La “Dolce Vita” al Foro per la rinascita
Da 900 paganti a capitale del tennis.
Torniamo a un ventennio fa.

 
31 Gennaio 2008 Articolo di Cino Marchese
Author mug

Le difficoltà di riportare il torneo femminile al Foro Italico da Perugia e i pochi sponsor disposti ad investire sugli Internazionali. E’ bastato imitare Wimbledon ed aggiungere l’estro italiano del cinema.

Ho iniziato ad interessarmi di marketing sportivo alla fine del 1974 e il mio primo campo di azione è stato il tennis. Ero venuto ad abitare a Roma un paio di anni prima e mi iscrissi al C.T.Fleming. Il Circolo era di proprietà di Stefano Pantanella che io conoscevo per avere sposato in seconde nozze Roberta Giusti, personaggio della televisione e prima moglie del mio concittadino e amico Gianni Rivera. Il Fleming era ubicato nella parte nord di Roma sulla collina di Vigna Clara, zona elegante e piuttosto snob ed era frequentato da tutti i miei amici romani e tennisti come Giorgio Perconti, assai noto tra i “facchinettari” romani e poi Nando De Vincenzi, Goirgio Luciani, Giorgio Ferrari e soprattutto perché era frequentato da tutti i migliori giocatori italiani, che abitavano nelle vicinanze. Panatta, Bertolucci, Di Domenico, Castigliano erano sempre lì quando non erano in giro per il mondo e poi molti attori e personaggi dello spettacolo erano tra i frequentatori. Corrado Pani, Franco Interlenghi, Umberto Orsini, Marisa Mell, Helmut Berger, Fred Bongusto i fratelli Gazzelloni, figli del grande Severino e ottimi tennisti e poi anche tantissima altra gente nota della post “Dolce vita”.
Stefano Pantanella oltre essere molto ricco era anche un grande appassionato di tennis e gli piaceva frequentare quel mondo variopinto e molto divertente. Era molto attivo in tutte le gare a squadre e ingaggiava i migliori elementi per essere competitivo in tutte le categorie. Il Circolo che contava non era bello era situato in Via Banti ed aveva quattro campi, una piscina ed una piccola Club House ricavata da un appartamento delle centinaia di proprietà di Stefano ed era in mezzo ai palazzi, però aveva da una parte la vista sulla circonvallazione Olimpica e sulla collina di Monte Antenne. Il Circolo disponeva anche di una parte in basso con molti più campi e con una scuola tennis ben organizzata e diretta dal compianto Gianni Salvati, grande maestro prematuramente scomparso e scopritore di Marco Alciati che in quel Circolo aveva iniziato la sua carriera finita prima di incominciare per la sua assoluta mancanza di combattività che ha reso vano il suo notevolissimo talento. Come detto però la parte in basso, in Via di Rocca Porena, non contava. Tutto avveniva nella parte alta: paparazzi sempre appostati pronti a raccontare in fotografia le avventure sportive e non dei tanti vip iscritti. Giorgio Chinaglia era di casa, così come quasi tutti i giocatori della Lazio di Maestrelli. Le scommesse erano pane quotidiano e adesso mi fanno sorridere gli scandali di questi giorni. Allora si scommetteva su tutto e soprattutto con adeguati handicap tutti potevano partecipare e vincere.
Al Fleming nacque anche la carriera di Sabina Simmonds, eccellente elemento italo-sudafricana che Stefano Pantanella aveva scoperto a Johannesburg durante una famosa Coppa Davis ed aveva sponsorizzato portandosela con sé in Italia per poi naturalizzarla. L’operazione all’epoca destò molto scalpore ed i giornali ne parlarono a lungo. In poche parole, Stefano ottenne quello che voleva.
Vi ho raccontato tutto ciò per meglio inquadrare il mio approccio con il tennis che contava e come tutto ciò si manifestò ed in che contesto. Io ero sempre stato appassionato di tennis, ma le mie esperienze si fermavano al T.C. Alessandria ed agli amici di laggiù, poi come tutta la mia generazione ero un grande tifoso degli australiani e di Nicola Pietrangeli. Venire a Roma ed avere la possibilità di frequentare quel mondo mi eccitava molto. Mia moglie Gabriella ebbe una grande parte nel convincermi ad abbandonare il mestiere di famiglia, il commercio di preziosi, per occuparmi di sport-marketing. Aveva capito che quel mestiere non mi dava più nessuna soddisfazione e che avevo bisogno di altri stimoli. Sensazioni che stavo trovando in quel mondo tra racchette e paparazzi. Gradatamente rallentai con la gioielleria ed incominciai ad interessarmi di tennis. Diventai Giudice Arbitro ed iniziai a frequentare anche le strutture federali conoscendo molte persone che in una maniera o nell’altra ne facevano parte. Dopo diverse attività di buon successo nel mondo delle Pubbliche Relazioni e nell’organizzazione di tornei, esibizioni e scuole tennis, fui ben accolto da quasi tutti ed anche la Federazione ed il suo Presidente Galgani mostrarono interesse in tutte le cose che facevo anche se spesso non ne condividevano i metodi.
Nel 1981 partecipai all’appalto per la gestione degli Internazionali del successivo quadriennio. Lavoravo già per IMG, ma ancora ero legato ad una società bolognese con cui avevo collaborato e non senza problemi ci aggiudicammo l’appalto e l’allora Vice Presidente Paolo Francia nell’annunciarci l’esito positivo ci disse anche che avevamo un partner:
la Publicitas SPA, società del Gruppo Rai specializzata in eventi e sponsorizzazioni. Io non avevo mai sentito parlare di costoro e non ne fui felice. Avevo il problema di liberarmi dei bolognesi di cui IMG non voleva sentire parlare. Quell’anno finalmente mi recai a Wimbledon da professionista, dove l’IMG di cui facevo parte era presente con case di appoggio, tende ed una presenza in ogni attività, e non mi sembrava vero avere accesso a tutte quelle cose che avevo visto sempre da lontano. Il mio entusiasmo era alle stelle e ritornai da Londra folgorato dal concetto del villaggio dell’ospitalità e con il desiderio e la convinzione di realizzarne uno a Roma al Foro Italico. Non dormivo di notte e parlavo con tutti eccitato e sicuro di volere trasformare il torneo di Roma, che nel frattempo era caduto ai suoi minimi storici e con le donne ormai emigrate a Perugia per volere di Galgani dopo la fallimentare edizione del 1979 vinta da Tracy Austin, e con 900 spettatori paganti.
Incominciai a cercare chi mi avrebbe potuto allestire il villaggio che io consideravo il punto di partenza della rinascita e non fu facile perché prima dovevo spiegare a chi mi ascoltava cosa intendevo per “Villaggio” e poi tecnicamente come farlo. Trovai in Valeri-Curti e Vanni Delfini una soluzione che poi si rivelò vincente per tanti anni, tenendo conto che un qualcosa di simile veniva in Italia organizzato solo in occasione del Festival dell’Unità e quello che volevo io era alquanto diverso. La Federazione scetticamente assistette dall’esterno ai miei timori di insuccesso. Alla fine allestimmo tra mille problemi un tentativo di Villaggio sul tetto del bar e non riuscimmo a vendere quasi nulla e pertanto regalammo agli sponsor del campo quegli spazi realizzati, ma era nato un concetto. Aveva preso corpo e sostanza. L’anno successivo decidemmo di non fare nulla e arredammo la terrazza solo in quanto tale e intanto io senza arrendermi pensavo già alla edizione del 1984 che vide il rilancio assoluto del torneo e la mia costanza nell’ideazione del Villaggio fu premiata da un grandissimo successo. Tutti trovarono estremamente piacevole passare il tempo al villaggio e tutti volevano esserci. Una grande idea fu assumere Enrico Lucherini, il più grande PR del cinema a Roma. Riuscimmo a creare una “fusione” tra cinema e sport, coinvolgendo il mondo dei riflettori con il nostro e la cosa funzionò benissimo. Anche il Presidente Galgani abbandonò i suoi scetticismi e ne consacrò il totale successo. Gli sponsor in estasi. Tutte le sere organizzarono feste e Lucherini ed i suoi accoliti erano in brodo di giuggiole ad organizzare nuovi flirt veri o falsi. Poco importava ai tempi. Nella mia testa però si creò un altro problema: sette giorni passavano in fretta ed io sulla stregua di Wimbledon stavo pensando di come poter prolungare questo incantesimo e alla fine pensai di riportare le donne a Roma. Galgani non ne volle sapere e solo Franco Costantino, consigliere federale addetto alle donne, era dalla mia parte. Poppy Vinti di Perugia, che aveva avuto in gestione dalla Federazione il torneo femminile, era fermamente contrario al mio piano. Dopo tanti sacrifici non voleva mollare l’osso e si mise di traverso a questa mia idea che alla fine invece aveva convinto tutti.
Iniziò una vera e propria guerra tra la Federazione e lo Junior Perugia per cui nell’85 il Torneo di Taranto fu insignito del titolo di Internazionali d’Italia e Perugia organizzò un piccolo torneo. Nel 1986 non si disputò e usando un torneo nostro, IMG, nel 1987 eravamo pronti ad allargare a due settimane gli Internazionali. La Federazione pretese che l’operazione non costasse loro una lira in più ed io con il supporto sempre molto importante di Costantino, convinsi l’IMG ad accettare.
Avevamo creato, forse senza volerlo, la prima operazione “Back to Back” con grande mia soddisfazione. Tutti ne trassero vantaggio, la Federazione per prima, il nostro Gruppo che dimostrò quanto fosse opportuno agire verso obiettivi convergenti, Lucherini ebbe più tempo per mettersi in mostra, gli sponsor allargarono la loro visibilità, la TV sfruttò una programmazione più completa, i giornali e tutti i mezzi di informazione furono felici di raccontare sport di qualità ed alla fine, ma non per ultimo, il pubblico, che assalì letteralmente i botteghini ed il villaggio che alla sera si trasformava in una riedizione della Dolce vita con paparazzi, belle donne, politici, gente nota, attori, calciatori e gli immancabili ragazzotti di borgata che in un contesto del genere ne decretano in ultima analisi il successo.
Il torneo femminile ebbe un formidabile successo con una finale bellissima tra Steffi Graf e Gabriela Sabatini, Wilander vinse tra gli uomini con Mc Enroe semifinalista ed io finalmente ero felice. Ora le cose sono parecchio cambiate ed io non frequento più il Foro Italico e la cosa mi costa tantissimo perché non esiste posto al mondo che io abbia amato come il Foro Italico dove ho passato anni bellissimi e dove ho dato tantissimo sotto tutti gli aspetti.

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49 Commenti a “La “Dolce Vita” al Foro per la rinascita
Da 900 paganti a capitale del tennis.
Torniamo a un ventennio fa.”

  1. Fabio P. scrive:

    E’ sembre bello leggere quello che scrivi Cino.
    Un unico appunto … non mi risulta che la povera Roberta Giusti, rimpianta “signorina buonasera”, fu mai la moglie di alcuno …

  2. angelica scrive:

    Io c’ero a quella bella edizione del 1987. Bellissima.
    C’era Graf, Navratailova, Sabatini ma anche Sukova e Kohde-Kilsch e tante altre ottime giocatrici.
    La Sabatini in semifinale ottenne la prima vittoria su Martina Navratilova.
    Mi ero comprata l’abbonamento per i distinti nord e qualche posto lontano da me c’e’ Andrea Barbato. E questo fu una sorpresa, pensavo che un personaggio televisivo come lui, grandissimo appassionato di tennis, avesse conoscenze per avere i biglietti di qualche palco degli sponsor.

    Sono sicura che il villaggio fu importante per il rilancio del torneo.

    Mi chiedo solo se c’e’ un modo per far si che si eviti quello spettacolo penoso di gente che non capisce nulla di tennis, non gli importa nulla di tennis, parla a voce alta oppure sta al cellulare, è seduta in prima fila solo per farsi vedere,con biglietti dati dagli sponsor.
    Guarda si e no la partita di cartello. Spesso solo 1 set, poi se ne va e quei posti rimangono tutto il tempo vuoti.
    Mentre i veri appassionati, si sono alzati la mattina prestissimo, hanno fatto la fila per comprarsi i biglietti e gli unici che erano in vendita erano quelli di piccionaia.

    Ma non e’ uno spettacolo triste vedere i posti a bordo campo vuoti?

  3. Daniele Bartolini scrive:

    Fognini ha appena vinto a Vina del Mar 6/4 6/7 (5/7) 6/3 contro lo spagnolo David Marrero in 2h e 12′ !!

  4. Voortrekker Boer scrive:

    Il Foro Italico oggi? In quanto a spettacolo è stato salvato dalle finali Coria-Nadal, Nadal-Federer e la semifinale Davydenko-Nadal più Volandri. Nelle edizioni 2003-2004 non mi pare si facesse a pugni per entrare…

    In quanto a strutture di contorno mi duole dirlo ma il Foro Italico è il fanalino di coda dei super9, altro che quinto slam, siamo fortunati che il Principato è un posto piccolo altrimenti ci depennevano noi non loro. Purtroppo oltre ad essere anni luce dagli standard americani, anche Amburgo e Madrid sono meglio organizzati e non c’è poesia del Pallacorda che tenga quando due main sponsor come Nike e Adidas non si prendono nemmeno la briga di allestire uno stand nel tuo torneo, ai loro occhi non vali niente.

  5. luca scrive:

    L’edizione 1978 degli Internazionali fu INDIMENTICABILE !!!!!
    E’ superfluo dire chi vinse. Panatta fu fortunatissimo con Higueras, che fece tre gestacci al pubblico per poi abbandonare il campo,infuriato dai lanci di monetine. Ma se la vide brutta anche con Amaya e Pfster.
    Una sera, dopo la fine delle partite, mi ricordo di aver cenato in un ristorante - molto ben frequentato - in un tavolo attiguo a quello di …..Gottfried e Ramirez : hanno ingurgitato una cena degna di….Obelix !!!!!
    Grazie all’Higlander Vikingo sono finito sulla TRECCANI, appendice 1961/1978, immortalato in tribuna a bocca aperta ammirando un dritto in top - certamente vincente - dell’Orso !!!!!!
    La ricerca delle sponsorizzazioni è arte difficile. Sto penando non poco per quelle di un congresso internazionale dell’automotive !!!!! Come un match sulla terra battuta con attrezzi lignei; o, meglio, come andare di bolina stretta con un Ten Cate col boma di legno e la vela spanciata !!!!!!

  6. Margherita scrive:

    Caro Cino è sempre piacevole leggere i tuoi racconti. alla fine emerge sempre qualche aspetto del nostro essere italiani che ci contraddistingue dal resto del mondo. per esempio la forte reticenza a introdurre cambiamenti; e poi, quando vengono fatti e hanno effetti positivi, finiamo sempre tutti contenti a tarallucci e vino. siamo fatti così!
    questo anno andrò al Foro Italico, sarò al torno maschile dal giovedì alla domenica e spero vivamente di vedere un bel tennis. devo dire però, che già in fase di prenotazione, il sistema ha mostrato le sue pecche. non si può prenotare online, ma ci si deve affidare al telefono e si ha solo la possibilità di scegliere il settore e non il posto. con il risultato che, anche dopo aver effettuato tutto il pagamento, ancora non so che posto mi è stato assegnato e non lo saprò fino al ritiro dei biglietti a Maggio. credo che non sia così difficile aggiornare il sito web e introdurre un sistema che ti permetta di fare le cose di cui sopra automaticamente. ad Ottobre sono stata un paio di giorni al torneo di Madrid, dopo aver comprato i biglietti in fretta e furia con un semplice click di mouse una quindicina di giorni prima…
    Cino, perchè non ci ripensi e ritorni tu al Foro Italico??

  7. Karlovic 80 scrive:

    @ Luca.
    Non ero ancora nato,chi vinse nel 78?Amaya,Pfister,Roberto Lombardi,Ocleppo,Tanner?Chi è Ten Cate?Forse Henk,ex allenatore di Ajax e vice di Barcellona,e oggi attuale vice del Chelsea?

  8. Giovanni Di Natale scrive:

    Ecco uno spaccato di storia d’Italia. Cino ai tempi della crisi che valore aveva il torneo di Roma?

  9. Roberto Commentucci scrive:

    Il torneo è senza dubbio rilanciatissimo, pur in mezzo ai mille vincoli, fisici, logistici, paesaggistici, e chi più ne ha più ne metta, dell’impianto del Foro, che comunque continua ad avere un grandissimo fascino. E chi non lo sente, beh, peggio per lui.

    Sia nel 2005 che nel 2006 il torneo ha vinto il riconoscimento assegnato dall’Atp all’evento più spettacolare dell’anno.

    In prospettiva, la realizzazione del nuovo centrale e l’adozione della formula del combined ne aumenteranno ulteriormente il fascino e il prestigio.

    Il pubblico è in costante aumento e anche la prevedita per la prossima edizione procede a gonfie vele.

    Ciò detto, l’organizzazione deve essere assolutamente migliorata, prendendo a modello i grandi tornei stranieri, che ancora ci sono superiori quanto a cura dei dettagli, promozione, marketing, logistica, attenzione al cliente-spettatore.

    O sarà un’altra occasione persa.

  10. luca scrive:

    @ Karlovic 80
    Mi prendi in giro ????? Chi mai poteva vincere ???? Sempre e solo LUI !!!!Si diede pure una racchettata sul sopracciglo per scacciare una vespa, perdendo il primo set della finale con Panatta per 6 / 1 !!!!
    Non ho fatto il nome perchè avevo paura degli agguati di Chloè !!!
    La mia dedizione all’Orso forse è dovuta alla foto sulla TRECCANI !!!!
    Il Ten Cate è il leggendario windsurf di Hole Swaitzer, brevettato nel 1967. E’ il windsurf per antonomasia, quello con l’adesivo rosso con la scritta “windsurfer” in prua e l’adesivo blu in poppa. 3,66 di lunghezza per 65 cm ( circa) di larghezza per ( circa ) 23 kg; vela da 5,4 m2. Una nave al confronto degli attuali !!!! Però, si rimorchiavano un sacco di ragazze perchè aveva 200 litri di volume e non tendeva ad affondare come le plancette da slalom. E si faceva free style arrivando con la tavola di taglio sull’arenile, rimanendo in equilibrio sul bagnasciuga. Una cosa da buzzurri terrificante !!!!!

  11. Jho scrive:

    X Margherita .. scusate l’OT

    Io ho preso i biglietti on line senza problemi e mi sono stati gia’ recapitati .. (ho preso un giorno solo pero’)

    Saluti

  12. andrew scrive:

    …sinceramente e personalmente questo modo di presentare e intendere il tennis mi fa vomitare (uso un termine fine)….credo che il tennis giocato ci entri veramente poco e che rifletta la tipica mentalità da club, dove i giocatori sono delle pietanze da servire a una variopinta umanità divisa rigidamente in classi (mi sono svegliato in forma stamattina!)…

    complimenti comunque a chi riesce a vivere e operare in tale mondo…non li invidio…

  13. angelica scrive:

    andrew non esageriamo.
    Il tennis per essere arrivato ad essere lo sport che paga piu’ di tutti i propri protagonisti (dietro solo alla F1 e per gli uomini al golf) lo deve a chi sa organizzare l’evento e creare l’aspettativa.

    Da spettatrice appassionata pagante, a volte (spesso) mi piacerebbe essere considerata di piu’ invece di quella che ha solo doveri:
    non posso andare li’, non possa stare qui, devo pagare tutto tutto tutto e pure ringraziare per un posto di piccionaia.
    Insomma i record di presenze di cui si vantano poi i tornei sono dovuti in larga parte a noi spettatori, ma i vantaggi vanno tutti agli altri.

    Parlano tanto di far modifiche al gioco per rendere più ‘appetibile’ il tennis agli appassionati. Secondo me, invece di pensare a modificare il gioco con fesserie come Round Robin, coach on court etc, sarebbe più utile creare impianti piu’ confortevoli e con più opportunità di sentirsi parte dell’avvenimento.
    Per esempio al Master Wta di fine anno di Madrid, c’erano le informazioni su chi si allenava, a che ora e su quale campo. Una sciocchezza forse, però se sul centrale stai a 20 metri dal campo, magari vedere come gioca da vicino una giocatrice può essere interessante

    Un po’ come quello che succede agli automobilisti. Tutti ne parlano male, siamo tartassati, ma se non comprassimo la benzina…

  14. gio92 scrive:

    Un help , per il venerdì del torneo maschile che tribuna consigliate (siamo in 4 , bimbi compresi) per essere abbastanza vicini e non svenarsi ?!
    Dalla “Tribuna Monte Mario” si vede bene ?
    Grassie

  15. Francesca scrive:

    Non posso che essere d’accordo con angelica…
    Nel 2006, sono stata al Foro Italico per la prima volta per seguire il torneo femminile e, appena arrivata, sembravo una bambina in una casa piena di giocattoli…. Vedere il centrale per la prima volta, ma anche il Pietrangeli, mi ha dato un’emozione fortissima.. Ero veramente impazzita! Vagavo tra gli stands come una matta!
    Poi, piano piano, ho notato che c’erano persone che venivano solo per farsi vedere, gli uomini tutti belli abbronzati, incravattati e le donne con vestiti da sera alle 3 del pomeriggio e con dei tacchi a spillo che mi facevano veramente ridere mentre scendevano gli scalini con una finta non-chalence (si scrive così?)…
    Sempre nel 2006, sono stata al Masters femminile di Madrid: c’è un pò di differenza!! Vedere le giocatrici allenarsi (cosa che puoi fare in qualsiasi torneo, anche a Roma) da vicino, poterci parlare anche dopo la partita senza la troppa security presente al Foro…
    E poi, e finisco, magari se al Foro diminuissero i prezzi di bibite e focacce sarebbe meglio… Già i biglietti costano un pò troppo…
    Comunque ho ripetuto l’esperienza romana nel 2007 e lo farò anche quest’anno (magari andando solo i primi turni che sono quelli che mi entusiasmano di più)…

  16. Francesca scrive:

    X Gio92: da Monte Mario si vede alla grande!

  17. Margherita scrive:

    sono d’accordo con Angelica sul fatto di sentirsi parte dell’avvenimento. al Masters ATP a Madrid alla fine io avevo passato gran parte del tempo che sono stata all’evento (i primi due giorni, lunedì e martedì) non al campo centrale, dove comunque avevo dei posti decenti, ma sulla pista Alcalà. lì infatti non c’erano posti assegnati e vigeva la regola del ‘chi prima arriva prima alloggia’, e ho visto giocare persone del calibro di Nalbandian (che poi ha vinto il torneo) a due metri di distanza: semplicemente fantastico…
    erano anche facilmente accessibili i campi pratica, e ho avuto la fortuna di beccare Roger Federer che sia allenava con Stan Wawrinska….strafantastico…

    infine a Jho voglio dire che si, si possono ordinare i biglietti anche online, è vero, ma è il sistema che ti assegna random il posto all’interno del settore da te selezionato, non sei tu che te lo puoi scegliere…

  18. chloe de lissier scrive:

    non ho alcuna intenzione offensiva, ma la lettura di questo articolo mi ha procurato una sgradevole sensazione di frivolezza.

  19. Voortrekker Boer scrive:

    Andrew sei stato un pochino drastico, ma comprendo il tuo post. Per fare un esempio anche il libro della Pericoli “C’era una volta il tennis” parla di cose simili, ma con il tennis ha veramente poco a che fare, anzi ne offre a parer mio un’immagine assai stereotipata, ma rimane comunque un bel libro ma con un titolo sbagliato. Oggi ci si lamenta tanto dei campioni attuali visti come “fenomeni in gabbia” cito dal suddetto libro, ma forse chi dice questo (anche lo setsso Clerici che afferma di non conoscere i campioni di oggi come loro non conoscono lui) non è più inserito nel tennis come lo era una volta, e allora scatta la critica…

    Per quanto riguarda il modo di intendere il tennis in Italia sono assolutamente d’accordo, solo da noi (e forse nel Principato monegasco) c’è questo modo di intendere il tennis per circoli esclusivi e costosi, che sì ci sono anche in altri paesi (USA,UK,Francia,Spagna), ma sono affiancati spesso e volentieri da strutture pubbliche a basso costo se non gratuite dove tutti possono giocare a tennis senza il vincolo del circoletto provinciale con pretese Vittoriane o Belle Epoque o dal club iper-esclusivo per yuppies della grande città.
    Noi di strada ne abbiamo da fare un bel po’

    Veniamo al Foro Italico, posto bellissimo ma mai valorizzato decentemente. Ripeto: da spettatore pagante il torneo negli anni prima del Coria-Nadal e del Federer-Nadal non mi sembrava certo eccelso, nel 2007 abbiamo avuto Volandri e Davydenko-Nadal, cosa ci aspetta il 2008?
    Il nuovo centrale? Qualcuno ha visto il progetto? Lo studio Rossetti che ha costruito il centrale di Indian Wells mise fuori il progetto ben 2 anni prima rendendolo visibile anche ai comuni mortali, stesso dicasi per il Rothenbaum di Amburgo il cui tetto a ombrello è stato sottosposto ad uno scrupolosissimo esame da parte del comitato cittadino della zona.
    Non parliamo poi del sito del torneo che funziona quando gli pare e offre informazioni minime rispetto a quelli degli altri AMS dove è possibile prenotarsi il posto numerato su una piantina dal centrale e pagarlo da casa con carta di credito o addirittura con Pay-Pal (Cincinnati). Tornando alla questione stand e sponsor, l’area aveva un che di raffazzonato alla buona, prezzi dei bar e delle zone ristoro a dir poco scandalosi (solo a Wimbledon riescono ad essere più cari…) poi il ristorante simil-elegante che incombe sul Pallacorda coprendo quasi una statua è un insulto al bello e alla razionalità architettonica. Non so se BNL abbia veramente dato un’iniezione di liquidi al torneo, ma se l’ha fatto non riesco a capire se siano stati spesi oppure siano stati impiegati talmente male che non me ne sono accorto.

  20. Roberto Commentucci scrive:

    Caro amico boero, provo a risponderti sul discorso Foro Italico. Sul progetto del nuovo centrale hai ragione, c’è stata poca trasparenza, qualche mese fa ho vanamente chiesto al capo della comunicazione esterna della Fit, Baccini, sul suo blog, che venissero resi noti i particolari del nuovo impianto, ma lui mi ha risposto che la cosa è di responsabilità del Coni, che finanzia e gestisce il tutto.
    Si tratta di un progetto difficile, perché la zona è soggetta vincoli paesaggistici (l’altezza della struttura non potrà superare il livello dei pini) ed anche lo scavo in profondità avrà i suoi problemi, data la natura alluvionale del terreno e la vicinanza del Tevere.
    Si sa che la capienza dovrebbe aggirarsi intorno ai 10.000 spettatori, che avrà una copertura mobile, e che dovrebbe essere realizzato alle spalle dell’attuale centrale (dal quale sono state da poco rimosse le sovrastrutture in legno lamellare), nel parcheggio situato tra questo e la Palestra della Scherma (la famosa aula-bunker).
    Che io sappia, i lavori non sono ancora iniziati, ma alla FIT sono fiduciosi che i tempi di consegna dell’impianto veranno rispettati, anche in considerazione del fatto che la nuova struttura, di natura polifunzionale, dovrà essere pronta per i mondiali di nuoto del 2009 che sono stati assegnati al nostro paese.
    Del vecchio centrale con le tribune di legno (il famoso stadio dei crampi)resterà solo la parte interrata, che lo renderà il terzo campo per importanza dopo il Pietrangeli e incrementerà decisamente la capienza complessiva del Foro, rendendolo in grado di ospitare tornei con la formula combined.
    Infine, da vecchio appassionato che frequenta il Foro da 30 anni, ti devo dire che nelle ultime 3-4 edizioni le cose sono molto migliorate, da quanto ho capito anche per merito del contributo impiantistico della Coni Servizi. Sui problemi organizzativi residui sono ampiamente d’accordo con te, occorre rimboccarsi le maniche, ma dalla fine della fallimentare gestione-Panatta le cose sono nettamente migliorate:tra l’altro, è drasticamente diminuito il numero scandaloso di biglietti omaggio.
    Dove la gestione è davvero indifendibile è nei costi lunari di cibo (tra l’altro di qualità infima per gli standard romani) e bevande.
    Portatevi la pagnottella, come si dice a Roma.

  21. Voortrekker Boer scrive:

    Roberto sono d’accordo con quello che dici, pienamente. Io frequento il torneo solo dal 1990 sempre dal giovedì alla domenica e i miglioramenti li ho visti anch’io. Però non bastano. Partiamo dalle biglietterie: tralasciando il fatto che dal sito internet non si possa scegliere il proprio posto, non sono fisse (sono delle specie di container muniti di tapparelle) e spesso chi vi lavora non è il più indicato per svolgere queste mansioni per ben due anni ho prenotato i biglietti via Web con un amico il tutto in unica ordinazione a nome suo, bè per due volte ci sono stati disguidi col cognome (e il mio amico di cognome fa Galeati non Vercingetorige) con annessa attesa sotto il sole, sempre in quel luogo di sventura che sono le biglietterie ho visto gente lamentarsi per zone assegnate sbagliate etc…d’accordo cose che capitano in qualunque torneo, ma negli altri tornei ci sono persone apposite che sanno risolvere questo genere di problemi al Foro ho sentito rispondere “mi dispiace ma non ci posso fare niente” che non è proprio il massimo. Ormai lo stadio dei Crampi è andato, ma vogliamo parlarne? Certo si vedeva molto bene, ma a quale prezzo (non intendo economico) nella ex sovrastruttura:posti non numerati sui sedili ma sui biglitti,anarchia allo stato puro, paninari gelatari bibitari sempre in mezzo etc…non è certo uno spettacolo da torneo propriamente “civile” . Parliamo degli stand&sponsor la cossiddetta “zona di contorno” che la dice molto su come sia organizzato e gestito un torneo: è certo che nel corso degli anni miglioramenti ce ne sono stati, ma a Roma siamo ancora a livello di International Series comune nemmeno Gold,sinceramente non so chi gestisca gli stand delle varie marche specializzate, ma non credo siano le case produttrici visti i prezzi abilmenti gonfiati (Babolat vibrakill RVS a 12 € quando di listino ne costa al max 7 è una frode se non una rapina), poi ripeto: il fatto che Nike e Adidas che sono i due main sponsor del tennis non ci fossero dice molte cose e ne fa sospettare altre ben peggiori.
    Per quanto riguarda il costo cibo hai colto pienamente nel segno, certo che “portarsi la pagnotella” è un consiglio assai bizzarro, forse non il problema non si pone per chi abita nei dintorni (e non si pone nemmeno per me che da 4 anni a questa parte evito qualunque acquisto all’interno del Foro per prinicipio) ma per chi magari viene dal nord (o dal sud) e resta solo una giornata e si porta la famiglia deve preparsi pranzo/cena e portraseli da casa?E dove sarebbero spazi decenti e attrezzati per ospitare un eventuale pranzo al sacco? Personalmente non mi sembra una soluzione accettabile, anche in base alla propaganda che si fa all’evento.
    Il Foro Italico potrebbe essere un fantastico torneo-vetrina del tennis italiano e della capace co-gestione Coni-FIT invece è un torneo di serie B in quanto a sovrastrutture (che, come diceva Marx a volte sono più importanti della struttura stessa) rispetto agli altri AMS, i motivi non li conosco ma sospetto che il giro di liquidi sia non indifferente e che vengano assai mal impiegati.
    Con rispetto

  22. Enzo Cherici scrive:

    “Portatevi la pagnottella”
    Roberto mi fai morire ;-)

  23. Cino Marchese scrive:

    Ho parlato con Giovanni Di Natale che voleva sapere quanto valesse il torneo in quegli anni di crisi. Non mi ricordo più esattamente, ma il prezzo che pagavamo era alquanto alto e non abbiamo mai fatto degli utili consistenti. Erano anni che ci servivano a farci conoscere e indubbiamente il Foro Italico dava alla nostra Società molta visibilità. Il villaggio però è servito tantissimo affinchè il torneo si riprendesse da anni nerissimi e che avevano portato alla dolorosa decisione di mandare le donne a Perugia. Io amo il tennis come tutti voi e se credete che io e le società a me collegate abbiano sfruttato il tennis senza rispettarlo vi sbagliate molto e dal momento che tra di voi ci sono anche delle persone che venivano al Foro negli anni di maggiore crisi si ricorderanno cosa era diventato il torneo e credetemi che tirarlo su non è stata una cosa facile e pertanto qualcuno deve essere più elastico ed accettare anche dei lati frivoli se sono stati utili alla restaurazione del torneo e che se oggi, con tutti i suoi difetti, è quello che è lo deve un po’ anche a me ed alle mie frivolezze.

  24. Voortrekker Boer scrive:

    Le frivolezze ci possono stare eccome, per tornare su quasi tutto è lecito, e questo è un merito che penso vada reso anche a Cino Marchese. Ciò che non mi va proprio giù e che si cerchi di mettere gli Internazionali su un piano d’eccellenza che sono ben lontani dal raggiungere. So benissimo che Cino non ha detto questo, ma forse era il luogo più adatto per esprimere la mia opinione su un torneo che potrebbe essere al top e che invece è un fanalino di coda nella sua categoria, nonostante certi strombazzamenti targati FIT e CONI

  25. luca scrive:

    Non ritengo che i racconti di Cino Marchese siano la sede più adatta a polemiche di qualsivoglia natura.
    Va bene il battibecco - civile beninteso - su chi sia il più forte tennista della storia, ma se poi uno si avvelena la vita in un blog di tennis allora dirotti la sua passione verso altre discipline sportive.
    Godiamoceli in santa pace; c’è già il quotidiano per battagliare.

  26. luca scrive:

    @ Voortrekker Boer
    Per evitare incipiente pancetta, oltrechè a correre al Poetto, vado saltuariamente a palleggiare al muro al TC Cagliari.
    Beh, non so quale sia l’accezione di “circolo esclusivo”, ma definire il TC Cagliari in siffatto modo è come spacciare un monopattino per la Ducati di Stoner.
    Che caratteristiche deve avere un circolo per definirsi “esclusivo” ?

  27. andrew scrive:

    maperlamordiddio…nessuna polemica…io non disprezzo ciò che ha scritto il Sig. Cino per il tennis, però neanche personalmente lo “apprezzo” (o non sono in grado di apprezzarlo e quindi lo rigetto)..

    SECONDO ME, OPINIONE PERSONALE, Il sig. Cino, lavorando per una società di marketing, ha semplicemente preso un prodotto, il tennis, e lo ha markettizzato…e il prodotto tennis in Italia come da lui trovato era (ed è in buona parte ancora) uno striminzito nucleo con il gioco del tennis avvolto da ogni tipo di confezioni, che per scartarlo ci vuole molta buona volontà e passione…sicché alla gente è rimasta in mano la confezione e basta…

    Per la qual ragione, questi articoli di costume che mi lasciano sempre in mano una confezione, non sono tra i miei preferiti e li trovo stucchevoli, al che stamattina mi è scappato un post…

    OPINIONE PERSONALE - NON OFFENDERSI - ddl 773/g 30/02/1998

  28. Voortrekker Boer scrive:

    Sì vabbè Luca chi vuol capire capisce…non conosco il Tc di Cagliari ma non dirmi che in Italia abbondano i posti dove ti fanno pagare 5 € un campo in campo in terra rossa per un’ora con riscaldamento e luci. Solo qualche esempio:

    Angouleme,Francia,Poitou-Charentes, Tennis Club: Municipal 15 campi: 5 in terra battuta,5 in greenset (coperti tutto l’anno) e 5 in plexipave 5 € l’ora e con spogliatoi e attrezzature di prim’ordine, e parliamo di un centro di 43.000 anime

    Central Park Tennis Center,New York City,NY,30 ripartiti tra DecoTurf e Har-Tru,illuminazione indipentente,possibilità di gioco dalle 6 am alle 11.45 pm quando il parco chiude, 7 $ all’ora.

    Queens, USTA Billie Jean King National Tennis Center,33 campi in DecoTurf, tessera di affiliazione: 50 $ annui, possibilità di gioco gratuita in base all’iscrizione del giorno precedente, max 3 ore.

    Houston,TX, Westside Tennis Club,46 campi tra erba vera,Decoturf,terra rossa, Rebound Ace,Plexipave, tessera di affiliazione annua $ 65, possibilità di gioco gratuita in base all’iscrizione del giorno precedente, max 2 ore.

    Potrei andare avanti all’infinito,in queste strutture si coltivano appassionati del gioco e forse futuri campioni,nella maggior parte delle strutture in Italia si fa a gara per sfoderare la racchetta più difficicile da usare (per la gioia degli ortopedici) e chi ha il completo più alla moda e quale menù scegliere per la cena sociale.

    Chi vuol capire capisca, troll e ottusi posso anche non leggere.

    Andrew, sottoscrivo in pieno il tuo post.

  29. Ubaldo Scanagatta scrive:

    Io consiglierei, se mi posso permettere, di leggere questi pezzi di Cino per degli amarcord di unvero appassionato che poi ha fatto della sua passione anche un mestiere.
    Ma i suoi ricordi ci aiutano a capire le problematiche del tempo, i personaggi che giravano attorno al tennis in quegli anni, le diffiocltà che c’erano per risollevare un torneo che era sprofondato negli abissi. Oggi leggo che tanti lamentano che il torneo potrebbe avere maggior lustro, potrebbe comprendere dei servizi per gli spettatori che non ci sono, però la gente è tornata a vedere tennis, a fare la coda per avere i biglietti…e questa mi sembra la cosa più importante. Vorrei anche sottolineare che Cino è un uomo d’affari che oggi _ bontà sua e piacere nostro _ si diletta a farci rivivere certe vicende di cui è persa forse la memoria storica (o addirittura non la si è mai saputa). Quindi io gli sono grato e credo dovreste essergliene anche voi. E questo a prescindere dal fatto che talvolta possiata condividere o non condividere le sue filosofie di uomo pragmatico. L’ho sentito al telefono e mi pareva un po’ amareggiato per certi commenti un po’ troppi severi nei confronti di chi “non è uno scrittore nè un giornalista e quindi talvolta magari non riesce a rendere l’idea esatta di quel che voleva dire o ricordare”…ma ripeto, io gli sono gratissimo, considero questi racconti di Cino come un plus del blog, qualcosa di assolutamente originale e spero che non si sgomenti nel leggere qualche critica non troppo benevola…Ceri episodi che ha raccontato, basta scorrere le sue storie, non le sapeva nessuno _ o molto pochi _ e allora sarebbe demenziale privarsene. Io almeno la penso così e chiedo maggior comprensione anche a voi. Anche eprchè è molto facile buttar giù lì una critica, ed è molto più difficile invece scrivere una storia in modo che sia interessante e…non attaccabile..

  30. Roberto Commentucci scrive:

    Mi complimento con il nostro valoroso globetrotter boero per il suo impietoso ma illuminante post.

    Nel mio circolo (13 campi in terra, neanche piccolo, per gli standard italiani) se arrivi alle 7,30 di sera in inverno e dici che vuoi giocare (peraltro con una pessima illuminazione e outdoor, con umidità pazzesca e campi orrendi) ti guardano male e ti prendono per un folle esaltato.

    Come se la gente, di giorno, non avesse anche da lavorare, qualche volta.

  31. luca scrive:

    Concordo con UBS.
    Se proprio si deve fare un appunto ai gradevolissimi racconti di Cino Marchese, è che fanno capire…….quanto tempo sia passato, e la memoria si sta sinistramente allungando.
    Forse aggrappandomi alle racchette di legno ed ai filmati dell’Oros cerco di esorcizzare il tempo che vola velocissimo !!!!!!!!

  32. luca scrive:

    @ Voortrekker Boer
    Ti ringrazio per avermi risposto e rattristato.
    L’esclusività non sta certo nella quota sociale nè nel costo di affitto di un campo, ma nella qualità dei frequentatori. Certamente non direttamente proporzionale all’abbigliamento o alla racchetta.
    O ai voti che va ad elemosinare per l’elezione alla presidenza di qualche federazione sportiva.

  33. Margherita scrive:

    Caro Cino,
    continua perfavore a scrivere le tue storie e le tue esperienze. sappi che per quanti non hanno apprezzato il tuo racconto sul Foro Italico e il tempo che fu ce ne sono altrettanti che hanno gradito e che hanno compreso il messaggio che portava. del resto il tennis, così come ogni aspetto della vita, è fatto di tante cose. siamo liberi di accettare e rifiutare ciò che vogliamo (finchè possiamo), ma i fatti restano tali, e non si possono cambiare.

    un saluto

  34. Roberto Commentucci scrive:

    Coloro che hanno rimarcato criticamente gli aspetti frivoli e supeficiali del villaggio dell’ospitalità di 20 anni fa al Foro hanno la loro parte di ragione.
    Anche a me, all’epoca ragazzino, studente, ricco solo di passione, abbarbicato su una gradinata del centrale, i panini nello zaino che si frammischiavano con il testo di economia politica, mentre la pioggia sospendeva per l’ennesima volta un match infinito fra Pistolesi e Krickstein, vedere quella gente “piaciona” che di tennis non capiva nulla, che non gliene poteva fregare di meno e che era lì, negli invidiatissimi posti migliori, non per vedere, ma per farsi vedere, dava un enorme fastidio.

    Ma poi, crescendo, nella vita ho imparato ad apprezzare il pragmatismo.
    Il nostro paese purtroppo è fatto così. E’ superficiale, approssimativo, ciarliero, godereccio, cialtrone, pronto ad entusiasmarsi per uno sciatore dislessico e cafoncello, che però ha l’aria del figlio di buona donna e lancia le coppe in faccia ai fotografi. Siamo il paese del look e dell’apparenza, che raramente si coniuga con la sostanza.

    E quindi, in un paese simile (e nella capitale di un paese simile), la via scelta da Cino era forse l’unica percorribile, per il rilancio del nostro torneo. Noi ci lamentimo, si, per i disservizi del Foro. Ma non siamo tedeschi… a noi dell’asettica efficienza di Amburgo in fondo in fondo non ce ne importa nulla, quel che conta è che dopo che siamo riusciti a trovare la strada per il centrale, magari contribuendo al bilancio familiare di un bagarino, ci possiamo gustare con occhiate insistenti l’attricetta scollata in prima fila, accompagnata dal bellimbusto di turno.

    Il nostro paese è fatto così.

    E Cino ha avuto ragione di fare quel che ha fatto, lo capisco ora a distanza di 20 anni. Era per una buona causa. E il prestigio del torneo gli deve moltissimo. Basta guardare i tabelloni e l’albo d’oro prima e dopo l’introduzione del Villaggio Vip.

    D’altronde, abbozzando un paragone ardito, le stesse critiche le facevano ad un nostro grande statista, Giovanni Giolitti, che veniva accusato di non fare abbastanza per cambiare il paese, e di accontentarsi di fare solo le riforme per le quali era sicuro di avere successo. Il grande uomo di stato piemontese, pragmatico come pochi, rispondeva: “se un sarto deve fare un vestito per un gobbo, non può tagliare la stoffa dritta: la deve tagliare curva, o l’abito cadrà male. Allo stesso modo, io devo tenere conto delle gobbe del nostro paese. Perché se invece di incurvare l’abito, cerco di tagliare via la gobba, lo uccido”.

  35. angelica scrive:

    Roberto, la domada che sto per farti non c’entra nulla con quello che ha scritto Cino Marchesi: non siamo tedeschi, d’accordo e allora non prendiamoli ad esempio, ma il paragone oggi (e non 20 anni fa) con la Spagna di puo’ fare? Se si, perchè loro (teoricamente cosi simili a noi per indole) sull’organizzazione ci battono? O forse e’ meglio se chiedo: perchè il master wta di fine anno, (ma da quello che ha scritto Francesca anche nell’ ATP sempre a Madrid) ha un organizzazione tale che faceva rabbia a me se lo paragonavo con quella del Foro di oggi?
    Attenzione parlo da spettatrice.

    Io Cino Marchesi, l’ho sempre guardato con grande ammirazione e soggezione, quando lo vedevo passare durante il torneo, spesso accompagnato da Lea Pericoli .
    Vedevo questo signore alto ‘una quaresima’ (come si dice a Roma) con questi capelli bianchi sempre impeccabile e pensavo ‘Caspita lavora per l’IMG il gruppo piu’ importante al mondo nel gestire i giocatori e i tornei’.
    Ed infatti anche adesso che scrive per il blog, non riesco a chiamarlo Cino. Opto per nome e cognome, ma sempre con un certa dose di soggezione.

    L’anno del ritorno delle donne a roma, ero stracontenta che al Foro ci fossero addirittura 3 delle prime 5 al mondo (mancava solo la Evert e la Mandlikova)
    Poter vedere la Graf, la Navratilova e la Sabatini a Roma, un sogno.
    E’ stata l’unica volta in vita mia che ho falsificato la firma dei mie genitori sulla giustificazione per la scuola.
    Tra l’altro in quella edizione c’era la mattina l’entrata gratuita per poter assistere agli allenamenti. Piccolo esempio di come si puo’ andar in contro agli appassionati, senza doverli sempre spennare

    E comunque capisco anche che ci debba essere il lato glamour, basta vedere dove si arrivati con il tennis femminile negli ultimi anni, dove spesso si preferisce mettere in risalto piu’ l’aspetto fisico che quello tecnico.
    Ma dal punto di vista di quella che paga (e per comprarmi quell’abbonamento avevo saltato un mese e mezzo di colazioni a scuola per risparmiare i soldi necessari) vorrei avere qualcosa in più anche io.

  36. Roberto Commentucci scrive:

    Angelica hai perfettamente ragione.
    Il punto, vedi, è che la Spagna è molto meno “gobba” dell’Italia.
    E adesso non voglio fare il verso a Thomas Yancey, però stammi a sentire: in Spagna sono si latini, entusiasti, caciaroni etc..
    Ma non sono come noi.
    Loro hanno il senso civico, la capacità organizzativa e il senso dello stato. Semplicemente perché loro, uno stato nazionale, vero, hanno iniziato ad averlo nel 1400, mentre noi siamo stati un’accozzaglia di servi della gleba pronti a vendersi al padrone meno opprimente fino a poco più di un secolo fa.
    E infatti mentre loro scoprivano un altro continente, da noi si diceva: “o Francia, o Spagna, purché se magna…”.
    E queste cose, che sembrano chiacchiere da libri di storia, sono invece alla base dei comportamenti di ciascun individuo e determinano, in ultima analisi, la società in cui si vive.
    Scusami il pessimismo, sarà che stasera mi girano…

    Ps
    Me la ricordo anch’io quell’edizione degli Internazionali. Con i miei amici andammo a vedere da vicino la Sabatini, molto giovane, che si allenava, e ancora mi stanno prendendo in giro.
    E si, perché mentre loro, di Gabriela, guardavano le cosce, io ad alta voce, rapito, elogiavo e ammiravo il suo rovescio…
    Cino Marchese è un genio.

  37. Voortrekker Boer scrive:

    Come ha detto andrew, anche le mie sono opinioni personali, Cino Marchese ha fatto il suo, rende sicuramente piacevole il blog con questi suoi articoli che vengono apprezzati un po’ da tutti. Probabilmente sono io che non riesco ad apprezzarli al meglio, forse perchè il contorno “glam” del tennis mi ha sempre affascinato poco per la sua quasi totale scollatura dallo sport giocato. Ma sono opinioni, apprezzo comunque moltissimo lo sforzo di Marchese di riportare queste storie.

    P.S.
    Roberto sì, a mio malgrado sono un globetrotter, questo però mi ha permesso di confrontarmi con realtà tennistiche diverse e, se permetti, superiori alla nostra. Perchè se in Spagna in quanto al modo di intendere il tennis e l’organizzazione dei tornei sono alla “rivoluzione indstriale” noi ci arranchiamo stancamente nell’economia feudale delle “Arti e Corporazioni”

  38. Margherita scrive:

    sono d’accordissimo con te Roberto. non solo i tornei a Madrid sono meglio organizzati (Angelica, ero io all’ATP, non Francesca :) ), ma basta andare a Madrid per rendersi conto che quella è una città che funziona. provate a prendere la metropolitana, provate a camminare per le strade e si vede, già da quello, la differenza con l’Italia…Madrid è stata la capitale di un impero e si avverte in ogni dove. e la gente vive dentro questa realtà e con questa realtà. un pò come a Londra.

  39. angelica scrive:

    @ Margherita:
    ops sorry! Tu ATP, Farncesca ed io al WTA.
    anche io come te ho provato le stesse sensazioni girando per la città. Una città che a livello estetico non e’ particolarmente attraente, ma la qualità della vita e’ di molto superiore alla nostra.

    Roberto, non posso che essere d’accordo con te da questo punto di vista.
    Hai ragione la Spagna e’ meno gobba.

    Mi chiedo se ci sia un altra piazza virtuale come questa, dove si parte con il racconto di come si e’ risollevato il foro italico e si arriva a dare una spiegazione storico-sociale della personalità italica :D

  40. marino41 scrive:

    Tornando all’attualita’ del discorso iniziale,si capisce in che mani eravamo..Galgani che porta il torneo femminile a Perugia ,Galgani che non gradisce il Villaggio,Galgani che non vuole questo,non vuole quello,certo che era un presidente molto innovativo e di larghe vedute…
    Celebre la sua battuta su come nascono i campioni,infatti nascono nella piccola Svizzera o altrove..
    Va be’ direte che e’ il passato,ma invece mi sembra che sia Presidente onorario della FIT.

  41. Cino Marchese scrive:

    Ringrazio vivamente UBS che mi incoraggia a continuare e tutti quelli che gradiscono queste storie della mia vita legata al tennis ed anche coloro che non le gradiscono perchè mi sembra giusto rispettare le idee altrui anche se non si è d’accordo. Vorrei ricordare però che l’articolo soprattutto lo ho scritto per spiegare come fu possibile riportare il torneo femminile a Roma e dare agli Internazionali più respiro e più consistenza sotto tutti gli aspetti e come mi sembra abbiano consolidato nel corso degli anni e come sottolinea Commentucci basta guardare l’albo d’oro da quando la mia Società ed io abbiamo data al torneo un altra valenza nel marketing ed il Villaggio era uno degli strumenti che abbiamo usato e sempre a Commentucci gli dico di non rimpiangere il tempo passato sotto la pioggia a guardare quello che succedeva nelle tende perchè allora lo invito a riflettere su quello che succede a Wimbledon nelle code fuori sperando di poter acquistare un biglietto oppure dentro quando piove a guardare quello che succede nelle 145 tende oppure a guardare al cancello 11 tutte le Rolls Royce che arrivano a portare o prelevare spettatori privilegiati. A Roma abbiamo fatto senza soldi qualcosa senza dubbio più casereccio, ma con tanta fantasia ci siamo procurati i mezzi per far vedere a tutti gli appasssionati come voi il torneo femminile che era “emigrato” a Perugia e solo con i nostri soldi rimediati con creatività e fantasia siamo riusciti a riportare dove doveva essere ed è oggi. Per non parlare della Spagna dove il torneo di Barcellona è rinato grazie a me ed alla mia Società perchè se si è rilanciato lo ha fatto con il gruppo di lavoro IMG di Milano e alla stessa maniera di Roma con una operazione di Corporate Hospitality uguale alla nostra perchè fatta con gli stessi criteri e poi continuata dal mio collega J.L. Ferrando quando l’IMG decise di aprire un ufficio anche in Spagna. Sempre in Spagna Ion Tiriac ha trovato la sua nuova patria organizzando il Master Series di Madrid ed il WTA Champinships e a partire dal prossimo anno il tanto discusso Combine con buona pace degli spagnoli che implementano le due operazioni fatte dagli americani e da un rumeno aiutato da un francese armeno.
    Non sto a parlare di altre operazioni di Corporate Hospitality perchè diventerei veramente stucchevole, ma vi assicuro che sono il sale di tutte le sponsorizzazioni e che vi aiutano a vedere il tennis che tanto amate come lo stesso faccio io anche se strada facendo agisco per obiettivi convergenti, ma che sono indispensabili per ottenere i risultati.
    Tutto ciò senza volere fare delle polemiche che non servono a nessuno e che solamente forse mi fanno scappare la voglia di raccontarvi le mie storie di una vita spesa con il tennis.

  42. luca scrive:

    La cosa importante è che i racconti di Cino Marchese continuino ancora più numerosi, così da deliziare i Peter Pan frequentatori del blog

  43. rochus69 scrive:

    Sono un appassionato di tennis e studioso di sport marketing. Cino continua così , i tuoi articoli sono eccezionali.

  44. anto scrive:

    Bravo Cino ti leggo con piacere, continua così!

  45. Fabio P. scrive:

    Continua così Cino.
    I tuoi articoli sono tra il meglio di questo Blog.

  46. Geppo scrive:

    Scrivo per la prima volta giusto per l’ammirazione per Cino Marchese, che scopro essere quasi concittadino, e per ringraziarlo di farmi respirare ancora quel clima che sognavo da ragazzino e continuo a sognare da adulto, perchè avendo vissuto tra Milano ed Alessandria io gli Internazionali e la Davis li ho soltanto immaginati.

  47. Alberto scrive:

    Sono davvero contento di esser capitato (lo ammetto, x caso), su questo blog, perchè finalmente ho trovato persone che, essendo state molte volte al foro, potrebbero aiutarmi.
    La prima volta che venni al foro fu nel 2006 di giovedì, tribuna tevere. Nonostante il sole in faccia e match non molto esaltanti, fu una giornata unica, perchè l’aria di sport che si respira al foro è qualcosa di unico ed inimitabile. Lo scorso anno acquistai con grande ritardo i biglietti da un agenzia privata, pagando circa 200 euro per il pomeridiano maschile del giovedì e venerdì in settore tribuna montemario. Ebbene sì, vedere Volandri giocare con Federer, Nadal contro Djokovic,in un atmosfera indescrivibile (e senza sole in faccia), sono emozioni che non si dimenticano. All’età di 16 anni non faccio altro che sognare di riandare al foro ogni anno per vedere i campioni che ogni giorno segue via web o con sky……e cosa mi succede? Al 29 febbraio i biglietti sono introvabili. Non riesco a crederci….e non riesco a capire dove possano essere finiti, perchè non credo che tutti i quasi 9000 posti del pietrangeli siano già occupati…….spero possiate aiutarmi e darmi qualche informazione in più perchè sto cercando gli stessi biglietti dello scorso anno e sarei diposto anche a pagare molto di più da qualche agenzia locale…..ma putroppo non so dove informarmi.

  48. franco di ancona scrive:

    Ho vissuto il periodo degli Internazionali di Tennis Femminili di Perugia, ricordo perfettamente come Poppi Vinti trasformò un torneo romano fallimentare (se Ciro Marchesi parla del 1979, gli spettatori erano 900 per il maschile e per quello femminile saranno stati 100) in un torneo grazie all’interessamento di vari sponsor importantissimi vedi Ellesse ed altri. In un torneo formidabile, chiamando le più grandi tenniste del mondo e rivalutando il femminile, dalla Evert alla King alla Virginia Wade e portandolo ad essere tra i tornei importanti nel mondo. Il fatto che Ciro Marchesi dica che quando lui cercò di riportare a Roma, convincendo il prestidente Galgani, il femminile è ovvio che trovasse un’opposizione notevole da parte di Vinti (Poppi) quindi con molta naturalezza e sincerità penso e dico che Ciro Marchesi tutto fece “pro domo sua” e non fece il possibile per dare il merito a Poppi Vinti di aver ricostruito questo meraviglioso torneo. Altro errore di Marchesi: la povera Roberta Giusti non è mai stata la moglie di Gianni Rivera. Saluti, Franco.

  49. Aldo scrive:

    Caro Cino,Mi risulta che l’unico marito che abbia mai avuto l’annunciatrice (ormai scomparsa) Roberta Giusti sia stato Mario Giobbe.

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