Il tennis lo faccio io…e me lo gestisco io!

 
13 Ottobre 2008 Articolo di Ubaldo Scanagatta
Author mug

 Virtual Tour: day3!

I giocatori non ci stanno più a farsi strumentalizzare da agenti, direttori dei tornei, sigle e gruppi di potere. Federer, Nadal e Djokovic non hanno paura di esporsi. Significative le proteste delle tenniste russe in blocco a Mosca contro Larry Scott e di Nalbandian contro l’ingerenza dell’ITF per la sede della finale di Coppa Davis.

Tennis week

di Ubaldo Scanagatta

Una volta il tennista pensava solo a giocare a tennis. E tutt’al più, fuori dal campo, a vestire i panni del playboy. Ma i panni del sindacalista li lasciavano ad altri. Oggi non è più così.

Nel ’73 il rifiuto di Niki Pilic a difendere la Jugoslavia in Coppa Davis _ un po’ come Bolelli _ portò alla sua squalifica e, per reazione in segno di solidarietà, alla costituzione del primo sindacato dei tennisti professionisti, l’ATP, la cui prima “discesa in piazza” fu il boicottaggio del torneo di Wimbledon da parte di 79 dei primi 83 giocatori del mondo. Billie Jean King, leader femminista del “women’s lob” si affrettò a fondare la WTA, il sindacato donne

Ma fino al 1990 l’organizzazione del tennis restò nelle mani della federazione internazionale, l’ITF, sotto il cui ombrello agiscono ancora oggi le federazioni nazionali. Due anni dopo la famosa manifestazione sindacale (1988) fuori dai cancelli di Flushing Meadows, tutto cambiò e i tennisti diventarono _ formalmente _ i padroni del loro circuito e del loro destino.

In effetti per molti anni sono stati “manovrati” da gruppi di potere costituitisi alle loro spalle, in particolare da grosse società americane di management abili a coniugare il proprio utile ma anche quello dei giocatori, sempre meglio ricompensati.
Così i tennisti hanno continuato a comportarsi come quelli d’una volta, pensando cioè solo a giocare a tennis. L’incessante ricambio generazionale, con campioni teenagers (Borg, McEnroe, Becker, Edberg, Chang, Agassi, Sampras) che non potevano davvero distrarsi con problemi organizzativo-sindacali, aveva favorito l’inevitabile disinteresse per ogni questione para-sindacale.

Ma i campioni di oggi, da Federer ai pur giovanissimi Nadal e Djokovic che sono voluti entrare nel “consiglio” dei giocatori, sono più maturi, responsabili, decisi ad una gestione più diretta, meno delegata ad affaristi privi di scrupoli. Hanno fatto fuori il “chairman” dell’Atp de Villiers, preteso maggior considerazione per i tornei europei, contestato ferocemente i tour de force imposti da calendari calati dall’alto. Quattro russe top ten, Safina, Dementieva (oro a Pechino), Kuznetsova e Zvonareva hanno criticato pesantemente il calendario Wta da poco presentato dal presidente Larry Scott: “Perché non possiamo iscriverci in più di 4 top-ten al torneo di Mosca se vogliamo farlo? Dobbiamo essere libere di giocare dove vogliamo…” . L’argentino David Nalbandian è invece furibondo con l’ITF che ha imposto per “motivi logistici” Mar del Plata anziché Cordoba (la città di Nalbandian) quale sede della finale di Coppa Davis contro la Spagna. “Ma chi si credono di essere? E allora io non gioco!” ha tuonato “el Cordobes”. Dopo gli studenti in piazza, e i piloti che protestano a terra, sui campi da tennis i nuovi sindacalisti sono i tennisti. I mondo cambia.

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12 Commenti a “Il tennis lo faccio io…e me lo gestisco io!”

  1. Nikolik scrive:

    No, la prima parte del titolo è sbagliata.
    Il tennis, infatti, non lo fanno loro: il tennis è anche quello under 14 e under 16, è quello degli ITF under 18, è quello dei futures ITF, sia maschili che femminili. Il tennis non è solo quello che fanno loro, quello dei top, è anche tutto il resto.

    Vogliono gestire loro il tennis? Benissimo, allora lo gestiscano tutto, però: gestiscano anche quello under e quello dei futures, dove non ci si guadagna nulla e, anzi, ci si perde un sacco di soldi.
    Bella forza, loro gestiscono solo il buono, il bello, il ricco del tennis: a fare quello siamo bravi tutti.
    Hanno lasciato il cattivo, il brutto, il povero del tennis all’ITF, senza dare nulla in cambio: si pappano tutta la torta, i diritti televisivi, gli sponsor buoni, il pubblico, i tornei migliori, ecc.
    Bella forza, che bravi, veramente.

    L’ATP e la WTA stanno però tirando troppo la corda, tutti sono scontenti, i giocatori in primis: urge una sterzata, e tutto fa pensare che presto ci sarà.

    Del resto, in nessuno sport del mondo le competizioni internazionali sono gestite dai giocatori: è un’anomalia che si interromperà e, prima o poi, c’è poco da fare, l’ITF riprenderà tutto in mano, come, alla fine, è anche giusto.

  2. marcos scrive:

    non è mai un errore ribadire che lo spettacolo lo si fa solo con gli attori: basta avere una strada. i manager, gli sponsor, i direttori dei tornei, l’itf, de villiers e scott se vogliono, senza tennisti, al limite possono organizzare una cena. alla seconda, già non va più nessuno, se non profumatamente pagato.

    atp e wta non solo facciano sentire la loro voce, ma impongano quel che per loro è meglio: nessuno come i giocatori conosce il tennis ed i problemi che si porta dietro. essi sono i datori di lavoro di loro stessi, guadagnano e sono la prima ed irrinunciabile fonte di guadagno per tutto il circo: mi pare corretto che sia il circo ad adeguarsi.

    in questo senso, mi pare simbolica la decisione di safin, gran protetto di tiriac, un uomo che ritiene (e ne ha avuto ben donde fino ad oggi) che il danaro possa comprare pure un bell’attico in paradiso: per marat vale di più la tristezza di una sconfitta patita a casa propria (od una settimana di festeggiamenti a mosca) della partecipazione al torneo del proprio manager, ultrapotente.

    i giocatori non devono armarsi per chissà quale rivoluzione: semplicemente lavorino uniti, per ottenere maggiore rispetto ed attenzione.

  3. Ubaldo Scanagatta scrive:

    Nikolik una piccola correzione: anche nel golf il circuito PGA è “gestito” dai golfisti

  4. Giovanni da Roussillon scrive:

    Quale aria fresca sta spirando!
    La macchina organizzativa gioca il ruolo che le è proprio: organizza, amministra, gestisce, coordina chi bada ai piccini, e via via; accordiamoglielo. Ma il bello, l’arte, non li sa produrre, né pensarli. Il caso di Roger Federer illustra chiaramente quanto poco in fondo importi anche la funzione di coach. Lo sport è generato da chi lo pratica, pur nel contesto propiziato dai servizi ausiliari necessari e dai preposti.
    Mi chiedo perché i tennisti non possano dare luogo a sfide con serie di partite a due (perché non ricercare l’unità di tempo nei testa a testa?), a tre, come, quando e dove gli pare. Nel mio fantasticare situazioni ideali per gli attori (meno macchina, più inventiva), vedrei bene riconoscergli lo statuto di artisti. A tutto tondo e in divenire.
    Se questa è la brezza, il tennis potrebbe essere concretamente esemplare agli sport “schiacciati”, ovvero a quasi tutti. Se questo è il vento nuovo, perché non lasciarsi volare?

  5. chloe de lissier scrive:

    mia nonna mi raccontava delle grandi manifestazioni studentesche a favore dell’intervento italiano nella prima guerra mondiale. il risultato era che a combattere ci andavano soprattutto i giovani contadini e i ragazzi che lavoravano in fabbrica, assai raramente gli studenti. armiamoci e partite, in buona sostanza.
    i piloti a terra, i tranvieri in aria, gli insegnanti sui banchi, gli studenti sulle cattedre, i politici che fanno gli imprenditori e gli industriali che fanno i politici, i sindacalisti che sanno tutto e i lavoratori che non sanno niente, i filosofi che fanno i giornalisti e i giornalisti che fanno i filosofi. ora anche gli atleti che fanno gli organizzatori. insomma, ce ne fosse uno che facesse il suo lavoro. ma tutti si sentono indispensabili.
    come dargli torto? in fondo la vita è come la fabbrica di san pietro: tutto è perennemente in cantiere. allora che importa quel che si fa? basta che passi il tempo, magari con qualche divertimento. e cosa c’è di più divertente che sognare di mandare tutti al diavolo e far ogni cosa da soli?
    tanto domani si ricomincia…

  6. Agostino scrive:

    Nikolik non sono molto d’accordo…
    O almeno credo che tu non valuti alcuni aspetti che pure riguardano il tennis professionistico, quello di chi gioca sul circuito maggiore. Attorno alla 100esima posizione in classifica si guadagna, in una stagione, attorno ai 150.000 euro. Ignoro quali siano le spese sul circuito, ma un pro, con qeui 150.000 deve pagarsi un coach, un fisioterapista, i viaggi, spesso i pernottamenti, spesso le percentuali all’agente e deve infine pagarci le tasse.
    Non so quanto gli resti per permettersi di dire “faccio 8-9 anni di professionismo e poi campo di rendita”, e parliamo di giocatori che i futures non li disputano neanche da lontano.
    E’ chiaro che vedere solo i grandi a gestire il sindacato possa insospettire e far pensare che in realtà vogliono una fetta di torta ancor più grande per loro che sono le vere attrattive del circuito (cosa parzialmente legittima a mio avviso). Ma le prese di posizione contro il mese in U.S.A. tra Indian Wells e Miami? Non ti sembrano andare in direzione opposta? Pensa ad un giocatore europeo, a quel numero 100 di cui sopra che tenti le quali in entrambi i tornei: quanto spenderà per stare un mese in america e forse non stringere nulla?
    E’ chiaro che per la gestione dell’attività juniores bisognerà attendere che i tennisti facciano delle proposte, e che magari siano consigliati da chi quell’ambiente lo bazzica più di loro: ma se non ci mettono la faccia federer e nadal, chi vuoi che ce la metta?

  7. DARTAGNAN scrive:

    Ogni professione è gestita dal professionista, quindi perché il tennis d’alto livello deve essere differente, visto che è sport di soli professionisti?
    Per continuare a mantenere dei baracconi (federali?) dove, faccio questo esempio simbolico, il pensiero viaggia a velocità - nel migliore dei casi - del fax, quando nel resto del pianeta per comunicare si utilizza da tempo la banda iperlarga?
    Tuttavia ci sono e ci saranno sempre pro e contro, e motivo di discussione. Purché sia costruttiva e progettuale e porti a migliorare in sistema, anziché ad implodere.

  8. Avec Double Cordage scrive:

    mi è sorta una domanda ultimamente, ma chi è stato ad introdurre questo andazzo degli asciugamani dopo ogni scambio? Da quel che mi sembra di ricordare ai tempi di Becker Edberg e anche Agassi Sampras non c’era questo uso. Deve quindi essere stato uno del interregno, forse Hewitt ma più probabilmente Moya, non credo Safin, gli argentini forse, qualcuno sa chi è il colpevole del misfatto? Forse Stefano Grazia lo sa.

    Venendo al topic, penso che si possano definire quattro tipologie organizzative tipiche per gli sport individuali.

    1.) SCI ALPINO: La prima è quella federale tipo sci alpino dove fino a qualche anno fa gli atleti venivano ancora considerati dilettanti e in america organizzavano un pro tour parallelo e dove tuttora i gli atleti corrono per squadre nazionali (tranne poche eccezioni di atleti super professionisti con un talento fuori dalla norma che o ricevono un trattamento speciale Tomba, Zurbriggen, Herminator o si creano la loro propria federazione Girardelli in Lussemburgo) il fatto che l’organizzazione del circuito e la sicurezza delle gare sia sottoposta a dei dilettanti che stanno in cima alla scala di comando e responsabilità spesso comporta malumore tra gli atleti, specialmente quando si deve gareggiare in circostanze da festa del paese o quando uno perde una gamba o la vita, nel tennis il rischio acuto di perdere la vita no c’è ma grossomodo questo era il sistema del tennis fino al 1968 …lo sci non è nemmeno arrivato al 1973 anzi c’è una tendenza inversa, ad esempio nello snowboard gli atleti professionisti si erano creati una loro federazione di snowboard nel 1990 con Terje Haakonsen come figura dominante una specie Stenmark o Federer dello snowboard, creando lo standard delle competizioni snowboard in un mix di “sport atletico - azione con rischio relativamente sicuro - spettacolo e divertimento” ma nel 1995 il CIO dette alla federazione dello sci il compito di organizzare un evento olimpico di snowboard e considerò lo snowbord una sottospecie dello sci, in una decisione chiaramente influenzata da conflitti di interesse visto che c’era già una federazione di snowboard funzionante che aveva creato lo sport portandolo a livello olimpico, la federazione internazionale di sci FIS distrusse quella di snowboard ISF nel giro di 7 anni, per partecipare alle competizioni olimpiche infatti bisognava partecipare al circuito FIS, Haakonsen non lo fece e boycottando i giochi del 1998 a Nagano ma nel 2002 la federazione di snowboard andò in bancarotta, ora lo snowboard è in una fase stagnazione se non di calo anche perché con la gestione nello stile dello sci è venuto a perdersi lo slancio “californiano - surf” che era presente quando venne gestito dai pionieri.

    2.) FORMULA 1: è ora, e ormai da parecchi anni, una specie di circo privato gestito da Bernie Ecclestone (forse si potrebbe definire Tiriac un aspirante Ecclestone) è lui che comanda tutto e la cosa più importante è lo spettacolo fornitore di soldi, sicurezza competizione innovazione sono tutti fattori subordinati da dosare a dovere. La federazione comandata da un personaggio con l’insuperabile fattore ricattabilità di Max Mosley (che per partire è figlio del capo fascista britannico e di una delle Mitford sisters nazinste, non si è nemmeno dimesso dopo lo scandalo del party “nazi-sesso nel lager” dell’anno scorso, anzi è stato ovviamente difeso da Ecclestone che sicuramente è a conoscenza di tutti vizi del presidente e ne stringe gli attributi ben fermi nella mano) è poco più di un braccio operativo in ambito formula 1, ovviamente il pezzo forte dell’automobilismo. Esistono organizzazioni dei team (poco influenti) e dei piloti (che qualcosa a livello di sicurezza sono riusciti a cambiare) ma avendo canali di guadagno diversi ognuno si occupa del proprio giardino ed è ben felice che Ecclestone si prenda cura di mandare avanti la baracca.

    Tra questi due estremi ci sono le altre due tipologie

    3.) CICLISMO: ovvero tour de france se vogliamo parlare di livello globale. Situazione disastrosa per via del doping che sta affossando lo sport, è evidente che manca una persona che sappia regolare il tutto visto che sono anni che la barca sta rischiando di affondare

    4.) TENNIS: che vive due vite parallele se non 3 volendo considerare anche il tennis femminile che ha la propria organizzazione a differenza dei due casi limite tipo FORMULA 1 e SCI

    Io penso che alla lunga sia inevitabile arrivare ad una forma tipo quella della FORMULA 1 (con una lunga transizione che parte dalla struttura organizzativa dello SCI passando per quella del Ciclismo e poi quella del Tennis attuale), con un organizzazione privata che gestisce il circuito di prima scelta, un associazione o sindacato dei giocatori professionisti e una federazione di quelli dilettanti che si curano tutto quello che avviene al di sotto del TOP e al massimo possono far valere i propri interessi “vitali” come l’associazione piloti nella Formula 1 e in fin dei conti anche l’associazione dei team non può andare oltre.

    E’ chiaro che tale circuito deve operare come monopolista al di fuori di vera concorrenza (la formula indy può solo servire per uno spunto ida) gestendo tutti gli eventi TOP, per funzionare al massimo (uno dei pochi casi a concorrenza limitata), nel tennis tale circuito deve quindi comprendere i sei campionato mondiali annuali, Australian Open, Roland Garros, Wimbledon, US Open, Masters, Davis Cup e per evitare che i suoi attori di vertice diano troppo lustro ai tornei inferiori ha bisogno di altri 2 o massimo 3 tornei uno (o forse anche due) tra Australian Open e Roland Garros e uno tra US Open e Masters

    Al momento ognuno di questi 6 campionati mondiali funziona come una specie di FORMULA 1 assestante in concorrenza con gli altri dove a soffrire sono il Masters e la Coppa Davis perché gestiti da organizzazioni (ATP e ITF) che hanno troppi altri interessi paralleli rispetto al loro torneo principale e nel caso dell’ITF a differenza dell’ATP il tutto è in mano a dilettanti

    Penso che questo passo verrà fatto nel momento in cui sfruttando un periodo di crisi un personaggio tipo Tiriac riuscirà a sottomettere i 4 tornei del grande slam organizzando 3 grandi tornei al massimo del livello di spettacolo in paesi benestanti con un boom di tennis e parallelamente eliminerà la concorrenza di Masters e Coppa Davis con due manifestazioni analoghe che dopo qualche anno si fonderanno alla manifestazione originale come è successo con ATP World Championship e Grand Slam Cup

    Solo un circuito di vertice che monopolizzi in se il pubblico di massa e agli occhi dei moderatamente interessati possa apparire come l’unica forma di eccellenza può arrivare a superare il livello mediatico attuale, che già è elevato e quindi in mancanza di un crisi passeggera difficelmente si verranno a creare le premesse per un azione mossa a creare un circuito tipo formula 1. Bisognerebbe che nello stesso decennio il tennis americano, quello francese, australiano e inglese passassero un periodo come quello italiano al minimo se non come quello inglese pre-henman.

    L’unico problema rimanente sarebbero le olimpiadi, ma una volta creato un circuito comprendente i 4 tornei grand slam e altre 4 manifestazioni con montepremi sovrastanti ogni altro torneo difficilmente succederà quello che è successo allo snowboard

  9. Gudpis scrive:

    Voglio Bolelli nel consiglio dei giocatori! Sai che botti!

  10. Ubaldo Scanagatta scrive:

    Ho dimenticato (o meglio: non c’era più spazio per il rigaggio che mi era stato assegnato sul giornale) che in Spagna i giocatori, da nadal a Moya, a Robredo e soci, hanno chiesto al presidente della federtennis spagnola di dimettersi…altrimenti nessuno di loro avrebbe giocato la semifinale di Coppa Davis contro gli USA a Madrid. E il presidente si dimetterà. Vi immaginate una cosa del genere in Italia? I contestatori finirebbero tutti sulla sedia elettrica. Forse perchè nessuno di loro è stato n.1 del mondo (Moya, Nadal, Ferrero) e nemmeno top-ten (Robredo).

  11. Gio vanni da Roussillon scrive:

    Gli stati prelevano dall’erario cifre spaventose per coprire le defaillances di banche(tti). Con qualcosina in più garantirebbero la disoccupazione forzata ai non desiderati. Non so chi siano, ma a quanto leggo sembrano in numero contenuto, e verrebbe quantomeno applicato un po’ di contrappasso.

  12. Giovanni da Roussillon scrive:

    Trovo sconsolante che intorno ad un articolo propositivo (per provocazione pacata) come codesto, in cui Ubaldo Scanagatta accenna alla possibilità da parte dei singoli interessati di prendere in mano il proprio futuro, i propri interessi, non si sviluppi un dibattito vero e proprio. Non appena venisse, di contro, citato il campanile, tutti allora si precipitano a commentare, animati dall’amore per la patria, la quale sembra non ricambiare, e lasciar proseguire nel fragore le critiche inascoltate.
    Qualche eroe autoctono potrà certo favorire la diffusione del tennis all’interno dell’area di appartenenza, ma nel tempo in cui al centro dell’attenzione è il No. 1 e dintorni, e le informazioni viaggiano alla velocità della luce, mi chiedo che importanza può assumere la quantità di top ten avvolgibili nella bandiera di casa. La facoltà di primeggiare va riconosciuta a tutti, tutti apprezzano i migliori, mentre le belle parole del campanilismo non servono lo scopo del mondo tennis.

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