La rivoluzione dei tornei nel 2009
Madrid b.Londra per la Masters Cup?

 
10 Dicembre 2006 Articolo di Ubaldo Scanagatta
Author mug

Calendario 2009
(in versione integrale prima dell’inevitabile taglio dovuto all’eccessiva lunghezza dell’articolo comparso sull’ultimo numero di Matchpoint)
di Ubaldo Scanagatta

Che fine faranno gli Internazionali d’Italia nel 2009? A Shanghai se ne è parlato parecchio, perché il destino di Roma è in qualche modo legato _ più o meno strettamente _ a quello di Montecarlo, Amburgo e Madrid. Ne hanno parlato soprattutto sia il board dell’Atp, sia i direttori dei Masters Series, con Etienne De Villiers, il boss dell’Atp.
Mentre io ne ho parlato con diverse persone, inclusi due direttori su tre dei tornei minacciati dalle manifeste intenzioni di un uomo ricco e potente (Ion Tiriac con il suo torneo di Madrid), Amburgo, Roma e Montecarlo. Tutti, direttori compresi, pur mettendomi al corrente delle proprie sensazioni, dubbi e riflessioni, mi hanno chiesto peraltro di non citarle fra virgolette per non suscitare incidenti diplomatici.
Riassumo la situazione partendo da mr.Etienne De Villiers, il CEO dell’Atp. Passa per un decisionista e poi ha così poco background tennistico che delle tradizioni se ne infischia. Il che dà un lato va bene, dall’altro può esser pericoloso (vedi esperimento round-robin in altro articolo su questa rivista).
Finge di dar retta a tutti e poi va per la sua strada, a differenza di Mark Miles che nel Board (di cui fanno parte 3 rappresentanti dei giocatori e 3 dei direttori dei tornei) cercava di non votare mai, ma mediava, mediava e mediava cercando continui compromessi fra le due lobbies. Di fatto Miles non ha avuto una leadership particolarmente innovativa, i problemi a tutti noti (calendario, tornei obbligatori disertati dai top-ten) sono rimasti sul tappeto, ha finito per amministrare molto lo status quo badando a non scontentare nessuno (ma proteggendo per tanti anni il suo stipendio milionario).
De Villiers invece vota sempre. Magari apparirà presuntuoso, certo meno diplomatico, però prende posizione. E il suo voto quasi sempre è decisivo, di fronte ai due schieramenti compatti. Per qualche motivo De Villiers si è convinto che nove Masters Series siano troppi e che otto, di cui magari quattro “misti” (o combined uomini e donne, come dicono loro), sarebbe la soluzione ideale da affiancare _ si fa per dire _ ai 4 Slam che restano (per sua stessa ammissione) di un altro pianeta, inavvicinabili. Al punto che quasi quasi invece di cercare di rendere la distanza meno lontana, De Villiers spinge paradossalmente per accentuarla (vedi decisione di far disputare le finali dei Masters Series al meglio dei tre set).
Quel che De Villiers dà per scontato è che il calendario vada riformato e rifondato, soprattutto quello primaverile-estivo ante Roland Garros, e qui ha probabilmente ragione nel ritenere che se si cerca di accontentare tutti non si arriva a nulla.
Tre tornei sulla terra rossa ante-Parigi, nell’arco di cinque settimane (più Barcellona ed Estoril, senza contare la prima settimana “terraiola” a Valencia e l’ultima a Dusseldorf con la Nations Cup nelle sette settimane della stagione sul “rosso”), sono troppi a detta di tutti.
Almeno uno (e come vedremo forse due) va fatto fuori, fermo restando che occorre usare la massima cautela se si vogliono evitare cause miliardarie. Mi confermava a Shanghai Francesco Ricci Bitti che Washington ha reagito con i suoi agguerritissimi legali allo spostamento di una settimana imposto a suo tempo dall’Atp, poggiando le loro carte processuali sulle norme anti-trust. Risultato: Atp condannata al risarcimento di 3 milioni di dollari al torneo!
Per tornei con tradizioni e montepremi ancora più grossi, ancorché in Europa il problema dell’antitrust abbia diverse implicazioni e ci sia ancora una certa ritrosia a far scendere in campo gli avvocati, le somme in ballo sarebbero molto più consistenti. Anche perché, se non ho capito male, i tornei in ballottaggio sono proprietari di franchises protette, quindi non possono essere ridimensionati o trasferiti da una stagione all’altra (per Amburgo si parla di slittare a luglio…) senza un minimo di accordo.
Il torneo più debole, il vaso di coccio fra quelli di ferro, è unanimemente Amburgo, a dispetto degli investimenti fatti pochi anni fa per dotarlo di un tetto…barlaccio.
In realtà quel tetto (per cui è stato speso in realtà meno di quanto a suo tempo annunciato, una decina di milioni di euro) non ha funzionato un granchè. Al Rothenbaum Tennis Club fa (quasi) sempre un gran freddo, gli spettatori ci vanno portandosi appresso le coperte, i giocatori ci vanno molto meno volentieri che a Roma (per l’atmosfera, per come si mangia, per il posto e l’umidità) e negli ultimi anni la partecipazione dei top-ten è arrivata a stento a cinque.
Inoltre non ha giovato alla reputazione del torneo il fatto che un gruppo arabo abbia acquistato una quota degli Internazionali di Germania (15 per cento?) che prima appartenevano in toto alla federazione tedesca.
Consapevole di questi motivi che ne fanno il torneo più a rischio, ecco che il direttore del torneo tedesco, Franz Keller, si sarebbe fatto promotore di una proposta sulla quale ha cercato invano il consenso di Montecarlo e Roma: una rotazione fra i tre tornei, di modo che ogni anno due di essi siano Masters Series e il terzo accetti uno status ridimensionato. L’Atp non è parsa entusiasta della proposta (Roma e Montecarlo nemmeno).
La realtà è che in questo momento i tre tornei combattono ciascuno la propria battaglia, non possono essere davvero alleati anche se vorrebbero combattere uniti contro Madrid che altrimenti potrebbe avere il successo dell’unico Orazio contro i tre Curiazi affrontandoli uno per volta (divide et impera). Anche Barcellona naturalmente, al contrario di Parigi indoor, preferirebbe che Madrid restasse ad autunno.
Premesso che per la stesura definitiva del calendario 2009 bisognerà attendere prima l’open d’Australia e poi forse l’evento di Miami _ così mi ha detto De Villiers _ a Shanghai sembravano piuttosto soddisfatti di come si erano messe le cose Sergio Palmieri e il suo “assistente” Angelo………………………. “L’importante era rimanere fra gli otto e noi ci siamo” _ dicevano all’unisono, visibilmente sollevati.
Quando erano arrivati a Shanghai non erano del tutto tranquilli, al di là delle ostentazioni. Un certo timore aveva ragione di sussistere. Chiaro che non lo volessero far avvertire apertamente per evidenti motivi di strategia comunicazionale. Non dimentichiamo che nonostante il bel “chiappo” BNL, uno sponsor da 12 milioni di euro per 4 anni al fianco degli Internazionali d’Italia, la caccia a nuovi sponsor per altre posizioni di minor rilievo è sempre aperta e certe voci sull’incerto destino di questo o quel torneo (come collocazione, come data etc) potrebbero rivelarsi destabilizzanti, addirittura nocive per l’esito di questa caccia.
Perché? Beh, perché l’unica cosa certa è che fra gli 8 Masters del 2009 ci sarà un posto per Shanghai. Shanghai che potrebbe ospitare anche un combined event. Ai cinesi non mancano né i soldi né gli spazi per ospitare uomini e donne insieme. Chiunque rinunciasse alle potenzialità del mercato cinese (non solo i soldi, ma anche le audiences oceaniche di un Paese di un miliardo e 300.000 abitanti) sarebbe un pazzo. De Villiers l’ha fatto intendere a tutti a chiare note.
E allora i tornei che dovrebbero saltare dal carro degli attuali nove sono due, non più uno solo, non solo Amburgo. Quale sarà l’altro?
Andiamo per esclusione. Non i due combined esistenti, Miami e Indian Wells, troppo forti e senza concorrenti. Semmai l’open del Canada anche se il più debole negli Stati Uniti è Cincinnati, che effettivamente interessa assai poco ai giocatori e ancor meno ai media. E forse nemmeno tanto all’US Open, che però da un lato con Arlen Kantarian, ecco un vero top-manager!, ha cercato di rafforzare la stagione nordamericana raddoppiandone i premi per chi vi partecipa in collegamento con i risultati ottenuti all’US Open. Una vera sinergia (che, tra parentesi, un’Atp meno filoamericana non avrebbe mai dovuto avallare, perché è andata chiaramente a indebolire i contemporanei tornei europei del suo stesso circuito).
Eppure, sebbene oggi il tennis sembri interessare più l’Europa che non gli Stati Uniti, e 75 dei top-100 siano europei, la lobby più forte all’interno dell’ATP e della WTA resta proprio americana. Non sono tanti i giocatori, in netta prevalenza europea anche fra i top-ten (7 su 10), ma i loro agenti a contare davvero, a pesare sulle decisioni strategiche dei due “sindacati”. Le società di management più potenti sono quasi tutte americane, IMG, ProServ, Craig&Fentress…, Octagon, SFX Sports Group, etcetera, per non parlare delle aziende con maggior peso politico (Nike etc.).
Insomma i quattro tornei nord-americani secondo me resteranno tutti fra gli otto, anche se non sarebbe giusto né equo. Così come ci resterà Parigi-Bercy, che soffrirà sempre per essere l’ultima prova prima del Masters (quando uno è già qualificato è già un milionario, i punti Atp non gli servono e allora perché giocare rischiando di farsi male anziché riposarsi?), ma soffrirebbe un po’ di meno se anziché soltanto due settimane prima d’una Masters Cup non più disputata a Shanghai nel 2009 avesse tre settimane di break.
Come farebbe Bercy a conquistare quel break di tre settimane? Beh, basterebbe non avere più Madrid indoor in autunno. Mentre il Masters di Shanghai indoor potrebbe trovar posto anche a fine settembre o ai primi di ottobre.
Ecco, quindi, la mina vagante Madrid pronta ad esplodere nel periodo primaveril-estivo, tanto più deflagrante se rapportata ai mezzi straordinari di Ion Tiriac, l’unico che sembri in grado di sopportare il peso economico di un combined event in Europa. Lui i soldi li ha in banca, e magari anche cash in tasca! A Tiriac interessa occupare un posto preminente, oggi e domani. Tanto se un Paese “tira” lui ci va e ci porta il “suo” torneo. Prima lavorava in Germania, ai tempi di Becker, Stich e la Graf, oggi lavora in Spagna ai tempi di Nadal (e di una dozzina di giocatori fra i top100). Domani chissà. Il torneo è suo e ne fa quel che vuole, da vero zingaro qual è.
Da quanto scritto fin qui il passo successivo dovrebbe essere chiaro a tutti: un altro torneo europeo, uno fra Montecarlo e Roma, è destinato a saltare nel “progetto De Villiers. Quale dei due? Ciascuno dei due tornei ha buoni motivi per ritenere che possa essere l’altro. Montecarlo perché è ultracentenario e ha quindi una tradizione più antica di Roma e inoltre ha tanti giocatori che risiedono nel Principato per ragioni fiscali e per allenarsi al Country Club (con il principe Alberto che ha un potente alleato nella federazione francese e nel Roland Garros). Roma, dal canto suo, perché da anni ha un tabellone con tutti i migliori giocatori, a differenza di Montecarlo disertata da americani e australiani (extraeuropei insomma) che non vogliono restare in Europa per oltre tre mesi. Ma la fortuna di Roma, fino ad oggi, è stata la data.
Palmieri a Shanghai si lamentava di quanti (tutti…) avevano criticato lo scambio di date Roma-Amburgo all’epoca delle elezioni per la presidenza ITF poi conquistata da Ricci Bitti: “La data di Roma è molto migliore di quella di Amburgo, che è troppo ravvicinata a quella di Parigi…_ mi diceva accalorandosi _ eppure tutti scrivevate che non lo era”.
A poco sono valsi i miei tentativi di difesa e spiegazione. Per me l’ideale poteva sì la data che oggi ha Roma, ma con le donne a far da prologo al torneo maschile, anziché viceversa. Di fatto l’inversione fra torneo maschile e femminile era stata una inevitabile conseguenza di quel cambio effettuato con i tedeschi….Insomma dicevamo la stessa cosa ma con un importante distinguo.
Dopo tre giorni di riunioni la sensazione riportata dagli “ambasciatori” di Roma a Shanghai _ se ho ben capito _ era che Montecarlo avrebbe mantenuto la data ma sarebbe stato retrocesso e spendendo meno avrebbe avuto più o meno gli stessi giocatori.
Quel che nessuno ha saputo dirmi però, probabilmente perché non lo sa proprio nessuno (e forse nemmeno lui), è se De Villiers pensi di dare al combined-event di Madrid la data di Roma, arretrando Roma nel calendario di un paio di settimane (nel qual caso Roma rischierebbe di fare la fine di Montecarlo, di avere cioè una presenza meno qualificata dei giocatori) _ e questa sarebbe ovviamente la soluzione prediletta da Tiriac _ o se invece pensi di sistemare Madrid prima di Roma con almeno una settimana di intervallo.
Questione di un certo rilievo, no? Potrebbe prevalere questa seconda soluzione perché altrimenti Madrid (e l’Atp) dovrebbe combattere su tre fronti, contro Montecarlo, Roma e Amburgo, per non parlare di Barcellona che ovviamente tifa perché Madrid resti la sede autunnale di un torneo indoor. E sull’aspra rivalità fra Barcellona e Madrid, fra la Catalunya e la capitale castillana, non c’è bisogno che mi dilunghi. Dietro al torneo di Barcellona poi _ dettaglio non trascurabile _ c’è il colosso IMG, per nulla disposto a lasciar strada a Tiriac. Barcellona però, a differenza di Madrid, non avrebbe gli spazi al Conde De Godo per ospitare un combined.
Madrid, al contrario, non solo ha quegli spazi ma le autorità politiche vorrebbero un mega-torneo combined anche per avallare il progetto della capitale di ospitare le Olimpiadi 2016. Capito quanto guardano avanti certi Paesi, certi politici?
E Tiriac è un maestro nell’assecondare le ambizioni degli…ambiziosi. Inciso: se penso che all’inizio degli anni Novanta Ion si era offerto di organizzare il defunto torneo di Firenze e alle Cascine purtroppo, mal indirizzati da un consigliere presuntuoso e incompetente che si limitò a “pesare” due proposte di contratto senza valutare la diversa esperienza dei proponenti, gli preferirono Ballardini da Lodi, una brava persona ma non certo un Tiriac…mi mordo le dita. Non so se il torneo Atp di Firenze sarebbe ancora vivo, ma non sarebbe mai morto nel ’94.
L’ex campione rumeno, vero fenomeno del marketing, sostiene di avere 87 aziende già in lista d’attesa per accaparrarsi i posti nel villaggio del prossimo Masters Series. Figurarsi che cosa farebbe per un Masters Series “misto” nel 2009. Le sue capacità sono indiscutibili. Gli ultimi Masters femminili, tanto a Monaco di Baviera che a Los Angeles, sono stati un flop. Madrid femminile, invece e a dispetto dell’assenza di una qualsiasi tennista spagnola fra le otto star, un successo. E’ questo quel che più ha impressionato de Villiers.
E mentre tutti i direttori dei tornei in discussione a Shanghai si davano da fare per sostenere i loro tornei, Tiriac e il suo assistent-manager Gerard Tsobanian, sicuri del fatto loro, non ci sono nemmeno venuti. Giochi fatti allora?
Un consigliere dei più pragmatici in seno all’ATP avrebbe suggerito a De Villiers di passare la palla “legale” agli avvocati di Tiriac. In questo modo: De Villiers mette Madrid dove vuole Tiriac, ma poi a vedersela con i vari avvocati dei vari tornei “delocalizzati o spostati nel calendario 2009” sarebbe lo stesso Tiriac che dovrebbe quindi mettere mano al portafogli nel caso i tornei penalizzati spuntassero risarcimenti milionari. Accetterà Tiriac? Se non si sente di farlo lui, come può pretendere che i rischi se li assuma l’Atp?
Sul discorso combined è chiaro che Roma è in difficoltà. Non più come all’inizio quando parlavano di tornei misti di 10-12 giorni (il che avrebbe comportato la necessità di comprare una settimana in più da un torneo Atp e un’altra settimana da un torneo Wta a costi spaventosi…Quando tutti sanno, venditori compresi, che sei obbligato a comprare una certa cosa finisci inevitabilmente per pagarla di più) ma anche un torneo misto di durata inferiore che si esaurisca negli 8-9 giorni è certamente antieconomico.
Roma attualmente ha _ cominciando dalle qualificazioni del torneo maschile lungo i due tornei _ 16 giorni di gare e di incassi. E all’interno di questi 16 giorni ben 4 giorni di tv in chiaro, per le semifinali e la finale dei due weekend. Gli ultimi cinque giorni del maschile quest’anno è stato sold-out, biglietti esauriti.
Avere un torneo misto di 10 giorni (poniamo) non significherebbe avere automaticamente il “sold-out” per gli altri cinque giorni. Ma significherebbe perdere certamente cinque giorni di ingressi (dai 15 attuali ai 10 supposti). Con la tv in chiaro che coprirebbe al massimo gli ultimi 3 giorni anziché gli attuali quattro (con riflessi evidenti per gli sponsor e i loro contributi).
Detto questo, però, Roma non avrebbe preso una posizione ufficiale negativa al discorso combined. La Fit teme che a lungo andare _ anche se le situazioni sono sempre mutevoli: basti pensare a quel che era capace di investire la Germania nel tennis dieci anni fa e quanto invece disinveste oggi _ i tornei combined possano avere agli occhi della gente, degli sponsor, dei giocatori, degli addetti ai lavori uno status diverso, più importante.
Oggi non è così, direi. Non mi sembra che i tornei di Miami (ancora ancora…) e soprattutto Indian Wells abbiano in Europa (anche agli occhi dei potenziali sponsors) maggior appeal di Roma o Montecarlo _ anzi _ ma un buon “politico” deve essere anche un tantino lungimirante. Deve cercare di intuire quale possano essere i futuri scenari e se sia il caso oggi di salire su un nuovo treno che parte, oppure il gioco non valga la candela (come potrebbe sembrare). Se anziché avere a che fare con un sistema farraginoso, inquinato da troppe sigle (ITF, ATP,WTA etc), il treno fosse condotto da un…Bernie Ecclestone, beh allora _ prese le dovute cautele _ io ci salirei anche se all’inizio potrebbe apparire economicamente svantaggioso. Così stando le cose, invece, la scelta è obiettivamente più difficile. Come fai sbagli. Quanto fidarsi di un’Atp che dall’oggi al domani promuove un nuovo direttore esecutivo e magari il nuovo arrivato cambia le carte in tavola? Mi risulta che la Coni Servizi abbia anche dato disponibilità ad effettuare un intervento finanziario massiccio ove la cosa fosse necessaria e tale disponibilità se da una parte offre un’alternativa, dall’altra crea il problema di dover scegliere.
C’è poi il problema spazi: quasi impossibile per Montecarlo trovare campi-tribuna sufficienti in più per ospitare un torneo “misto”. Mentre Roma _ anch’essa in difficoltà _ due campi in più potrebbe ricavarli nell’area fra il “Nicola Pietrangeli” (il campo delle statue, il vecchio centrale) e la palazzina del bar, laddove nel 2007 sarà invece installato il villaggio ospitalità. Di costruire lì due campi si era parlato già quest’anno durante gli Internazionali d’Italia, era stato presentato anche un progetto per la loro realizzazione. Non ho ben capito perché si sia fermato. Mi sembrava interessante.
A Shanghai De Villiers, mi ha dato la sensazione di avere già deciso più di quel che ha annunciato voler dire a gennaio o marzo. “Ogni torneo sarà contento con quello che abbiamo pensato di fare”. Una promessa piuttosto curiosa, no?
E quando gli ho chiesto di Roma de Villiers ha risposto: “Roma ha organizzato l’Italian Open per 100 anni, mi risulta che sarebbe molto interessata ad organizzare un torneo “misto”, così come Montecarlo…”
Ora, a parte certe sue imprecisioni da “politico” (il torneo di Roma è nato nel 1930…a Milano, e gli Internazionali d’Italia sono stati in tutto 63 come ben sa chi legge il libro che edito ogni anno), quando De Villiers dice espressamente “Due settimane prima del Roland Garros sarebbe ideale avere un combined event. Parigi e Bimes guardano con favore a questa ipotesi. Esamineremo una serie di criteri, non solo la struttura, ma l’abilità manageriale di organizzare un grande torneo, il suo appeal nel mercato del tennis, la capacità di finanziarlo in modo sempre crescente negli anni”, beh, si ha proprio l’impressione che il sudafricano ex manager di Dysneyworld sia una bella testa dura e che ai vari tornei in discussione (che giustamente pretendono però garanzie durature, sanzioni chiare e non all’acqua di rose per i giocatori che non rispettino l’obbligo di partecipare) toccherà fare pesanti sacrifici per occupare i posti migliori nel nuovo assetto, fino al punto (forse) di doversi dissanguare per avere un torneo misto.
Riguardo alla Masters Cup del 2009 o del 2010 (Shanghai ha un’opzione prioritaria per un altro anno…cui rinuncerebbe in cambio della certezza dell’assegnazione di un Masters Series pluriennale) De Villiers è consapevole delle riserve che si fanno sul nome di Londra, dove tutti i tornei organizzati negli anni all’infuori di Wimbledon e del Queen’s si sono sempre rivelati flop colossali.
“Riuscire ad invertire quella tendenza sarebbe un bel successo per me…_ si è lasciato sfuggire De Villiers, che abita a Londra, parlando con Barry Flatman, l’inviato del Sunday Times _ Un ritorno della Masters Cup in Europa dopo 10 anni avrebbe un senso soprattutto sotto il profilo televisivo, per via dei fusi orari compatibili con l’Europa stessa e il resto del mondo. Diverse città si sono proposte. Ma con il potenziale del Dome (il Palasport sul Tamigi costruito a Londra) e le infrastrutture che verranno predisposte per ospitare i Giochi Olimpici del 2012, certo Londra ha diversi plus rispetto ad altre candidature”.
De Villiers ha già incontrato il sindaco di Londra, Ken Livingstone e ovviamente il chief executive della federazione inglese (la LTA) Roger Draper.
“Prima l’ATP (Miles…) pensava che sarebbe stato bello avere una Masters Cup sempre itinerante, anno dopo anno _ spiega De Villiers _ Lisbona nel 2000, poi Sydney, poi una prima volta a Shanghai, poi due anni a Houston (un disastro), finchè a Shanghai ci dissero che avrebbero costruito uno stadio apposta, il Qi Zhong, e allora abbiamo concordato 4 anni a Shanghai per consentir loro di recuperare l’investimento”.
Londra con il suo Dome (che riaprirà ad aprire e richiederà 750 milioni di euro di investimento da parte dei suoi proprietari, Anschutz Entertainement Group (AEG) e 02) rappresenta una situazione abbastanza simile a quella di Shanghai (e meno distante dei 50 km necessari a raggiungere il Qi Zhong dal centro di Shanghai).
Il Dome ospiterà inizialmente concerti rock, ma ha già in essere un contratto per il 2009 con i mondiali di ginnastica. (E tre anni dopo alle Olimpiadi sempre la ginnastica e i tuffi).
“E’ così difficile ottenere i biglietti per Wimbledon che io credo che in una città come Londra con 10 milioni di abitanti vendere 100.000 biglietti per vedere i migliori otto tennisti del mondo nella Masters Cup non dovrebbe essere un’impresa” ha aggiunto de Villiers.
E Bill Babcock, coordinatore ITF dei Quattro Slam ha ammesso: “Riuscire a mettere insieme uomini e donne in una Masters Cup mista a fine anno è un altro dei nostri obiettivi a lungo termine”.
Ma le ultime notizie dicono che forse la soluzione ideale per la Masters Cup potrebbe essere assegnarla a Madrid e a Tiriac. Sarebbero contenti tutti, da Parigi Bercy a Barcellona, Montecarlo, Roma e Amburgo. Nessuno farebbe causa all’ATP e Tiriac che non dà garanzie per un Masters Series a lungo termine (perchè il giorno che non c’è più Nadal Tiriac porta via il Masters dalla Spagna) per una Masters Cup oggi qui e domani là invece potrebbe essere perfetto.

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1 Commento a “La rivoluzione dei tornei nel 2009
Madrid b.Londra per la Masters Cup?”

  1. Xxx scrive:

    Roma deve esserci un torneo c’è lo meritiamo.

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