Saranno SuperInternazionali di Italia.
L’accordo con BNL e BNP-Paribas l’asso vincente.
Pietrangeli: “Dopo gli Slam, c’è Roma”.
La presentazione di Ubaldo Scanagatta nel commento.
I mondiali di nuoto 2009 nello stesso stadio del tennis due mesi dopo.

 
27 Aprile 2007 Articolo di Ubaldo Scanagatta
Author mug

Roma si presenta in grande stile. Il presente ed il futuro sono rosei. Gli Internazionali di Italia hanno dimostrato questa mattina tutta la loro forza a livello mondiale. Unica prova europea del circuito Master Series a non correre il rischio “ridimensionamento”. Roma anche nei prossimi anni continuerà ad avere due intere settimane, tra maschile e femminile, di tennis. E sarà l’unico torneo a disputarsi su 15 giorni oltre alle quattro prove dello Slam.
“Per quanto riguarda i prossimi anni Roma rimarrà con lo stesso stato e per la prima volta avrà la sanzione protetta per almeno dieci anni. - afferma soddisfatto il presidente della Fit, Angelo Binaghi -. I Masters Series diverranno 8 e ci sarà maggiore presenza dei migliori giocatori, per questo abbiamo deciso di non partecipare al combined event. Le regole comunicate ci avrebbero penalizzati con soli 9 giorni di partite con minori giornate di esposizione ai media ed al pubblico”.
La forza di Roma è anche nei nuovi accordi di partnership stipulati dalla Federtennis. Su tutti l’arrivo della Bnp Paribas, colosso bancario francese già sponsor del Roland Garros, della Fed Cup e della Coppa Davis, che con il marchio Bnl sarà il main sponsor della manifestazione. Un sostegno da 4 milioni di euro annui. Una certezza.
“Noi abbiamo un ottimo rapporto con Bnl e questo accordo con la Fit per gli Internazionali lo dimostra - spiega Gianni Petrucci, presidente del Coni -. Un bravo anche a Sergio Palmieri (direttore degli Internazionali, ndr) che ogni anno si migliora. I lavori ci porteranno a fondamentali migioramenti. Sarà un gran torneo con grandi tennisti”.
Altre garanzie arrivano dalla prevendita dei biglietti. Praticamente esauriti. Tanto che pare (come evidenziato in questo blog) che sia ripreso il fenomeno del bagarinaggio anche nel tennis.
“La prevendita - afferma il presidente federale Angelo Binaghi - ha fatto registrare un aumento del 50 per cento biglietti e del 45 per cento negli abbonamenti. Siamo già a quota 30.000. Abbiamo ripristinato i 600 posti dello stadio Pietrangeli”.
La entry list vede tutti i migliori al via. Ci sarà Roger Federer ed anche Rafael Nadal. Brutte notizie per gli italiani. Il numero uno azzurro, Filippo Volandri, al momento è fuori (di nove posizioni). Alle sue spalle anche gli altri. Le wild-card? Se Volandri dovesse accedere direttamente al tabellone (servono nove ritiri, ndr), il comitato formato da Pietrangeli, Palmieri e Piatti dovrebbe scegliere il quartetto tra Bracciali-Seppi-Starace-Bolelli, ma l’ufficializzazione non avverrà prima di mercoledì.
Perfettamente a proprio agio, tra racchette e palline, Luigi Abete, della Bnl Italia: “Ha grande importanza il titolo Internazionali Bnl d’Italia per essere attori di questo processo d’internazionalizzazione. Bnl Bnp Paribas ci ha consentito di fare questo accordo e per noi è stata un autostrada per il mondo con oltre 90 accordi con i tornei ed eventi nel mondo”. “Il nostro obiettivo - sostiene Jean Lauren della Bnp - è quello di far diventare in 5 anni il torneo di Roma il torneo più importante dopo i 4 dello Slam. E sicuramente ci stiamo riuscendo”.
Per migliorare le strutture del Foro Italico la Federtennis è al lavoro con Coni Servizi. “Questo complesso - spiega Albanese - è diventato un vero e proprio circolo aperto al pubblico. Il parco del Foro Italico avra’ il nuovo stadio del tennis, Roma diventerà centro degli eventi sportivi mondiali entro il 2009″.
A chiudere la presentazione l’azzurrissimo Nicola Pietrangeli, al quale è stato anche intitolato uno dei campi principali del Foro. “Io questo torneo l’ho vinto 50 anni fa. Dopo che la prima volta ho fatto il giudice di linea ed andavo di corsa ad imitare i colpi dei campioni al parioli. Per me questo posto rappresenta un pezzo di vita. Le banche non regalano i soldi a nessuno. Quindi se hanno investito qui significa che sicuramente avranno un ritorno positivo perchè siamo ridiventati il primo torneo dopo gli Slam”.

Sui problemi legati al nuovo stadio per il 2009 e
è uscito su www.waterpoloweb.com un articolo di Paolo Rossi

Roma - Per una volta saranno gli impianti ad unire gli sport e ad intrecciare le storie degli atleti. Succede che il tennis, nel presentare l’imminente edizione degli Internazionali, annunci che il Centrale di legno sarà demolito, «per farne uno migliore, più bello ed accattivante» dixit Angelo Bimaghi, presidente della Federtennis. Che, poi, dà l’anteprima: «Il nuovo centrale sarà completato per o il 2009, e due mesi dopo sarà utilizzato per i Mondiali di nuoto». In realtà i Mondiali di nuoto dovrebbero svolgersi a Tor Vergata, nella ormai famosa Cittadella dello Sport tanto voluta dal sindaco Veltroni, e progettata dall’architetto di Valencia, Santiago Calatrava. Ma i lavori sembrano essere in ritardo, e l’inconsapevole affermazione di Binaghi conferma quello che nel mondo dello sport si sussurra da un pezzo, e cioè che i Mondiali di nuoto si terranno al Foro Italico e, nel nuovo Centrale del tennis, ci sarà la piscina della pallanuoto. Il tennis dunque aiuterebbe il nuoto, sebbene Binaghi si chiuda a riccio: «Così mi hanno detto, non so altro».
Chissà che non inizi una nuova stagione, per l’impiantistica sportiva italiana, soprattutto dopo la batosta calcistica, la non assegnazione degli Europei 2012 (che avrebbe consentito il rifacimento di molti stadi). Ad esempio, nel 2008, il Centrale del tennis diventerà lo stadio dei Marmi dell’atletica, «ma solo per un anno, il tempo di costruire il nuovo».
La rivoluzione del tennis cadrà nel 2009, quando scompariranno i nove `Masters Series’ (dei quali Roma fa parte) per gli otto `Masters Mille’, di cui tre `combined’, cioè mini Slam con i tornei in contemporanea di uomini e donne. «A noi non interessava diventare uno Slam -precisa Sergio Palmieri, direttore del torneo italiano - ci costava di più e avremmo perso giorni di spettacolo. Invece abbiamo le stesse garanzie, daremo gli stessi punti ai giocatori e non dovremo, alzare i prezzi dei biglietti».
Se il tennis italiano risolverà così i problemi del futuro, salvando storia e tradizione della kermesse romana, dovrà però ringraziare indirettamente proprio il nuoto. Nel senso che una parte dei fondi del futuro Centrale saranno stati garantiti da quelli Mondiali 2009. L’obiettivo iniziale di Veltroni era che l’evento natatorio si svolgesse completamente nel costruendo polo acquatico, e che fosse poi propedeutico per la candidatura olimpica del 2016.
Invece il sindaco, anche dopo la riunione di lunedì 16 aprile con i suoi assessori e i vertici del Coni, ha compreso che la soluzione Tor Vergata si sta allontanando, ridotta ormai solo a un sogno. La speranza è l’ultima a morire, ma entro maggio le carte dovranno essere svelate alla commissione Fina (la federnuoto mondiale) - che verrà avisionare lo stato delle cose-, e Roma dovrà ufficializzare la sua scelta, sebbene la cosa di sicuro non preoccupa Larfaoui, il boss del nuoto: «Roma saprà scegliere quel che è meglio».
I veri problemi che stanno emergendo sono interni, in verità. In questi giorni si sta litigando sull’individuazione dell’area della nuova piscina coperta da cinquanta metri che dovrà essere costruita: sull’argomento ci sono idee diverse tra il presidente di Roma 2009, Giovanni Malagò, ed il n. 1 della Federnuoto, Paolo Barelli. Di sicuro c’è che il cantiere sarà nella zona nord della capitale, ma sul dove lo scontro è totale. Proprio Malagò la vorrebbe ,vicino al circolo Aniene (di cui è presidente), probabilmente nei pressi della Moschea, ma accanto esiste già quella dell’Acqua Acetosa, mentre altre aree urbane sono sprovviste di spazi-acqua. Ma l’ostacolo più grande è l’opposizione politica che sta prendendo corpo, ed è quella di Alleanza Nazionale sul caso Tor Vergata: attraverso il consigliere Claudio Barbaro ha denunciato “procedure irrituali e impatto devastante sul territorio: non servono cattedrali immense e vuote nel deserto, ma impianti magari più piccoli ma diffusi”.

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12 Commenti a “Saranno SuperInternazionali di Italia.
L’accordo con BNL e BNP-Paribas l’asso vincente.
Pietrangeli: “Dopo gli Slam, c’è Roma”.
La presentazione di Ubaldo Scanagatta nel commento.
I mondiali di nuoto 2009 nello stesso stadio del tennis due mesi dopo.”

  1. roberto scrive:

    L’idea del torneo combined a me piaceva molto, aveva un suo fascino, anche per iniziare a superare il provinciale disinteresse italico nei confronti del tennis femminile. Tuttavia capisco che, non essendo la struttura particolarmente capiente, aprire i botteghini per 15 giorni, anziché per 9, da maggiori garanzie di incasso. Sono molto curioso di saperne di più sul nuovo centrale, che da quanto avevo letto dovrebbe consistere in una struttura polivalente, da 10-11.000 posti, con tetto apribile e utilizzabile anche per incontri di basket e volley. A Roma se ne sente la mancanza, perché gli ultimi investimenti in strutture di questo tipo sono stati fatti dai nostri… padri per le Olimpiadi del 1960 (il bellissimo Palaeur, la cui capienza dopo le varie ristrutturazioni non supera ormai le 12.000 unità, e il palazzetto di viale tiziano, che al massimo può ospitare circa 2.500 spettatori).

  2. Piero Pardini scrive:

    Mi aspetto che Roma diventi l’atelier del tennis italiano.
    Mi auguro che per una volta siano messe da parte tutte le controversie politico/personali dei vari personaggi che a vario titolo gravitano nel mondo del tennis.
    Ho un sogno nel cassetto: vedere inserita Roma tra i 4 principali tornei mondiali ed allora si che potremo di nuovo dire “Roma Caput Mundi”.
    E badate bene sogno di un Toscano e non di un Romano ….

  3. Marco Lombardo scrive:

    C’è da essere entusiasti: Roma è il tennis italiano, per quanto riguarda storia e successi, e che gli Internazionali ritrovino tale splendore è davvero importante. Dunque un applauso alla federazione e a Palmieri, sperando che ora il lavoro si concentri sulla ricerca di giocatori di alto livello: il campione non si costruisce, il top player sì. E vedere che nel tabellone principale gli italiani entrano solo con la spinta non è gratificante: inutile dire, come ha fatto il presidente Binaghi solo qualche giorno fa, che abbiamo “otto giorcatori nei primi centodieci”. Se poi non entrano nella entry-list di un torneo così, fa un po’ specie vantarsi di ciò che non si ha.

  4. Filippo scrive:

    Bnp Paribas è una boccata d’ossigeno per il nostro torneo, io spero vivamente che questo stadio si faccia e che possa competere almeno con quelli di Miami e IW e la Maison d’OmniSports di Bercy. Forse Pietrangeli preso dai ricordi e dalle emozioni ha calcato un po’ la mano nel definire Roma “quinto Slam”, IW e soprattutto Miami sono ancora su un altro livello, però Roma ha la possibilità concreta di diventare l’evento maggiore su terra rossa nell’Europa continentale dopo il Roland Garros, per questo ha il mio plauso, spero che i risultati non si facciano attendere.

    Sul versante giocatori purtroppo però la nostra federazione è ancora molto indietro,molti paesi più piccoli e con meno risorse economiche ci superano in qualità e risultati…

  5. marcos scrive:

    buone notizie!

    le dichiarazioni di binaghi, dopo quello che ha avuto il coraggio di dire negli ultimi anni, le salto a più pari: quindi, non le commento più.

  6. Ubaldo Scanagatta scrive:

    Ecco l’articolo inviato per la pubblicazione su La Nazione, Il Resto del Carlino, Il Giorno

    Dall’inviato
    Ubaldo Scanagatta
    ROMA _ L’obiettivo è ambizioso. Diventare il primo torneo del mondo dopo i quattro Slam. In quella prospettiva un vantaggio dei futuri Internazionali d’Italia, nemmeno tanto piccolo, sugli altri 7/8 tornei che faranno parte dell’elite dei Masters 1000 dal 2009, consisterà nell’essere il solo a poter disporre di due settimane complete, come gli Slam. Tre, quattro giorni in più di gare e visibilità mediatica rispetto a Miami, Indian Wells, Madrid, Cincinnati, Open del Canada, Shanghai, Parigi-Bercy indoor (più Montecarlo se non perderà lo status di Masters), non sono pochi.
    L’hanno sottolineato in diversi ieri a Roma nella presentazione degli Internazionali Bnl d’Italia cui dal 5 maggio prenderanno parte tutti i migliori tennisti del mondo (in prevendita 30.000 biglietti già venduti, 50 per cento più d’un anno fa), il presidente del Coni Gianni Petrucci, quello FIT Angelo Binaghi, infine Luigi Abete, presidente del Gruppo bancario BNL.
    A quel vantaggio si aggiunge quello della neonata sponsorship del gruppo BNL-BNP-Paribas, presente in modo massiccio nel mondo del tennis da 34 anni al Roland Garros, e da tanti anche in Coppa Davis e in Fed Cup. Tradotto in euro significa 12 milioni di euro per quattro anni. Cioè una discreta tranquillità operativa per la FIT (d’abitudine dissanguata economicamente) oggi partner della “Coni Servizi” che sta letteralmente trasformando l’impianto del Foro Italico _ un cantiere aperto, 55 milioni di euro di preventivo approvato di spesa _ e prevede la costruzione di un nuovo campo centrale per il 2009 oltre ai 600 posti in più sul campo Pietrangeli quest’anno.
    Proprio di Pietrangeli, vincitore del torneo 50 anni fa, l’osservazione magari poco diplomatica ma sincera, alla… Benigni: “Mai visto una banca che regala i soldi… se BNL crede nel tennis è perché è convinta di riprenderli con gli interessi”.
    Binaghi ha sottolineato il felice momento delle tenniste italiane, 9 nelle prime 100 (un record), mentre “dagli uomini vorremmo di più, pur avendone 5 nei top 100 e 8 nei primi 110”.
    Resta il fatto, triste invero, che per la prima volta in 64 edizioni del torneo quest’anno nessun nostro tennista sarà ammesso direttamente al tabellone. Nemmeno Volandri: entrerebbe solo per il forfait di 8 tennisti davanti a lui. “Poco probabile” _ ha pronosticato Sergio Palmieri, direttore del torneo. In cinque quindi, con Volandri anche Starace, Bracciali, Seppi e Bolelli si contendono i quattro posti riservati alle wild-card. Sembra più vicina, insomma, la rinascita del torneo targato BNL che quella del tennis italiano.

  7. vincenzo torzillo scrive:

    ma perchè hanno accettato di farlo a 56!!!!!!!!!!!!!!!!!!una follia bella e buona!!!!!!

  8. Ubaldo Scanagatta scrive:

    Anche rino Tommasi la pensa così e ieir ribadiva il suo eterno concetto a Massimo De Luca, che lo ascolatava con attenzione senza forse consocere gli argomenti giusti per ribattere. Non si può essere esperti in tutto.
    Io capisco invece che i giocatori più forti tendano a giocare sempre meno, a ridurre i match annuali da 100 a 75 cone chiede Federer e tutto fa. E’ vero o no che si fanno male tutti alla fine dell’anno? E allora anche se si può evitare un solo infortunio ad un big non si dovrebbe cercare di fare il possibile? E’ anche normale che gli organizzatori accettino qualunque compromesso pur di averli. Anche la finale due set su tre che a me non piace per niente. La regola dei 56 consente ai giocatori un giorno, a volte due di riposo (o di recupero) in più. E magari al torneo della settiman precedente (nel caso un giocatore abbia un qualsiasi motivo per disputarlo: allenamento, recupero da convalescenza o altro) di avere un top-player in più.
    Se sono i giocatori a chiederlo non vale nemmeno l’argomentazione tommasiana secondo cui è un handicap arrivare a giocare il loro primo turno contro un tennista che ha già giocato un match. O i giocatori sono così autolesionisti da non saperlo? lo sanno, ma preferiscono corrono il rischio. perchè tante volte,magari, grazie a quel giorno, o due giorni in più, riescono a recuperare da un piccolo infortunio. O riescono a farsi un weekend con la ragazza, o a disputare una lucrosa esibizione in più senza dover prendere di corsa un aereo…che rappresenta uno stress in più anche quello. Insomma, io sono sempre stato legatissimo a Rino, ma secondo me se uno la pensa diversamente deve avere il coraggio e la personalità di contraddirlo. Il discorso vale anche per il famoso concetto tommasiano secondo cui tutti i sorteggi di una Coppa Davis sono uguali: non è vero affatto, secondo me. L’approccio psicologico ad un match varia da giocatore a giocatore, c’è quello che preferirebbe scendere in campo per primo e quello che preferisce farlo per secondo, c’è quello che preferisce giocare sull’1-0 perchè sente meno la pressione, e quello che invece si sente più stimolato a dare il meglio sullo 0-1 (magari quando il compagno di squadra è sentito più come un rivale che come un compagno: è successo, è successo, vi assicuro, anche ai tempi di Panatta e Barazzutti, di Pietrangeli e Gardini in certi frangenti storici), c’è un pubblico sfiduciato che può ritrovare entusiasmo e calore in una situazione di punteggio piuttosto che in un altro…insomma, dire che un match vale l’altro perchè alla fine bisogna vincerne comunque tre, significa non tenere conto di un sacco di componenti piscologiche che invece hanno _ o possono avere _ anche un bel peso.
    Torno sull’argomento del tabellone a 56 per ricordare che in un tabellone a 64 il vincitore deve disputare 6 incontri in 7 giorni: ciò significa che basta un giorno e mezzo di maltempo per incasinare tutto. Infine, chi si lamenta della scomparsa del doppio deve sapere che l’unica chance perchè un giocatore decida ogni tanto di giocarli (come ha fatto Nadal con il suo amico maiorchino a Montecarlo e Barcellona) è che sia un po’ meno stressato dagli orari e da troppi singolari. Per questo, caro Vincenzo amante delle teorie estreme, ci vuole sempre equilibrio nell’analizzare le scelte altrui: bisogna prima capirne i motivi, poi semmai si può scegliere di non condividerli. ma completamente folli non lo sono mai.
    Un accenno, già che ci sono, sull’argomento della finale due su tre. Anche qui c’è il discorso infortuni da tener presente (più facile farsi male se si gioca tanto che se si gioca poco…se si riprende il giorno dopo magari in un altro torneo back-to back tipo Roma e Amburgo), ma forse una scappatoia almeno poteva essere proposta, e qualcuno l’avrà anche fatto (mi auguro…):
    perchè non prevedere, per i Masters series ravvicinati, quattro byes, cioè quattro esenzioni dal primo turno, per i quattro semifinalisti del Masters precedente. Di modo che da sabato i due semifinalisti sconfitti, da domenica i due finalisti avrebbero due, o anche tre giorni di riposo prima di disputare al mercoledì il loro primo match

  9. stefano grazia scrive:

    “quattro esenzioni dal primo turno, per i quattro semifinalisti del Masters precedente”

    Grande idea…Suppongo quei 4 piú gli altri 4 in ordine di TdS…Da proporre a Federer per farsi perdonare delle domande importune (ma corrette) nell’ultima intervista, a Nadal Liubcic Moya e a DeVilliers,,

  10. Gianluca scrive:

    Sono nel partito dei contrari ai tabelloni a 56 ormai da anni… però il commento di Ubaldo mi ha fatto fare una riflessione, e cioè che se proprio non si riesce a scardinare la teoria dei master series back-to-back, almeno con il tabellone a 56 si riesce a garantire più presenze illustri in entrambi i tornei ravvicinati(anche se voglio vedere chi fra quelli che vanno avanti a Roma li vedremo anche ad Amburgo). Tolta questa piccola eccezione, rimango dell’idea che master series “isolati” debbano avere il tabellone a 64.
    Gianluca

  11. vincenzo torzillo scrive:

    la teoria del 56 sarebbe giusta per Amburgo piazzato dopo Roma…e cmq non è possibile che tutte le regole debbano essere cambiate…passi per il 2 su 3 della finale…..ma il numero di giocatori e i Bye sopratutto sono un sistema molto da conservatori che era giusto lasciare alle donne che già sono in poche ad essere competitive poi per vincere un torneo a volte hanno bisogno solo di 4 match con tabelloni addirittura a 28……mah…..

  12. Marco Lombardo scrive:

    Sono d’accordo anch’io con Ubaldo: si gioca troppo e essere nei primi otto giocatori del mondo - o comunque nei primi otto del tabellone - ha un senso se, almeno all’inizio, si ha la possibilità di presentarsi al meglio. Dunque il tabellone a 56 non toglie nulla, anzi, considerato anche che in alcuni tornei, per esempio Roma, si rischia a volte di scendere in campo la sera e poi magari il pomeriggio dopo. Insomma, se si vuole avere entry list di alta qualità bisogna scendere a compromessi, come dice giustamente Ubaldo. Sulle finali due su tre c’è da dire che - pur non essendo il massimo - sono quanto meno in linea con il resto del tabellone. Qui, dunque, forse ha ragione Tommasi: se - come si dice - le partite due su tre e quelle tre su cinque sono quasi due sport differenti, allora è giusto far disputare tutto il troneo con lo stesso sistema.
    Sulla coppa Davis: proprio prendendo spunto da quanto dice Ubaldo, siamo sicuri che la formula sia così vecchia e da cambiare? Insomma, che ne pensate?

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