Onu: Mosca frena sul Kosovo. Stop di 4 mesi alle trattative

ONU - Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite getta momentaneamente la spugna: le discussioni sul progetto di risoluzione sul Kosovo sono ufficialmente sospese per 120 giorni. A decidere sarà adesso il Contact Group, formato da America, Gran Bretagna, Francia, Italia, Germania e Russia.

L’Occidente ha dunque concesso a Mosca, che nell’ultima seduta ha apertamente minacciato di mettere il veto se si fosse arrivati a votare la risoluzione, ulteriore tempo cercare una soluzione condivisa. Europa e Stati Uniti, pur ritenendolo ancora il migliore e l’unico praticabile, hanno deciso di ritirare dal tavolo il piano proposto dal mediatore Onu Atishaari, che avrebbe garantito al Kosovo l’indipendenza. “Non abbiamo forzato la Russia ad andare al voto – ha spiegato Jason Parry, ambasciatore all’Onu per la Gran Bretagna – perché non vogliamo che si scatenino ulteriori conflitti che potrebbero comportare serie conseguenze in tutta la regione dei Balcani. Dobbiamo essere responsabili”.

Mosca ha rifiutato il piano Atishaari così come formulato, perché teme che la risoluzione sostenuta da europei e americani diventi un grimaldello che altri movimenti autonomisti potrebbero sfruttare per chiedere ed ottenere l’indipendenza. “Il Kosovo – ha dichiarato l’ambasciatore russo al Palazzo di Vetro Vitaly Ciurkin - non è un caso a sé. Non avremmo mai permesso il passaggio di una risoluzione del genere. Ci impegneremo a fondo affinché i negoziati tra Pristina e Belgrado diano esiti postivi. E’ in ballo il fondamento stesso della carta dell’Onu sull’integrità territoriale”.
Il prossimo appuntamento è il 26 luglio a Vienna, dove si riunirà il “gruppo di contatto” e nel quale nessun paese ha diritto di veto. “Siamo profondamente dispiaciuti – ha detto l’ambasciatore francese Jean-Marc de la Sabliere - che sia stato impossibile approvare la risoluzione al Consiglio di Sicurezza. Il piano Atishaari rimane la migliore soluzione possibile e continueremo a sostenerlo”.

Di fatto la dilazione temporale concessa a Mosca può diventare un mezzo per stemperare la tensione accumulata in questi ultimi mesi tra l’ex blocco comunista e l’Occidente e darebbe la possibilità ai russi di rassicurare la popolazione serba che vive nella regione contesa e che deve essere tutelata.

Il governo di Pristina però morde il freno e non sembra disposto a ulteriori confronti negoziali. “Dato lo stallo delle trattive all’Onu - ha detto ieri il primo ministro Agim Ceku - noi il 28 novembre, giorno della festa nazionale, dichiareremo anche in modo unilaterale la nostra indipendenza”.

Ceku sarà lunedì prossimo a Washington per incontrare il segretario di stato Condoleezza Rice. Vuole appoggio dagli Stati Uniti e il presidente Bush ha già confermato che anche l’America è pronta a riconoscere l’indipendenza della provincia serba fuori dei canali dell’Onu se non si arrivasse ad una intesa in questi 4 mesi.

Il Kosovo, dove il 90 per cento dei due milioni di persone sono albanesi, è amministrato dalle Nazioni Unite dal 1999. La bozza di risoluzione realizzata sul piano di Atishaari prevedeva che i leader di Kosovo e Serbia avrebbero ripreso le negoziazioni per i prossimi 120 giorni, al termine dei quali, qualunque fosse lo stato del negoziato, sarebbe scattato comunque il meccanismo che portava all’indipendenza.

Giampaolo Pioli e Luca Bolognini

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