Onu: l’Iran non ferma l’arricchimento dell’uranio

ONU – Il braccio di ferro tra Iran e Nazioni Unite sull’arricchimento dell’uranio continua. L’ultimo rapporto stilato dall’Aiea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, ha confermato che Tehran non solo sta procedendo sul suo cammino, incurante delle risoluzioni prese dal Consiglio di Sicurezza, ma sta anche cercando di bloccare le ispezioni degli inviati dell’agenzia presieduta da El Baradei, volte ad accertare la possibile natura militare dei progetti atomici iraniani.

Secondo il dossier, Ahmadinejad avrebbe incrementato la produzione di uranio arricchito, invece di diminuirla, immettendo nelle centrifughe negli ultimi mesi ben 260 chilogrammi di uranio UF6. Nel rapporto si legge che le centrifughe attive, concentrate nella zona di Natanz, sarebbero 1312 e a queste ben presto potrebbero aggiungersene altre 820. L’Iran si è rifiutato di accettare qualunque misura volta a certificare la trasparenza delle attività condotte. Attività che comprendono la conversione del biossido di uranio in UF4, elemento chimico utilizzato per costruire armi nucleari.

L’ultimatum emesso dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu il 24 marzo scorso è dunque caduto nel vuoto. I 60 giorni concessi non sono serviti a sbloccare il negoziato diplomatico, le attività di arricchimento dell’uranio non si sono fermate e adesso una terza risoluzione contro Tehran si fa sempre più concreta.

Le Nazioni Unite temono che, data l’impossibilità di controllare i processi di arricchimento, l’Iran cerchi di sviluppare il potenziale per costruire una bomba atomica. I diplomatici iraniani hanno sempre negato questa volontà, ma la scarsa trasparenza verso la comunità internazionale ha creato più di un sospetto. “Il rapporto – fa sapere Gordon Johndroe, portavoce della sicurezza nazionale della Casa Bianca – è l’ultima dimostrazione dell’atteggiamento di aperta sfida che Tehran sta assumendo nei confronti della comunità internazionale ed evidenzia ancora una volta come i leader iraniani stiano cercando di isolare sempre di più il loro popolo”.

I rapporti tra Bush e Ahmadinejad si stanno facendo sempre più tesi. L’invio nel Golfo di nove navi da guerra, in grado di trasportare 17mila soldati del Pentagono e decine di bombardieri, non migliora la situazione, anche se la Casa Bianca fa sapere di continuare a preferire una soluzione diplomatica con gli alleati piuttosto che ricorrere ad un intervento militare. “Resisteremo tenacemente - ha replicato Tehran - a qualsiasi tentativo di pressione da parte degli Usa”.



L’osservatorio dei diritti umani condanna il rapimento di Haleh Esfandiari

Fra cinque giorni intanto è previsto a Bagdad il faccia a faccia tra i diplomatici Usa e iraniani. Dovranno parlare solo della guerra e della sicurezza irachena, ma ormai è il nucleare l’elemento dominate. Washington non ha ancora annunciato il rilascio dei cinque diplomatici di Teheran arrestati dalle forze americane con l’accusa di fornire armi e ordigni ai guerriglieri, mentre il regime degli ayatollah continua a tenere in carcere Haleh Esfandiari, la docente universitaria con passaporto Usa ritenuta l’ideatrice di un complotto contro Ahmadinejad.

Luca Bolognini
Giampaolo Pioli

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