Wimbledon, patria del lusso.
I segreti del “tempio” del tennis.

 
17 Giugno 2008 Articolo di Cino Marchese
Author mug

Dal salmone bollito alle visite del patron della Sony, passando per Adriano Panatta e Giampiero Galeazzi. Trentatrè anni di storie e curiosità sullo Slam più bello.

Atmosfera di Wimbledon dello scorso anno

Il sogno per un appassionato di tennis è poter assistere al torneo di Wimbledon ed io per certo non costituivo una eccezione. Mi ricordo che la prima volta che andai a Wimbledon fu nel lontano 1974. Non lavoravo ancora nel tennis e con due amici romani decidemmo di andare. Con l’aiuto di Gian Paolo Bonomi, per tutti il “Puli”, eravamo riusciti ad avere qualche biglietto che il Puli, titolare di una agenzia di viaggio specializzata in viaggi sportivi, ci aveva venduto come oro colato per poter assistere al torneo, vedere da vicino l’erba, sentire il sordo rumore della palla, vedere tutta quella gente disciplinatamente in coda per ore, vedere di persona le fragole con la panna che ti sembrano diverse da quelle che hai sempre conosciuto, sensazioni che solo Wimbledon ti riesce a dare.
Poi cominciai a lavorare nello sport e per 33 anni filati ho frequentato i prati dell’All England Lown and Tennis Club, però tutti gli anni ebbi le stesse sensazioni nel varcare i cancelli quasi come stessi entrando in un tempio. Esattamente come John Newcombe, che una volta disse che per lui entrare nel Centrale di Wimbledon era come entrare in una Cattedrale.
A Wimbledon ho imparato tante cose, ho assimilato quello stile semplice ed elegante che contraddistingue gli inglesi nella loro profonda conoscenza del mondo e delle genti ed anche la loro proverbiale arroganza e la loro ipocrisia. Tutte queste cose mi hanno insegnato a vivere ed a saper affrontare la vita nel bene e nel male, a saper reagire e adattarsi alle situazioni che strada facendo ti si presentano. La mia generazione, lo devo ammettere, è sempre stata un po’ anglofila tanto da spingermi lassù da ragazzo tutte le volte che potevo e con la scusa di imparare bene la lingua ho passato diverse estati in Inghilterra. E proprio a Londra mi giocavo al meglio le mie possibilità professionali, lì dove aveva sede il quartier generale Europeo dell’IMG e dove soprattutto c’era Wimbledon. L’IMG allora non era ancora quel gigante di oggi e ci conoscevamo quasi tutti, anche se lavoravamo in settori molto differenti.
Mi ricordo che una delle prime volte che visitai gli uffici di Queen Ann street ero seduto vicino alla reception, aspettavo di essere ricevuto e vedevo passare ininterrottamente delle bellissime ragazze che frettolose attraversavano l’atrio e si dirigevano verso una grande porta a vetri. Incuriosito chiesi dove stessero andando e mi fu risposto che erano modelle e che stavano andando in ufficio da Lorraine Ashton, titolare di una grande agenzia di modelle che era stata comprata da IMG da poco e che si era installata presso i nostri uffici. A distanza di pochi minuti vedo sfilare una decina di preti e ancora più sorpreso torno a chiedere cosa stesse succedendo e mi viene risposto che erano i rappresentanti della Chiesa Cattolica in Inghilterra e che avevano una riunione con qualcuno di noi perché IMG da poco aveva firmato un contratto per rappresentare il viaggio del Papa nel Regno Unito. Ovviamente la mia sorpresa fu enorme, ma tutto ciò ha contribuito ad aprirmi la mente e capire in che tipo di lavoro mi ero avventurato tanto da capire anche la domanda di mio padre che non aveva preso bene la mia rinuncia a continuare il commercio di preziosi, mestiere di famiglia, per avventurarmi in qualcosa che per lui era difficile da capire ed infatti un giorno mi chiese “Quante lingue parli?“ ed io “Bene parlo l’inglese ed il francese, il tedesco abbastanza e mi arrangio con lo spagnolo ed ovviamente l’italiano e quindi posso dire di parlare 5 lingue”. E lui di rimando “Beh, mal che vada puoi sempre fare il cameriere!”. Tutto ciò per darvi un idea che eravamo agli inizi di un mestiere che fino allora non esisteva o meglio non lo si era mai fatto in quella maniera. Tra le tante cose che ho assimilato a Wimbledon c’è stato il concetto di gestione di Corporate Hospitality con le famose tende ed i salotti per intrattenere persone importanti, clienti e celebrità. Come misi piede in questi villaggi appositamente allestiti in prossimità dei campi, subito pensai di portare il progetto in Italia ed adattarlo in primis al Foro Italico di cui avevamo ottenuto la gestione dei diritti e così nacque una delle operazioni più brillanti che io ho fatto in un Paese che fino ad allora di cose di quel tipo aveva solo fatto il Festival dell’Unità. Il Villaggio del Foro ha costituito il motore del rilancio degli Internazionali che in quegli anni aveva toccato il fondo e di cui un’altra volta vi racconterò per bene come feci creando un modello che poi fu applicato a tutti gli eventi che si rispettano.
Avevo capito come si sarebbe dovuto fare anche perché chi gestiva tutta l’operazione era una mia collega a cui sono rimasto molto legato anche oggi, Linda Cooper. Quando decidemmo dopo un paio di tentativi abbastanza abortiti chiesi ai miei capi di poter portare Linda a Roma perché mi aiutasse ad insegnare al mio personale come si fa a gestire una tenda, perché sembra una cosa facile e semplice ed invece non lo è. Per farlo bene bisogna curare una infinità di cose ed essere pronti a fare anche le cose più umili. A Wimbledon Linda era la vera regina della tenda di Mark Mc Cormack da dove passavano tutte le persone più importanti dello sport e della imprenditoria e dove ho conosciuto i personaggi più disparati ed allo stesso tempo immensi nei loro campi come per esempio Akio Morita, fondatore e padrone dell’impero Sony in visita tutti gli anni alla figlia che studiava a Londra ed amico personale di Mc Cormack e che io avevo il privilegio di portare in giro per i campi di Wimbledon e pranzare al tavolo a lui riservato in tenda e accudito e servito in tutto e per tutto dalla fantastica Linda.
Linda non è una bellezza, è piccoletta e con un grande naso che poi si è rifatta, però sempre molto elegante con abiti di gran classe e scarpe solo italiane di gran marca, volitiva e precisa sapeva essere molto gentile, ma anche molto dura ed irremovibile. Devo dire che per me aveva un debole e riuscivo ad ottenere cose da lei che gli altri mi invidiavano e soprattutto qualche biglietto per il centrale che a Wimbledon è roba rara e introvabile, che lei mi dava quando qualcuno non si presentava o veniva solo a pranzo. Una delle cose a cui Linda teneva moltissimo era il grande buffet dove in mezzo faceva sempre bella mostra un magnifico salmone bollito. Il buffet veniva rigorosamente servito alle 13.00 perché gli incontri sul centrale iniziavano alle 14.00 ed i tempi erano studiati di conseguenza. Linda riceveva gli ospiti verso le 12.00 e li intratteneva con il classico Pimms, l’aperitivo inglese per eccellenza, in attesa di accomodarsi ai tavoli in una atmosfera piacevole e rilassata.
In quegli anni i diritti televisivi erano ancora della RAI e “bisteccone” Galeazzi veniva a commentare in compagnia di Adriano Panata che conosceva la tenda e sapendomi nei paraggi dal momento che il loro collegamento avveniva prima perché gli incontri sui campi esterni iniziavano alle 12.00, si presentava e con la scusa che dovevano andare in postazione mi chiedeva se poteva mangiare qualcosa. Linda non avrebbe nemmeno preso in considerazione una tale richiesta da nessuno, ma io ero capace di convincerla ed allora mi accontentava e dava accesso ai nostri a patto che si mettessero in un angolo e non le scompigliassero i tavoli pronti a ricevere gli ospiti. La cosa va avanti per qualche giorno fino a quando un giorno si presentano come al solito Adriano e Gian Piero e vedo Linda che con un espressione alquanto aggressiva mi si para davanti e mi dice: “Senti tu sai che già è un favore speciale che ti concedo, ma che quello grosso che si accompagna ad Adriano mi prenda il pezzo centrale del mio salmone in bellavista non mi sta proprio bene e quindi prendessero qualcosa di altro e mi lasciassero intatto il mio salmone perché quando lo vedo così mutilato mi sento male!!”
Questa era ed è Linda, grande professionista e grande amica che ora organizza matrimoni ad altissimo livello e che mi ha aiutato ad introdurre il concetto di corporate hospitality in Italia, ma che non sopportava di vedersi mutilare il suo salmone dall’ineffabile bisteccone.

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16 Commenti a “Wimbledon, patria del lusso.
I segreti del “tempio” del tennis.”

  1. valerio scrive:

    bell’impresa andare a wimbledon..come si fa??ho letto con un sorteggio tutta una cosa complicata…

  2. Giovanni da Roussillon scrive:

    Chiedo perdono all’autore ed ai suoi lettori per la mia intrusione.
    La pagina dell’ “Avviso a voi…” ha cessato di accogliere commenti degli amati “ribelli non troppo”?
    Se fosse il caso mi consolerò con un pranzo al salmone di Scozia, apprezzato anche qui in Provenza.
    Con il dovuto rispetto.

  3. Anakyn scrive:

    Che bel racconto… anche questo contribuisce all’atmosfera unica del tennis: in altri sport il momento del “ricordo” sarebbe legato ad eventi chiassosi o eccezionali, qui invece ci si rilassa narrando episodi semplici, con semplicità.
    Grazie Marchese, ancora una volta :)

  4. Max scrive:

    ..io ci sono stato quattordicenne nel 1997 e in un campo laterale tra il pubblico (giocava la Farina) composto dai vari Nargiso, Bertolucci, Pescosolido e Santopadre ho incontrato anche il buon Ubaldo con cui ho fatto 4 chiacchiere (gentilissimo), ma è impossibile che lui ricordi!

  5. Max scrive:

    Oops scusate era il 1999, ho appena controllato sul programma. La Farina perse 8-6 al terzo, tra le altre cose fu una giornata con un tempo splendido, davvero una fortuna sfacciata essere lì quel giorno…

  6. Ubaldo Scanagatta scrive:

    e’ vero, per aver i biglietti a Wimbledon bisogna “sottoporsi” alla forche caudeine del sorteggio. A meno di farsi “derubare” dai bagarini che agiscono tramite internet o tramite quei “truffatorii” dei debenture holders che rivendono i loro bigletti e poi fanno finta di scandalizzarsi perchè fiorisce il mercato nero…
    Quanto a Max mi fa piacere che mi abbia trovato gentilissimo…in genere la buona educazione paga. Chissà magari ci incontreremo di nuovo

  7. Ubaldo Scanagatta scrive:

    Chi trova e riconosce nel video qui pubblicato un giocatore italiano (che non è la giocatrice indicata da una tabellone segnapunti) è bravo ed attento….Sulla scritta un po’ blasfema relativa a Federer…che gioca bene ma non è Gesù, invece non mi pronuncio ma sorrido.

  8. Federex scrive:

    io ho visto Seppi!

  9. Voortrekker Boer scrive:

    1.05…Andreas Seppi pare aver appena colpito un rovescio.

  10. mauro scrive:

    Ho visto Seppi (e la Pennetta in coppia con Dementieva)

  11. anto scrive:

    Che bel racconto Cino. Grazie

  12. enzo cherici scrive:

    “Linda…non sopportava di vedersi mutilare il suo salmone dall’ineffabile bisteccone”

    Le è andata ancora bene che non ha mangiato lei!!!
    ;-)

  13. angelica scrive:

    La scritta “And God Made Roger Federer” si trovava sul cartellone (dove in genere ci sono gli orari delel funzioni) nel giardino della chiesa che c’e’ a Wimbledon Village.
    Si sospettava del prete… :D

  14. marcos scrive:

    per me è stata la perpetua!

    galeazzi era il vero pezzo forte: meritava il pezzo centrale del salmone.

  15. Fabio P. scrive:

    Cino Marchese .. il meglio che si possa trovare …

  16. rochus69 scrive:

    Cino,è sempre fantastico leggere i tuoi racconti.

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