Intervista a Monica Seles.
di Ubaldo Scanagatta
22 agosto 2006
Breve biografia
Monica Seles, nata a Novi Sad il 2 dicembre 1973, ha vinto 53 tornei in carriera (l’ultimo a Madrid nel 2002), fra cui 9 Slam (4 Austr. Open, 3 US Open, 3 Rol.Gar.) Ha giocato l’ultimo torneo al Roland Garros 2003: perse al primo turno dalla russa Petrova. Mancina, giocando dritto e rovescio a due mani, è stata n.1 del mondo per 178 settimane.
Ha guadagnato in premi ufficiali 14.891.762 dollari. Fu accoltellata alle spalle, durante un cambio di campo, ad Amburgo il 30 aprile 1993 da Gunther Parche, un pazzo tifoso di Steffi Graf che non sopportava che lei fosse diventata n.1 a spese del suo idolo.
Da tre anni e due mesi non ha più giocato per un infortunio al piede sinistro, ma non ha ancora annunciato il proprio ritiro.
Ci manchi Monica…speravamo di rivederti all’US Open (comincia lunedì), puoi dirci come stai?
Monica Seles: “Oh, il mio piede è sempre malmesso, purtroppo. Ho fatto di tutto negli ultimi anni per recuperare ma il corpo… quando non si ha più 20 anni non risponde come prima”
Tu non ne hai ancora 33 e non giochi da più di 3 anni. Per altri 27 mesi avevi dovuto fermarti dopo quella maledetta coltellata, insomma ne hai passate di tutti i colori, ma Agassi è rimasto competitivo a 36 anni forse proprio perché diverse volte ha dovuto fermarsi…
“Ho cominciato a giocare da professionista a 14 anni e 3 mesi a Boca Raton, almeno vent’anni della mia vita li ho vissuti con la racchetta in mano…”
Martina Hingis è tornata dopo due anni mezzo di stop, anche se non è più n.1 come una volta…
“Ma è a ridosso delle prime dieci, brava davvero…ha anche sette anni meno di me, però…”
Monica, francamente, speri di tornare a giocare di nuovo o pensi di ritirarti?
“Questione di poche settimane e deciderò. Una cosa o l’altra. Ma non sono ottimista…”
Però sei tirata a lucido, sembri in forma…
“Almeno quello! Non è che allenarsi sia il mio hobby preferito, ma abbiamo un solo corpo e bisogna prendersene cura. Se non posso stare su un campo da tennis posso andare in palestra, fare bicicletta, o andare in piscina…così ho perso peso. Sono stata fortunata a farmi male soltanto a fine carriera…però questo infortunio avrebbe potuto arrivare anche un po’ dopo…”
Beh, fortunata non direi, dopo tutto quel che hai passato…emigrare negli Stati Uniti da bambina con il peso d’una famiglia sulle spalle, la coltellata, la morte di tuo padre…questo guaio al piede…
“Ci sono stati anche tempi duri, è vero. Ma io guardo sempre ai lati positivi. E’ vero che nessun atleta è passato attraverso quel che ho passato io, un accoltellamento su un campo da gioco!, e spero che non capiterà mai a nessuno, però da bambina cominciai a giocare perché mi piaceva e non avrei immaginato che sarebbe diventata…una carriera. Nemmeno quando vinsi a 10 anni i campionati d’Europa under 12…”
Merito di papà se sei sempre stata così aperta?
“Certo che sì. Ho visto tante ragazze della mia generazione che avevano i loro genitori come coach, ma mio padre sorrideva sempre, non si dimenticava mai che io ero un essere umano. E alla fine della giornata il tennis era stato un divertimento. Certo in un mondo così competitivo devi crescere veloce. Non c’è la scuola che ti educa, ma un…circuito, tanta gente. Devi imparare subito a scegliere la gente giusta…essere te stessa…”
Finchè, però, può accadere che un pazzo ti stravolga la vita…
“Certo, e allora addio innocenza quando accadono certe cose. Però sono felice d’avercela fatta poi a riprendere, a ritornare al tennis…ho avuto ancora una bella carriera, anche se non come quella che avevo avuto prima…”.
All’inizio degli anni Novanta dominavi, poi dopo quel giorno ad Amburgo…ti sarai sentita abbandonata dal tuo mondo. Soltanto Gabriela Sabatini ti mostrò solidarietà umana…
“L’ho detto, è un mondo molto competitivo. Sì, solo lei, Gaby, sono contenta che sia entrata nella Hall of Fame…però poi ho avuto ancora qualche anno di tennis, con mio padre come coach…
Ma noi ci siamo persi tanti duelli fra te e Steffi, una rivalità che pareva emulare quella fra Chris Evert e Martina Navratilova…anche se una volta ho letto che l’uscita obbligatoria dal tennis ti aveva consentito di vivere per un po’ da ragazza normale, stare più tranquilla con i tuoi genitori, andare magari a sciare semza il terrore di farsi male…
“Normale non direi…avrei potuto restare paralizzata se quella lama fosse scesa ancora di pochi millimetri. Però così si realizza anche che ci sono cose più importanti di una partita di tennis”.
Ora che cosa fai?
“Voglio lavorare con i bambini e per i bambini. Portarli al tennis perchè il tennis è stato così importante per la mia vita. Mi ha dato tanto e vorrei restituirgli qualcosa”.
Se tu avessi una figlia ti piacerebbe che giocasse a tennis come te?
“Kim Clijsters dice che gioca a tennis anche per trovare amici, io avevo forse una mentalità diversa. Ci sono giocatori che non vedono oltre la rete del campo da tennis, altri invece sì. Io avrei forse paura se avessi una figlia…unidimensionale. Ma io vorrei che questo sport crescesse sempre, mi dà fastidio vedere che Federer sta per entrare nella storia, che Nadal batte tutti i record possibili sulla terra rossa (60 vittorie consecutive) e poi in tv l’audience è scarsa…forse è un problema americano perché non abbiamo grandi giocatori” (Monica è cittadina americana dal 16 marzo 1994).
Hai affrontato in carriera il dritto di Steffi, le volee di Martina Navratilova, il rovescio della Hingis o della Capriati, che cosa ti è rimasto impresso di più?
“L’agilità di Martina Navratilova e il suo modo di coprire la rete. La sua velocità. Prima delle Williams non c’era nessuna come lei. Poi Serena e Venus hanno portato potenza e abilità atletica prima sconosciute nel tennis. Mentre la Hingis aveva il tocco più straordinario, e anche la Davenport ha colpi così solidi che ne ho viste poche così…”
Che farai più a lungo termine?
“Non lo so. Come ho detto voglio lavorare con i bambini e con il tennis. Ma più che lavoro va chiamata passione. Una cosa buona quest’infortunio me l’ha procurata: mi ha dato tanto tempo per pensare e forse un maggiore equilibrio in tutte le aree della mia vita”.
20 Ottobre 2007 alle 20:16
davvero una carriera memorabile, strano che nessuno abbia lasciato un commento, Monica è sicuramnete una persona apposto. Forse il suo tennis non è sempre stato il più bello da vedere ma i suoi colpi da fondocampo erano fenomenali.
19 Novembre 2007 alle 18:02
Salve a tutti, sono stata una grande fan di Monica è ho avuto il grande privilegio di poterla conoscere, di parlare con lei più volte nel corso degli anni!!!
Addirittura quando ci siamo salutate al Foro Italico subito dopo la sua vittoria del 2000, riconoscendomi mi ha detto:”è molto bello rivederti!”.
Ringrazio Monica perchè è stata l’idolo per me, le sue partite mi tenevano incollata alla sedia e a lei sono legati tanti miei bellissimi ricordi!!!
Avrei voluto vederla giocare di più, ma sono contenta che l’ultima volta che l’ho vista giocare dal vivo…alzava la coppa al cielo!!!
16 Febbraio 2008 alle 15:41
Ieri ha annunciato il suo ritiro ufficiale.sono contenta che nn abbia tentato di rientrare a miami come aveva detto a dicembre.purtroppo l’orologio corre e nn ne sarebbe uscita bene.mi sono avvicinata al tennis grazie a lei,ho gioito per le sue vittorie e ho pianto quel maledetto giorno di aprile.
mi ha dato tante tante emozioni ed e’ stata una tennista unica e soprattutto,una grande donna.
grazie di cuore monica,se oggi amo il tennis e’ merito tuo.
16 Febbraio 2008 alle 22:00
Io invece speravo di vederla giocare ancora una volta…
4 Novembre 2011 alle 21:39
sono stato un accanito fan di monica quando giocava e ne ho seguito le varie vicissitudini anche dopo il fattaccio di Amburgo ed il suo ritorno al tennis agonistico. Ho appena letto il libro “Ho ripreso il controllo” che Monica ha scritto e lo vorrei consigliare a tutti coloro che amano il tennis ma anche la vita.Complimenti a Monica per ciò che ci ha dato e auguri per il futuro .