UNA FANTA-STORIA INEDITA

Bluechamp, campione d’altra galassia
Un arrivo insolito nel mio Circolo

 
10 Aprile 2007 Articolo di Ubaldo Scanagatta
Author mug

di GIANNA RAFTEROVA

Apparve all’improvviso, in un giorno d’estate.
Minuscolo e stranamente luminoso, disse di chiamarsi Bluechamp e chiese ad un socio del Circolo di far partita. Questi non impiego’ molto tempo a capire, a proprie spese, che il suo sconosciuto ed occasionale avversario giocava a tennis da Dio, anche se sosteneva di avere ancora tanto da imparare.
L’alone di mistero che sulle prime sembrava avvolgere le sue origini lascio’ presto il posto ad un fondato sospetto.
Basto’ infatti una sbirciata furtiva al contenuto del suo borsone ed ecco occhieggiare dal fondo, tra strani pantaloncini metallici, tubi di buffe palle blu gelatinose extra large e una incredibile racchetta in acciaio a piattocorde doppio e corde montate a spirale, alcune riviste dal titolo “Tennis nello spazio”, “Grande Slam in Orbita”, “Gioco di volo nella Galassia”.

In tutti noi prese consistenza l’idea di trovarci al cospetto di un essere quantomeno speciale. Lo invitammo quindi a vuotare il sacco ed a raccontarci la sua storia.

A Tennisland, la sua Galassia, un giorno in cui si stava misurando contro un avversario appena sbarcato dalla Terra con uno Shuttle, totalmente digiuno di gioco su campi in polvere di stelle, Bluechamp si scopri’ improvvisamente annoiato di picchiare palle in assenza di gravità. Detto fatto, preso il coraggio a due mani, decise di scendere tra i Terricoli per divertirsi un po’ e….cambiare aria.

Sali’ su una delle navette di collegamento Tennisland-Terra e durante le sei ore di viaggio cominciò a pensare ad una possibile collaborazione con il nostro Circolo, di cui aveva letto in “Sport Interplanetario”. Magari, penso’, laggiu’ potevano essere interessati ad uno scambio di esperienze e, perche’ no, anche ad aprire una filiale a Tennisland.

Bello carico, coi microprocessori del cervello già al lavoro per realizzare progetti di tennis veramente galattici, Bluechamp penso’ bene, come primo passo, di chiedere ai gestori del Circolo di indire una Conferenza Stampa.
L’occasione era troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire e cosi’la Direzione del Circolo, intuito lo scoop, in quattro e quattr’otto fece in modo che la notizia dell’arrivo improvviso di un certo Tennista tanto particolare si propagasse nel circondario.
Il fior fiore dei rappresentanti della stampa e della televisione sportiva affluirono in massa nel giorno prescelto, un giovedi’, che essendo il giorno di Giove, sembro’ ben intonarsi alla provenienza spaziale del personaggio.

Bluechamp si fece attendere quel tanto che basto’ perché la curiosità divenisse incontenibile. Poi, da Star consumata, in una “mise” clamorosa da Tennista dello Spazio con in bella vista il marchio inconfondibile della “LUNAIK”, fece il suo ingresso trionfale nella Sala Feste del Circolo.
Fu un tripudio. Accolto da una standing ovation, dette vita ad una Conferenza Stampa senza precedenti, di cui si riportano qui di seguito alcune domande e risposte, scelte fra le piu’ interessanti.
Domanda: Non si riesce a darLe un’età. Lei sembra giovanissimo per l’alto livello di tennis che Le si attribuisce. Quanti anni ha?
Risposta: Sono nato nel 4760, quinto millennio, e poiché a Tennisland siamo appena entrati nel sesto, ho 240 anni compiuti.
Domanda: A che età è entrato nell’agonismo?
Risposta: La FTT - Federazione Tennis Tennisland - mi ha tesserato per la squadra nazionale planetaria a 180 anni, per cui ho già al mio attivo 60 anni di agonismo.
Domanda: Come sono le strutture tennistiche a Tennisland?
Risposta: Tennisland vive di tennis. Le case sono tonde, a palla. Abbiamo campi a castello su sette livelli ovunque. Il fondo è in amianto e sopra sono stesi otto strati di polvere di stelle. La manutenzione è complessa ed affidata ad extra-planetari. Usiamo palline da 12 cm di diametro, in polpa di meteorite, rivestite con materiale gelatinoso soffice derivato da code di cometa.
Domanda: Come mai conosce la nostra lingua?
Risposta: Ho una zia italiana, classificata nei Veterani di Plutone, che vive metà dell’ anno sul suo Pianeta e l’ altra metà a Tennisland, ospite nella mia palla.
Domanda: Lei ha dichiarato che il suo Pianeta vive di tennis. Vuol dire che siete tutti giocatori?
Risposta: Sì, esattamente. Nessuno, sia di giorno che di notte, fa niente altro che giocare. Per noi è vitale, e solo giocando continuamente possiamo vivere. Le batterie del nostro fisico si ricaricano con le partite.
Domanda: In che modo intende sopravvivere, ora che è tra noi?
Risposta: Giocando, in modo da restare carico e vivere altri 240 anni. Ho disputato 3120 tornei interplanetari al meglio dei 10 set ogni match, una media di un torneo alla settimana per 60 anni. Vorrei mantenere questi ritmi e magari servire da esempio per i vostri giovani. Sono abituato a giocare sia in singolare che in doppio e in quadruplo.
Domanda: Sarebbe disponibile a fare da Istruttore in uno dei nostri Centri Formazione?
Risposta: Ci posso pensare, anche se lo trovo un po’ limitativo. Il mio sogno sarebbe di far parte della FIT - Federazione Interplanetaria Tennis - e riunire aspiranti giocatori da Marte, Mercurio, Venere, Nettuno, Plutone, Saturno, Giove, Urano, Terra e…naturalmente Tennisland in corsi intensivi di 168 ore settimanali. Magari il Maestro del vostro Circolo mi darebbe una mano.
Domanda: C’ è qualcuno del nostro tennis terrestre che La preoccupa affrontare?
Risposta: Sinceramente no, anzi, per la verità uno ce ne sarebbe. Si allena in questo Circolo e ho letto che oltre ad avere un discreto rovescio è convinto di essere imbattibile sulla terra rossa. Pare si chiami Roger. Mi piacerebbe sfidarlo anche se non sono certo di potercela fare.

Gianna Rafterova – aprile 2007

Collegamenti sponsorizzati


3 Commenti a “UNA FANTA-STORIA INEDITA

Bluechamp, campione d’altra galassia
Un arrivo insolito nel mio Circolo

  1. marcos scrive:

    brava!

  2. roberto scrive:

    Inserisco un post che non c’entra nulla e me ne scuso con Gianna Rafterova, (bella fantasia e stile garbato…) ma volevo cavalcare l’attualità.
    Faccio qualche piccola riflessione alla luce dei risultati di oggi.

    Grande prova di Starace che supera Verdasco (da cui aveva sempre perso), in un torneo nel quale lo spagnolo aveva da difendere una semifinale, e quindi avversario motivatissimo, mentre Bracciali finisce per dare ragione alle scelte di Barazzutti, perdendo 63 61 dal lucky loser Navarro Pastor, buon giocatore di challenger. Evidentemente la spalla gli fa proprio male.
    Bolelli è già nei quarti a Casablanca, dopo aver battuto in tre set sia Montcourt (giocatore francese da challenger), sia Chistophe Rochus, il meno forte dei due fratelli belgi, ma giocatore che vanta un quanto di finale ad Amburgo. Se Bol vincesse anche domani con Economidis dovrebbe fare il sospirato ingresso nei primi 100.
    Seppi conferma tutte le sue difficoltà psicologiche perdendo quasi senza lottare con il qualificato colombiano Falla, che fino a ieri aveva vinto solo un match a livello atp sulla terra in carriera.
    Insomma: è vero che ogni torneo fa storia a se, che ogni partita è diversa, etc. ma per quanto si è visto oggi il principale rimpianto del match di Davis è non aver fatto giocare Starace al posto di Seppi contro Sela. Credo proprio che almeno quel punto lo avremmo portato a casa, anche se poi forse non sarebbe cambiato l’esito finale della sfida…
    Noto poi che con il ritorno sulla terra rossa qualche partita in più i nostri iniziano a vincerla. Forse ha ragione la rivista tennis italiano, che ritiene che i nostri giocatori siano troppo terra-dipendenti ed esorta i circoli ad AUMENTARE IL NUMERO DI CAMPI VELOCI SU CUI ORGANIZZARE L’ATTIVITA’ AGONISTICA.
    Ma anche qui (come per molti altri aspetti della vita del paese) mi pare che siamo in una situazione di conflitto generazionale: chi glielo spiega ai vecchi soci anziani (che costituiscono la principale fonte di entrate per i club) abituati alla beneamata terra rossa che devono mettere a repentaglio le già sofferenti articolazioni per dare modo ai giovani dell’agonistica di imparare a giocare sul duro?
    La questione è attuale anche alla luce della riforma del calendario dei Master Series progettata dall’Atp, che si risolverà probabilmente in un ulteriore aumento dei tornei giocati sul cemento.
    Faccio infine notare che a Barcellona, fucina dei talenti di Spagna, sulla collina del Montjuice c’è il centro che la federazione spagnola mette a disposizione dei propri giocatori e dei relativi team privati. In essa, vi sono una serie di campi che replicano fedelmente le superfici su cui si giocano 3 slam su 4. Oltre alla terra, infatti vi sono campi identici al rebound ace australiano e campi in cemento USA.
    E noi?

  3. Stefano Grazia scrive:

    Credo che Roberto abbia colto nel segno e che cioè in Italia il Tennis sia ostaggio di una generazione di pensionati che occupano il Circolo, fumano e giocano a briscola e ti impediscono perfio di vedere il Tennis in Tivù perchè alla fin fine preferiscono guardarsi il calcio (e a Bologna anche il Basket). Non c’è nulla di male nella Generazione Post 50 (visto che io ne avrò presto 52) ma ci vorrebbero anche le altre (e SOPRATTUTTO bisognerebbe far giocare gratis tutti i figli Under 14-16 dei soci in ogni circolo sui campi NON occupati)…La storia dei campi in Terra Rossa è vera e va contro anche certe logiche di costo perchè ovviamente il Cemento costa meno anche come manutenzione… Invece tutt’al più costruiscono uno o due campi nell’orribile tappetino cosparso di sabbia….Purtroppo questo succede non solo nei piccoli circoli a conduzione famigliare ma anche nei grossi Circoli con squadre agonistiche o pseudo tali…Almeno succedeva così, non so se le cose sono cambiate di molto…o forse un po’ si: adesso sostituiscono i campi in terra con quelli da calcetto…

Scrivi un commento