di Ubaldo Scanagatta
26 aprile 2006

MONTECARLO. Non è soltanto un grande campione, il più amato in Spagna dove la sua popolarità, la “Nadalmania”, non è inferiore a quella del suo grande amico Fernando Alonso, re della Formula Uno, e nemmeno _ udite udite _ a quella del nuovo re del futbol, Ronaldinho.
Lo scorso anno lui perse a Wimbledon, Ferrero e Lopez erano ancora in lizza, ma i giornalisti spagnoli se ne andarono in massa.
Rafael Nadal è grande amico proprio di Feliciano Lopez _ anche se lo ha battuto proprio ieri al secondo turno di Barcellona _ ma a differenza del madrileno, sempre vestito all’ultima moda e gran “sciupafemmine”, Rafael Nadal per ora sembra pensare soltanto al tennis.
Lui è il guerriero che non si arrende mai, quello con i bicipiti da body-builder, i capelli lunghi e neri che gli cadono sugli occhi ancor più neri, il nuovo Mowgli scappato dal Libro della Jungla, non ti coglie davvero di sorpresa quando sorride dicendoti: “Il mio film preferito è ancora oggi “Il Gladiatore”, un altro che non si arrendeva mai”.
Già proprio come lui, come lui, questo ragazzone d’un metro e 86 cm per 81 kg davvero esplosivi, che dice: “Se mi sento stanco, stanchissimo dopo 3,4 ore di corsa, mi carico dicendomi che il mio avversario è forse più stanco di me e cerca soltanto di non farsene accorgere!”
Ma Rafa tanto è strenuo combattente sul campo, incapace di mollare anche _ come nella finale di Roma un anno fa quando il suo avversario Coria era avanti 3-0 e palla del 4-0 nel quinto set _ e alla fine fu invece lui, Rafa, ad avere la meglio dopo 5 ore e 14 minuti, tanto è tranquillo, gentile, disponibile fuori dal campo.
Al punto, che concessaci quest’intervista insieme ad altri 3 dei 180 giornalisti presenti al Country Club, quando si accorge che la collega de “Le Figaro” resta emarginata dal giro domande-risposte perché non afferra il suo dialetto mallorquino, si offre lui stesso di restare mezz’ora extra per lei. Eppure avrebbe tutto il diritto di essere stanco. Si è appena tolta la caratteristica bandana, ha appena sostituito i pantaloncioni bianchi da pirata con i soliti jeans non griffati, ha ancora i capelli bagnati dopo la doccia e l’ennesima fatica coronata dal solito successo (“Federer può vincere facile le sue partite, gioca talmente semplice, fluido…io invece devo sudarmele tutte”).
Benito Barbadillo Perez, il p.r. dell’Atp, sospira, pensando alle mille difficoltà che gli hanno sempre frapposto ad ogni richiesta di intervista i vari Agassi, Sampras, Roddick (ma anche Safin, Kafelnikov, Hewitt): “Rafael e anche Federer non hanno partecipato nel 2005 a meno di 450 interventi ciascuno fra interviste, conferenze stampa, one&one in tv e in radio. Non sono soltanto due grandi campioni, ma soprattutto due ragazzi eccezionali…”.
450 interviste, quasi più delle ore per gli allenamenti?
“ No, no, sul campo sto di più…Quando non ci sono tornei non sto mai sul campo meno di tre ore al giorno. E più o meno altrettante in palestra. (Se ne è costruita una anche nella casa di cinque piani dei Nadal, nella piazzetta più suggestiva di Manacor, quella con la chiesetta del XVIII secolo…lui e la sorella Maria Isabel occupano il quarto e il quinto. Al primo i nonni Rafael e Isabel, al secondo lo zio Toni (il coach), sua moglie e i tre figli, al terzo i genitori di Rafa, Sebastien e Ana Maria)”.
Il tempo libero è poco, ma come lo impieghi?
“Mi piace giocare a golf e… svegliarmi all’alba, salire su una barca e ritrovarmi in mezzo al mare mentre il sole esce allo scoperto. Adoro la pesca…ho pescato anche un pesce di 17 kg una volta”.
E le donne?
“Per quelle ci vuole più tempo…”.
Hai cominciato a 4 anni, non ne hai ancora 20, e dal luglio scorso sei il n.2 del mondo, terzo più giovane della storia dopo Boris Becker e Bjorn Borg…che effetto fa?
“Speciale, davvero, come quello di questo record delle vittorie consecutive sulla terra battuta. Se vinco Barcellona supero Borg (46 successi di fila e Rafa da ieri sera è a quota 43), ma Vilas (53) è ancora lontano, vincere anche Roma non basterebbe…”
Qual è la qualità principale di Nadal, straordinaria vigoria atletica a parte?“La mentalità ganadora (vincente). Nel tennis ti trovi mille volte indietro, 5-4, 6-5, ma devi lottare, diventare ancor più aggressivo, non avere paura…è da quando avevo 8 anni e vinsi i campionati delle Baleari under 12 che sono sempre stato così…”
Una mentalità trasmessa da tuo zio Miguel Angel, ex capitano delle Furie Rosse per 3 World Cup consecutive?
“No, è stato semmai l’altro mio zio, Toni, il mio allenatore. Con Miguel Angel non parliamo né di tennis né di calcio…”.
Toni lo terrai come allenatore per sempre?
“Non sarò certo io a licenziarlo. Magari sarà lui ad un certo punto a non poterne più…sempre lontano dalla sua famiglia…”
Lasceresti mai Majorca per un’altra città più cosmopolita?
“No mai!. Ci sto troppo bene. La gente mi ha visto crescere, mi vuole bene, mi lascia tranquillo…faccio le stesse cose di quando avevo 10 anni. Quando mi alleno devo tirare la palla sempre più forte…
Un tuo avversario ti ha definito…”Animal”, ti ha dato fastidio?
“No, scherzava. Voleva dire che quando annuso la preda cerco di non farmela scappare…”.
Dicono che Federer sembri meno forte mentalmente di te…
“Si sbagliano. Altrimenti non avrebbe perso solo 4 volte in tutto il 2005. Nel tennis è impossibile giocare bene (e stare bene) tutti i giorni”
Montecarlo, Barcellona, Roma, Parigi, Wimbledon…per ogni torneo provi una sensazione diversa?
“Sì. Montecarlo è stato il primo Masters Series vinto, non si dimentica. Barcellona è la gioia di giocare a casa propria davanti ai tuoi aficionados.
A Roma ho vinto la finale più spettacolare, drammatica ed è la città …del Gladiatore! A Parigi ho vinto il primo Slam e sono finito lungo disteso sulla terra rossa che mi è rimasta appiccicata addosso. Eppoi solo la vista degli Champs Elisée mi fa impazzire…Wimbledon è…la meta, il sogno.
Dovessi scegliere quale torneo vincere, beh, certo è quello, Wimbledon.
Con la Davis (che Rafa ha conquistato nel ‘2004 dominando Roddick e gli USA) è il trofeo più prestigioso… E’ un’ossessione che forse mi trascinerò fino a fine carriera…Anche perchè noi spagnoli lì abbiamo sempre vinto poco (solo Manolo Santana, 1966)…Dovrò migliorare servizio e volee, questo è sicuro…ma avete visto come sono migliorato anche in inglese?!”
Più facile che Nadal vinca a Wimbledon, o la Spagna i mondiali di calcio in Germania?
“Forse è… meno difficile che vinca io!”

Questo articolo è stato pubblicato Mercoledì, 26 Aprile 2006 alle 11:09 e classificato in Interviste. Puoi seguire i commenti a questo articolo tramite il feed RSS 2.0. Puoi inviare un commento.