Guga e Justine due modi diversi di dire addio.
Gli esempi di Sampras, Agassi, Edberg

 
25 Maggio 2008 Articolo di Ubaldo Scanagatta
Author mug

E’ sempre triste assistere a un funerale. Anche quando un tipo solare come Kuerten si sforza di renderlo radioso e la commozione regna sovrana. Qualcuno avrebbe preferito che si comportasse come la Henin 

Monica Seles ha smesso di giocare a tennis senza annunciarlo. Hanno deciso per lei gli infortuni e l’impossibilità di riprendere la racchetta in mano. Pete Sampras ha vinto l’open degli Stati Uniti e poi si è dato al golf, al poker, alla famiglia, quasi nauseato dal tennis. Un anno dopo, sempre all’open degli Stati Uniti, Sweet Pete ha fatto sapere, fra le lacrime, che non avrebbe più ripreso seriamente una racchetta in mano (mi dire mai…che poi sono arrivate le lucrose esibizioni con Federer…) e quella celebrazione annunciata fra squilli di trombe e sonar di campane ha fatto passare in second’ordine quella arrivata in quello stesso torneo da Michael Chang.
Il suo grande rivale Andre Agassi ha detto addio a 36 anni dopo aver perso da Becker, quello sbagliato, Benjamin, non Boris, quando tutti pensavano che il cigno avrebbe cantato davanti a Roddick, vero passaggio di consegne. Il tutto sempre all’open degli Stati Uniti.
Stefan Edberg annunciò all’inizio del ’96 che quello sarebbe stato il suo ultimo anno e ogni torneo fece trionfale passerella, giocando un giorno benissimo come ai bei tempi, un altro male. Avrebbe voluto chiuderlo, quell’anno, con un trionfo in Coppa Davis che non arrivò. Si fece male nella prima giornata della finale con la Francia. Kulti fece il resto mangiandosi tre matchpoints consecutivi con Boetsch nel singolare decisivo, sciupandogli l’addio.
I ritiri di Martina Navratilova…sono stati più d’uno…dal singolare, da tutto, dal doppio. E magari fra qualche anno si ripresenta.
Justine Henin _ è storia recente _ ha colto tutti in contropiede, il più sorprendente della sua carriera, proprio alla vigilia del suo amatissimo Roland Garros. L’ha fatto con una conferenza stampa affollatissima, da n.1 del mondo.
E ora c’è stato questo addio di Guga Kuerten, programmato, in più tappe, diverso da tutti i precedenti, apprezzato da alcuni, criticato da altri che l’hanno trovato perfino patetico. Su L’Equipe Frank Ramella, ad esempio, ha scritto proprio oggi che veder giocare Kuerten (che non vinceva più due match di fila dal 2004) grazie a delle wild card, con gli avversari che quasi provano pena per lui, è terribilmente triste. E’ vero che a Montecarlo Ljubicic mi disse che avrebbe potuto vincere molto più netto se solo lo avesse voluto. Sempre Ramella ha parlato di match-parodia, dove perfino i gemiti rantolati di Guga nell’atto di colpire il suo famoso rovescio possano sembrare falsi. Per carità Guga aveva il diritto di concedersi questa sua ultima passerella, ma se ha fatto bene non lo so. Gli organizzatori di Montecarlo prima e del Roland Garros poi sono stati gentili a concedergliela, era quasi doveroso. Ma non so quanto gli spettatori fossero contenti di pagare un biglietto abbastanza salato per un match che non era un match, ma un incrocio fra un’esibizione e una gara di cui alla fine sei costretto a registrare il risultato scontato per quanto concerne il vincitore e nel quale ti auguri soltanto che alla fine non sia troppo severo. Sfide che non sono sfide e con non pochi momenti d’imbarazzo per l’avversario che non vuole infierire su un ex campione incapace di difendersi.
Io stesso _ confesso _ ero combattuto fra due sentimenti, nel vedere sul Philippe Chatrier quest’addio un po’ straziante di Guga nel campo che lui ha più adorato, e davanti alla gente che più aveva mostrato di apprezzarne la simpatia, la genuinità, la disponibilità dell’uomo cui tutte le sue disavventure umane (la morte del padre, la tragedia del fratello cerebroleso e poi morto, in piccolo anche le sue traversie nelle sale operatorie) l’avevano negli anni reso più vicino alla gente comune. Guga non si è mai montato la testa, nonostante la straordinaria popolarità che nel suo Paese l’ha visto accostarsi ai campioni del futbol, dei Ronaldo, dei Ronaldinho, dei Senna e dei Fittipaldi. E’ sempre rimasto quel ragazzo semplice cui era impossibile non voler bene. E’ sempre stato un ragazzo con il cuore grande, proprio come quello che aveva disegnato con la racchetta sul Philippe Chatrier. E ieri era impossibile non commuoversi, non applaudirlo di cuore.
Ma dentro di me mi domandavo anche, soprattutto a Montecarlo dove la sua passerella davanti ai nouveau riches indifferenti seduti a pranzare sulle terrazze del Country Club non mi aveva trasmesso le stesse vibrazioni di ieri, se in fondo non avesse fatto meglio Justine Henin a lasciarci in tutt’altra maniera., la sua maniera. Quasi in sordina, almeno per come era possibile farlo per una ragazza che sia n.1 del mondo.

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16 Commenti a “Guga e Justine due modi diversi di dire addio.
Gli esempi di Sampras, Agassi, Edberg”

  1. enzo cherici scrive:

    Sono decisamente tra gli “impietosi”. Scene che non avremmo mai voluto vedere. Penso a quei poveracci che avevano il biglietto per il Centrale e sono stati ripagati da quattro lacrime finali. E per la serie al peggio non c’è mai fine, domani il bis. Federer sbattuto sul Lenglen, mentre i “fortunati” possessori di biglietto per lo Chatrier si papperanno un indimenticabile Coria-Robredo. Evviva! Oddio, magari poi esce fuori una partita più equilibrata nel punteggio della patetica sceneggiata odierna, ma ancora una volta andate a chiedere a chi ha acquistato i biglietti del centrale quale match avrebbe preferito vedere. Continuando di questo passo Parigi verrà sorpassato in prestigio anche dagli Australian Open. Che già hanno un’ottima sistemazione in calendario (primo vero torneo dell’anno, giocatori freschi e partecipazione straordinaria), ma ora iniziano ad avere anche un’organizzazione migliore. E questo mi stupisce perché a Parigi difficilmente sbagliano (sbagliavano?) da questo punto di vista. Concludo con una considerazione: una stupidaggine di questo genere i criticatissimi organizzatori di Roma non l’avrebbero mai fatta!

  2. marcos scrive:

    m’è parso che il centrale fosse in maggioranza commosso: a me non ha dato fastidio questo addio. mi mancheranno i suoi sorrisi…quello sì!

  3. Giovanni Rossi scrive:

    Rgazzi, un po’ di ragionevolezza per favore! E’ giusto che a Guga sia stata data la possibilita’ di salutare il suo pubblico. Non penso che i presenti abbiano rimpianto i soldi del biglietto. Io non lo avrei pensato per un secondo. Grazie Guga, mi manchera’ il tuo sorriso e il tuo gioco meraviglioso sulla terra. Che rovescio incredibile! Onore a Guga e in bocca al lupo per la sua nuova fase di vita.

  4. riccardo scrive:

    Mi pare ingeneroso accusare il povero guga, uno dei pochi esempi positivi di sport pulito, allegro e che non si prende troppo sul serio. Ha voluto salutare il pubblico del torneo che lo ha consegnato ai grandi e non ci trovo nulla di male

  5. JACK scrive:

    ciao guga!!!grazie

  6. Marco scrive:

    Io non credo che il pubblico possa aver dei rimpianti per l’acquisto del biglietto di un primo turno che anche con altri protagonisti molto probabilmente non sarebbe stato esaltante. Inoltre vuoi mettere essere presente ad un evento che per chi ha amato Guga, rimarra per sempre nella propria memoria.

  7. lallo scrive:

    Straquoto Riccardo.
    Di triste nel tennis c’è solo l’ipocrisia di coloro che fingono di non vedere il disastro totale del doping di alto livello…

  8. jan scrive:

    Per Roger 6 giorni sul Centrale posson bastare. Il pubblico può anche saltare un suo primo per salutare un atleta che si congeda, perché poi al pubblico queste cerimonie sollecitano emozioni. Ieri, finito il saluto a Guga, il Centrale si è svuotato, nonostante giocasse l’intrigante Cornet.

  9. angelica scrive:

    Se posso dare una mia impressione diretta:
    eravamo tutti contenti di poter salutare Guga sul ’suo’ campo centrale.
    Sia chi aveva il biglietto del campo Centrale sia tutti gli altri, tantissimi, che hanno seguito il match sul mega schermo posizionato fuori dal campo centrale.
    Ho trovato bello che Roland Garros non dimenticasse e anzi gli abbia tributato l’onore di chiudere in bellezza.

    Ieri ci sono stati bei momenti e qualche lacrima di commozione, è stato un bel modo per dire: Grazie Guga.

  10. sara scrive:

    io guga l’ho sempre adorato, ci ha regalato partite indimenticabili,
    ha incarnato al meglio i valori del tennis in campo e fuori,
    era un giocatore a cui non si poteva non voler bene
    perchè si capiva quanto amasse riamato il tennis e il pubblico.

    Devo dire che sinceramente diffido di chi critica Guga perchè trovo
    che sia comprensibile che un campione tanto sfortunato voglia
    abbracciare per l’ultima volta i suoi tornei,il suo pubblico, aggrapparsi per l’ultima volta ai ricordi del passato che lo hanno visto grande protagonista e viverne di nuovi come ieri.

    Non saro io a voler ledere il diritto altrui alla libera espressione del proprio pensiero cosi ben tutelato dall’art.21 della nostra Costituzione ma
    penso che tanti giornalisti (di cui parla ubaldo nel suo pezzo) e appassionati mancano di riconoscenza verso i vecchi campionati.

    Guga, come prima di lui la Navratilova e altri hanno scelta di non lasciare il tennis alzando una coppa alla sampras o da numero uno come la henin
    perchè il tennis per loro valeva di piu’ della classifica o di una coppa, quindi se guga ha voluto un’ ultima passerella perche questo lo rendeva felice cosa costa a noi appassionati applaudirlo senza se e senza ma?

    e poi posso dire che tra un campione come Guga che si ritira giocando una partita esibizione a parigi e il pubblico del foro italico che applaude freddamente Gabriela Sabatini trovo piu’ pietoso il pubblico del foro di Guga?
    cosi come trovo piu’ pietoso il pubblico del Roland Garros che non riconosce Arantxa…
    w i vecchi campioni!!!

    p.s la seles ha annunciato il ritiro ma nel 2008 e non nel 2003
    perche’ pochi giorni dopo l’annuncio del ritiro doveva partecipare a dancing with the stars…!!!:)

  11. Giovanni da Roussillon scrive:

    Il caro Gustavo Kuerten smette di competere. Gli dico “grazie, sei stato bel giocatore e sei bella persona*.

    Il senso che si attribuisce al suo modo di congedarsi non può dipendere da lui.
    Probabilmente è connesso con come ci poniamo di fronte agli espisodi dolorosi della vita, dunque anche di fronte alla prospettiva della nostra fine.
    Scorrendo i pezzi scritti al proposito da giornalisti di ogni parte del mondo, noto che tra gli autori “severi” vi siano numerosi più in avanti con le primavere. Non li biasimo (pure io non mi sento risolto), ma i “benevoli” godono della mia simpatia ed ammirazione.

    Da agnostico faccio sempre e comunque mio l’assunto: omnia munda mundis.
    Non sarà stata eccellente l’ultima esibizione del tennis di Gustavo Kuerten, né felice la messinscena voluta dagli organizzatori.
    Ma lui ha salutato da puro, e ai suoi sorrisi generosi ho ricambiato con miei sorrisi di grande gratitudine.

  12. andrew scrive:

    un’agonia, uno strazio la partita…

    un bel sorriso di un grande giocatore…

    un po’ di tutto, insomma…

  13. Elisabetta scrive:

    Grazie Guga e grazie a Giovanni da Roussillon : condivido in toto il tuo pensiero.

  14. Federerism scrive:

    Mi trovo molto d’accordo con quanto espresso da Sara.
    Personalmente forse preferisco una scelta come quella di Henin, ma non posso certo criticare Kuerten per il differente approccio.
    Sono due modi diversi di interpretare un ritiro, che probabilmente corrispondono anche a due modi differenti di interpretare la vita.
    Sempre grande rispetto e riconoscenza per Gustavo, giocatore-spot per questo sport se ce n’è uno, in campo e fuori.

  15. Samuele scrive:

    tendenzialmente preferisco le uscite di scena alla henin o sampras, da numeri 1 o comunque ancora altamente competitivi.
    un addio come quello di kuerten sarebbe stato tristissimo e patetico per chiunque, tranne che per guga, che con la sua allegria e sincera spontaneità è riuscito ad uscirne bene nonostante non reggesse gli scambi oltre i 3 tiri. chiunque altro al suo posto avrebbe fatto una figura pietosa, credo.

  16. Mauro scrive:

    Credo che Guga abbia fatto benissimo a concedersi un’ultima passerella sul Centrale del Roland Garros. Ho visto il suo ultimo match contro Mathieu: effettivamente è stata una specie di esibizione col risultato scontato sin dall’inizio. Però penso che gli spettatori siano stati ben felici di pagare un biglietto salato per salutare un personaggio che al tennis ha dato tanto, forse ancora più di quanto ha ricevuto.

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