La sinistra che non sa cambiare

PRODI ha ragione a sentirsi archiviato e ad essere adirato per come è stata costruita la candidatura di Veltroni alla guida del Pd, ma non dovrebbe sorprendersi dei metodi. La sinistra italiana non ha mai brillato per gratitudine e memoria. L’aver scelto Torino come città dove dare il grande annuncio è stato associato al sindaco Chiamparino, spiegato come risposta alle ampolle d’acqua padana di Bossi, perfino abbinato al business delle Olimpiadi invernali. Completamente ignorato il particolare che Torino è la città dove si è affermata la cultura politica di un signore che si chiamava Antonio Gramsci coniugata al liberalismo di Gobetti. Non avrebbe ragione Gramsci ad adirarsi nel veder preferire Chiamparino, come argomento da accostare al gran passo di Veltroni?
Sui metodi, poi, stendiamo un velo pietoso. Mi sono capitate tra le mani alcune lettere che Romano Bilenchi scrisse a Elio Vittorini dopo la vicenda de “Il Nuovo Corriere”, il giornale di sinistra che fu chiuso per il solo fatto che il direttore Bilenchi aveva difeso gli operai di Poznan, che nel giugno del ’56 si erano ribellati al regime comunista. Il Pci chiuse il giornale nel giro di un mese, lo fece mentre Bilenchi era in ferie e scaricò sullo stesso Bilenchi la responsabilità della chiusura, in seguito alla quale tutti i dipendenti si trovarono per strada da un giorno alll’altro. Prodi non è Bilenchi ma nel ripensare a quella porcheria si giunge a due conclusioni: 1)che i mali della sinistra italiana sono sempre i soliti, più democrazia nelle parole che nei fatti; 2)in fondo la sinistra di oggi non è peggiore di quella di ieri.
Sempre altalenante tra depressioni e ottimismi, come quelli che oggi si leggono nelle parole del designato e che partono dal dogma che il futuro è sempre migliore del passato: da qui la facile amnesia. «Non sono mai stato comunista», disse Veltroni. «Mi candido per rompere col passato», dice oggi.
Scriveva amaro Bilenchi all’amico Vittorini, che gli aveva proposto di rientrare in politica: «Io non credo a questi partiti: il Pci, il Psi, il Psdi sono sputtanati, sputtanatissimi. Io penso che noi dovremmo se mai agire perché si formi un partito di sinistra più moderno, democratico, per vedere di rimediare a questa ignobile baracca». Provate a cambiare le sigle e a dimenticare che questa è un’opinione di 50 anni fa.

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