Di Mauro, la “prima” a quasi 30 anni
Primo siciliano top-100 è stato n.78
Non solo Coria e Stepanek…
“Ho l’entusiasmo d’un ragazzino”

 
25 Febbraio 2007 Articolo di Ubaldo Scanagatta
Author mug

N.B. In coda al’attualità e ai dati statistici di attualità segue qui un ampio ritratto e una lunga intervista, spero esauriente, di Alessio di Mauro da me scritto dopo i suoi exploit nel Principato di Monaco

Oggi (come non era più successo dal 1988) tre italiani in finale: a Bogotà Vinci-Garbin e a Buenosi Aires Alessio Di Mauro contro l’argentino Juan Monaco. Solo che nell’88 erano due maschi, l’ascolano Narducci che superò Panatta junior (Claudio) nella mia Firenze, e una donna Sandra Cecchini campionessa a Strasburgo (battendo Judith Wiesner).
Roberta Vinci disputerà la prima finale della carriera dopo tre semifinali (Tashkent 2002, Eastbourne 2005 e Palermo 2006). Sarà la quinta finale tutta italiana dopo Sandra Cecchini-Raffaella Reggi (Barcellona 1985), Federica Bonsignori-Laura Garrone (Estoril 1990), Katia Piccolini-Silvia Farina (San Marino 1991), Rita Grande-Antonella Serra Zanetti (Casablanca 2003).
Tax Garbin ha vinto un torneo a Budapest (2000) ed era stata finalista altre tre volte, Bogotà 2000, Modena 2005, Budapest 2006.
-Alessio Di Mauro a Buenos Aires (445.000 dollari) ha raggiunto la sua prima finale battendo in due set (6-1 6-4) l’argentino Diego Hartfield. Contro Juan Monaco non è favorito. Se vincesse il torneo, però, il mancino siciliano che compierà 30 anni ad agosto diventerebbe re il secondo giocatore a vincere un torneo dopo aver perduto una partita nel round robin, come Xavier Malisse. Nel girone all’italiana aveva perso l’ultimo match contro l’argentino Carlos Berlocq. Di Mauro aveva raggiunto una sola volta i quarti di finale in un torneo Atp, lo scorso anno ad Acapulco quando perse da Juan Ignacio Chela. La sua miglior classifica è stata n.78 il 28 maggio, grazie soprattutto ai due risultati ottenuti a Montecarlo a spese di Stepanek e Wawrinka.
Solo due volte i tennisti italiani sono riusciti a vincere nello stesso giorno un torneo Atp e uno Wta. Il 22 maggio 1988 Massimiliano Narducci vinceva il torneo Atp di Firenze (123.400 dollari) superando in finale Claudio Panatta per 3-6 6-1 6-4 mentre Sandra Cecchini vinceva il torneo Wta di Strasburgo (100 mila dollari, terra battuta) battendo Judith Wiesner per 6-3 6-0. Il 27 maggio 2001 Andrea Gaudenzi vinceva il torneo Atp di St. Polten (425 mila dollari di montepremi su terra battuta) superando in finale Markus Hipfl per 6-0 7-5 mentre Silvia Farina vinceva il torneo Wta di Strasburgo (170 mila dollari, terra battuta) battendo Hanke Huber per 7-5 0-6 6-4. L’ultima volta di un tennista e una tennista italiani in finale nello stesso giorno il primo ottobre del 2006: Volandri vinse il torneo di Palermo battendo Nicolas Lapentti, ma Francesca Schiavone perse da superfavorita la finale in Lussemburgo contro Alona Bondarenko.

Alessio di Mauro Il sogno di giocare i grandi tornei è realizzato
di Ubaldo Scanagatta

Se Gianluca Pozzi ha ottenuto il suo best ranking a 35 anni, se Davide Sanguinetti l’ha imitato a 33, a quanti anni otterrà il suo Alessio Di Mauro? Finalmente centrato l’obiettivo dei top-100, il tennista di Siracusa _ dove è nato il 9 agosto del 1977 _ è salito recentemente a n.82 e, pur avendo perso i punti conquistati lo scorso anno al challenger di Monza, ha recuperato grazie al terzo turno nel Masters Series di Montecarlo e dopo essere sceso al 94° è tornato su all’84° . Ma soprattutto si è assicurato, dopo l’ingresso al tabellone del Roland Garros, anche il main-draw a quello di Wimbledon. Insomma a 28 anni, quasi 29, il siciliano che aveva esordito due anni fa in Coppa Davis a Cagliari contro la Georgia, sta dimostrando di avere ancora un avvenire nonostante l’età non sia più da…enfant-prodige.
Vorrà dire che l’Italia del tennis, sempre un po’ restìa a rivelare giovani talenti _ senza ripetersi su Pozzi e Sanguinetti, anche i due migliori tennisti italiani di tutti i tempi, Nicola Pietrangeli e Adriano Panatta, hanno dato il meglio di sé dopo i 24 anni _ continuerà a dimostrarsi un Paese dove magari si matura tardi, però si invecchia bene.
La Sicilia è sempre stata una regione molto attiva nel tennis, sia a livello organizzativo che partecipativo. Fra i tornei internazionali degli anni Sessanta Catania e Palermo avevano sempre una loro precisa collocazione, e quando Catania si è poi arresa ai montepremi eccessivi del tennis professionistico, Palermo ha invece continuato a restare sulla cresta dell’onda Atp per tutti questi anni (al contrario di tante città, Bologna, Firenze, Genova, Milano, San Remo, Bolzano, Bari, che invece hanno dovuto ammainare bandiera).
Le squadre di seconda e terza categoria degli anni, Sessanta, Settanta e Ottanta sono state spesso di primo piano, temibilissime da affrontare soprattutto in trasferta, però tennisti di punta, di vertice della prima categoria la Sicilia non era mai riuscita a sfornarne, sebbene alcuni giocatori che sono stati spesso miei avversari, dal messinese Ciccio Giordano (vincitore se non erro di un campionato italiano di seconda categoria) al siciliano Gianluca Naso (padre del Naso junior che è fra i nostri giovani più promettenti e, allenato anche lui da Caperchi, fa coppia con Fognini), a Grassotti, siano stati eccellenti giocatori.
Anni fa aveva fatto ben sperare il giovane Sciortino, che aveva fatto sfracelli ad un Orange Bowl under 16, ma poi si era perso per strada per via di un carattere difficile….
Quindi Alessio può vantarsi a giusto titolo di essere stato non soltanto il primo siciliano a vestire la maglia azzurra in Coppa Davis, ma anche il primo siciliano a entrare fra i primi cento tennisti del mondo. Si dirà che altre isole hanno fatto meglio…si pensi a Majorca che ha dato i natali a un n.1 del mondo, Carlos Moya, e a un n.2, Rafael Nadal che sulla terra è il n.1, ma comunque la Trinacria può essere orgogliosa del suo terzo…Di Mauro.
Eh sì, perché spronati dal papà Salvatore che per il tennis coltivava una vera passionaccia, i fratelli di Mauro che ci hanno provato a sfondare nel tennis non sono stati uno ma tre.
I primi due, Germano e Fabio (13 e 12 anni più anziani), non ce l’hanno fatta, ma sono riusciti ugualmente a diventare giocatori abbastanza bravi da poter vivere grazie al tennis, diventando entrambi maestri. Insegnano a Palermo, al Tennis Saetta. Alessio se li è lasciati alle spalle (ma loro sono stati i primi ad esserne felici) e, seguito come un’ombra dall’amico allenatore Fabio Rizzo da più di dieci anni, ha sfondato come professionista del circuito Atp.
Il suo primo maestro era stato, a Siracusa, Leonardo Panarello. Alessio aveva meno di 6 anni quando ha preso per la prima volta la racchetta in mano. Affermarsi non è stato facile, ha richiesto tempo…”In Sicilia è tutto più difficile, si è lontani da tutto, i sacrifici della mia famiglia non sono stati pochi e anch’io ho lavorato tanto. Non ho un fisico naturale…alla Nadal (Alessio è alto un metro e ottanta, ma non ha né le spalle né i bicipiti di Rafa; n.d.r.), ho dovuto costruirmi poco alla volta. E quando in Italia non c’erano tanti tornei era dispendioso andare sempre all’estero…lo facevo ma era molto dispendioso. In Brasile anni fa c’erano molti challenger e allora non è un caso che siano usciti da quel Paese tanti discreti giocatori, non soltanto un campione come Guga Kuerten, ma anche Sa, Saretta, Simoni e prima di loro Oncins. Ora l’Italia è diventato un Paese dove ci sono molti tornei e non è un caso che per la prima volta dopo tanti anni ci siano sei giocatori fra i primi cento…”.
_Lo scorso anno giocasti il torneo di Wimbledon, il primo Slam della tua vita e ti andò anche benino perché al primo turno trovasti un inglese, Goodall che obiettivamente non era un fenomeno e che tu regolasti abbastanza tranquillamente…eppure l’erba l’avevi scoperta soltanto due anni fa…_
“Eh sì, a Londra c’ero stato per la prima volta cinque anni fa, ma di passaggio verso un challenger organizzato sulla terra verde…mi persi anche il cambio della guardia a Buckingham Palace… poi due anni fa tentai l’avventura delle qualificazioni a Roehampton. Era la mia prima volta sull’erba. Non ero stato neppure troppo sfortunato, come tabellone, ma persi al secondo turno da un terraiolo come me, lo spagnolo Vicente. Persi 7-5 al terzo set, con molti rimpianti, avrei potuto vincere…Lo scorso anno invece per il mio primo Slam trovai Goodall in tabellone…beh sì, potevo capitare peggio! Non lo conoscevo, serviva bene, ma mi aspettavo che sarebbe venuto più a rete…meno male che non lo fece. Vinsi 6-3,7-6,6-3 e mi pareva che quel match non finisse mai. Era la prima volta che giocavo tre set su cinque, fatta eccezione per quell’esperienza in Coppa Davis a Cagliari dove però ero rimasto in campo appena un’ora e venti e persi soltanto tre games…A Wimbledon fu una grande emozione calpestare quell’erbetta. I miei ricordi di Wimbledon erano legati alla tv, a Boris Becker e ai suoi tuffi…io lo guardavo sul teleschermo e avevo soltanto otto anni. I miei tuffi, invece, li avevo fatti soltanto nel mio bel mare, quello della mia Sicilia, quando sono in giro non faccio che promuoverla…le sono troppo attaccato! _ poi riprende a ricordare Wimbledon _ Dopo Goodall trovai Kiefer, era un giocatore che aveva raggiunto i quarti a Wimbledon (1997), e anche il quarto posto nelle classifiche Atp. Il tedesco era troppo forte per me…però non feci una brutta figura (6-3,7-5,6-3), anche se mi piacerebbe ritrovarlo sulla terra rossa, la mia superficie. Quest’anno spero di fare di più… Che penso dell’erba? Che…la cambierei! Al Roland Garros ero rimasto fuori per pochi posti, ero appena n.106…e persi al secondo turno delle ‘quali’ da Dlouhy…”.
Alessio è un tipo emotivo. In campo non riesce a nasconderlo. E’ tutto una smorfia. Del resto tornando al suo esordio in Davis lui _che pure già nel 2001 a Campinas aveva vinto il suo primo challenger da 25.000 dollari (battendo il paraguaiano Ramon Delgado) e che nel 2003 colse il suo alloro più importante trionfando a San Marino (125.000 dollari di montepremi) nel torneo che gli ha dato seriamente fiducia nelle proprie possibilità _ l’emozione fu tanta che…gli venne addirittura la febbre. Giocò così con quel georgiano dal cognome impronunciabile, Ushangishivili, e lo dominò, 6-1,6-0,6-2, ma alla domenica quando avrebbe dovuto affrontare il n.1 Labadze dovette dare forfait.
Nel luglio 2004, Di Mauro aveva raggiunto come best ranking il n.128, ma a fine stagione era più giù, n.145. Sembrava destinato a restare per sempre in quel Limbo, sempre vicino a entrare in uno Slam, eppur sempre fuori. Nel 2005 finalmente Alessio grazie alla finale di Torino (persa con Berlocq) accoppiata al successo a Monza rompe il fatidico “muro” dei 100, sale a n.92 alla vigilia di Wimbledon ma a fine anno si ritrova nuovamente fuori dai 100, appena n.125. “Ho sognato per anni di giocare i grandi tornei…”.
Ma quest’anno nel circuito sudamericano Di Mauro ritorna a galla. Gli restava soprattutto un grande cruccio. Gli mancava un grande exploit, uno scalpo importante.
“E’ vero, ci ero andato vicino a Roma due anni fa, quando avevo avuto la mia prima wild card agli Internazionali d’Italia. Mi toccò Srichapan, era n.11 del mondo e al suo momento migliore eppure avrei potuto vincerci (perse invece 7-6,3-6,6-3 “soprattutto per una questione di esperienza”). L’anno scorso fu Agassi…che meraviglia, che emozione! Soltanto l’idea di poter giocare contro un mito, una leggenda del tennis, mi faceva venire i brividi, un cosa stupenda, un sogno! Nel primo set giocai alla grande, ebbi quattro pallebreak per salire 5-3, poi lui ha ingranato la marcia superiore e addio, 7-5,6-3…però alla fine ero felice lo stesso. Mi aspettavo il suo anticipo, non l’intensità. Giocava così veloce fra un punto e l’altro che io, che pure stavo molto bene atleticamente, non avevo il tempo di rifiatare. Davvero un grande…”.
Ad Acapulco Alessio batte nientemeno che Guillermo Coria, uno dei migliori giocatori del mondo. “Lui non ha giocato benissimo, ma tante volte lui comincia male e bisogna batterlo ugualmente perché se si riprende poi sono guai. Era il n.7 del mondo…e nonostante tanti doppi falli (14 alla fine…) eravamo 4 pari e 40-15 per lui. Se vince il primo set addio…”
Diplomato in ragioneria, fidanzato con Susanna, ragazza catanese che lo segue sempre _ ma non a Montecarlo, doveva dare due esami di Filosofia (“Quand’è con me mi fa da psicologa, non mi domandate come fanno un tennista e una filosofa a stare insieme, me lo domando spesso anch’io… ”), Alessio coglie un altro grande risultato nel Principato, un posto che non aveva mai visto altro che in cartolina. “Non c’ero mai venuto neppure per le qualificazioni, non avevo la classifica….” Dice lui che vive fra Siracusa e le Roccette, il club dove si allena a Mascalcia (Catania) proprio sotto le falde dell’Etna.
Di Mauro supera le qualificazioni, poi il tosto svizzero Wawrinka (n.59 Atp) al primo turno, quindi il ceco Radek Stepanek, n.12 del mondo e uno dei giocatori più ostici (e antipatici) del circuito. “E’ stata più dura che con Coria…questo non mollava mai”.
Assomiglia, in brutto, a Lendl il ceco Stepanek. Ma deve essere un brutto che piace, se ha fatto breccia nel cuore (fragile e volubile…) di Martina Hingis.
Difatti Di Mauro si mangia un matchpoint sul 6-5, 30-40. “Stavo buttando via una bella occasione…”.Poi però, lui che da piccolo sognava di diventare come Wilander, la coglie al tiebreak: 6-2,2-6,7-6, giocando tutto d’attacco. Bravo e coraggioso. E si ritrova negli ottavi di un Masters Series. “Fantastico sarò in tabellone al Roland Garros e quasi certamente anche a Wimbledon”. Sul telefonino c’è un’invasione di messaggi. “Il primo è sempre papà…se la batte con Susanna…”.
_Ora ti cambia la vita? _ “No, io vivo alla giornata. Però è vero che nei prossimi due mesi ho pochi punti da difendere. Dove si arriva si mette segnale…” si lascia scappare con un bell’accento siculo, ma sempre badando a non alzare il tono di voce. Ecco, forse dovrebbe essere un tantino più arrogante, meno bravo ragazzo beneducato. E forse ha avuto fin qui il torto di pensare piccolo. E’ difficile diventare grandi quando si pensa piccolo. Ma ora, anche se alla sua età molti hanno smesso di giocare (e non si chiamavano tutti Borg), Alessio è un altro: “Ho l’entusiasmo di un ragazzino…”
Avrebbe voluto battere anche Gaston Gaudio, campione al Roland Garros 2004, ma l’argentino è ancora un osso troppo duro: “Qualche chance l’ho avuta, 3-2 lui e 0-40 io…e nel secondo set ho avuto sia la possibilità del 4 a 3 per me che del 4 pari, ma la differenza tra il suo tennis e il mio comunque si è vista. Quello ha…un rovescio che parla. Ho giocato con Coria, con Ferrer…per me Gaudio è il più forte. Si difende in maniera mostruosa, recupera palle impossibili e si parla tanto del rovescio, ma anche il suo lungolinea di dritto fa male”.
E dopo Montecarlo il “nostro picciotto” è andato a Casablanca. Ha superato il primo turno e poi ha reso dura la vita al cileno Nicolas Massu, testa di serie n.1. Alessio aveva vinto il primo set al tiebreak, e conduceva 3-1 al secondo quando Massu ha cominciato a macinar gioco come quando era top-ten e vinse le Olimpiadi: 6-7,6-3,6-1.
“Ora punto su Roma. Non so se avrò una wild-card, spero che Sanguinetti e Seppi che sono fuori uno e quattro posti dal tabellone entrino dentro. Poi fra Bracciali, Starace, io, Bolelli e Fognini la FIT dovrà scegliere a chi dare le quattro wild card- Io spero di esserci, anche se la classifica Atp non è più decisiva come lo era un anno fa, ma se non dovessi farcela…pazienza, passerò dalle qualificazioni e spero di entrare ugualmente in tabellone”.

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8 Commenti a “Di Mauro, la “prima” a quasi 30 anni
Primo siciliano top-100 è stato n.78
Non solo Coria e Stepanek…
“Ho l’entusiasmo d’un ragazzino””

  1. anto scrive:

    Alessio ho avuto modo di conoscerlo bene, ha frequentato diverse volte il challenger di Manerbio, torneo che si gioca la settimana delle quali degli US Open. Alessio è un ragazzo d’oro e dire d’oro è poco. E’ un ragazzo semplice, modesto, mai una parola sopra le righe, educatissimo, corretto e sopratutto simpatico, cosa non da poco tra i pro. E’ sempre stato etichettato come un pallettaro, senza ne arte ne parte. Definizione quanto mai ingiusta. Lui è un giocatore mancino, con rovescio bimane, superficie preferita la red clay. Piuttosto di regalarti un punto si fà ammazzare. Negli ultimi anni si è costruito un colpo che gli regala molti punti facili, il servizio in slice mancino. E’ seguito da un bravo allenatore Claudio Rizzo suo conterraneo. Gli addetti ai lavori hanno sempre snobbato questo giocatore, non ci hanno mai creduto ed alla soglia dei trent’anni cogliere un risultato così prestigioso, la finale a Baires non può che essere il giusto premio ad una carriera fondata sulla fatica e sui sacrifici.

  2. Giovanni Di Natale scrive:

    Ottimo ritratto, io che conosco bene Alessio posso garantire che nelle parole di Ubaldo esce proprio “il bravo ragazzo” che è in lui… Tanto buono da non chiedere mai favori, così in più di un’occasione non ha ricevuto alcuna wild-card per gli Internazionali di Sicilia, nonostante fosse l’unico tennista dell’Isola tra i professionisti. In realtà c’era una sorta di conflitto tra alcuni dirigenti del club e la famiglia Di Mauro, che lavorava per un “concorrente”… Storia passata, perchè da questa stagione il fratello di Alessio Germano (considerato tra i migliori maestri della Sicilia) è passato a dirigere proprio l’agonistica del Circolo Tennis Palermo.
    Se dovesse aggiungere un dettaglio di Alessio è il grande coraggio. E’ uscito alla grande da un momento difficile, non solo tennistico. Gli era stata diagnostica una rara malattia al polso sinistro (lui è mancino), che avrebbe potuto costringerlo al ritiro. Lui non è mai fatto mistero, ma era visibilmente preoccupato per il riacuttizarsi del dolore. Periodicamente deve sottoporsi a dei controlli e pare che all’ultima visita abbiano riscontrato un miglioramento. Questo sicuramente ha contribuito a dare maggior fiducia ad Alessio.

    Altra nota di servizio, rispetto all’exploit di Montecarlo… Alessio non si allena più alle Roccette, ma al Panda di Aci Sant’Antonio sempre in provincia di Catania. Piccoli “dissidi” con il club delle Roccette.
    Insieme ad Alessio si allenano anche Francesco Aldi (palermitano, best ranking 111 - capace di dominare Ferrer, quando era 11 al mondo, al primo turno del torneo di Palermo del 2005) ed il giovane Corrado Pricone, che per ora è infortunato.

    Lo stesso Aldi mi ha appena detto che Alessio è in grandissima condizione. Hanno giocato insieme fino alla settimana scorsa, ma si sentono quotidianamente via sms. “E’ tranquillo, molto - racconta Aldi -. Tanto che continuiamo a mandarci battute anzichè preoccuparci della finale. La sconfitta con Berlocq al Round Robin? Alessio è sceso in campo senza la solita cattiveria, sapeva di essere qualificato e non voleva rischiare infortuni”.

  3. Ubaldo Scanagatta scrive:

    Come sempre Giovanni aggiunge informazioni interessanti sul contro dei nostri giocatori. Quanto dice sulla sconfitta con Berlocq (dal quale Alessio aveva già perso una volta) dimostra ancora una volta che il round robin dà risultati non attendibili, che si prestano _oltretutto _ a calcoli inquinanti. Mi sarebbe piaciuto vedere il giro di scommesse per capire come è stato influenzato da questo genere di partite. E mi meraviglia che proprio le principali agenzie di betting non si siano ancora decise a boicottare i tornei con il round robin rifiutando di dare le quote per le partite a…qualificazione già avvenuta.

  4. Giovanni Di Natale scrive:

    Per togliere ogni dubbio… Ubaldo naturalmente non si riferiva ad Alessio, che non scommette nemmeno sulle partite di calcio… ma è chiaro che il Round Robin è un sistema che consente “operazioni sospette”.

  5. Giuseppe Zito scrive:

    Caro Ubaldo, dopo la discussione di qualche giorno fa su mio figlio Ettore, ci si ritrova in quest’altra sul nostro caro Alessio, poichè vorrei aggiungere qualcosa anch’io. Ricordi che ti parlavo di Dario Sciortino, che da quest’anno è lo sparring di mio figlio? Forse però non ti ho detto che il nostro circolo è a Siracusa e che Alessio è molto legato all’altro sparring di Ettore, Lele Sammatrice, suo migliore amico, col quale è cresciuto tennisticamente, per anni, e che ha poi lasciato l’attività agonistica per un posto sicuro in banca. Questo per dirti che conosciamo bene il nostro campione, confermando quanto detto da Anto e Giovanni: Alessio, nella vita, è tanto modesto quanto caparbio. Mi incontro spesso col padre, il quale mi ha raccontato i sacrifici che ha fatto nella vita per mantenere il tennis di 3 figli maschi, dei quali, pare, Fabio fosse il più talentuoso. Ma Alessio aveva, per così dire, “la testa”, una tale voglia di sfondare che alla fine si è rivelata una marcia in più. Da parte mia ho invece detto a papà Di Mauro che per Ettore la figura di Alessio è di un’importanza inimmaginabile, è il messaggio beneaugurante di un siracusano purosangue che col sacrificio e la forza di volontà ce l’ha fatta, il messaggio di “uno di noi” che è arrivato tra i primi cento del mondo (e anche più in alto). Alessio ha già lavorato qualche mese fa con Ettore, ogni tanto gioca a calcetto con noi, insomma non ha perso, e credo non perderà mai, il contatto con le sue radici, i suoi amici, la sua famiglia. Ed è per questo che noi tutti gli vogliamo bene, e di bene gliene auguriamo tanto per il futuro, per questo suo “non sentirsi divo”, per questo suo meraviglioso messaggio educativo che col suo esempio trasmette ai nostri giovani.

  6. Freddo scrive:

    Pezzo molto interessante Ubaldo. Scusa non è che voglia fare il pignolo ma il padre di Naso si chiama Vincenzo. Non è cattiveria ma piu’ che altro sembrerebbe che i due si chiamino entrambi Gianluca.
    Alessio comunque è un grande, umilissimo, io me o ricordo giocare i primi turni nei futures facendo quasi unicamente lob, in un match a Frascati con Galvani tipo 10 anni fa se ne andarono tutti perchè la partita era lunghissima e quasi inguardabile. E’ incredibile il livello a cui è arrivato, nesuno l’avrebbe mai pensato. Come persona se lo merita perchè si allena veramente duro ed è sempre lì ad impegnarsi, anzi forse di piu’ anche quando perde, cosa non facile.

  7. anto scrive:

    Purtroppo Alessio ha perso. Comunque ciò nonostante grandissimo risultato arrivare alla finale nella terra degli argentini. Bravissimo lo stesso ed ora difendere i quarti di Acapulco.

  8. Mario scrive:

    Ho conosciuto Alessio all’età di 16 anni. Io Ufficiale di Gara, lui giocatore und 16 del campionato a squadre. Già da allora era da portare ad esempio per educazione sportiva e professionalità acquisita. Un vero piacere è stato negli anni dirigerlo, corretto e sensibile alla sportività.
    Campionati assoluti siciliani, anno 1999 in quel di Baia Samuele, trascinatore al puro divertimento fuori dal campo, trascinatore alla professionalità dentro.
    Forza Alessio, hai appena iniziato la tua scalata.

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