Libano: l’Onu condanna l’assassinio di Ghanem

ONU. Dopo Walid Eido, ucciso assieme a suo figlio il 13 giugno scorso, ieri è stato assassinato Antoine Ghanem. In poco meno di quattro mesi, sono due i rappresentanti libanesi della maggioranza antisiriana ad essere stati eliminati. Ad accomunare Eido e Ghanem, oltre che l’appartenenza politica, c’è anche il metodo con cui sono stati ammazzati: un’autobomba.

Il presidente di turno del Consiglio di Sicurezza alle Nazioni Unite, l’ambasciatore francese Jean-Maurice Ripert, ha condannato l’attentato, bollandolo come “un chiaro tentativo volto a destabilizzare la situazione politica del Libano in un momento cruciale”. Ripert si è inoltre augurato che le prossime elezioni “possano svolgersi regolarmente e in un clima sereno”. L’esplosione di ieri, sempre secondo il diplomatico francese, non metterà comunque in discussione la creazione del Tribunale Speciale per il Libano per processare i presunti colpevoli dell’uccisione di Rafiq Hariri. “Gli olandesi – ha fatto sapere – hanno accettato di ospitare il processo. Non c’è nussun motivo per cui i lavori debbano rallentare”.

La bomba che ha ucciso Ghanem è scoppiata verso le 17 di ieri nel quartiere di Sin el-Fil, nella periferia est di Beirut. Nell’esplosione, che secondo le ricostruzioni è stata provocata da un’autobomba azionata a distanza, hanno perso la vita, oltre a Ghanem, altre cinque persone.

Il processo di stabilizzazione del Paese è sempre più a rischio. Con la morte di Ghanem, il leggero margine di cui godeva la maggioranza antisiriana si è assottigliato ulteriormente: ora sono solo 68 su 128 i deputati che si oppongono a Damasco. Le incertezze su chi sarà il prossimo presidente della Repubblica crescono, visto che il 25 settembre, data in cui si svolgerà il primo scrutinio, il futuro capo di Stato avrà bisogno dei due terzi dei voti per essere eletto.

Di Luca Bolognini
e Giampaolo Pioli

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