Monica Seles, tra passato e futuro.
Per averla la Img fece il giro del mondo.
Galline e corriere sulla strada del trionfo.

 
9 Dicembre 2007 Articolo di Cino Marchese
Author mug

Aveva dodici anni quando fu notata dai colossi del tennis. Vinse il campionato europeo. Iniziò lì la sua strepitosa scalata e restò fedele al gruppo di McCormak senza firmare alcun contratto.

Prima di tutto vi voglio informare che Monica ha giocato alla fine di Settembre una esibizione a Bucarest a chiusura del Torneo ATP organizzata dalla mia grande amica Virginia Ruzici. Personalmente ho sempre un buonissimo rapporto con la Seles. Doveva venire a Roma, ma all’ultimo minuto ha rinunciato per i molti impegni che tuttora ha. Non mi stupirebbe per nulla che riprovasse a giocare il massimo circuito WTA e se dovesse farlo certamente giocherà alla sua altezza. Ma vi voglio raccontare il nostro primo incontro e tutte le manovre fatte per rappresentarla e battere la concorrenza.
Eravamo nel Luglio del 1986 ed ero stato in Messico in occasione di un incontro di Coppa Davis tra Messico e Stati Uniti. In quei tempi avevo una buonissima relazione con la famiglia di Leo Lavalle, che dopo aver vinto il titolo juniores a Wimbledon sembrava dovesse diventare un grande giocatore. Il manager di Leo era John Evert, ma tutte le volte che c’era qualcosa di importante il padre Luis (Presidente della Federazione messicana) voleva che io fossi presente ed io in qualunque parte del mondo fossi dovevo andare, perchè Mc Cormack aveva grandi progetti in quel paese e considerava vitale che io andassi. Personalmente avevo buonissimi rapporti con Raul Ramirez, allora Capitano della squadra messicana, con Fernando Llamas, commentatore televisivo della potentissima Televisa diretta da Diaz Barroso, e con Contreras, che insieme a Llamas formò uno dei più celebri doppi del mondo, ora boss di Aereolineas Mexicana e grande signore. Insomma in Messico ero molto conosciuto e rispettato.
Tutto ciò per dirvi che da Mexico City volai direttamente a Francoforte perchè mi avevano detto meraviglie di una ragazzina poco più che dodicenne che avrebbe fatto furore. Informazione arrivata da Pera Marinkovic, Presidente della Federazione Jugoslava e molto amico di Francesco Ricci-Bitti (che gli aveva parlato bene di me e del mio Gruppo). Marinkovic mi disse anche di sbrigarmi. C’erano grandi manovre attorno alla famiglia di questa ragazzina. I nostri maggiori concorrenti di Proserv, la Società di Donald Dell, si stavano muovendo molto rapidamente per convincere la famiglia, che viveva a Novi Sad, a trasferirsi definitivamente in Florida da Bollettieri. Bollettieri allora era rappresentato proprio da Dell.
L’appuntamento quindi era a Leimen in Germania, la città di Boris Becker, dove quell’anno si svolgevano i Campionati Europei under 14. Era la fine di luglio ed io arrivai direttamente da Mexico City a Francoforte, affittai una macchina una bella BMW e mi precipitai a Leimen a circa 100 Km. Marinkovic aveva fissato un appuntamento con Zoltan, il fratello, e Karoly, il padre di questa famosa ragazzina che si chiamava Monica Seles. La situazione mi sembrò subito compromessa con i nostri concorrenti in chiaro vantaggio su di noi, ma l’aiuto di Marinkovic fu determinante per convincere i Seles ad accettare un appuntamento con uno dei nostri. Sarebbe stata l’unica occasione per presentare proposta interlocutoria. Bollettieri, infatti, stava trattando segretamente il suo passaggio con noi ed anzi stava trattando la cessione di tutta la NBTA, Nick Bollettieri Tennis Academy, ad IMG. Sarebbe stato necessario assecondare il loro gioco. Saremmo intervenuti come Gruppo e i Seles, che in quel momento cercavano solo qualcuno che si sobbarcasse le spese a cui andavano incontro, non avrebbero mai firmato d’impatto. A loro poco importava della battaglia tra i gruppi. Erano d’accordo a prendere tutto quello che veniva loro offerto.
Gli accordi di base furono presi appena dopo la finale vinta facilmente da Monica. Subito dopo chiamai la nostra responsabile del tennis femminile Stefany Tolleson; sarebbe dovuta andare a Novi Sad in Jugoslavia ad incontrare anche la madre Ester. Tutti insieme avrebbero deciso di andare da Bollettieri in cambio di una specie di borsa di studio a totale carico di IMG. Comunicazioni naturalmente senza cellulari e con grande difficoltà. La Tolleson partì da Londra per Belgrado. L’unico mezzo che avrebbe raggiunto Novi Sad in tempi brevi era una corriera che lei, americana di Phoenix, Arizona, neanche sapeva come fosse fatta. Arrivò dai Seles tra galline e conigli, fece quello che doveva fare e poi al suo ritorno a Londra mi chiamò. Non dimenticherò mai le sue parole: “Se questa ragazzina non diventa la numero uno del mondo io ti uccido !! Perchè tu non puoi sapere cosa voglia dire arrivare a Novi Sad in tempo brevi”.
Monica è diventata numero uno ed è stata leale al massimo con il nostro Gruppo, ma non ha mai firmato quel benedetto contratto per cui abbiamo rovesciato il mondo e se riprenderà a giocare sarà ancora una “portacolori” di IMG, che continuerà a rappresentarla ma senza contratto.

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15 Commenti a “Monica Seles, tra passato e futuro.
Per averla la Img fece il giro del mondo.
Galline e corriere sulla strada del trionfo.”

  1. Stefano scrive:

    Cioè, non ho capito, voi la rappresentavate senza nemmeno un contratto in mano? Sulla fiducia? E tutte le clausole per la suddivisione dei guadagni come le avevate decise? Davanti ad un cappuccio ed una brioche? :-)

  2. angelica scrive:

    Il padre di Monica Seles, per me, e’ sempre stato un grande personaggio. Nell’accezione piu’ positiva del termine.
    Sempre li’ a sostenere la figlia e pronto ad applaudire l’avversaria se faceva un bel punto. Sorridente. Sembrava non essere mai stressato.

    Ho sempre avuto l’impressione, forse sbaglio, che per loro il denaro avesse grande importanza (ovviamente ) ma non ne erano mai alla ricerca esclusiva di quello.

    Credo che i genitori di Monica Seles siano stati un esempio splendido, sopratutto se confrontati con molti altri genitori che hanno girato e girano i tornei con i loro figli e dove una sconfitta del figlio genera in loro frustrazioni a non finire.

    Vorrei solo aggiungere, che stavolta a Cino e’ andata decisamente meglio che con i brasiliani… Monica Seles e’ diventata numero 1 e Stefany Tolleson non ha dovuto mantenere la sua promessa :D

  3. Cino Marchese scrive:

    Caro Stefano ricordati una cosa che i contratti servono quando litighi!!! Se tutto fila liscio tra persone per bene è sufficiente guardarsi negli occhi. Ovviamente è meglio firmare un contratto e non credere che non ci abbiamo mai provato, ma Monica e i suoi hanno sempre detto ” Che bisogno ne avete, siete i nostri manager, vi paghiamo quanto abbiamo pattuito o meglio vi trattenete la vostra commissione e qualsiasi cosa ci viene proposta voi sarete i primi a saperla.” Nel rapporto tra manager e atleta i contratti sono di una semplicità estrema e prevedono una commissione sui contratti che solitamente prevedono due livelli di percentuale tra quelli tecnici e cioè abbigliamento e scarpe, racchetta e accessori e quelli commerciali fuori settore e un tempo sui prize money ufficiali mentre le esibizioni erano trattate come contratti commerciali. Tanto è vero che Mark Mc Cormack era soprannominato Mister 25 and 10. Ora la concorrenza ha molto modificato questi numeri e i giocatori più forti sono e meno pagano. Per quanto riguarda i prize money ufficiali ormai tutti si mettono d’accordo con i propri manager con un fee fisso di servizio e poi puoi fare i contratti come tu credi, ma ricordati che più sono complicati più è facile litigare. Nel caso di Monica la relazione si è cementata e rafforzata con il tempo fino ad arrivare che dopo l’incidente di Amburgo fu Mc Cormack in persona ad occuparsene ed io giocai un ruolo molto importante perchè dopo il trasferimento in Florida di tutta la famiglia ed un periodo apparentemente tranquillo i Seles avevano finalizzato che si sarebbero fatti gestire da chi avrebbe loro portato il contratto tecnico quando avrebbe incominciato a giocare i tornei ufficiali e negli Stati Uniti era una cosa seria diventare professionisti o meglio come dicono loro” to turn pro”. Monica ormai si era dato dei principi americani e ragionava sempre più come una futura cittadina USA. Proserv non si erano mai rassegnati e anhe Ion Tiriac si era candidato attraverso la sua compagna di allora, Heather Mc Clachlan, che prima di accompagnarsi con lui aveva lavorato con me in IMG e voleva una giocatrice da affiancare a Boris Becker. Monica era sottoposta ad una corte spietata specialmente da Tiriac e signora dal momento che avevano una buona predisposizione sul marketing mentre Proserv era più debole in quel settore e non faceva paura. Io, inquei tempi avevo un buonissimo rapporto con Enrico Frachey che era tornato alla Fila ed era sua intenzione cambiare completamente strategia e ritornare sugli atleti che invece nel periodo in cui se ne era andato sbattendo la porta erano stati completamente trascurati per fare delle discutibili e pessime operazioni sugli eventi ed in particolare sulla Formula 1 e cose simili. Io ero come vi ho detto molto amico di Enrico ed avevamo lavorato insieme in Cerruti 1881 con delle vistosissime sponsorizzazioni di Connors e di Stenmark e poi di Wilander. Enrico mi disse appena rientrato in Fila ” Vedi che tutti i giocatori che vengono liberi o quei giovani che tu pensi diventeranno forti io sono interessato e vedrai che non te ne pentirai !”. A quei tempi Nike stava nascendo ma non era quella che poi diventò e Adidas stava passando un periodo estremamente travagliato per cui le Aziende Italiane dominavano il mercato ed io che avevo il rapporto con tutte loro giocavo per la mia Società un ruolo molto importante e strategico. Dopo che ero stato io stesso a consigliare Frachey di prendere Becker gli dissi che questa ragazzina slava era un fenomeno ed Enrico che aveva una fiducia sconfinata in quello che gli dicevo mi mise in mano una proposta imbattibile che i Seles accettarono e di fatto si legarono con noi definitivamente, ma sempre senza contratto. Mi ricordo che il tutto succedeva a Marzo ed eravamo a Key Byscayne ed incontrai Ion e la sua bella e gli dissi che avevamo definito con Fila per Monica e a quel punto ebbe uno scatto di stizza perchè si rendeva conto che non avrebbe avuto la Seles e si doveva accontentare di Mary Jo Fernandez che invece riuscì a portarci via ma non fu la stessa cosa. Enrico Frachey è mancato recentemente ed era un uomo eccezionale. Manager deciso e leale, intelligente e creativo e con lui ho anche fatto la rivoluzione nello sci facendo saltare per aria il Pool per poter mettere sotto contratto Alberto Tomba questa volta con un contratto scritto, ma ogni situazione ha la sua storia per cui le regole si fanno di volta in volta e pensate che la storia del management sportivo forse è partita dalla stretta di mano tra Mc Cormack e Arnold Palmer, il golfista, gesto con il quale è nata la IMG e anche quella volta non c’era contratto.

  4. Marco scrive:

    off-topic
    Scusate, ma già dopo qualche settimana dalla finale della master cup la mia voglia di tennis è tanta, sarei curioso di avere qualche notizia relativamente alla nuova stagione televisiva per il 2008, soprattutto se la programmazione di sky rimarrà uguale a quella del 2007 o finalmente riuscirà a trasmettere qualche altro torneo dello slam, oltre wimbledon.
    Grazie

  5. Elisabetta scrive:

    i genitori di Monica e il mitico papà di Ivanisevic sono gli esempi più belli che io mi ricordi , un modello per tutti .
    Se Monica torna e spero lo faccia ( anche solo per pochi tornei )possiamo salutarla come merita quando darà l’annuncio ufficiale di ritiro , forza Monica !!!!
    il talento non si perde ,dimagrita è dimagrita , può tornare a buoni livelli per me .

  6. Stefano scrive:

    Grazie per la spiegazione Cino, come sempre ricca di interessanti aneddoti. Lavorando nel settore commerciale-marketing per una piccola casa editrice credo capirai facilmente il mio stupore nel constatare l’assenza di un contratto per la gestione di cifre così rilevanti :-)
    Al giorno d’oggi per le piccole aziende come la nostra i contratti servono per la sopravvivenza, per giustificare gli investimenti, per pagare le tasse senza essere messi in croce e, purtroppo, anche per ottenere finanziamenti. Mi rendo conto tuttavia che le grosse aziende possano permettersi scelte differenti.

  7. john john scrive:

    off topic ma non troppo, leggete questo articolo e riflettete sulle cose belle che abbiamo e che non siamo in grado di promozionare adeguatamente
    mi spiace per tommasi ma a me lo stadio dei crampi sembra restare l’impianto più bello del mondo e sembra non sia il solo a pensarla così

    Molto bella
    Rome’s Pallacorda may be the world’s best court
    Posted: Thursday May 5, 2005 2:51PM; Updated: Thursday May 5, 2005 2:51PM

    The statue-encircled Pallacorda was built by the order of Mussolini in 1935.
    Stuart Franklin/Getty Images
    I mean this as no disrespect to the U.S. Open’s Grandstand court, the famed “Bullring” at Roland Garros or any of the courts at the Monte Carlo club that overlook the Mediterranean.

    But for our euros, the mythical title of “world’s best tennis court” goes to the Pallacorda, the marbled basin of Rome’s Foro Italico. Like seeing an opera at La Scala or watching a Cubs game at Wrigley Field, the Pallacorda is a venue so stunning that it can render the actual event somewhat irrelevant.

    Sitting on the marbled “bleachers” of this underground pit, it’s easy to feel someone looking over your shoulder. And I don’t mean the cheap bastard trying to peek at your draw sheet. The Pallacorda is ringed by 18 massive statues of Roman gods, each representing a different sport. At 40 feet high or so, these figurines tower over the court and their presence packs a symbolic message about perspective.

    Those 150-mph aces are all well and good, pal. But see that dude over there? In his day, he could hurl thunderbolts. No, I’m being literal here.

    Credit for this masterpiece on the banks of the Tiber goes to an unlikely source. At the height of his grandiloquence, Mussolini ordered the court constructed in 1935. Mussolini was, in fact, a decent player who had his own private tennis pro on his payroll. He would only hit forehands, however, and also hated to acknowledge anything French or English in origin so he refuses to call the sport “tennis,” referring to it instead as “pallacorda” — translated roughly as “string ball.”

    MAILBAG

    Jon Wertheim will answer questions from SI.com users in his mailbag every Wednesday.
    Your name:

    Your e-mail address:

    Your home town:

    Enter your question:

    By the time the Pallacorda was completed in 1939, Mussolini had bigger problems on his hands than silly semantics or running around his backhand. In response to Italy’s fascism, an international edict prohibited the country from hosting an international event. The ban lasted until 1950. Ubaldo Scanagatta, a press-room fratello who has forgotten more about Italian tennis than anyone else ever knew, calls this Mussolini’s double fault. “The first fault was the campaign in Africa and losing the War,” says Scanagatta. “Then, the second fault, for whole decade of the 1940s, no one can play on Pallacorda.”

    Eventually the Pallacorda became the show court for the Italian Open, and it has spawned plenty of tennis mythology. The Telecom Masters, as the Rome tour stop currently is called, still carries prestige on the tennis firmament. But not long ago, the Italian Open was regarded as the “fifth slam” and all the big names — Rod Laver, Bjorn Borg, Chris Evert, Steffi Graf, Martina Navratilova, Pete Sampras, Monica Seles — played the Pallacorda. The fans who filled the marble were often of the bread-and-circus variety. An opponent who played an Italian, or simply questioned one too many line calls, became a target for taunts, boos, one-fingered salutes and hurled coins.

    Playing on the Pallacorda in the 1978 Italian Open semifinals, Jose Higueras led Italy’s Adrianno Panatta 6-0, 5-1 before he let the partisans, the corrupt local linesmen and the ghosts of the Pallacorda get to him. When a series of calls went against him, Higueras became increasingly frustrated and at one point flipped off the crowd. This inspired chants of “Clown” (politely translated) and change started raining from the stands. After losing the second set 7-5, Higueras retired, fearing for his safety.

    Nothing nearly as dramatic took place on the Pallacorda this week. A decade ago, the folks at the Italian Federation built a new stadium court — how, after all, do you carve hospitality suites out of marble? — which had the effect of relegating the Pallacorda to “second-court” status.

    So earlier this week, as Andy Roddick and Andre Agassi played the big house, the Pallacorda hosted second-tier players in front of maybe 1,500 fans. Richard Gasquet, a prodigiously gifted French teenager who finally is living up to expectations, drilled poor Paradorn Srichaphan who, playing on his least-favorite surface, was about as fleet afoot as the statues overlooking the court. Then the Swedish veteran Thomas Johansson humiliated Spain’s talented-but-temperamental lefty, Feliciano Lopez, in straight sets.

    There was no magic on the courts, but it hardly mattered. The stately green Umbrian pines overhead, the white marble and red clay made for a breathtaking tre colore tableau. The weather was simply perfect, the sky an unremitting canvas of blue. The statues, looking down on the court as though ready to overrule the chair, were as striking as ever. There’s probably some place we’d rather have killed an afternoon. It’s just not coming to us right now.

    Choose Your Team:49 ersBearsBengalsBillsBroncosBrownsBuccaneersCardinalsChargersChiefsColtsCowboysDolphinsEaglesFalconsGiantsJaguarsJetsLionsPackersPanthersPatriotsRaidersRamsRavensRedskinsSaintsSeahawksSteelersTexansTitansVikings

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  8. roberto commentucci scrive:

    Beh, bravo john john, bellissimo questo pezzo di Wertheim.
    Effettivamente la cornice del Foro è fantastica, e piace molto anche ai giocatori. Credo che l’articolo sia di qualche anno fa, mi pare che un primo turno tra Gasquet e Srichapan sul Pallacorda (ora Pietrangeli) sia stato giocato nel 2005.
    Purtroppo, dopo gli entusiasmanti voli pindarici sulle ali dell’architettura razionalista, che ci riempiono di orgoglio per le opere dei nostri nonni, sono costretto a riportarvi sulla terra, alle ordinarie inefficienze di questa Italia di inizio millennio. Sono stato oggi pomeriggio a fare una passeggiata al parco del Foro Italico, e già che c’ero ho dato un’occhiata ai lavori del nuovo centrale.
    Ebbene, quel che ho visto non mi pare molto incoraggiante.
    Finora, l’unico lavoro terminato è stato la rimozione dell’anello superiore del vecchio centrale, quello costruito in legno lamellare. Viceversa, la parte inferiore, interrata, è ancora lì, intatta, dal primo all’ultimo sedile. In sostanza, a circa un anno e mezzo dalla data di consegna, a me pare che i lavori del nuovo stadio (per il quale si dovrà eseguire giocoforza uno scavo molto più profondo di quello vecchio) praticamente debbano ancora iniziare.
    Chissa ora gli anatemi che invierà Baccini contro questo blog, e sul capo del nostro povero Ubaldo convalescente…

  9. marco.napo scrive:

    ottimo cino da tuoi articoli possiamo esplorare un po il dietro le quinte,ovvero la parte logisticsa.manageriale se non a volte quella familiare degli atleti.
    per quanto riguarda la seles a prescindere da un gioco non ortodosso ne particolarmente vario e spettacolare dico che non ha ricevuto dal tennis quanto meritasse(credo che l’incidente/attentato subito l’abbia distrutta nell’animo e nella psiche allontanandola dal tennis e dalo sport).
    le attuali sharapova e compagne sono la copia sbiadita della seles e questo denuncia le possibilita che non ha potuto esprimere questa grande atleta dalla potenza di gioco eccezionale.

  10. luca scrive:

    Concordo con marco.napo sulla possibilità conoscere il dietro le quinte tennistico offerta dai piacevolissimi articoli di Cino mrchese.
    Enrico Frachey era biellese, se non sbaglio

  11. sara scrive:

    leggere notizie su monica è sempre piacevole
    quando poi si tratta di racconti inediti come questo
    provo ancora piu’ piacere e per questo la ringrazio signor marchese;
    credo che monica debba molto all’img e a Mc Cormack non solo economicamente ma umanamente per l’aiuto che lui e sua moglie
    diedero a monica nei mesi post-accoltellamento.
    Non è un mistero che monica (lo racconta nel suo libro)
    riprese per la prima volta la racchetta in mano dopo ambugo
    per merito di betsy nagelsen e se abbiamo potuto rivederla (tra le altre cose) di nuovo alzare la coppa a roma è anche
    per merito dell’amicizia e dell’incoraggiamento incondizionato della famiglia Mc Cormack che svolse un ruolo decisivo nel rientro di monica nel circuito.
    Un’ ultima curiosita’: monica sarebbe venuta a roma dopo l’esibizione
    vinta con la navratilova per puro divertimento o per ragioni commerciali?
    ed è pensabile che si possa prima o poi organizzare in italia un’esibizione
    che la veda protagonista?
    grazie

  12. Marcello scrive:

    Molto esplicito Wertheim sul comportamento degli italici spettatori…io ricordo anche un sasso in testa a John Alexander…non ero ancora nato ma mio fratello maggiore ricorda che mio padre tornò profondamente amareggiato per quell’episodio…da vergognarsi comunque.

    Il Pallacorda è un bellissimo campo, nonostante tutto. Il tutto in questione sono l’incuria dei marmi, il ristorante extra-lusso per Vip nostrani che amabilmente sovrasta un lato corto del campo e copre un paio di statue e la baita-capanna di SKY che non si sa bene che perchè sia lì.

    Dal canto mio c’è solo uno stadio che ha un atmosfera incomparabile. Era il Louis Armstrong Stadium di Flushing prima che riducessero la capienza mutilandolo. Sembrava una bolgia infernale, una massa umana in bilico sul campo…se poi ci vedi (come mi successe) Sampras vs Corretja quarti di finale 96 con Sampras che al quinto set vomita sul campo poi serve un ace di seconda…tutto diventa più magico

  13. Cino Marchese scrive:

    Enrico Frachey era di Ivrea e prima di entrare alla Fila lavorava alla Olivetti come la maggior parte degli Eporediensi, si questo è il nome dei cittadini di Ivrea. Enrico è stato un manager eccezionale. Intelligente e deciso garbato e dotato di un grande coraggio e di una grande immaginazione. Personalmente ho imparato da lui moltissime cose, ma soprattutto la determinazione nel perseguire gli obiettivi che di volta in volta ti ponevi. Dotato anche di una grande umanità e di grande attaccamento per le persone che hanno lavorato con lui. Grande appassionato di montagna e lui stesso arrampicatore per 5 volte sull’Everest. Viveva a Biella ed era ancora particolarmente attivo a più di 70 anni è morto alcuni mesi fa lasciando un grande vuoto a tutti coloro come me che lo hanno conosciuto ed aprezzato le sue doti non comuni.

  14. marco negri scrive:

    Volevo ricordare a tutti quelli che l’hanno conosciuto che il “Dottore”, Enrico Frachey, è mancato il 7 Aprile ‘07. Prima di lasciarci, ha scritto ” Fila Sport: il successo dell’innovazione discontinua”, edito da Guerini e Associati.
    Lunedì 9 Giugno ho avuto l’onore di partecipare alla presentazione del libro che si è svolta a Biella.
    Vi hanno partecipato più di 300 persone, prevalentemente ex-dipendenti, che mai hanno dimenticato l’uomo e l’imprenditore.
    Ho lavorato in Fila per 17 anni e ho condiviso con lui l’avventura delle “calzature” che ha portato l’Azienda a traguardi straordinari negli anni’90.
    Poco prima di completare il libro mi disse “… noi siamo stati fortunati a vivere la straordinaria esperienza di lavorare in Fila….ci sono persone di grande valore che non nella loro storia professionale non hanno mai avuto neppure una volta le grandi soddisfazioni che noi invece abbiamo provato….”

  15. obiee scrive:

    Ritengo - ed il mio parere è basato sull’esperienza diretta - che la IMG sia una delle peggiori aziende al mondo e che abbia dato pochissimo al tennis, al mondo dello sport in generale, per non parlare del fashion e del media. E’ spiacevole dirlo ma adesso che sta fallendo, non ne sentiremo la mancanza.

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