La parola a un Dirigente della FIT.
Inizia il dialogo con gli organi Federali.
Idee, programmi e proposte.
Il problema più grave: la carenza di strutture davvero adeguate.

 
13 Febbraio 2008 Articolo di Roberto Commentucci
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Fabrizio Tropiano, Presidente del Comitato Regionale FIT del Lazio, ci spiega la Federazione “dall’interno”. Un personaggio interessante, che ha una risposta per ogni questione e sembra avere ciò che è necessario per uno con il suo ruolo: le idee chiare.

L’area del blog denominata “genitori e figli”, coordinata dall’ormai celeberrimo “subcomandante” Stefano Grazia, è divenuta un autentico punto di riferimento per tutti coloro che sono interessati alle problematiche che si incontrano nella gestione e nella formazione di giovani agonisti nel nostro paese. Sono intervenuti genitori di piccoli tennisti, maestri federali, tecnici professionisti, preparatori atletici, presidenti di Circolo e semplici appassionati. Si è trattato e discusso, ad un livello spesso molto elevato, di metodi di apprendimento, di tecnica, di tattica, di preparazione atletica, di psico-pedagogia infantile, nonché di giovani promesse, sia del nostro tennis che del panorama internazionale. Grande interesse hanno ovviamente suscitato le questioni connesse con la politica federale, le modalità di selezione e reclutamento, l’organizzazione dei tornei, l’evoluzione dei regolamenti di gara. Molte delle idee emerse e condivise nella discussione sono state ritenute degne di essere portate a conoscenza dei dirigenti della FIT, nel tentativo di instaurare con gli organi decisionali un dialogo il più possibile sereno e costruttivo, nell’interesse del nostro movimento. Questa intervista al dr. Fabrizio Tropiano, un giovane e illuminato dirigente, con un buon passato agonistico (ex seconda categoria), che ricopre dall’inizio del 2007 la carica di Presidente del Comitato Regionale del Lazio, vuole essere un primo contatto e un primo passo in questa direzione.

Dr. Tropiano, quali sono i suoi compiti e le sue responsabilità, in qualità presidente del Comitato Regionale? Come avviene il coordinamento dell’azione fra i vari comitati a livello nazionale?

Anzitutto mi compete la gestione dei fondi di pertinenza del Comitato Regionale, con la predisposizione di un piano di bilancio e del relativo budget. Poi sono responsabile dell’organizzazione dei tornei nel Lazio, sia individuali che a squadre; la promozione del tennis nelle province della mia regione, mediante l’istituzione di comitati provinciali o di delegati provinciali; infine, devo vigilare sul rispetto delle norme federali. Oggi nell’era di internet i contatti con gli altri Comitati Regionali sono molto più semplici e non c’è più bisogno di riunire fisicamente la Giunta dei Comitati, come si faceva una volta, per coordinarsi.

Nonostante un’ampia base di praticanti e la presenza di molti circoli che vantano grande tradizione, con settori giovanili di prestigio, ormai da alcuni anni nel Lazio non riusciamo più a produrre giocatori professionisti di vertice. Gli ultimi sono stati Pescosolido e Santopadre. E’ solo avarizia della Provvidenza o si può fare di meglio?

Senz’altro si può fare molto di più. Tuttavia va rilevato che il tennis in questo è cambiato, il vincolo fra un atleta e un territorio, fra un giocatore e un circolo si è molto allentato. I giocatori si muovono, seguono i loro coach privati, girano l’Italia, vanno all’estero, è difficile parlare di “prodotti regionali”. Noi però stiamo cercando di migliorare il più possibile il presidio del territorio, al fine di individuare tempestivamente i ragazzi promettenti in modo da poterne gestire la crescita in modo ottimale. Un esempio è quello di Andrea Stucchi, che a suo tempo non era stato selezionato fra gli atleti di interesse nazionale, e che io stesso ho segnalato personalmente al Settore Tecnico, con una lettera. E’ stato visto dai tecnici nazionali, e ora Andrea è campione italiano e vice campione europeo per la categoria under 16. Da parte mia, rivendico il merito di aver rivitalizzato i rapporti fra la Regione e il centro di Tirrenia, che nelle gestioni precedenti languiva. In generale, noi abbiamo dato la massima priorità, anche nella gestione dei fondi, al settore giovanile. Ad esempio, i diritti di iscrizione per l’attività agonistica dei veterani vengono parzialmente utilizzati (nella misura di due euro per ciascuna tassa di iscrizione versata) a finanziare l’attività giovanile. Abbiamo raccolto anche in questo modo i fondi che ci hanno consentito di finanziare i sussidi ai giovani agonisti e il progetto Casa Lazio.

In cosa consiste esattamente il progetto Casa Lazio? A chi si rivolge?

Casa Lazio è il progetto del Comitato Regionale di rilancio dell’attività giovanile. Comprende una serie di attività e si rivolge ai migliori giovani agonisti della regione, dalla categoria under 10 (da quest’anno) a quella under 16. Ne abbiamo scelti in tutto 99 fra ragazzi e ragazze. Oltre a sostenerli economicamente, con loro facciamo continui raduni e campus con i tecnici regionali e quelli nazionali, in modo da diffondere ed uniformare le più avanzate metodologie di allenamento e consentire ai migliori di allenarsi e confrontarsi con i migliori, anche se tesserati per un altro circolo. Nell’ambito del progetto, abbiamo anche fatto attività di sensibilizzazione nei confronti dei direttori didattici (i presidi) delle scuole dei ragazzi interessati, in modo da concordare un percorso formativo personalizzato che consentisse, per quanto possibile, di rendere compatibile l’attività sportiva e quella didattica. Abbiamo avuto molte risposte positive. Tra l’altro, per appartenere a Casa Lazio è necessario avere dei risultati scolastici almeno sufficienti. E infine, grande attenzione è data allo studio degli aspetti regolamentari e comportamentali. L’etica sportiva è un valore in sè.

Siete riusciti a realizzare una concentrazione permanente di giocatori presso una struttura logistica unica? Ho letto che avete stipulato una convenzione con la Guardia di Finanza per l’utilizzo del loro centro sportivo di Via Salaria.

La convenzione con la Guardia di Finanza è in piedi, il centro di Villa Spada è bellissimo, purtroppo i passi burocratici per migliorare ulteriormente sono lenti, avendo come interlocutore un’amministrazione militare, però riusciamo già ora ad avere a disposizione un certo numero di campi, anche in cemento, e altri anche coperti, su cui far allenare non solo chi lo richiede fra i nostri ragazzi, ma anche atleti professionisti. A breve saranno ristrutturati anche altri 4 campi in terra, e ne faremo un vero e proprio centro servizi regionale. Purtroppo 3 anni fa abbiamo perso il centro tecnico delle Tre Fontane, che è stato affidato alla Federazione Disabili. Vi furono in tal senso direttive di politica sportiva provenienti dai vertici del CONI. Probabilmente in quel caso da parte nostra è stato commesso qualche errore. Io all’epoca ero solo Consigliere Regionale. Non nego che da quando le Tre Fontane non ci sono più un certo disorientamento c’è stato. Ma stiamo ponendo rimedio.

A cosa è dovuto secondo lei l’elevato tasso di abbandono che si riscontra tra i giovani agonisti intorno ai 16 anni di età?

Le ragioni sono molteplici. Sicuramente influiscono motivazioni di carattere economico, e noi su questo fronte stiamo cercando di fare il più possibile, selezionando al meglio i meritevoli dei contributi, ma dobbiamo fare i conti con i vincoli di bilancio. Però io credo che in parecchi casi vi sia anche demotivazione del ragazzo, che può derivare dall’eccessiva pressione a cui è sottoposto dall’ambiente familiare. Nell’educazione sportiva dei genitori si deve migliorare ancora molto, a volte fra i genitori si riscontrano dei comportamenti francamente non tollerabili. Su questo siamo intervenuti con il codice etico di Casa Lazio, che impone un comportamento irreprensibile ai genitori e agli atleti stessi, pena la perdita dei benefici del progetto. Insomma, anche se la gran parte di loro non diventeranno dei campioni, se la Federazione si fa portatrice di valori sani, nel tennis le persone resteranno tuta la vita, e un domani ci porteranno figli e nipoti. Una ulteriore innovazione che abbiamo fatto è stata quella di riunificate le competizioni maschili e femminili, in modo da dare ai ragazzi più occasioni di incontro e di socializzazione. Questo aiuta a contrastare il fenomeno dell’abbandono negli adolescenti.

Lei dr. Tropiano vanta un buon passato agonistico, è stato 2a categoria. Ritiene che questo le sia di aiuto nel suo incarico di presidente del CR Lazio? In che modo?

Già il fatto di conoscere quasi tutti i maestri di persona è un grosso vantaggio. Inoltre, l’avere maturato una certa competenza tecnica mi consente di avere una credibilità diversa rispetto a dirigenti che hanno solo esperienza di scrivania. Ma lo stesso, a guardar bene, vale per tutte le cariche della FIT anche a livello nazionale, ormai ricoperte quasi esclusivamente da ex giocatori.

Ha suscitato molto scalpore, anche su questo blog, una sua lettera aperta, indirizzata ai maestri, in cui lei denunciava la scarsa qualità nell’esecuzione del fondamentale della battuta di molti giovani agonisti della regione. Riscriverebbe quella lettera?

E’ vero, è una lettera che mi ha attirato molte critiche, il giorno dopo si è scatenato il finimondo. Però come ho detto io i maestri li conosco quasi tutti personalmente, e ho spiegato loro che intendevo stimolare il dibattito e farmi portatore di valori di cambiamento. E poi, girando per competizioni come la Coppa delle Regioni e la Coppa delle Province, la realtà mi è apparsa palese. Molti ragazzi non curano a sufficienza il movimento del servizio, hanno un movimento non fluido. Mi rendo anche conto che non è semplice, che è una parte noiosa del lavoro. Poi anche i bambini, giocando sulla terra, dove il servizio rende di meno, sono poco motivati a migliorare. Insomma, era una cosa che andava detta. Poi lo so che i maestri sono bravi, ma si può sempre migliorare. Tra l’altro, io sono stato giocatore, e quel che mi ha impedito di arrivare ad essere prima categoria è stato proprio il mio debole servizio. Oggi poi il servizio è diventato il colpo che fa la differenza nel tennis.


In sincerità, come valuta la qualità media dei maestri di base nel Lazio, e cosa pensa delle iniziative di aggiornamento professionale che il settore tecnico sta portando avanti?

Il livello dei maestri si è alzato notevolmente. Sono tutti ragazzi giovani, diciamo dai 30-40, anni, poi c’è qualcuno che arriva ai 50; sono molto motivati, sono ex giocatori, hanno preso i circoli in mano, lavorano bene. Poi ci sono i “santoni”, che sono un po’ più anziani. Purtroppo tutti si trovano a fare i conti con i costi, perché nella prospettiva di un circolo, la scuola rende, mentre l’agonismo costa. Il settore tecnico nazionale negli ultimi anni, grazie a Roberto Lombardi, ha fatto un grande salto culturale. Anzitutto, per diventare maestri è stato previsto il concorso per titoli, oltre che per prova attitudinale. In questo modo, il nuovo maestro di tennis non è più solo “quello che giocava bene”, ma deve anche essere una persona con una certa cultura sportiva generale, deve avere un titolo di studio di scuola superiore, deve possedere cognizioni di biomeccanica, di fisiologia dello sport e di psicopedagogia infantile. Abbiamo inoltre iniziato a investire tantissimo nella formazione e nell’aggiornamento professionale dei maestri più anziani, con una lunga serie di ottime iniziative. Ho assistito a molti dei corsi e delle conferenze che sono state via via organizzate, sia a Tirrenia, sia in sede decentrata. Splendide, di recente, le conferenze tenute dal prof. Elliot, uno dei massimi esperti mondiali di biomeccanica applicata al tennis. Ovviamente anche queste cose costano, ma appena avremo qualche soldo in più, grazie ad alcune sponsorizzazioni che dovrebbero partire a breve, investiremo ulteriormente sulla formazione dei tecnici della regione.

La nuova gestione Federale ha cercato di apportare alcune innovazioni organizzative, delle quali sono però a conoscenza solo gli addetti ai lavori. Può spiegare ai nostri lettori che cosa sono i Piani Integrati di Area e il Fit Ranking Program? E qual è la sua opinione personale?

I PIA sono uno strumento con cui la Federazione incentiva i circoli a svolgere attività agonistica giovanile, controllando nello stesso tempo la qualità dell’addestramento e imponendo ai circoli di fare “massa critica” fra loro. Quest’anno investiremo come contributi ai circoli consorziati nei PIA qualcosa come 1 milione e mezzo di euro. A fronte di queste somme, i circoli devono garantire una qualità certa di addestramento (presenza di un numero minimo di maestri qualificati, rapporto minimo tra numero di allievi e maestri sul campo, organizzazione di corsi di minitennis, numero minimo di squadre iscritte alle competizioni giovanili, obblighi di collaborazione con altri circoli dell’Area per l’organizzazione di tornei). Stiamo avendo risultati indubbi. I ragazzi arrivano all’agonismo più precocemente e con un addestramento di maggiore qualità.
Il Fit Ranking Program si rivolge ai giovani allievi delle scuole tennis di base: è un sistema di attribuzione di un determinato livello di abilità (come le “cinture” di vari colori nel judo). Il progetto, oltre a motivare i ragazzi ad apprendere, ci consentirà di “tracciare” nel database federale tutti gli agonisti potenzialmente interessanti, in modo da migliorare sempre più la capacità di presidio del territorio. E’ chiaro che bisogna lavorare bene per uniformare i criteri di valutazione. I maestri in teoria potrebbero essere stimolati a “gonfiare” le valutazioni dei loro allievi: ma i “bluff” durano poco e la reputazione ne risente. Sono convinto che nel medio periodo i giudizi saranno sempre più attendibili.

Nei dibattiti sul blog, sono emersi alcuni suggerimenti di carattere organizzativo-regolamentare. Alcune istanze sono molto condivise da maestri e genitori. Cominciamo dalla prima: si chiede l’organizzazione dei tornei giovanili nel fine settimana, per non gravare troppo sugli impegni delle famiglie e per lasciare più spazio all’allenamento, sull’esempio di quanto avviene all’estero. La Lombardia, tra l’altro, ha preso da un po’ di tempo la stessa strada. Lei cosa ne pensa?

Ne parlavamo da almeno due anni con il presidente del comitato della Lombardia. Non appena sono diventato presidente, ho subito cercato in tutti i modi di incrementare il numero di tornei organizzati con la formula “Rodeo” che si svolgono nel week-end, e da quest’anno possono essere organizzati con questa formula anche i tornei giovanili. Il loro numero sta crescendo continuamente, è una innovazione che mi trova d’accordo, tanto è vero che i tornei Rodeo da quest’anno attribuiscono un punteggio pieno e non più dimezzato. Le resistenze, semmai, vengono dai circoli, che hanno difficoltà a fornire i campi nel fine settimana, per non penalizzare i soci. Tuttavia, i tornei nei week-end non possono sostituire completamente quelli tradizionali. La partita è la partita. Andremo sempre più verso una compresenza dei due modelli, questo si.


Un’altra modifica che viene chiesta a gran voce è l’abolizione del vincolo per gli agonisti under 14, il famigerato articolo 94… A me personalmente, sembra che sebbene l’intenzione del legislatore fosse lodevole, (proteggere i giovani agonisti e le famiglie da presunti guru venditori di fumo) ne risulti un sistema che finisce per scoraggiare la competizione fra scuole di agonistica, limitando la mobilità della loro “clientela”. Non crede che questa norma, insieme al valore legale della targa, contribuisca a diminuire l’incentivo per i maestri a migliorarsi e ad aggiornarsi?

Questa è una grossa questione, sulla quale stiamo riflettendo. L’idea di base era quella di tutelare i circoli che lavorano bene, formano in modo corretto un agonista che ha qualità e se lo vedono scippare magari da figure senza scrupoli. Oltre a proteggere i ragazzi e le famiglie, si voleva incentivare i circoli ad investire sulla qualità dell’addestramento agonistico. Tuttavia, la rigidità della norma è attenuata dall’indennità di svincolo, e in ogni caso, anche se non si paga l’indennità, il ragazzo può tranquillamente andare ad allenarsi da un’altra parte, perdendo solo la possibilità di partecipare alle competizioni a squadre. E la mancata partecipazione alle competizioni a squadre a mio avviso non è un fattore capace di limitare la crescita tecnica di un ragazzo promettente. Tuttavia, ci stiamo riflettendo, e non escludo che la norma possa essere rivista, non appena i tempi saranno maturi.

Una ulteriore innovazione che viene richiesta è quella di organizzare un maggior numero di tornei giovanili sui campi veloci, come hanno iniziato da tempo a fare altri paesi, come ad esempio in Spagna, in modo da stimolare fin dai primi anni di formazione la costruzione di tennisti dal repertorio completo, pienamente consci dell’importanza del servizio nel tennis moderno e in grado di difendersi su tutte le superfici. Cosa pensa che potrebbe fare la federazione per rendere il nostro tennis meno “terracentrico”?

Certo, è giustissimo, direi sacrosanto. Il problema è che noi nel Lazio attualmente non li abbiamo questi campi duri. Per organizzare un torneo ci vogliono almeno 4 campi in duro, e sono davvero pochissimi i Circoli che li hanno, credo solo il Parioli, che tra l’altro li usa per la scuola.

Cosa può fare la FIT per stimolare i circoli in questo senso?

E’ difficile. Il problema è che all’interno dei circoli ci sono i soci, per lo più anziani, che si oppongono alla riconversione dei campi. A livello nazionale, il Presidente Binaghi ha avviato un programma che prevede la costruzione, in ogni provincia, di Palazzetti dove ospitare competizioni indoor sul veloce, tra cui futures, ITF femminili, tornei challenger, oggi quasi tutti giocati sulla terra. Questo di riflesso potrebbe stimolare gli agonisti italiani ad allenarsi di più sul duro e avviare così un meccanismo virtuoso di riconversione. Questo progetto a mio avviso conferma i grandi meriti dell’attuale Presidente Federale. Angelo sarà un po’ duro di carattere, però, pur partendo da una situazione difficilissima, perché nel 2001 non avevamo nemmeno la carta per le fotocopie, ha preso in mano la Federazione, l’ha risanata, la ha rifondata su principi etici sani, ha eliminato le sacche di privilegio, anche economico, senza guardare in faccia a nessuno, ha premiato la qualità e la competenza, in ogni settore. E’ un po’ brusco, ma viva la faccia!

Cosa pensa delle iniziative agonistiche organizzate da enti quali l’UISP? Perché la FIT è così contraria all’adesione di suoi tesserati a queste manifestazioni? In fondo si tratta sempre di una promozione per il tennis. Non crede che il seguito che tali enti raccolgono dovrebbe far riflettere? Forse la base dei praticanti sta esprimendo esigenze che la Federazione non riesce a cogliere.

La domanda mi fa piacere perché noi proprio in questi giorni abbiamo stipulato un protocollo di intesa con l’UISP, regolamentando i rapporti reciproci e il trattamento dei tennisti tesserati FIT che intendono partecipare alle loro iniziative. In questo modo, le prossime competizioni per amatori si terranno sotto l’egida congiunta dell’UISP e della FIT, e non si avranno più i “compartimenti stagni” del passato. Anche il sistema di classifica sarà unificato, con i migliori 30 “amatori” della regione che a fine anno entreranno nella classifica FIT. Insomma ben venga l’opera di promozione di base svolta dall’UISP, purché sia regolamentata in modo corretto. Più si fa e si diffonde tennis, e meglio è per tutti.

Un’ultima domanda, dr. Tropiano. Si aspettava, assumendo il suo incarico, di trovare così tante resistenze alle istanze di cambiamento di cui si è fatto portatore?

Beh, resistenze ci sono state nell’immediato, perché il cambiamento è sempre una cosa che spaventa. Però le persone sono intelligenti, e se le persuadi che si sta agendo in buona fede, sperimentando per il meglio, e senza avere interessi personali, alla fine ti seguono. Quelli - e per fortuna sono pochi - che fanno davvero resistenza, a mio parere lo fanno perché sono in malafede, e hanno paura di perdere una posizione di ingiustificato privilegio.

Grazie di cuore, dr. Tropiano, la invitiamo a continuare la discussione sul blog.

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21 Commenti a “La parola a un Dirigente della FIT.
Inizia il dialogo con gli organi Federali.
Idee, programmi e proposte.
Il problema più grave: la carenza di strutture davvero adeguate.”

  1. anto scrive:

    Bravo Roberto, questa è informazione-

  2. Voortekker Boer scrive:

    Eliminando i circoli o il tesseramento solo presso di questi si avrebbe un’impennata in un movimento stanco, lottizzato, simil-esclusivo-elitario,vecchio (in termini di età anagrafica) e appesantito da una leadership spartita tra i soliti noti.

    Cementificazione di una buona percentuale di campi, campi pubblici gestiti dai comuni con tessere di affiliazioni o metodi simili sarebbero un’iniezione d’ossigeno all’Italtennis ormai da decenni sottosviluppato e circondato da nazione assai più progredite (io campi pubblici a 8 € l’ora li ho travati anche nel prinicipato d’Andorra

  3. andrew scrive:

    …forse sono io incapace di “leggere tra le righe” le fenomenali innovazioni di cambiamento introdotte. Sarò grullo…

    credo invece che molti segnali portino a pensare che si punti a potenziare ulteriormente il sistema Circoli, ossia i punti di riferimento della FIT, nonchè elettori…ad esempio, i nuovi palazzetti in progetto saranno destinati a quei Circoli che hanno appoggiato la Serie A1 (destinata con questa formula a diventare una simpatica “lotta” tra presidenti di circolo per lo sperpero di risorse e nessuna ricaduta sui praticanti e sui nostri agonisti, che, mannaggia a loro, come dice Tropiano, “costano” al circolo)…

    Il problema, per come lo vedo io, è proprio il costo dell’agonismo. Ma guardandola dal lato del mercato, il costo è oggi alto proprio perché l’agonismo è merce rara. Se aumentasse la produzione di agonismo, anche i prezzi diminuirebbero…

    Purtroppo i maestri hanno le mani legate dalla scuola (che li sfama) e l’agonismo (che li spreme)…Dietro quindi ci dovrebbero essere i circoli che investono e fanno crescere il settore agonistico, di modo che diventi IL settore trainante…

    Ma da questo lato non vedo grosse possiblità…quello che vedo io sono consigli direttivi di circolo senza uno straccio di ex-giocatore agonista all’interno e l’assoluto bisogno di impedire la diffusione del tennis all’esterno dei circoli, in quanto il monopolio dei campi sembra essere ritenuto fondamentale per vivere…

    Comunque, buon lavoro

  4. marcos scrive:

    complimenti, roberto: ottime domande.

    daccordo con voortekker: per avvicinare i bimbi e le famiglie meno abbienti al tennis e per sfoltire i circoli dalla pesantezza anagrafica, primo freno alla crescita tecnica dei circoli stessi, bisognerebbe distribuire sul territorio campi (e circoli, perchè no?) pubblici, in grado di accogliere buona parte del tennis amatoriale italiano.

    l’eventuale stimolo, generato dalla competizione col circolo pubblico, potrebbe spingere i migliori circoli privati a privilegiare l’aspetto tecnico/agonistico, mettendo in secondo piano le spese per il ristorante, sala biliardo, sala tv, piscina, sala bridge, sauna e quantaltro.

    capita che, per accontentare la vecchia socia, che invita la moglie del questore ogni mercoledì, si spendano 60000 euro per ristrutturare docce e spogliatoi e si rinunci a costruire due campi con fondo in cemento. il voto per la ristrutturazione degli spogliatoi al posto della costruzione dei due campi in cemento non troverebbe maggioranza, se anche solo un quarto o un quinto dei vecchi soci scegliesse il circolo pubblico, ben realizzato e ben tenuto.

  5. stefano grazia scrive:

    Sull’organizzazione dei tornei giovanili nel fine settimana, credo il Dr Tropiano (come quasi tutti) continuino a fraintendere: lui parla di Tornei Rodeo, in US e in Francia credo facciano lo stesso, si fanno TORNEI NORMALI e quindi la conclusion del Presidente: “Tuttavia, i tornei nei week-end non possono sostituire completamente quelli tradizionali. La partita è la partita. Andremo sempre più verso una compresenza dei due modelli, questo si.” mi lascia insoddisfatto. I Tornei di Fine Settimana in Florida e California, per esempio, soo tornei con 2 o 3 partite vere al giorno…Al massimo cominciano il Venerdì. Spero che Stefar stia leggendo e intervenga a mio sostegno.
    Il problema identificato da Tropiano (Le resistenze, semmai, vengono dai circoli, che hanno difficoltà a fornire i campi nel fine settimana, per non penalizzare i soci.) la dice comunque lunga su quello che rimane uno dei maggiori problemi del tennis in Italia e che cioè il Tennis Italiano è fondato sul Sistema dei Circoli e che spesso questi Circoli,come già altri nel subblog Genitori & Figli hanno più volte indicato, sono popolati e quel che peggio DOMINATI da gente che il tennis dice di amarlo ma che gli preferisce il calcio in tivù e la partita a carte.
    Altra cosa imortante sarebbe obbligare i Circoli a permettere agli U14 di giocare GRATIS sui campi in orari fra le 14 e le 17 per esempio SE NESSUN SOCIO LI STA OCCUPANDO
    (Ora ripensandoci e tornando ai tornei nei fine settimana mi rendo conto che lì,negli US, si possono fare anche con tabelloni enormi perchè lì i Circoli anche più negeltti hanno minimo una ventina di campi (per lo più in cemento un altro motivo per prediligerlo alla terra, perchè costa meno di manutenzione e quindi un circolo può avere 20 campi invece che tre)

  6. Nikolik scrive:

    Fantastica questa opportunità di avere un alto dirigente federale, non solo disponibile a rispondere ad ogni domanda ed a fornire qualsiasi spiegazione e precisazione, ma disponibile anche al dialogo ed a fornire elementi importanti di dibattito, come è già avvenuto nella rubrica Genitori e Figli.
    Cerchiamo di non sprecare quuesta opportunità ed anzi di sfruttarla, senza il solito furore antifederale e la solita Sindrome del Complotto.

  7. luca scrive:

    Cosa fanno le altre nazioni, e qual è il loro budget di spesa ?
    Penso che la miglior verifica dell’operato dell’attuale gestione FIT sia una comparazione con quello delle omologhe federazioni estere e dei relativi risultati.
    E’ possibile intervistare qualche dirigente federale estero ?

  8. String scrive:

    1) Sono d’accordo che bisogna ridurre il numero di campi in terra battuta per far crescere meglio le nuove leve (–of topic– ma io odio la terra battuta, e mi vedo abbastanza penalizzato in quasi tutti i tornei senior). Mi domando anche perchè non abbiamo più campi in erba sintetica — che pur non essendo una superficie da tornei ATP — senz’altro ha caratteristiche diverse dal rosso. Insomma, ci vuole più varietà di superfici giocabili.

    2) Quella dei tornei Rodeo è una sciocchezza enorme. Bisogna invece fare esattamente il contrario. I tornei devono essere sempre “normali” per poter insegnare ai giovani come dovranno combattere ai più alti livelli.

    3) Il discorso della disponibilità dei circoli ad offrire i campi per i tornei è un falso problema. Anche sui giorni disponibili — w/e o gg. lavorativi — non si può generalizzare, perchè ogni piccolo comune o grande città ha esigenze diverse (es. a Milano pochi soci rimangono il week-end in città, mentre a Roma avviene esattamente il contrario)… l’importante è che i tornei ci siano e si facciano e che gli Under che hanno una certa classifica di merito possano accedere gratis ai tornei, ai campi e avere gratis un certo numero di palline nuove e incordature (così come fa in modo lungimirante la Federazione Italiana Golf).

    4) Infine, bisogna fare in modo che i migliori giovani si facciano le ossa tra di loro a livello regional e nazionale, in modo da innalzare il livello competitivo. E’ chiaro che questo richiede molti viaggi e grossi sforzi per i genitori — ma d’altra parte, se si punta a giocare ai massimi livelli nei tornei ATP, questa deve diventare il prima possibile un’abitudine ordinaria.

  9. stefano grazia scrive:

    STRING: non è tanto una sciocchezza il torneo nel fine settimana (il Torneo Rodeo invece lo è, va bene solo per gli adulti n.c.,come il Doppio Giallo della Sagra di Paese). E infatti il Golf va alla grande perchè si gioca al max due gg nel week end (solo i PRO giocano 4 rounds)…
    Capisco che se un Circolo ha solo 4 campi allocare un tabellone di 60 in due gg può essere problematico (e allora si devono fare tornei in comproprietà fra più circoli) ma comunque per rimanere ai tornei Junior, diciamo che spesso il campo partecipanti è di 20-30 e si può cominciare al max al Venerdì (se proprio non si vogliono giocare 3 matches al sabato…ma in US si fanno) e finire la Domenica Pomeriggio (Semi al mattino,Finali al Pom) … Certo, quei 5-6 tornei nazionali e più importanti no, ma l’importante sarebbe avere SEMPRE una 20ina di tornei ogni fine settimana nella tua regione o nelle regioni limitrofe. E’ questione di mentalità: d’estate i GENITORI ITALIANI vogliono andare al mare…ECCO PERCHE’ I CAMPIONI HANNO NAZIONALITA’ DIVERSA DA QUELLA ITALIANA… Ma non possono essere QUESTI GENITORI a condizionare l’operato di una Federazione,semmai…semmai dovrebbero essere GLI ALTRI GENITORI (quelli del Blog Genitori & Figli per intenderci…eh,eh,eh…su questo,dai,dovrebbe essere d’accordoo perfino Nikolic!)

  10. Voortrekker Boer scrive:

    Le altre federazioni spendono un pochino di più ma investono sicuramente meglio della nostra e hanno molta più lungimiranza.
    A noi manca una “surface policy” adeguata come quella francese. Fin dai primi anni 90 la FFT ha iniziato la conversione di molti campi dalla terra al cemento e ai tappeti veloci. Sulla spinta del torneo di Bercy e di giocatori come Pioline sono arrivati a fare delle superfici veloci il “mantra” tennistico per poter rinnovare la categoria professionita e parimenti abbattere significativamente i costi dei campi, pur ospitando il massimo torneo su terra battuta. Questa strategia mi pare abbia ben pagato, vedasi i vari Gasquet,Tsonga,Mauresmo e pure Baghdatis che è tennisticamente francese.
    Noi invece ci arrabattiamo in un mondo di circoli e circolini, con soci, soci anziani, probiviri e chi più ne ha più ne metta, i costi medi sono elevatissimi rispetto a qualsiasi altro sport praticabile e la assuefazione alla terra battuta è talmente patologica che se fosse possibili i simpatici vecchini tirerebbero giù la casa del custode e gli farebbero tritare i mattoni per ricavarne un ulteriore campo, magari con illuminazione (guai a pralre di neon) fissa a 6,50€ l’ora.

    Medioevo tennistico.

  11. federico scrive:

    Seppi e Bolelli sono già fuori a Marsiglia…Starace idem… che disastro…la speranza vana è arrivare alla seconda metà di settimana con qualche connazionale ancora in gioco. Però nei Challenger stiamo migliorando. E in World Group di Davis ci sono nazionali più scarse della nostra..come si fa a consolarsi?

  12. federico scrive:

    Youzhny ha battuto Cilic e Tsonga sta perdendo..

  13. Marcelus Edberg Wallace scrive:

    Bravo Voortrekker, io non so puntigliosamente indicare i dettagli, ma in altro loco lo ho scritto ieri: i francesi hanno adeguato le superfici alla loro “scuola” di tennis d’attacco, e non viceversa.
    Il problema, e mi ripeto, è il seguente: la nostra scuola c’è? c’è mai stata? qual’è?
    Oppure Adriano e Nicola sono due singoli nati in sostanziale deserto, e quindi dobbiamo solo aspettare un altro miracolato tecnico come loro due?
    Il consiglio che darei ai genitori di un giovane tennista dotato è: vai all’estero. Certo, ciò crea problemi di budget……..
    Federico, la sindrome del secondo turno dei giocatori italiani è uno dei miei cavalli di battaglia (persa). Speriamo in Filippo e/o Fognini.

  14. fabrizio tropiano scrive:

    ringrazio roberto per la fedeltà dell’intervista; solo qualche piccola precisazione al riguardo.

    il protocollo d’intesa regionale UISP è in attesa di essere approvato dal Consiglio Federale, pertanto ancora non è formalmente operativo.

    il programma di investimenti federale per la creazione di strutture (palazzetti per il tennis) nelle province è un progetto che sta a cuore al Consiglio Federale ma non sono in grado, perchè non di mia competenza, di fornire precisazioni ulteriori, quindi non lasciatevi andare a deduzioni affrettate.

    Tutta l’intervista è ovviamente riferita alla realtà regionale del Lazio, ben consapevole che ciò non rappresenta la totalità delle esperienze.
    Ad esempio STEFANO GRAZIA deve sapere che da noi un torneo giovanile ha circa 200 iscritti in media e non 20 - 30, pertanto - credetemi - un torneo con partite vere non può durare un week and lungo (dal venerdì per intenderci).
    C’è poi il divieto da Carte Federali per gli under 12 di fare 2 partite in un pomeriggio e questo divieto nasce da raccomandazioni sanitarie del Ministero della Salute, che saranno anche superate ma che per noi dirigenti (che siamo garanti dell’osservanza delle norme, giuste o criticabili che siano) sono vincolanti.

    La realtà dei circoli è la realtà esistente.
    un dirigente regionale deve essere pragmatico e fare i conti con il presente.
    anche a me piacerebbero distese di campi da tennis pubbliche a basso costo ma siamo l’Italia e scontiamo il sistema sport italiano !
    non è colpa della FIT !

    Infine una precisazione ultima: stiamo cercando di creare in regione sinergie tra circoli limitrofi per far giocare gli under nelle fasce orarie libere dai soci e la FIt ha introdotto i nuovi tabelloni (stile Francia) in modo da favorire proprio la flessibilità dei tornei arrivando a far disputare più incontri in una stessa giornata; è un’altra rivoluzione organizzativa che và nella direzione dei suggerimenti degli amici del blog.

    grazie comunque ancora per l’opportunità del confronto resto con piacere in ascolto.

  15. dani scrive:

    assodato che continuero a consumare gomme d^auto, a proposito di iscrizioni in numero eccezionale ma non si puo’ far giocare anche chi non sa tenere la racchetta in mano o non conosce regole e punteggio, quantomeno accertarsi del livello …se no poi finisce in caciara come si dice a roma …al lemon bowl-per passare le quali sei turni- c’era una massa di bambine mandate allo sbaraglio nelle quali u12f…e non si sono divertite molto …se non si puo’ fare tornei nei weeks almeno assicurarsi di un minimo di qualita’…

  16. anto scrive:

    X Roberto: sarei curioso di sapere come sei riuscito a convincere un dirigente della fit a rilasciarti un intervista, una vocina mi dice che hai usato un rito vodoo………………

  17. tilden scrive:

    La Francia aveva lanciato qualche anno fa il progetto 8000 campi da tennis , progetto realizzato, ma adesso i dirigenti federali si sono resi conto che hanno costruito troppi campi in green-set e quick e che manca la predisposizione alla terra rossa. E’ in programma , dichiarazioni di Bimes il presidente della FFT, un riulancio dei campi in terra rossa per creare il campione in grado di vincere Roland Garros. Comunque la loro organizzazione non puo’ essere paragonata alla nostra. Tornei per tutte le categorie se ne trovano adecine tutte le settimane, i risultati di ciascun giocatore anche di IV categoria possono essere consultati in tempo reale via internet. Quando ci si iscrive ad un torneo si deve inviare l’importo dell’iscrizione e cosa per me i primi tempi incredibile, é il giudice arbitro che ti chiama , almeno 2 giorni prima per convocarti per il primo match (per non dire dei grossi club come il Jean Bouin che ti convocano per lettera!!) . Inoltre ogni match si gioca con un tuo di palle nuove ed il perdente si porta a casa le palle utilizzate per l’incontro. In Italia (esperienza diretta) si gioca con palle nuove il primo incontro del torneo e poi forse la finale. Come si possono confrontare due mondi cosi?

  18. Voortrekker Boer scrive:

    Infatti Italia e Francia sono imparagonabili però il fatto che i cugini ce la stiano facendo dovrebbe esserci da sprone per modernizzarci invece si fa un passo avanti e due indietro. Per quanto riguarda i campi rossi francesi, anche la Mauresmo disse una cosa simile, ma secondo è meglio avere un Tsonga che fa finale agli Australian Open, un Gasquet che va in semi a Wimbledon piuttosto che puntare tutto sul RG, ma lo sciovinismo è ben radicato oltralpe.

  19. stefano grazia scrive:

    TROPIANO:
    Ad esempio STEFANO GRAZIA deve sapere che da noi un torneo giovanile ha circa 200 iscritti in media e non 20 - 30, pertanto - credetemi - un torneo con partite vere non può durare un week and lungo (dal venerdì per intenderci).

    OK,prendo atto.
    Ma non sarà forse perchè ne fate uno ogni tre mesi…stento a credere che ci siano più tornei nel Lazio che in Florida (basta andare su internet,comunque). E invece di accorparli tutti nel TORNEO GRANDE a ROMA, fatene 10 per settimana in aree diverse della regione … Comunque io qualche torneo in Italia l’ho fatto fare e per esempio ai Tornei Topolino tutta sta gente non l’ho mai vista…i tabelloni sono di 10,max 20…Ad uno U9 di Genova erano in 4 o 5…
    Saranno 200 IN TUTTO (dall’U8 all’U14) e allora è così anche in Florida solo che lì ogni Circolo ha almeno 20-30 campi (in cemento,of course)

    COMUNQUE IL DIVIETO PER GLI U12 DI GIOCARE DUE PARTITE NELLA STESSA GIORNATA TAGLIA LA TESTA AL TORO … forse bisognerebbe farsi portavoce di una richiesta di rivalutazione .. O comunque, e allora, chissenefrega, vado a giocare i tornei in US e in Francia…Contento io e contenti voi che vi liberato di un rompiscatole…. No,scherzi a parte io credo che fare un torneo in Italia sia una delle più grandi rotture di scatole a meno che non si giochi nella tua città … un’esperienza di una noia così terrificante che non ci si deve meravigliare se poi alla fine i bambini (e i loro genitori) scelgono altri sport … quelli in cui si sa a che ora inizia una partita,per esempio. O che comunque la eventuale trasferta dura solo una giornata e NON tutti i giorni della settimana, cosa tra l’altro impossibile a praticarsi se uno studia o se i genitori lavorano.
    Vabbè,no pain no gain, siamo nati per soffrire …

  20. Avec Double Cordage scrive:

    questa cosa dei campi pubblici in cemento sta prendendo radici, certo siamo tutti riuniti qui da Stefano Grazia a Voortrekker Boer ma voglio quotare il Presidente del Comitato Regionale FIT del Lazio Fabrizio Tropiano

    “..La realtà dei circoli è la realtà esistente … anche a me piacerebbero distese di campi da tennis pubbliche a basso costo ma siamo l’Italia e scontiamo il sistema sport italiano !
    non è colpa della FIT !..”

    ammettere l’errore è il premessa per correggerlo, anche se qui l’ammissione non è completa inquanto la colpa viene attribuita ad altrui: il sistema italiano

    se non è colpa della FIT almeno si può dire che la FIT potrebbe fare qualcosa per ovviare a questo problema?

    Io rimango scettico a riguardo, perchè la FIT mi sembra la federazione dei circoli e quindi mi sembra illogico che veramente si preoccupi di fare costruire campi pubblici per diffondere il tennis anche se alla fine sarebbero proprio i circoli a profittare di un maggiore numero di praticanti, ma non credo in tanta (anche se effettivamente modesta) lungimiranza

    un maggior numero di praticanti faciliterebbe la trasmissione di top tennis in tv e più interesse di sponsor, più tennis di qualità in tv sarebbe un ottima pubblicità per invogliare giovani e bambini ad iniziare a giocare, tutto si inceppa nella mancanza di campi pubblici adatti ad offrire un ingresso facile agli incuriositi e giovanissimi che con il passare del tempo andrebbero comunque a fornire linfa fresca ai circoli

  21. Avec Double Cordage scrive:

    la premessa ;) il distratto

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