Onu: ergastolo per il massacratore del Ruanda
ONU – Confermato l’ergastolo per Mikaeli Muhimana, ritenuto responsabile di alcuni dei peggiori crimini commessi tra l’aprile e il giugno del 1994 in Ruanda.
Viene così ribadita la sentenza del 2005 a carico dell’ex uomo forte di Gishyta, la cittadina al centro di numerosi massacri e casi di violenza sessuale.
I giudici hanno comunque accettato due ricorsi sui sedici richiesti dai difensori di Muhimana, rigettando le accuse di colpevolezza per lo stupro di due ragazze e l’uccisione di una donna incinta. “Tuttavia - hanno fatto sapere – questo non invalida la sentenza, dati i numerosi altri crimini commessi”.
Muhimana, più conosciuto come Mika, è stato condannato dal Tribunale penale internazionale per il Ruanda per aver sobillato la popolazione e organizzato bande armate tra il 14 e il 15 aprile del 1994. Nel giugno dello stesso anno, attraverso la falsa promessa di fornire assistenza medica, Muhimana convinse i Tutzi a uscire dal loro nascondiglio e ordinò ai suoi uomini l’assalto e lo sterminio. Rimasero sul campo più di 2mila uomini.
Ma Muihmana, nato nel 1961 a Gishyta, non si accontentava di dare ordini. Il tribunale lo ha trovato colpevole di aver ucciso a bruciapelo personalmente numerosi civili.
Due donne raccontano come sono sopravvisute al massacro
Tra gli altri capi d’accusa confermati, numerosi casi di stupro. Nove donne, tra il 14 e il 16 aprile, furono violentate e picchiate da Muhimana e alcuni dei suoi uomini a Mugonero, mentre il resto del manipolo si dedicava a razziare la chiesa e l’ospedale del piccolo paese.
L’ex consigliere è stato inoltre giudicato colpevole per aver fornito a due membri della milizia estremista Hutu, Interahamwe, ragazze Tutzi come schiave per soddisfare i loro piaceri.
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite istituì il Tribunale penale internazionale per il Ruanda nel novembre del 1994. Nel genocidio morirono circa 800mila Tutzi e Hutu moderarti, la maggior parte massacrata a colpi di machete.