La Venere nera del tennis si confessa.
“Spero di affrontare Serena in semifinale”.
“Sento di giocare come a Wimbledon”.
“La prima di servizio è davvero un’arma”.

 
4 Settembre 2007 Articolo di Giovanni Di Natale
Author mug

Venus Williams

Intervista con VENUS WILLIAMS

Traduzione a cura di Luca Corradini

D: Tutti sanno quanto lei (Ivanovic, n.d.LucaCorradini) abbia giocato bene quest’anno. Credi di aver dato prova di qualcosa, con il match di oggi?
R: Dato prova…No, non credo di essere qui per provare qualcosa. Sono qui sicuramente per avanzare al prossimo turno, migliorare le mie chance di vittoria, ovviamente vincere il titolo, che è anche la meta ultima di ogni giocatrice.
Perciò non importa contro chi debba giocare, non devo provare nulla, tipo “sono riuscita a battere questa e quest’altra”. Per me è importante accedere al prossimo turno.

D: Sei tornata allo stato di forma di quando tu e tua sorella dominavate il circuito? Una delle chiavi è stata tornare ad essere in piena salute? Hai mai perso la voglia di tornare a questi livelli?
R: No, non ho mai perso la voglia. Ho sicuramente patito dure sconfitte. Anche all’inizio di quest’anno, quando pian piano ho cercato di rientrare, tornare in salute, ritrovare il mio tennis. Ma credo che questo formi il carattere e renda le vittorie ancora più dolci.
Per concludere, amo quello che sto facendo. Amo giocare a tennis ed è per questo che gioco, vinco, perdo o pareggio. Beh, non si può pareggiare ma comunque vincere o perdere.

D: Mettiamo troppo le mani avanti se pronostichiamo le due sorelle scontrarsi tra un paio di turni?
R: Sarebbe fantastico perchè vorrebbe dire che una Williams arriverebbe in finale, e un’americana avrebbe la possibilità di vincere il torneo.
Credo che queste due settimane in generale siano state fantastiche per il tennis americano. Vedere gli altri due ragazzi giocare bene è stato bello. Poi ci siamo io e Serena in tabellone, e anche Andy. Semplicemente grande.

D: Alla battuta ti sei sempre mantenuta superiore a lei. Non le hai mai permesso di entrare troppo nello scambio.
R: No. Devo usare il mio servizio come arma, e ovviamente la mia prima lo è davvero. Oggi, ho indubbiamente voluto mantenere alta la mia percentuale di prime. Tutto sta nel giocare bene quando è necessario, ed è evidente che lei sia un’ottima giocatrice, dotata di talento, e so che mettere in campo la prima potrà solo portarmi dei benefici.

D: Sembrava riuscissi a metterle pressione anche al di fuori dei singoli scambi. Sul tuo servizio riuscivi a farla sbagliare.
R: Credo cercasse di prendere l’iniziativa per prima, non darmi il tempo per reagire. Questo le metteva addosso una gran pressione. Personalmente, mi dava questa sensazione.

D: Stai giocando allo stesso livello dell’ultimo paio di turni a Wimbledon?
R: Sai, la cosa divertente è che a Wimbledon non ho mai creduto che stessi esprimendo un gran tennis. Poi, questa settimana, ho dato un’occhiata ad un paio di filmati e mi dicevo “Quanto ho giocato bene”. Alla fine l’ho capita.

D: Un paio di anni fa ho fatto una domanda a tua madre inerente al pubblico, e lei si disse sorpresa di notare uno scarso sostegno per te e Serena. Oggi le ho rivolto la stessa domanda e ha affermato che le cose sono davvero cambiate e che è fantastico il modo in cui la gente vi incita. Cosa ne pensi, l’hai notato anche tu?
R: Non ho fatto caso a nulla, oggi. Non ho sentito alcun — le uniche persone che credo di aver sentito erano quelle presenti nel mio box, ma a parte quello, il più delle volte non ci faccio caso. Sono in trance agonistica.

D: Come cambia il tuo modo di approcciare questo torneo rispetto a Wimbledon? Lo chiedo perchè giochi in maniera simile. Sei scesa molto a rete, colpi molto potenti, come se ti trovassi sull’erba. E’ la superficie che è simile e dunque ti rende più facile giocare così, oppure è un discorso tipo “Adesso voglio giocare come a Wimbledon, perchè no?”

R: Ho un tipo di gioco che mi permette di eseguire un colpo e venire a rete, perciò devo cercare di fare la cosa giusta e mettere in pratica questa strategia. Onestamente, penso che i campi siano più lenti. Noto scambi prolungati, molti tennisti che riescono a recuperare un gran numero di palle. Perciò non credo che i campi siano veloci come negli anni passati, forse.

D: Stessa cosa anche a Wimbledon?
R: Sì, anche a Wimbledon credo fossero più lenti. Ma, sai, alla fine devo — Cioè, chiunque riesca a vincere un grande torneo lo fa rimanendo aggressivo, sfruttando le proprie chance e rischiando i colpi. E’ così che si fa.

D: Sei sempre stata una persona molto composta. Anche ora sembri particolarmente tranquilla, così come lo sei stata per tutto il torneo finora. Da dove deriva questo atteggiamento?
R: Non saprei. Forse un dono di Dio. Quando sono scesa in campo non ho voluto affrettare i miei colpi, prendendomela con calma ed eseguire il piano che avevo in mente, dire a me stessa di continuare così e portare a casa la partita, non so se mi spiego. Tante volte, nella mia testa, cerco di rendere le cose più semplici, per non rendere il tutto più complicato, pensando semplicemente a tirare dei gran colpi.

D: E’ passato qualche anno dall’ultima volta che hai vinto qui. Ricordi cosa hai provato in quelle circostanze quando eri in campo, e puoi paragonarlo a quello che stai provando in questi giorni?
R: Sì. Giubilo. E’ sempre così bello quando vinco. Non c’è nessuno più felice di me. Perciò sono stati momenti molto belli. E’ sempre una sensazione fantastica riuscire a vincere qui.

D: Intendevo a livello di gioco..Come credi di stare giocando?
R: Ora?

D: Si, cosa ne pensi del tuo gioco.
R: Cerco sempre di migliorarmi. Come ho appena detto, non ho mai creduto di aver giocato bene a Wimbledon fino a che non me ne sono resa conto. Quindi, non cerco di non essere troppo dura con me stessa, facendo tesoro delle cose buone che faccio, senza pretendere chissà che.

D: Senti di aver già dato prova di tutto quello che potevi fare in questo gioco, e che quello che verrà d’ora in poi sarà un “bonus”?
R: Ho sempre cercato di migliorare il mio livello di gioco e non solo io, ma anche mio padre. Cerchiamo sempre di mettere in pratica nuovi schemi, giocare in modo diverso, così credo di poter portare ancora nuove cose nel mio stile di gioco aggressivo. Ma inoltre, giocare in modo meno aggressivo, venire a rete con uno slice o seguire una risposta, insomma tutti nuovi elementi; e questo per me è eccitante.

D: Hai dato qualche consiglio a tua sorella per il match contro la Bartoli?
R: Sì, le ho mandato una e-mail perchè stavo ancora dormendo quando lei ha lasciato l’hotel. Lo facciamo spesso.

D: Che consigli specifici?
R: Non posso rivelarlo.

D: E lei ti ha dato consigli riguardo ad Ana?
R: Si, l’ho incontrata prima del match e, sì, mi ha consigliata.

D: In che misura ti senti più disinvolta nella corsa ora che sei libera dagli infortuni. Insomma, fai anche dei piccoli balli dopo le vittorie, salti quando esegui i colpi. Descrivi come ci si sente a correre e a colpire in quel modo sentendosi così disinvolte.
R: Insomma, muoversi come faccio io richiede molta energia e forza, e l’ho sicuramente capito quando ho recuperato dal mio infortunio. Insomma, ero proprio a zero, super magra.
Non che adesso sia enorme ma allora ero proprio — nulla, e mi dicevo, “oh mio Dio, ci vuole una gran forza per muoversi così”. Tornando dall’infortunio ho capito quanto fossi dotata e quante cose fossi in grado di fare, oltre al duro lavoro per arrivare fino a quel punto.
Partire da zero per tornare a quei livelli è stata una vera sfida. Ci è voluto un po’. Per me significa duro lavoro riuscire a correre e a colpire a quel modo, ma ne vale la pena.

D: Quando Serena era ancora ad inizio match, nel primo set, ti hanno inquadrata mentre ti stavi allenando. Sei riuscita a vedere la fine della sua partita?
R: Sì, ed è stata molto brava.

D: Quindi eri al corrente di quello che stava succedendo in campo.
R: Sicuro. Certe volte dico tra me e me “Ok, forse non dovresti star lì a guardare altrimenti cominci a sentirti in tensione per il tuo incontro”. Ma non ce la faccio. Do sempre una sbirciatina, anche quando dico a me stessa che non lo dovrei fare.

D: Passate del tempo assieme? Quando partecipate a questo tipo di tornei insieme, ne trascorrete altrettanto lontano dai campi? Mangiate insieme? Andate a fare shopping?
R: Sì, facciamo shopping insieme. Lo abbiamo fatto durante la prima settimana. Mi sono messa un paio di jeans e una t-shirt dopodichè sono andata in camera sua e lei aveva indosso un abito vero e proprio. Sono subito tornata in camera per cambiarmi. Cioè, stava così bene che mi sono messa un abito anch’io, sembrando già più decente. Insomma, competizione tra sorelle.

D: Come cavolo riuscite a fare shopping a New York senza attrarre orde di gente?
R: Ogni volta è diverso. A volte nessuno ti infastidisce, mentre altre volte succede quando porti fuori il cane; o come l’altro giorno quando un autista di autobus ha fermato il mezzo, è sceso ed è corso verso di noi. Quel giorno mi sembrava che tutti mi notassero. Dipende.

D: Quando andate a fare shopping, una delle due magari si mette un vestito e l’altra le dà la sua opinione, un po’ come uscire con un’amica?
R: Sì, è una specie di gara nel setacciare tutto il negozio e trovare il vestito migliore. Se uno di essi non sta bene all’una o all’altra, allora ce li scambiamo. Alcune volte ci rendiamo ben conto di quanto orribile sia quel vestito, ma lo mettiamo comunque per sfotterci. Ci mettiamo a ridere, ci facciamo delle foto…E’ divertente.

D: Prima hai detto che quando sei in campo ti trovi in trance agonistica e non senti nulla. Ma percepisci quanto la gente apprezzi il tuo tennis, e quanto desideri vederti vincere? In che modo?

R: Sai, ci sono molte volte in cui mi capita di eseguire un gran colpo, fare dei gran recuperi e in generale giocare alla grande e allora capisco che sto sicuramente intrattenendo il pubblico e che li sto coinvolgendo molto, tipo “Wow, sto veramente assistendo a qualcosa di fantastico, mi sto divertendo”. Mi piace sentirlo.

D: Qual è il tuo posto preferito per fare shopping? SoHo? Bloomingdale’s? Madison Avenue?
R: Per una volta nella mia vita, ho rallentato un po’ con lo shopping. L’altro giorno abbiamo fatto un salto fuori e ho comprato un paio di scarpe. Non mi serve nulla. E’ una bella sensazione.

D: In cosa tu e Serena gareggiate di più? Siete delle tali agoniste. Immagino possa essere qualcosa lontano dal tennis, che non c’entri nulla con la vostra carriera.
R: In cosa gareggiamo di più?

D: Ho chiesto a Serena chi fosse la più veloce tra voi due, ma non ha risposto. Mi farebbe piacere se tu lo facessi.
R: Chi è la più veloce? Ci muoviamo in maniera diversa. Io sono alta, corriamo in maniera totalmente differente. Non so. Non è che gareggiamo in senso stretto. Più che altro ci aiutiamo l’un l’altra.

D: Se giocherai contro la Jankovic, sono certo vorrai mostrarle che sei molto migliorata rispetto all’ultima volte che vi siete incontrate.
R: E’ un’ottima agonista. Giocò bene e meritò la vittoria. Da allora sono sicuramente migliorata, e sono più in salute. Mi sento meglio e ho acquisito più potenza. E’ un progresso, ma alla fine, solo una tra noi due prevarrà.

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