Dall’Afghanistan con dolore

Anche oggi, l’Aghanistan è in prima pagina. Tre militari italiani sono rimasti feriti a 90 chilometri da Herat. A sole 24 ore dall’attacco costato la vita al caporal maggiore degli alpini Giorgio Langella e ad un bambino afghano e che ha portato al ferimento di altri cinque militari italiani, il nostro contingente torna ad essere vittima di attacchi con ordigni espolsivi improvvisati - Ied - da parte degli “insorgenti”: una multiforme coalizione di talebani, signori della guerra e narcotrafficanti, uniti dall’obiettivo di far sloggiare la coalizione occidentale. Della rinnovata offensiva fondamentalista _ aiutata se non fomentata, oltre che dai quaedisti, da amici interessati nei servizi segreti pakistani come in Iran _ si è molto scritto, meno attenzione si è dedicata invece al ruolo del narcotraffico nel finanziamento dell’”insorgenza” e nella catalizzazione dell’opposizione contro il governo Karzai, il processo democratico e la presenza fisica e culturale occidentale a Kabul e dintorni.
Eppure è un ruolo chiave. Di grande importanza per compredere il peso delle forze che operano nello scacchiere afghano è il recentissimo rapporto sulla produzione di oppio (”Afghanistan opium survey 2006″) dell’ufficio delle Nazioni Unite su droga e crimine di Vienna, che mostra come l’area coltivata sia aumentata -a dispetto della presenza militare americana, Isaf e Nato _ del 59% risopetto allo scorso anno e la produzione abbia toccato il livello mai raggiunto prima di 6.100 tonnellate. Davvero impressionante. Potete trovare l’executive summary su http://www.unodc.org/pdf/execsummaryafg.pdf . Merita la vostra attenzione. E merita anche, per non farsi prendere dal fatalismo o esser preda dei vecchi clichè, andare a curiosare nel sito del “Senlis council” un autorevole istituto franco-belga-britannico che, conscio del fallimento del il contrasto classico, qualche idea sul da farsi per colpire gli interessi dei narcotrafficanti l’ha elaborata. http://www.senliscouncil.net/modules/Opium_licensing. Buona lettura
Alessandro Farruggia

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1 Commento a “Dall’Afghanistan con dolore”

  1. Anonimo scrive:

    non sono d’accordo

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