Fantasmi disseppelliti

Molti, in Italia, avevano voluto seppellire i fantasmi sanguinosi dell’era delle
Brigate Rosse con un gran “volemose bene”. Ad ex brigatisti, molto o poco
pentiti, era stata praticata dalle colonne dei giornali e dalle tribune
giudiziarie e politiche una benedizione ideale, con ampi movimenti di aspersorio
per cancellare i “peccata mundi”. Grazia, indulto, comprensione, perdono: dal
popolo cattolico per eccellenza non potevano giungere che queste risposte
francescane alle efferate azioni dei combattenti armati per il comunismo. “Chi
ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato”, insomma. Questo detto “napolitano” è
quanto mai d’attualità. Non furono mossi, del resto, questi brigatisti da un
desiderio di giustizia? Sì, una giustizia da attuare tramite i processi di
popoli e i gulag… Ma questi sono particolari, dopo tutto.
Ed ecco che nella penisola i combattenti per il comunismo dei gulag sollevano la
testa, anche se oggi sono in numero ridotto e non godono più della solidarietà
degli ambienti progressisti. Questa volta però la polizia li ha anticipati.
Dobbiamo ora aspettarci, da parte di questi “prigionieri politici”, i soliti
proclami stalinisti contro il capitalismo, redatti in quel tenebroso e
incomprensibile gergo da pianeta delle scimmie di cui avevamo perso quasi il
ricordo.
Nessuno mi toglie dalla testa che sia stata in buona parte la comprensione
dimostrata dall’Italia verso i combattenti armati per il comunismo delle Brigate
Rosse e consimili ad alimentare questi sbocchi tardivi sulla via della lotta
armata “al padrone e ai suoi servi”. La vita non è facile per questi tardivi
epigoni del terrorismo rosso, ma l’idea che domani, se tutto dovesse andar male,
essi potranno rientrare all’ovile, dopo un’audace esperienza rivoluzionaria, e
chissà forse anche ottenere un impiego pubblico, una volta che avranno pagato
una frazione del “debito”, come è avvenuto per tanti di loro, deve certamente
incoraggiarli.
Anche Bertinotti si batte contro il capitalismo per l’avvento del comunismo. Si
batte, democraticamente, in parlamento, impeccabilmente vestito, protervo ma con
il verbo ingentilito dall’erre moscia che gli conferisce uno stile aristocratico
all’Agnelli. Speriamo solo che il comunismo per la cui “rifondazione” egli si
batte non sia lo stesso, da Corea del Nord, per il quale si battono, con vere
armi da fuoco, i sanguinosi burocrati della morte delle Brigate Rosse che non
hanno mai smesso di timbrare il cartellino.
Claudio Antonelli (Canada)

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L’Italia, caro Antonelli, rimane sempre a rimorchio della storia. L’Europa intera si è sbarazzata da tempo della macerie del comunismo. L’Italia no. E’ l’unica ad avere non uno ma ben due partiti comunisti e un ‘’correntone’’ DS che più che da postcomunista parla e agisce da neocomunista. Questo è l’humus culturale nel quale hanno le loro radici le Brigate Rosse. Il loro scopo dichiarato è l’imposizione con la violenza di una dittatura di tipo stalinista. I loro compagni di fede di tendenza moderata, rappresentati in Parlamento, tendono invece a sfruttare le libertà democratiche per sovvertirle dall’interno. Ma la sostanza non cambia

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