Il gioco d’azzardo di Musharraf

Il golpe a singhiozzo del generale pachistano Pervez Musharraf continua a scrivere pagine contraddittorie. Ieri ha imposto gli arresti domiciliari a tempo a Benazir Bhutto. L’icona dell’opposizione democratica non ha potuto arringare i suoi fan in un grande parco di Rawalpindi. La Cnn e la Bbc vanno e vengono sugli schermi. Sono tornate in onda per riferire puntualmente la rassicurazione del presidente che sta a cuore agli americani: in giacca e cravatta Musharraf ha annunciato che le elezioni politiche si terranno entro il 15 febbraio, solo un mese dopo la data prevista. Sono evaporate di nuovo ieri dopo aver mostrato le immagini della Bhutto lanciata nell’inutile tentativo di sfondare in auto il cordone di poliziotti e di mezzi blindati che avvolge la sua casa.

Il presidente non può spingere il piede sull’acceleratore. La Casa Bianca non glielo permette. Musharraf scommette sul lento oblio del suo peccato più recente, la destituzione del presidente della Corte Suprema Iftikhar Muhammad Chaudry e dei sette giudici che non hanno voluto ratificare la sospensione della Costituzione.
La vera motivazione del suo putsch sta tutta negli orientamenti del vertice costituzionale pachistano. Dodici componenti su diciassette non volevano saperne di convalidare il terzo mandato presidenziale affidato a Musharraf il 5 ottobre da un’assemblea di parlamentari nazionali e di consiglieri delle Province totalmente indifferenti alla circostanza che il capo dello stato non avesse rinunciato alla carica di numero uno delle forze armate.

Il presidente ha giocato brutalmente d’anticipo. Chaudry e sette magistrati ribelli sono stati sostituiti con uomini più malleabili. Ora Musharraf spera di barcamenarsi fino al voto. Sa benissimo che gli americani hanno bisogno di lui e che non affonderanno troppo i colpi.Temono che crolli il pilastro centrale della “guerra globale al terrorismo” dichiarata dopo l’11 settembre 2001. Il primi segnali dalla frontiera dello scontro con gli integralisti non sono confortanti.
Nello Swat, la provincia insanguinata dalla rivolta del “mullah Radio” Qazi Fazlullah, i talebani del Pakistan hanno conquistato tre città senza colpo ferire. A Madayan, a Matta e a Kwazakhela i miliziani islamici pattugliano le strade e hanno vietato la musica e la tv. Le donne debbono indossare i burka come nell’Afghanistan del mullah Omar prima dell’arrivo degli statunitensi. L’ultimo azzardo del generale - presidente comincia sotto i peggiori auspici.

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