L’Aiea in Iran e Corea del Nord

New York - La lenta e costante pressione diplomatica dell’Onu sembra aver prodotto un piccolo ma incoraggiante passo avanti. L’Aiea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica delle Nazioni Unite ha smosso l’intransigenza coreana e iraniana sui rispettivi programmi nucleari e la pressione dei Paesi coinvolti nel negoziato multilaterale ha fatto il resto.

E’ previsto infatti l’arrivo a Pyongyang degli ispettori dell’Aiea per verificare l’inizio dei lavori per lo smantellamento del reattore di Yongbyon, in ottemperanza all’accordo siglato il 13 febbraio scorso. Dopo l’apparente distensione, Pyongyang, però ha immediatamente alzato il livello della discussione: “La Corea del Nord - si legge in una nota dei militari del regime- moltiplicherà i suoi sforzi per proteggersi da un attacco preventivo nucleare americano, se gli Stati Uniti continueranno a fare pressione su di noi con il pretesto del nucleare. Se le cose non cambieranno non sarà possibile realizzare l’accordo del 13 febbraio, né garantire il successo dei colloqui a sei che riprenderanno a Pechino mercoledì con Corea del Sud, Usa, Russia, Cina e Giappone”. Si tratta insomma di un passo avanti e di un colpo di freno, ma la direzione rimane quella giusta.

Nelle stesse ore anche Teheran, come la Corea del Nord, ha deciso di concedere qualche cosa dopo lunghi mesi di braccio di ferro con l’Onu. Gli ispettori dell’Aiea, hanno ricevuto il permesso di visionare un reattore nucleare ’sospetto’ in via di costruzione ad Arak, dove si ritiene potrebbe avvenire la produzione di plutonio necessario per la realizzazione della bomba atomica. Dall’aprile scorso l’Iran aveva improvvisamente bloccato l’accesso agli ispettori ad Arak, in risposta alle sanzioni decise dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che esigevano la sospensione del programma di arricchimento dell’uranio a Natanz e lo stop dei lavori ad Arak. Teheran afferma da sempre che il suo programma nucleare ha un obiettivo unicamente civile e pacifico e non ha la minima intenzione di dotarsi di un’arma nucleare, contrariamente a quanto sostengono Stati Uniti e Israele. Gli esperti affermano in ogni caso che l’Iran verso la fine di luglio arriverà a disporre a Natanz di 3mila centrifughe, ovvero un numero sufficiente per produrre l’uranio arricchito necessario per fabbricare una bomba atomica in meno di un anno. E proprio su Natanz l’Onu concentrerà le future ispezioni e ha fissato a Vienna tra il 25 e il 26 luglio due giornate di lavoro con i negoziatori iraniani per definire i parametri della prossima visita. Questo timido disgelo non è detto basti però a bloccare una terza risoluzione delle Nazioni Unite, anche se l’accordo su una visita al reattore di Arak potrebbe servire a distendere il clima prima del nuovo faccia a faccia tra il capo della diplomazia europea Solana e quello dei negoziatori di Teheran Ali Larijani, che si sono visti per mesi costatando soltanto l’impossibilità di raggiungere il minimo compromesso.

Giampaolo Pioli e Luca Bolognini

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