In quel voto la condanna della casta

I RISULTATI delle elezioni studentesche appena concluse mandano, comunque la si pensi, segnali precisi a una classe politica che esce condannata nella sua arretratezza culturale e soprattutto nell’incapacità di dare risposte alle domande delle nuove generazioni. Certo, nel forte spostamento verso una destra anche estrema, ci sono i connotati di una scelta che appare più simbologica che ideologica, ma a impressionare è soprattutto il successo delle liste che hanno fatto dell’apolitica (o antipolitica) il punto forte della loro proposta. Si tratta di un vero e proprio atto di sfiducia nei confronti di un ceto di professionisti del potere che si è impossessato dei meccanismi elettorali e che è sordo ad ogni richiesta di cambiamento. Basta vedere cosa sta accadendo sul rovente tema dei costi della politica che ha appassionato il dibattito degli ultimi mesi. Anche di fronte all’ammissione degli stessi interessati che il problema minava alla base la credibilità delle istituzioni, non si è mosso nulla, come fin dalla primavera avevamo agevolmente previsto sulle colonne di questo giornale. Parlano di tagli a Quirinale, Senato e Camera ma nella sostanza hanno ridotto di meno del 2% (una cifra assolutamente simbolica: poco più di 20 milioni di euro su un totale di quasi 2 miliardi di spesa).

E QUESTO solo per rientrare nel tetto dell’inflazione programmata, finora mai seguito, autoassegnandosi aumenti annui ben superiori. A puro titolo esemplificativo, vale la pena di buttare un occhio al bilancio della Camera del prossimo anno. Si è trionfalmente parlato di “congelamento” degli stipendi dei deputati e di un responsabile taglio alle spese. In realtà gli onorevoli si sono aumentati le indennità “soltanto” dell’importo dell’inflazione e quindi non si tratta di congelamento ma di una “graziosa” e “spontanea” concessione verso il volgo. Ed è surreale poi constatare dove siano state apportate le riduzioni: sull’accorciamento dei capelli dal barbiere, sui pasti della buvette, sulle mazzette dei giornali, sul numero dei cellulari. Una presa in giro. E i giovani, l’investimento elettorale di oggi e del futuro, se ne sono accorti. Eccome.

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10 Commenti a “In quel voto la condanna della casta”

  1. Pierluigi Poggi scrive:

    Credo che, a meno di essere ciechi, sordi o beneficiari dei privilegi, le persone comincino a capire che è ora di smettere di farsi raggirare dalla contrapposizione “destra” - “sinistra”. Li abbiamo sperimentati entrambi questi tipi di Governo e non è cambiato nulla, i privilegi sono sempre aumentati. Un tempo si parlava della “superiorità morale” della sinistra, dove è andata a finire? Ora la superiorità si basa solo sulla cilindrata, sul numero di autisti e guardaspalle, sugli stipendi e sui rimborsi che il Governo di turno riesce ad ottenere per tutti.

  2. Paul Kersey scrive:

    Questi non se ne andranno fino a quando non li cacceremo noi,
    ma ci vuole un Genio per capire un concetto così semplice?
    Sta solo a noi, a nessun altro.
    Ma se mai questo sogno dovesse avverarsi, subito dopo ci dovrà essere un processo di ricerca delle RESPONSABILITA’ e la conseguente (democratica) PUNIZIONE.
    Solo dopo aver saldato i conti col passato si può guardare avanti con serenità. In caso contrario sarà la solita “italietta” buonista e qualunquista.
    Se ciò non sarà fatto prima o poi il “problema” si ripresenterà.
    Solo annullando completamente il negativo del passato si può ripartire con nuovi e giusti auspici.
    Non c’è altra soluzione.

  3. Claudia scrive:

    Caro Mario,
    la finanziaria è passata al Senato, questo Governo ancora resiste. L’alternativa seria per risolvere i problemi del nostro Paese non sembra delinearsi, ma di una cosa mi sono convinta: questa classe politica non ha nessuna intenzione ( forse per incapacità) di portarci fuori dal guado, anzi, dovesse cadere l’attuale Governo Prodi, mi sembra che il Presidente della Repubblica preferisca l’idea di un grande accordo per impostare le riforme. Quali? Se dovesse succedere penso che la cosiddetta “casta”, trincerata dietro l’alibi di accordi per il bene dell’Italia, riuscirà anche a fare peggio. Sai che non sono una berlusconiana, ma a questo punto spero nel referendum sulla legge elettorale, spero nelle elezioni, spero che Berlusconi faccia “cappotto”, così da togliersi dai piedi tutti i partiti che sopravvivono per clientelismo. Azzardo anche un’ipotesi: accordo serio con la lega sul federalismo fiscale. Sarò impazzita ma mi sembra di intercettare il sentimento di molti italiani. Non se ne può più.

  4. Filippo Guastini scrive:

    “Non ci resta che piangere”…. Grande Troisi.
    Peccato che noi lo dobbiano dire ogni giorno di più. Gli ottimisti cronici, fra i quali, malgrado tutto, mi annovero, cercano sempre un’alternativa a tutto e percio dicono: “non ci resta che sperare”. Sperare che, indipendentemente dal colore e dal pensiero politico (libero e democratico sia chiaro!), un giorno una schiera di giovani capaci, onesti e intelligenti entrino “nella stanza dei bottoni”. Se poi sono anche figli di operai, sicuramente non guasta.
    Un caro saluto a tutti.

  5. Francesco Iagher scrive:

    Caro Mario,
    leggendo sempre i tuoi post con dovizia ed estremo interesse, non si può che essere d’accordo con te dell’analisi fatta sulle elezioni studentesche. Anche i giovani stanno prendendo atto della “casta” che pensa solo al suo esclusivo tornaconto. Assodata ormai la presa in giro galattica relativa ai tagli: sono solo una sfrondatina simbolica, poi sotto sotto si continua a spendere a quattro mani. Basta vedere i capitoli di spesa della finanziaria: un vero e proprio suk per avere i voti al senato. I giovani hanno ben capito cosa stia succedendo, oggi più che mai. Il tam tam della rete e dei blog li tiene quanto mai vigili e partecipativi. Di contro la “casta” nella sua arroganza di potere non tiene assolutamente conto di questi segnali e continua a pensare alla poltrona e alle prebende ma il tempo sta scadendo!
    Cordialmente
    Francesco Iagher

  6. dr.giovanni spaventa scrive:

    caro poggi
    fondiamo un nuovo partito del “non voto” ???’
    fatti sentire
    3341919021

    giovanni spaventa
    castellaneta (ta)

  7. francesco iagher scrive:

    Egr.Dr. Giovanni Spaventa,
    Lei come me sa perfettamente che il “non voto” non approda a NULLA ! si tratterebbe di una pavidità nei confronti dell’arroganza politica, dovremmo avere il coraggio d’affrontare la “piazza”, ricordarci dei famosi moti del ’48, non la gabola del 1968 che ad oggi sono tutti ben assisi sulle poltrone, avere la forza e la capacità di dire BASTA ad un potere elitario di lobby, nepotismo, e non per ultimo di suk politico (vedi votazioni geriatriche al Senato). Ma questa nostra generazione può solo assistere forse nei giovani universitari possiamo sperare…Forse !

  8. pierluigi poggi scrive:

    A Giovanni Spaventa vorrei dire che quello che intendo proporre è una azione che ho già fatto, da solo e senza seguito e che, se fatta da altri, su altre piazze, potrebbe suscitare qualche reazione. Sono andato in Piazza con un cartello, ho fatto l’uomo sandwich, con sopra scritto:
    574.215 Auto blu, autisti ed altro. Costo annuo 25 miliardi di euro.=2 finanziarie/anno. Siamo stufi.
    —————–
    Mi spiego, il numero di 574.215 è stato pubblicato su Panorama in maggio e su Libero a tutta prima pagina in data 6 ottobre. Nessuna reazione. Il dato deriva da una ricerca effettuata da www.consumatori.it che ha confermato non essere incluse le auto di Polizia, carabinieri e VVFF.
    Il costo deriva da questo carcolo:
    1 euro/km x 15.000 Km/anno x 574.215 = 8,6 MILIARDI /anno se si aggiungono gli autisti, il cui costo unitario è di circa 40.000 euro/anno ed i guardaspalle si arriva a quella cifra.
    Cari saluti.
    Pierluigi Poggi

  9. Michele scrive:

    www.turismo–toscana.blogspot.com

  10. Antonio Del Prete scrive:

    Non credo che puntare sull’attuale “coagulo” qualunquista sia il modo per affrontare i privilegi della “casta”. Il qualunquismo poco acculturato, spesso disinteressato e disorganizzato, infatti, non rappresenta altro se non un bagliore nella notte. Solo consapevolezza, unione e lotta possono aprire varchi nel monolite parlamentarista. Occorrono il coraggio delle idee e la decisione nello schierarsi apertamente. La gioventù, unica forza capace di rovesciare il tavolo della “casta”, oggi è solo un convitato di pietra. I media onnipresenti sono causa di assopimento morale e culturale. Ho 25 anni e davanti a me vedo il baratro, di cui una classe politica vecchia, autoreferenziale, spesso corrotta, fa finta di niente. Chi dovrà abitare la “casa del futuro”, deve poterla progettare ed arredare. Oggi!

    Antonio Del Prete
    Responsabile provinciale Gioventù Italiana Bologna

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