No, non siamo stati solo terraioli.
Starace, Volandri sì, altri no

 
16 Novembre 2007 Articolo di Roberto Commentucci
Author mug

Cancellotti e Pistolesi sì,  Nargiso, Camporese, Caratti, Sanguinetti, Bracciali no. L’evoluzione di Furlan e Gaudenzi. Le attitudini di Canè e Pescosolido. E di Seppi, Bolelli e Fognini. Più il “trio primavera”.

Caro Ubaldo, a mio avviso il tuo discorso è vero nel presente, nella attuale situazione contingente, ma non in assoluto, in una prospettiva storica. Non siamo stati un popolo di soli terraioli nel passato, e non lo saremo probabilmente neanche in futuro. Mi spiego. In Italia si gioca troppo sulla terra, questo è verissimo. Il tema oggi è molto attuale, perché i giocatori più forti d’Italia in questo momento, ossia Volandri e Starace, due 26enni nel pieno della loro maturazione agonistica, sono due inveterati terraioli. E tutti infatti pensiamo che contro la Croazia in Davis, sul veloce, non avremo chances.


Seppi vittorioso contro Ljubicic nei quarti di finale a Vienna…sul veloce…

Tuttavia, in una prospettiva storica, il tuo discorso, apparentemente inoppugnabile, diventa meno scontato. Se andiamo a vedere i giocatori prodotti in Italia negli ultimi 20 anni, vediamo che i terraioli puri sono una sparuta minoranza. I nostri ragazzi li possiamo dividere, con riferimento all’attitudine alla superficie, in quattro grandi categorie: 1) gli specialisti del veloce; 2) gli eclettici, 3) i terraioli incorreggibili; e 4) i terraioli evoluti.
1. Abbiamo avuto anche noi degli specialisti del veloce, ossia giocatori che rendevano molto di piu’ lontano dalla terra rossa. Il primo che io mi ricordi è stato Gianni Ocleppo, che giocava benissimo sul duro. Poi sono venuti Diego Nargiso, erbivoro mancino, e Omar Camporese, giocatore da indoor se ce n’è uno. Abbiamo avuto la meteora Caratti, leggero, tarantolato, grintoso, rovescio anticipato a tutto braccio, capace di fare quarti in uno slam. C’è stato il sempre bistrattato Pozzi, certosino costruttore del suo stesso tennis, fatto di tocchi e di anticipi. Ci sono stati gli oriundi, da Laurence Tieleman, italo-belga dedito al serve & volley, a Davide Sanguinetti, spezzino di scuola americana, dal rovescio fatato e dalla carriera infinita, e infine Daniele Bracciali, che per ora mi rifiuto di considerare un ex.
2. Abbiamo poi avuto giocatori nati sulla terra, loro superficie d’elezione, ma con una attitudine al veloce innata, sebbene non esplorata fino in fondo, come il ciociaro Stefano Pescosolido, giocatore dal tennis bellissimo e completo, ma con il fisico fiaccato dalla microcitemia, che ne rendeva molto altalentanti le prestazioni. E come il caro vecchio Neuro Cané, che avrebbe potuto giocare bene dappertutto, ad averci anche la testa.
3. Tra i terraioli duri e puri, mai evolutisi, collocherei due soli giocatori: il citato Cancellotti e core de Roma Pistolesi, dritto, gambe e volontà (quante memorabili battaglie ha ingaggiato al Foro, stava lì lì per battere Skoff, Krickstein, persino Agassi, e ahimé gli mancava sempre qualcosa, una volta uno smash mancato, un’altra un passante di rovescio ciccato…).
4. E infine, ci sono i due giocatori che, a mio avviso, sono partiti in un modo, e sono finiti in un altro, nel senso che hanno avuto la voglia, la determinazione, il coraggio e l’umiltà di completare e sviluppare fino in fondo il loro bagaglio tecnico: Renzo Furlan e Andrea Gaudenzi. Nati sulla terra battuta, con una impostazione tecnica piuttosto arrotina (entrambi dritto con apertura molto ampia…) sono riusciti con il lavoro, la tenacia e la bravura dei loro coach, Piatti e Leitgeb, a diventare degli autentici polivalenti, in particolare Furlan.
Alla luce di questa lunga carrellata, quel che mi preme dire è che i casi di Volandri e Starace, ancorché eclatanti, a mio avviso sono piuttosto isolati.
Ma guardiamo al futuro: vediamo all’orizzonte tre giocatori, di 23, 22 e 20 anni, che hanno già dimostrato una notevole adattabilità, Seppi, Bolelli e Fognini. Seppi e Bolelli appartengono indubbiamente alla categoria dei polivalenti, degli eclettici: Andy ha già fatto almeno semifinale Atp su ognuna delle 4 superfici, Simone ha ottenuto i suoi punti sia indoor, sia sulla terra, sia sul cemento, e ha passato un turno a Wimbledon. Fognini sembra in grado di ripercorre le orme di Furlan e Gaudenzi, ora suo manager: impostazione tecnica da terra, diritto ispirato a Carlos Moya, sta accumulando preziose esperienze sul veloce, dove quest’anno ha ottenuto circa il 30% dei punti che lo hanno portato nei primi 100, compreso l’exploit del 3o turno raggiunto al Master Series del Canada.
Quindi, non solo non siamo stati un popolo di terraioli negli ultimi 20 anni, ma non lo saremo di certo nel futuro prossimo. E guardando un po’ più avanti?
All’orizzonte, spunta la classe ‘89, Trevisan-Fabbiano-Lopez, il fiore all’occhiello della nuova FIT (a Binaghi fischieranno le orecchie…). Ebbene, i primi due giocatori sono sicuramente tutto tranne che terraioli: gesti compatti, anticipo, aperture brevi, poca rotazione. Sono entrambi nati per giocare sul cemento, sebbene possano cavarsela bene dappertutto. Sono quindi altri 2 eclettici. Il più terraiolo è l’italo-paraguagio Daniel Lopez, che però, almeno sul cemento all’aperto, sembra potersi difendere bene.
Infine guardiamo ancora più lontano, e chi troviamo? Lo yankee di Recanati, al secolo Giacomo Miccini, classe’92, anche lui nettamente giocatore da campi duri, schema preferito servizio e diritto, facilità a giocare sull’uno due.
Insomma, ne emerge un quadro abbastanza rassicurante. Non so dove potranno arrivare i nostri giovani, ma di sicuro saranno molto più versatili di Volandri e di Starace, che si configurano più come l’eccezione che come la regola.
Le nostre due “punte” attuali, infatti, sono giocatori cresciuti in un momento particolare, nel periodo di più totale “anarchia” del nostro tennis, quando nessuno pensava ai giovani, e sono venuti su un po’ per caso, “fatti in casa”, senza un vero progetto a lungo termine dietro di loro, come nel caso, ad esempio, di Seppi o di Fognini. Per questo motivo, hanno fatto ciò che hanno potuto: si sono concentrati sull’obiettivo di breve periodo, quello di diventare a tutti i costi dei buoni professionisti. Ci sono riusciti, anche se al prezzo di non avere il coraggio di pensare in grande. Meritano comunque rispetto.

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24 Commenti a “No, non siamo stati solo terraioli.
Starace, Volandri sì, altri no”

  1. Ubaldo Scanagatta scrive:

    Roberto aveva scritto queste cose come commento. Le ho trovate scritte così bene, con il solito garbo e la solita documentazione, che mi pareva sacrosanto “promuoverle”, se così posso dire, ad articolo. Mi piacerebbe davvero che arrivassero più spesso _ anche nell’esporre opinioni che non collimino con i miei scritti _ commenti del genere, anzichè apprezzamenti pesanti, inutilmente partigiani (talvolta addirittura infantili…che non casso del tutto solo perchè spero che stando a contatto con blogger più maturi maturino anche loro…). Se ci fossero tanti più Roberto (ce ne sono già diversi di frequentatori di livello in questo blog, non li cito perchè non vorrei dimenticare qualcuno o dare l’impressione di fare il maestrino…), bravi e per nulla presuntuosi, capaci di esporre serenamente e intelligentemente il loro punto di vista senza sbracare, senza prendersela con questo o quello, l’apprezzamento per questa creatura tennistica internettiana crescerebbe ancor più. E ci terrei tanto, più che a far numeri e contatti come fanno certi siti beceri che non sopporto. Grazie, quindi, a Roberto e a tutti quelli come lui. Chi frequenta assiduamente li ha già individuati. E tutti dovrebbero tenerci ad essere…riconosciuti allo stesso modo. E non come quelli che scagliano invettive di basso profilo a destra e manca (che alla fine si qualificano da soli). Vorrei precisare, altresì che non conosco Roberto di persona _ chissà magari lo incontrerò al raduno dei frequentatori che vorrei organizzare durante gli Internazionali d’Italia, se sarà possibile : non tutti magari sapranno procurarsi i biglietti _ e che se gli faccio i complimenti che gli faccio non è…perchè mio cugino!
    Ubaldo
    P.S. Aggiungo; da certi commenti, qual era questo, si sente anche che traspira vera passione, direi quasi amore per il tennis. Come lo sento fortemente anch’io (anche se non riesco a farlo trasparire sempre perchè troppo spesso mi trovo ingolfato nel lavoro, nella necessità di fare mille cose e risolvere mille problemi anche legati a questo blog). Ed è questa “corrispondenza di amorosi affetti” che dovrebbe tenere legati al tennis, e magari anche a questo blog, quelli che la sentono davvero. Sono più numerosi di quel che crediamo. Anche se non tutti sufficientemente umili da voler condividere…con chi non reputano alla loro altezza.

  2. bob scrive:

    Sono d’accordo con Roberto.
    vorrei pero’ aggiungere alla categoria degli eclettici un giocatore che, nel bene e nel male, da’ sempre spettacolo: Federico Luzzi. Si’ appena qualificato per i quarti del ricco challenger ucraino (dal nome impronunciabile) dove incontrera’ Canas (ma che ci fa un top 20 in un challenger?!). Forza Federico, fagli vedere un po’ di fantasia….

  3. remo scrive:

    Ho commentato un articolo precedente prima di leggere questo. Molto precisa ed esaustiva la disamina di Roberto, che ringrazio personalmente per aver fatto il punto della situazione. Per quel che può servire, sono d’accordo con lui sulle prospettive future dei nostri giovani e giovanissimi, che ritengo più rosee di quanto non si possa pensare.

  4. Gianluca Fg scrive:

    Complimenti per l’articolo pubblicato…sono quasi del tutto d’accordo con Roberto…volevo solo sottolineare che a Fognini, lo scorso anno, è stata ”imposta” la trasferta americana….e quest’anno si sono visti i frutti…l’errore delle due nostre punte fa parte del passato…sinceramente non credo che a 26 anni si possa fare ancora tanto…spero di sbagliarmi e spero in un pò di buona volontà dei due, che, finora, francamente, poco ho visto….questo blog mi piace sempre di più :)

  5. Nikolik scrive:

    Bravo Roberto.
    Per quel che riguarda, invece, il tennis femminile, ti segnalo la nostra Golarsa, che ricorderai sicuramente grande protagonista sull’erba. Anzi, probabilmente la Golarsa è stata la più forte italiana di sempre sulle superfici veloci, maschi e femmine compresi.
    Poi, oltretutto, mi è simpatica perché è l’allenatrice della Dentoni, di cui sai che sono un vero ultras (e, a vantaggio della quale, mi permetto di dire che sta facendo risultati sensazionali in Cina).
    Un abbraccio.

  6. lallo scrive:

    OT) Mi permetto di uscire dal tema ma ieri ho visto su RAISAT un MCENROE-BORG ancora pimpanti in una partita del senior tour (mi pare in Belgio).
    In diversi ci chiedevamo: a quale livello, nelle classifiche italiane, andrebbero attualmente situati quei due? (McEnroe è attualmente almeno un paio di categorie sopra, ha giocato a far giocare Borg).
    Ci può scappare un articolo?

  7. vincenzo torzillo scrive:

    D’accordo su tutto…unico appunto che potrei fare è sulla mentalità e sul cercare di giocare sul duro,anche giocatori adatti,tipo Bolelli,Luzzi,in passato Canè e altri,spesso restano a giocare sulla terra per pigrizia e quindi poi quando vanno sui campi rapidi pagano il cambiamento di superficie

  8. Paolo N. scrive:

    Vorrei aggiungere una riflessione all’analisi di Roberto riguardo ai giocatori che lui ha indicato come terraioli.
    Il fatto che i nostri giovani siano indirizzati maggiormente, rispetto al passato, a giocare sul veloce è frutto, purtroppo, degli errori commessi dal passato sulle spalle di altri giocatori.
    Ad alcuni giocatori del passato è stata appiccicata l’etichetta di terraiolo sin da quando erano juniores.Facevano parte di una gestione federale fatta di tecnici che “sputavano” sentenze sulla pelle di ragazzi facilmente influenzabili.
    Non pensate che se quando avevano 17-18 anni gli fosse stato spiegato che potevano e dovevano giocare anche sul veloce i ragazzi ne avrebbero tratto beneficio?
    Con Fognini Caperchi l’anno scorso ha fatto una scelta coraggiosa, portandolo a giocare i tornei estivi americani tra mille polemiche, quando il giocatore credeva di non essere in grado di giocare lontano della terra.Ebbene, questa scelta ha dato i suoi benefici.
    All’epoca di Pistolesi i tecnici federali magari gli dicevano “A Pistolè, ma te poi giocà solo sulla terra, ‘ndo vai a giocà sul veloce”.
    Resta poi da considerare che, ad esempio, nel Lazio, nel corso dell’anno non c’è neanche un torneo che si gioca su campi diversi dalla terra rossa.
    Non pensate che sia un grave problema per la crescita tecnico-agonistica dei ragazzi?
    Ciao a tutti

  9. Giuseppe C. scrive:

    Io sono d’accordo sia con Roberto che con Ubaldo. Nel senso che da un lato i tennisti italiani non sono catalogabili in modo omogeneo, come emerge benissimo dalla disamina di Roberto, ma dall’altro è anche vero che in Italia impera una scuola di pensiero (di cui il nostro attuale capitano di Davis è esponente non secondario) secondo cui il giocatore italiano medio è terraiolo puro.
    Giocare in casa sulla terra battuta certi incontri di Davis con la Spagna è stato un caso di automasochismo non da poco.
    Ma ancora peggio sono state le scelte di alcuni giocatori nella programmazione dell’intera carriera. Prendendo ad esempio Diego Nargiso, sulla cui tipologia di gioco non si può discutere, vediamo che nella sua vita tennistica ha giocato più match sulla terra che su tutte le altre superfici messe assieme. Un giocatore che non ha avuto una grande carriera, ma che sul cemento ha giocato alla pari con Courier quando dominava il circuito.
    Temo che in molti casi certe scelte sciagurate siano state legate anche alla poca voglia di viaggiare dei nostri tennisti, ma rimangono scelte ingiustificabili.

  10. Pietro scrive:

    Concordo con la disamina di Roberto e con il commento di Giuseppe C. Alla fine anche i meno terraioli preferiscono giocare i molti challenger sul rosso che si svolgono in Italia, piuttosto che andare a cercare soddisfazioni sul veloce. Poi, a livello di Davis, pare che in Italia si debba giocare per forza sulla terra (con l’eccezione di quel match con la Spagna giocato a Pesaro, ai tempi di Panatta capitano). Avessimo dato retta a Clerici, quando suggerì di giocare sull’erba prima col Belgio e poi con la Spagna, forse oggi saremmo in serie A.

  11. Avec Double Cordage scrive:

    @remo
    andiamoci piano con le aspettative rosee per il futuro, anche in passato abbiamo avuto giocatori con ottime credeziali da junior: Nargiso ha vinto wimbledon, Gaudenzi us open e Pistolesi l’orange bowl ma poi nessuno ha combinato più gran che negli slam, che sono i tornei che contano.

    Per un certo verso a Gaudenzi, Sanguinetti e Nargiso è anche andata bene perchè almeno hanno saputo realizzare in parte le loro potenzialità in coppa davis raggiungendo la finale, Gaudenzi e Sangunietti con importanti vittorie in partite best of five mentre Nargiso in doppio era uno non trascurabile. Sanguinetti ha persino raggiunto i quarti a Wimbledon e secondo me ha ampiamente concretizzato ciò che le sue possibilità gli permettevano, battendo persino Federer in una finale indoor del torneo ATP di Milano. Peccato che in Coppa Davis qualche volta ha perso quando non ci voleva.

    @Giuseppe C.
    il Nargiso che se la gioca alla pari con Courier non mi risulta più di tanto, ci sono due sconfitte abbastanza inevitablili: Key Biscayne 1992 6-7(10) 6-2 6-0 e Stoccarda indoor 1992 6-3 6-3

    Veramente utilissimo il pezzo di Roberto, molto informativo.
    Vorrei chiedere maggiori informazioni su Diego Nargiso, che io reputavo un grande talento una volta. Qualcuno conosce dettagli sul perchè non ha combinato mai nulla di concreto, so che è napoletano ma mi sembra che tennisticamente è cresciuto a Monte Carlo, o sbaglio? Mi sembra di ricordare che sul campo aveva un carattere molto scontroso e forse anche dei momenti di fuoritesta alla Canè, ma oltre questo ha avuto anche infortuni? Non si allenava abbastanza perchè si fidava troppo del suo talento o perchè gli bastava quel che raccoglieva nel senso che non nutriva particolari ambizioni? Perchè a Wimbledon non ha combinato mai nulla? Non riesco a capirlo, uno che ha vinto wimbledon da junior, con un discreto talento anche se rinuncia a entrare nei top ten almeno a wimbledon ci terra, e si preparerà bene almeno una volta all’anno? Qualcuno sa chiarire questo caso?

  12. Luca-top100- scrive:

    Gaudenzi giocatore diventato polivalente? No, mi dispiace, a parte 2 o 3 casi isolati seppur importanti (Courier a New York e Coppa Davis), conta risultati esclusivamente sulla terra battuta. Per non parlare dell’erba…..

  13. pibla scrive:

    Grande Roberto, come al solito, ormai sto diventando monotono nei miei apprezzamenti, ma già che sei partito da Ocleppo, perché lasciare fuori i nostri magnifici uomini davis degli anni ‘70, un terraiolo purissimo, Barazza, un eclettico, Panatta, un uomo direi più adatto a superfici veloci, Bertolucci, il quarto, cioè Zugarelli, crdo fosse un altro eclettico ma non ne sono sicuro, tu come lo collocheresti??
    Su Gaudenzi evoluto direi che siamo al limite ma in effetti ci si può stare.
    Su Fabbiano mi voglio fidare di te ma avevo avuto l’impressione che fosse essenzialmente da terra, comunque vedremo.
    Ciao

  14. marco.napo scrive:

    ottimo articolo di roberto in quanto ad esaustività ovvero ricerca analitica precisione.
    non sono d’accordo sulla disamina tecnica e sul rendimento dei nostri.
    la verità è che hanno dato veramente poco al movimento,pochi risultati e quasi sempre sul rosso.
    ma mai qualcosa di eclatante di storico.
    il talento non basta per diventare campioni ,infatti di tutti gli atleti citati francamente non vedo nessun campione e questo la dice lunga sullo stato del tennis italiano.
    un saluto ad ubaldo che credo voglia tutti scrittori e giornalisti nel blog ,e guai a parlar male di federer ??
    un saludos

  15. roberto scrive:

    Anzitutto volevo ringraziare di cuore Ubaldo, per aver “promosso” il mio post al rango di articolo. Volevo poi dire grazie anche a tutti coloro che hanno partecipato al dibattito.
    Concordo con quanto detto da Bob: Luzzi andrebbe messo nella categoria dei polivalenti. Federico nella sua carriera ha raccolto meno di quanto avrebbe potuto: ha pagato una motivazione al lavoro discontinua, specie, in gioventu’, ma soprattutto, nelle ultime stagioni, una scarsa fiducia nei suoi mezzi, che lo ha portato a scegliere una programmazione poco ambiziosa. Personalmente ritengo che la superficie migliore per lui sia il sintetico indoor, certo non la terra, dove il suo gioco è decisamente troppo leggero.
    Concordo poi con Paolo N. e con Gianluca FG sui meriti che ha avuto Leo Caperchi nel “progettare” la carriera di Fognini, che fu scientificamente pianificata a tavolino assieme con il manager Gaudenzi. Vollero a tutti i costi che Fabio facesse la trasferta americana sul cemento la scorsa estate. Fabio (e con lui Gianluca Naso) praticamente non vinse una partita, era 250 al mondo, venne deriso, ci fu chi parlò di promessa sfiorita, ma imparò tantissimo.
    Sul problema delle strutture, dei campi e dei tornei monosuperficie abbiamo discusso a lungo, specie nel topic genitori figli e in quelli sui mali della Federazione. Ho letto una ricerca che mostrava come anni fa la Spagna organizzava l’80% delle proprie competizioni ufficiali sulla terra, mentre lo scorso anno questa percentuale è calata al 45%. Ma in Spagna sanno prendere le decisioni, a tutti i livelli e non solo nel tennis… E’ anche un problema di mentalità, come scrivono giustamente Giuseppe C. e Paolo N. Aggiungo che a mio avviso da noi è anche un problema di conflitto generazionale all’interno dei circoli, e purtroppo spesso comandano i più anziani.
    Ad Avec DC rispondo che vidi giocare per la prima volta Nargiso quando era ancora junior. Gli diedero una wc al challenger del Parioli (ora scomparso) e lui battè al primo turno Javier Sanchez, suo coetaneo e fratello di Emilio, che lo sopravanzava tantissimo in classifica. Pareva un fenomeno, serve & volley costante, dritto pesante, gran tocco. Poi il giorno dopo perse da Edoardo Mazza, B2 del Parioli… La prova del nove, insomma.
    Diego, figlio di un miliardario napoletano, residente a Monte Carlo, ragazzo intelligente ma un po’ viziatello, ha avuto da giovane una applicazione e una motivazione troppo discontinua, che gli hanno impedito di lavorare sui suoi punti deboli: un rovescio fragile, una insufficiente mobilità negli spostamenti laterali, degli appoggi spesso instabili, una scarsa tenuta alla distanza, una vulnerabilità psicologica eccessiva. Dopo la vittoria a Wimbledon junior, e l’entrata nei primi 100 a poco più di 18 anni, gli fu offerto di allenarsi con l’entourage di Becker, perché a Tiriac piaceva molto il suo gioco di attacco. Diego disse si, tutto felice, salvo poi, il primo giorno, presentarsi in ritardo alla seduta di allenamento atletico… Dopo due settimane era di nuovo a Monte Carlo. Credo che abbia molto rimpianto la sua immaturità, e che se ne sia reso conto negli anni successivi. Verso la fine della sua carriera, iniziò ad allenarsi duramente, andò persino in Spagna a prepararsi con Bruguera, ma ormai era troppo tardi, e restò un incompiuto, sebbene abbia avuto una buona carriera da doppista, specie in Davis.
    Ma da ragazzino aveva davvero un gran talento. Oltre alla partita da te citata con Courier (giocò benissimo fino al 76 2 pari, poi finì la benzina), io ricordo un’altra sua fantastica prestazione, a mio avviso ancora più sorprendente. Lo vidi affrontare Emilio Sanchez, all’epoca top 10, top 5 sulla terra, al Foro, al primo turno, in un incontro serale sul centrale (che era lentissimo, umidissimo, praticamente una palude, le palle pesanti come ratti). Condizioni impossibili per un attaccante, insomma. Ebbene, Diego vinse 76 76, senza mai cedere il servizio, facendoci vedere per un’ora e mezza un serve & volley fantastico, con Emilio che a un certo punto, all’ennesima voleé smorzata vincente, iniziò a guardare verso la sua panchina con degli amari sorrisi, come a dire: oggi è la sua giornata, gli riesce l’impossibile… Fu una serata esaltante per noi tifosi, ricordo che qualcuno gridò a Diego: “Aàààdriano!!…”, il massimo omaggio che il pubblico romano potesse tributare all’epoca.
    Peccato che il giorno dopo Nargiso, ubriacato dagli elogi, perse con il povero Osterthun, anonimo tennista tedesco prematuramente scomparso.

    Infine, per Luca top 100, posto qui di seguito qualche risultato di Andrea Gaudenzi sulle superfici rapide.

    1993: Quarti all’Atp di Tel Aviv, battendo Brad Gilbert, n. 34 Atp
    1994 : ottavi a Indianapolis, battendo Krickstein, 40 Atp; 3° turno all’US open battendo Courier, n. 12; quarti a Vienna indoor; ottavi a Stoccolma indoor, battendo Yzaga e Krajicek, n. 18; ottavi a Mosca battendo Karbacher, n. 27.
    1995: semifinale a Sydney, battendo Wheaton; Finale a Dubai, battendo Ivanisevic, n. 5 e Korda, n. 20; e poi scusami, Luca, ma ora non ho più tempo, comunque non mi paiono risultati da buttare no?

    Grazie ancora e buon tennis a tutti.

  16. roberto scrive:

    Ah, un’ultima cosa, grazie di cuore anche a pibla, vedo ora il suo post. Tonino Zugarelli lo ricordo poco, credo che fosse più adatto alla terra, ma mi sembrava abbastanza completo come bagaglio tecnico.
    Fabbiano è da cemento, fidati, pibla. Ha fatto semi in Austrania e all’US Open a livello juniores. E’ un po’ leggero per la terra. Ha anticipo, colpi piatti, è rapidissimo e molto reattivo, a rete è ottimo, anche se un po’ piccolino di statura. Deve migliorare il servizio e in generale il peso di palla. Come tipo di giocatore ricorda un po’ Arnaud Clement, a mio avviso. Un saluto.
    A marco napo, infine, volevo dire che non stavo valutando la dimensione tecnica dei nostri giocatori (se cioè siano forti o meno) ma solo quali siano, o siano state, le loro caratteristiche di adattabilità alle diverse superfici.

  17. pibla scrive:

    ….e ti pare che non mi fido!!! la tua competenza quasi mi stordisce, ma allo stesso tempo mi stimola e mi conforta dato che la pensiamo praticamente sempre allo stesso modo (a parte il combinated, ma su quello sono sicuro che ti potrei convincere!!!)
    Di qui in avanti niente più complimenti, la mia stima nei tuoi confronti è granitica e di qui in avanti i complimenti saranno sottintesi in ogni intervento, sennò rischiano di diventare stucchevoli.
    Ciao.

  18. Avec Double Cordage scrive:

    roberto grazie per le info su Nargiso, veramente apprezzate, “palle pesanti come ratti” devo ricordarmela è troppo forte… quello che hai scritto ha solo confermato il mio sospetto che nargiso dopo panatta era “the best shot we had” ad avere un top ten, ho cercato un po di head to head con giocatori top ten ma ve ne sono pochi, con agassi e becker ad esempio non ha mai giocato…
    ho trovato un primo turno a milano indoor mi sembra del 93 contro Lendl (gia a fine carriera però) perso 67 76 67 uno dei migliori risultati è una semifinale a rotterdam del 93 persa da novacek, nell’ambito di quel torneo battè anche camporese 76 76. Forse camporese era più forte di nargiso, infatti è arrivato a numer 18, ma camporese ha raggiunto quasi tutto quello che era nelle sue possibilità, aveva un gran servizio e un gran dritto piatto ma negli spostamenti al giorno d’oggi sarebbe improponibile. mi ricordo che proprio camporese vinse rotterdam nel 91 contro Lendl, nel suo anno migliore nel quale ha due volte praticamente quasi battuto un becker d’annata in partite che contano. prima agli australian open terzo turno 6-7(4) 6-7(5) 6-0 6-4 12-14 ha rinfilato un 60 a becker al terzo set dopo aver perso due tibreak e poi ha perso per 14-12 nel 5 set, avrebbe vinto probabilmente vinto quel match contro qualsiasi altro giocatore ma quel giorno non gli era concesso di vincere, se non erro poi becker vinse il torneo e diventò numero uno in classifica la prima volta, partendo dai suoi difetti di spostamento camporese in quel inzio stagione deve essere stato in una forma come forse mai nessun altro giocatore italiano prima di lui, e forse neanche dopo, il solo gaudenzi magari può essere preso in considerazione

    poco dopo quel match perse dinuovo da becker in 5 set in coppa davis fuori casa, ma questa volta era lui a condurre 2 set a zero ma finì per perdere comunque, quell’incontro del primo turno finì 3-2 per la germania camporese battè stich nel primo incontro e assieme a nargiso sonfisse becker-jelen nel doppio praticamente mancava un set per battera la germania

    ad ogni modo una chance come quella di un talento come quello di nargiso scelto da tiriac non capitrà presto di poterla sciupare, magari come simpatia non avrebbe avuto le potenzialità di un tomba ma dopo aver vinto qualche slam sono sicuro che in italia questo aspetto sarebbe stato secondario.

    ahi che peccato, speriamo possa valere da lezione per quelli che seguiranno

  19. Ubaldo Scanagatta scrive:

    Dopo tutti i complimenti sinceri fatti a Roberto esprimo ua perplessità. secondo me Zugarelli era più forte sul veloce che sulla terra rossa, anche se a Roma ha giocato perfino una finale nel ‘77 quando arrivò ad un passo dal trascinare Gerulaitis al quinto set (se andaste sul sito bnl.tennis.it e cliccaste sulla storia degli Internazionali d’Italia, scritta da me con i dati statistici di Luca Marianantoni, potreste trovare insieme ai tabelloni, anno per anno, anche la storia di molte finali inclusa quella di Zugarelli con gerulaitis. Mi pare di ricordare che “Zuga” ebbe un paio di setpoints nel quarto. Ricordo anche che lo stesso “Zuga” fu fatto opportunamente giocare da Pietrangeli in Coppa Davis sul campo n.1 di Wimbledon e vinse entrambi i singolari. Era il 1976 e quel successo spianò all’Italia (che aveva perso il doppio con Panatta e Bertolucci con i fratelli LLoyd) la conquista della Davis. A “Zuga” mancava una falange del pollice destro. La sua presa di dritto ne risentiva, ma il rovescio era fantastico. Giocava tutti colpi corti, quasi da cemento e aveva un fisico atletico naturale straordinario. In un paio d’anni balzò da perfetto sconosciuto di terza categoria (perse la finale degli Italiani dal fiorentino Luca Gazzari) in prima categoria, sorvolando praticamente la seconda. Impresa mai riuscita ad altri. Era un autodidatta talentuosissimo.

  20. roberto scrive:

    Ubaldo, ti ringrazio per la precisazione sul bravo Zuga. Io lo ricordo molto poco, al di la della semi al Foro con Gerulaitis (avevo 12 anni). So però che in seguito sarebbe potuto essere un buonissimo coach. Se non sbaglio, dietro l’exploit di Pistolesi a Montecarlo, quando nel 1988 raggiunse i quarti di finale superando gente come Krickstein e soprattutto Wilander, c’era la guida tecnica di Tonino, e lo stesso vale per il periodo migliore di Pescosolido.
    Peccato che Zuga sia stato gravemente limitato, nella sua professione di allenatore, dalla scarsa propensione a viaggiare, forse per paura dell’aereo.

  21. anto scrive:

    Bel post Roberto!

  22. marcos scrive:

    tra peregrinazioni interminabili, finalmente son riuscito a leggere il pezzo di roberto: stupendo!

    ed ottimi i commenti a seguire!

  23. superbol scrive:

    il 99% dei nostri giocatori nasce sulla terra, anche se solo il 5% dei nostri ha le attitudini per primeggiarvi adesso, che sono gambe, costanza e pazienza.
    del resto anche i nostri storici vincitori di parigi, adriano e nicola, adesso non sarebbero da rosso.
    piuttosto, il nostro essere nonostante questo terrocentrici, ci ha fatto perdere anni preziosi con giocatori come omar, che ricordo a inizio carriera fare il giro dei mille piccoli atp che avevamo, su terra d’estate, piuttosto che partire per l’america sul duro.
    e il povero anemico pesco, che sul duro ha vinto 2 atp, costretto a remare in giro per la penisola.
    ora non abbiamo nemmeno piu’ quei tornei, bari, genova, messina, bologna, palermo, firenze, sant vincent, dove i nostri si sfidavano a singolar tenzone coi mitici dela pena, stendlund, filippini, burrieza, perez, duncan, skoff, ingaramo e altri onesti pedalatori che assieme agli altrettanto mitici focolari, ivana vaccari rendevano indimenticabili tanti pomeriggi primaverili e estivi di raitre.
    quando il tennis si vedeva in chiaro e se avevi culo condito pure dal bisteccone che s’addormentava in diretta.
    beh, adesso quei tornei non ci sono piu’, quindi a maggior ragione, ragazzi miei, prendete l’aereo, viaggiate il mondo, e imparate a giocare dappertutto. perche’, come diceva troisi, “Roberti’ jesce, tuocc’ e’ ffemmene, lascia sta’ a’ mammina!”. e per mammina, leggasi terra.

  24. Luca-top100- scrive:

    Comunque complimenti a Roberto per l’articolo e le delucidazioni.
    Su Gaudenzi effettivamente mi ero perso dei pezzi piuttosto importanti.

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