Darfur: il Sudan accetta la forza ibrida per fermare il massacro

Onu- Dopo mesi di trattative, il governo sudanese ha accettato ieri lo spiegamento nel Darfur di una forza ibrida formata dai caschi blu dell’Onu e dai soldati dell’Unione africana.

Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki Moon, si è detto molto soddisfatto di questo accordo “che dovrebbe contribuire in modo considerevole alla stabilizzazione della situazione in Darfur sia a livello politico e umanitario sia di sicurezza”.

Parecchi ostacoli che si frapponevano al raggiungimento di un accordo, tra cui il comando delle operazioni, la definizione delle zone di competenza della forza Ua-Onu, le condizioni di impegno e, soprattutto, la provenienza delle truppe, sembrano essere stati appianati. “Ci siamo accordati - ha specificato il presidente della delegazione sudanese Moutrif Siddig - affinché venga data la priorità ai soldati di origine africana. Unità provenienti da altri paese verranno impiegate solamente nel caso in cui il loro numero dei nostri soldati non fosse sufficiente. Le strutture di comando e di controllo, devono dipendere dall’Unione africana, con l’appoggio delle Nazioni unite”. Secondo Said Djinnit, commissario dell’Unione africana per la pace e la sicurezza, l’esercito dovrebbe contare tra i 17mila e i 19mila elementi.



Uno slideshow che racconta la storia del Darfur fino a oggi

Alcuni punti dell’accordo restano oscuri. Anche se si sa che è previsto un immediato cessate il fuoco e un processo politico interno per stabilire i responsabili del massacro del Darfur. Quasi 200mila persone sono morte in questo conflitto e il numero degli sfollati ha ormai sorpassato i due milioni, secondo alcune stime contestate dalle autorità di Khartoum.

Il Sudan era da tempo sotto la pressione della comunità internazionale. L’obiettivo era quello di imporre una forza militare esterna in grado di fermare il genocidio in atto nella regione del Darfur. Alla fine del mese scorso, George W. Bush aveva imposto una nuova serie di sanzioni contro il Sudan proprio per forzare la mano a Khartoum. Alcuni critici si erano però meravigliati dello scarso peso delle misure prese dal presidente texano. Ed è di ieri la notizia che la Cia avrebbe segretamente lavorato con il Sudan per reclutare agenti in grado di infiltrarsi nelle organizzazioni terroristiche mediorientali e aiutare l’esercito statunitense a contenere la ribellione in Iraq. Data l’impossibilità di inserire uomini bianchi in gruppi radicali come Al Qaeda, l’ente di controllo governativo si sarebbe rivolto a Khartoum per arruolare alcuni uomini. Stati Uniti e Sudan avrebbero così continuato a cooperare dietro la facciata delle sanzioni.

Luca Bolognini

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