Standing ovation a gogo
ma il Pd Cos’è?

E, alla fine, è successo quel che doveva succedere. Cioè che Mussi se n’è andato, che Angius ha detto «ora vediamo», che Veltroni ha ricevuto una ‘standing ovation’. E che poi, ma ci ripromettiamo di tornarci con più calma, D’Alema è intervenuto con un discorso dei suoi. Di quelli tosti, per intendersi.
D’Alema ha rivendicato i meriti della sinistra post comunista. I grandissimi meriti, a suo dire. E anche lui s’è beccato una potente ‘standing ovation’. Insomma, la solita storia che va avanti da anni, ovverosia il ‘duello’ - quantomeno in termini di popolarità - tra il sindaco di Roma e il presidente dei Ds. I quali, a dire il vero, sarebbe interessante ci spiegassero, però, per filo e per segno, perché alle elezioni i Ds non si sono schiodato da un 17 e poco più per cento e perché mai siano di fatto diventati un partito regionale: Toscana, Emilia-Romagna (e neppure tutta), Umbria, Marche. A fronte, giova ripeterlo, di un potere che solamente la Dc anni Cinquanta poteva vantare.
Ma lasciamo stare e torniamo al Mandela Forum. Mussi ha salutato - comprensibile la sua amarezza - per un motivo che i commentatori non tendono a mettere in evidenza come dovuto: e cioè che Fassino non risponde mai nel merito delle obiezioni. Non lo ha fatto con Occhetto (che sul «Riformista» di Paolo Franchi gli aveva posto domande tutt’altro che peregrine), non lo ha fatto con il leader socialista Boselli, non lo ha fatto con le minoranze. La litanìa è sempre la stessa: non date un’immagine caricaturale del cantiere-Partito democratico. Sarà caricaturale, ma più che altro ci sembra vera.
Ancora ci sfugge la ‘mission’, infatti, del Partito democratico. Che cosa dovrebbe fare, al di là degli slogan? Come mai, proprio Veltroni, ha frenato in maniera evidente sulle supposte «derive laiciste» di quella sinistra libertaria, socialista e radicale schierata contro l’invadenza d’Oltretevere? Non sarà che il sindaco di Roma ha voluto ricordare un po’ di storia (non necessariamente negativa, intendiamoci) e cioè che Togliatti e il Pci hanno sempre mantenuto ottimi e fecondi rapporti con le gerarchie vaticane e che l’articolo 7 della Costituzione nacque proprio grazie all’allora Pci?
Sta di fatto, comunque, che oggi la storia dei Democratici di sinistra finisce e - al di là della folla che osanna i leader (ma Fassino s’è mai chiesto perché piglia meno applausi di altri?) - finisce in una secca chiamata Partito democratico. Ora si tratta di vedere - l’appuntamento è per il 5 maggio a Roma - che cosa farà la sinistra dei Mussi e degli Spini. Alla faccia di chi dice che la politica dei partiti è noiosa…

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4 Commenti a “Standing ovation a gogo
ma il Pd Cos’è?”

  1. Luciano scrive:

    Salve, qui dalla Francia (dove vivo con la mia famiglia tutta italiana) ho seguito con grande curiosità la consacrazione del PD attraverso i due congressi DS & Margherita.Vi dico con sincerità che “lacrime a parte” mi hanno colpito solo poche cose. 1 un grande bla bla bla 2.tanti applausi al Berlusca (voglia di inciucio?) 3.le scissioni (credo che anche nella Margherita qualcosa si muoverà) 4.lobby a tutto campo per la spartizione della torta 5.ma sto PD alla fine cosa é?Dai discorsi fatti mi sembra quasi un tentativo di ricostituire una nuova DC!!! Vedremo, ma non mi convince.

    Ciao a tutti!
    http://www.lucianobove.blogspot.com

  2. Nicola Bellanova scrive:

    Un grosso recipiente da riempire con dei contenuti ancora non del tutto chiari: ecco come vedo questo “tranquillo” parto della nuova formazione politica di CENTRO - SINISTRA (col trattino, si badi bene)… Se l’intento è quello di scopiazzare pari pari l’esperienza dell’omologo Partito Democratico americano, allora l’impatto sarà traumatico. Il nostro Paese, la nostra storia e cultura politologica, vissuta per decenni su un bipolarismo ideologico prima e pseudobipolare poi, non è pronto per accogliere una forza politica che rappresenta la sintesi di una o più anime sino a qualche anno fa inconciliabili. In questo processo riformatore, indubbiamente la Margherita, per storia e tradizione, sembra trovarsi più a suo agio rispetto all’elefantiaca e ideologizzata macchina burocratica appannaggio del Pci-Pds-Ds. A nulla valgono le rassicurazioni di Fassino e Veltroni: la svolta “filoamericana” in atto nel maggior partito della sinistra italiana non è e non sarà accettata a cuor leggero dai tanti militanti della Quercia. Mentre all’interno del partito di Rutelli convergono anime ed esperienze diverse, che sotto il simbolo del fiore primaverile hanno trovato una sintesi spontanea tale da superare steccati idealistici oramai vetusti, la riottosità di questo passaggio che, al di là dei dati congressuali, non risiede nella “forma mentis” di chi per anni si è sentito protetto dalla longa manus di falce e martello, costituisce un ostacolo non di poco conto. Il principio della delega, vero fulcro della democrazia rappresentativa, sembra volgere ad una felice conclusione della vicenda. Tuttavia le riserve permangono; basta solo attendere i verdetti dei congressi per tracciare un primo sommario bilancio. Basterà vedere quanti semplici ed anonimi iscritti seguiranno il Correntone Mussi, per non dire delle prossime scadenze elettorali, primo vero banco di prova per questa nuova “costituente democratica”. Il problema non è la collocazione nell’ambito del Pse, bensì l’attrattività che una improba sintesi di contenuti e di nomenklatura possa avere nell’elettorato che una volta si dichiarava moderato, di centro, di sinistra e di centrosinistra. Una prima sommaria analisi “anagrafica” sembrerebbe dar ragione al trio Veltroni-Fassino-Rutelli, tesi alla catalizzazione del voto degli “under40″. Tuttavia, le riserve permangono. Come ogni novità, il Partito Democratico rischia di barcamenarsi tra veti incrociati, steccati ideologici e beghe di cortile. Allora i rimedi sono due: o si rompono i ponti col passato e rinunciare ad essere “partito” nel senso classico del termine (avvicinandosi in tal modo a Forza Italia), oppure giocare la sfida sui contenuti e sui programmi, ed in tal modo si rischierebbe ulteriori pezzi lungo il tortuoso cammino. Ai posteri l’ardua sentenza.

  3. lucio scrive:

    Da uomo della strada che tutti i giorni deve campare con questo andazzo italiano,penso che di queste lotte per la poltrona non gliene può fregare di meno

  4. vasco scrive:

    Il PD è quel partito nel cui Pantheon, come ha detto il giovane presidente della TUA provincia, dovrebbe entrare Cristiano Ronaldo con il suo doppio passo…

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