Gli insegnanti puntino sulla qualità

di Valentina, 23 anni, Bologna
Salve,
sono una studentessa universitaria del corso di Formazione Primaria di Bologna. Siccome mi sta molto a cuore il mondo scolastico (che diventerà il mio luogo di lavoro), vorrei esprimere alcune considerazioni personali sulla questione “bocciature e debiti formativi”.
E’ pur vero, almeno da quanto ho potuto osservare nei miei tirocini presso le scuole, che i ragazzi, soprattutto alle superiori, attraversano una fase d’età molto importante, in cui la scuola, spesso, è posta in fondo ai loro pensieri. Ma è pur vero che questo è sempre accaduto, a tutti i giovani, di tutte le generazioni. E gli insegnanti cosa fanno? Dove sono gli insegnanti in questi momenti? Anziché cercare di far interessare gli studenti alle varie discipline, si preoccupano solamente di terminare il programma. Un insegnamento puramente quantitativo e non qualitativo. Ora, non voglio generalizzare, non è mia abitudine colpevolizzare i miei “futuri colleghi”. Ciò che ho potuto notare, però, è anche la differenza di voti tra una scuola e l’altra. Ci sono licei, a Bologna, dove c’è un numero bassissimo di bocciati e pochissimi ragazzi hanno debiti formativi. Uno di questi licei è il Righi: qui il 90% degli studenti ha la media del 9. Ci sono sezioni in cui tutti hanno 9 in italiano, 8 in filosofia, 10 in latino.
Al liceo Laura Bassi, invece, nel corso di Scienze Sociali, si arriva a malapena ad una media del 7 per i più bravi, c’è un tasso elevato di persone respinte e di persone con debiti formativi. Io vorrei solo capire questo: tutti i ragazzi più studiosi sono al liceo Righi? E tutti i ragazzi poco volenterosi sono al Laura Bassi? Non credo!
Allora, cari futuri colleghi, cerchiamo di fare più seriamente il nostro lavoro. Con ciò non intendo bocciare di più o promuovere di più, intendo solo lavorare in modo diverso, puntando più sulla qualità dell’insegnamento e sulla costruzione di un clima sereno per i ragazzi.
E’ triste sentire bambini che frequentano ancora la scuola primaria rispondere in questo modo alla domanda “Ti piace andare a scuola?”:
“No!”
“Perché?”
“E’ brutta!”
“Brutta come?”
“Brutta come… come il diavolo!” (1)

(1) da “L’altra faccia del diavolo: Apprendere in stato di benessere”, di N. Cuomo.

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4 Commenti a “Gli insegnanti puntino sulla qualità”

  1. Lorena scrive:

    Valentina hai ragione!
    Mi sono diplomata al Minghetti, una decina di anni fa. Mi sono sempre chiesta perché la mia amica Elisabetta, promossa alle Gandino con una votazione inferiore alla mia (nonostante la sua volontà e la sua costanza nello studio), una volta passata all’Istituto Rosa Luxemburg alla fine dell’anno avesse la media del 9. E io, nonostante studio, costanza, volontà, abbia sempre avuto una scarsa media del 6. Così come me, molti dei miei compagni e così come lei, molti dei suoi compagni. Era mai possibile?
    Ancora oggi non me lo spiego. Anzi, adesso me lo spiego… Me l’hai spiegato tu con questa tua lettera!
    Grazie, ciao!
    Lory

  2. unospaziolibero scrive:

    E’ normale, tristemente normale… I voti non rappresentano oggettivamente le capacità di una persona, almeno non in modo da renderle confrontabili a quelle di un’altra. Semplicemente perché si usano metri di giudizio diversi. Un 9 al Righi non è un 9 alle Laura Bassi né un 9 al Fermi. E le differenze esistono all’interno di una stessa scuola.
    Se il voto di maturità è ormai diventato inutile a fini lavorativi, è perché le aziende sanno bene che non significa più nulla.
    A questo punto c’è da domandarsi: a che servono i voti? Di certo non certificano le capacità in modo attendibile, d’altra parte passano attraverso la soggettività dell’insegnante e mille altre variabili. Ma forse è naturale che sia così… Le capacità non si valutano in numeri. Si dimostreranno sul campo… E lì una persona ‘da 6′ può dimostrarsi più valida di una ‘da 9′.

  3. Valentina scrive:

    Salve,
    sono sempre la ragazza che ha scritto l’articolo riguardo le differenze tra scuola e scuola. Sono perfettamente d’accordo con lei!
    Il problema però è che prima di agire sul campo i ragazzi trascorrono 5 anni di scuole superiori, e lì il voto è tutto. E’ la vita di questi ragazzi, almeno per 5 anni. Senza un voto adeguato, infatti, si viene bocciati, e a volte ingiustamente!

  4. Elisabetta scrive:

    Io mi sono diplomata in giugno al Liceo delle scienze sociali Laura Bassi dove ho vissuto quattro splendidi anni della mia vita. E per mia esperienza personale posso dire che non è affatto vero che molti ragazzi arrivano a malapena al 7 e molti vengono bocciati. Anzi, la mia classe era fatta di ragazzi che erano stati bocciati (me compresa) ai grandi licei (quali Copernico, Minghetti, Righi, Sabin) e alle Laura Bassi abbiamo compreso il piacere dello studio e in quattro anni sono state bocciate solo tre persone! Mentre al Copernico nei soli primi due anni ne sono stati bocciati otto e molti erano pieni di debiti e hanno cambiato scuola! Quindi in prima eravamo in ventisette, in quinta superiore sono arrvati a dare l’esame di maturità quattordici!!! MI sembra un scandalo!!! Alle Laura Bassi invece ho trovato un ambiente umano unito a persone competenti che capivano le esigenze di noi ragazzi e mettevano lo studente al centro dell’attenzione. Inoltre ho preso parecchi voti alti e alla fine posso dire che alcuni avevano la media dell’8, altri del 7, qualcuno del 6, ma comunque i miei professori hanno sempre cercato di recuperare tutti gli studenti per evitare frustranti bocciature (cosa che al Copernico non veniva assolutamente fatta, e solo i più bravi potevano andare avanti). Quindi w le Laura Bassi e abbasso il Copernico!!! E non lo dico solo io!!!
    Saluti a tutti
    By Betta

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