Onu: scontro tra superpotenze per il tribunale internazionale in Libano

Onu – Scontro frontale alle Nazioni Unite sull’istituzione del Tribunale internazionale in Libano per processare i responsabili dell’omicidio di Rafik Hariri. Stati Uniti, Francia e Inghilterra vogliono il tribunale subito, Russia e Cina frenano. “La forte opposizione di Mosca – fa sapere l’ ambasciatore americano Zalmay Khalilzad, presidente di turno del Consiglio di Sicurezza – non fermerà i lavori”.

Il tribunale, secondo la bozza scritta da Francia, Inghilterra e Stati Uniti, dovrebbe essere istituito sotto il Capitolo 7 della carta delle Nazioni Unite, che prevede anche il ricorso alla forza. L’ambasciatore russo Vitaly Churkin si è opposto. “Qualunque risoluzione dell’Onu – ha spiegato – è costrittiva. Non importa fare ricorso al Capitolo 7. La bozza, inoltre, presenta parecchi punti controversi che andrebbero nuovamente discussi”. Nonostante il forte disappunto, il diplomatico di Mosca non ha però specificato se utilizzerà o meno il potere di veto. Il suo collega francese Jean Marc de la Sabliere ha precisato che “la bozza andrà comunque al voto domani”. La Cina non ha rilasciato alcun commento e non è chiaro se deciderà di imporre il veto o astenersi.



I primi momenti dopo l’esplosione dell’autobomba che uccise Hariri

Se la risoluzione dovesse passare entrerebbe in vigore il 10 giugno, sempre che il governo libanese non proceda autonomamente all’istituzione del tribunale prima di quella data. Il luogo del processo e dell’istituzione della corte sarà deciso consultando Beirut e la nazione ospite. L’Italia, assieme a Olanda e Cipro, si è offerta come sede, ma il processo vero e proprio potrà iniziare solo tra qualche mese.

La sofferta genesi del tribunale internazionale è figlia della crisi politica che sta attraversando il Libano. Le fazioni pro e anti siriane non sono infatti state in grado di mettersi d’accordo, accusandosi a vicenda di perseguire altri obiettivi rispetto a quelli della giustizia. Il premier Fouad Siniora è tacciato da Hezbollah di essere filo occidentale, mentre il presidente Emile Lahoud è additato dai suoi detrattori per essere un alleato di Damasco.

Visti i ripetuti fallimenti di ratifica del tribunale da parte del Parlamento, il premier Siniora si era rivolto due settimane fa ai membri del Consiglio di Sicurezza, pregandoli di istituire il tribunale attraverso l’Onu. La fazione pro siriana, guidata da Hezbollah, non ha gradito il tentativo di essere scavalcata e ha fatto sapere che cercherà in tutti i modi di impedire il voto sulla risoluzione. Secondo alcuni analisti, dietro questo rifiuto si nasconderebbe la volontà da parte di Lahoud e dei suoi alleati di tenere al riparo dalle accuse il governo siriano ritenuto uno dei possibili mandanti dei sicari che il 14 febbraio del 2005 uccisero Hariri e altre 22 persone con un’autobomba telecomandata piazzata nel pieno centro di Beirut.

Luca Bolognini
Giampaolo Pioli

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