Lettera aperta a Francesca Schiavone
del direttore di Matchpoint
“Gli amici? Quelli che scrivono di tennis solo se…”

 
4 Agosto 2010 Articolo di redazione
Author mug

Pubblichiamo questo scritto di Daniele Azzolini, apparso sul penultimo numero di Matchpoint.  Perchè è difficile non condividerne il messaggio. Speriamo che Francesca lo abbia letto. E anche tutto il settore comunicazione della Fit. Nella speranza che prima o poi qualcuno impari. Mica tutti eh…

di Daniele Azzolini

Cara Francesca,
io i complimenti te li faccio lo stesso. Forse a dispetto di qualcuno, magari costretto ad aggirare gli stupidi ostacoli che sono stati frapposti, ma eccomi qua, pronto a stringerti la mano, a dirti brava, anzi, bravissima, a raccontarti che ci hai, mi hai, fatto vivere emozioni indimenticabili. Sono persino pronto a cantare con te quello che vuoi, da Eros Ramazzotti in su (o in giù… e sono pure intonato). Come fossimo a una festa, magari proprio alla tua festa. Quella festa per la tua vittoria alla quale io ed altri giornalisti, che ti seguiamo da dieci e più anni, non siamo stati invitati.
Non lo sapevi? Sì, infatti, immagino che tu non lo abbia saputo. Anzi, lo so per certo, dato che ti conosco, e mi hai dato prova di essere una donna che sa dove stia di casa la gentilezza e la buona educazione. Come hai detto in conferenza stampa ricordando i primi incontri con Parmigiani? «Gli dissi che volevo essere una bella persona, una grande atleta, e che volevo vincere il Roland Garros». Bene Francesca, ci sei riuscita, e questo è il merito più grande. Più grande anche della vittoria. Del resto, dubbi sul tuo buon cuore non ne ho mai avuti… Non a caso hai concesso a Matchpoint l’intervista in esclusiva con cui apriamo questo numero del magazine. E poi, ricordi quella sera di metà Roland Garros, quando ci siamo incontrati al ristorante l’Entrecote, lì a due passi dagli Champs Elysées? Io ero con Semeraro, Torromeo e con Vittorio Selmi, e tu, quando hai finito la tua cena, sei venuta a salutarci, con grande gentilezza, addirittura a darci un appuntamento per l’indomani, in modo che potessimo continuare a scrivere di te. Avevi superato gli ottavi quello stesso giorno, e dovevi affrontare la Wozniacki.
Poi, quell’intervista che ti avevamo chiesto, è diventata per tutti. Per noi è stata un’occasione persa, ma ci sta quando siamo tutti sulla stessa barca. E in quel momento così ci sentivamo. E facevamo calcoli… la Wozniacki vista contro la Pennetta, Francesca la supera, poi avrà la Dementieva, e dopo, chissà… Poi, il dopo è arrivato, e grazie a te abbiamo scoperto che era un “bellissimo dopo”, una vittoria che resterà nella Storia e se mi permetti, anche nel mio cuore, nei miei ricordi. Finalmente ho visto come vince un’italiana!
Ma alla tua festa, io, noi, non c’eravamo. E sai perché? Perché noi siamo i giornalisti che non parlano bene della federtennis. Ci vuol poco, sai… Secondo gli standard di questa federazione, basta sollevare un dubbio. E noi, figurati, hai voglia se ne solleviamo di dubbi. Io, anzi, faccio di peggio… Non parlo proprio della federazione, perché sono convinto che le federazioni non dovrebbero occuparsi di tennis professionale, bensì di circoli, di ragazzini e di amatori. Ne ero convinto quando detti una mano a Panatta, allora direttore degli Internazionali, figurati ora… Tu, invece, proprio nella gente che lavora per la federazione hai trovato i puntelli che cercavi, Barazzutti, Furlan, li hai citati più volte, doverosamente. «Strano ma vero», è stato uno dei tuoi commenti, in conferenza stampa. Ma no, perché strano? Erano lì, e tu conoscendoli più da vicino sei entrata in sintonia con loro. Perfetto. Ti stanno aiutando bene. Sono il primo a esserne contento. Sono anche convinto che li avresti trovati comunque, gli aiuti che cercavi, ma questo non cambia la storia, la tua Storia. Infatti, sono andato a stringere la mano a Barazzutti per ringraziarlo. Lo stesso avrei voluto fare con te, ma mi è stato impedito.
Una festa privata, mi hanno detto, invitiamo chi ci pare. Infatti, ci mancherebbe… Ma quella serata, per noi che lavoriamo nel tennis, era anche l’ultima occasione - dopo la tua vittoria - non solo per ringraziarti, ma anche per scambiare una parola con te, per avere una o due immagini in più per gli articoli del giorno dopo, dato che sapevamo che saresti partita di buon’ora. Una festa, insomma, che era un’occasione di lavoro. Per altri, ma non per noi…
Ero in buona compagnia, comunque. Non sono stato invitato io, ma nemmeno Semeraro, Tommasi, Clerici, Scanagatta. Cinque dei sei giornalisti che seguono tutto il Grande Slam del tennis. Curioso anche questo, vero? I giornalisti che più frequentano il tennis, sono considerati nemici. Gli amici sono quelli che scrivono di tennis solo se un’italiana arriva in finale nello Slam.

(Pubblichiamo per gentile concessione dell’autore. E non fate caso se c’è scritto redazione…)

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5 Commenti a “Lettera aperta a Francesca Schiavone
del direttore di Matchpoint
“Gli amici? Quelli che scrivono di tennis solo se…””

  1. Ubaldo Scanagatta scrive:

    leggi sul blog anche l’articolo precedente a questa lettera aperta, quello che una “talpa” aveva pensato bene di far sparire

  2. BB 1980 scrive:

    Com’è possibile far sparire un articolo ??????????????????

  3. Fabio scrive:

    Daniele, siamo realisti …
    per 400.000 euro c’è gente che non parlerebbe per anni con la propria madre …

  4. TCC'75 scrive:

    Io non conosco nessuno e non mi fido di nessuno. Però che la Schiavone non abbia notato l’assenza del gotha del giornalismo italiano mi sembra un po’ strano…

  5. Andrea scrive:

    Caro Daniele, non ti crucciare…in realtà freelance come me ed altri, che seguono il tennis da anni, oggi non sono invitati perchè etichettati come “non federali” o “Panattiani”, se preferisci…A me non fa nè caldo nè freddo, amo il tennis e non le persone (a parte mia moglie, ovviamente!)…però la verità è che quando scrivevo per quotidiani vari avevo un certo trattamento, quando quelle collaborazioni sono finite ne ho avuto un altro…come a sposare il motto “Dimmi per chi scrivi e ti dirò chi sei”…”e sopratutto quanto vali”, aggiungo io. Il mondo va così. Ma la ruota gira, ricordalo! Se non in questa vita, almeno nelle prossime ventisette…ci rifaremo con gli interessi!

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