Polemica FIT-Tommasi, chi ha ragione?
Un tentativo di analisi oggettiva
dei risultati del tennis italiano.
Qualche consiglio alla Federazione.

 
5 Marzo 2008 Articolo di Roberto Commentucci
Author mug

Il tennis italiano ai raggi x dal 2000 a oggi. I numeri dicono che il nostro movimento cresce, ma di chi è il merito? Federazione e team privati, una difficile convivenza. Come muoversi per compiere il decisivo salto di qualità?

Giorgio Spalluto, co-autore del pezzo, ha curato l’analisi statistica.

Premessa. (mentre si segnala in prossima uscita sul blog uno “speciale Mauresmo” da non perdere)

I recenti buoni risultati dei giocatori italiani hanno acceso il dibattito sull’effettivo stato di salute del nostro tennis, in particolare sul settore maschile. Gli appassionati tendono a dividersi tra gli ottimisti a oltranza, che considerano un sintomo di progresso del “movimento” persino la vittoria di un torneo Future da parte di un nostro giocatore prossimo alla trentina, e i pessimisti cosmici, per i quali non sta cambiando nulla, tutto continua ad andare male come sempre, niente si muove, gli italiani non sono fatti per il tennis, eccetera.A conferire ulteriore vis polemica alla discussione hanno contribuito alcuni roventi scambi di battute tra Giancarlo Baccini, il Direttore della Comunicazione esterna della FIT e Rino Tommasi, uno dei più prestigiosi giornalisti sportivi del mondo, che viene accusato di non riconoscere i progressi compiuti negli ultimi anni dal tennis italiano.Per cercare di dare un contributo al dibattito che vada oltre le consuete (e francamente ormai sterili) divergenze fra coloro che vedono sempre il bicchiere mezzo pieno o quello mezzo vuoto, abbiamo cercato di far parlare i numeri, tentando di seguire una metodologia analitica il più possibile obiettiva per verificare, in base alle nude cifre, se effettivamente il nostro tennis stia migliorando, come sostiene a gran voce la Federazione. In più, abbiamo tentato di capire quali siano le cause che spiegano l’evoluzione osservata, in modo da attribuire correttamente gli eventuali meriti e/o demeriti ai diversi soggetti coinvolti (Federazione e team privati) e inoltre di trarne delle indicazioni utili per meglio orientare in senso programmatico l’azione di chi concretamente gestisce il tennis nel nostro paese. In altre parole, sulla base dei risultati della nostra ricerca, abbiamo cercato di dare dei “consigli” alla Federazione.

Una analisi (si spera) obiettiva dei risultati del tennis maschile italiano negli ultimi 8 anni.

Abbiamo quindi compiuto una piccola analisi tesa a confrontare l’evoluzione della performance dei nostri giocatori maschi nel periodo che va da fine 2000 (quando si è insediata l’attuale gestione federale) ai primi due mesi del 2008, che ci stanno dando delle belle soddisfazioni.Ci siamo basati sulla quantità di nostri giocatori nella classifica Atp di fine anno e sul loro piazzamento, cercando di capire come si è venuta evolvendo nel tempo la capacità del nostro paese di produrre tennisti in grado di entrare fra i primi 100 del ranking, e confrontando questa capacità con quella delle altre nazioni. A tal fine, abbiamo costruito una graduatoria (vedi sotto la tabella 1, Ranking per Nazione) assegnando ad ogni paese un punteggio sulla base della posizione di classifica di ciascuno dei suoi giocatori classificati nei primi 100, secondo la seguente convenzione: 100 punti per un giocatore classificato al 1° posto nel ranking, 99 per un giocatore classificato al 2° posto, 98 per un giocatore classificato 3°, e così via, fino ad assegnare un punto al giocatore classificato al n. 100. Per fare un esempio, se una nazione ha due giocatori nei 100, uno classificato al n. 2 e uno classificato al n. 98, otterrà un punteggio pari a 102 (99+3). Dopodiché, abbiamo sommato i punti complessivi ottenuti da ciascuna nazione e formato una graduatoria. In questo modo, viene valutata sia la capacità di un paese di produrre un certo numero di buoni giocatori, sia la capacità di creare dei campioni, che occupano le posizioni più alte della classifica e quindi forniscono un contributo maggiore al bottino di punti del proprio paese. Come ci si aspetta di vedere, le nazioni che storicamente costruiscono il maggior numero di top 100 sono la Spagna, la Francia, l’Argentina e gli Stati Uniti. Nel periodo considerato, il nostro paese ha compiuto progressi importanti. Nel 2001 si situava al 23° posto nella graduatoria, scendendo ancora più giù (addirittura al 26° posto) l’anno successivo, per poi iniziare una lenta ma costante risalita, fino all’attuale 7° posto, anche se resta ancora molto staccato dalle posizioni di vertice. Inoltre, questo trend positivo sembra destinato a proseguire, dal momento che l’età media dei nostri top 100 si è venuta abbassando notevolmente, in particolare rispetto al 2006 (v. la tabella Età Media dei top 100 italiani).Esemplificativi della lenta ma costante risalita del nostro tennis maschile nel corso degli ultimi 8 anni, sono i risultati conseguiti nei primi 2 mesi del 2008, rapportati a quelli ottenuti all’inizio delle scorse annate.Per analizzare i risultati dei nostri, ci siamo limitati a considerare i tornei in cui i tennisti azzurri hanno raggiunto, quanto meno, i quarti di finale di un torneo Atp.E’ abbastanza lampante come dal 2000 al 2003, le sorti del nostro tennis fossero in mano a giocatori che avevano già iniziato la fase calante della propria carriera. Nel 2000 gli unici risultati di rilievo furono raggiunti dal 35enne Gianluca Pozzi (quarti a Copenhagen) e da Davide Sanguinetti (quarti a Chennai). Proprio lo spezzino sarà l’unico nostro rappresentante a farsi largo tra i vari tornei di inizio anno nel 2001 (finale a Memphis) e nel 2002 (vittoria a Milano e semifinale a Copenhagen). Anche nel 2003 i nostri sogni di gloria erano affidati a giocatori ultratrentenni; in particolare, raggiungemmo una finale (Sanguinetti a San Jose) e 2 quarti (sempre Davide a Milano e Gaudenzi a Vina del Mar).L’inizio del 2004 vedeva finalmente alla ribalta un nome nuovo per un tennis italiano (Volandri). Filippo confermava la sua buona attitudine sulla terra rossa, raggiungendo i quarti nei tornei sudamericani di Vina del Mar e Acapulco. L’anno successivo (2005) confermava i quarti di Acapulco, migliorandosi a Vina del Mar (semifinale). A differenza dell’anno prima dove Volandri era stato l’unico a raggiungere un qualche risultato di prestigio, nel 2005, anche Starace e l’eterno Sanguinetti conseguivano un quarto a testa ad Auckland (Starace) ed a Scottsdale (Sanguinetti). A conferma del trend positivo in atto, giungevano le soddisfazioni dei primi 2 mesi del 2006 in cui il tennis italiano colse una finale (Volandri a Buenos Aires), 2 semifinali (Filippo a Doha e Seppi a Sydney) e ben 5 quarti di finale (Seppi ad Adelaide e Zagabria, Bracciali a Rotterdam, Starace a Buenos Aires e Di Mauro ad Acapulco). Il 2007 confermava i progressi del siciliano, finalista a Buenos Aires e vedeva sugli scudi il 34enne Sanguinetti, ancora in grado di portare a casa 2 quarti di finale a Chennai e Delray Beach; il terzo quarto di finale dell’inizio della passata stagione era conseguito a Buenos Aires dal futuro numero 1 del tennis maschile, Potito Starace. Proprio la squalifica di 40 giorni comminata a Potito poteva far dubitare in un inizio brillante di 2008 per i nostri colori. Al contrario, il mese di febbraio ha visto, oltre alla conferma ad alto livello di Andreas Seppi (quarti a Rotterdam), l’affermarsi dei giovani talenti Simone Bolelli e Fabio Fognini, entrambi capaci di raggiungere la prima semifinale in carriera, rispettivamente a Zagabria ed a Costa Do Sauipe; gli altri buoni risultati provenienti dal Sudamerica sono stati conseguiti dai “veterani” Volandri e Starace, per un computo complessivo di 3 semifinali e 5 quarti di finale.La bontà di questo inizio di stagione viene confermata dall’Atp Champions Race, mai così generosa con il tennis italiano, capace di piazzare ben 5 tennisti nei primi 64 giocatori del mondo: 43 Volandri50 Fognini 52 Seppi58 Bolelli 64 Starace (che ha saltato per squalifica le prime 6 settimane). I numeri quindi ci parlano di una lenta ma costante risalita del nostro movimento dagli inferi nei quali era sprofondato nell’epoca più buia, gli anni vissuti a cavallo fra la fine dell’era Galgani e il commissariamento della Federazione. L’anno simbolo, il punto di minimo, è il 2002: era ormai sfiorita la generazione dei Furlan, dei Gaudenzi e dei Pescosolido, i più giovani ricambi (Starace e Volandri) stentavano ancora a farsi largo, mentre la generazione di mezzo (Bracciali, Galimberti, Luzzi) andava dimostrando tutta la propria inaffidabilità e inconsistenza. In quell’anno, il presente del nostro tennis era il solo Davide Sanguinetti, un onesto (best rank 42 Atp) trentenne di scuola americana, mentre sembrava che all’orizzonte ci fosse il deserto, anche a causa del fatto che la Federazione, per carenza di fondi, aveva rinunciato a produrre giocatori, con la chiusura dei Centri Tecnici Federali di Riano prima e di Cesenatico poi.Ma qualcosa stava cambiando. La forzata fine del “monopolio” federale ha significato la creazione di spazio di manovra per dei soggetti nuovi, i team privati, composti da un coach ambizioso e due-tre giovani di belle speranze, appoggiati da qualche raro sponsor e da qualche altrettanto raro lungimirante presidente di Circolo, che si sono dati da fare tentando di ripercorrere la strada compiuta negli anni ’90 da Riccardo Piatti e dai suoi ragazzi al circolo “Le Pleiadi”. E così, sono venuti fuori in poco tempo i vari Volandri, Starace, Seppi, si è recuperato all’agonismo Bracciali, si è portato ad alto livello Di Mauro, per poi arrivare all’esplosione dei più giovani, Bolelli e Fognini.

La chiave del successo.

Starace, Volandri, Seppi, Bolelli, Fognini. A loro si deve il rilancio del nostro sport. Cerchiamo ora di capire, attraverso il percorso di crescita di questi 5 giocatori, quali sono stati i fattori che ne hanno favorito il successo. Pur nella diversità delle storie individuali di ciascuno, emergono alcuni tratti comuni: l’intenso legame con un tecnico e con una struttura, e una attività juniores molto ridotta, a vantaggio di quella pro. Sotto il primo profilo, vanno riconosciuti i meriti di Fabrizio Fanucci (ex coach federale) e del Match Ball Firenze nella crescita di Volandri; quelli di Umberto Rianna (tecnico formatosi presso la Bollettieri Academy di Bradenton) e del Blue Team di Arezzo nell’esplosione di Starace, (nonché nel recupero di Bracciali e Luzzi a livelli più consoni alle loro qualità); di Massimo Sartori (un prodotto della Scuola Nazionale Maestri), del suo team e del TC Caldaro nella crescita di Seppi; del maestro Ronzoni prima e di Claudio Pistolesi poi nella progressiva scalata di Bolelli, che ormai da tempo si è trasferito nell’accademia del coach romano presso il circolo Forum; quelli di Leonardo Caperchi (coadiuvato e consigliato da Andrea Gaudenzi e Riccardo Piatti) nella formazione tecnica di Fabio Fognini (che poi ha trovato modo di esprimere più compiutamente il suo potenziale grazie al trasferimento in Spagna e al legame con il tecnico spagnolo Oscar Serrano).In questi processi di crescita, il contributo della FIT è stato obiettivamente importante (un certo sostegno finanziario attraverso il cd. ”prestito d’onore”, le wild card per consentire ai nostri ragazzi l’accesso in tabellone nei tornei pro che a vari livelli si organizzano nella penisola, da ultimo i servizi del Club Italia durante gli eventi più importanti), ma oggettivamente non determinante. Il merito principale dei successi ottenuti negli ultimi anni a livello professionistico, quindi, non è stato finora della FIT, ma dei giocatori e dei loro team privati.
In sostanza, quello che ha fatto la differenza è stata la capacità di creare una piccola realtà in cui poter unire know how tecnico aggiornato, metodologie di lavoro di avanguardia, preparazione atletica personalizzata, di elevato livello, e capacità di programmazione a lungo termine. Il modello forse più importante, quello che dovrebbe diventare un vero e proprio punto di riferimento, è probabilmente quello di Caldaro, dove un piccolo staff di grandi professionisti è riuscito a tirare fuori in pochi anni ben due top 40 (Seppi e la Knapp), da una base di potenziali agonisti francamente esigua.

La FIT e i team privati. Una convivenza difficile.

La Federazione, dal canto suo, ha conseguito altri successi importanti, ma su piani diversi: è stato avviato un difficile lavoro di aggiornamento e ricambio generazionale dei maestri, puntando al miglioramento della qualità dell’addestramento di base; sono state prese iniziative tese a migliorare le sinergie organizzative tra circoli e ad ottenere una migliore copertura del territorio; è stato rifondato 5 anni fa un nuovo Centro Tecnico Federale a Tirrenia. Anche grazie a tutte queste iniziative, il nostro paese è migliorato moltissimo a livello giovanile e si sta progressivamente allargando la base di potenziali agonisti. All’orizzonte si intravedono alcuni giovani molto interessanti (in primis i tre ragazzi dell’89) e, in prospettiva, gli “americani” Miccini e Quinzi, che ormai da tempo si allenano in Florida da Nick Bollettieri e sono fra i migliori al mondo nella loro categoria.Quindi attualmente in Italia, grazie al risanamento finanziario della FIT, che ha reso possibile la rifondazione di un nuovo Centro Federale (anzi due, dal momento che si sta lavorando alla riapertura del Centro di Latina, destinato alle ragazze), convivono due modelli di produzione di tennisti: il modello dei team privati, che ha ottenuto buoni risultati, e quello Federale, i cui primi prodotti si stanno affacciando or ora al professionismo.L’esperienza degli ultimi 2-3 anni dimostra che questa convivenza è difficile. Da un lato, la Federazione è preoccupata per l’ ”isolazionismo individualistico” con cui operano alcuni team privati, che rischia di privare i ragazzi di occasioni importanti di confronto e di crescita e ha ritenuto, in alcuni casi, di poterli seguire meglio a Tirrenia. Dall’altro lato, questo ha spinto i team privati a vedere la FIT come una minacciosa ingerenza nel rapporto tra il giocatore e la struttura di appartenenza. Ne sono scaturite frizioni e liti che certamente non hanno portato a nulla di buono.

Implicazioni di politica federale.

E’ evidente a questo punto del discorso che la chiave del successo passa per la costruzione di un rapporto sinergico e costruttivo fra iniziativa pubblica e privata, che non devono essere concorrenti, ma complementari. La Federazione ha tutto il diritto di tentare di costruire dei giocatori professionisti. Ma ha anche il dovere di non “spiazzare” l’iniziativa privata, innescando una competizione per la “cura” dei giovani talenti, che spesso sono indecisi se proseguire a lavorare con il loro team o trasferirsi armi e bagagli a Tirrenia. La Federazione dovrebbe mirare ai seguenti obiettivi:

1.) Se si vuole, legittimamente, continuare a tenere in piedi il Centro Tecnico Federale, si deve conferire ad esso prestigio, in modo da renderlo una alternativa realmente credibile rispetto alla via dei team privati e delle “Academies”. E’ necessario quindi iniziare a produrre giocatori di successo a livello pro. Non devono essere ripetuti gli errori di programmazione compiuti lo scorso anno con Fabbiano, Trevisan e Lopez, tenuti troppo a lungo a giocare tornei juniores, con il risultato che per ora (complice anche un po’ di sfortuna) sono indietro rispetto a quanto ottenuto alla loro età da Seppi, Volandri e Fognini, (Starace e Bolelli fanno poco testo a causa dei pesanti infortuni subiti in quel periodo) i quali avevano giocato molto meno a livello juniores ma avevano già accumulato preziosa esperienza (e punti) nei tornei professionistici (vedi la Tabella 3, Ranking Atp di alcuni azzurri all’inizio della carriera pro). Devono inoltre essere velocizzate e rese più snelle, anche sotto il profilo burocratico, le modalità di gestione del Centro Federale e dei rapporti con i collaboratori, per avvicinarne l’efficienza a quella dei team privati, obiettivamente più agili;

2) incentivare i team privati che adottano le migliori metodologie di lavoro e programmazione. Bisogna creare le condizioni perché in Italia sorgano 10, 15, 20 cloni di Caldaro, tanto per fare un esempio di realtà efficiente. Un contributo economico, da elargire previa verifica che si lavori in un certo modo, potrebbe essere una buona soluzione. Ma ci vuole competenza per poter giudicare i metodi di lavoro e la qualità delle persone e degli staff, nonché ovviamente trasparenza nella gestione dei fondi;

3) mirare alla creazione di una vera e propria “rete” di centri tecnici privati e pubblici con cui assicurare una capillare copertura del territorio. I tecnici Federali dovrebbero girare di continuo, visitando le accademie private e i circoli, alla ricerca di bambini potenzialmente promettenti (già da 8-10 anni di età) e, se del caso, con l’obiettivo di individuare, insieme alla famiglia, la sistemazione tecnico-agonistica più adeguata, sia essa una Academy, un team privato o un centro federale. Ad esempio, nel caso di un ragazzo della Lombardia, di 10 anni, che gioca bene, ma che si trova in un circolo dove non può essere assistito in modo professionale sulla via dell’agonismo, potrebbe essere auspicabile il suo trasferimento presso il Team privato più vicino, con la Federazione che sostiene una parte delle spese (previa verifica che i metodi di lavoro del team privato sono corretti e adeguati e che la programmazione è quella giusta). Un accordo di questo tipo sarebbe accettabile sia dalla FIT, sia dai Team privati. La modalità realizzativa più adeguata potrebbe consistere nella stipula di un accordo contrattuale fra la Fit e un certo numero di team privati, nel quale verrebbero definiti i diritti e gli obblighi reciproci.

Conclusioni.

Non è possibile ritenere il tennis italiano in salute, dal momento che non abbiamo un top ten da trent’anni e che i nostri giocatori non vincono un torneo di vero prestigio (a livello di Slam o Masters Series) da altrettanto tempo. E’ una performance davvero deludente per un paese di grandi tradizioni sportive come l’Italia, abituato a mietere successi in tante discipline. In questo senso, la posizione di Tommasi è oggettivamente condivisibile.Tuttavia, il nostro tennis ha innegabilmente fatto grandi progressi negli ultimi anni, specie se si considera la situazione disastrosa nella quale versava all’inizio di questo decennio, e questo la FIT fa bene a sottolinearlo, anche se forse dei toni meno “urlati” sarebbero più efficaci sotto il profilo dell’immagine. Il merito del progresso è soprattutto dell’iniziativa privata, ma va detto che anche la qualità delle iniziative pubbliche è venuta via via migliorando. Ciò che occorre ora, per il definitivo salto di qualità, è che pubblico e privato trovino il modo di remare tutti dalla stessa parte, per il bene del movimento. E la responsabilità di compiere il primo passo in questa direzione spetta alla gestione federale, della quale si apprezza l’integrità morale e la determinazione con cui ha proceduto nell’opera di risanamento e di rilancio, ma alla quale ora si chiede una maggiore capacità di dialogo e di mediazione.

Tabella 1 (Ranking per nazione, 2000-2008)

Paese Punti N. Top 100


31/12/2001

Paese Punti N. Top 100


31/12/2002

Paese Punti N. Top 100


31/12/2003

Paese Punti N. Top 100


31/12/2004

Paese Punti N. Top 100


31/12/2005

Paese Punti N. Top 100


31/12/2006

Paese Punti N. Top 100


31/12/2007

Paese Punti N. Top 100


03/03/2008

Paese Punti N. Top 100


03/03/2008

  Paese Punti N. Top 100

Tabella 2 (età media dei top 100 italiani, dal 31-12-2000 al 31-12-2007)

Anno Età media Numero dei Top 100
2007 23 anni, 10 mesi 5
2006 26 anni, 4 mesi 5
2005 26 anni, 10 mesi 4
2004 23 anni, 4 mesi 2
2003 26 anni, 9 mesi 2
2002 30 anni, 4 mesi 1
2001 26 anni, 6 mesi 3
2000 31 anni, 11 mesi 2


Tabella 3 (Ranking Atp di alcuni azzurri all’inizio della carriera pro)

Giocatore Anno di nascita Best rank da junior Rank Atp al momento del passaggio da junior a pro
Starace 1981 530 1075
Volandri 1981 41 272
Seppi 1984 68 353
Bolelli 1985 254 623
Fognini 1987 8 305
Fabbiano 1989 6 515
Trevisan 1989 1 905
Lopez 1989 16 831

Collegamenti sponsorizzati


37 Commenti a “Polemica FIT-Tommasi, chi ha ragione?
Un tentativo di analisi oggettiva
dei risultati del tennis italiano.
Qualche consiglio alla Federazione.”

  1. Marcelus Edberg Wallace scrive:

    Che dati “mancano”, in questa splendida disamina del tennis italiano degli ultimi otto anni?
    Gli slam. Ecco quello che Tommasi dice da sempre.
    Anche approcciando il mondo del tennis da un punto di vista economico, per i primi cento c’è spazio.
    C’è una marea di tornei all’anno. Se i top ten vanno tutti a Dubai, c’è sempre un Buenos Aires da poter raggiungere. Soldi e punti. E via così.
    Ecco perchè Schiavone e Knapp, da un lato, e Seppi dall’altro, hanno fatto di più, in questo buon inizio di anno, di Pennetta, Starace e del solito Volandri. Ci sono i top ten, lì. Ci vado. Li affronto. Posso perdere o vincere.
    Quindi un passo avanti è stato fatto, da alcuni dei nostri giocatori, come mentalità.
    Il nostro tennis non sta malissimo. ma neanche benone.
    Mancano gli slam. Molto più che le Olimpiadi.
    Lì c’è la storia di questo sport. Noi non ci siamo, quasi.
    Nessuno slam femminile. Tre maschili. Da sempre.
    Basta un brasiliano forte sulla terra battuta, un paio di tedeschi (la Graf lasciamola stare), uno svizzero, un ceco, un rumeno….e noi rimaniamo indietro nella storia del tennis.
    Qualcosa sta “cominciando a cambiare”, direi.
    Ma manca quel qualcosa che darebbe il vero surplus alle prestazioni dei nostri giocatori. Come il mondiale di calcio. la coppa del mondo di sci. Il sei nazioni di rugby. L’anello NBA. La champions league.
    Nel tennis, la storia si chiama Wimbledon, Roland Garros, Australian Open, US Open.
    E quindi si comprende Tommasi, che vede il tennis da decenni, e ancor più la delusione di Clerici, che ha visto tutto il tennis del dopoguerra, e nessun italiano dopo Panatta primeggiare in quei tornei. Quei quattro tornei lì.
    L’inizio 2008 è stata una rarità. Solo la Schiavone, e prima di lei, tanti anni prima, Camporese, avevano giocato a grandi livelli contro i migliori, e sul veloce. Quest’anno ancora lei, e Seppi. E la Knapp. Bene così, ma non può bastare.
    Appuntamento a Giugno-Luglio, e a Settembre. Sono lontani, ma è lì che il tennis conta veramente.

  2. riccardo scrive:

    Sono perfettamente d’accordo con la vostra disamina perché in fondo i numeri sono numeri anche se noi italiani abbiamo la capacità di trasformare le sconfitte dimostrate dai numeri in vittorie o giù di lì.
    Credo che il dato oggettivo sia che il tennis italiano nel tennis che conta non sia per nulla presente e francamente nei prossimi anni continuerà questa tendenza perchè i nostri attuali atleti hanno già dimostrato che ad altissimo livello non sono in grado di competere. L’unica speranza che nutro é in Fognini sul rosso poi per il resto nei master series e negli slam raccimoleremo poco almeno per altri 4 o 5 anni.
    Possiamo essere competitivi in modo estemporaneo in certi atp quando i migliori sono assenti o sottotono, ma Volandri, Starace, Seppi, Bolelli non vinceranno mai nè uno slam nè un Master Series.
    Per quanto riguarda la diatriba Fit - Tommasi dico solo che una federazione che affida la gestione della comunicazione a Baccini che gestisce in modo bolscevico il blog federale cassando tutti quelli che non gli piacciono, dimostra come la loro apertura sia minima e che ciò che a loro importa é salvare faccia e poltrona.
    In ogni caso aggiungo che i risultati arriveranno sempre e solo da iniziative private.

  3. pibla scrive:

    Splendida analisi, anche se la tabella 1 non l’ho capita, è incompleta????
    Ora, il punto non è l’opinione di ognuno di noi sul fatto se il tennis italiano sia in salute o no ed infatti io non starò nemmeno qui ad esprimere il mio punto di vista che è del tutto inutile; il punto invece è che Ubaldo o chi ne ha la possibilità prenda questa analisi e la sottoponga a chi ha in qualche modo possibilità decisionale, in modo che questo lavoro possa offrire spunti operativi importanti, sennò rimarrà quello che è, una splendida analisi teorica e niente più.
    p.s. naturalmente uno dei punti più importanti è la continua crescita ed aggiornamento dei nostri tecnici, anche con stages ed esperienze all’estero, come ha sempre suggerito Roberto.

  4. Giancarlo Baccini scrive:

    Gentile Commentucci,
    la sua pregevole e interessantissima analisi ha un grosso difetto: dipinge i rapporti tra Federazione e privati come se fossimo rimasti a otto anni fa. Deve essere anche un po’ colpa mia, se non riusciamo a far sapere neppure a un appassionato competente quale lei è come stanno le cose oggi. Mi permetto pertanto, chiedendo a Ubaldo lo spazio necessario, di incollare qui sotto la parte della lunga intervista del presidente Binaghi apparsa su “Il Tennis Italiano” di febbraio, dedicata a questo tema. Spero che leggendola si convincerà di non essere aggiornato sul tema (per colpa mia, ripeto, non sua).

    I dati di questi ultimi anni fanno segnare una crescita del tennis italiano in tutti i settori. Siamo ancora deboli solo sul piano dei risultati in campo maschile (modesti piazzamenti negli Slam, fuori dal World Group in Davis). Sul settore tecnico nazionale ancora si discute, sembra un progetto in divenire. Qual è l’indirizzo della Federazione nel settore tecnico e chi detta la linea?
    “Per far capire bene la sostanza del discorso sul Settore Tecnico vorrei premettere due cose. Primo: ogni decisione che viene presa dal Settore Tecnico deve rispettare le stesse procedure - anche di praticabilità e di legittimità amministrativa - che la FIT è obbligata a rispettare in ogni altro settore della sua attività. Secondo: il tennis non è come altri sport, in cui la Federazione ha un controllo diretto e ravvicinato dell’attività agonistica di vertice dei propri atleti e, di conseguenza, è artefice in modo diretto di successi e insuccessi. Nel tennis la Federazione deve soprattutto puntare a una sana crescita strutturale del sistema per renderlo sempre più competitivo, in modo tale che altri, i privati, possano dedicarsi al lavoro di alto livello nel miglior contesto possibile.
    Ciò premesso, nel parlare dell’azione del Settore Tecnico dobbiamo distinguere fra l’indirizzo strategico generale dettato dalla FIT e le decisioni tecniche in senso stretto.
    Nel primo campo è chiarissimo che noi siamo stati i primi a incentivare e stimolare l’iniziativa privata sia dei Circoli (ed ecco quindi i PIA, che sostengono l’impegno delle società che più investono sui giovani) sia dei coach (ed ecco i contributi all’alto livello e il Club Italia, che sostengono chi investe nella ‘creazione’ del campione). Mai, in passato, i privati erano stati valorizzati, sia in termini di appoggio finanziario sia in termini di autonomia gestionale, come ha fatto questo Consiglio Federale.
    Nel secondo campo, quello degli interventi strettamente tecnici - il tipo di supporto da fornire a questo giocatore piuttosto che a quell’altro, l’elaborazione dei programmi di attività, ecc. - , abbiamo sempre chiesto spiegazioni e dibattuto ma mai, in sette anni, abbiamo preso decisioni difformi da quelle indicate dai professionisti del settore. Il nostro compito è stato soprattutto quello di rendere tali decisioni praticabili, perché le cose vanno fatte nel modo più veloce possibile ma rispettando regole e procedure. Un tecnico professionista che volesse agire senza le competenze e l’aiuto delle strutture federali accumulerebbe in poco tempo tante di quelle violazioni amministrative da far fallire i suoi stessi programmi e da mandare in galera tutti noi che, sebbene dirigenti dilettanti, siamo legalmente responsabili dell’operato della FIT”.
    - Qual è il ruolo di Tirrenia?
    “Il Centro Federale di Tirrenia è nato per offrire servizi di tipo tecnico al movimento e, sotto la direzione di Renzo Furlan, è a disposizione di tutti gli atleti di interesse nazionale. Non prefigura certo un ritorno al centralismo federale dei vecchi tempi, quando la FIT si sostituiva ai privati e chi voleva far da sé era considerato un nemico”.
    - Come mai Riccardo Piatti, il tecnico più stimato in Italia, dopo aver fatto parte per anni del Board tecnico della FIT ha fatto oggi un passo indietro?
    “Piatti, di cui io sono sempre stato, e rimango, il primo sostenitore, ha elaborato il programma di Preparazione Olimpica per Pechino 2008 e poi ha deciso di dedicarsi di nuovo al 100 per 100 alla sua attività di coach. Visto che assisterà anche alcuni fra i migliori giocatori italiani, come Fognini, il dispiacere umano per non averlo più fra i nostri consulenti è controbilanciato dalla convinzione che per il tennis azzurro, almeno in termini di risultati immediati, ciò è sicuramente un bene. Anche in questo caso, dunque, non tutti i mali vengono per nuocere. Mi sembra fra l’altro del tutto naturale che eventi come questo possano accadere, visto che i professionisti che oggi lavorano per la FIT sono di qualità talmente elevata che hanno molte valide alternative di lavoro nel mondo del superredditizio tennis giocato. E poi, se mi stracciassi le vesti perché Piatti non lavora più per il Settore Tecnico vorrebbe dire che rimpiango il vecchio centralismo federale.
    La migliore dote di Riccardo è la passione, che però lo porta a volere tutto subito. Durante gli anni in cui, a più riprese, è stato con noi ho speso tantissime energie per far sì che lui riuscisse ad inserirsi nella logica di funzionamento di una struttura pubblica delle dimensioni della FIT, che ciò che riteneva necessario venisse condiviso da tutti e che fosse tradotto in azione dalla nostra organizzazione nelle forme e nei tempi che ci sono consentiti. E’ stato molto difficile ma sono felice di esserci riuscito. I buoni risultati raggiunti sono perciò anche frutto delle sue idee, del consenso che hanno trovato nel Board del Settore Tecnico e del mio sforzo per concretizzarle.
    Nel Settore Tecnico abbiamo alcuni validi professionisti che hanno condiviso con Riccardo lunghe esperienze private e la linea resta quella tracciata dal Board quando anche lui ne faceva parte. Palmieri ha soltanto l’incarico di portarla a realizzazione.
    “Certo, adesso si vedrà se abbiamo davvero fatto dei passi avanti rispetto a vent’anni fa anche dal punto di vista culturale. Se tornassimo alle diatribe del passato, infatti, vorrebbe dire che abbiamo sprecato tanti anni di lavoro. Invece dobbiamo dimostrare che abbiamo costruito un sistema che è in grado di valorizzare anche chi è fuori dalla FIT. E poi non c’è reale differenza di vedute fra noi e Piatti. Noi dobbiamo cercare di massimizzare la nostra velocità di azione e ci stiamo dotando degli strumenti per farlo. E lui deve capire che è soltanto con la pazienza che si possono coniugare i risultati e il rispetto degli obblighi che ci derivano dalla nostra natura. Già altre volte la collaborazione fra Piatti e la FIT non si poté realizzare o si interruppe per motivi analoghi. Ma poi riprese…”
    - Ma perché il settore pubblico non riesce a essere competitivo con il privato quando si tratta di operare certe scelte e metterle in atto in tempo reale?
    “Come ho già detto, i due settori devono avere ruoli diversi all’interno di un medesimo percorso di sviluppo generale. La Federazione deve far crescere il sistema dal punto di vista strutturale. I privati devono funzionare come unità agili e super specializzate nella ricerca delle massime performance. E’ ovvio aggiungere che la Federazione non può né agire come un privato né tantomeno ricadere negli errori del passato, quando nel nome della ricerca di una malintesa “qualità” si facevano magari assunzioni a casaccio, innescando conflitti e provocando danni. Nel tennis ci sono ancora troppi guru e troppi santoni senza alcun titolo legale. Per noi, che privati non siamo, la qualità deve obbligatoriamente coniugarsi con la legalità”.

  5. anto scrive:

    Un mio conoscente che ha seguito per un paio di giorni il future di Roma un 10000$, ha visto il coach Infantino allenare un paio di giocatori italiani, un certo Giannessi ed un altro di cui non ricordo il nome. Il materiale è abbastanza modesto, e lui si chiedeva che interesse ha una federazione come la fit, spendere una cifra considerevole per ingaggiare Infantino e poi spedirlo in un future che interessa a pochi per allenare due che difficilmente faranno una carriera professionistica dignitosa. Credo che si debba fare una riflessione, si spendono fior fior di soldi per un coach di fama internazionale e poi lo si relega a cocciare con giocatori di modesto spessore. Mah, forse la fit ha un disegno talmente lungimirante che noi poveri peones non siamo all’altezza di vedere al di là del ns naso.

  6. Daniele Flavi scrive:

    Grandi e competenti come sempre i nostri Roberto e Giorgio…articolo molto interessante con molti spunti…cmq a mio parere, ne è esce una situazione molto realistica e veritiera dobbiamo continuare solo a sperare nella politica dei piccoli passi….senza troppa fretta……

    Una nota per il sig. Baccini: i frequentatori di questo blog penso che abbiano letto integralmente l’intervista di Anderloni al Presidente Binaghi pubblicata dal Tennis Italiano in quanto l’avevo inserita in rassegna l’8 febbraio scorso…….

    Saluti

  7. andrew scrive:

    La FIT dovrebbe:
    1. Regolare le modalità di affiliazione delle associazioni sportive (non dei Circoli) alla federazione.
    2. Organizzare i campionati a squadre, abilitare le richieste di tornei e curare la preparazione per le olimpiadi.
    3. Omologare i campi.
    4. Organizzare e gestire il comparto arbitrale.

    Punto.

    Tutto il resto è sovrastruttura e freno. Crea mostri.

  8. anto scrive:

    Andrew hai scoperto l’acqua calda, come dicono a Napoli, tutti tengono famiglia!

  9. Alessandro Nizegorodcew scrive:

    Sono d’accordo con Roberto.. anche se ormai credo ci sia troppa competizione, in ogni senso, tra privati e fit.. speriamo comunque, tanto non ci costa nulla..

  10. Nikolik scrive:

    Purtroppo, un utente, la scorsa volta, mi ha zittito, dandomi, in pratica, dell’adulatore di Ubaldo e dei suoi collaboratori quando mi ero permesso di elogiare un articolo.
    Mi limiterò, quindi, ad osservare che questo articolo è di un’accuratezza e serietà tali che propongo, umilmente, che venga inserito in una rubrica apposita di questo Blog, come è avvenuto, per intendersi, per l’articolo di Semeraro , che ha generato la rubrica Genitori e Figli.
    Il tema (rapporti FIT-tesserati, futuro del tennis italiano e sue strategie) mi pare interessi a tutti.
    Per il resto, impedito dallo scrivere elogi eccessivi, per non fare la figura dell’adulatore, cercherò di inserire quache timida mia osservazione critica, all’unico fine di stimolare il dibattito e non certo per sminuire il lavoro, di enorme qualità, di questi due talenti scovati, chissà come, da Ubaldo.
    Se non ho capito male, avete limitato la ricerca statistica al tennis maschile. Mi permetto di osservare che, però, il tennis maschile non è tutto e, quindi, manca un dato di analisi importante che, visti i notevoli risultati raggiunti dalle azzurre, risolleva non poco il bilancio del nostro tennis.
    In ogni caso, mi pare evidente che, quando si traccia un bilancio complessivo del movimento tennistico nazionale, non si può trascurare completamente il movimento femminile.
    Infine, Roberto e Giorgio trascurano, a mio parere, un dato statistico di estremo rilievo, riportato nella rivista Tennis Italiano in una finestra dell’intervista al Presidente della FIT, riportata sopra da Baccini ma che, se non mi sbaglio, era già stata pubblicata in questo blog nella rassegna stampa.
    Il dato rilevante è che, in Italia, secondo le statistiche ufficiali, i tesserati agonisti sono poco più di 60.000 appena.
    Ma, attenzione: in questi 60.000 sono compresi proprio tutti, quindi anche i seniores, i terza e quarta categoria ultratrentenni (che sono migliaia) e, soprattutto, anche i Non Classificati.
    Ecco, a parer mio si sottovaluta questo: questa è la posizione del tennis nella società sportiva italiana.
    La FIT gestisce queste 60.000 persone. Punto.
    Chiaramente, se ne gestisse 600.000 con gli stessi risultati sportivi attualii, le sue responsabilità sarebbero ben maggiori di quelle che, in realtà, ha adesso.
    L’errore che si fa è quello di essere innamorati: siamo così tanto innamorati del nostro sport che ci sembrano incredibili risultati professionistici così modesti; siamo così tanto innamorati che non ci facciamo una ragione di non avere un camione vero; ma, in realtà, la situazione giusta è quella attuale: se hai 60.000 agonisti in totale, contando anche gli amatori (perché i terza, quarta categoria, i seniores e i N.C. sono amatori), è giustissimo che tu non abbia un campione, è tutto normale.
    Anzi, in questa situazione è un miracolo che abbiamo così tanti top 100, tra uomini e donne.
    Nell’impossibilità di esprimere la mia ammirazione compiutamente, a scanso di critiche, un abbraccio a Roberto e Giorgio.

  11. moulthard scrive:

    complimenti per l’analisi approfondita e obiettiva, ma soprattutto per aver suscitato una reazione nel portavoce della federazione. al quale, come altre volte si erano rimproverati toni e contenuti, stavolta va riconosciuto di aver risposto in maniera serena e con argomenti.

  12. stefano grazia scrive:

    Ottimo articolo (l’ho copiato e incollato nel mio archivio personale) e spero che fra 3-4 anni quando mio figlio ne avrà bisogno davvero la FIT sia in grado di fare quel che roberto e giorgio auspicano. In effetti però non è nemmeno errato quel che dice,in questa occasione, Baccini e può darsi davvero che le cose siano cambiate da 8 anni a questa parte, io lo spero: quel che suggeriscono roberto e giorgio è quello che veramente anche noi di Genitori & Figli, da mesi chiediamo…Sulla classifica per nazioni, non credo possa però essere troppo attendibile così come è stata redatta (top 100) per valutare il vero stato di salute…sarei curioso di vedere la stessa classifica limitata ai top 50 e poi magari top 50 maschi + top 50 femmine……voglio dire, i Croati saranno solo 4 ma sono croati che possono vincere tornei…I Serbi sono solo 3…idem e se ci mettiamo le donne, passano in testa…la svizzera l’anno scorso con Federer+Wavrinka e la Hingis + la Scnyder? i russi…se contiamo anche le donne sono davanti a tutti… Ma il punto è (lo scrivevo su genitori e figli): come fai a distinguere i meriti di una federazione quando il 50% dei top atleti si allena nelle Academies americane? Murray è un prodotto UK o Spagnolo? Safin è venuto via dalla russia ed è andato a Valencia, Tursunov è californiano, Jankovic,Vaidisova,Golovin,Sharapova…tutte made in Bollettieri…Miccini e Quinzi: dove finisce la Federazione e/o Magnelli e Piatti e dove comincia Bollettieri? Ljubcic e Djokovic…si sono formati nei loro paesi o nelle academies private in italia?
    Allora ha ragione Nikolic,il Demostene de noiatri, quando dice che non è dal numero di top 30,50 o 100 che si valuta una Federazione e quindi nemmeno dalle sconfitte ma piuttosto da tutte quelle cose che continuiamo a ripetere su Genitori & Figli (e alle quali per non ripetermi vi rimando. E poi qui non siamo più d’accordo con Nikolic: lui identifica delle cose,noi ne identifichiamo delle altre, ma questa è un’altra storia. che continua ogni giorno su Genitori & Figli.)
    Genitori & Figli:il Serial Blog di Maggior successo del Blog di Scanagatta. Ogni giorno,qui, su queste pagine. Provare per credere.
    Attenzione: da dipendenza.

  13. andrew scrive:

    Sì Nikolik…pochi agonisti…

    Ma se la federazione è composta da Circoli e i circoli reclutano, allevano, pascolano SOCI e NON agonisti, mi spieghi come se ne esce e sopratutto di chi sono le responsabilità?

    Io ho già proposto la netta separazione tra circoli e associazioni sportive tennistiche…

  14. marcos scrive:

    eccezionale lavoro di roberto, a cui invio i miei più sentiti complimenti!

    io credo che un modello di federazione itinerante porterebbe grandi vantaggi: anche ove si riuscisse a far di tirrenia e latina due centri in grado di competere a tutti gli effetti con le migliori accedemie (o circoli privati), in questi ci finirebbero (a parte pochi casi) solo i ragazzi che abitano in zona, che avrebbero costi, per progredire nel tennis, assai inferiori rispetto a quelli che, per questioni di residenza, debbono giocoforza affidarsi alle cure di circoli privati. il decentramento dei finanziamenti comporterebbe non solo un vantaggio per i mini agonisti che abitano lontano da tirrenia, ma anche una più efficace azione tecnica federale su tutto il territorio. diversi pool di tecnici federali potrebbero spartirsi il territorio e frequentare con assiduità i migliori circoli sparsi per l’italia: solo così ci si può rendere conto delle reali potenzialità del paese.

    è difficile, da tirrenia, leggersi i tabelloni dei tornei under10 giocati per l’italia e decidere quale sia il bimbo su cui puntare: solo il fatto che una famiglia decida, quattro o cinque volte all’anno, di non mandare il bimbo al torneo perchè gli organizzatori gli hanno fissato l’incontro degli ottavi nello stesso orario dell’interrogazione di geografia può sviare la lettura dei tecnici federali…ma questo è un tema da genitori e figli, vero stefano??

  15. luca scrive:

    Complimenti per il dettaglio relativo al tennis italiano.
    L’unica considerazione che mi viene da fare, essendo i nuemri incontestabili nel bene e nel male, è che se l’attuale gestione FIT fosse sicura di sè e di propri risultati non avrebbe bisogno di reiterati attacchi a Tommasi, nè di cercare di emarginare i suoi oppositori. Avrebbe consenso di per sè, senza ricorere all’ufficio stampa come una clava.
    Evidentemente non è così sicura del proprio operato.
    Comunque sia, non c’è ancora un nuovo Panatta

  16. Ubaldo Scanagatta scrive:

    Bene, mi fa grandissimo piacere che grazie a Roberto e Giorgio (collaboratori di cui vado orgoglioso… come di tutti gli altri peraltro, anche coloro che fanno il lavoro più oscuro, inserimento foto, you tube, traduzioni, genitori e figli-aspiranti campioni, ricerche pesantissime sul web per trovare gli articoli che poi vi vengono proposti nelle varie rassegne stampa, in accadrà etc _ …e per chi abbia voglia di offrire il proprio contributo la porta è sempre aperta, a chi parla lingue soprattutto ma anche ad altri…basta segnalarsi a ubaldoscanagatta@yahoo.it …e io prometto che vi contatterò _ il nostro è un lavoro di amici e di gruppo senza altri obiettivi che quello di creare il miglior sito di tennis possibile…e magari di mangiare una pizza assieme a Roma durante gli Internazionali d’Italia) …accidenti che parentesona massiccia m’è venuta fuori!…dicevo mi fa piacere che il dibattito si stia sviluppando in modo sereno, pacato, civile. Merito degli estensori, naturalmente, ma anche di uno spirito che tutti ci anima, indistintamente.
    Mi fa piacere anche che sia stato sottolineato più volte e da diversi interventi come l’intervista rilasciata da Binaghi al Tennis Italiano fosse già stata pubblicata qui. Ed integralmente (non il solo stralcio riprodotto da Giancarlo Baccini). Solo pochi anni fa il Tennis Italiano combatteva fortemente la federazione.._ c’era se non sbaglio anche una causa in corso _ .poi l’indirizzo politico all’interno della rivista è cambiato radicalmente. E ora escono cose che prima non sarebbero mai uscite. Benissimo, ovunque si appianino antichi dissapori è un bene per tutti, per la serenità dell’ambiente. L’ho sempre sostenuto. Trent’anni fa e oggi.
    Ecco, qui sul blog il problema politico non esiste oggi, non è esistito oggi, non esisterà domani. Noi tutti facciamo, scriviamo, moderiamo quel che riteniamo giusto senza secondi fini, magari sbagliando ma in buona fede. Anche questo articolo scritto in collaborazione da Roberto e Giorgio è scritto in umiltà: lo abbiamo titolato “tentativo di un’analisi oggettiva”. Eppure magari a qualcuno non parrà tale…Capiscono bene anche Giorgio e Roberto che basta scrivere che il merito è più della Fit, o più dei “privati”, per dare fastidio magari alla Fit magari ai privati….ma non possiamo farci mettere il bavaglio nel timore di scontentare qualcuno. Cerchiamo di informarci come meglio possiamo e poi esprimiamo le nostre opinion. A chi commenta, invece, non si può sempre chiedere di essere super-informato, di non prendere abbagli, di non compiere osservazioni anche superficiali. Toccherà a quelli che ne sanno di più, eventualmente e se ne avranno voglia, replicare, correggere, semplicemente rispondere. I moderatori non possono trasformarsi in esaminatori della…preparazione cultural-tennistica di chi scrive.
    E per quanto riguarda il nostro interno, il nostro ambito redazionale, dove comunque io non ho imposto nè vincoli nè linee politiche, ma mi sono semplicemente affidato a persone che mi paiono oneste, pulite, bravissime e appassionatissime…anche quando si parla del tennis italiano e delle problematiche ad esso connesse , un indirizzo politico pro o contro X o Y proprio non esiste, non deve esistere. Questa è una libera palestra di opinioni, chi le vuole esprimere lo fa, e io lo ospito. Lo faccia civilmente e educatamente e io lo ospiterò sempre, sia che dica e pensi bianco oppure nero. Magari qualche volta mi sfuggirà un intervento più becero di altri…beh, credetemi, non lo farò apposta, nè lo faranno i miei collaboratori. Spesso sono voluto intervenire anche per prevenire una scrittura troppo sboccata di qualcuno _ a costo di passare da bacchettone _ proprio per non dare l’abbrivio ad una tendenza che temevo poi potesse sfuggirmi di mano. Più i numeri dei contatti, dei visitatori si fanno grandi, più arduo è il controllo. Quante volte mi domando se non sarebbe il caso di bloccare chi ripete mille volte, ossessivamente, che…Borg è più forte di tutti, che Nadal è un brocco, oppure che federer è finito? Alla fine non lo faccio, anche se parecchi magari non ne possono più, perchè non ritengo di potermi permettere di dover sindacare il pensiero di qualcuno…anche se non lo condivido affatto. Talvolta mi sono preso la briga di scrivere personalmente, in privato, a chi faceva commenti a mio avviso inopportuni…ma se mica posso scrivere a tutti, e tutti i santi giorni!
    Qualcuno mi ha rimproverato recentemente di …avere maglie troppo larghe, consentendo sfoghi troppo virulenti o semicalunnie: a me non pare, ma se è successo me ne scuso. Peraltro l’oggettività nel giudicare i toni di un’email è in realtà sempre inevitabilmente un tantino discrezionale (e può anche essere semplicemente più attenta o più distratta). Mai pregiudiziale però.
    A me piacerebbe continuare ad essere attaccato dai filofederali e dagli antifederali come mi succede da un po’ di tempo a questa parte…perchè questo significa che magari sbaglio a passare il commento di questo o di quello, ma che lo faccio (insieme ai miei collaboratori che ormai moderano quanto me essendo assolutamente impossibile che uno moderi tutto da solo come accadeva quando i commenti giornalieri erano 30 e non 150) in assoluta buona fede, cercando di dare spazio a tutti.
    Non spazio ispirato alla par condicio tipo la Rai su dettato dei partiti…_ sia chiaro _ perchè qui se i guelfi scrivono in 200 e i ghibellini invece in 10, o viceversa, una corrente prevarrà naturalmente sull’altra e non sta certo a me (nè a nessuno di noi) modificare le proporzioni degli interventi.
    Per parlar ancora più chiaro: se nella querelle Tommasi-Fit (o Tommasi-Baccini) 100 scrivessero da domani a favore della Fit e 1 a favore di Tommasi per quanto mi riguarda il rapporto, non mi sognerei mai di alterarlo, resterebbe quello (anche se Rino Tommasi è così disponibile da scrivere su questo sito in via assolutamente amichevole). Se quelli che scrivono prendessero in stragrande maggioranza invece le parti di Tommasi… a Binaghi e Baccini non resterà che rassegnarsi e, possibilmente (cosa che non è tanto avvenuta finora) a prendere quel risultato con sportività, senza attribuirmi macchinazioni antifederali, attacchi premeditati e quant’altro. Non l’ho mai fatto, dovrei cominciare alla mia età?
    So che Baccini e Binaghi hanno molte cose di cui occuparsi, ma se si prendessero la briga di scrivere _ come ha fatto adesso il direttore della comunicazione Fit _ le loro precisazioni sul sito io li ospiterei supervolentieri (purchè poi loro accettino sportivamente eventuali repliche).
    Qui non siamo nè a Porta a Porta nè a Ballarò (per distinguere due diverse impostazioni…politiche), però questo blog piaccia o no è diventato un importante punto di riferimento per il mondo del tenis italiano e (spero presto) anche internazionale.
    Personalmente ritengo, ad esempio, raccogliendo anche lo spunto qui sopra di Stefano Grazia, che dalla sua affollatissima rubrica “Genitori e Figli”, sono usciti tanti di quei suggerimenti, tante di quelle esperienze, tante di quelle idee _ sui maestri, sulle academies esistenti, sui metodi di insegnamento (giusti e meno giusti, sulle scuole acchiappa citrulli e quelle che invece fanno sul serio…su ciò che accade a Tirrenia e altrove), sulla cultura da infondere nei giovani, sulle organizzazioni (giovanili) di altri Paesi, sulla programmazione…(ce ne sarebbero mille credetemi).. che è poi quello che interessa a tutti noi…E quando dico tutti noi, dico anche Binaghi, anche Baccini, anche Tommasi. Chi credesse di perdere tempo andando a rileggersi quanto c’è dentro quella rubrica (più rapida da consultare anche attraverso i riassunti di Stefano Grazia che ha avuto una costanza incredibile e una pazienza infinita per coltivare e far fiorire uno spazio cui io ho dato l’abbrivio ma che lui poi si è praticamente autogestito) vi assicuro che quel tempo invece lo guadagnerebbe.
    Chi ha cuore il tennis italiano, datemi retta, vada a leggerselo. Salti magari gli appuntamenti che alcuni genitori, alcuni maestri si sono dati, qualche battuta distensiva, ma veda quali sono le vere problematiche del ragazzo della ragazza o che si avvicina al tennis, che magari avrebbe la stoffa del potenziale campione ma non sa dove sbattere lla testa, di chi fidarsi, come spendere i suoi soldi, come spenderne meno…i problemi che incontra in quella regione, in quella città, in quel circolo, in Italia. Solo approfondendo tematiche di quel tipo…si può seriamente cominciare a lavorare per risolverle. Altrimenti si fanno tanto discorsi teorici, tanti bei propositi, meravigliosi progetti…e poi cambia molto meno di quanto potrebbe cambiare.
    Questo blog, fra i suoi ambiziosi progetti, ha quello di costruire (oltre a un canale tennis poliglotta vero e proprio su una piattaforma diversa dall’attuale) una sana mentalità sportiva fra gli appassionati, una solidarietà di spirito e di intenti che troppo spesso viene meno.
    Anche la mia lettera aperta ai giocatori di qualche tempo fa era improntata a quella filosofia… Incomprensibilmente (almeno per me) ha scatenato effetti opposti a quelli voluti. E la colpa morì fanciulla…e comunque individuare i colpevoli per metterli alla gogna non serve a nulla. Pace e bene…

    P.S di UBS: Ho finalmente trovato come si fa a individuare il numero dei commenti. Volete sapere quanti ne abbiamo ricevuti? Ecco qua con il copia e incolla ”
    Stai modificando il commento # 47577“. Avete capito, quarantasettemilacinquecentosettantasette per circa (non fatemi cercare anche quelli adesso…) 1800 articoli pubblicati in 16 mesi…e qualcuno mi vuole crocifiggere perchè sono sfuggiti alla mia attenzione una ventina di commenti beceri, maleducati o semicalunniosi? Suvvia, per favore!

  17. Giovanni da Roussillon scrive:

    Ubaldo Scanagatta usa (avrebbe usato) una penna di fuoco. E’ sanguigno e robusto nel tranciare, gran motivatore ed immediato negli interventi, ricco di buon senso. Dalle sue righe traspare spesso lo slancio puro verso progetti nuovi; poi via via gli fa assumere concretezza.
    Il suo post precedente mi commuove per la generosità accorata che sprizza.
    Gli auguro di realizzare lo spazio poliglotta cui accenna (già un poco ha preso a vivere col suo stesso annunzio).
    Quando alcuni mesi or sono feci l’incontro col suo blog, ebbi l’impressione che magnificasse eccessivamente i suoi collaboratori. Ora, dopo aver seguito l’azione dei diversi attori con attenzione crescente, non mi sembra nemmeno esagerato, al contrario! E mi viene da dire che sarebbe bello se, specularmente a quanto avviene nel contesto della rassegna stampa estera, lui ed i suoi giornalisti fossero agibili pure in altri idiomi.
    Con il pensiero volto qui anche ad alcuni pezzi preziosi dei blogger in coda al primo, aprire la produzione all’interno ed oltre il perimetro dello Stivale interesserebbe gran numero di lettori ai quali fa difetto la lingua della versione originale. E renderebbe al tempo omaggio agli autori.

  18. Massimo Garlando scrive:

    visto che mi pare calzante con l’argomento, posto anche qui (dopo Mymag) un piccolo confronto delle ultime 5 annate ATP, che analizza in maniera comparativa i risultati di inizio stagione (fino ad Indian Wells escluso):

    in attesa che (come probabile) il cammino di Potito a Las Vegas sposti ancora qualcosina [in realtà alla fine non ha spostato un bel nulla], mi lancio in un confronto tra le ultime annate italiche pre-MS primaverili, che spero porti qualcosa alla discussione

    il 2008 ha visto finora, come migliori risultati:
    3 SEMIFINALI (2 su terra e 1 su cemento indoor)
    5 QUARTI DI FINALE (4 terra, 1 cemento indoor)
    conquistati da 5 giocatori, che sono poi quelli che stazionano tra i primi 100
    1 vittoria contro un top10
    secondo turno come miglior risultato agli AO

    nel 2007, a questo punto
    1 FINALE (la grottesca avventura del buon Di Mauro a Baires)
    3 QUARTI (due di Sanguinetti sul duro e Potito a Costa do Sauipe)
    1 vittoria contro un top10 (ma per ritiro, di Seppino con Ancic)
    anche qui secondo turno agli AO

    nel 2006
    1 FINALE (Volandri a Baires)
    2 SEMIFINALI (Filo a Doha e Seppi a Sydney, in quell’epico gennaio)
    5 QUARTI (prestigioso quello di Bracciali a Rotterdam)
    ben 3 vittorie con top10 (Volandri con Davydenko, Seppi con Hewitt e Di Mauro contro Coria, l’inizio della fine di coriandolo)
    il solito, trito, secondo turno a Melbourne

    nel 2005 semi di Volandri a Vina del Mar e 3 quarti, nel 2004 due miseri quarti nella tournèe sudamericana, il nulla come vittorie di prestigio e… indovinate un po’: quale fu il migliore risultato in Australia? sì e no , nel 2005 si portò a casa un prestigioso 0/5 al primo turno

    tutti questi inutili numeri per aprire la discussione con due considerazioni:

    [bicchiere mezzo pieno mode on] tutto sommato in linea con gli ultimi anni, a parte il 2006 in cui si partì col botto (e che sarà l’unico anno in cui i nostri porteranno a casa due titoli), si può dire anzi che la decimazione per il caso scommesse è stata ben incassata dal movimento (cinicamente, si potrebbe azzardare un sono stati tagliati i rami secchi) [off]

    [bicchiere all’apparenza bagnato mode on] tutto sommato un accidente :-) , quest’anno hanno vinto tornei Atp qualificati giapponesi, LL ucraini, belgi di seconda schiera e francesi di terza e noi sempre lì, a raccattare le briciole che cadono dalla mensa cercando di saziarci [off]

  19. Stefano scrive:

    Scusate, articolo molto elaborato, ma le donne? Va bene che i maschi “tirano” di più, ma se si vuole fare un ragionamento completo sul tennis italiano non si può ragionare solo in termini maschili.

  20. Fabio P. scrive:

    60.000 agonisti … tutto compreso …
    Ma allora di che stiamo parlando ?
    Nel tennis occupiamo posti migliori di quelli che ci spettano.
    Magari dobbiamo solo sperare di avere lo stesso culo della Svizzera …

  21. Roberto Commentucci scrive:

    Rispondo ad alcuni commenti.
    In primis, mi rivolgo al dr. Baccini, che ringrazio per l’attenzione con cui ha letto il nostro lunghissimo pezzo.
    Ovviamente avevo letto la lunga intervista al Presidente Binaghi apparsa su Tennis Italiano, alla quale avevamo dato il dovuto spazio anche qui, come ricordavano Ubaldo e Daniele Flavi, riportandola integralmente nella rassegna stampa del blog.
    Devo dire che avevo personalmente apprezzato sia i toni, sia i contenuti dell’intervista. Se mi è permesso esprimere un rilievo, mi è sembrata un po’ troppo “politichese” nel linguaggio, e credo che avrebbe giovato all’efficacia della comunicazione una maggiore immediatezza nella scelta dei termini, che ne avrebbe facilitato la comprensione anche agli appassionati meno “iniziati” alle tematiche di politica federale.
    Tuttavia, ho ritenuto molto incoraggiante il messaggio di apertura che si voleva dare, e proprio per questo mi sono sentito incoraggiato, con l’aiuto dell’amico Giorgio, a scrivere questo pezzo e addirittura a dare dei “consigli” alla Federazione. Anche per cercare di stimolare l’azione, in modo da passare dagli intenti programmatici (sicuramente condivisibili) alla fase realizzativa.
    Qualche tempo fa, dr. Baccini, proprio sul suo blog si era iniziato a parlare di un progetto di accordo contrattuale fra la Federazione e i team privati, con l’obiettivo di rafforzarne la collaborazione con la FIT nell’ambito di un quadro giuridico chiaro e condiviso (è il punto n.3 delle mie proposte). Purtroppo non se ne è saputo più nulla. Mi rendo conto che si tratta di processi non semplici e che richiedono tempi lunghi, ma non potrebbe dirci qualcosa di più?
    Con riferimento all’efficacia dell’azione Federale negli ultimi 8 anni, sono il primo a riconoscere che le cose sono migliorate e che si sono fatti passi avanti a livello strutturale. Tuttavia, la strada è ancora lunga.
    Quando posso amo girare per i tornei, anche minori. In questi giorni sono stato a guardare qualche partita del Future al CT Eur, un 10.000 dollari.
    Ebbene, di nuovo, come già tante altre volte in passato, ho visto all’opera almeno 3 nostri giocatori che, con un progetto serio alle spalle (coach, formazione tecnica, sostegno economico, programmazione), avrebbero potuto ottenere molto di più e mirare ad entrare nei primi 100. Mi riferisco in particolare a Leonardo Azzaro, a Daniele Giorgini e a Walter Trusendi. (Ma in Italia ce ne sono tanti altri.) Ora, è vero che ogni paese ha i suoi talenti inespressi, ma la mia sensazione è che in Italia ce ne siano di più. In alcuni casi, (Azzaro e Giorgini) i giocatori ci hanno messo del loro, con una maturazione tardiva a livello umano e con una tardiva acquisizione della mentalità da pro. Ma le faccio il caso di Walter Trusendi, classe 1985. Un ragazzo dal bagaglio tecnico completo, con un ottimo fisico, colpi potenti e buon braccio, che ha il suo tallone d’achille nella fiducia in se stesso: gioca sempre frenato, come se avesse il braccino, soprattutto perché non si è mai confrontato a livelli alti.
    Ma a livello Future, anche così, appare decisamente sottovalutato.
    E del resto, come avrebbe potuto fare di più? Di famiglia non facoltosa, ha completato gli studi superiori alla scuola pubblica, e solo lo scorso anno, a 22 anni, ha trovato il modo di finanziare l’attività agonistica, iniziare a girare per il circuito dei futures e all’estero.
    E’ lecito sospettare che se fin dai 15-16 anni fosse stato seguito in modo professionale e supportato economicamente, il ragazzo avrebbe potuto ottenere molto di più. Ma nè la FIT, né i team privati, sono stati in grado di aiutarlo nel periodo cruciale del suo sviluppo.
    E come lui ce ne sono tanti altri, dr. Baccini, mi creda.
    E’ per questo che ho scritto che l’interazione proficua tra pubblico privato è l’unico modo per assicurare la migliore copertura del territorio e valorizzare i talenti.
    Grazie ancora e buon lavoro.

    A Nikolik e a Stefano.
    E’ vero, abbiamo volutamente omesso il settore femminile. Ma già così l’articolo è venuto spaventosamente lungo (con Ubaldo che giustamente ci dice che pezzi così dispersivi nessuno che non fosse lui ce li pubblicherebbe) e sulle donne ci sono meno polemiche, le cose vanno indubitabilmente piuttosto bene.

    Ad anto, sul discorso Infantino.
    E’ vero, Giannessi e Papasidero, i due ragazzi seguiti da Infantino al CT Eur, non sono dei fenomeni, a mio avviso sono meno dotati di Lopez, Trevisan e Fabbiano. Ma Infantino in quei giorni ha anche allenato a lungo Daniel Lopez, che sembra abbia deciso di tornare ad allenarsi con la FIT, e con Infantino. Mi sembra un’ottima notizia. E d’altronde, dal momento che Trevisan ha ripreso da pochissimo ad allenarsi dopo la mononucleosi, è giusto che si cerchi di beneficiare al massimo della competenza dell’argentino, quando le circostanze lo consentono. E lo sforzo economico sostenuto per Infantino è stato fatto principalmente per inserire Trevisan (e Lopez) nel circuito pro, anziché abbandonarli al loro destino al compimento del 19° anno di età come fece la gestione Galgani con Furlan, Caratti e soci. Mi pare una differenza importante, e una scelta federale che va applaudita.

  22. stefano grazia scrive:

    Anch’io,ubaldo,mi sono commosso come giovanni e ti ringrazio promettendoti presto un altro Riassuntone…Sulla polemica FIT/Tommasi e su chi abbia ragione vorrei aggiungere che non e’ nemmeno questo il punto, chi abbia ragione o no, ma piuttosto che ognuno possa dire la sua senza prendersi dell’ubriaco vaneggiatore isterico dall’altro.Period.

    Roberto e Giorgio: rispondetemi o rispondeteci,visto che altri hanno avanzato la stessa osservazione. Come sarebbe la Classifica contando solo i Top 50 ma sia Maschi che Femmine? (lo so, non e’ un bell’assist da amico…al lavoro, malnati sgherri del padrone Ubaldo!!!)

    Un’altra cosa: Baccini ha giustamente,dal suo punto di vista,citato l’intervista su Tennis Italiano a Binaghi ma forse si e’ dimenticato di citare l’articolo di Piatti sulla stessa rivista (mi sembra a gennaio) quando paragonava Tirrenia a Caldaro e i suoi favori andavano impietosamente a quest’ultimo. Una settimana dopo Piatti abbandonava la Federazione perche’ ,in pratica,non riusciva ad avere tutto e subito.

    Infine si,Marcos…molto materiale per Genitori & Figli…per esempio, sulla FIT e il suo ruolo secondo me si dovrebbero fare alcune considerazioni:
    Come padre di un bambino che gioca a tennis che,dicono, sia anche abbastanza talentuoso, cosa mi aspetto io dalla Federazione? O meglio:
    Cosa mi aspetto,io atleta,dalla mia Federazione?
    Intanto, che cosa mi deve la Federazione?
    Nulla. A me personalmente la Federazione non deve nulla. Non e’ obbligata a darmi nulla. Se mi aiuta, io devo solo ringraziare. Certo, potrei fare il confronto con altre Federazioni e vedere quello che fanno loro ma penso che poi alla fine tutti abbiano I loro problemi con le federazioni (vedi I Rezai e Bartoli in francia) e il fatto e’ che mentre noi pensiamo solo a noi stessi le Federazioni devono pensare a tutti o comunque hanno a che fare con le pretese di tutti.
    No,davvero,intendiamoci: io qui sono d’accordo con Nikolic.
    Quindi io prima di tutto mi aspetterei che la Federazione non mi ponesse i bastoni fra le ruote con regole tipo quella del vincolo che mi lega a un circolo per 4 anni MA che mi facilitasse l’accesso ai campi, me li rendesse disponibili GRATIS in certi orari,propagandasse il mio sport, mi aiutasse a gestirlo nei rapporti con la Scuola, mi mettesse a disposizione centri dove poter andare a confrontarmi con coaches o altri atleti, mi facilitasse (a livello giovanile)la competizione con TORNEI NEI WEEK ENDS,etc etc etc Tutte cose gia’ dette da me,pibla,max,Roberto commentucci,marcos…
    Ma poi se la Federazione non mi deve nulla, che cosa si aspetta da me la Federazione? E perche’ dovrei dargli io qualcosa in cambio se lei prima NON mi ha mai aiutato?
    E’ POSSIBILE ARRIVARE AL TOP SENZA L’AIUTO DELLA PROPRIA FEDERAZIONE O PRIMA O POI SI ARRIVA SEMPRE A UN COMPROMESSO?
    Cioe’ nel momento che mio figlio diventasse sempre piu’ bravo e di interesse nazionale, ecco che se la Federazione vuole vantarsi dei suoi successi qualcosa gli deve dare, o prima o poi (in quest’ultimo caso sarebbe pero’ una frode,prendersi i meriti DOPO)
    Altrimenti nel caso lei si vantasse egualmente dei miei eventuali successi io,atleta, avrei tutto il diritto ad ogni post match conference di incominciare ogni intervista dicendo : “in Italia non mi ha aiutato nessuno, mi hanno allenato I miei genitori, I miei genitori hanno speso una fortuna e mi hanno procuratori coaches e academies straniere,etc etc etc ed e’ grazie a loro,ai genitori e ai coaches delle academies straniere che io sono qui perche’ in Italia nessuno mi ha aiutato,anzi mi hanno spernacchiato quando mio padre scriveva sul blog di ubaldo scanagatta” (SCHERZO!!!!)
    Ma vedo che non lo dice mai nessuno, di nessun paese…si vede che poi alla fine o non e’ vero che la Federazione non ti ha mai aiutato ( oppure comincia ad aiutarti quando sei ricco e famoso contando sul fatto che l’uomo e’ troppo avido per dire no,grazie?)

  23. Enzo Cherici scrive:

    Vero, abbiamo solo 60.000 tesserati. Ma anche questo dato così striminzato dovrebbe portare ad alcune riflessioni. In primis, come mai in un paese di 60 milioni di abitanti uno sport come il tennis, quindi non parliamo con tutto il rispetto di tiro al piattello, non è in grado di produrre più di 60.000 tesserati? È un aspetto a mio avviso non secondario sul quale vi invito a riflettere. Stiamo parlando dell’Italia, un paese economicamente piuttosto avanzato, che potrebbe quindi primeggiare in molti aspetti della vita sportiva, dove tra l’altro il tennis gode anche di una non trascurabile tradizione. Eppure abbiamo un tennista ogni 1000 abitanti. Seconda domanda che mi viene in mente: scusate, ma la Serbia quanti tesserati ha? Francamente non conosco i dati e quindi non mi avventuro in previsioni, ma non credo superi i nostri 60.000. Magari avrà una proporzione di tennisti maggiore rispetto alla popolazione, ma il dato non mi sembra sufficiente a giustificare la presenza di un numero così elevato di top players. Roberto e Giorgio hanno giustamente e doverosamente segnalato i molti progressi effettuati. Ma allo stesso modo hanno fatto anche notare come la strada sia ancora lunga prima di poter dire di essere usciti dal tunnel. Si comincia a vedere luce, ma tocca marciare con gli abbaianti sempre accesi!

  24. Fabio P. scrive:

    Enzo, parli della Serbia .. e’ proprio qui il punto; la Serbia non ha tradizioni e tira fuori 3 campioni.
    Ma, stai tranquillo, poi la Serbia sparisce, come e’ sparita l’Italia, la Germania, la Svezia, la Cecoslovacchia etc etc.
    E la Gran Bretagna ? Hanno Wimbledon … sono forse scemi in Gran Bretagna ?
    Ogni 50 anni tutte queste “piccole nazioni” tireranno fuori un campione, per puro gioco statistico.
    Tocchera’ pure a noi …
    Solo i grossi bacini di utenza hanno avuto, pur con i loro alti e bassi, una continuita’ … USA e, ora, Russia.
    Magari fra un decennio saremmo sommersi di cinesi …
    Unica vera eccezione sembra essere la Spagna …
    E io ti chiedo .. come mai la Spagna non vince mai i mondiali di calcio :-) ?

  25. Marcelus Edberg Wallace scrive:

    Giusto, Enzo, questo è il punto.
    Non mi avventuro mai in analisi delle dinamiche di Federazioni sportive, che mi sfuggono.
    Quello che dico da un po’ è che il tennis, (partendo dai nostri dati di popolazione, tesseramento e capacità economica) in Italia, ha scuola e tradizione scarse, cui si sono aggiunti il calo (fino ad una sola unità) di tornei di richiamo, nonchè il disinteresse progressivo, in proporzione ad altri sport, dei giovani appassionati (in un recente dibattito con/contro Nikolik, dovevo per forza ammettere che su un punto aveva ragione lui, e cioè che per quanto popolare è il tennis nel mondo, in Italia conta effettivamente un numero di seguaci che definirei a dir poco basso).
    Per “scuola e tradizione scarse” intendo quello che ho ripetuto più volte, e cioè incapacità tecnica di formare campioni (ne abbiamo avuti due nella storia, e nessun numero 1, neanche per sbaglio: un motivo ci sarà), aristocraticità ed esclusivismo nella gestione dei luoghi in cui il tennis si pratica, e scarsissima cultura nel nostro Paese dello “sport individuale” rispetto a quello di squadra, con inevitabili conseguenti difetti in termini di approccio mentale dei giovani alla singola partita, e più in generale alla vita del tennista, che è lo sportivo che gira il mondo da solo, si fa la classifica da solo, vince e perde da solo.
    Ricordiamoci che l’Italia primeggia sì in sport individuali, tipo lo sci alpino: ma lì c’è “la squadra nazionale”, si gira tutti insieme, ci sono i “gruppi sportivi militari”, sono tutti contenti se “battiamo gli austriaci”, ecc. Quindi gli inizi agonistici dello sciatore sono diversi. Poi, magari, se arriva un Tomba, la squadra la scarica e si allena da solo.
    Nel tennis Tomba non è mai arrivato. La “scuola tecnica” dello sci italiano è senz’altro superiore a quella del tennis (Thoeni, Tomba, Compagnoni, Kostner, Karbon sono stati e sono numeri 1, in assoluto o di specialità), e bisogna ammetterlo. E (insisto) la psicologia dell’atleta italiano, per condizionamenti e caratteristiche varie, mal si adatta a questo sport di competizione puramente individuale. Forse generalizzo, forse esagero, ma la vedo in questo modo, e i dati non mi danno troppo torto.
    Che cosa può fare una Federazione, in questo quadro? Davvero difficile capirlo. Che i nostri giocatori debbano scappare all’estero fin da giovanissimi sembra una cosa persino troppo facile da consigliare.
    Che il tennis debba “uscire dai circoli” è invece vitale, pena la sua morte.
    Ma qui mi sento scialuppa contro iceberg, e torno ai miei commenti semiseri.
    Fuori il tennis italiano dai circoli. Come si fa?

  26. alenar scrive:

    Grande lavoro, come sempre, di Roberto e Giorgio. Dalle statistiche precise e approfondite sino ai consigli alla federazione, che condivido in pieno.
    Dopo tante discussioni e commenti non mi spiego ancora una cosa: la federazione è responsabile o meno dei risultati dei professionisti di vertice?
    Perchè alla fine non si scappa, si possono fare mille tabelle sul rendimento degli ultimi anni, valutare l’andamento dei circoli e dei club, ma il concetto essenziale è quello.
    Il Coni, di cui la Fit fa parte, valuta le singole federazioni, soprattutto quelle dei cosidetti “sport minori”, in base alla capacità di produrre atleti di interesse olimpico.
    Un sistema che attribuisce un valore alle medaglie e alle finali raggiunte. Contano insomma i piazzamenti tra i primi 8 al mondo: ci si accorge in fretta che questo tipo di piazzamento, paragonabile a un quarto di finale negli Slam o una semi nei MS, è un evento rarissimo per i tennisti nostrani.
    La federazione deve risponderne globalmente, oltre ad avere una diretta conduzione tecnica per le nazionali di Davis e Fed Cup.
    Si è già detto di quanto sia importante avere atleti di vertice per il bene di tutto il movimento: l’effetto traino del famoso campione, che porterebbe sicuramente ad un boom dei tesserati, al di là della buona o cattiva gestione politica dei circoli.
    Quindi mi rimane una curiosità: qualcuno sa se c’è già un programma di preparazione per portare qualche nostro tennista a Pechino?

  27. pibla scrive:

    ….la Spagna non vince mai i Mondiali di Calcio perché non ha mai avuto lo straccio di un allenatore decente a guidarla (Real e Barca sono praticamente sempre e da sempre allenate da stranieri) e gli allenatori spagnoli durante i mondiali fanno scelte da far accapponare la pelle, capaci pure di tenere fuori Raul o di non convocare Guardiola ai suoi tempi, in poche parole gli Spagnoli nel calcio sono motlo indietro e digiuni a livello tattico, ma questo è tutto un altro discorso…..
    PERCHE’ UN PAESE CON 60 MILIONI DI ABITANTI HA SOLO 60.000 PRATICANTI (compresi tutti gli over 30)????????
    Bravissimo Enzo.
    E poi si pensa che il sistema tennis in Italia non potrebbe migliorare????
    E davvero si pensa che il sistema dei circolo così come è strutturatto possa funzionare????
    Ma si ha un’idea di quanti pochi campi da tennis ci sono da noi e di quanti pochi siano i campi pubblici, cioè fuori dai circoli e poi di cosa ci stupiamo????
    E’ la sensazione di tutti che i talenti tennistici inespressi in Italia siano di più e più clamorosi che in altri paesi quali ad es. Spagna o Francia…

  28. Marcelus Edberg Wallace scrive:

    Esatto, Pibla. Esatto.

  29. Giovanni da Roussillon scrive:

    Chiedo perdono se m’inserisco da profano.
    Soltanto per far notare che il tema di ricerca delle cause affrontato richiede si tenga conto di moltissime variabili, tra le quali in pratica nessuna è di peso preponderante. Tutte, nel mix, lo sono; ed in modo diverso nel tempo e tra loro. Si tratterebbe allora di comprendere le relazioni fra questa miriade di fattori.
    Nazioni economicamente avanzate (la Russia di pochi anni fa?), l’effettivo della popolazione (il qualche milione di svizzeri?), le motivazioni dei più disagiati (col passaporto a Montecarlo?), l’Organizzazione delle Federazioni (che produce la Germania?), ecc.
    A mio parere gli autori dell’articolo hanno gettato molto bene, con rigore, le basi per approfondire. Il titolo vale già anche gran parte del costrutto. Sono molto interessato a seguirvi nello sviluppo di un modello di comprensione dall’architettura difficile, e complesso quanto invitante all’indagine.

  30. Nikolik scrive:

    L’articolo di Roberto, però, non si è limitato all’analisi della realtà tennistica nazionale ma ha anche avuto il merito di proporre tre obiettivi che la Federtennis dovrebbe perseguire.
    Essenzialmente, i tre punti suggeriti da Roberto, riassumendo e semplificando, hanno in comune l’intento di migliorare l’efficienza ed il sostegno ai team privati, migliorare il rapporto con i collaboratori esterni e rendere meno burocratico il rapporto con i tecnici ed i giovani talenti e le loro famiglie.
    Ragazzi, se non ci confrontiamo sui tre obiettivi indicati da Roberto, lasciamo languire un dibattito che, invece, appare decisivo per noi appassionati italiani.
    I tre obiettivi di Roberto incontrano delle difficoltà giuridiche che, purtroppo, giudico, da vecchio leguleio federale, quasi insormontabili.
    Ogni federazione sportiva, giuridicamente, altro non è che un’associazione non riconosciuta.
    Nonostante ciò, e, quindi, nonostante la sua natura giuridica di ente privato totalmente libero, ogni federazione sportiva, secondo la giurisprudenza, poiché gestisce comunque il denaro di una generalità indistinta di soggetti, cioè i tesserati, soggiace comunque alla normativa di controllo pubblicistica (ad esempio, al controllo anche della Corte dei Conti), anche perchè opera in regime di esclusiva nello sport di pertinenza.
    Ad esempio: nonostante la federazione (qualunque federazione) sia una semplicissima associazione non riconosciuta, le delibere del Consiglio Federale sono considerati veri e proprio atti amministrativi, tanto che esse possono essere impugnate dinanzi al TAR. Questo è solo un esempio, per dire che la natura di ogni federazione è assolutamente privata ma i suoi atti sono comunque considerati pubblici ed aventi natura pubblicistica.
    Si è già capito ciò che voglio dire: è assolutamente impossibile, per una federazione sportiva, in Italia, andare dal team privato, o Accademia, o circolo, o tecnico, o maestro, o chiamatelo come vi pare, e dargli anche solo 100 lire di sovvenzione, perché, in tal caso, il denaro pubblico (si è detto che così viene considerato quello dei tesserati) viene considerato come illecitamente regalato ad un privato, cosa che, chiaramente, a meno di non incorrere in vari reati (abuso d’ufficio, ad esempio, ma anche altri), non è consentita.
    Ogni 100 lire che la federazione (qualunque federazione) spende, deve avere una giustificazione estremamente pratica e reale, non si può per nulla dire: sovvenziono quel circolo, quell’accademia, perchè spero che un damani esca un top 100.
    La federazione può gratificare un circolo, ad esempio, come premio per determinati risultati; ma assolutamente non può interferire, addirittura economicamente, a vantaggio di società e circoli privati.
    Ognuno di voi può andare a leggere i primi articoli dello Statuto della FIT per rendersi conto che non sono assolutamente consentiti (si veda l’art. 2) pagamenti costanti a favore di privati, pur nell’interesse del tennis.
    Mi ricordo del problema del fisioterapista di Trevisan agli US open, tanto per fare un’esempio.
    Temo che dobbiate imparare a pensare anche giuridicamente, se vogliamo creare un dibattito approfondito: immagino che questo fisioterapista volesse, come tutti, essere pagato per lavorare.
    Ebbene, chi lo paga? la Federazione? Trevisan giocava un torneo individuale, come si poteva giustificare una spesa per un atleta libero professionista? Può, secondo voi, una federazione pagare un professionista ad un privato? Pagare un fisioterapista ad un atleta che non disputava una gara con la maglia della nazionale?
    A voi sembreranno problemi da poco, ma io sono un uomo molto pratico e questi problemi li ho sempre avuti, si tratta di piccoli-grandi problemi pratici, che non si risolvono facilmente.
    Ad esempio, si è parlato del prestito d’onore: se non sbaglio, la federazione riesce a farlo passare come forma di sostegno ad atleti di interesse olimpico, che è consentito dalla legge; in ogni caso, la federazione può farlo, perchè, comunque, si tratta di un prestito, cioè di denaro che dovrà essere restituito dall’atleta. La questione, però, so che è stata a lungo studiata, per non incorrere in problemi.
    Questo per dirvi che ogni cento lire che escono dalla federazione devono avere giustificazione estremamente attuale, concreta e reale, non è consentita una generica sovvenzione al movimento tennistico, al circolo meritorio, al futuro, al progetto, ecc.
    Non sarà facile, non sarà facile.

  31. Marcelus Edberg Wallace scrive:

    Certo Nikolik, tu parli giustamente di Federazione, e sei meno scialuppa contro iceberg, molto meno di me.
    Io parlo di tennis fuori dai circoli, il che vuol dire interventi pubblici nella gestione di impianti sportivi, e una Federazione che non sia più solo espressione di “associazioni non riconosciute”, che a volte assomigliano tanto, specie in provincia, a “srl unipersonali”.
    Tu ti muovi dall’interno di una realtà (ed è giusto, per carità).
    Io credo che quella realtà sia la morte del tennis italiano, e vorrei cambiarla, perchè credo che dall’interno, come tu stesso in parte riconosci, ci siano solo posizioni conservative e difficilmente modificabili, e ogni volta che ci sono proposte (vedi quelle di Roberto) si tende sempre a rispondere che non sono attuabili.
    Di solito, se succede così, il sistema è chiuso. Non si va avanti.
    Fuori il tennis italiano dai circoli. Non è uno slogan utopistico. E’ politica sportiva. Implica un pochino di statalismo, che non è però diverso rispetto alle sovvenzioni alle academies, (e forse più “accettabile” all’esterno), nonchè un pò di soldi da stanziare.
    Ridete? In Italia oggi, c’è ben altro da stanziare, altro che tennis, dite voi.
    Questi discorsi però mi sono sempre suonati strani, e non mi convincono.
    Comunque, nel tessuto sociale, che il sistema dei circoli sia la fine del nostro sport è di evidenza palmare.
    E meno male che non siamo appassionati di golf.

  32. andrew scrive:

    …non sei il solo a pensarla così, Marcellus…

    purtroppo dobbiamo riprenderci il tennis e sarà una lotta dura…

  33. Giorgio Spalluto scrive:

    Eccovi la classifica ristretta ai primi 50 giocatori del ranking maschile e femminile, aggiornato al 03/03/08. Chiaramente queste classifiche premiano oltremodo alcune nazioni che in questo momento godono dell’exploit, magari solo momentaneo, di alcuni giocatori.
    Il criterio in questo caso è stato quello di assegnare 50 punti al numero 1 del ranking, 49 al secondo e così via (tra parentesi trovate il numero dei Top 50 per nazione)

    TOP 50 UOMINI

    1 ESP 251 (8)
    2 FRA 161 (8)
    3 ARG 139 (6)
    4 RUS 117 (4)
    5 USA 87 (2)
    6 SUI 68 (2)
    7 CRO 66 (3)
    8 CZE 63 (2)
    9 SRB 59 (2)
    10 GER 43 (3)
    11 GBR 40 (1)
    12 ITA 39 (3)
    13 CHI 38 (1)
    14 CYP 34 (1)
    15 AUS 27 (1)
    16 FIN 25 (1)
    17 SWE 13 (1)
    18 BEL 5 (1)

    Top 50 DONNE

    1 RUS 311 (9)
    2 FRA 134 (6)
    3 USA 99 (3)
    4 SRB 96 (2)
    5 ITA 73 (4)
    6 SVK 54 (2)
    7 UKR 53 (3)
    8 BEL 50 (1)
    9 CZE 50 (2)
    10 SUI 39 (1)
    11 AUT 37 (2)
    12 ISR 34 (1)
    13 HUN 33 (1)
    14 BLR 33 (2)
    15 POL 32 (1)
    16 CHN 28 (1)
    17 SLO 26 (1)
    18 ESP 20 (1)
    19 IND 19 (1)
    20 NED 18 (1)
    21 GRE 14 (1)
    22 JPN 13 (2)
    23 DEN 5 (1)
    24 ARG 4 (1)

    TOP 50 COMBINATA

    1 RUS 428
    2 FRA 295
    3 ESP 271
    4 USA 186
    5 SRB 155
    6 ARG 143
    7 CZE 113
    8 ITA 112
    9 SUI 107
    10 CRO 66
    11 BEL 55
    12 SVK 54
    13 UKR 53
    14 GER 43
    15 GBR 40
    16 CHI 38
    17 AUT 37
    18 ISR 34
    19 CYP 34
    20 HUN 33
    21 BLR 33
    22 POL 32
    23 CHN 28
    24 AUS 27
    25 SLO 26
    26 FIN 25
    27 IND 19
    28 NED 18
    29 GRE 14
    30 JPN 13
    31 SWE 13
    32 DEN 5

    Mi pare importante sottolineare come nel tennis ci siano 32 nazioni che possono vantare almeno un esponente nei Top 50, a dimostrazione di un livello di competitività difficilmente riscontrabile in altri sport

  34. giancarlo scrive:

    credo che compito principale di una federazione sia quello di migliorare l’attività di base, ovvero quella praticata nei circoli.
    Ma quando qualcuno ha chiesto alla FIT come spende (o meglio investe) i soldi che spreme (sì, spreme, perchè OBBLIGA i Circoli a tesserare anche i soci frequentatori, facendo sottoscrivere dichiarazioni che legalmente sono forzature obbligate, pena la non affiliazione), la FIT ben si guarda dal pubblicarle (alla faccia della trasparenza).
    Abbiamo campionati a squadre che non vengono portati a termine, a dispetto degli investimenti dei Circoli, un calendario tornei(nazionale e regionale) mancante di una minima programmazione ed organizzazione logistica e geografica ( e tutti sanno quanto costa organizzare un torneo open e quanto è faticoso trovare sponsor), un settore arbitrale (ma esiste ancora?) a dir poco carente a tutti i livelli oltre che terreno di ricatti politici (che schifo!), un’attività amatoriale (4^ cat. e veterani) utili solo alla raccolta di tasse federali (oltre il 70% di tutti gli incassi della FIT).
    Corsi per istruttori e maestri FIT finalizzati solo alla raccolta di soldi (avete visto quanto costano a chi li frequenta? € 300 per istruttori di 1° grado, € 750 per i Maestri, tutta gente che è già istruttore UISP o PTR e che lavora anche senza titoli FIT))
    Proviamo TUTTI a chiedere più trasparenza alla FIT, a pubblicare i verbali dei Consigli Direttivi (nazionali e regionali), molti non sanno nemmeno cosa sono! Sono soldi nostri ed abbiamo il sacrosanto diritto di sapere come vengono spesi, altrimenti è appropriazione indebita, roba da tribunale.
    Naturalmente con il silenzio del CONI che è solo capace di lamentarsi quando il governo non mantiene le promesse economiche!
    Le discussioni sui giocatori ATP w WTA servono solo a nascondere tutto il resto. E a noi interessa eccome tutto il resto:
    Binaghi e c. fuori i dati oppure fuori dalle scatole!

  35. pedro scrive:

    Grande giancarlo.
    Ha centrato il problema.
    Manca la trasparenza.
    Mancano le cifre dei contratti, delle collaborazioni, dei consulenti, degli sponsor, di Tirrenia, dei Pia, ecc. ecc.
    Senza polemiche, ma una Fit seria comunica attraverso gli organi di informazione ufficiale tutti i costi piu’ significativi.

  36. andrew scrive:

    …voi che avete circoli…

    provate a fare le stesse cose che chiedete alla FIT con i vostri soci…

    oppure aderite alla FIV…

  37. stefano grazia scrive:

    Grande Giorgio: quindi fra i maschi l’italia e’ in 12esima posizione considerando i Top 50 e quindi … arriva al massimo agli OTTAVI. Arrivare agli Ottavi di un grande Torneo e’ in effetti considerato un risultato di grande prestigio ma agli occhi della Plebe passa quasi inosservato. Nelle Donne siamo messi meglio, quinti.Ma nei Quarti o negli Ottavi di uno Slam ci arriviamo comunque di rado perche’ la nostra classifica e’ fatta comunque con l’assommarsi di posizioni di rincalzo (nessun top 20). Forse bisognerebbe dare 5 punti per un Top 10, 3 punti per un 11-20 e 1 punto per 21-50…. In questo caso forse la classifica rispecchierebbe maggiormente i valori…Il problema comunque e’ che ci sono e ci sono stati giocatorui che pur veleggiando oltre la 20esima posizione sono potenzialmente dei VINCENTI (dai giovani in ascesa come Tsonga ,Tursunov,Wawrinka ai Vecchi Leoni come Hewitt o Safin per non parlare di Stepanek o Karlovic o0 Robredoi…Non so se e’ disfattismo ma mi sembrano comunque giocatori piu’ vincenti di Starace e Volandri (a cui biosogna comunque togliersi il cappello: loro si son fatti il mazzo, loro ci sono arrivati fin li’: bravi,zitti e mosca)
    Copio e incollo:
    Piuttosto mi e’ arrivato,qui in Africa, Tennis italiano e vi ho letto la lunghissima lettera di Pistolesi al Direttore sui rapporti fra stampa,giocatori e FIT…ne avevamo gia’ parlato,di Pistolesi che pure stimo per i suoi articoli, che si adirava forse per eccesso di permalos…aggine? ita’?,boh,quella roba li’, e forse ne avete gia’ discusso, di questa lettera…Viene citato il Blog di Ubaldo ma mi e’ sembrato di cogliere fra le righe che i rapporti di Pistol con Ubs non siano dei migliori e che lui un po’ tutto sommato ce l’avesse col blog…magari con un altro blog?

Scrivi un commento