Stoccatina FIT in replica a Ricci Bitti.
E Martucci è…l’osservato speciale.
Una parola appena fuori posto e zac!
Perchè la Gazzetta non l’ha difeso?

 
5 Ottobre 2007 Articolo di Ubaldo Scanagatta
Author mug

La Federtennis precisa -Giancarlo Baccini, direttore comunicazione FIT (scritta a La gazzetta dello sport del 5-10-07 ).

nota di UBS: Pubblico questa lettera di Baccini apparsa oggi sulla Gazzetta dello Sport (senza replica da parte della rosea…quel che avrei replicato io lo scriverò in un commento a questo post. In minirassegna stampa leggete Torromeo).

Caro Direttore, nell’intervista al presidente dell’Itf Francesco Ricci Bitti apparsa sulla Gazzetta dello sport, l’intervistatore fa un’affermazione che non corrisponde al vero. Sul sito internet della Federazione italiana tennis, infatti, non compare e non è mai comparsa alcuna «pubblicità di scommesse on line». Il sito ha ospitato fino a qualche giorno fa una rubrica giornalistica di informazioni e consigli sulle scommesse (curata dalla redazione del periodico specializzato «TS»), sulla falsariga di ciò che fanno quasi tutti i quotidiani italiani, Gazzetta dello Sport compresa. Oltre ad essere di servizio per i visitatori del sito, la rubrica aveva lo scopo di incentivare le giocate sul tennis perché, come a tutti coloro che si occupano di sport dovrebbe essere ben noto, una percentuale. dei proventi delle scommesse viene retrocessa al Coni e da quest’ultimo ridistribuita alle Federazioni sportive nazionali in base ai volumi di gioco generati dalle rispettive discipline. La quota della Fit è molto elevata. La rubrica è stata messa off-line di recente, dopo che il Coni ha ufficialmente comunicato la decisione di modificare i criteri di calcolo dei contributi escludendo dal computo il valore delle scommesse. Colgo l’occasione per far notare che Francesco Ricci Bitti, in quanto membro della giunta Coni, dovrebbe sapere che quanto suggerisce di fare (“le società di scommesse dovrebbero avere il dovere morale e legislativo di restituire qualcosa allo sport da cui traggono guadagni”) in Italia è legge da anni. Di tali proventi, oltretutto, la Fit godeva già all’epoca in cui egli ne era presidente. .
Giancarlo Baccini

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33 Commenti a “Stoccatina FIT in replica a Ricci Bitti.
E Martucci è…l’osservato speciale.
Una parola appena fuori posto e zac!
Perchè la Gazzetta non l’ha difeso?”

  1. Enzo Cherici scrive:

    Ineffabile Baccini. Ma questo soggetto ha idea della differenza che passa fra un sito istituzionale (quale è senz’altro quello della FIT) e tutti gli altri siti, compreso quello della Gazzetta? Non gli passa nemmeno per l’anticamera del cervello che c’è un discorso di moralità e opportunità che esula totalmente dai discorsi sulla legittimità?
    Mi meraviglio di come personaggi simili possano ricoprire incarichi così importanti e delicati.

  2. sandro gentili scrive:

    ciao ubaldo come stai?
    Ti saluto rispondimi in privato ,quanti anni sono passati dall’ultima volta che ci siamo visti,credo 30 o piu’ ciao sandro
    io non abito piu’ a montecatini ma sto’ a lido di camaiore…fatti vivooo
    non ho piu’ giocato a tennis e non lo seguo nemmeno piu’,per caso ho visto su internet questo blog…..e

  3. Ubaldo Scanagatta scrive:

    Dopo aver salutato Sandro Gentili, che ricontatterò in privato, ma lo ricordo compagno di doppio di Pierino Toci a Montecatini quando eravamo allievi e juniores (quindi più che 30 anni fa gli anni saranno 40…; lui aveva un successo sconvolgente con le ragazze! Pierino con i tornei), ecco quel che penso sull lettera di Baccini.
    Primo: la penso come Enzo Cherici, papale papale.
    Secondo: nel post a corredo del primo articolo sui soldi offerti a Elseneer perchè perdesse da Starace (nel post c’è sotto la foto di Potito, e _ una delle novità del blog, se cliccate sulla foto diventa grande, miracolo! _ avevo già messo nelle ultime righe del titolo, accennandone poi nell’articolo, che sull’eticità di tale “guida alle scommesse” su un sito istituzionale avveo qualche riserva.
    Terzo: ok, Martucci avrà forse usato la parolina sbagliata nell’intervista, pubblicità invece che…”rubrica giornalistica di informazioni e consigli sulle scommesse” _ cioè come scrive Giancarlo Baccini _ però resta il fatto che da quella guida che incentiva a scommettere sul tennis (salvo poi dire ipocritamente il contrario nella nota di fondo: andate a rileggerla in un precedente post sull’argomento fra i commenti se non erro) con una serie di clic si arriva proprio a poter scommettere. Ma allora a che gioco giochiamo? Via, non abbiamo mica l’anello al naso! Per carità, non sarà pubblicità diretta, sarà assolutamente…(come dire?) promozione indiretta del gioco (ma non delle singole società di betting…anche perchè quelle straniere non versano un fico secco nè allo Stato nè al Coni), ma che nel segno di “pecunia non olet” una federazione sportiva …guidi alle scommesse, non mi pare così…etico. Lo ribadisco. E non pare neanche al Coni, se ha invitato da tempo _ e non dall’altro giorno quando il “tassello” è repentinamente sparito in curiosa coincidenza con il proclamato sostegno legale (?) ai gocatori italiani presi di mira dalla stampa francese (secondo me più dall’ATP…ma insomma, ognuno si sceglie gli avversari che preferisce) _ le federazioni a non farsi partecipi delle promozioni (andrà bene così a Baccini?) alle scommesse.
    Quarto: corollario del terzo. Baccini ha dato una stoccatina a Ricci Bitti per reagire alla stoccatina di Ricci Bitti. Il presidente iTF non ci fa una gran figura, nello scambio, però _ e figurarsi se voglio prendere le sue difese! _ immagino che quando gli è stato chiesto delle scommesse lui abbia pensato a Bet&Fair che, ripeto, non versa un beneamato euro allo sport italiano e mondiale e alle agenzie italiane che invece qualcosa versano e difatti magari finiscono per dare talvolta quote meno incoraggianti di altre.
    Quinto: sui siti delle altre principali federazioni non ho trovato alcuna guida alle scomesse. Come mai solo la nostra?
    Sesto: il link alla guida non è stato tolto “di recente” (così scrive Baccini) su pressioni Coni _ che il neo-capufficio stampa Danilo Di Tommaso dice essere state fatte da mesi, ma ieri l’altro, tant’è che io lo avevo minimizzato sul computer (immaginando quel che sarebbe successo…) e così ho potuto pubblicarne l’immagine completa sul nostro blog. Se invece di scrivere “di recente” avesse messo ieri il direttoe della comuicazione FIT avrebbe fatto miglior figura.
    Settimo: scrivere sulla Gazzetta, su un quotidiano di grande tiratura, impone di stare più attenti, anche alle paroline, perchè c’è sempre qualcuno che ti può prendere in castagna. Ma non c’è dubbio anche che da tempo immemorabile ormai fra questa gestione federale e la Gazzetta, nelle persone di Martucci e Tommasi in particolare, c’è una tale conflittualità che batsa una sicntilla per far scoppiare un incendio. Meglio sarebbe se l’andazzo finisse, perchè non giova a nessuna delle due parti, nè tantomeno al tennis.
    Ottavo: visti tutti i sette punti appena espressi _ che la Gazzetta avrebbe potuto comodamente far suoi _ mi ha molto meravigliato che la Rosea, in questo caso Arturi titolare della rubrica delle lettere di oggi, non sia scesa minimamente in campo, limitandosi pilatescamente a pubblicare la replica di Baccini, senza argomentar alcunchè a contrario. In pratica Arturi ha abbandonato il suo “inviato” Martucci alla sua eventuale (molto eventuale) piccolissima imprecisione (pubblicità…indiretta anzichè guida a pubblicizzare…, e vabbè!!!) evidentemente poi condivisa da chi ha dato l’ordine di togliere il famigerato tassello. Così facendo ne ha indebolito, forse, l’autonomo spirito critico che ogni giornalista dovrebbe conservare, sia pur senza pregiudizi, per svolgere al meglio il proprio lavoro. Insomma, a casa sua, nella sua rubrica, il collega Arturi fa quel che vuole _ e tanto volte ho condiviso le sue opinioni, i suoi giudizi _ ma stavolta a parer mio, da collega a collega, o forse da lettore, trovo che abbia sbagliato. Se il senso della domanda di Martucci era quello che tutti noi gli avremmo dato, non bisogna dare soddisfazione a chi cavilla …e poi è lo stesso che toglie il tasselo, lo stesso che ti dice “di recente” prendendoti per il naso.
    Avrei trovato molto più giusto, semmai, constatare che nell’elenco dei giocatori “maltrattati” dalla stampa francese (e da Bradshaw prima di loro, non mi stanco di ripetere), mentre ai primi cinque si rimproverava di avere un conto privato in un sito di scommesse, per diversi altri non era emerso assolutamente nulla. E quando la Gazzetta, probabilmente per motivi di spazio, non ha fatto alcuna distinzione fra i primi e i secondi, beh, lì forse era una cosa da evitare. Perchè i vari Sanguinetti, Fognini, Bolelli etc non erano stati affatto maltrattati dalla stampa francese.

  4. marcos scrive:

    mi son fatto persuaso che il direttore della comunicazione della federazione italiana tennis trovi che il blog di ubaldo sia un ottimo strumento di amplificazione.

    ed ha ragione: duemila lettori in più, senza fare alcuna fatica.

    talvolta, in effetti, il suo pensiero non combacia con quel che mediamente gli appassionati pensano: nulla di grave, ci mancherebbe…mai piaciuto il pensiero unico.

    il direttore sa che, se si allontana molto dal pensiero dell’appassionato, ha buone probabilità che il suo pezzo venga ripreso, anche da questo blog. certe volte sembra, ma potrei sbagliarmi, che il direttore scriva cose molto distanti da quel che scriviamo noi, proprio per ottenere un’altra prima pagina. anche in questo caso, niente di male.

    tirando le somme, può essere che il direttore la pensi esattamente come noi, ma che il suo ruolo gli suggerisca di scrivere ciò che non pensa.

    difendere a spada tratta il proprio datore di lavoro non è disdicevole: in questo caso, oltre a non essere disdicevole, in visibilità ci guadagna…

    …una vera cuccagna!

  5. Marco Lombardo scrive:

    E nono: se non fosse stata scritta seriamente la nota di Baccini sarebbe un bel canovaccio per Zelig. Ma visto il senso dell’umorismo suo e del presidente Binaghi temo non ci sia nulla da ridere. Come hai scritto tu, Ubaldo, avere un conto su un sito di scommesse on line non è prova di colpevolezza. Faccio outing: ne ho uno anch’io, anche se non lo uso da mesi e non lo uso per puntare sul tennis, anche perché tanto non ci prendo (a Wimbledon una volta ho vinto un ombrello nel gioco pronostici per i giornalisti ed è finita lì). Però, come risulta dal tuo giro di telefonate, un paio di giocatori hanno ammesso il fatto (ripeto per chi ha orecchie dure: non è un reato): vogliamo dire allora che è tutta colpa della testata di Zidane? Fa ridere, vero? Ma in Federtennis pare la pensino così.

  6. giorgio scrive:

    Penso che gli stessi giornalisti della gazzetta abbiano preferito soprassedere vista la pretestuosità delle argomentazioni del Baccini, considerando anche il fatto che la sua stessa sua precisazione sarebbe stata letta da quei 4 gatti che leggono la rubrica in questione, posta in ultima pagina, poco sopra gli interessantissimi articoli “l’anestetico piccante che ferma il dolore”, e “All’Artico col bermuda! Caldo record in estate con 22 gradi”, che avranno suscitato sicuramente maggior interesse nel lettore medio della gazzetta.

    E’ veramente ridicolo, in un momento storico-politico in cui la cavillosità sta rischiando di mandare all’aria intere procure, pensare di appassionare il lettore sulla differenza che intercorre tra “pubblicità indiretta” e “guida a pubblicizzare”…

  7. max scrive:

    mi dispiace dissentire dal pensiero di scanagatta: betfair paga regolarmente le tasse nel suo paese e se nn da neanche un euro in italia è solamente perchè il governo italiano (che per questo motivo ha cause con mezzo mondo e che perderà tutte essendo entrati nella comunità europea) “consigliato” (xchè nn si può dire altro) da chi si occupa del settore ora nn accetta l’entrata in italia dei bookmakers + importanti del mondo (tutti quotati alla borsa di londra nn a cavatigozzi,…) dato che essendo professionisti a livello mondiale in una settimana stravolgerebbero il settore e porterebbero dalla loro parte tutti i clienti italiani nn facendo altro che tutelandoli e dandogli + possibilità di vincita con quote molto + alte (ma x farlo bisogna pagare le giuste tasse ed essere bravi cose entrambe inesistenti nel ns paese) al contrario di quello che fanno l’aams lottomatica etc che fanno di tutto ai poveri giocatori (nn parliamo poi di lotto superenalotto per cui i prelievi sono a livelli bulgari!!!!).
    come detto in altro post, nell’industria delle scommesse (nn del gioco d’azzardo destinato a qualche povero disgraziato ammalato di scommesse come pensa la maggior parte degli italiani che mal informati vedono nel gioco il demonio) in tutto il mondo lavorano migliaia di persone che mantengono migliaia di famiglie e se dovessero bloccare le scommesse nel tennis dovrebbero allora fermarle nel calcio nei cavalli etc etc e ritroveremmo decine di migliaia di lavoratori in mezzo alla strada. sinceramente nn riesco neanche ad immaginare xchè secondo voi questo sarebbe giusto che accadesse!!!!! cordiali saluti

  8. max scrive:

    ripeto è come dire che dopo cirio e parmalat si doveva chiudere la borsa a piazza affari!!!!!!

  9. Luigi Ansaloni scrive:

    Onore e solidarietà a Martucci, una delle persone più preparate e gentili delle sale stampe dei tornei di tennis. Tutto qui.

  10. tilden scrive:

    Io vorrei ricordare che oltre ad essere stato il capufficio stampa della Ferrari (boh che c’entra con il tennis) Baccini era a dimostrare con i compagni contro la partecipazione dell’Italia alla finale di Coppa Davis contro il Cile ‘perché governato da Pinochet, mentre con chi governava con i Gulag si poteva giocare senza problemi.

  11. Ubaldo Scanagatta scrive:

    A Max: io non ho detto che Bet&GFair non paga le tasse. Ho detto che in Italia non versa un euro. E questo, tu mi confermi, è vero. Tu spieghi e fai capire, non senza ragione, che potenti lobby italiane fanno resistenza all’ingresso nel nostro Paese di società di betting straniero (alle quali gli scommettitori italiani si rivolgono comunque via internet e con i famosi conti privati sui vari siti) e io non ti contraddico. E’ così. Resta il fatto, sia colpa del Governo, delle lobby o di chicchessia, che le agenzie di betting straniere pagheranno le tasse nei loro Paesi di appartenenza, di residenza fiscale non so, ma in Italia, al Coni, allo sport italiano, del loro giro d’affari non arriva un bel nulla, se non mi sbaglio (il che per carità è possibilissimo, non ho studiato a fondo l’argomento).
    Per quanto dici in fondo io non demonizzo il fenomeno delle scommesse. Dico soltanto che se uno sport se ne sente minacciato ha il diritto di reagire, e anche che le reazioni dovrebbero essere il più possibile omogenee e concordate. Non sarebbe male che i Paesi facenti parte della federazione internazionale cercassero, quanto più possibile congiuntamente, di prendere una soluzione comune, bianca o nera che fosse. Di modo che se alla fine la maggioranza ritenesse _ ad esempio, e magari è un esempio sbagliato… _ che scommettere on line sui tornei minori possa dare adito a una serie di combines disdicevoli per il tennis, possa essere giusto se non proibirle drasticamente (probabilmente impossibile per motivi giuridici) almeno non incoraggiarle a livello federal-istituzionale.
    Infine a proposito delle migliaia di famiglie che vivono del lavoro dei propri congiunti nel settore delle scommesse:
    qui ci vorrebbe Yancey, non io, perchè il tema è delicato e con delicatezza va trattato. Il fatto che ci siano tante persone che vivono di un mestiere non significa che a quel mestiere non si possano porre delle limitazioni, ove il Legislatore di un Paese, di una comunità, ritenga che esse siano necessarie.
    Non voglio accostare il mestiere dei bookmakers ad altri di settori che non voglio neppure citare per non offendere nessuno e tuttavia chiaramente off-limits, banditi da una società civile (eppure magari tranquillamente, pericolosamente attivi) e certamente perniciosi: ma voglio dire che la scriminante non deve essere quella cui accenni. Siccome ci lavorano un sacco di persone, allora tutto va accettato, o addirittura sponsorizzato.
    Dico invece: ok, stiamo attenti, ci lavorano un sacco di persone, non prendiamo provvedimenti drastici con leggerezza perchè potremmo nuocere involontariamente a chi non se lo merita. Ma, al tempo stesso, se la società civile fosse serenamente convinta (e non sulla mera spinta di lobby interessate a…) che un certo provvedimento restrittivo dovesse esser preso, dopo averlo ben studiato, non deve essere il numero della gente coinvolta il fattore prioritario assoluto di cui tener conto. Concludo dicendo, per spiegarmi con Max, che in realtà non ho soluzioni precise, ben studiate, su quello che si potrebbe fare. Ma se arrivassi, io legislatore politico oppure sportivo, a ritenere che un fenomeno sia in qualche modo negativo, riterrei anche doveroso cercare di arginarlo sempre e comunque.

  12. max scrive:

    intanto la ringrazio della risposta che oltretutto in linea generale condivido forse però nn sono riuscito a spiegare chiaramente il mio pensiero e cioè che in paesi dove esiste la CULTURA della scommessa (ad es l’inghilterra) dove viene fatta pubblicità spiegando per filo e x segno tutto dalla a alla z fornendo agli scommettitori tutte le info possibilili e tutti gli strumenti necessari per poter effettuare una scommessa ponderata e trasparente facendo ben capire alla gente cosa va incontro (fermo restando che la gente che si rovina x il gioco x la borsa x una donna per fare una vita oltre le proprie possibiltà c’è sempre stata e sempre ci sarà). questo porta il churn (effetto volano) per cui gli scommettiori aumenteranno a dismisura il giro di denaro anche e si formerà un’industria. normalmente quando succede questo una parte del denaro va allo sport in questione e gli organi di competenza aumentano la vigilanza, tenendo cmq presente che le combine purtroppo ci saranno sempre anche senza scommeese. tanto per nn fare gli struzzi che nascondono la testa sotto terra, proprio nel tennis in italia a livello di OPEN le combine ci sono sempre state, quando nn esisteva il pc ricordate quanti punti sono stati assegnati al figlio del presidente del circolo o al figlio del maggior sponsor e sottratti al fglio di una persona meno facoltosa anche se + bravo??? e anche in quel caso venivano “impeganti male” i soldi degli altri soci!! altrimenti come dicevo in altro post facciamo come quelli che dicono peste e corna delle prostitute davanti ad amici e famigliari poi appena soli ci vanno (e visto il nr di prostitutte che arrivano ogni anno in italia ho idea che siano in parecchi i clienti!!!!).
    in ultimo. per finire poi nn è proprio vero che i soldi nn tornano al tennis perchè se i vari bookmaker pubblicizzano i loro prodoti/servizi in televisione (pagando fior di soldi) questo permette alle varie tv di contendersi i vari tornei a suon di sterline soldi che alla fine tornano al tennis. se il tennis in + andando in televisione aumenta di visibilità gli sponsor aumenteranno e tutto il settore ne trarrà beneficio. in italia purtroppo nn si è ancora capito l’importanza del CHURN (soldi che creano soldi come la moltiplicazione dei pani e dei pesci) che è l’unico modo per far funzionare le cose. tanto è vero che in italia nn funziona mai nulla, qui funziona così: questo lo prendo io e questo lo prendi tu questo io e questo tu ed alla fine nn rimane + nulla x nessuno…………soprattutto se c’è chi è + bravo che viene tenuto ben bene a debita distanza dal poter prendere visto che essendo + bravo alla fine prenderebbe tutto!!!! cordiali saluti

  13. max scrive:

    poi forse se vogliamo in qualche modo debellare la piaga delle partite truccate dovremmo incominciare a lavorare prima sull’integrità morale della ns società nella vita quotidiana dove i benzinai barano sui lt di benzina che ti mettono nel serbatoio i meccanici ti scrivono che hanno lavorato sulla tua auto 10 ore cambiando due pz quando dopo 15 minuti senza cambiare nulla avevano già finito dove al ristorante ti vendono il pesce congelato x fresco e la pasta precotta x quella espressa dove i politici (che nn saprebbero fare nessun altro mestiere mentre chiunque può fare poltica ed infatti appena possono cercano di prendere delle persone conosciute x il loro appeal vs la gente comune) si fanno pagare decine di migliaia di euro al mese facendo assumere spesso anche i propri famigliari che mettono poi nei vari ministeri (e che combinano poi dei disastri xchè incompetenti e “consigliati” da chi in quel modo ne potrà trarre vantaggio) etc etc etc. credo quindi infine che nn ci si debba scandalizzare di nulla che nn si possa e farà mai nulla e che semmai dovremmo continuare ad “urlare” tutte le cose che nn vanno in modo che le persone preposte mettano di tanto in tanto qualche paletto. risaluti a tutti

  14. angelica scrive:

    Ah be’ certo industria delle scommesse.
    ah be’ adesso gli scommettitori sono clienti
    giro d’affari, quotazione in borsa, business allora tutto deve essere accettato o quasi.
    Ah be’. gia’ gia’ scommesse non gioco d’azzardo.
    Putroppo io sono troppo terra terra e sempliciotta per afferrare questa notevole differenza.
    Perdonate la mia ignoranza e anche ottusita’ se considero i clienti scommettitori dei polli.

  15. Stefano Grazia scrive:

    Intanto, mentre nel Tennis Parlato e scritto, anche su si.com si parla delle presunte o velate accuse francesi agli italiani e della minaccia della FIT di adire a vie legali e si accenna ad un incontro WTA finito nel mirino di una investigazione due mesi fa(un incontro fra sconosciute, N°96 e N°120 di allora, ma non ve le cito perchè poi è stato chiarito che non era stato commesso il reato), GASQUET a Tokyo batte Berdych in due sets e raggiunge la seconda finale in due settimane rientrando anche nei Top 10. Incontrerà Ferrer.
    Gasquet sembra lentamente consolidare il suo status:che non sia invece lui l’Erede al Trono?Certo, la sua scalata ai vertici procede moooolto più lentamente di Nadal e Djokovic ma non dimentichiamo che anche Federer si è “svegliato” a 22 anni…In più Gasquet in US ha avuto proprio sfortuna: prima le vesciche a Cincinnati, poi il virus e il febbrone… Certo, se oltre a Gasquet anche Murray (anche lui in semifinale a Metz con Canas) continua a progredire, il prossimo anno è da Guerre Stellari!!!
    (Lo so,lo dicevamo già quest’anno…)
    Il buffo è che a rimetterci, più che Federer, potrebbe essere Nadal…

  16. Cino Marchese scrive:

    Prima di avere “problemi” di comunicazione con la Federazione e di conseguenza con Gian Carlo Baccini ero piuttosto suo amico ed insieme abbiamo vissuto tutta l’era Panatta, ci frequentevamo lui era amico di mia moglie Gabriella ed io di sua moglie Francesca e così per molti anni. Ora in effetti direttamente non abbiamo avuto alcun problema e sarei curioso di vederlo e incontrarlo adesso. Mi è però dolce ricordare un suo commento appena rientrato nel tennis dopo la lunga parentesi Ferrari e quindi a digiuno dei nuovi valori del tennis. Correva l’anno 2000 ed io avevo un rapporto con il rigenerato torneo di Milano avendo aiutato il nostro compianto amico Franco Bartoni ad organizzarlo e giunta l’ora della finale il nostro accompagna il nuovo Presidente ad una imbarazzante presenza ad un evento in una Città ed una Regione storicamente nemica della FIT, dove Ettore Trezzi da sempre rappresentava l’opposizione. Non voglio però parlare di politica perchè non la ho mai fatta e non mi interessa, ma solo vorrei raccontarvi un incidente di percorso del nostro amico Baccini. Infatti la mattina della finale mi chiama e se potevo arrangiargli una vettura che lo portasse al Palalido. Io abitavo vicino al suo albergo per cui gli dissi che se veniva sotto casa mia saremmo andati insieme avendo io una vettura prenotata. Puntuale Gian Carlo si presenta sotto casa mia ed insieme ci dirigiamo verso il Palalido. Appena salito sulla macchina mi dice a bruciapelo “certo che avete una bella finale di m…… ! ” Io seccatissimo gli rispondo ” va bè che ultimamente ti intendi più di spinterogeni che di tennis ,ma ricordati bene che Roger Federer diventerà uno dei giocatori più forti di tutti i tempi, ed io quando vincerà Wimbledon ti cercherò dovunque tu sarai per farti notare che in quella occasione era meglio che stavi zitto ”
    Federer vince il suo primo torneo proprio a Milano e per la cronaca batte un discreto giocatore Julien Boutter e quando un paio di anni dopo vince Wimbledon con ancora la racchetta in mano chiamo Baccini, che stava pescando in Sardegna che mi dice “Ero sicuro che eri tu me lo aspettavo ”
    Quanto era bello quando si era tutti amici !!!!

  17. max scrive:

    scusami ma l’ignoranza (cioè colui/ei che nn sa) nn è perdonabile perchè se una persona nn è ferrata in materia è meglio che chieda oppure che nn dica nullla dando magari l’impressione di essere stupida (che poi il nn essere a conoscienza di una cosa nn significa esserlo). nel momento che parli e dici fesserie ogn dubbio finisce……

  18. max scrive:

    stefano ora avrai capito xchè nn volevo dire la mia in materia di scommesse………

  19. max scrive:

    devi sapere che se come cultura sportiva in italia siamo prossimi allo 0. di cultura sulle scommesse ne abbiamo un centesimo rispetto a quella sportiva, ma nn a livello di gente comune ma sto parlando di chi la gestisce; infatti mentre in tutto il mondo (asia usa gb) le scommesse vano alles stelle in italia stanno colando a picco!!!!!!!!! vedi tu….

  20. thomas yancey scrive:

    Esistono diverse occupazioni che si svolgono lecitamente pur essendo alimentate da attività illegali o addirittura criminali. Il lavoro bancario, per esempio, è esposto costantemente al rischio di poter trovarsi al servizio di interessi illeciti, e chi lo svolge può essere del tutto inconsapevole di tale stato di cose. Le persone occupate lecitamente e che in modo altrettanto ineccepibile compiono il loro dovere professionale sono presumibilmente moltissime. Nonostante ciò, se un giorno si dovesse scoprire che un più o meno importante istituto di credito fosse al servizio di mafiosi, credo che verrebbero versate ben poche lacrime sulla sorte dei lavoratori che si ritrovassero disoccupati.
    Le società e le agenzie di scommesse operarano nella completa legalità, sia immediatamente chiaro. Il gioco d’azzardo, nelle forme in cui è svolto da queste compagnie, è consentito dalla legge dello Stato. Tutto regolare, in termini di “validità delle licenze”.
    Quello del denaro è un gioco a somma zero. Se ho vinto un euro, ci sarà qualcuno che avrà perso altrettanto o due persone che avranno perduto centesimi ciascuno. La somma algebrica delle vincite e delle perdite è comunque zero.
    Apprendiamo che le maggiori società di betting sono quotate in Borse di prestigio, che impiegano migliaia di dipendenti, che investono cifre considerevoli in attività sportive diverse, allo scopo sostanziale di diffondere ancora più capillarmente il gioco d’azzardo. In sostanza, le società di scommesse sono veri e propri colossi nel mondo degli affari. Evidentemente, accettare scommesse è un’attività ben redditizia. Anzi, fra le consentite, è probabilmente quella che permette il lucro maggiore.
    Altrettanto chiaro è il fatto che queste enormi quantità di denaro provengono dalle perdite degli scommettitori, Da tutte, indistintamente, le “tasse dell’idiota” a cui il giocatore d’azzardo si sottopone.
    Le persone che giocano in modo compulsivo e che non possono assolutamente fare a meno di scommettere sono l’autentico enorme patrimonio delle società di betting. Si tratta di gente che ha verso il gioco d’azzardo lo stesso atteggiamento che caratterizza il tossicomane nei confronti degli stupefacenti: dipendenza assoluta. La storia psichica, sociale e politica del giocatore d’azzardo ne fa un “designato” della patologia emotiva, allo stesso modo dei tossicomani veri e propri. Peraltro, la quantità di giocatori d’azzardo abituali è ben più elevata del numero dei tossicodipendenti. Il costo economico e sociale del gioco d’azzardo patologico è impressionante. Le conseguenze di questo danno si ripercuotono completamente sull’intera comunità, in termini di costi sanitari e di quelli derivanti dal lavoro perduto e dalle attività effettuate a parziale riparazione. Senza tralasciare i costi di ogni genere dovuti al malessere sociale che ne consegue.
    Bisogna anche considerare che il gioco d’azzardo crea benefici esclusivamente alle società di betting, ai loro proprietari, azionisti, dipendenti a qualunque titolo. Il resto della comunità non solo non ne ricava alcun beneficio, ma deve anzi sostenere i costi che ne derivano.
    Mi pare del tutto evidente che questioni come i lavoratori occupati o l’indotto pubblicitario determinato da queste aziende sono assolutamente irrilevanti (taluni potrebbero giudicarle anche irritanti per la loro pretestuosità), di fronte al chiaro ed enorme danno che esse procurano a tutti i cittadini.
    Non ho mai creduto nel proibizionismo, né penso che la propensione a scommettere sia estirpabile dall’animo umano. Ritengo però che le società di betting dovrebbero restituire molta parte del loro lucro attraverso una imposizione fiscale particolarmente severa. Questo dovrebbe accadere in qualsiasi Stato che favorisca certo la libera iniziativa, ma che sappia anzitutto fare perfettamente i conti della spesa sociale. Purtroppo, da che mondo è mondo, sono tanti i servitori che fanno la cresta sulla spesa, o trovano più vantaggioso l’interesse del mercante invece che quello di chi dovrebbero servire.

  21. Nikolik scrive:

    Secondo il mio consunto e lacero vocabolario, il gioco d’azzardo è “quello nel quale si puntano forti somme di denaro e il cui esito è affidato al caso”.
    Beh, se è questa la definizione (ma che ne so io se è questa?), le scommesse su un evento sportivo non rappresentano un azzardo propriamente detto.
    Infatti, l’esito non è per nulla lasciato al caso, ma alla mia abilità di prevedere un risultato sportivo, che non si può assimilare alla fatalità della caduta di una pallina nella roulette o al sorteggio di un numero tra tanti altri.
    E’, appunto, una scommessa. Scommetto sulla mia abilità di prevedere il risultato, sulla abilità dei giocatori, sulle mie conoscenze su quello sport.
    Scommetto che questa sottile distinzione vi farà arrabbiare.

  22. Enzo Cherici scrive:

    Grandissimo Cino Marchese, retroscena godibilissimo e…illuminante.
    Certo che se il nostro si intendeva di spinterogeni come di tennis…povera Ferrari. Ma in effetti proprio nel 2000 la Ferrari rivinceva il titolo piloti dopo un digiuno di ben 21 anni. Quando si dice il caso.

  23. roberto scrive:

    Thomas Yancey, avevo iniziato a scrivere qualcosa a max, cercando di sfruttare le mie nozioni di economia politica, ma poi ho visto il tuo post, ben più profondo, nel quale oltre all’economia hai profuso anche etica ed antropologia e ho lasciato lì. Sono d’accordo con te dalla prima all’ultima parola. Purtroppo l’imposizione fiscale severa è oggi impraticabile, dal momento che gli stati, per attirare gli affari, si fanno concorrenza tra loro riducendo le aliquote su tutte le attività economiche che non richiedono una localizzazione fisica (quelle finanziarie in primis, e poi ovviamente anche il business delle scommesse).
    Quindi se uno stato alza le tasse sulle agenzie di betting, quelle non faranno altro che chiudere lì e traslocare in un altro stato dall’imposizione più mite, o addirittura in un “paradiso fiscale”. Tanto, con i pc ed internet, questo business lo puoi fare a Wall Street come in Papuasia.

  24. max scrive:

    In Inghilterra sono stati pubblicati i risultati di un’interessante ricerca sul gambling che la maggior parte degli addetti ai lavori in Italia si ostina a non capire che consiste nel gaming e nel betting, due categorie completamente diverese una dall’altra.
    Il numero degli adulti che hanno partecipato ad una qualche attività di gambling, comprese le lotterie, nel 2006 é stato di 32 milioni, in leggero calo rispetto ai 33 milioni del 1999.
    Circa 250.000 hanno problemi connessi con il gambling e la percentuale del 2007 é invariata rispetto al 1999.
    Il 68% della popolazione, che consta di circa 32 milioni di adulti, ha partecipato ad almeno un’attività di gambling, comprese le lotterie, mentre nel 1999 la percentuale era del 72% con 33 milioni di cittadini adulti coinvolti nelle stesse attività.
    Se si escludono le lotterie, il 48% della popolazione adulta, circa 23 milioni di cittadini, hanno partecipato ad almeno un’attività di gambling, mentre nel 1999 la percentuale era del 46% equivalente a 22 milioni di cittadini adulti.
    Al di fuori delle lotterie e del gratta e vinci la forma più popolare di gambling é stato il betting sulle corse dei cavalli (17%), seguono le slot - machines con il 14%.
    Le scommesse sulle corse dei cani arrivano al 5%; le scommesse con i bookmakers che non riguardino le corse dei cavalli o quelle dei cani, al telefono o nei betting shops, sono il 6% del totale e l’attività sui betting exchanges é dell’1%.
    Nel 1999 attività quali FOBTs (Fixed Odds Betting Terminals) non erano disponibili nel 1999 e ora valgono il 3% del movimento totale, mentre il betting on - line conquista il 4% del mercato.
    Nel 1999 il pool betting sul calcio (una specie di totocalcio) era il 9% ed é ora calato al 3%.
    Bisogna sottolineare che nel 1999 il betting sulle corse dei cavalli costituiva il 13% del totale e ora la percentuale é salita al 17%.

    Questo ovviamente succede in un paese civile che nn è l’Italia e nessuno si è mai lamentato esattamente come le squadre di calcio inglesi nn si lamentano per l’errore dell’arbitro.

    Detto questo è ovvio come ho scritto in altro post che i malati di gioco che si rovinano esistono, esattamente come chi si rovina per una donna per una vita oltre le proprie possibilità etc etc, ma le società di betting guadagnano rischiando i propri capitali e guadagnano solamente xchè sono dei professionisti a livello mondiale e nn guadagnano solo loro anzi è grazie a loro che molta gente (soprattutto chi fa il lavoro di broker) ha la possibilità di guadagnare. a questo punto molti si chiederanno come: loro quando raggiungono il limite prefissato passano le scommesse sugli exchanges dando ad altri la possibilità di guadagnare ma soprattutto se loro giocano una squadra/un cavallo/un tennista a 2/1 lo girano a 1 1/2 guadagnando o nel peggiore delle ipotesi facendo pari ma nel caso di vincita nn prendendo soldi a nessuno. oltretutto sono persone che quindi a volte sbagliano e possono gicare il cavallo a 2/1 che dopo va a 3/1 facendo così fare la stessa operazione agli altri. è evidente che alla fine qualcuno perde ma è come dire che chi compra un abito lo pagherebbe un terzo se nn ci fossero tre persone che ci guadagnano sopra o che i night club sono dei ladri perchè vendono lo champagne da 35 euro a 200. il divertimento qualsiasi esso sia ha un costo e nessuno è obbligato a farlo. poi rileggevo thomas yabcey qunado ha scritto che il gioco da benefici solo alle case da gioco. a parte il fatto che come ho scritto nn è vero ma scusa perchè io che è tutta la vita che vado 3/4 volte alla settimana al ristorante che vantaggio ho avuto???? ho mangiato bene, sono ingrassato 20 kg e spendo 2.000 al mese senza mai nessuna chances di rientrare. il giocatore passa la giornata/serata divertendosi provando l’adrenalina di cui evidentemente ha bisogno o che a lui piace e qualche volta (se gioca x divertirsi) vince andando spesso a passare una bella nottata con i soldi della vincita. cosa vuoi di +ancora???? certo se andasse a vedere un film porno con la stessa spesa potrebbe farsi anche una s..a!!!!! ma permettitmi di dire che ognuno ha i suoi gusti…..ciao

  25. thomas yancey scrive:

    La sottile distinzione di Nikolik è letteraria, dunque contenente anche elementi fantastici. La definizione scientifica (matematica e medica) più propria di gioco d’azzardo è scommessa: evento nel quale l’individuo coinvolto sfida contemporaneamente la razionalità e l’irrazionalità. La scommessa è nei fatti un’idea magica, secondo la quale il soggetto sarebbe in grado di prevedere il futuro perché ritiene di conoscere in anticipo lo svolgimento di un evento: si tratti di una gara sportiva, di un gioco di carte, di una lotteria.
    Huizinga è stato il primo a sostenere che qualsiasi attività umana può essere ricondotta al gioco. L’homo ludens verrebbe prima di quello sapiens e del faber: dato che ogni attività umana è difatti un gioco, questo allora svolge un ruolo decisivo nello sviluppo di qualsiasi civiltà. L’intuizione di Huizinga è notevole, ma ha il limite di escludere i giochi d’azzardo, che invece hanno un posto fondamentale nella vita economica degli uomini e quindi degli stessi Stati.
    Diviene dunque decisiva la distinzione fra giocatore di competizione e scommettitore. Alla prima tipologia appartengono tutti coloro che affidano la rivendicazione del merito personale alla propria abilità, alla qualificazione, alla responsabilità: sono tali i professionisti in ogni ambito lavorativo, si tratti di medici, architetti, avvocati, imprenditori, artisti e altri, ma anche gli atleti e gli stessi giocatori di biliardo. Ognuno di loro sa che, come in tutte le attività umane, il loro successo è anche ovviamente nelle mani del Caso. Ma non si affidano alla Sorte: competono con le loro forze. Alla seconda tipologia appartengono invece gli uomini che affidano l’ottenimento di un risultato desiderato principalmente alla Fortuna: devono sconfiggere il Destino. Costoro svolgono nel gioco un ruolo essenzialmente passivo, che nega la qualificazione personale e deride il merito. Il Fato è il protagonista indiscusso delle loro azioni. Personalmente, sono convinto che anche gli uomini con forte propensione alla trasgressione, come tutti coloro che varcano i confini della legalità, compiendo azioni illecite, siano definibili essenzialmente giocatori d’azzardo.
    Il pensiero scientifico moderno conferma senza alcun dubbio che l’attrazione fondamentale per lo scommettitore consiste nel desiderio di governare l’ingovernabile. Il senso di onnipotenza che origina la scommessa del giocatore d’azzardo può discendere da diverse cause: debolezza emotiva, insoddisfazione esistenziale, provenienza da famiglie disgregate, incertezza della condizione economica. In buona sostanza, il gioco d’azzardo esprime la necessità immediata di ottenere sollievo e gratificazione.
    Compito di chi governa la comunità, lo Stato dunque, è favorire le attività e i comportamenti che consentano il più ampio benessere, mentre deve inibire e contrastare le azioni che possono sfociare nella patologia, nell’illegalità, nel danno comune. Deve dunque diffondere una cultura complessiva, e quindi anche del gioco in generale, come ricerca di libertà, autenticità, creatività, come possibilità di socializzazione, di piacere e, alla fine, di crescita totale della comunità.
    In questo senso, Roberto, parlavo della severità fiscale nei confronti dei promotori del gioco d’azzardo. Lo Stato sa bene che non è convenienza dei cittadini la diffusione generalizzata del gioco d’azzardo. Non può e non deve vietarlo, per ragioni evidenti. Ma deve scoraggiare non solo ogni tentativo d’illegalità, ma anche l’eccessiva diffusione, e dunque l’abuso: perché non può consentire che prevalga una cultura, una visione dell’esistenza mitica e alla fine disperante ed estremamente dannosa per tutti. Il punto dunque non è nel luogo dove le società di scommesse stabiliscano la loro sede. Ma piuttosto la precisa definizione da parte dello Stato e della maggioranza dei suoi cittadini di giudicare nel senso più corretto tanto il gioco di competizione quanto quello d’azzardo. Penso sia ormai tempo di lavorare perché cominci finalmente a diffondersi la cultura del merito, anziché la sua costante derisione. Se permettiamo che anche i membri più giovani della società, quelli che la comporranno, diventino succubi di una visione aleatoria dell’esistenza, allora saremo sempre più nei guai. Consentendo ai fautori della mancanza di ogni sostanziale differenza (giocare d’azzardo o mangiare al ristorante, per esempio) di continuare a contribuire al diffondersi dell’indifferenza e della confusione.
    Non abbiamo bisogno ancora di indifferenza. Ma di imparare a conoscere le differenze. Se non sappiamo distinguere, non possiamo scegliere.

  26. max scrive:

    siamo a posto!!! quindi tu reputi che chi effettua scommesse si aun giocatore d’azzardo??????? se io apro un ristorante o un negozio di parrucchiere o una qualsiasi attività che nn so fare faccio un azzardo. se faccio una scommesse visto che ci vivo no. oltretutto fiocare al casinò (gambling) è frutto del caso. effettuare una scommessa (gaming) significa ponderarla studiarla prima lavorarci su, poi ci sarànno ( come esistono bravi ristoratori e scarsi che rimettono) persone che fanno bene il loro mestiere e chi meno. in inghilterra la case da gioco nn possono avere insegne al di fuori dei propri locali, e tanto per essere chiari l’italia ha le tasse + alte del mondo x i concessionari di dcommesse. quindi secondo te il governo inglese è un cattivo governo al contrario del ns e gli inglesi sono succubi dell’esistenza aleatoria. mi dispiace deluderti ma è esattamente il contrario là vai avanti solo se sei meriti al contrario dell’italia. ma tu che sai tutto su qualunque argomento dovresti saperlo!!!! mi dispiace ma tu fai parte del 99% degli italiani che nn conoscono neanche la differenza tra gambling e gaming con una differenza: vuoi discuterne e sentenziare senza neanche documentarti….e questo scusami nn è un merito!!!

  27. Nikolik scrive:

    Ognuno ha avuto, nella propria vita, i Maestri che meritava.
    Io, secondo voi per mia sfortuna, per il tennis ho avuto l’indimenticabile ed insostituibile Pierino.
    Nel Diritto Penale, l’Italia ha avuto tale Vincenzo Manzini, in realtà grande scrittore, autore di una monumentale opera, Trattato di Diritto Penale, in dieci tomi, ognuno dei quali composto da più di mille, odiatissime pagine, per me sciocco studente.
    Ma tant’è, ecco cosa scriveva l’illustre Maestro sul gioco d’azzardo, non per nulla chiamato giuoco:
    “Caratteristico del giuoco d’azzardo è l’elemento per cui la vincita o la perdita dipende interamente o quasi interamente dall’alea, e non dalla perizia del giuocatore.
    Alea, nel senso di cui si tratta, significa rischio o sorte. La vincita o la perdita, quindi, deve dipendere esclusivamente o quasi esclusivamente dal fortuito.
    Si hanno giuochi nei quali la vincita o la perdita dipende esclusivamente dalla perizia del giuocatore. Altri ve ne sono, nei quali la sorte entra bensì come causa di vincita o di perdita, ma in modo da poter essere onestamente corretta o compensata dall’abilità individuale. In certi giuochi, infine, il fortuito si presenta come unica causa determinante la vincita o la perdita, o quale causa decisamente prevalente sull’abilità del giuocatore.
    Quando si afferma che nel giuoco d’azzardo la vincita o la perdita è interamente o quasi interamente aleatoria, cioè dipendente dal caso, non si pretenda già che la vincita sia indipendente dalle leggi di causalità (nessun evento essendo svincolato da codeste leggi), ma si dice soltanto che la causa delle vincita o della perdita è ignota o non può essere onestamente dominata”.
    Ebbene, forse il Grande Maestro non sarebbe fiero di me se azzardo (o scommetto?) nel dire che la capacità di prevedere un risultato sportivo è dominante rispetto all’alea, propria di ogni attività umana.
    Ma devo riconoscere, ahimé, di essere prevenuto.
    Nel caso fossi convinto del contrario, dovrei retrocedere il mio babbo a biscazziere, quando, nell’unica volta in cui si andò all’ippodromo insieme, scommettemo ben 3.000 lire.
    L’indegno ronzinante si trascinò fino al terz’ultimo posto. Ma fu un bellissimo esercizio di comunanza ed io, ebbro di condividere un’esperienza adulta, non posso concepire di essere stato oggetto di un’attenzione diseducativa.
    Il pomeriggio finì con un gelato in centro a Montecatini, più piccolo del dovuto, in virtù della sconfitta economica, ma molto buono ugualmente.
    Perdenti, ma insieme.

  28. thomas yancey scrive:

    Trovo le dispute sofistiche divertenti e spesso anche un buon allenamento per le capacità intellettive e retoriche. Ma sono sempre fuorvianti. Ho distinto precisamente i giochi agonistici da quelli aleatori. Se vogliamo definire un match fra due pugili o fra due tennisti una scommessa possiamo farlo. Ma è una assoluta inesattezza. Il pugile, come il tennista, fonda la sua “scommessa” sulle proprie capacità, sulle proprie qualità complessive. Esisterà anche poi la circostanza fortuita, come scivolare sul ring o sul campo, e allora anche il migliore è vittima del caso. Ma la sua “scommessa” non è aleatoria. Si ritiene invece giustamente tale (aleatoria) qualsiasi puntata nella quale gli elementi di abilità sono molto inferiori e determinanti rispetto a quelli affidati al Caso. Mi pare evidente dunque che qualsiasi scommessa passiva, che abbia a fondamento la “preveggenza”, sia aleatoria. Si può conoscere a menadito, per esempio, vita, morte e miracoli di un cavallo e del mondo delle corse ippiche, ma gli elementi sconosciuti sono sempre superiori a quelli conosciuti: come è stato nutrito di recente, se è iscritto a una corsa successiva di maggior importanza, se l’allenatore ha un interesse diverso da quello del proprietario, se sarà venduto e via dicendo. Potrei continuare a lungo nell’elenco. Insomma, chiunque affidi i suoi soldi al comportamento di altri esseri viventi, uomini o animali, sta giocando d’azzardo. Mentre chi li affida alle proprie capacità sta competendo.

  29. roberto scrive:

    Nikolik, in amicizia…

    Più ti leggo, più mi convinco che la massimizzazione del benessere sociale di questo paese passa per la demolizione con le ruspe delle facoltà di giurisprudenza, sulle cui rovine dovrebbe essere sparso il sale.

    Scherzo, ma non troppo!!

  30. max scrive:

    thomas è evidente che quello che dici se parliamo di scommessa singola. ma la gente che lavora nelle scommesse nn lo fa in questa maniera, esistono coperture, capacità di passare scommesse con guadagno sulla quota etc. ma soprattutto come qualsiasi attività il conto si fa alla fine del mese o dell’anno. l’incasso o cassetto di un ristorante (tanto x rimanere in tema che mi premedato che peso ormai 100 kg e questa si che x me è una droga, al gioco d’azzardo inteso come casinò dedico il mio tempo 2 vote all’anno a passare una serata e la metà del tempo la passo al ristorante) nn si conta con l’incasso di una singola giornata che può dipendere dalla partita di champion e dalla bufera di neve e alla stessa stregua l’investitore/broker nelle scommesse il conto lo fa alla fine di centinaia di scommesse, allibramenti etc. quando un operatore sulle scommesse fa giuste 2 operazioni su dieci fa pari alla terza guadagna e nelle altre 7 può succedere qualsiasi cosa ,da errori di valutazione a eventi sfortunati e/o casuali. ciao

  31. thomas yancey scrive:

    La narrazione dell’episodio all’ippodromo, Nikolik, rivela peraltro una confusione (nel tuo caso mi pare artata) fra aspetti emozionali e posizioni logiche molto diffusa.
    Affermi di aver vissuto un’esperienza significativa e coinvolgente. Non ne dubito. Condividere con il proprio padre l’eccitazione di una scommessa su una corsa di cavalli seguita direttamente è qualcosa che eccita ed entusiasma l’animo di un ragazzo. Il fatto stesso che venga descritta come un innocente divertimento, anziché come un’iniziazione vera e propria al gioco d’azzardo, significa che tuo padre era ben consapevole del reale significato e delle vere conseguenze della scommessa abituale. Il gioco d’azzardo, infatti, quando è compulsivo, si fonda sul desiderio emotivo di compensare un’insoddisfazione.
    Tuo padre apparteneva a quella che si definisce la categoria dei giocatori sociali adeguati. Sono coloro che scommettono esclusivamente per divertirsi. Per essi il gioco d’azzardo è un semplice ed occasionale passatempo, una pura distrazione. Non disattendono i loro obblighi familiari o lavorativi per giocare. Sanno perfettamente, come ogni uomo adulto e responsabile, che il lavoro dà profitto, non il gioco.
    Perché confondere dunque uno svago con un’attività rimunerativa, come fanno molti? Semplicemente perché assumersi le proprie responsabilità e definire precisamente cose e fatti non costituisce una priorità per parecchi uomini. I quali preferiscono l’ambiguità alla chiarezza, i comportamenti ingannevoli (spesso anche con se stessi) invece che la serietà e la lealtà.

  32. max scrive:

    thomas nn ci provo neanche + a spiegarti le cose come stanno posso solo garantirti che nel mondo tante ma tante persone viveno di quello che tu chiami gioco. ma basterbbe che ogni tanto tu vedessi la tv e vedresti quanti professionisti ci sono che giocano e vivono con il poker gioco rovina famiglie (x chi nn è capace) per eccellenza. questo succede anche in italia e soprattutto senza tornei…. con le scommesse ippiche uguale come a bridge e tutto sommato a anche al casinò visto che ci sono le persone che sanno tenere a mente le carte e apena scoperti vengono assunti dai casinò stessi!!!!

  33. john john scrive:

    sarò banale ma diretto
    1 io toglierei di mezzo ogni frasca con sanzioni drastiche per giocatori e coach che scommettono, penso alla radiazione
    chi è protagonista diretto o indiretto di un evento che già distribuisce fantastici guadagni (roba che uno scienziato o uno stimato professionista si sogna) non può e non deve scommettere
    2 l’anedotto di cino dà la misura di come in italia vengono scelti in ogni campo le persone per un determinato ruolo; il talento e la competenza non sono più, da troppi anni, determinanti (e i risultati nel Belpaese si vedono tutti)
    3 gli innocenti urlano la loro innocenza con tale ingenuità da fare tenerezza; beh, sarei stato felice di sentire le urla di starace e compagni diffamati dal giornale francese; delle due l’una: o sono diventato sordo o mi sono perso qualcosa

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