Piero e il professore
di Francesco Ghidetti
L’appassionante serie “Piero e il Professore” si arricchisce, ogni giorno di più, di fantastici colpi di scena. Roba da brividi lungo la schiena. Brividi di febbre o di paura? O tutte e due insieme? In attesa dei risultati della magnifica e progressiva kermesse di Firenze che vedrà, di fatto, lo scioglimento dei Democratici di sinistra nel Partito democratico (mirabile esempio di come davvero in natura nulla si crea e nulla si distrugge) ecco che la bulimìa revisionista di Piero il Torinese (anzi, come ama definirisi lui, “il sabaudo”) si arricchisce di una nuova, fantasmagorica trovata. Il leader dei Ds, infatti, andrà a Mosca a rendere omaggio ai compagni italiani perseguitati da Stalin e dal suo comunismo reale. Quando si dice fare i conti con la storia al momento giusto e non in ritardo, insomma. Ci viene in mente – pure noi che non siamo Matusalemme – quando Achille Occhetto si fece, diciamo così, prendere la mano e, in un viaggio negli Stati Uniti, brindò alla Cia mentre, contemporaneamente,le sezioni del Pci sovente esponevano la faccia buona del presidente cileno Allende. Ma non è finita. Craxi, il cinghialone, l’amerikano, il ladrone, troverà un posto di rilievo nel Pantheon del Partito democratico. Allora, riassumendo: Togliatti era un complice degli assassini sovietici se non peggio; il Pci-Pds non aveva capito le grandezze dello statista Craxi; Veltroni s’era iscritto alla Federazione giovanile comunista italiana perché era anticomunista; Occhetto aveva sottovalutato le indubbie potenzialità democratiche della Cia. E, in tutto questo quadro a dir poco sconcertante, il Professore scrive una lettera all’Unità perché, sostiene, il Pd avrà bisogno di tutti. Riferimento a Mussi e a coloro che vogliono sbattere l’uscio (ma permetteteci di dubitare che abbiano in mente qualcosa di coraggioso…). Roba da Ibuprofene. Ma sì, dai, quell’analgesico tosto che in un ‘act’ ti fa passare il mal di testa. O forse, dottore, pensa che debba far ricorso agli antibiotici?
P.S. A Pasqua, manifestazione contro la pena di morte. Bandiere dei radicali (ovvio), dei socialisti di Boselli, del Psdi (lacrime di commozione in coloro che avevano vent’anni negli anni Settanta…), di Rifondazione. Politici: da Pannella (ovvio) a Villetti, da Russo Spena a Vendola, da Emanuele Macaluso a Francesco Cossiga. Indovinate chi era assente? Bravi: i Ds. Politici e bandiere (a parte una, tristissima, della Sinistra giovanile). L’unico era Veltroni. Che però è il sindaco (nemmeno niente male) di Roma…
11 Aprile 2007 alle 16:48
si, è strano vero? si sono create delle situazioni, per cui io, quasi devo vergognarmi quando dico che sono comunista, mentre circola impunemente un partito con MUSSOLINI (lo so che è la nipote) scritto bene in vista, e nessuno ha niente da ridire!