Us Open, Blake lancia la sfida a Federer.
“Ma so che è il più forte di sempre.
Le Williams? Reincarnano lo spirito della Gibson”.

 
29 Agosto 2007 Articolo di Giovanni Di Natale
Author mug

Intervista a James Blake (traduzione di Luca Corradini)

D: Sentivo il commento che facevi al termine del match riguardo a Harry Potter e Federer. Sei sempre stato una persona realista, affermando quanto fosse forte. Credi sarebbe meglio assumere un atteggiamento tipo “non mi interessa chi sia, so di poterlo battere”, o va bene cosi’ ?
R: Insomma, mi piacerebbe poter credere di batterlo semplicemente affermando “posso farcela”.
Ci sono una marea di quei libri auto-motivazionali che ti dicono “credici e ce la farai”. E’ una gran bella linea di pensiero.
Ogni volta che devo giocare contro Roger, penso di potercela fare, di poter sfruttare le mie chance e che se gioco al massimo sono uno dei migliori giocatori al mondo. Sento di avere delle possibilita’.
Ma dopo la conclusione dell’incontro, sono piuttosto realista. Quel ragazzo e’ forte. E’ piu’ che forte. E’ forse il piu’ grande di sempre, probabilmente il piu’ grande di sempre.
Faccio del mio meglio, cercando di sconfiggerlo. Ma in alcune circostanze ha semplicemente giocato un tennis migliore del mio, cosi’ che ho assunto un atteggiamento realista, seppur speranzoso. A mio modo di vedere, cerco di non mettere le mani troppo avanti.
Se tre, quattro o cinque anni fa avessi detto che il mio obiettivo era di essere tra i primi dieci al mondo, non credo mi ritroverei in questa posizione, adesso. Ho fissato mete piu’ piccole, realizzabili, ogni giorno, che si potevano tutte riassumere nel migliorare sempre.
I miei obiettivi ruotano attorno ad elementi che posso controllare: allenamento, lavorare il piu’ possibile, prepararmi al meglio, assumere un atteggiamento serio sia durante i riscaldamenti, sia durante la partita, mantenendo un atteggiamento positivo in qualsiasi situazione.
Penso di essere migliorato in tutto cio’, e questo mi ha portato dove sono ora. Sono indubbiamente realista quando dico che se gioco contro Roger, e’ lui il favorito. Ma non si giocano i match solo sulla carta. Siamo in campo, uno di fronte all’altro. Ho delle possibilita’. E’ pur sempre un essere umano. Ci saranno giorni nei quali non gli funziona tutto bene.

D: Hai detto che per te va bene sentirti lo sfavorito.
R: Si, in certi casi ti aiuta a togliere un po’ di pressione di dosso. Contro di lui, a volte ho giocato bene, mentre in altre non sono riuscito a dare il meglio. Ogni volta sembra riuscire a trovare il modo per alzare il suo livello di gioco. Ed e’ avvenuto in quei pochi casi in cui l’ho affrontato in una finale. Il suo record nelle finali parla da solo, e’ impressionate. Gran parte dei suoi record sono impressionanti, ma quello e’ davvero incredibile.
Sai che se te lo troverai di fronte in una finale, lui sara’ al meglio, giocando il suo miglior tennis. E’ dura competere con lui quando succede. A Shangai, sentivo di aver fatto del mio meglio, cosi’ come ad Indian Wells, almeno all’inizio. Ma anche a Miami l’anno scorso non ho giocato male contro di lui.
Insomma, so che e’ umano, cosi’ come so che c’e’ la possibilita’ di avvicinarsi ai suoi livelli, di poterlo battere. Ma nelle partite che ho citato, ha semplicemente giocato troppo bene. Vorrei che ci fosse un modo per dire “adesso vado la’ fuori e lo batto”, ma non penso che le parole da sole mi faranno superare l’ostacolo. Sara’ una questione di mettere in pratica un gioco migliore, o di una giornata storta per lui.

D: Negli anni hai rivelato molto di te stesso, mentre altre cose le hai tenute riservate. Nel libro, e’ ovvio che tu abbia inserito aneddoti dei quali non avevi mai parlato prima. Non e’ strano sapere che ora molta gente conosca cose tanto personali di te ? Nessun rimpianto per questo?
R: No, nessuno. La prima cosa della quale volevo essere sicuro e’ che mia madre approvasse le cose che inserivo nel libro, e cosi’ e’ stato. Personalmente, ho sempre accettato il fatto di essere un personaggio pubblico. Cosi’, accolgo quello che dice la gente di me, siano essi commenti positivi o negativi. E’ una cosa che ho saputo fin da quando sono entrato nello sport professionistico.
Gli elementi piu’ difficili da inserire, quelli che definivi riservati, sono sicuramente stati relativi alla mia famiglia. Mi rendo conto come siano stati coinvolti involontariamente. Il solo essere associati al mio nome li porta all’attenzione del pubblico. Ci penso sempre.
Per questo, prima di mettere i miei amici e i miei cari in questa situazione, mi sono voluto assicurare che prima fossero d’accordo. Il libro, in realta’, e’ in parte un tributo a mio padre e ai miei amici per l’aiuto che mi hanno dato. E’ il mio modo per ringraziarli.
Il fatto e’ che adesso ricevo complimenti e adulazioni per il mio rientro e per tutto cio’ che ho fatto dal 2004 a oggi, ma volevo far sapere che non e’ stato solo merito mio. Se io adesso scendo in campo, lo devo ai miei sostenitori, agli amici che mi hanno dato una mano nei momenti di sconforto; volevo essere sicuro che ricevessero il credito dovuto.
Quando tutti si sono dichiarati d’accordo, per me e’ stato bello poter scrivere di loro e farlo sapere alla gente. Sono felice che le persone sappiano che per un atleta professionista le cose non vanno sempre per il verso giusto, che non e’ tutto perfetto nelle loro vite.
Ci sono diversi modi per affrontare i momenti difficili e quelli piu’ positivi. Il modo in cui li ho affrontati e superati, spero sia d’ispirazione per altri che si trovano nella medesima situazione.
Personalmente, li ho affrontati con i miei amici e la mia famiglia. Sono orgoglioso di aver ricevuto il loro aiuto. E sono orgoglioso del libro perche’ tanta gente e’ venuta da me rincuorandomi, affermando di aver vissuto situazioni simili e di vedermi ora piu’ come un uomo normale, invece che una persona che scende in campo davanti a ventimila persone.
Quest’ultima e’ una situazione con la quale non molte persone possono relazionarsi, ma molti lo possono fare per cio’ che ho dovuto passare nei primi tre o quattro anni di carriera.

D: Se non sbaglio, tu e Althea Gibson siete tra i migliori tennisti venuti fuori da Harlem. Potresti spendere due parole su Althea Gibson, sulla cerimonia di ieri sera. Tuo padre ti ha mai parlato di lei?
R: No, non ne me hai mai parlato. Lui e’ stato ispirato da Arthur Ashe. Tutti sappiamo come Althea abbia preceduto Arthur e come lei sia stata per lui probabile fonte d’ispirazione, una persona con la quale — Insomma, non so che rapporto ci fosse tra i due, ma mi auguro abbiano discusso insieme di quello che avevano dovuto passare entrambi.
Althea si e’ assunta una grande responsabilita’, gestendola alla grande. Credo che Venus e Serena abbiano rappresentato il suo spirito nel miglior modo possibile, ieri sera. Vedere cosi’ tante donne rappresentative riunite qui ieri, che hanno ottenuto riconoscimenti importanti, in realta’ sia donne che uomini, non so se ricapitera’ mai, davvero, e’ incredibile.
Spero che Althea abbia assistito a tutto cio’ da lassu’, e che sia stata felice di quanto visto, sorridendo nel vedere quante persone abbiano voluto renderle omaggio. Molti di loro sembravano genuinamente umili nel vivere quei momenti, quella situazione. E questo basta per far capire il personaggio di Althea e quanto abbia significato per il nostro gioco.

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8 Commenti a “Us Open, Blake lancia la sfida a Federer.
“Ma so che è il più forte di sempre.
Le Williams? Reincarnano lo spirito della Gibson”.”

  1. marcos scrive:

    gran lavoro, luca!

  2. Massimo scrive:

    Davvero, notevolissima intervista!
    Grazie Luca per la traduzione!!
    Frequento da qualche tempo questo blog che trovo interessantissimo, complimenti ad Ubaldo e ai suoi validissimi aiutanti, trovo sempre qualche notizia interessante o qualche spunto di riflessione.
    Grazie!!!

  3. Enzo Cherici scrive:

    “Tutti sappiamo come Althea abbia preceduto Arthur e come lei sia stata per lui probabile fonte d’ispirazione”

    Tutti..o quasi…Vero Roger? ;-)

  4. Carlo scrive:

    Non vorrei che il fatto che queste traduzioni ricevano pochi commenti possa far pensare che non siano apprezzate, semplicemente spesso non c’è nulla da commentere, solo ringraziare chi si occupa di fornire un servizio graditissimo.
    Grazie Luca.

  5. Nikolik scrive:

    Ma quale sfida vuole lanciare Blake, ma per favore…
    Certo, che discorsi, se Federer, mezz’ora prima di scendere in campo, si infortuna, ha qualche possibilità, altrimenti…
    Io non ho buona memoria, ma come faccio a scordarmi l’imbarazzante finale del Masters dell’anno scorso? Per non parlare della finale di Cincinnati quest’anno, che, però, per fortuna, non ho visto, tanto sapevo già come andava a finire.
    Anzi, propongo una cosa che finalmente può salvare il tennis maschile da questo stucchevole dominio senza avversari: ripristiniamo il challenge round, così almeno eviteremo altre umiliazioni a Blake.
    Beh, se non siete d’accordo, vuol dire che non ritenete reale il dominio di Federer e, quindi, in questo caso, potremmo fare così: io pronostico fin d’ora che gli US Open li vince Federer. Sono bravo o no, visto che si è disputato un turno soltanto? Se il torneo è così incerto, per il mio pronostico, se lo azzeccherò, datemi 10 punti di bonus nel concorso pronostici di questo blog.
    Ma, va beh, lasciamo perdere, torno ad occuparmi del tennis vero, quello femminile.

  6. Enzo Cherici scrive:

    A volte succede il titolo di un articolo o come in questo caso di un’intervista, stridano con il proprio contenuto. Non mi sembra di leggere di un Blake così accanito, arrogante. Dice solo - e ci mancherebbe altro - che quando scende in campo con Federer non si sente sconfitto in partenza. Lo trovate strano?

  7. Luigi Ansaloni scrive:

    Il caro James ha semplicemente detto che la speranza è l’ultima a morire, e che ogni volta che scenderà in campo contro Federer lui ce la metterà tutta per battere lo svizzero. Mi sembra un pensiero umanamente splendido. Complimenti per la traduzione.

    Vi scrivo questo post mentre vedo la partita di Rafael Nadal e non è poi così malaccio il match, anche se in effetti si vede che il buon Rafa non è esattamente al 100%…

  8. ivan scrive:

    sono d’accordo con Enzo: il titolo lasciava presagire atteggiamenti più bellicosi. Ad ogni modo di nuovo chapeau a un grande uomo come Blake e alle sue parole misurate, autentiche e per niente banali, ma anche al tennista, spesso non troppo vincente, ma che rimane uno di quelli che più mi diverte e mi entusiasma. E poi il suo sorriso vale un po’ quello di Ronaldinho

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