Archivio di Febbraio 2007

Fantasmi disseppelliti

Lunedì 19 Febbraio 2007

Molti, in Italia, avevano voluto seppellire i fantasmi sanguinosi dell’era delle
Brigate Rosse con un gran “volemose bene”. Ad ex brigatisti, molto o poco
pentiti, era stata praticata dalle colonne dei giornali e dalle tribune
giudiziarie e politiche una benedizione ideale, con ampi movimenti di aspersorio
per cancellare i “peccata mundi”. Grazia, indulto, comprensione, perdono: dal
popolo cattolico per eccellenza non potevano giungere che queste risposte
francescane alle efferate azioni dei combattenti armati per il comunismo. “Chi
ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato”, insomma. Questo detto “napolitano” è
quanto mai d’attualità. Non furono mossi, del resto, questi brigatisti da un
desiderio di giustizia? Sì, una giustizia da attuare tramite i processi di
popoli e i gulag… Ma questi sono particolari, dopo tutto.
Ed ecco che nella penisola i combattenti per il comunismo dei gulag sollevano la
testa, anche se oggi sono in numero ridotto e non godono più della solidarietà
degli ambienti progressisti. Questa volta però la polizia li ha anticipati.
Dobbiamo ora aspettarci, da parte di questi “prigionieri politici”, i soliti
proclami stalinisti contro il capitalismo, redatti in quel tenebroso e
incomprensibile gergo da pianeta delle scimmie di cui avevamo perso quasi il
ricordo.
Nessuno mi toglie dalla testa che sia stata in buona parte la comprensione
dimostrata dall’Italia verso i combattenti armati per il comunismo delle Brigate
Rosse e consimili ad alimentare questi sbocchi tardivi sulla via della lotta
armata “al padrone e ai suoi servi”. La vita non è facile per questi tardivi
epigoni del terrorismo rosso, ma l’idea che domani, se tutto dovesse andar male,
essi potranno rientrare all’ovile, dopo un’audace esperienza rivoluzionaria, e
chissà forse anche ottenere un impiego pubblico, una volta che avranno pagato
una frazione del “debito”, come è avvenuto per tanti di loro, deve certamente
incoraggiarli.
Anche Bertinotti si batte contro il capitalismo per l’avvento del comunismo. Si
batte, democraticamente, in parlamento, impeccabilmente vestito, protervo ma con
il verbo ingentilito dall’erre moscia che gli conferisce uno stile aristocratico
all’Agnelli. Speriamo solo che il comunismo per la cui “rifondazione” egli si
batte non sia lo stesso, da Corea del Nord, per il quale si battono, con vere
armi da fuoco, i sanguinosi burocrati della morte delle Brigate Rosse che non
hanno mai smesso di timbrare il cartellino.
Claudio Antonelli (Canada)

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L’Italia, caro Antonelli, rimane sempre a rimorchio della storia. L’Europa intera si è sbarazzata da tempo della macerie del comunismo. L’Italia no. E’ l’unica ad avere non uno ma ben due partiti comunisti e un ‘’correntone’’ DS che più che da postcomunista parla e agisce da neocomunista. Questo è l’humus culturale nel quale hanno le loro radici le Brigate Rosse. Il loro scopo dichiarato è l’imposizione con la violenza di una dittatura di tipo stalinista. I loro compagni di fede di tendenza moderata, rappresentati in Parlamento, tendono invece a sfruttare le libertà democratiche per sovvertirle dall’interno. Ma la sostanza non cambia

Accanto a Viale Lenin perchè non anche Viale Hitler?

Mercoledì 7 Febbraio 2007

Caro De Carlo,
ho letto che il deputato bolognese di Forza Italia Garagnani ha proposto di cambiare nome a Viale Lenin. Lo vuole ribattezzare Viale Vittime de Comunismo. Magari! L’Italia è l’unico Paese, che io sappia, nel quale gli edificatori della più mostruosa dittatura del ventesimo secolo si ritrovino dedicate piazze e strade. Eppure il comunismo è crollato e dalle sue macerie sono emerse le infamie di cui si è macchiato. Pare che le nostre amministrazioni postcomuniste non se ne siano mai accorte. Perché tanta distrazione?
G. Amadori

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No, caro Amadori, non si tratta di distrazione. L’Italia è anche l’unico Paese europeo che si ritrova al governo due partiti comunisti e un partito postcomunista, in gran parte ancora sulle posizioni dei primi due. Dai loro leaders, che si richiamano apertamente, orgogliosamente, sfrontatamente al marx-leninismo e alle sue conquiste, non è venuto mai un accenno di autocritica. Cambiare la toponomastica cittadina, imposta negli anni in cui dall’Unione Sovietica proveniva il sol dell’avvenire, equivale a un’ammissione di colpevolezza storica. Crede che verrà mai?
Io no. E così nelle città italiane si continueranno a percorrere i Viali Lenin, a passeggiare nelle piazze Togliatti, a svoltare in via Stalin. Ma allora se così stanno le cose, perché non riequilibrare la situazione ridedicando qualche strada anche a Hitler e Mussolini?

Appello disperato dalla scuola italiana

Mercoledì 7 Febbraio 2007

Sono una docente che vorrebbe lamentarsi dell ‘odierna invadenza dei genitori nella scuola dell’obbligo.
Oggi la disciplina degli alunni è quasi inesistente. E i prof vengono più o meno (vedi le materie) massacrati dagli alunni con il loro comportamento . Se poi un giorno
alzi la voce un attimo o ti scappa una parola di storto un po’ colorita , ecco che esce subito la mammina di turno a fare rimostranze verso il preside o direttamente al prof stesso. Cioè siamo passati da una scuola di 35 anni fa,dove c’era per legge la punizione corporale, ad una scuola dove gli insegnanti debbono subire tutte le vessazioni e angherie degli alunni e stare zitti. Zitti, perchè i presidi non vogliono problemi e poi le mammine arrivano subito a brontolare che il prof non sa insegnare,etc……se uno alza la voce…..dopo un po’ !!!
Oggi se fai un rapporto i ragazzi ti ridono dietro un mese; poi vedi i fatti recenti sui telefoni , handicappati malmenati , prof picchiati, …. entri in classe ,chi salta,chi ride,chi canta,chi tira la roba, chi urla,…hoè!!!
Al tempo del Duce ,da video visti, appena entrava il prof. in classe, gli alunni stavano sui banchi con le ginocchia in fila strette e allineate !!!

Potete fare un appello al ministro dell’Istruzione anche voi, e sensibilizzare in favore di una disciplina un po’ più
Seria. E’ ora o no che un rapporto o una sgridata di un prof abbia un peso ?

Grazie .
Prof. Ivana, Firenze

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Gentile Signora,
la sua testimonianza non ci rivela purtroppo nulla di nuovo. La scuola italiana, soprattutto quella elementare e media, è in gran parte politicizzata. A comandare sono spesso i sindacati, i quali nei decenni hanno lasciato che lassismo, permissivismo, faziosità di programmi (in particolare nella storia), appiattimento di valori, mortificazione del merito avessero il sopravvento sul vecchio concetto delle valutazioni individuali basate sugli studi, sul rendimento,sui voti.
Questi ora sono i frutti. I giovani che escono dalle nostre scuole sono sempre più ignoranti e dunque impreparati a misurarsi sul palcoscenico internazionale con i loro coetanei di Francia, Germania, Gran Bretagna, eccetera.
Come meravigliarsi della fuga dei cervelli? Coloro che raggiungono l’età della ragione e non si rassegnano, appena possono se ne vanno: emigrano in Paesi in cui la competition assicura ai meritevoli i primati e i riconoscimenti, anche economici, cui aspirano e che in Italia non potrebbero mai avere.

I terroristi urbani di Catania e di Genova

Mercoledì 7 Febbraio 2007

Caro Dottor De Carlo,
Le scrivo perché sono molto indignato dai fatti accaduti a Catania e non solo. Non Le sembra che l’Italia, come Paese, sia su una brutta china? Ho letto i “ commenti “ di quanto è successo a Catania, sui muri di Livorno ( guarda caso ) e Piacenza e francamente devo dire che mi ha dato veramente fastidio! Mi sembra ( a occhio ) sia opera dei cosiddetti “ no global “ oppure ad appartenenti ai centri sociali che, tra l’altro, sono ben rappresentati nel “nostro” Parlamento. Lo so che non è “politically correct’’ fare certe affermazioni, ma visto che nessuno osa dire qualcosa lo faccio io .
Lei come definirebbe un tipo come il Giuliani, sì il “martire genovese”, ? Non Le sembra che i suoi eroismi siano da assimilare con ciò che è successo a Catania? A me sì. Mi è sembrato, vedendo le immagini degli scontri, di tornare a Genova qualche anno fa, solo che allora morì il Giuliani (che se l’era andata a cercare) adesso è morto un poliziotto nello svolgimento del suo dovere per qualche euro in più.
Ma sa quali sono le cose che più mi fanno indignare?… sapere che la mamma del Giuliani siede in Parlamento (che c’azzecca???) e per di più che il Presidente della Camera il comunista Bertinotti ( che come la maggior parte del “popolo” si fa operare in cliniche private a pagamento, e che pagamento!) sta “lottando” per ottenere l’autorizzazione onde dedicare un’aula del Parlamento all’eroico Giuliani. Non ho parole. Ma cosa dobbiamo allora dedicare al povero Raciti?
Un fortissimo abbraccio alla signora Raciti e ai suoi due figli.
Francesco , Occhiobello (RO)
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Caro Francesco,
sono convinto anch’io che fra i terroristi urbani di Catania ci fossero elementi che nulla hanno a che fare con il calcio. Ma ritengo che la maggiore responsabilità vada comunque e sempre ricercata fra quei club che si presentano negli stadi con striscioni incendiari e spesso sgrammaticati, lanciano petardi, fumogeni, bottigliette e carta igienica, sono raggruppati sotto ‘’ragioni sociali’’ che già nelle denominazioni si richiamano al radicalismo, alla violenza, all’intolleranza. Gli ‘’ultras’’, le ‘’brigate’’, i ‘’gruppi combattenti’’ possono trovare una qualche giustificazione militare in una guerra partigiana o costituiscono movimenti di ribellione sociale, ma trasferiti al gioco del calcio fanno ridere o piangere se poi sono all’origine di aggressioni mortali. Come a Catania appunto.

Mercoledì 7 Febbraio 2007