Veltroni e Berlusconi si scontreranno coi problemi del vecchio centrosinistra

Dal momento che in politica, da noi, ne abbiamo viste di tutti i colori, oggi che è domenica e abbiamo un po’ di tempo per pensare anche inutilmente, viene da chiederci a quale altro colore, che abbiamo eventualmente già visto, assomigli quello della settimana appena conclusa, nella quale Berlusconi ha annunciato la fine di Forza Italia e il suo rimpiazzo. Con tutto quel che ne consegue, a cominciare dalla possibilità di andare verso una grande coalizione Berlusconi-Veltroni grazie ad un invocato riedito sistema proporzionale che possa consentirla.
Sì, è vero, corriamo con la fantasia, perché non sarà così semplice né immediato, ma proviamo a immaginare e anche a riandare indietro nel tempo nella presunzione che la storia sappia essere maestra di vita e che magari si ripeta. E la storia di questa ipotizzata coalizione tra il nascituro partito di centro e quello neonato della sinistra mi porta a fare paralleli con la lontana, cara e provvidenziale età del centrosinistra e con le motivazioni che l’aprirono, quasi cinquanta anni fa, all’alba degli Anni Sessanta.
Anche allora alla svolta politica che portò i democristiani a imbarcare nel governo i socialisti di Nenni, si arrivò per fermare il malessere che serpeggiava nell’elettorato moderato. Il timore che si spostasse a sinistra convinse prima Merzagora, poi Fanfani e Moro a cambiare rotta. Manovra che non fu né facile né breve, tant’è che ci vollero alcuni anni per realizzarla, a causa delle diffidenze nel centrodestra e dell’opposizione della sinistra.
Sarà che la storia non si ripete, ma c’è qualcosa di analogo, almeno nel tipo di problemi, che non erano stati troppo diversi nemmeno per Cavour e Giolitti, quando si erano alleati ai moderati di sinistra per ammorbidire un’opposizione diventata pericolosa. Non che l’Italia di oggi sia la fotocopia di quella di ieri, ma, a ben guardare le motivazioni, si vedrà che le differenze tra i precedenti e l’attualità non sono poi così marcate. E anche se non mancano le buone ragioni per girare a sinistra davanti al nuovo bivio, non si creda che poi d’incanto tutti i problemi verrebbero risolti. Prendendo lezione dalla sorte che toccò al primo governo di centrosinistra formato nel 1963 dal paziente Moro, che durò solo pochi mesi, perché la sinistra al governo votò contro un provvedimento, che anche oggi divide: il finanziamento statale alle scuole private. E qui più che la solita storia di liti tra cattolici e laici, sembra una moviola.

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