La rabbia d’oro
di Federica Pellegrini

 
14 Agosto 2008 Articolo di Rino Tommasi
Author mug

L’incubo degli ultimi quattro anni cancellato con record e medaglia d’oro. 15 centesimi per cancellarne 19 e iscrivere il suo nome nella storia delle Olimpiadi

PECHINO - Federica Pellegrini non si è accontentata di compensare con il primato mondiale dei 200 stile libero, ottenuto poche ore dopo il deludente quinto posto dei 400, il flop della sua gara favorita.
Federica ha appena compiuto vent’anni ma sapeva perfettamente che i record passano, mentre le medaglie restano ed allora ha reagito alla sua maniera. Ha limato di altri 63 centesimi il tempo stabilito, nuotando di pura rabbia, lunedì scorso, si è lasciata alle spalle non solo la slovena Isakovic e la cinese Pang, ma anche l’americana Hoff che molti consideravano la favorita in questa specialità.
Con la sua impresa Federica ha cancellato le polemiche e gli interrogativi che la sconfitta nei 200 avevano innescato, ha reso sterile ed inutile la ricerca delle ragioni (che forse non ci sono) che le hanno fatto sbagliare una gara.
Si è ripresa il palcoscenico con l’autorità della campionessa consapevole del suo ruolo e delle proprie responsabilità ed ha scritto una delle pagine più straordinarie della nostra storia sportiva.
Nessuna nuotatrice italiana aveva mai conquistato una medaglia d’oro alle Olimpiadi. Novella Calligaris con la medaglia d’argento ottenuta a Monaco nel 1972 era diventata un mito proprio perché sembrava che alle nostre ragazze fossero vietate certe imprese che sembravano riservate ai prodotti dei college americani, della tradizione australiana e del professionismo di stato dell’ex Germania Est.
C’era, inutile nasconderlo, il pericolo che la delusione dei 400 lasciasse il segno. Il record quasi immediato sui 200 poteva essere interpretato come la reazione nervosa ad una ferita dolorosa anche se sopportata con grande dignità e senza una lacrima.
Il record sui 200 poteva semplicemente dire che Federica era ben preparata ma per ottenere un gran risultato, per vincere un’Olimpiade, non basta una perfetta condizione atletica, occorrono molte altre cose.
Federica non aveva mai nascosto quali fossero il suo sogno, il suo traguardo. La medaglia d’oro che le era sfuggita ad Atene per 19 centesimi era diventata un’ossessione, un incubo. In quella gara la Pellegrini aveva tenuto d’occhio le rivali che temeva di più, non si era accorta che la romena Camelia Potec, undicesimo tempo nelle qualificazioni, la stava superando.
Quattro anni, tra i sedici ed i venti, sono lunghi ed importanti, soprattutto per una ragazza che inevitabilmente si è trovata a metà strada tra il ruolo della campionessa e della diva. Quante si sono perse in questo difficile percorso !
I fidanzati, le storie, le gelosie. La Manaudou, Luca Marin, il gossip.
Gli allenatori, poi. Il difficile passaggio da Max Di Mito ad Alberto Castagnetti, da Milano a Verona. Le distrazioni, l’equilibrio tra i doveri del ruolo di campionessa ed il piacere del palcoscenico, gli inviti, le richieste.
Non facile da gestire senza trascurare gli allenamenti, che nel nuoto non sono divertenti ed hanno bisogno di una mente libera e tranquilla.
Impossibile collegare il disastro dei 400 con il trionfo dei 200. La distanza non c’entra. Nei 400 la Pellegrini non ha sbagliato tattica, è andata piano (per le sue possibilità) fin dalla prima vasca. Ieri ha lasciato qualche centimetro alla cinese Pang al passaggio dei 50 metri, poi ha preso la testa, ha resistito all’attacco della slovena Isakovic che ai 150 metri le era dietro di 6 centesimi, ha toccato con un margine di 15. Missione compiuta. Il debito con il tifosi ma soprattutto con se stessa finalmente saldato.

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2 Commenti a “La rabbia d’oro
di Federica Pellegrini”

  1. Yumichiro Takahashi scrive:

    Gande Federica, davvero complimenti ! Mi chiedo come mai nel tennis non ci capita, anche per caso, una Pellegrini o una Vezzali, ci sarà per caso qualche mancanza da parte della nostra federazione? D’accordo i fenomeni come Nadal o Federer li manda Dio (forse..) ma un movimento decente lo si può costruire.. com’è possibile che la Spagna e la Francia sfornino in continuazione top ten e noi non ne abbiamo uno da trent’anni? Non può essere un caso..

  2. Andrea scrive:

    Splendido articolo, grazie signor Tommasi.

    E brava Federica. :)

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