Da Lendl “il codardo” al caso Las Vegas
Per il Round Robin 37 anni di fallimenti

 
9 Marzo 2007 Articolo di Fabio Ferremi
Author mug

Ecco una “carrellata” dei fallimenti sportivi del Round Robin, fin dal 1970. Un viaggio tra ricordi e statistica, passando per la storica sfida Connors-Lendl e per gli ultimi scandali targati De Villiers.
Fabio è stato ancora una volta preciso nella ricerca e puntuale nell’informazione. Complimenti a lui e a chiunque avrà il piacere di scrivere due righe sull’argomento.

di FABIO FERREMI

New York, Gennaio 1981. Si sta disputando un Master di ottimo livello, protagonisti ,al solito, i migliori giocatori della stagione ATP 1980. Il Pubblico newyorchese ha appena assistito ad una clamorosa sorpresa, l’uscita anticipata già nel girone eliminatorio di John The Genius Mc Enroe, sorpreso al primo dei tre incontri previsti dal regolamento dai pallonetti e dalle geometrie di Gene Mayer e poi sconfitto dal grande rivale Bjorn Borg al tie-break del terzo set dopo una combattutissima partita. L’americano e lo svedese attendono di sapere con chi dovranno vedersela in semifinale dalla partita del secondo girone tra i già qualificati Jimmy Connors ed Ivan Lendl. C’è grande curiosità proprio attorno a quest’ultimo giovane giocatore, e al suo fenomenale diritto, col quale è riuscito nella clamorosa impresa di sconfiggere, al quinto set dove era considerato imbattile,proprio Borg a Ginevra. L’andamento dell’ incontro è ben lontano dal soddisfare il pubblico. Dopo un primo set equilibrato,di facciata, conclusosi al tie-break e vinto da Connors, Lendl di fatto smette di giocare e cede il secondo parziale per 61. La motivazione è palese: Evitare il mostro nordico nella semifinale e avere il più comodo Gene Mayer sulla strada per la finale, finale che garantisce anche un prize money di 64.000 dollari contro i 45.000 riservati ai semifinalisti.
Connors non gradisce, bolla il suo avversario con lo spregiativo termine di chicken, codardo ,destinato per alcuni anni a restare etichetta sgradita per il giovane boemo, e non gradiscono nemmeno pubblico ed appassionati,che si interrogano su una formula che permetta lo svolgimento di incontri inutili o “accomodabili”,da parte di uno solo dei due contendenti,o di entrambi, in antitesi con quello che è lo spirito originario del tennis, fondato sull’eliminazione diretta pura e semplice,sul dentro o fuori senza alternativa.
Poichè il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, Lendl raggiungerà sì la finale, ma avrà a pentirsene, in quanto un Borg memore della sconfitta svizzera di alcuni mesi prima realizzerà un piccolo capolavoro tattico, evitando sistematicamente il suo diritto e martellandolo per più di due ore solo ed unicamente sul grezzo rovescio. Il risultato finale saranno appena 8 games in tre set concessi dal numero uno del mondo, a fronte della dignitosa resa in tre set patita di fronte all’orso svedese da Connors proprio il giorno prima.

La formula del Round Robin, ossia dei gironi, aveva suscitato perplessità non solo nei giocatori ma anche negli addetti ai lavori sin dalla sua prima Introduzione nel neonato circuito ATP, al Master di Tokyo del 1970. Sei giocatori, l’anno dopo sette, chiamati ad affrontarsi l’un l’altro in un girone definibile all’ Italiana ,simile ad un campionato di calcio. Il risultato erano stati da subito molti incontri privi di interesse, giocati senza mordente da chi per le sconfitte iniziali era subito uscito dai giochi .
L’ ATP corre ai ripari ed opta per una formula RR differente. Due gironi da 4 giocatori, da cui usciranno due semifinalisti per girone. La convinzione è che in questa maniera il numero degli incontri inutili venga ridimensionato. L’esperimento viene provato a Barcellona, nell’edizione del 1972, e il risultato pare convincente: i due finalisti, Ilie Nastase e Stan Smith, arrivano alla finale dopo avere vinto tutti i rispettivi incontri. Ma è un fuoco di paglia; anche nella edizione “ridotta” con due gironi anzichè uno, e meno incontri, permane non solo la possibilità di incontri finali senza nulla da dire, ma anche un altro aspetto che cozza con uno dei principi fondamentali del tennis; quello, semplice, per cui chi perde va a casa. E’ infatti possibile perdere un incontro, e neppure il terzo, a qualificazione già acquisita, per recuperare in seguito,passare il turno e finire magari col vincere il torneo.
E’ quanto accade ad Ilie Nastase nel 1975, che, squalificato durante l’incontro con Ashe per le sue intemperanze (”Negroni” l’appellativo spesso rivolto da Ilie al tenista americano..), finisce col vincere massacrando Borg a casa sua, a Stoccolma.
E’ quanto accade a Jimmy Connors nell’edizione 1977; sconfitto da Vilas nel girone, si qualifica comunque e vince battendo Borg a New York.
Ma è con l’edizione del 1980 che si ritiene la misura colma; l’ATP stessa ci ripensa su, e per alcuni anni (edizioni 1982-1985) il Master sperimenta la pura e semplice eliminazione diretta, a 12 partecipanti prima e 16 poi.
Troppi, secondo l’ATP, c’è il rischio di svalutare la concezione elitaria del Master: dall’edizione 1986 si torna all’antica formula, che non subirà variazioni fino ad oggi.
Inevitabili molti incontri inutili, molti controsensi: quasi sempre vincerà un tennista con almeno una sconfitta nel girone, spesso battendo in finale un giocatore che nel detto girone lo abbia sconfitto (è accaduto nel 1989,1990,1994,1996,1999,2005) e nel 2006 a David Nalbandian riuscirà possibile accedere alla semifinale in virtù di un solo incontro vinto, per i meccanismi della classifica avulsa fondata sui set e, nel caso estremo, addirittura games.
L’ ATP non ha mai dato segno di volere cambiare la formula attuale. Da più parti si è richiesto di introdurre l’eliminazione diretta, di passare ad un tabellone a 16 giocatori con l’introduzione del tre su cinque, novità che sarebbe più in linea col quinto torneo per importanza del mondo come è il Master ( e ci fu un periodo negli anni 80′ in cui valeva più di adesso) ,ma si è alla fine accettato il tutto col fatto che questa regola fosse l’eccezione, praticata in un solo torneo, per quanto importante.

Almeno fino al 2007, quando con la cosìdetta Riforma De Villiers,dal nome del presidente dell’ATP che ne è stato il propulsore, la formula del RR è stata introdotta in vari tornei della categoria International Series Gold, per “testarne” l’efficacia e valutare se introdurla succesivamente negli altri, più importanti tornei del circuito ATP…
8 gironi da 3 giocatori, con 16 dei 24 giocatori introdotti da subito seguendo la classifica e altri 8 usciti da un primo turno ad eliminazione diretta, con gli 8 vincitori dei gironi chiamati poi ad affrontarsi in quarti,semifinali e finale tornando all’eliminazione “classica”. Una formula simile a quella dell’attuale Champions League di calcio.
Dubbi, perplessità in massa espressi sia dai critici del settore che dalla maggioranza degli appassionati, soprattutto per i molti aspetti non chiari delle regole. Meno di quanto appaia adesso, almeno un anno fa, simili perplessità parevano avere i tennisti, alcuni dei quali magnificavano la possibilità che venisse concessa una “possibilità di salvezza” dopo un incontro perso, magari per distrazione, ad inizio torneo.
Adelaide, in Australia, che vede vincitore Novak Djokovic, è il primo torneo in cui viene introdotta la nuova formula.
Delray Beach, a febbraio, il primo che vede vincitore un tennista sconfitto nel suo girone. All’estroso belga Xavier Malisse è sufficiente battere l’argentino Falla in due set, dopo avere perso in tre da Rainer Schuettler, per sfruttare i meccanismi della classifica fondati sulla differenza set, passare il girone e vincere poi il torneo.
Dubbi sempre più forti. Gli organizzatori del Queen’s, il torneo più prestigioso ad essere assogettato alla nuova regola, a febbraio fanno marcia indietro e se ne dissociano, adducendo a motivazione il pericolo della pioggia, e la possibilità di non potere quindi disputare tutti gli incontri che la formula a gironi prevede.
Ma i due scandali che minano definitivamente la credibilità del giocattolo voluto da De Villiers devono ancora arrivare.
Il primo si verifica a Buenos Aires.
In un girone con Devilder, Ferrero e Lapentti, dopo che Lapentti ha sconfitto in tre set Devilder nel primo incontro, questi sconfigge in tre set Ferrero. Lapentti non scende in campo per ritiro nel suo secondo match, l’ultimo previsto nel girone, dato quindi vinto a Ferrero. Non si capisce come interpretare le regole nel caso di ritiro di uno dei tre partecipanti. Inizialmente è Devilder ad essere convinto dell’eliminazione, e quindi lascia la città. Poi si scopre che in caso di ritiro di un giocatore che debba ancora giocare i suoi due incontri (o si ritiri ad incontro iniziato) a passare il turno sia per forza di cose il vincitore dell’unico altro singolare giocato (regola, questa, che si presta tra l’altro al pericolo di accordi sottobanco tra i giocatori). A passare è quindi Devilder. Il tutto mentre Ferrero, saputo dell’eliminazione automatica, si rifiuta di scendere in campo contro Dlohuy (”ripescato” tra gli eliminati nel turno di qualificazione per dare in pasto al pubblico almeno un incontro…) prima di giocare comunque per onor di firma. Il tutto mentre ad un incredulo Devilder giunge una telefonata che lo invita a ripresentarsi a Buenos Aires per prepararsi al proprio quarto di finale..
Il secondo, ancora più clamoroso dato il precedente immediato, a Las Vegas.
Dove in un girone con Korolev, Del Potro e Blake si verifica la stessa situazione. Ossia, Korolev, dopo avere perso da Del Potro in due set, batte sempre in due set Blake. Del Potro poi, mentre sta perdendo, si ritira contro Blake. Dopo quanto visto a Baires, appare evidente come, in forza delle assurde regole del gironcino, sia Korolev a dovere passare il turno.
Invece, incredibilmente, i vertici dell’ ATP paiono accogliere le rimostranze di Blake e ammettono, a scapito del russo, l’americano “giocatore di casa” ai quarti di finale.
Korolev, giustamente, si ribella a questo cambio delle regole in corsa, e, aiutato da altri giocatori del torneo (Safin, Hewitt, Johansson) ottiene la riammissione d’ufficio ai quarti di finale, che vincerà, e le scuse telefoniche di un imbarazzatissimo De Villiers (disposto a garantirgli a mo’ di risarcimento anche un premio supplementare in contanti per dimenticare quanto accaduto..) .
Da Dubai, anche Roger Federer, leader incontrastato del tennis mondiale, esprime il suo disappunto per il tentato “golpe” di Las Vegas oltre a ribadire la sua contrarietà alla nuova formula adottata dai vertici dell’ ATP (dimenticando che inizialmente non appariva così contrario come appare adesso, che i limiti strutturali del Round Robin appaiono evidenti a tutti).
Circondato da tutte le parti, il Presidente francese dell’ ATP ha ammesso che “del futuro dei tornei a gironi si discuterà durante il MS di Miami” , dove anche l’assemblea dei giocatori esprimerà un’opinione, che, a quanto paiono dire le reazioni dei giocatori, si suppone essere decisamente negativa.
La sensazione, al momento, è che la riforma De Villiers appaia già destinata ad essere abortita prima ancora che termini l’anno solare di sperimentazione.
Nella mente della maggioranza degli appassionati, lo è stata da subito, prima ancora della sua (come abbiamo visto, spesso ridicola) messa in pratica.

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5 Commenti a “Da Lendl “il codardo” al caso Las Vegas
Per il Round Robin 37 anni di fallimenti”

  1. marcos scrive:

    ottimo lavoro di fabio…e tanti bei ricordi!

    complimenti!

    marcos

  2. stefano grazia scrive:

    Magari non si potrebbe ma riporto con un rapido copia incolla quanto scritto nel precedente spazio riservato all’infamia di Las Vegas. i tratta di unaproposta semplice e geniale: se davvero si vuole che i Campioni giochino di piú, perché non costringerli a giocare i Doppi, oltre al Singolo?
    E´quanto scrive Jon Wertheim sulla sua tennis bag (si.com):
    “Lo ripetiamo da tempo: se sei un Promoter e vuoi veramente assicurare un qualche ritorno al tuo investimento (il Campione,in questo caso), richiedi che le Stelle del Circuito giochino anche il Doppio e non solo il Singolo. Roddick potrebbe giocare in coppia col Venditore di Programmi e ancora rendere interessante per lo spettatore medio (Il FAN?)una Sessione Notturna a Indianapolis o Memphis (We’ll say this again: If you’re a promoter and you really want to ensure some return on your appearance fee investment, demand that your stars play doubles as well as singles. Andy Roddick could play alongside the program vendor and it would still make for an entertaining night session in, say, Indianapolis or Memphis.)”
    Conclude poi:
    E’ dura infierire su persone che cercano di innovare, Ma l’ATP deve avere il buon senso di capire che il nobile esperimento è fallito. La NHL ha rinnegato il glowing puck (non chiedetemi cosa sia).L’NBA l’ha data su alla ‘Nuova Palla’. E’ tempo per il Tennis di riporre nell’armadio questo esperimento, di fianco alla Racchetta Spaghetti (quella con cui Nastase interruppe la striscia di Vilas) e passare ad esaminare la nuova proposta. Nessuna vergogna in questo.”
    It’s hard to crack on folks who are willing to innovate. But the ATP ought to have the good sense to realize this noble experiment failed. The NHL did away with the glowing puck. The NBA just reversed on the “new ball.” Time for tennis to put this “experiment” in the drawer alongside spaghetti-stringed rackets, and move onto to the next idea. No shame in that.)

  3. roberto scrive:

    Mi piace l’idea di Wertheim, anche se credo che una tale innovazione richiederebbe una modifica del calendario: una diminuzione degli impegni e dei tornei di fatto difficilmente praticabile, si pensi solo a quanta gente sta in fila per ottenere una data di un Atp (vedasi ahinoi la velocità con cui Zagabria ha rimpiazzato Milano…). Un’idea più radicale potrebbe essere quella di unificare le classifiche: fare una sola classifica anzichè due separate tenendo conto dei risultati ottenuti in entrambe le specialità e usare un sistema di attribuzione dei punteggi che penalizzi chi gioca solo il singolo. Se una tale classifica unica fosse usata anche per le entry list dei tornei nel singolare, tutti i giocatori sarebbero costretti a giocare il doppio. Ne beneficierebbe, io credo, non solo il richiamo del torneo di doppio, ma forse anche il bagaglio tecnico dei giocatori, che diverrebbe più completo: molti sarebbero più in confidenza nei pressi della rete e ci sarebbe una maggiore attitudine agli schemi di attacco. Potrebbe scaturirne un miglioramento della qualità del gioco anche nel singolo…
    Ma forse sono andato un po’ troppo in la’…

  4. luca scrive:

    La finale del Master ‘80 ha consegnato Borg all’immortalità. La ricordo come se fosse ieri. Galeazzi conduceva la Domenica Sportiva, che trasmise TUTTA LA FINALE !!!! Era il 18 / 1 / 1981, ed il miglior commento lo fece Rino Tommasi su Match Ball : ” Borg era preparato per chiunque, ed avrebbe battuto qualsiasi avversario. Ho visto giocare da Borg i cinque colpi più difficili della mia vita di guardone di tennis”.
    A 26 anni di distanza, l’unica cosa da aggiungere per aggiornare il commento di Tommasi è il seguente : “Borg era preparato per chiunque, ed avrebbe battuto qualsiasi avversario, Sampras e Federer inclusi”.
    Purtroppo - o per fortuna - Bjorn non avrà eredi. Rimane lassù, sulla vetta più alta, Irraggiungibile. Per sempre

  5. Stefano Grazia scrive:

    Purtroppo per Luca, fu battuto al suo apice da McEnroe (sia a W che a NY)e punto nel suo orgoglio…smise di giocare! come se Federer smettesse perchè Nadal lo batte sul rosso…
    Per fortuna di Borg, Sampras e Federer allora non c’erano perchè altrimenti di Wimbledon ne avrebbe vinti qualcuno in meno (diciamo 3,4 in meno?)
    se invece Borg ci fosse adesso, probabilmente vincerebbe anche 3,4 RG in meno…perchè fra i GRANDISSIMI FENOMENI DEL ROSSO che Borg batteva a quel tempo c’erano mica solo Vilas ma anche Victor Pecci e Salomon e Dibbs e Barazzutti che con tutto il rispetto non è che abbiano scritto pagine immortali di storia anche loro (se per sminuire la grandezza di Nadal e Federer dobbiamo sempre prendere i loro avversari, voglio dire, ricordiamoci che a quel tempo il RG veniva spesso disertato magari per giocare il Team Tennis!)
    Grandissimo campione Borg, ma del suo tempo: forse nessuno come lui può essere limitato al suo tempo…
    Il carisma e la personalità non si discutono ma furono creati ad arte dai media perchè lo si legge ovunque, lo dicono tutti, lo ricordano tutti quelli che lo conoscevano, l’orso se ne stava chiuso in camerac’è chi scrive che non si lavava quasi) , era timido, non è che rilasciasse grandi interviste, e poi dopo il ritiro precoce commise abusi e sciocchezze non degne del campione che era…se poi l’intervento al suo soccorso è per te il metro di misurazione della sua grandezza, mah…
    comunque beato te che non hai dubbi, sarai sempre felice

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