Ma l’incoerenza non è antipolitica?

RITORNA l’antipolitica, dicono in molti. Sdegnati. Cominciamo però a chiarire in quale contesto si dice. Nei giorni scorsi ho rilevato una serie di dichiarazioni che ritengo utile portare all’attenzione dei lettori. “Una campagna studiata a freddo e decisamente strumentale”, dichiara Clemente Mastella. Infatti, convinto che “la politica resisterà”, aveva pensato bene da tempo di condividerne l’esperienza al Senato con il cognato e alla Presidenza del Consiglio Regionale della Campania con l’affascinante consorte. Ma chi lo dice che i valori della famiglia si stiano perdendo? Rivolgetevi a Don Clemente, che non a caso era in prima fila al Family Day: lui certamente vi saprà dire come fare.
La seconda opinione che mi ha colpito è quella di Piero Fassino che propone di intervenire oltre che sui politici anche sugli stipendi dei manager pubblici e dei magistrati. Gradirei sapere dal Segretario dei Ds chi dovrebbe occuparsi di ridurli. A quanto ne sappia, non discendono da norme che gli stessi interessati si autoassegnano, ma dipendono da norme approvate dal Parlamento, cioè da parte di quello stesso organo di cui lui, insieme alla gentile sposa, fa autorevolmente parte. Ed ho pure letto con interesse la dichiarazione del Francesco Rutelli che si scandalizza di fronte alla liquidazione milionaria dell’amministratore di Capitalia Matteo Arpe, confrontandola con il costo del Senato. Il Vicepremier margheritino dimentica però che le banche sono soggetti privati e i loro soldi - in teoria - potrebbero anche buttarli dalla finestra, mentre così non è con i compensi di deputati e senatori che vengono pagati con le tasse dei cittadini. Sull’altro versante, chi la butta in polemica politica si dimentica o fa finta di dimenticare che sui costi del Palazzo le distinzioni sono inesistenti, tanto che anche durante il governo di centrodestra sono tutt’altro che diminuiti.
Infine, ho riflettuto su quanto ha detto ieri Massimo D’Alema, che ha lucidamente innescato l’avvio di questo dibattito politico. Però, quando si cominciava a parlare dei costi della politica, in un’intervista televisiva dello scorso anno il Vice Premier minimizzò la questione e la collocò nell’oceano della spesa pubblica. Adesso si è reso conto che la gente ha capito che non è esattamente come lui diceva e ammette che i costi della politica sono “un problema vero”. Ma conoscendo chi dovrebbe occuparsene, la prende alla larga, confermando la proposta della riduzione del numero dei parlamentari, che, com’è noto, richiede una modifica della Costituzione. In pratica il percorso più strutturale ma certamente il più lungo.
E per il momento che facciamo? La verità è che il sistema non funziona. Le istituzioni dimostrano la loro palese inadeguatezza non riuscendo a risolvere neanche i problemi essenziali, come la raccolta dei rifiuti in Campania che è un’emergenza nazionale. Chi è preposto a gestire la cosa pubblica si dimostra inadeguato al compito. Non è un dato nuovo, ma oggi le insufficienze sono più gravi che mai. E soprattutto sono esplose nel sentimento popolare di sfiducia che è stato finalmente sdoganato dalle comode accuse di populismo. Le sfide imposte dalla globalizzazione, che ha profondamente modificato le logiche economiche mondiali, hanno visto la nostra classe politica in gran parte assente, preoccupata solo di produrre leggi elettorali autoconservative che progressivamente dal 1991 hanno ridotto la possibilità di scelta degli elettori. Adesso dobbiamo confidare in uno strumento imperfetto, e per alcuni aspetti peggiore del male, come il referendum per dare una indispensabile scossa al sistema. Esattamente come nel 1991. Non so se siamo, come allora, alla vigilia di cambiamenti reali (quelli che, nonostante tutto, non abbiamo mai visto) ma un’immagine che mi viene in mente è quella degli ultimi giorni di Pompei. Non so se cenere e lapilli copriranno la città, ma il Vesuvio è certamente in ebollizione.

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4 Commenti a “Ma l’incoerenza non è antipolitica?”

  1. ciccio scrive:

    Come la vedo male…..
    c’è bisogno assoluto di cambiamenti nella politica italiana. Non si può andare avanti così. Il problema è che ora, a differenza del 1991-1992, un movimento che dia speranza di cambiamento reale. Nel 1992 c’era un vero movimento referendario che proponeva cambiamenti radicali del sistema politico (cambiamenti che la nostra carissima -in tutti i sensi….- classe politica ha smontato un pezzo alla volta, dalla legge elettorale al finanziamento ai partiti), c’era un pool di magistrati che inquisiva la classe politica per corruzione e concussione (un’altra opera incompiuta, i colpevoli stanno ancora al potere insieme con quelli che hanno “evitato” le inchieste -vi ricordate il voto per l’autorizzazione a procedere per Craxi??????) e soprattutto non c’è un solo partito “vergine” del potere (oramai tutti i partiti hanno preso parte al banchetto, nel 1992 c’erano Lega, An, Ds, RifCom, ecc che non erano state mai forze di governo…).
    Il movimento popolare che voleva il cambiamento è rimasto “FREGATO” dalle forze politiche che si sono proposte come “alfieri del cambiamento”.
    Oggi però queste forze non ci sono più e quelle che si proclamano come ancora come pure hanno il loro curriculum macchiato dal peccato originale della politica italiana. Secondo me è ora di cambiare veramente il sistema, attingendo dalla società civile. E’ arrivato il momento di convogliare gli italiani che vogliono cambiare per dare una vera spallata alla politica italiana. ORGANIZZIAMOCI, altrimenti rimarremo tante voci più o meno isolate. L’UNIONE (non il partito!!!!!!) FA LA FORZA!!!!!!! W L’ITALIA, ma non questa….

  2. Filippo Guastini scrive:

    Vero che il Vesuvio è in ebollizione ma volete scommettere che, mentre noi pensiamo alle conseguenze dei lapilli (semmai quelli prodotti dalla loro conscia incapacità non ci bastassero), “lor signori” hanno già studiato il metodo di evitarli per non “bruciarsi”? Appena potrò farò alcune osservazioni alla proposta di petizione per la riduzione dei costi della politica. Lodevole iniziativa ma, forse, perfettibile. Ne discuteremo appena possibile. Ciao a tutti. Filippo (f.guastini@tin.it)

  3. ciccio scrive:

    Ci vorrebbe una scossa come nel 1991??? Magari…. ma una scossa vera, che eviti il deja vu di questo periodo. Dopo 15 anni dall’ondata che avrebbe dovuto “ripulire” la politica italiana siamo di nuovo ad una crisi.
    Negli anni di Mani Pulite la situazione era diversa….
    Abbiamo fatto i referendum sulla legge elettorale e sul finanziamento pubblico… e LORO li hanno smontati un pezzo alla volta.
    C’era un pool di magistrati che stava prendendo a spallate il sistema politico che adesso non c’è più….. e l’opera di pulizia non è stata neanche ultimata…
    C’erano forze politiche “vergini”… partiti che non avevano mai governato (almeno a livello nazionale)…
    Adesso questo insieme di “eventi” non ci sono. Tutti i partiti si sono già seduti al tavolone quindi chiunque si proponga come novità risulta poco credibile. Non facciamoci abbindolare!!!!!! Se volevano risolvere i problemi dell’Italia lo avrebbero potuto fare (per l’indulto non mi sembra ci sia voluto molto…). Questa classe politica ha finito il proprio ciclo, ed ha fallito su tutta la linea….

  4. Anna Maria scrive:

    Andrebbe fatta pulizia totale, interdire dalla politica dal primo all’ultimo nome presente, dal più “anziano” vivente (chi è l’On. Andreotti, l’On. Scalfaro, l’On.Cossiga, o chi?) al più giovane e ripartire da zero, dando però dei limiti di “soggiorno” ai nuovi arrivati. Ditemi voi, nel caso di elezioni anticipate, chi votare! E’ un dramma.
    Povera Italia, o meglio, poveri italiani!!!

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