Occhio di Falco “raddoppia”:
più campi e più chiamate.
“Aiuta lo spettacolo”.
I giudici sbagliano 1 volta su 3.

 
10 Gennaio 2008 Articolo di Michele Fimiani
Author mug

Bilancio di fine anno per l’Hawk Eye, autentica rivelazione del 2007. L’occhio elettronico è stato chiamato in causa dagli uomini 412 volte, ma solo in 139 casi i tennisti avevano visto giusto. In Australia il sistema elettronica sarà operativo anche sulla Vodafone Arena ed i giocatori potranno chiedere tre challenge a set (più un bonus in caso di tie-break).

Cambia Genitori&Figli. I commenti adesso si possono fare sotto al nono riassunto, ottimamente realizzato da Stefano Grazia. Continuate così, che siamo vicini ai 1500 commenti.


An…extreme hawkeye with Nadal and Youzhny!! Un “Occhio di Falco”…estremo durante il match tra Nadal e Youzhny!!

Dai prossimi Australian Open aumentano le possibilità di chiamare in causa l’”Occhio di falco”.
Lo ha annunciato qualche tempo fa il direttore del torneo Craig Tiley, aggiungendo che il dispositivo elettronico sarà a disposizione anche nella Vodafone Arena (l’anno scorso era presente solo nel Campo Centrale). I giocatori avranno la possibilità di chiedere il challenge ben tre volte a set, più una quarta aggiuntiva in caso di tie break, a dispetto della formula due-più-uno adottata da tutti i tornei durante l’anno passato.
“Il challenge sistem ha avuto un grande successo nel 2007, e inoltre risolve le dispute sulle chiamate dei giudici di linea, riducendo la pressione che grava sul giudice di sedia”, dice Tiley.
Partendo dal presupposto che fin quando Occhio di Falco non sarà presente su TUTTI i campi di un torneo, sarà comunque una regola iniqua, è comunque interessante valutare i primi risultati dopo un anno di sperimentazione.
Nei tre Slam in cui è stato utilizzato (ovviamente a Parigi vale il segno della pallina sulla terra), Hawk Eye è stato chiamato in causa 412 volte e in 139 casi i giocatori avevano ragione (33,7%). Questo vuol dire che i giocatori hanno chiesto inutilmente una verifica nel 66,3% dei casi!
(NB: tali numeri riguardano esclusivamente i tornei maschili; per quanto riguarda quelli femminili le percentuali non sono molto diverse, ma sono meno significative in quanto le donne in confronto agli uomini hanno giocato meno sul centrale e partite al meglio dei tre set).
Il numero uno del mondo Roger Federer (noto per non avere un buon rapporto con la macchinetta elettronica) ha chiesto il challenge 38 volte, avendo torto in 21 casi (55%).
Il risultato peggiore è sicuramente quello riscontrato a Wimbledon dove su 106 chiamate solo 20 sono state quelle che hanno dato torto ai giudici (20,75%). Pensate che il vincitore Federer ha chiesto il challenge 10 volte con 2 esiti positivi mentre il finalista Nadal ha un quoziente di 5 su 12.
Anche a New York le percentuali non sono state esaltanti: solo 57 chiamate valide a dispetto delle 184 totali (30,98%), con Federer che “vanta” un rapporto di 4 su 11.
Fin qui viene da chiedersi quali siano gli ottimi risultati tirati in causa da Tiley.
Se però ci soffermiamo sulle statistiche dell’Open d’ Australia si può osservare che i numeri sono sicuramente più confortanti (pur essendo globalmente non positivi): difatti la percentuale di challenges in cui i tennisti hanno avuto ragione è 49,18% (60 su 122), e lo stesso numero uno del mondo vanta un ottimo 11 su 17.
Trattandosi però di numeri non proprio esaltanti, rimane almeno curiosa la scelta di Tiley di aumentare il numero di verifiche a disposizione per ogni set.
Vediamo comunque spesso giocatori che pur sicuri dell’errore chiedono la verifica per rifiatare o per sperare paradossalmente in un errore del computer.
Detto questo, è comunque un bene che (come dice Tiley) “tennisti e arbitri possano usufruire e approfittare delle innovazioni tecnologiche messe a loro disposizione”.
Un ultimo fattore (di non poca importanza), messo in luce dal direttore degli Australian Open, è quello mediatico: il Replay aumenta la suspance e il pubblico negli stadi indubbiamente lo apprezza .
“E’ un altro aspetto dello spettacolo del tennis moderno” dice Tiley.
E su questo nessun numero potrà dargli torto…!

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14 Commenti a “Occhio di Falco “raddoppia”:
più campi e più chiamate.
“Aiuta lo spettacolo”.
I giudici sbagliano 1 volta su 3.”

  1. angelica scrive:

    Sulla percentuale di chiamate contro i giudici di linea “pesa” anche Montreal, dove nessuno lo dice, ma pare sembra si sussura che ci sono ‘forti’ sospetti che nei primi due giorni l’Hawk Eye non fosse impostato correttamente.

    In ogni caso è vero che l’hawk-eye diverte il pubblico.
    Ma fino ad un certo punto.
    In Fed Cup oppure in Coppa Davis dove non c’e limite di challenge e’ stato chiesto troppe troppe volte e alla fine diventava irritante.

    Mi ricordo a Mosca, Barazzutti chiedere un challenge su un dritto della Schiavone in corridoio!!
    Motivo? Per far rifiatare Francesca dopo uno scambio molto duro.

    (sia chiaro non lo ha fatto solo Barazzutti, visto che c’era questa possibilità e’ stata usata anche a questo scopo)

  2. roberto commentucci scrive:

    Credo che Angelica abbia ragione. Io personalmente sono contrario all’aumento del numero di chiamate concesse a ciascun giocatore deciso da quest’anno. Credo che il vero motivo sia la “spettacolarità” della procedura, che fa aumentare l’attenzione dello spettatore, in campo e in tv, in attesa del responso dell’occhio elettronico. Ritengo che finirà per esservi un eccessivo numero di interruzioni, anche su palle poco dubbie, e che in molti ne approfitteranno per rifiatare o per riordinare le idee o, peggio ancora, per tentare di togliere ritmo e concentrazione all’avversario, un po’ come avviene con gli injury time chiamati a sproposito (cosa che per la verità avviene più spesso tra le donne che tra i maschi…).
    Purtroppo le esigenze di marketing e spettacolarizzazione spesso finiscono per prevalere sulla necessità di garantire regole eque e trasparenti.

  3. men.gol scrive:

    Non ho ben capito a favore di chi vadano tutti questi numeri. Mi spiego meglio: sappiamo bene che il giudice di sedia con i suoi colleghi sono umani e a volte sbagliano, come spesso il giocatore pensa di aver visto una cosa invece è un’altra! Quello per cui credo sia stato inventato l’occhio di falco è il poter dare un po’ a tutti la facoltà di decidere i “punti incerti”, le situazioni poco chiare, dunque creare meno scontento possibile soprattutto ai giocatori. Essendo poi una regola nuova deve ancora prendere la giusta dimensione per quel che riguarda il numero di chiamate in un set, la copertura su tutti i campi e la massima precisione (alcuni challenge sono molto dubbi…). Tutto questo per dire che secondo me l’occhio di falco è positivo, sicuramente culturamente anti-tennis, però credo che diventerà una innovazione molto utile!!! Una cosa che dovrebbero prendere in considerazione anche quei geni del mondo del pallone: la moviola in campo è necessaria!!! Come del resto si usa in tanti altri sport ben più complessi e disciplinati come per esempio il rugby…
    Buona giornata a tutti!!!

  4. pibla scrive:

    Non voglio assolutamente entrare nell’annosa polemica tra tecnologia applicata allo sport sì e tecnologia applicata allo sport no, quello che mi limito a dire, e che a mio avviso è abbastanza oggettivo, è che, pur tra tutti gli inevitabili pro e contro, l’introduzione dell’occhio di falco elettronico in uno sport fatto di centimetri se non di millimetri, come è il tennis, è stata un’innovazione positiva, in primis per i giocatori, poi naturalmente si può discutere su come debba essere regolato e disciplinato l’utlizzo del “falco”, ma positivo lo è stato di certo, mi sembra che questo dato sia sotto gli occhi di tutti.
    Secondo me fino a tre volte a set ci si può arrivare, anche perché le interruzioni sono veramente brevissime, piuttosto l’importante è che questo strumento col tempo diventi sempre più preciso ed affidabile ed allora sarà ancora di più un’indubbia garanzia certezza per tutti.

  5. marcos scrive:

    a prescindere dai numeri, ottimamente descritti nell’articolo, sono favorevole all’occhio di falco, soprattutto, in coppa davis e federation cup.

    la possibilità per i giocatori di avere una verifica in momenti culminanti del match è cosa buona. non mi disturba molto se un giocatore lo sfrutta per rifiatare: c’è chi chiama il fisioterapista, c’è chi si allaccia le scarpe, chi fa rimbalzare 30 volte la pallina prima di servire e chi si gratta il sedere; c’è anche chi chiama l’hawk-eye.

    finchè non sarà esteso a tutti i campi di uno stesso torneo, non potrò considerare questo progresso tecnologico come un equo ausilio ai giocatori: in questo senso, considero l’occhio di falco ancora in fase di sperimentazione.

    nulla si toglie e nulla si aggiunge, se si decide di poterlo chiamare tre volte, piuttosto che quattro, o viceversa.

  6. Francesco da Lugano scrive:

    L’occhio di falco è sicuramente un fattore positivo nel tennis. La sua introduzione fa bene a tutti: giocatori (che così si mettono l’anima in pace), spettatori (fa spettacolo), e giudici di linea (meno pressione).

    Però sono anche d’accordo che se viene occhio di falco viene applicato in un torneo, va applicato su tutti i campi, anche quelli secondari.

    Per me, infatti l’Hawk Eye è paragonabile ad una sentenza della Cassazione. Tutti i cittadini (e gli atleti) vi possono ricorrere. Non solo i più ricchi.

  7. valerio scrive:

    Ancora con questa questione che tommasi ribadisce 100000 volte durante le sue telecronache…lo sappiamo tutti che occhio di falco dovrebbe stare su tutti i campi ma sapete anche che è impossibile visto che l’australian open avrà 30 campi..quindi è una cosa nn fattibile ed è inutile continuare a ripetere che dovrebbe stare su tutti i campi..sarebbe giusto cosi ma al momento nn è attuabile..piuttosto questi numeri smentiscono il luogo comune (che gia ritenevo errato)ke i giocatori sanno sempre se la palla è buona..addirittura a volte hanno sbagliato anche nella riga dove si trovavano loro non quella dalla parte opposta del campo..

  8. flexible scrive:

    siamo sicuri che l’occhio dice la verità e che quella traettoria che vediamo è quella effettiva? io non sono sicuro.

  9. Michele Fimiani scrive:

    Per flexible

    Non voglio dire cose che non so, nè voglio essere impreciso; l’unica cosa che mi sento di dire con certezza è che come tutti gli strumenti di misura, anche Occhio di Falco è soggetto a minimi errori.
    Per intendersi, non esistono strumenti di misura che danno misure ESATTE (chiunque abbia in casa un libro di fisica trova questa nozione quasi sicuramente nel primo capitolo).
    Ovviamente gli strumenti sono tanto precisi, quanto piccoli sono gli errori di misura che provocano.
    Sicuramente Occhio di Falco, trattandosi di un meccanismo usato nei più importanto tornei a livello mondiale, è uno strumento molto ma molto preciso.
    Questo vuol dire che se si tratta di palle dentro o fuori di alcuni centimetri, sicuramente il Falco dice la verità.
    Ovviamente, se una pallina esce, tanto per fare un esempio, di alcuni decimi di millimetri, ci sta che la macchina non sia così sensibile da rilevarlo, e nel replay dica che la palla ha sfiorato la riga.
    Scusandomi per l’approssimazione con cui mi sono espresso, spero comunque di aver risposto al quesito.
    Sicuramente Roberto Lombardi (che saluto), sempre preparato su tali questioni, potrebbe essere più esaustivo di me.
    Se legge il nostro blog, lo invito ad intervenire a tal proposito.

  10. angelica scrive:

    Flexible fa notare un qualcosa che molti danno invece per scontato:
    l’occhio di falco NON e’ la moviola.
    E’ una proiezione computerizzata di un probabile impatto della palla con il terreno, basato sull’analisi delle immagini fornite da 8 telecamere.
    Il suo inventore l’ingegnere Hawk (e’ si perche’ occhio di falco si chiama cosi’ per il nome dell’inventore) dichiara una possibilità di errore di 3 mm (molto più probabile che la possibilità di errore sia di 5 mm)
    Ciò significa che se Hawk-Eye dice IN di 1 mm, la palla potrebbe essere IN di 4 mm oppure OUT di 2 mm.

    Detto questo e accettato che anche con le impostazioni corrette, il sistema non e’ preciso al 100% , mi trovo d’accordo con Francesco da Lugano quando dice che Hawk-eye e solo un giudizio esterno che tutti hanno accettato come definitivo.

    Anche se quando lo sbaglio e’ palese puo’ far andare completamente fuori di testa anche un tipo in genere corretto come Nadal. Mi riferisco all’incontro di Dubai.

  11. olm scrive:

    Quello che e’ bello dell’occhio di falco a parte la precisione e’ che e’ assolutamente imparziale. Federer pensa che siano imparziali anche i giudici di linea, e quindi che alla lunga gli sbagli si compensino. Molti altri, anzi quasi tutti, credono spesso che i giudici “tendano” a sbagliare in certa direzione. Per questi Hakw eye e’ utile, almeno perche’ e’ piu’ difficile credere che “ce l’abbia con te”, compensi o si faccia condizionare.

    Personalmente poi non mi sembra importante che sia su tutti i campi. Ci sono campi che hanno le tribune e il pubblico, ce ne sono con piu’ o meno vento, con piu’ o meno ombre, si gioca di giorno o di notte. Con tutte queste differenze oggettive e che impattano in misura diversa i vari giocatori, la presenza/assenza dell’Hawk Eye mi sembra un fattore secondario.

    Per quanto riguarda la precisione, la pallina si deforma in misura molto maggiore di 1mm, non ha una superficie liscia, e l’impatto non e’ istantaneo. Non credo che sia ipotizzabile una precisione assoluta, ma basta che Hawk Eye dia in media risultati superiori a quelli di Human Eye. In fase di calibratura e’ possibile confrontare manualmente la risposta di Hawk Eye
    con le immagini riprese dalle telecamere, e quindi credo che questo punto sia verificabile e verificato.

    Forse non tutti sanno che l’hawk eye e’ nato per il cricket, dove in certi casi per stabilire se una certa azione e’ valida o no conta stabilire dove sarebbe passata la palla se non fosse stata colpita. Per questo traccia anche la traiettoria della palla.

  12. Giuseppe C. scrive:

    Io invece non sono d’accordo con chi dice (a partire da Tommasi) che Hawk-Eye provoca delle iniquità fino a quando non è esteso a tutti i campi. Per me l’importante è che i due che vanno in campo siano messi sullo stesso piano (cioè abbiano entrambi la possibilità di richiedere la verifica o no), e ciò accade sia sul campo centrale che sull’ultimo. Se no, dovremmo considerare iniquo anche che chi gioca sul centrale (indipendentemente da Hawk-Eye) venga arbitrato da arbitri migliori, che se piove deve solo aspettare che si chiuda il tetto e non che smetta di piovere, etc. Io credo credo che il problema si ponga solo quando i due giocatori sono messi in condizioni diverse, come quando due giocatori che si devono affrontare hanno un diverso tempo di recupero.

    Paradossalemente, chi critica la macchina per questo motivo vede di buon occhio il suo utilizzo in Davis, perché nel singolo incontro si usa per tutti e si evitano possibili ruberie. Al contrario, io ho qualche riserva proprio in questo caso. Se non vado errato, il suo utilizzo non è obbligatorio quindi mi sembra che chi giochi in trasferta in un campo dove c’è possibilità di verifica abbia maggiore tutela di chi va a giocare laddove Hawk-Eye non c’è.

  13. Anakyn scrive:

    Secondo me la novità tecnologica dell’Hawk Eye è positiva, ovviamente in proporzione alla precisione offerta dal mezzo, che però mi pare sia altissima, e dunque indice di affidabilità.
    Non credo sia però una buona idea consentire una chiamata in più per set: la formula 2+1 mi pareva l’ideale.

  14. ubaldo scanagatta scrive:

    La cosa curiosa, secondo me, e’ che quasi mai ho letto che l’aspetto piu’ assurdo di questa introduzione dell’Hawk Eye e’ che ognuno, intendo ogni torneo, fa come gli pare: due chiamate, tre, possibile che le varie sigle non capiscano che almeno su certe cose banali farebbero miglior figura a adottare regole comune a tutti per non disorientare l’opinione pubblica?
    UBS

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