

    in questo modo, nessuno potrebbe giustificarsi, portando a propria discolpa la non consapevolezza d’aver assunto una sostanza vietata.

    un nutrito ufficio di medici e chimici atp, esperti in doping, risolverebbe la maggiorparte dei casi.

    noto con piacere che nel ciclismo si sta affrontando il problema senza ossequio per nessuno, manco per la maglia gialla: d’altronde, questo sport sta subendo un colpo dopo l’altro; non passa giorno che non sia squalificato qualcuno per doping. anche i ciclisti, a mio parere, dovrebbero essere aiutati dalla loro federazione internazionale. oltre ai controlli serrati, è necessaria un’importante dose di prevenzione. a partire dal settore giovanile e da quello amatoriale, ahimè.

    nel tennis, spero e credo, non siamo a questi livelli, ma è sempre bene vigiliare.

    più che le parole di ljubo, mi son piaciute quelle di davydenko, che, ricordando la sua semi persa a parigi contro puerta (nell’anno in cui fu squalificato), disse che mariano aveva vinto la partita con le sue forze, fisiche e mentali, a prescindere dal farmaco assunto. tra colleghi le cose si sanno. l’ostracismo è inutile e dannoso. quando uno sbaglia, anche andando contro i tuoi interessi, va aiutato a riabiltarsi.

    le norme stabiliscono una pena ed è facoltà dei giudici ridurne il peso, nel caso di ricorso. credo che la pena sia stata ridotta a puerta (forse, anche a canas): non conoscendo con esattezza l’accusa e la difesa, prendo atto che i giudici hanno ritenuto di scontare la pena al tennista.

    questa sera ho visto giocare canas contro simon: sembrava un robot. ad un certo punto ha sbagliato un dritto facile ed il pubblico, all’unisono, ha espresso sonoramente il suo stupore…era da mezzora che non sbagliava una palla. non era un ritmo forsennato, per lo vero, ma, sia lui che simon si son prodotti in scambi lunghissimi, soprattutto sulla diagonale rovescia. non mi ha nemmeno sfiorato l’idea che uno dei due fosse aiutato da qualche sostanza vietata.

    se dovessi dubitare dei tennisti, la mia passione scemerebbe com’è successo col ciclismo: non vedo più nemmeno 10 metri di gara.

  4. minieri eduardo scrive:

    o visto puerta a cordenons .per conto mio ritornera forte

  5. roberto scrive:

    quarti di finale a cordenons: dopo aver perso il primo set il leone Puerta rifila un 6-0 6-0 all’incredulo Fornell. ti aspettimo in finale Mariano vamos!!!

  6. roberto scrive:

    Caro Ubaldo, ti rinnovo la preghiera ad inserire un controllo nel blog che impedisca la duplicazione dei nickname.
    Mi dissocio dall’incitamento dato dal mio omonimo al pluricondannato Puerta.
    Qui di increduli ci sono solo coloro, come me, che sperano ancora in uno sport pulito…

  7. Ubaldo Scanagatta scrive:

    Caro Roberto…secondo, non è che io non voglia provvedere, ma non ho la minima idea di come si faccia. Nè mi sento in pieno agosto e probabili vacanze di chiamare qualcuno a Bologna che a sua volta dovrà chiamare qualcun altro. Spero che le duplicazioni (questo è l’unico caso) non diventino eccessive, anche se in realtà auspico che _ se non è troppo demodé _ chi scrive abbia un vero nome e un volto, anche per prendersi (e ovviamente non è un rimprovero che rivolgo a te, con il quale mi sono anche complimentato per lo spessore dei tuoi contributi) la piena responsabilità di ciò che scrivono. Secondo me, anche se forse vado controcorrente, sarebbe un segno di cresciuta civiltà

Scrivi un commento