Il malessere dei coach con la Fit.
Troppi i soldi a Infantino?
O pochi gli allenatori italiani?

 
3 Aprile 2008 Articolo di Roberto Commentucci
Author mug

Virtual Tour: day 9!

Un articolo piuttosto polemico de La Stampa solleva nell’ambito del rapporto federazione-coach privati il problema della gestione dei Trevisan, Fabbiano, Lopez giovani che stanno per diventare “pro” e l’uso dei fondi destinati al Club Italia. Qui sul blog Commentucci prova pacatamente a dare una soluzione a tre temi che vanno distinti.

Ho letto con molta attenzione l’articolo di Stefano Semeraro apparso ieri su La Stampa, (lo potete leggere nella nostra Rassegna quotidiana, ottimamente curata da Daniele Flavi) nel quale viene descritto il malessere dei coach italiani nei confronti della Federazione circa la gestione dei giovani in procinto di entrare nel mondo pro e sull’uso dei fondi destinati al club Italia. L’impressione è che si sia fatta un po’ di confusione fra tre diversi temi, che è bene tenere distinti. Potrebbe essere opportuno fare un po’ di chiarezza, per poi cercare di suggerire una qualche soluzione ai problemi

Un primo argomento è quello della gestione degli ‘89, o in generale dei 17-18enni promettenti (Lopez, Fabbiano, Trevisan, il nuovo arrivato Fioravante, che ha un anno in meno, etc.) che si stanno affacciando al circuito professionistico. I coach privati dei nostri attuali top 100, in questo supportati da Riccardo Piatti, non sembrano aver visto di buon occhio l’arrivo del coach argentino Infantino a Tirrenia, ingaggiato dalla FIT con un investimento importante, per seguire Trevisan e Lopez: essi lasciano intendere che la strada giusta sarebbe stata quella di affiancare i ragazzi ai giocatori già affermati, facendoli seguire dai tecnici delle loro accademie private. Tuttavia, va detto che i giovani azzurri, o le loro famiglie, non sono stati certo obbligati a preferire Infantino ai team privati (tanto è vero che anche Fabbiano, non legato a Tirrenia, ha preferito farsi seguire da Brandi e ha rifiutato l’offerta di Sartori di andare ad allenarsi a Caldaro). Se hanno rifiutato avranno avuto i loro buoni motivi. Evidentemente hanno ritenuto, (e giustamente, data la grande differenza di classifica e programmazione), che non sarebbero stati seguiti in prima persona dai vari Sartori, Fanucci, Rianna, (impegnati con i top 100), ma da altri tecnici del team. E a questi altri tecnici, hanno preferito una figura prestigiosa ed esperta come Infantino. Fabbiano, poi, ha motivato la scelta Brandi con la necessità di avere un coach tutto per lui, da non dividere con nessuno.
Insomma: ci sono stati tanti errori, in passato, nella gestione dei nostri ragazzi; ancora l’anno scorso, i 3 ragazzi dell’89 sono stati tenuti troppo a lungo a giocare junior (tra l’altro con Piatti nell’organigramma federale) anziché fare esperienza nel circuito pro. Ma ora, prendersela con la FIT perché fa un investimento importante sui nostri migliori giovani (che evidentemente non hanno ritenuto ci fossero le condizioni per aggregarsi ai team privati) mi pare alquanto immotivato.
La verità, a mio modesto avviso, è che in Italia i coach davvero bravi sono pochi, e che dietro quelle poche figure di eccellenza che seguono i nostri migliori giocatori ci sia il vuoto. Forse la Federazione proprio su questo dovrebbe investire maggiormente, sulla formazione di giovani tecnici di livello, disposti a viaggiare, a mettersi in gioco, ad imparare le più moderne tecniche di allenamento e programmazione, per poi affiancare un giovane con voglia e talento e inserirlo nel circuito professionistico. A differenza di quanto avviene in altri paesi con tradizioni migliori della nostra (Spagna, Francia, Repubblica Ceka), che vantano molti ex giocatori di buon livello che hanno intrapreso una brillante carriera di coach, da noi succede tutt’altro: la maggior parte dei (pochi) buoni professionisti che abbiamo prodotto ha preferito prendere strade diverse dalla dura vita nomade del coach.

Una seconda questione, distinta dalla prima, è la gestione dei fondi del club Italia e in generale il rapporto fra Fit e team privati/academies private. Qui probabilmente i team privati hanno una qualche ragione nel sollecitare il raggiungimento di un accordo con la FIT. Questo accordo andrebbe impostato su basi più ampie rispetto a quelle del team Italia, del quale sono da apprezzare alcuni servizi, in particolare quelli di natura medica, ma le cui oramai famose “cene”, forse utili all’inizio per fare gruppo, potrebbero essere ora tenute con minore frequenza e in locali un po’ più austeri, anche per evitare sprechi. In sostanza, i coach chiedono che i fondi pubblici vengano impiegati meglio, e ritengono che potrebbero esserlo se assumessero la forma di sostegno diretto ai team privati. Questa richiesta, pur con alcuni paletti, è condivisibile e dovrebbe essere attentamente ascoltata dalla Federazione. Un sostegno economico ai team e alle accademie private, erogato dalla FIT previa verifica (credibile) che i beneficiari utilizzano metodologie aggiornate e staff realmente competenti, consentirebbe al nostro tennis di realizzare una vera e propria “rete” di centri tecnici, mettendo a sistema Tirrenia e le academies private sparse nella penisola. Questa struttura mista, da più parti auspicata, consentirebbe finalmente al nostro movimento una più capillare copertura del territorio e una migliore gestione dei giovani promettenti, fin dai primi anni di agonismo. Il tutto dovrebbe avvenire in un quadro contrattuale certo, che disciplini diritti e doveri di entrambe le parti (FIT e team privati/academies) e renda possibile una coesistenza sinergica e proficua tra le iniziative pubbliche (cui nel nostro sport, vista la carenza di sponsor, è davvero difficile rinunciare) e quelle di natura privata, alle quali si deve principalmente il recente recupero di competitività del nostro movimento a livello internazionale.

Arriviamo così ad una terza questione riportata nell’articolo, davvero delicata, ovvero quella sollevata da Pistolesi: la strutturale divergenza di interessi e di obiettivi fra il tennis amatoriale e ricreativo e il tennis agonistico di livello internazionale. Attualmente solo il primo, mediante i circoli, elegge i dirigenti federali (che hanno status di dilettante), i quali si trovano poi a prendere decisioni rilevanti anche per quel pugno di team privati che rappresentano l’Italia nel tennis che conta. Come contemperare le due esigenze? Pare necessario assicurare una maggiore tutela degli interessi del tennis agonistico. In altre parole, si dovrebbe arrivare ad una sorta di riforma “costituzionale” della FIT, tale da consentire anche ai team privati e alle academies di essere adeguatamente rappresentati nell’elezione dei vertici federali.
In concreto, si potrebbe introdurre, all’interno della Federazione, una distinzione fra due categorie di affiliati: quelli specializzati nell’agonismo di alto livello (ai quali andrebbero i contributi federali di cui si parlava sopra) e gli affiliati comuni, i circoli, a cui non verrebbe comunque preclusa la via dell’agonismo, che continuerebbero a far parte dei PIA e di tutte le altre iniziative federali, ma che al loro interno potrebbero tranquillamente continuare a soddisfare le esigenze dei soci amatoriali, che l’esperienza del passato ha mostrato essere spesso in conflitto con quelle degli agonisti, anche di quelli giovanissimi. In tal modo la dirigenza federale, dovendo rispondere del proprio operato ad entrambe le “anime” del nostro tennis, anziché ad una sola, sarebbe maggiormente in grado di operare scelte volte a favorire ulteriormente il rilancio del nostro tennis a livello internazionale.

La responsabilità di compiere il primo passo, in questo senso, spetta a chi deve perseguire, per statuto, il bene del nostro sport: la Federazione.

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15 Commenti a “Il malessere dei coach con la Fit.
Troppi i soldi a Infantino?
O pochi gli allenatori italiani?”

  1. andrew scrive:

    Roberto, l’eterno mediatore….

    io sono convinto che il problema non sta nei primi due punti delineati, bensì nel terzo, che provoca anche gli altri…

    Ho già detto in più post che l’unica strada è secondo me la separazione di “Circolo” da “Associazione sportiva”. Più associazioni sportive in uno stesso circolo…

    - Circoli associati nella Lega circoli, scollegata dalla FIT
    - Associazioni sportive associate nella FIT

    sennò, meniamo il can per l’aia…

  2. federico scrive:

    Off Topic : Cipolla ha perso in due set da Patience… che è buon giocatore ( dovrebbe essere n.111 del mondo, secondo il computer).
    Comunque si poteva sperare in un risultato migliore.

  3. karl scrive:

    Il primo punto relativo alla scelta non favorevole ai grandi allenatori degli 89 a mio avviso andrebbe approfondito. Dire che i giovani hanno scelto perchè i privati non avrebbero potuto seguirli in prima persona mi sembra esagerato perchè la cosa fondamentale è che avrebbero potuto crescere allenandosi quasi quotidianamente con loro colleghi pro che bene o male nei 50 atp sono arrivati e a meno di invidie e gelosie avrebbero magari accelerato la loro crescita nell’ambito del professionismo tennistico. Il problema è che questi 89 dovrebbero già avere una classifica di un certo livello grazie a buoni risultati già messi in cascina in futures e challengers tali da almeno giocare le quali negli slam o in tornei ATP medio piccoli affinchè il loro interesse coincida con l’interesse dei nostri pro top 50 frequentando le stesse manifestazioni, trovando in loro un punto di riferimento in loco per non limitarsi a qualche estemporaneo palleggio prestigioso ma fine a se stesso con i vari Nadal e Federer una tantum. Se i giovani si potessero allenare intensivamente con i pro sotto la guida di allenatori di ottimo livello a mio avviso creserebbero molto.

  4. Nikolik scrive:

    Roberto, ammetterai che se ad un libero professionista di 19 anni gli dici: ti prendo io il coach, lo pago io, oltretutto è uno dei coach più bravi del mondo come Infantino, tu non ci metti un centesimo, beh, ammetterai che però, nonostante, come hai scritto tu, “non sono stati certo obbligati a preferire Infantino ai team privati”, non si tratta proprio di una concorrenza ad armi pari, no?
    Ed ammetterai che se io sono un coach italiano di livello (tipo Fanucci, Sartori, Piatti, Rianna ecc. ecc.) non sono proprio contento, no?
    Insomma, pagano un coach con denaro della federazione, cioè con il denaro di tutti, oltretutto straniero, e io tecnico bravo italiano che faccio? Resto con un cerino in mano?
    Oltretutto, è logico pensare che se la federazione comincia a fare così con tutti i giovani talenti nostri, mette a terra i nostri coach. Con chi lavoreranno, in futuro? Già i talenti italiani sono pochi, se poi i pochi che ci sono la federazione si mette ad allenarsi gratis…
    E’ logico che i coach italiani si siano risentiti.
    Non è così che si fa, non è il sistema.
    Per una volta sono contro alla federazione e dalla parte dei coach.

  5. Roberto Commentucci scrive:

    Forse non sono stato chiaro, Nikolik. Il punto a mio avviso è un altro. Non si tratta solo di esborso economico, ma anche di qualità: i nostri ‘89 non sarebbero stati seguiti in prima persona da Sartori, Rianna, Fanucci e compagnia. Attesa la differenza di classifica e programmazione tra i Bolelli e i Trevisan, avrebbero fatto tornei totalmente diversi. Quindi, Pistolesi avrebbe continuato a seguire Bolelli, mentre Trevisan sarebbe stato seguito da un ALTRO tecnico del team di Pistolesi. Ora Infantino è stato preferito a questi altri tecnici, probabilmente non a torto, e questo va oltre gli aspetti economici. Infatti Fabbiano ha preferito pagarsi Brandi per conto suo, piuttosto che dividere Infantino (gratis) con gli altri. Ma non è andato da Sartori (che lo avrebbe fatto seguire da un altro), ha scelto Brandi.
    Inoltre, l’uso del denaro pubblico arriva ai nostri giovani in molti modi (prestito d’onore, contributi, etc.). Lo stipendio del coach non è diverso da questi altri modi. E del resto, data la cronica insufficienza di sponsor privati disposti ad investire sui nostri giovani tennisti, non credo che il nostro movimento potrebbe reggersi da solo, senza l’aiuto economico della federazione.
    Infine, a mio avviso la situazione del mercato del coaching ad alto livello è opposta a come tu la poni: a sentire te ci sono tanti bravi coach disposti a girare il mondo che non trovano giovani promettenti da allenare. A mio avviso invece c’è una carenza di coach BRAVI rispetto alla richiesta di allenatori competenti che viene dai tanti giovani promettenti che abbiamo, e non il contrario. Altrimenti, non si spiegherebbe come mai un numero crescente di tennisti italiani sceglie di affidarsi ad una guida tecnica straniera (Fognini, Pennetta, Schiavone su tutti, tralasciando volutamente i casi Miccini e Quinzi).

  6. pibla scrive:

    E comunque da quello che avevo capito io il problema non si dovrebbe prorio porre, nel senso che Infantino è stato preso per lavorare con i nostri giovani migliori ed al contempo la Federazione ha deciso di tenere un altro anno sotto le proprie cure Trevisan più un altro, che a questo punto dovrebe essere Lopez; bene, nulla impedisce che dal prossimo anno Trevisan e Lopez che, si supone e si spera, avranno una classifica un pò migliore, si potranno scegliere il loro coach e magari affiancarsi a qualche giocatore con più esperienza, a quel punto Infantino si occuperà degli altri giovani rimasti a Tirrenia (Giannessi, Papasidero….etc…etc…) e così via.
    Infantino in pratica servirebbe a seguire i nostri giovani in quella delicata fase che è rappresentata dagli ultimi passi nella carriera junior e dai primi di quella pro, io almeno l’ho capita così e come idea non mi sembrerebbe nemmeno male, certo se la Federazione fosse un pò meno criptica e misteriosa queste cose sarebbero chiare a tutti….
    Splendido l’articolo di Roberto.

  7. karl scrive:

    Ma chi frequenta l’accademia di Bollettieri mica è seguito direttamente dal boss! Ha un suo allenatore. Se si cresce dimensionalmente è chiaro che per 2 o 3 pro ci vogliono almeno 2 o 3 corrispondenti allenatori bravi che li seguano. Non sarà Sartori ma uno che conosce i metodi di Sartori ed è altrettanto valido negli allenamenti. Non è che ora ci siano degli insostituibili senza cui non ci si può allenare bene. Alla fine il tennista è quello a dover avere uno straordinario talento per emergere. Forse per le accademie Italiane è solo un problema dimensionale in quanto ancora strutturate sulla persona singola de tecnico di nome che dirige tutto e non su di un team in grado di allenare e seguire professionalmente più tennisti.

  8. Nikolik scrive:

    Comunque, su questo stesso tema, affrontato da Roberto in questo articolo, si parlerà domani anche su Nuova Spazio Radio, in una intervista fatta da Alessandro Nizegorodcew a Stefano Semeraro.

  9. marcos scrive:

    copio, incollo, taglio ed integro ciò che ho già scritto su tennisteen.

    io insisto sul tema dei coach itineranti e ritengo che la federazione possa anche fare a meno di un centro tecnico federale, così com’è strutturato ora. se deve esistere un centro federale, questo deve solo occuparsi della formazione e dell’aggiornamento dei tecnici federali itineranti. i quali svolgerebbero le loro funzioni, affiancandosi territorialmente ai maestri dell’agonistica dei circoli italiani, per lo sviluppo di un programma comune, volto all’avanzamento dei migliori under. se tra i migliori ci fosse un ragazzo di famiglia non abbiente, il circolo/accademia e la federazione dovrebbero sostenere le sue spese, valutandone i risultati. per molti giocatori, immagino, è mortificante la scelta di affidare ad un coach federale (a prescindere dalla sua nazionalità) la crescita di solo uno o due o dieci tennisti italiani, spendendo, per altro, soldi pubblici. si inaugura, così, un periodo nel quale chi ha migliori rapporti con la federazione può aspirare a crescere gratis, a fronte di altre decine che non godono del privilegio di simili rapporti (o, più semplicemente, sono molto distanti da tirrenia): dico questo, senza alcun sentimento polemico nei confronti di infantino (molto buono) e dei suoi ragazzi, ai quali auguro di cuore la migliore carriera.

    non credo proprio che la “protesta” dei coach italiani sia in qualche modo assimilabile a spinte di carattere autoartico o xenofobo e non credo che le loro affermazioni siano state programmate, studiando il calendario di davis. le motivazioni dell’addio di piatti (o dell’arrivederci) alla federazione sono oggi confermate non solo da lui.

  10. anto scrive:

    Ho letto con interesse il tuo articolo, voto nove, come sempre Mister Roberto ineccepibile il tuo ragionamento, ma purtroppo c’è il fattore f che smobilita tutto questo. La fit italiana invece di creare consenso fà di tutto per dividere in mille fazioni un movimento che non vede l’ora di essere unito. Tutti, sopratutto gli addetti ai lavori, hanno capito che l’unico modo per progredire, è remare nella stessa direzione, credo che manchi una guida, una persona carismatica, ma non credo che si tratti di Binaghi, il quale utilizzare Baccini come responsabile della comunicazione è un autogoal clamoroso. Attaccare Tommasi, non elargire contributi prima promessi e poi negati, criticare non troppo velatamente coach privati nella gestione di un loro assistito, tuttò ciò non fà altro che creare della polemica inutile e sopratutto sterile. Polemiche che non giovano al movimento. Certo che se il sig. Sartori, il coach più aiutato in assoluto dalla fit in fatto di wc, prende parte a questo movimento di carbonari, la cosa da molto da pensare.

  11. rm55 scrive:

    Caro Roberto, per la prima volta ti devo contradire. Oggi un’accademia privata non puo funzionare con un solo grande allenatore, ma questo deve creare un team.
    Questo è il concetto per esempio di Sartori a Caldaro. Oltre a Massimo Sartori ci sono Lisa Sartori, Marco Boesso (che segue Karin Knapp), Nicola Ceragioli (che segue un gruppo di ragazzi e ragazze) e Roland Melis (che segue un altro gruppo). Boesso e Ceragioli sono cresciuti con l’aiuto di Massimo Sartori, e ogni volta che è possibile, lavorano insieme.
    Secondo le mie informazioni Massimo Sartori non voleva portare soltanto Fabbiano a Caldaro, ma Fabbiano insieme a Cristian Brandi ed inserire un altro tecnico bravo e giovane in questo contesto
    Su tutte le altre cose scritte concordo.

  12. Roberto Commentucci scrive:

    Ringrazio di cuore rm55, persona che so molto vicina al team di Caldaro, per le utili precisazioni sulla vicenda del mancato accordo Fabbiano-Sartori.
    Concordo pienamente sul concetto che è necessario creare un team di professionisti per far funzionare una accademia privata. Purtroppo in Italia, per una serie di motivi, il processo di formazione di questi team, che pure sta registrando sviluppi incoraggianti, è partito con grave ritardo rispetto ad altri paesi.

  13. trophy scrive:

    irrompo perchè—

    irrompo perchè chi parla di questioni relative ai coaches non conosce quasi nulla della VERA REALTA’ che si nasconde dietro.

    Quanti di voi sanno le ragioni economiche che muovono i coaches ora pro fit ora contro la fit…..?

    Lasciamo perdere….

    Di tutto abbiamo bisogno tranne che di nuovi mercanti nel tempio.

    Con tutto il rispetto per chi (pochissimi) mercante non è.

    Trophy.

  14. anto scrive:

    @ Trophy non puoi tirare il sasso e poi nascondere la mano………quantomeno finisci il discorso……

  15. Roberto Commentucci scrive:

    La polemica non si placa. Riporto dal sito tennisoncourt:

    CLAUDIO PISTOLESI IN RISPOSTA ALLA FIT

    Non mi piace spendere energie per dover rispondere di tanto in tanto ad articoli della FIT che mi riguardano ma purtroppo, vi sono costretto.
    Baccini, capo della comunicazione FIT ha scritto sull ultimo supertennis: “I ragazzi italiani stanno lavorando con la giusta mentalità e con programmi adeguati a favorire una crescita sostenibile, senza strappi in avanti ma anche senza traumi.” E fino qua ci siamo. Poi però … “Il che non potrebbe avvenire senza una parallela maturazione professionale dei loro coach e degli staff che con essi collaborano.” Ha cercato di farci un complimento dimenticando però che “la maturazione professionale” l’abbiamo raggiunta da un pezzo .
    Io, ad esempio ho portato una giocatrice al master e più ho allenato Sanguinetti 9 anni con eccellenti risultati più ho costruito la Santangelo etc. “La giusta mentalità” gliela abbiamo creata noi ai ragazzi, con le loro famiglie e con il nostro staff, ed “i programmi adeguati” li facciamo noi.
    Penso di poter parlare al plurale percheè professionisti come Massimo Sartori, Fabrizio Fanucci, Umberto Rianna e Riccardo Piatti hanno fatto e fanno come e meglio di me in termini di risultati , mi hanno confermato di pensarla come me su questi temi nelle lunghe e belle chiaccherate che abbiamo fatto ad Indian Wells e Key Byscayne pochi giorni fa .
    Ricordo la semifinale di Volandri a Roma, il best ranking 27 atp di Starace, la vittoria, tra le tante altre di Seppi su Nadal,
    e la grande crescita di Fognini in classifica. Dimentica anche purtroppo, l’autore dell’articolo, che tutti noi Tecnici internazionali siamo fondatori e direttori tecnici (in qualche caso anche proprietari) di Accademie che costituiscono il vero Settore Tecnico Italiano, fondate sui risultati, da non confondersi con il settore tecnico FIT, fondato da scelte del consiglio dilettantistico, e sulla concorrenza sleale con le Accademie stesse visto che ai giovani che scelgono di sottoscrivere un impegno con la FIT si fa un offerta manageriale. Questa offerta manageriale, come giustamente sostiene Riccardo Piatti, che la FIT presenta ai ragazzi è più importante dell’offerta tecnica e mette quindi secondo me fuori strada i ragazzi (e i genitori) fin da quando capiscono che hanno un buon potenziale su cosa conta veramente per diventare tennista professionista. Se si allenassero nelle accademie nostre farebbero un salto di qualità sotto tutti gli aspetti. E poi un altra frase che necessita assolutamente di un chiarimento! Ho letto le seguenti parole nello stesso articolo: “Questo progresso ha il pregio di essere frutto di una crescita del sistema Italia”. Visto che ha nominato Bolelli con cui lavoro da due anni e tre mesi , che è cresciuto in classifica, e nel gioco,
    da numero 240 circa quando abbiamo iniziato a numero 53 attuale, SMENTISCO nella maniera più assoluta che il mio lavoro abbia mai fatto parte di un non ben definito “sistema Italia”. Mi dispiace dirlo. E’ frutto del ” sistema “Bolelli Pistolesi” e basta.
    Inoltre se per “sistema Italia” si intende l’operato della FIT, visto che l’articolo è sulla rivista federale ufficiale, SMENTISCO ancora più fermamente. Anzi per quanto mi riguarda, lo dico senza polemica, purtroppo la FIT ha messo più che altro i bastoni tra le ruote finora al mio lavoro , involontariamente. Mi viene infatti in mente l’iniziativa diseducativa, secondo me del “team club Italia” . Tra l’altro teniamo presente che è stata, continua ad essere finanziata, dai soldi del CONI , quindi soldi pubblici. Come cittadino Italiano non apprezzo gli sperperi , ed è innegabile che chi frequenta il club Italia vede che molti soldi potrebbero essere risparmiati o spesi meglio. Tengo a precisare che Simone Bolelli ed io, d’accordo con la famiglia siamo usciti dal club Italia con una lettera ben precisa indirizzata a Binaghi nel 2006 dopo esserci stati poche settimane ed aver capito da dentro come funziona. Lo dico senza polemica ma per amore della verità’.
    A supporto di queste mie convinzioni ricordo anche che Binaghi mi ha negato due righe di presentazione per poter portare Simone ad un centro tecnico di atletica leggera delle Fiamme Gialle, per entrare nel quale è necessaria una richiesta istituzionale, lo scorso inverno. Ha praticamente dimostrato che noi allenatori (tra l’altro sono tecnico nazionale della FIT) non siamo abbastanza importanti, secondo lui, neanche per chiedere un permesso per andarsi ad allenare in palestra
    (ha preteso che glielo chiedesse Simone). Quindi sono costretto purtroppo a restituire il complimento di prima al mittente
    con la preghiera di fare propria la convinzione che l’unica realta’, e l’unico “sistema” di vertice del nostro tennis sono i TECNICI INTERNAZIONALI che seguono i migliori tennisti del nostro tennis.

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