Bambini prodigio con racchetta
Cercansi fenomeni di 4 anni

In Tribuna d’onore ospiterò articoli e commenti di llustri colleghi che vogliano onorarmi del loro contributo. E, in avvenire, previa approvazione del comitato di direzione di questo blog, anche di voi lettori. La tribuna si apre (anche ai vostri commenti) con
STEFANO SEMERARO
(condirettore di Matchpoint, collaboratore de La Stampa)
“Anche i nani incominciano da piccoli” è il titolo di un vecchio film di Werner Herzog, terrore dei cineforum anni 70. Ma piccoli, poi, cosa vuol dire? Un anno, due? Tre? Jan Silva ha quattro anni, gioca a tennis e sembra un nano giovanissimo. Gesti adulti, corpo da bambolotto. Nel marzo scorso sua madre, Mia Maatinen, insegnante di tennis al Gold River Racquet Club di Sacramento, lo ha portato a palleggiare sui campi di Indian Wells, durante il torneo Atp, sperando che qualcuno notasse il talento circense del baby. Le è andata bene. A mettere gli occhi su Jan sono stati Marcos Baghdatis, il finalista degli ultimi Australian Open, e il suo allenatore. Ne hanno parlato con Patrick Mouratoglou, il titolare dell’omonima accademia francese dove Marcos il cipriota è cresciuto tennisticamente, e il boss si è fatto convincere ad incontrare Jan e i suoi genitori. Un’ora e mezzo di chiacchiere e palleggi è bastata a convincerlo. Una firmina, e Jan, papà Scott, Mia, i fratelli Jasmin e Kadin ad agosto hanno fatto le valigie. Destinazione la campagna florida di Yvelines, comune di Thiverval-Grignon, vicino Versailles, alle porte di Parigi. Lì Mouratoglou, tennista mancato e figlio dell’ex direttore dell’ente francese per le energie alternative, tiene la sua accademia. E’ stato Baghdatis, che sbarcò in Francia giovanissimo, indirizzato al tennis dal solito padre malato di sport, a renderla famosa. Ci è transitata anche l’indiana Sania Mirza e ora si allena lì Camilla Giorgi, stellina italiana quattordicenne. Una fabbrica di talenti che si va affollando di operai-infanti. Insieme a Jan, ad esempio, c’è Quentin Folliot, anni 7, figlio di un insegnante di matematica, Benjamin, che si è fatto convincere ad affidare i teneri dritti del figlio all’accademia dopo una corte durata mesi. I ragazzi sono filmati quasi ogni giorno da telecamere che minacciano di trasformare allenamenti, risa e pianti dei bimbetti nell’ennesimo reality-show. Futuri copioni di successo o una grande bottega di piccoli orrori?
“Chi pensa che io sia un mostro è ipocrita o male informato”, replica secco Mouratoglou. “A me interessa formare giocatori di alto livello. E per arrivare all’alto livello bisogna cominciare presto. Molto presto”. Difficile dargli torto. Quelle di Agassi, della Graf, della Capriati, della Seles, di Martina Hingis, Maria Sharapova e altri fuoriclasse del tennis sono fatte degli stessi ingredienti. Genitori visionari o fanatici (spesso tutte due le cose insieme, come nel caso di Damir Dokic, padre di Jelena), infanzie cancellate dagli allenamenti, sacrifici enormi. Agassi osservava palline già nella culla. Aravane Rezai, francesina di famiglia iraniana, si faceva la pipì nelle culottes gelando sul sedile posteriore della moto di papà per arrivare ai tornei. La Sharapova ha dovuto lasciare mamma e patria a sette anni per emigrare negli States chez Bollettieri. Il padre di tutte le accademie che però rifiuta i cuccioli non ancora svezzati. “Quella compresa fra i 4 e i 7 anni”, ha spiegato a Le Monde Claire Carriere, psicologa dello sport, “è l’età davvero formativa, in cui ci struttura”. Se si vuole progettare un campione non c’è tempo da perdere. A costo di edificare fallimenti penosi. “A decidere sono sempre i genitori”, continua Mouratoglou, che non ha preso benissimo la decisione dei Silva di far apparire il piccolo Jan allo show di EllenDe Generes, in America, lo scorso ottobre. “Quindi se qualcuno va criticato sono loro, non io. Ma è tutto l’alto livello dello sport che è una follia. Tutto è eccessivo, anche i genitori. Ma lo fanno perché vogliono riuscire. Come me. Non li condanno, non ci trovo nulla di criminale. Da noi questi bambini hanno una chance di diventare forti, anche se va evitato che diventino fenomeni da baraccone”. Unica regola inderogabile: nessun maltrattamento, e niente doping. Il minimo, parrebbe. Non tutte le follie sono però prevedibili. Qualche mese fa il padre di Valentine Fauviau, un sedicenne che si allenava da Mouratoglou, è stato condannato a otto anni per aver avvelenato un avversario del figlio. “All’accademia i bambini sono seguiti perfettamente sotto il profilo medico”, assicura l’osteopata François Teissedre Dalou. “Al minimo accenno di dolore, li fermiano”. Al netto dei facili moralismi qualche dubbio resta. “E’ vero che sei vuoi diventare un numero uno, specie in campo femminile, devi iniziare a 4, 5 anni”, conferma Daniel Panajotti, il coach che ha portato Francesca Schiavone a un passo delle top-ten e che ora sta seguendo seguendo, fra le altre, la dodicenne Martina Parmigiani. “Tutte le più forti, la Clijsters, la Hingis, la Henin, la Graf, hanno iniziato a quell’età. Martina si allena con me da cinque anni, ora la porterò per una settimana in Belgio ad allenarsi con la Henin e il suo coach Carlos Rodriguez. A meno di casi estremi, però, sono contrario a sradicare un bambino così giovane dal suo paese e dal suo ambiente. Conosco gente che ha speso 200 mila dollari solo per fare del proprio figlio un bravo terza categoria. Non ne vale la pena, anche perché noi conosciamo solo le poche storie di chi ha avuto successo, non le tantissime di chi ha fallito”.
I Silva la pensano diversamente. Jan a casa palleggiava contro il poster di James Blake appeso alla porta della sua cameretta, e nel cassetto teneva un bavaglino preziosissimo, autografato dall’altro suo idolo, Andre Agassi, quando Jan aveva appena sei mesi.
A Yvelines fa già una vita da mini-professionista. Si alza alle 8, alle nove gioca un’ora con Mouratoglou, poi passa nelle mani del preparatore atletico, dell’ortopedico e del nutrizionista. Si allena con ragazzi di 8 anni, impugnando una Roger Federer 26 junior appositamente bilanciata. “Jan sta vivendo il sogno di tutti i ragazzini del mondo”, dice mamma Mia. “Sono sicura che sfonderà”. Mouratoglou, che nell’accademia ha investito quasi 10 milioni di dollari in dieci anni, pensa a pagare quasi tutti i conti di Jan e degli altri pensionanti - fra i 40 mila e i 100 mila euro all’anno -, a volte anche quelli delle famiglie. Cosa ci guadagna? Sui contratti c’è scritto che il 25 per cento dei proventi pubblicitari futuri, per un minimo di dieci anni, e il 10 per cento dei montepremi vinti nei tornei spettano a lui. Ma se il cucciolo decide di mollare, nauseato dal tennis, nessuna penale è prevista. “Una scommessa un po’ folle”, sorride Mouratoglou. Come tutte le scommesse di alto livello.
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articolo pubblicato su La Stampa il 27 novembre 2006, pubblicazione concessa dall’autore.
29 Novembre 2006 alle 12:24
Innanzitutto carissimo Ubaldo, ti vorrei fare i complimenti per la bellissima iniziativa che hai partorito, un blog del genere nel panorama tennistico italiano mancava. Ti ho sempre seguito ed apprezzato per i tuoi interventi sempre arguti e talvolta giustamente polemici. Purtroppo sei nato in Italia, ed è sempre difficile essere profeti in patria. Non mi perdo un articolo del tuo blog, ed oggi ho sentito l’esigenza di scriverti in quanto mi sento parte in causa. Sono papà di un bambino di 4 anni, e in un prossimo futuro vorrei che si cimentasse o quanto meno provasse questo stupendo sport. Si lo sò, decidere per il proprio figlio è sempre un discorso egoistico, ma cosa vuoi che ti dica, se sono appassionato di tennis, non lo porterò certo a sciare. Ho iniziato a sondare il terreno con alcuni maestri, (ndr risiedo a Brescia), tutti mi hanno detto, che benissimo farlo giochicchiare con gli altri bambini è una cosa utile e didattica, ma pensare minimamente un giorno di farlo giocare o quantomeno tentare la strada del professionismo, è semplicemente da pazzi. Praticamente o sei milionario oppure se sei un semplice impiegato, ossia una persona non facoltosa, è meglio fargli subito cambiare disciplina sportiva. Ma io scusa non riesco a capire una cosa, e ti prego di spiegarmela, nei top 100 uomini troviamo argentini, i quali non dovrebbero allora giocare, essendo stati travolti dalla crisi economica del loro paese, cileni, russi, ucraini, i ns cugini poveri spagnoli, e qualche sparuto italiano. Non vorrai dirmi che tutti questi sono figli di milionari…………….purtroppo il ns sistema italiano non aiuta, o giochi a calcio o giochi a calcio.L’allenatore francese, che ha fatto firmare il contratto capestro, paradossalmente, fà bene, vede questi bambini come un titolo azionario, li acquista quando il loro valore è nullo, e li rivende e ne ottiene i dividendi quando sono esplosi, con tutti i rischi annessi e connessi. Comunque ancora complimenti ed un grosso saluto, cordialmente Anto
29 Novembre 2006 alle 12:30
certo che se per sfondare nel tennis è necessario sfondare le famiglie, allora i prossimi campioni saranno probabilmente figli di genitori irresponsabili. qualche esempio eclatante già si conosce.
obbligare un bambino a seguire una vita da professionista, fin dai primi anni della sua vita, magari sradicandolo dal suo ambiente e dalla sua famiglia, significa non avere un gran rispetto per il senso di responsabilità che dovrebbe guidare ogni genitore.
le famiglie che si indebitano per spingere il figlio a diventare un campione dovrebbero sapere che se il figlio, poi, diventa solo un buon terza categoria, non solo sperperano danari, magari a costo di sacrifici spaventosi, ma anche decidono di affidare alla responsabilità di un bambino le sorti di una famiglia intera: questo è un peso insopportabile per un bambino e, soprattutto, per quel bambino cresciuto. per tutta la vita si sentirà un fallito in debito con la famiglia.
io penso diversamente: se il bimbo promette bene, faccia il suo classico percorso a scuola tennis, senza muoversi dalla famiglia; primi corsi, pre agonistica e agonistica: poi si vede. se il suo tennis merita (ormai ha 12/13 anni), i genitori possono scegliere, assieme al ragazzo, di impegnarsi maggiormente: potrà così diventare un buon terza categoria, seconda o prima, oppure potrà entrare tra i primi 100, chi può saperlo!
i risultati che otterrà non saranno frutto di una folle rincorsa iniziata quando il bimbo ha 4 anni, ma solo del suo tennis; il ragazzo così cresciuto non sentirà mai il peso di una famiglia sulle spalle e la necessità di doversi sdebitare a tutti i costi (compreso doping) con il babbo, per i soldi spesi.
è assai probabile che un tennista cresciuto “umanamente” non diventi un campione acclamato: io sono tra quelli, però, che preferirebbe avere un figlio equilibrato, ottimo tennista, di media cultura (eh sì…quelli che iniziano il vortice a 4 anni, quanto riescono a studiare e a leggere?), piuttosto che un automa, che tira mine di dritto e rovescio in serie B, frustrato a vita per non essere diventato Federer.
in serie B, o A o anche nei primi 100 si può arrivare con un percorso diverso da quello che impegna un bimbo di 4/5 anni a ritmi quasi impossibili anche per le persone adulte. naturalmente i sacrifici sono grandi lo stesso: ma, almeno, non si sacrifica l’equilibrio mentale di una persona.
in questo senso, ubaldo, ti chiedo di approfondire la crescita tennistica di Gasquet, se riesci…mi sono fatto l’idea che il francese abbia seguito un percorso accessibile a tutti quelli dotati di buon talento, senza clamorose forzature.
ciao!
marcos
1 Dicembre 2006 alle 13:51
Quasi tutto condivisibile, Marcos (ma le maiuscole, disgraziato, non me le metti mai?!). Mi becchi in un momento in cui all’argomento sono ipersensibile. Mio figlio, 16 anni e ottimo studente di liceo classico, ha una passione insana per il tennis (dovuta all’aria che respira…sebbene mia moglie, cui del tennis non frega niente, apra sempre la finestra per farne entrare di più sana…) e se fino ad ora si è diviso fra le due attività, se dipendesse da lui e basta giocherebbe più a tennis e studierebbe meno (cosa che non gli abbiamo mai consentito e abbiamo sempre escluso).
Tant’è che _ è soltanto D1 e ha fatto pochissimi tornei, mai d’inverno, qualcuno in estate ma non più di cinque o sei perché l’ho mandato per 3 estati da solo in America, con la scusa del tennis (la sola che avrebbe accettato), a imparare l’inglese. Da ottobre, per ottimizzare i tempi di allenamento, e dietro sua richiesta (che facevo fatica a respingere perché ha tutti 8 a scuola e lui osservava che tutti i suoi amici del Tennis Matchball fanno scuole più leggere, licei sportivi da tre ore al giorno, piuttosto che “linguistici” o alberghiere) avendo lui trovato un maestro brasiliano molto bravo e stimolante, si allena da solo con lui. Beh, in un paio di mesi ha fatto progressi tali che nemmeno il maestro crede ai suoi occhi. E io stesso, che l’ho sempre considerato _ tanto non mi legge…_ non particolarmente predisposto, devo dire che mi ha meravigliato. Un poco credo di intendermene. Detto questo nessuna illusione. Solo che il maestro _ oggi si dice coach _ dal nome importante, Santana, proprio ieri mi ha detto che Giancarlo si impegna così tanto, si sente così responsabilizzato nel conciliare scuola e tennis che non avendo un’ora libera, dovendo programmarsi al minuto allenamenti, palestra, studi (talvolta anche dpo cena per recuperare), lo vede iperteso. “E questo _mi ha detto con una sensibilità rara, e che ha fatto dire a mia moglie :”Lo dicevo io…questo ragazzo non sorride più, non gioca più, “ _ non giova nemmeno al suo tennis che deve essere anche spensieratezza, gioia, relax. Giancarlo regge ora scambi di 30-40 palleggi impensabili come ritmo e potenza poco tempo fa e se alla fine sbaglia invece di essere felice dei progressi che ha fatto è furibondo con se stesso per l’errore finale… Nessuno può garantirgli un avvenire sicuro nel tennis, ne riesce uno su mille e con la testa che ha nel lavoro quasi certamente ha molte chances di ottima riuscita. Dove si va a finire con questo progetto se fra un po’ lui sentirà il bisogno di misurare i suoi progressi con i tornei? Potrà saltare un mese di scuola al classico? E quest’estate, o l’anno prossimo, vuol giocare a Firenze e dintorni o cercare la strada dei tornei anche fuori, non dico in Sud America però…? Oggi lui non può fare una vita normale con cinque allenamenti di tre ore alla settimana (per recuperare quelli che di ore ne fanno cinque). E dovrebbe invece avere il tempo anche per avere, prima o poi, una fidanzata…che gli farebbe bene! Ma così non ha sfoghi, non ha vita sociale…altro che tempo per incontrare una fidanzata. Esce da scuola e scappa a casa o per studiare subito o per allenarsi e studiare dopo…nessuno può reggere a lungo così. E lo dico contro il mio interesse, pensando a lui come se fosse mio figlio proprio perché vedo che ci dà dentro come più non potrebbe, anzi vorrebbe aumentare i carichi di lavoro in palestra. Io invece dico che deve rallentare, altrimenti prima o poi scoppia”
Non vi dico lo sgomento generale, l’aria da cane bastonato di mio figlio. Purtroppo temo che mia moglie prima, e il maestro poi (che pure ha molta più fiducia, adesso, nel potenziale di Giancarlo) abbiano pienamente ragione: arriva un momento in cui bisogna scegliere e ritardarlo, come dice lui, serve solo ad innescare una bomba, a creare aspettative maggiori, a innescare sensi di inevitabile frustrazione più tardi.
Insomma il messaggio è (per le conseguenze che potrebbe avere) drammatico. Onestamente, poiché non mi pare nemmeno giusto dire a Giancarlo che molli tutto (e non lo farebbe), l’unica è …continuare a ripetergli (come ho sempre fatto) che non deve pensare a Wimbledon (anche se per lui è il sogno da quando aveva 5 anni e mi ci vedeva andare, quando non è addirittura venuto con me in tempi più recenti), ma semmai a diventare (forse…forse, non è detto) un discreto B, di modo che se un domani gli prendesse l’uzzo di andare a frequentare un college americano potrebbe magari ottenere una borsa di studio come presi io nel ’73 quando, campione universitario (in singolare e doppio) ed italiano (peraltro in doppio), fui invitato a giocare da 6 diversi colleges americani. Ci andai, mi divertii, feci una bell’esperienza (esempio quella vittoria su Loyo Mayo che hai visto su questo blog), imparai l’inglese, cominciai a scrivere reportages sulla vita universitaria americana …e quella è poi diventata la mia professione. Per finire, spero che tanti genitori leggano questa storia, mi facciano conoscere le loro esperienze, mi diano magari dei consigli …fermo restando che mi sono dilungato così tanto sull’argomento un po’ perché lo sento molto e un po’ perché sono sull’aereo che mi porta a Mosca per la finale di Coppa Davis (insieme alla squadra femminile di hockey su prato indoor del Mori Villafranca, campione d’Italia, che va a sfidare squadre russe e bielorusse) ed ho avuto quindi più tempo del solito. Per finire…Gasquet. Il padre fa il maestro di tennis (è già una partenza particolare). Anche in Italia molti dei ragazzi più promettenti sono figli di maestri di tennis. Hanno altre facilitazioni da bambini, e forse anche altre aspirazioni. I genitori trovano perfettamente normale che il loro figlio consacri tutto se stesso all’obiettivo di diventare un professionista. Nel peggiore dei casi un professionista come il padre. Quel che dice tu, Marcos, a proposito di un figlio equilibrato, di media cultura, buon studente, non corrisponde alla tipologia di un Gasquet, ma nemmeno di un Della Tommasina, di un Papasidero, di un Fabbiano e di un Trevisan per citare alcuni dei coetanei più promettenti di Giancarlo (che, sia chiaro, gioca assai peggio, ma ha anche giocato un terzo di quei ragazzi…). Questo Gasquet era un ragazzino che a 9 anni era sulla copertina di Tennis Magazine. Dubbi sulla scelta da fare non li ha mai avuti, anche se il padre prima se lo è tenuto intelligentemente stretto a casa (fino a 12-13-14 anni, non ricordo bene, ma cito a memoria, anche se il suo livello di gioco ha fatto sì che già allora andasse a disputare gare internazionali a giro per tutto il mondo) per poi accettare di mandarlo al centro tecnico di Parigi, al Roland Garros. Ma, insomma, il tennis è sempre stata la sua prima priorità. A vedere Gasquet, con quel po’ po’ di rovescio, si capisce subito che ha un talento smisurato. Quindi, se vogliamo e date le premesse di cui sopra, è stata una scelta quasi inevitabile. Però, attenzione: tanti giocatori arrivati anche molto in alto, intendo fra i primi 100 del mondo, italiani e non, il talento di Gasquet nemmeno se lo sognavano. Eppure sono arrivati, magari a 25 anni, anziché a 18-19, però ce l’hanno fatta. Quindi…mah, ditemi voi, adesso. Fate vedere questo blog ai tanti genitori che passano ore e ore tutti i giorni per portare i loro figli a questa o quell’Accademia, e dite loro che scrivano qui, propongano, discutano…la porta è aperta.
ubs
2 Dicembre 2006 alle 11:39
cari Ubaldo e Marcos,ho appena finito di leggere i vostri magnifici articoli e spinto dal mio voler far sapere mi accingo a dare una mia verità. Sono il papà di un giovane tennista italiano sul quale in molti hanno puntato per gli anni a venire, forse avranno ragione (io lo auguro sopratutto a mio figlio)forse sarà solo una illusione lontana.La cosa di cui sono profondamente deluso è sopratutto la questione scuola,io come tanti genitori ,ho dovuto fare una scelta dovuta e sulla pelle di un ragazzo di 15 anni.scelta a me e mia moglie dolorosissima,in quanto voi ben sapete come è stutturata e organizzata la scuola superiore privata,cioè …..malissimo.Questi ragazzi crescono con una cultura assai approssimativa e la cosa che mi terrorizza di più è come affronterà il domani se col tennis fallisse. Parlo da padre ,anche se dal mio punto di vista ,forse è più facile vedere le cose per aiutare un domani mio figlio.Sono un imprenditore e vedo le cose da una certa ottica personale,ma ci sono figli tennisti che forse non hanno la fortuna che può avere il mio e la cosa diventa molto preoccupante.Ho dato una data ben precisa al mio ragazzo ,insieme abbiamo fissato il traguardo delle sue performance a 22 anni,ho dovuto imporre il mio aut-aut,se a quella età fosse ancora lontano da quelli che erano i suoi e i nostri obbiettivi,bè allora non rimane che ….provare a vedere cosa da grande riuscirà a fare,e cioè in poche parole riprendere la scuola e laurearsi per affrontare la vita in maniera più concreta che adesso,vita fatta di campi rossi,aereoporti e partite.Anche io come molti ho fatto sbagli grossolani (scuola in primis),,ma le scelte erano veramente poche e molto obbligate,e credo che la frase : ” il mestiere più difficile del mondo è fare il genitore”,sia la cosa più sensata che abbia mai letto.
ciao fulvio
2 Dicembre 2006 alle 17:00
Caro Fulvio, spero che tu non te la sia presa a male se ti ho individuato, dalla e.mail, come il papà di Fabio Fognini (e ricordo anche di averti incontrato a suo tempo). Scusami se non ti rispèondo adesso per esteso. Sono a Mosca e parecchio indaffarato. Ma lo farò al mio ritorno a Firenze, e spero che la tua testimonianza ne stimoli intanto altre. cari saluti e forza Fabio
Ubs
2 Dicembre 2006 alle 22:34
Caro Ubaldo,
benvenuto nel mondo di internet !
Sono un collaboratore di alcuni siti tennistici nonchè della rivista 0-15.
Iniziativa splendida e speriamo possa svilupparsi rapidamente.
E’ un piacere leggere di tennis.
Visto che hai vicino Stefano Semeraro, magari tra un drink e l’altro a Mosca, potresti rammentargli al buon Stefano che il sottoscritto attende ancora qualche sua risposta in merito al suo libro EVENTI DI SPORT 2005-2006 in cui gli feci notare alcuni piccoli “refusi” giornalistici come scambiare ISOFA IDEM come Canottiera anzichè canoista…
ATTENDO DI LEGGERE I TUOI COMMENTI DI DOMANI,visto che ben difficilmente si potrà vedere qualcosa in Tv . L’unica possibilità via internet sito coppaDavis.
3 Dicembre 2006 alle 00:06
caro fulvio,
come mai hai scelto la scuola privata? era l’unica che garantiva a fabio la possibilità di allenarsi con costanza?
fossi in te, non mi preoccuperei, considerando anche la possibilità che il ragazzo possa poi, un domani, a prescindere dai risultati che otterrà nel tennis, affiancarti nella tua attività.
un ragazzo che ha dedicato la sua vita al tennis, comunque sport nobile, non ha bisogno della laurea per lavorare nell’impresa del babbo: secondo me, fabio è in una botte di ferro.
o sfonda nel tennis, o inizia a lavorare con te, per poi cambiare se trova qualcosaltro.
senza dimenticare che, comunque, visto il livello raggiunto da fabio, occasioni per lavorare nel circo del tennis italiano le troverà comunque.
altro discorso è il livello culturale che fabio raggiungerà: anche di questo non mi preoccuperei…la cultura non si misura solo con i titoli di studio, ma dipende anche dall’esperienza fatta, dalla sensibilità e dalle capacità intellettuali. in questo senso, se segue l’esempio del padre, fabio prenderà la strada giusta.
continuare ad allenarsi, ora!
marcos
4 Dicembre 2006 alle 22:13
Caro Fulvio, sono d’accordo. Al tempo stesso ti confesso che se avessi avuto un’azienda di famiglia nella quale eventualmente poter inserire mio figlio nel caso (assai probabile…) che non sfondi nel tennis, la nostra famiglia avrebbe fatto tutte le sue scelte con ben altro animo (se non tranquillità). Il mestiere del giornalista, invece, non è né un’impresa né un negozio, mio figlio dovrà farsi strada da solo nel mondo del lavoro (come credo la maggior parte dei ragazzi). Quindi alla fine aver dedicato tanta parte del proprio tempo formativo, e anche della propria gioventù (sacrificando amicizie, vita sociale e…normale) per il tennis potrebbe anche rivelarsi un boomerang doloroso. La scuola italiana non aiuta…quella americana aiuta fin troppo, ma spesso ne escono fuori vere… capre. Forse i francesi, grazie ad uno Stato politicamente più avveduto ed organizzato, sono i più fortunati. Le scuole pubbliche italiane, con il ministero della pubblica istruzione latitante, non hanno proprio la “cultura” di favorire almeno in minima parte gli impegni agonistici degli studenti-atleti. Non capiscono che lo sport, e la disciplina necessaria a praticarlo seriamente (qualunque sia lo sport), possono essere ancor più importanti sotto il profilo formativo di un futuro uomo, di un’interrogazione al lunedì, di un compito in classe mal eseguito. Soprattutto se la buona riuscita in uno sport, anche a livello giovanile, consente ad un ragazzo di apprendere una lingua o due, oltre che a cavarsela in luoghi diverse facendo tante esperienze di vita, di usi e costumi, ad altri sconosciute.
Per quanto riguarda invece le scuole private italiane _ costi a parte (che si vanno ad aggiungere a quelli già esosi della pratica sportiva) _ molto dipende dalla città in cui un ragazzo vive. Ce ne sono di buone, ma non tante che diano sufficienti garanzie. So che tu sei di Arma di Taggia, vicino Sanremo, probabilmente non avevi alternative (e così rispondo a Marcos). Purtroppo non vedo nessuna schiarita d’orizzonte a breve. Chi vuol conciliare studi seri e tennis seri è condannato a soffrire molto e a spendere di più _ un giorno in privato mi dirai quanto, giusto per avere un’idea: io dico che 50.000 euro l’anno forse ci vogliono _ tanto più se i genitori (forzatamente benestanti) posseggono il giusto equilibrio. Ne consegue che, paradossalmente, è più facile che diventi campione il figlio di un genitore poco equilibrato. Di uno che, in fondo in fondo, tende a realizzare più se stesso che _ altro paradosso _ il bene del figlio.
ubs
5 Dicembre 2006 alle 06:53
Stamattina ho letto il tuo ultimo post mio caro Ubaldo e non posso che condividere la disamina fatta. Ma ti voglio raccontare un aneddoto. Quest’estate ho conosciuto uno dei tanti giocatori argentini che frequentano il circuito estivo italiano. Un onesto giocatore con classifica 400-450 mondiale. Giocava le quali e da gran rematore qual’è, sotto un sole torrido ha avuto la meglio su un ns svogliato connazionale.Dopo una partita durata circa 2.45 h, l’ho visto fare esercizi di defaticamento per circa 30 minuti più 15 minuti di corsetta intorno a questo campo periferico.Mi sono avvicinato e gli ho fatto i complimenti. Lui stupido di ciò in quanto nessuno lo considerava, mi ha invitato a pranzo nel circolo dove si svolgeva il ch. Discorrendo con lui, mi diceva che per un argentino povero, riuscire a mantenersi a livello professionistico è un impresa titanica. Per risparmiare, trasferte in treno, no allenatore al seguito, macchinetta incordatrice portatile per non pagare l’incordatura. Impresa riuscire a trovare sponsor tecnico per abbigliamento. Niente da fare nemmeno per sponsor sulla maglietta. Ad un certo punto gli ho chiesto ma chi te lo fà fare? E lui candidamente mi ha risposto la Plata.E continuando mi ha confidato nel suo peregrinare estivo, di aver incontrato diversi italiani nelle qualifiche, e di aver notato la poca voglia di soffrire, il continuo accampare scuse, il campo troppo lento, le palle troppo pesanti, ecc. E la cosa che mi ha colpito, la voglia, la determinazione, la caparbietà, che in un classico giocatore italiano è difficile da trovare. In questo momento il gaucho si trova in sud-america a giocare in uno sperduto futures da 10000$ per raggranellare qualche punto atp, e quando penso a questo giocatore, non posso che soffermarmi sul fatto che si parli sempre del solido Federer, ma che non si consideri mai questi semi-sconosciuti giocatori, che probabilmente non giocheranno mai nel tennis che conta…………
5 Dicembre 2006 alle 22:12
Anndando leggermente off-topic (siamo partiti discutendo della scuola) cari Ubaldo e Anto vi dico che avere un figlio che gioca a tennis è un lusso per pochi…intimi.Non mi va di fare cifre , possono offendere l’intelligenza di molti,ma posso assicurarvi che una programmazione a 360° di un tennista che sta affacciandosi al vero tennis (challenger alti ,atp),in fatto remunerativo ha dell’incredibile.Si spende una follia e credetemi è solo un investimento che non sa quale resa potrà dare in futuro..Certo è che quello che ha scritto Anto sul giovane tennista argentino non rispecchia per fortuna il caso a me vicino: il mio ragazzo ha sponsor tecnici e federali che anche se non coprono la spesa ,aiutano a soprevvivere.Daccordissimo con Ubaldo quando dice che forse sano quelli più ambiziosi (genitori) quelli che avranno maggiori chance di potercela fare,ma mi chiedo: è giusto?
Per esperienza personale potrei scrivere 1000 aneddoti riguardo ragazzi dalle poche possibilità economiche ma con un talento immenso,i quali non possono far altro che giocare i tornei vicino a loro e che supportati in maniera decente potrebbero levarsi parechhie soddisfazioni.E comunque sempre ragazzi stranieri ,perchè arrivare ai vertici nei vari campionati di u.12 14 o 16 italiani,credo che quelli siano destinati aimè a una cerchia ristretta di ”benestanti”apassionati più dei figli ,genitori ripeto italiani.Ricordo chea portare i figli nei vari tornei eravamo sempre gli stessi e posso dirvi che personalmente sfruttavo la mia macchina più per il gioco del figlio che non per il lavoro.Ora invece con la propria auto si faranno si e no 6-8 tornei in Italia,perchè il resto si fa all’estero: aerei alberghi,ristoranti,coach,corde (negli slam accordare la racchetta costa 25$ )taxi e varie che non sto a elencare e da queste cose potrete ben capire che aver un figlio che gioca a tennis diventa per molti un hobby veramente dispendioso
6 Dicembre 2006 alle 15:26
X Fulvio, ho conosciuto personalmente coach Caperchi in svariate occasioni, Roma, Manerbio, Bergamo, Monza, una persona veramente capace, preparata come pochi e motivatissima. Di lui mi ha colpito una frase parlando di Fabio, se decido di lasciare la moglie e i figli per svariati mesi non occorre che ti dica che ci credo ciecamente. Fabio in questo momento è la ns più grande promessa a livello italiano, personalmente credo che l’anno 2007 sarà quello della quasi consacrazione. Nel 2007 lo vedo tra i primi 100 e nel 2008 nei primi 50. L’ho visto giocare dal vivo contro il serbo Novak, incontro che tra l’altro ha vinto, Fabio è una scommessa che andava fatta, è un talento cristallino. Vedrai Fulvio che tra qualche anno quando Fabio entrera’ in campo al foro italico per giocarsi la finale, ripenserai a tutti i sacrifici economici che hai sostenuto e ti riprenderai tutto in termini di soddisfazioni personali.Il tennis è uno sport per così dire da benestanti, però se devi stare in campo 4 ore sotto il sole, che tu sia ricco o povero conta solo una cosa, la voglia di vincere, e credo che questa Fabio ce l’abbia e nessuno gliela abbia regalata.
6 Dicembre 2006 alle 20:24
Il mio amico Rino Tommasi si innamora dei suoi slogan e uno di quelli è che il tennis una volta era uno sport per ricchi e oggi uno sport che fa diventare ricchi. Suona bene…ma non è vero. E’ forse più per ricchi oggi (se uno vuole emergere da professionista i filtri oggi sono molto più spessi, futures Itf, challenger, qualificazioni mentre ai miei tempi si poteva riuscire a entrare nelle qualificazioni di certi tornei perchè si conosceva qualcuno in federazione…) che una volta. E se è vero che prima non diventava ricco neppure un Pietrangeli, oggi diventano ricchi solo quelli che entrano tra i top-100 e ci restando qualche annetto. Mica tanti, quindi…con tutte le incognite del caso. E’ vero che bisogna essere superdeterminati…ma non basta.
7 Dicembre 2006 alle 14:42
a me piace pensare che anche chi non ha possibilità economiche possa fare del tennis la propria professione.
non conosco le famiglie di luzzi, starace e di mauro, non conosco quelle di braccio, per stare ai giorni nostri…visto che le cose, rispetto a trentanni fa, sono cambiate: sono daccordo con ubaldo, in questo senso…bisogna essere molto più ricchi ora, rispetto a prima, per garantire al figlio che si vuole impegnare a livello agonistico un entourage di buon livello e la possibilità di spostarsi in aereo. non conosco quelle famiglie, ma sarebbe importante sapere se sono vermanete benestanti…o se, almeno una di queste, ha un reddito medio basso: almeno un esempio di tennista nostrano proveniente da una famiglia di impiegati od operai (francesca?) andrebbe portato.
non si può, infatti, negare ad un ragazzo proveniente da famiglia normale di provare ad emergere…bisogna che la speranza sia sempre viva. anche perchè, comunque, col tennis ad un certo livello si può campare assai dignitosamente: gli stipendi dei maestri (comparabili a quelli degli impiegati) consentono di raggiungere la pensione senza alcun patema, senza parlare degli stipendi dei funzionari o dirigenti tecnici di club privati e della federazione.
è certo che quando si inizia a giocare a livello agonistico bisogna anche mettere in conto la possibilità di non riuscire ad emergere, ma la quasi certezza di avere un futuro nel mondo del tennis, magari provinciale e poco valutato, quella c’è.
non può mai essere il sogno di ricchezza a spingere un ragazzo ad impegnarsi nel tennis, ma la passione: solo così, può sperare di raggiungere i suoi obiettivi.
l’italia ha bisogno di campioni, ma anche di validi maestri!
marcos
13 Dicembre 2006 alle 16:08
Ciao a tutti voi….ho scoperto quasi x caso il blog di ubaldo e questa vs discussione ….
Provo ad offrire il mio contributo avendo il duplice ruolo sia di genitore (ho un bambino di 5 anni) sia di persona che vive con il tennis… insegnando ed allenando…
Inizio permettendomi di suggerire ad Antonio (autore del 1° commento), visto che i ns bambini hanno età simili, di portare suo figlio ANCHE a sciare in quanto, fino a 10-11 anni, è fondamentale che i bambini sperimentino una “marea” di attività…lo consigliano tutti i più grandi esperti mondiali di psicomotricità.
Sul fatto del considerare un bambino di quattro anni che è particolarmente predisposto x il tennis come un “titolo azionario”,…. personalmente se anche solo intuissi minimamente che quell’academy o quel maestro dell’articolo considerasse mio figlio, magari particolarmente bravo, come un “titolo”…me ne tornerei subito a casa!!!
E’ vero anche però che esistono genitori come quelli che Marcos definisce “irresponsabili” ed è altrettanto vero che poi magari alla fine ….magari hanno ragione loro!!!
Secondo me comunque, è importante non GENERALIZZARE MAI nel senso che ognuno di noi vive situazioni diverse sotto tutti gli aspetti e così le ns famiglie e così i ns figli….di conseguenza ciò che giusto x una famiglia può essere sbagliato x un’altra e viceversa.
Continuando a scorrere i commenti condivido pienamente sia la scelta di ubaldo di convincere in qualche modo suo figlio a “sacrificare” i tornei estivi x andare in America ad imparare l’inglese, sia l’ altra scelta di aiutarlo ad “ottimizzare”…o almeno cercare di farlo, gli allenamenti.
“OTTIMIZZARE” è una di quelle parole che secondo me, da genitori, è importante sempre tener presente.
Cercare di ottimizzare “da subito” ciò che è utile alla crescita dei ns figli è però facile a dirsi…. difficilissimo a farsi.
Un esempio a caso che sto vivendo… proprio in questi giorni… succede, nella mia realtà che sono già costretto a scegliere in quale scuola elementare (….e sottolineo elementare!!!)dovrà andare mio figlio ad ottobre (2007!!!) …dovrò scegliere da subito (entro il 15 gennaio) se mandarcelo solo la mattina fino alle 13 o anche il pomeriggio fino alle 16.30…..tutto ciò quindi condizionerà già da ora ed inevitabilmente tutto il resto extrascolastico……
Insomma quello che voglio dire è che in attesa di una Scuola che capisca meglio (…se mai lo capirà) i benefici che può trarre un giovane dallo sport
( e non solo dallo sport, ma anche da altre attività extra scolastiche) siamo tutti bene o male costretti a cercare di “ottimizzare” al massimo le attività dei ns figli sperando …di “acchiapparci”!!!
Ancora sulla conclusione di Ubaldo che suo figlio deve “rallentare”….. è secondo me, da quello che posso intuire dal suo racconto, la più ovvia e la più sensata, ….ma forse anche quella più “fuori dal coro” soprattutto x suo figlio che magari vivendo quotidianamente la realtà del club…la realtà dell’agonismo giovanile italiano… si confronta inevitabilmente con quanto si allenano gli altri, come si allenano ecc…e non capisce come mai suo padre gli dice questo.
La parte difficile è proprio questa: aiutare a far capire e “digerire”(ad un figlio) che il “rallentare” non vuol dire rinunciare o ritardare rispetto agli altri, ma può voler dire anche “gestire e mantenere” energie e risorse per il futuro …magari quando conterà davvero!!!
Può apparire una decisione magari “impopolare” oggi, ma che potrebbe essere determinante domani!!!
Avendo a che fare poi con un adolescente di 16 anni …età molto difficile…credo sia davvero questa la parte più difficile da gestire x un genitore….
La mia opinione sul fatto che i maestri-genitori considerino normale che i loro figli consacrino loro stessi all’obiettivo di diventare professionisti è che personalmente NON LO CONSIDERO NORMALE proprio perché maestro…. e quindi consapevole delle difficoltà che esistono nel diventare prima e nel fare poi, il tennista professionista.
So..sappiamo… che la selezione è spietata…tremenda …sotto tutti gli aspetti e quindi da genitore cercherò sicuramente ….o almeno voglio cercare di farlo…di aiutare mio figlio a farsi una “visione” del mondo che vada ben oltre il campo da tennis o le mura dei circoli dove si giocano i tornei.
Questo mio ragionamento è supportato poi da esperienze e confronti con ambienti di altri sport . Per esempio proprio circa un mese ho partecipato ad un raduno di tecnici ed osservatori delle squadre giovanili di una società calcistica di serie A e lì per esempio considerano l’andamento scolastico un importante parametro di selezione perché hanno visto, col tempo, che i migliori ragazzi sono quelli che riescono a far coincidere bene calcio e studio.
La solita cosa mi colpì lo scorso anno ad uno stage di una squadra giovanile di Basket di serie A dove addirittura facevano il primo allenamento alle 6.30 la mattina … poi andavano a scuola prima dei successivi allenamenti pomeridiani e nonostante tutti questi impegni, se anche lì calava il rendimento scolastico “scattavano” una serie di richiami fino a poter essere escluso dalla squadra.
Parlandone con alcuni genitori (…anche con qualche collega) mi è stato risposto che non si può fare un paragone perché questi sono sport di squadra …ci sono dietro società blasonate…ecc..
Appunto per questo…rispondo io… già lì è difficile “sopravvivere” dove non sei solo, ma fai parte di un team organizzato al meglio….figuriamoci quanto può essere…ANZI È…incerto e rischioso che mio figlio consacri tutto se stesso SOLO all’obiettivo di diventare tennista professionista!!!
Concludo facendo un copia-incolla della parte finale del commento di Ubaldo che tutti noi genitori, dovremmo, a mio parere, fotocopiare in modo ingrandito ed attaccarlo alla porta di casa per leggerlo ogni volta che usciamo x accompagnare ns figlio ad una qualsiasi Lezione/Allenamento di Tennis:….
…..“ATTENZIONE: TANTI GIOCATORI ARRIVATI ANCHE MOLTO IN ALTO, INTENDO FRA I PRIMI 100 DEL MONDO, ITALIANI E NON, IL TALENTO DI GASQUET NEMMENO SE LO SOGNAVANO. EPPURE SONO ARRIVATI, MAGARI A 25 ANNI, ANZICHÉ A 18-19, PERÒ CE L’HANNO FATTA.”
Un saluto a tutti e spero di essere riuscito con questo mio contributo a “ributtare” la palla verso altri interventi….Gianni
18 Dicembre 2006 alle 13:09
CARISSIMI interlocutori ho letto con piacere i vostri interventi. Sono una mamma di un ragazino di dieci anni che gioca a tennis da quando ne aveva sei.Per lui è una grande passione, ma non l’unica !, come tutti i bambini della sua età ama stare con gli amici,leggere, suonare la chitarra. Essendo bravo nel tennis ha iniziato già da due-tre anni a fare i primi torneini, poi le selzioni provinciali. Ho notato che pur essendo tra i migliori a livello provinciale e regionale ,hanno sempre la meglio un paio di ragazzini coetanei figli di maestri, molto più allenati e agonisticizzati anche se non forse più talentuosi. Siccome vedo già la fatica di conciliare i tre allenamenti settimanali con la scuola (elementare!) non riesco a immaginare come potrà proseguire ,diventando l’impegno scolastico sempre maggiore . D’altronde mi chiedo che senso abbia portarlo sul terreno agonistico quando non è altrettanto allenato come gli altri ragazzini di cui parlavo. Ma si può già a dieci anni essere così calati nella competizione, dov’è finita la parte ludica dello sport? Vedo dei genitori davvero accaniti, e io stessa, che pure credo poco nei ‘campioncini’ ,partecipo molto emotivamente alle gare di mio figlio e quando lovedo piangere per aver perso una finale al tie break mi domando se non è meglio portarlo al cinema o a fare qualcosa d’altro.
21 Dicembre 2006 alle 23:48
mi è capitato, quest’autunno, di assistere ad un incontro tra due ragazzini di 8/9 anni.
uno dei due era ospite del circolo e veniva da lontano: presentato come una buona promessa, entrò nel campo coperto con scarpette nuove della miglior marca, completino lindo e rinomato, polsini professionali e, dulcis in fundo, lo stupefacente berrettino con tesa portata indietro, come s’usava una volta solo in america ed ora s’usa, ahimè triste, anche a ladispoli, al cinema al chiuso.
l’altro, più piccolino di un 7/8 mesi (a quell’età crescono come i pomodori al sole), si presentò in maglietta da spiaggia con disegnati pesciolini e racchetta in mano: era tutto quello che si poteva ammirare di lui, quanto ad attrezzatura sportiva.
sembrava di assistere all’incontro tra gaudenzi (vi ricordate com’era preciso?) e kuerten in allenamento (vi ricordate com’era easy?).
già prima dei primi colpi di riscaldamento, mi domandavo se fosse giusto che un genitore di un bimbo di quell’età considerasse così importante l’abito…dopo i primi colpi, compresi che a quel genitore interessava anche la tecnica: il bimbo ospite pareva davydenko in miniatura. perfetti i movimenti del dritto, del rovescio bimane e del servizio: impressionante. ma erano movimenti ben costruiti, si capiva…si capiva che aveva il talento dell’applicazione e che ci teneva a rispettare i consigli del suo maestro, naturalmente presente, addirittura a discapito del punto.
ecco, mi son detto, se seguito con pazienza ed equilibrio, questo bimbo può tentare di farsi un futuro nel tennis…non so se come maestro o come professionista, ma certo un futuro.
durante i palleggi la differenza di impostazione era chiara: uno sembrava un robot ben sintonizzato, l’altro pareva mosso dalla dea del tennis, ma molto più indisciplinato nella tecnica. i suoi colpi erano naturali, ma non si leggeva quasi alcun lavoro dietro; si capiva…si capiva che era nato così, che per lui era più facile dargli di dritto e di rovescio, piuttosto che camminare.
l’incontro iniziò: s’arrivava al 15, contando i punti uno per uno.
partenza: 4 a 0 per il piccolo nikolay, tutto compreso nel suo incontro fuori casa…entrambi molto educati, giocavano senza esultare e senza recriminare.
ben presto l’altro sciolse il braccio ed iniziò a macinare gioco lineare, senza sforzo e senza complicazioni e, con il gioco facile, i punti.
vederli alla rete stingersi la mano al termine dell’incontro, due scricciolini così, è la cosa più bella che possa capitare ad un appassionato.
vinse la magliettina coi pesciolini, ma, guardando i genitori, in pochi al circolo ipotizzano un futuro nel tennis al pesciolino e molti considerano il piccolo tennista perfetto come buona promessa, da rivedere tra un paio d’anni.
la costanza, l’applicazione ed il desiderio di alcuni genitori possono spingere un bimbo a costruirsi un futuro nel tennis: ma sarà proprio quello che desidera quel bimbo?
la sola passione, il disimpegno divertito e la coltivazione di altri interessi, forse più importanti, di altri genitori possono aiutare un bimbo a divertirsi per sempre col tennis, probabilmente negandogli, però, qualsiasi carriera professionistica…
…a meno che il pesciolino, fattosi ragazzetto, non comprenda che è proprio il tennis il futuro che con più passione vuole coltivare. ma sarà lui a deciderlo, scegliendo tra una pluralità di strade, linfa formativa fin dai primi anni di vita, tutte aperte dai genitori.
il genitore, a mio parere, deve essere in grado di offrire al figlio quanti più interessi possibile, avviandolo con premura ed attenzione. la scelta di sottoporsi ad una vita massacrante, però, non può essere presa nè a otto, nè a dieci anni…un pò più avanti, come quando si sceglie il liceo al termine della terza media e non nella culla.
il talento del figlio di anna avrà sopravvento sui bimbi supertecnici e superallenati, anche se dovesse scegliere, da grande, di fare l’ingegnere, quando le sue lacrime, comunque, si trasformeranno nel piacere di giocare…che si vinca o che si perda.
viva il tennis!
marcos
22 Dicembre 2006 alle 06:54
Dietro ogni grande campione di solito c’è un padre pieno di ambizione per il proprio figlio. Valentino Rossi, Bryan L.A. Lakers, Demon Hill, ecc. C’è una frase che un malavitoso rivolge ad un bambino nel film “Sleepers” con Robert De Niro e Brad Pitt , la cattiveria la devi allevare fino da piccolo se poi devi affrontare un mondo fatto di criminali, ecco il talento o la capacità di allenarti, lo devi pungolare fin da piccolo se vuoi raggiungere le vette più elevate nel tennis. E’ inutile essere politicamente corretti affermando che il tennis ad alto livello in età giovanile può essere portato a braccetto con le materie didattiche scolastiche, che in parallelo un bambino oltre al tennis può sciare, nuotare, giocare a calcio. Se davvero vuoi sfondare in questo sport fatto di pochi eletti e molti peones c’è forse solo una strada: consacrarti anima e corpo alla racchetta, il premio tanti soldi ed una vita agiata, i contro innumerovoli fallimenti, un futuro da precario senza una adeguata istruzione. La verità alla fine è questa. Noi non dobbiamo guardare la favola della Shaparova o ispirarci alla canzone di Gianni Morandi “uno su milla ce la fà”. E’ forse più facile andare a cantare a Sanremo che riuscire a qualificarsi ad uno slam nei 104. Però credo che debba sempre essere rispettata la scelta di un genitore che spinga il proprio figlio a rischiare la sorte, in fondo noi chi siamo per permetterci di giudicare terze persone, non viviamo in una telenovela o in un reality ma in una vita fatta di pochissimi successi e tanti fallimenti……..
23 Dicembre 2006 alle 00:11
…..condivido completamente le considerazioni espresse da Marcos nella parte finale del suo ultimo intervento.
Ad “anto” mi permetto di dire in riferimento al suo “La verità alla fine è questa” che ognuno di noi ha la PROPRIA verità…i PROPRI esempi….i PROPRI riferimenti.
Personalmente, per esempio, per mio figlio (dando naturalmente x scontato che avesse le attitudini e le qualità necessarie e mi dicesse che vuol provare a fare il tennista professionista) preferirei dargli come riferimento una “tipologia” di giocatore professionista quale è stato Gaudenzi che oltre ad aver fatto un ottima carriera professionistica ha proseguito e concluso gli studi o ultimamente uno come Ancic che oltre ad essere a ridosso dei migliori del ranking, ha completato il liceo col massimo dei voti e ha già dato 4 esami a giurisprudenza.
Quindi, quello che voglio dire, è che proprio grazie allo scambio ed al mettere in comune queste ns verità…queste ns esperienze …che tutti possiamo imparare e crescere….. senza giudicare o essere giudicati…non credo che qualcuno di noi qua stia giudicando gli altri……credo… ??!!
23 Dicembre 2006 alle 14:00
X Gianni: questo argomento mi sta particolarmente a cuore, e forse mi sono lasciato andare con considerazioni molto personali. Rispetto l’opinione di tutti e mi accaloro alcune volte ma sempre in buona fede. Comunque colgo l’occasione per fare gli auguri di Buon Natale a tutti i supporters di questo blog e mi auguro che il ns caro Ubaldo non mangi troppo panettone in quanto la sua mente deve partorire argomenti sempre più interessanti per l’anno che verrà. Bravo Ubaldo stai facendo un ottimo lavoro. Cordialmente Anto
24 Dicembre 2006 alle 13:15
anto mi hai ….anticipato ,anche io mi unisco agli auguri a voi tutti di Buon Natale e Felice Anno Nuovo- f.fulvio
26 Dicembre 2006 alle 11:06
Dopo avere letto tutti questi commenti, non capisco piu’ nulla dell’argomento di cui si tratta.
I ragazzini, i bambini, ma perchè non fargli fare i bambini fino ad una età dove possono ancora conoscere quali siano le sue esigenze e non le nostre?
Mi sembra che la mano del gentiore sia una prolunga di quella del figlio in fondo a tennis non sta giocando il figlio/a ma il padre o la madre non trovate? Genitori indescrivibili
Riguardo all’attività del giocatore non sapevo che costasse cosi’ tanto, peccato mi piace questo sport, ma come dice Fulvio, penso che sia per pochi intimi, peccato.
Vorrei sottoporre il problema visto da un altra ottica, ma un giocatore che non è arrivato nei primi 100, ( e da quanto ho capito non ha guadagnato niente) e mettiamo abbia circa 30 anni che fa’ nella nuova vita?
Non ha studiato, e se lo ha fatto sicuramente non ricorderà niente di quello che ha studiato, non sa fare nulla se non tenere una racchetta in mano, cosa farà? Il maestro? con tutti questi bambini che giocano a tennis mi sembra che la torta da spartitre non sia molto grande.
A tutti Buon Natale in ritardo, e felice anno nuovo
27 Dicembre 2006 alle 13:28
iontelligente osservazione quella fatta mcflame.alla quale mi accingo a rispondere.
i bambini come si sa giocano per il solo scpo di diverirsi,agli inizi.poi pian piano consapevoli della loro forza cominciano a giocare per divertimento e per…vincere.e qui entrano in ballo i genitori.personalmente ho lasciato decidere a mio figlio quale sport prendere,infatti a 13 anni fabio giocava e molto bene .aimè,a calcio,era nella agonistica di sci di Limone Piemonte e era uno dei 4 under 14 migliori? del panorama tennistico italiano.se si vince a calcio si vince in 11 sugli sci i problemi erano diversi,la logistica in primis,allenamenti infrasettimanali con mia moglie su e giù da casa alle piste,alla fine rimasto solo il tennis,la soddisfazione era quella di mostrare le coppe vinte da soli dopo tornei che anche qui occupavano il tempo quasi totale della settimana all moglie e nei week al sottoscritto!!il quale aveva la soddisfazione di vederlo quasi sempre vincere.quindi…..a 13 anni la scelta: Tennis e ….Tennis.e da qui la fine di una famiglia…normale.e vi spiego: ho una figlia di 3 anni più giovane del maschio che anche lei galleggiava nelle prime posizioni delle ragazzine italiane,concocazioni nazionali per l’uno e per l’altra,insomma mai un fine settimana assieme,io col maschio e mia moglie con la femmina.tornei su tornei poi la saggia decisione di mia figlia ad abbandonare il tennis per la scuola,con grande soddisfazione per me e mia moglie (fulvia non aveva i requisiti per poter provare a sfondare e io ne ero consapevole).oggi frequenta la 3° liceo e il prossimo anno andrà a studiare Miami (erasmo),il 4° per imparare bene la lingua.non gli andava di fare la vita del fratello fatta di campi da tennis e aereoporti,ma di contiunuare e bene con la scuola.passando al maschio come ho già scritto le cose da fare erano poche e concentrate solo sul tennis (purtroppo)e ho cercato di farle nella miglior maniera possibile: un tutor fino alla 3° superiore e poi un bel …segno di croce!! si è diplomato con 70 ,io pensavo gli dessero un 60 e un bel calcio nel sedere,ma anche li mi ha dimostrato che qualcosina di buono l’ha fatta.questo che si affronta a fare è il suo vero 1°annjo da professionistae gli auguro di aver fortuna perchè fare sport a livello agonistico e confrontarsi con i migliori giocatori del mondo ,insomma chi di noi genitori non lo ha mai sognato?se riuscirà a sfondare sarò come al solito il suo 1° tifoso se non riuscirà sarò cmq il suo 1° amico a consigliarlo per la vita che si appresterà ad affrontare.ma non aspetterà i 30 anni di cui sopra mcflame si accingeva a parlare ,ma lo farà molto prima in modo da non arrivare a quella età sprovvisto di tutto quello che in materia di vita serva ad un giovane per affrontare la sua vita.gli obbiettivi ci sono (sportivi) ,ma non abbiamo assolutamente dimenticato quelli di una vita normale ,fatta di casa lavoro e altro,cose che per un tennista professionista sono quasi un….mistero.che piaccia o no questa è la nostra linea di condotta per il futuro.
buon anno a tutti e un grazie a ubaldo che ci da la maniera di confrontarci su argomenti interessanti come quelli sui figli: ps scrivete in tanti ho ancora tante cose da imparare da molti!!!!!-fulvio-
27 Dicembre 2006 alle 19:28
Grazie a tutti per i contributi. Qualcuna delle risposte a questo argomento è finita nell’argomento dedicato ell’articolo: “Se tuo figlio ti chiede “Batterò mai Federer” con l’intervento di Chris Lewis e la lucida follia di Lendl…
Poichè ho qualche problema a trasferire quelle risposte da quell’argomento a questo, e viceversa, se vi interessa l’argomento date un’occhiata lì.
Ho deciso, per rapidità di esecuzione, di lasciare gli errori di battitura che farete, minuscole e quant’altro…ma leggo tutto, e ovviamente prima di passarle in visione a tutti censuro eventuali parolacce (che peraltro finora non ho registrato…non saremo troppo civili noi del tennis? Scherzo, scherzo, meglio così…ci mancherebbe). In un mese questo blog ha avuto 20.000 visitatori unici che (per non aver fatto quasi nessuna promozione…salvo quella spontaneamente offerta dagli amici trasversali…Matchpoint, Fit, 0-15 etc) e soprattutto non essendo in corso alcun avvenimento tennistico, non mi pare male. Se aumenteranno ne sarò felice, anche se ovviamente aumenterà il mio lavoro. Come avete visto cerco di rispondere, o cmq (visto che so abbreviare anch’io in puro stile blog?) di intervenire. il più spesso possibile. Conto sulla diffusione…tam-tam fra appassionati, per allargare sempre di più la base degli interlocutori. E’ una bella sfida e…(in tutta riservatezza) a casa mia già i miei figli irrispettosi mi prendono in giro “papà, che fai, quanto bloggi oggi?”. Mi tocca subire!
Vedremo che cosa succederà all’epoca dell’open d’Australia, quando avrò il vantaggio, rispetto ai giornali handicappati dal fuso, di poter raccontare già per il vostro mattino quello che è successo nella notte (e soprattutto gli incontir degli italiani e relative interviste) e giocherò qundi con più di 24 ore di anticipo…altro che Agassi!!!
Il problema, ve lo (e me lo) anticipo subito, sarà la tenuta. Perchè il lavoro si decuplicherà. E negli Slam è già a ritmi folli, quando si hanno nei primi giorni una dozzina di giocatori da seguire con accavallamenti di ogni genere, interviste etc. Peraltro una dozzina di giocatori da seguire mi piacerebbe averli anche la seconda settimana!!! Magari.
Diversi colleghi mi hanno promesso che mi daranno una mano _ mentre attendo ancora che appassionati di numeri e aspiranti collaboratori si facciano vivi per aiutarmi…_ così oltre a roba fresca potrete, spero, disporre, di una maggior varietà di opinioni, situazioni, pagelle, autori), e nel frattempo io spero di essere in grado di aggiornare l’archivio.
Se oggi potete consultare quanto ho scritto il giorno delle finali maschili e femminili dei 4 Slam del 2006, prima dell’Australian open dovrei riuscire a inserire tutti gli articoli scritti a commento delle finali più recenti dell’Australian open, così potrete rinfrescarvi la memoria.
Dovrei a giorni essere in grado di inserire anche l’albo d’oro di tutti gli Slam. Per carità, l’albo si puàò trovare da tante parti, ma se uno ha tutto sott’occhio nello stesso web-site è più comodo.
Insomma, aprirò una “categoria” di “a.a.a. comunicazioni di servizio” perchè possiate aprendo il blog cliccare subito lì sopra e veniate così via via a conoscenza degli eventuali aggiornamenti al Blog (senza che questi costituiscano magari occasione di nuovo argomento da blog).
Non mi stancherò di farvi ancora gli auguri…anche se ne siamo tutti subissati, non dovrebbero dispiacervi..
27 Dicembre 2006 alle 20:28
Ringrazio Fulvio per le sue confidenze. Non è mai facile parlare del proprio privato. Noi siamo fortunati ad avere persone come Fulvio, che invece di tenere gelosamente le loro sensazioni, i loro stati d’animo, danno la possibilità a noi in qualità di terze persone, di capire che cosa si prova a vivere la cosa dall’interno del sistema. Ho visto giocare suo figlio a Roma contro il serbo Novak, attualmente n° 17 del mondo, classifica atp. Io se fossi stato padre di un ragazzo del genere che riesce ad avere la meglio su un giocatore simile, come minimo la pressione arteriosa mi sarebbe andata alle stelle. La soddisfazione dopo tanti sacrifici, dopo ore e ore passate in automobile per portare il proprio figlio ad un torneo, le delusioni, le vittorie, solamente una padre le può capire. Non dobbiamo fare i finti moralisti, oppure sentenziare perchè un genitore spinge il proprio figlio in una determinata direzione. Si sà 1000 fallimenti un solo vincitore, e a quelli che che dicono che dedicarsi anima e corpo ad una passione del genere, è deleterio, rispondo ognuno è padrone della propria vita, e se un genitore ha scelto questo per il proprio figlio, questo è un suo diritto sacrosanto, che poi forse potrà sfociare in un fallimento, questo fà parte del gioco…..
28 Dicembre 2006 alle 14:31
Buon pomeriggio a tutti, leggo con piacere, curiosità e discreta meraviglia il blog. E con piacere leggo Ubaldo Scanagatta rivelarsi in una dimensione molto intimista e da uomo di tutti i giorni, lontano da quella patina di saccenza che ho sempre trovato nelle sue manifestazioni televisive (stoccatina, non riesco a interagire con qualcuno senza tirare una frecciatina…
).
Conosco benissimo Fulvio e posso confermare personalmente la pressione che grava sul tennista emergente e il campionario di angosce che fanno da corollario ad una vita apparentemente rose e fiori come quella dello sportivo professionista, remunerato notevolmente, nel caso del tennista emergente, famoso e sufficientemente sponsorizzato.
Vabbè, fondamentalmente non ho di che parlare, la stagione tennistica è alle porte e finalmente potremo mettere carne al fuoco, piuttosto che fare fumo come accade nei “pre-season” (anche se, sinora, di fumo in questo blog ne intravedo poco).
Saluto tutti i blogger, porgo i miei sinceri auguri per le festività e auguro buon tennis a tutti.
p.s: leggo di Ancic e dei 4 esami in Giurisprudenza… io dovrò darne tre nei prossimi 2 mesi, sempre in Giurisprudenza; naturale conseguenza sarà, ahimè, una stagione australiana da vivere in tono minore.
Mirco
28 Dicembre 2006 alle 14:44
Ringrazio il Sig. Ubaldo per lo spazio e il tempo dedicato a questo Blog.
Ringrazio anche il Sig. Fulvio che immagino di cognome faccia Fognini.
La sua risposta alle mie domande è stata esauriente e puntigliosa, io che sono un appassionato, ma fuori dai cosidetti addetti ai lavori, sono rimasto molto impressionato dalla giovane età e dalla maturità che questo ragazzo ha dovuto acquisire a 13.-14 anni.
Detto questo immagino che il figlio abbia perso quello spensieratezza dei quindicenni per fare un investimento sul suo futuro.
Mi accorgo dalla risposta, che oltre ai sacrifici , bisogna avere un portafoglio bello gonfio, per potere operare delle scelte quali la famiglia Fognini ha preso.
Questo senza nulla togliere all’avere di ogni famiglia, mi rattrista constatare che potenzialmente potremmo avere molti giocatori in piu’ dove potere attingere.
30 Dicembre 2006 alle 02:56
Rispondo alla frecciatina-stoccatina di Mirko, ricordando a lui come agli altri che intervengono su questo blog che oltre che in questa categoria legata a “bambini prodigio con racchetta” e a “genitori-figli-scuola”, molti commenti _ e mie risposte _ sul tema, sono finite anche nell’argomento legato all’articolo “Se tuo figlio ti chiede “Batterò mai Federer”. Non so spiegarvi bene perchè _ probabilmente ho sbagliato qualcsoa io nella catalogazione iniziale _ ma voi saltabeccate qua e là a avrete una panoramica completa degli interventi
Un po’ mi dispiace. leggendoti, di aver dato l’impressione, da telecronista, di essermi…ricoperto con quella patina di saccenza cui accenni. Chi mi conosce bene sa che non sono così, anche se un po’ presuntuoso probabilmente lo sono al punto che qualche volta mi sono forse lasciato andare _ dentro di me, oppure in famiglia _ a quel proverbiale detto “Poco se mi considero, ma abbastanza se mi confronto!”.
A parte il fatto che quando ci si conosce meglio _ e il blog in questo senso indubbiamente aiuta _ si diventa più benevoli reciprocamente (salvo che si sia pessime persone) _ può anche essere, per carità che io sia forse diventato inevitabilmente più umile dopo che i primi responsabili di Sky-tv Giovanni Bruno e Lorenzo Dallari _ nonostante le ripetute, forti, inascoltate pressioni contrarie di due colleghi che di tennis, di telecronache, di competenza, dovrebbero intendersene un po’, e cioè Rino Tommasi e Gianni Clerici _ mi hanno dimostrato negli ultimi anni di preferirmi diversi (non uno o due…) altri commentatori/trici. E ciò dopo che con la antica direzione di Tele+ erano sorti motivi di contrasto (inizialmente economici e cmq già da me descritti più diffusamente in un blog precedente). L’hanno fatto a volte dandomi spiegazioni di un tipo pseudo-sindacale(dobbiamo dare più spazio agli interni, dare soddisfazione a chi svolge compiti redazionali), a volte di un altro (non sei simpatico a…citando un collega o due di quelli che mi hanno sostituito…e ci credo, mors tua vita mea!), altre volte fingendo di rassicurarmi “Dacci tempo, vedrai che magari già dal prossimo Wimbledon…” senza poi dare alcun seguito.
Evidentemente quel che credevo io non era, non è condiviso da tutti (Tommasi e Clerici esclusi). E non lo dico…fishing for compliments, cioè per invocare inutili apprezzamenti, solidarietà o appelli ai responsabili Sky, ma semplicemente prendendo atto di quella che è la realtà. Prima o poi me ne farò una ragione. Del resto succede in tanti campi: Massimo Marianella, certamente molto preparato nel calcio (ma anche nel tennis sebbene non l’abbia mai giocato a livelli agonistici) una volta era la prima voce del calcio di Tele+, poi mi pare di aver capito che in Sky sia stato scavalcato da Caressa, da Compagnoni, da Tecca e forse anche da qualcun altro (non tutti necessariamente più bravi e preparati di lui, a me almeno pare…) e così lui stesso dovendo (e evidentemente potendo…) scegliere fra i mondiali di calcio e Wimbledon, lo scorso anno ha optato più o meno sorprendentemente per Wimbledon attirandosi anche qualche critica interna. E l’Italia ha vinto i campionati del mondo! Forse proprio perchè non si sentiva da meno dei colleghi prescelti per i ruoli più importanti. Fosse stato un “esterno” anzichè un “dipendente Sky” non avrebbe probabilmente avuto la possibilità di scegliere. Sarebbe stato o così o Pomì. Ma per la mia situazione personale di (ex) telecronista, non credo che sarebbe cambiato niente neppure se Massimo fosse andato ai Mondiali tedeschi.
31 Dicembre 2006 alle 18:22
Caro Ubaldo leggendo il tuo ultimo intervento mi vien da dire, è difficile essere profeti in patria. Apprezzavo le tue telecronache, mai banali e sempre interessanti, ma purtroppo i bravi e i meritevoli talvolta finiscono in castigo dietro la lavagna. Di telecronisti alla Piccinini, tanto per intenderci, nel mondo del tennis ce ne sono pochissimi. Ultimamente ho aprrezzato un certo signor Pistolesi, che giornalista non è, mentre ogni volta che sento bisteccone Galeazzi, capisco quanto sono lontani gli anni di Maceiò. Certo fà impressione che un giornalista preparato come te venga messo in panca, ma ormai il mondo va al contrario, e spesso i più meritevoli vengono puniti ingiustamente. Ti voglio raccontare una cosa che mi ha dato molto fastidio, l’anno scorso alla domanda del perchè il tennis italiano fosse in crisi, un giornalista di cui non voglio fare il cognome ma solamento il nome “Rino”, rispose che mentre i francesi hanno Gasquet noi abbiamo Fognini. Ecco io vorrei capire come mai certi giornalisti, invece di perorare la causa dei ns giovani tennisti, li affossano senza appello. Mi piacerebbe che tu mi dessi una tua opinione su questo, ma non vorrei mettirti in difficoltà, ma sò che da bravo fiorentino non ti tirerai indietro.Con un augurio di un buon 2007 ricco di successi Cordialmente Anto
31 Dicembre 2006 alle 19:45
Caro Anto esauriti i dovuti ringraziamenti per gli apprezzamenti rivolti al giornalista… in panca, mi permetto invece un amichevole rimprovero. Anche se l’hai fatto con ironia _ non voglio fare il cognome ma solamente il nome “Rino” _ ti confeso che non mi è mai piaciuto quei riferimenti a (esempio)…”un articolo d’un giornale sportivo oggi…”, etcetera. Se era la Gazzetta dì la Gazzetta, se era Tuttosport dì Tuttosport…così, anche se in questo caso è ovvio chi sia Rino, perchè non dire Rino Tommasi? Quanto alla risposta che mi solleciti, più mettermi in difficoltà vorresti che io mi pronunciassi sull’operato di un collega (oltre che di un amico, in questo caso) a proposito di una frase che io non ho sentito (sebbene mi fidi certamente di come la riferisci) e che soprattutto non ho sentito inserita nel suo contesto. Se io cominciassi qui a giudicare i colleghi (quelli che apprezzo come quelli che invece non stimo, quellic he considero più bravi, quelli meno), e magari addirittura gli altri commentatori di tennis, credo che mancherei totalmente di fair-play, di stile, di buon gusto. Ho rifiutato una proposta di fare il critico televisivo per questi motivi. So che verrei certamente frainteso da molti. Chi mi crederebbe geloso, o peggio invidioso, magari poco obiettivo…E chissà, forse inconsciamente, non riuscirei a non esserlo. Una volta un…collega di telecronache disse a un “suo e mio capo” che a suo parere avevo fatto una telecronaca…imbarazzante.
Dovrei dirvi che cosa avrei voluto dirgli lì per lì, o anche dopo? O quel che penso di quel collega? Megli lasciar perdere, no?
Voi invece, come fruitori di media, siete liberissimi di esprimervi nè io intendo condizionarvi.
Sapendo quanta fatica si faccia ad affermarsi, e quindi anche a diventare Fognini (nè più nè meno che a diventare Gasquet, penso), è vero che non bisognerebbe mai infierire su nessuno…,ma è anche vero che parlando tanto (ore e ore) qualche volta si può sbagliare tono, può capitare per il gusto di una battuta ferire la sensibilità di qualcuno senza essere necessariamente degli orchi. Vorrei poi che si tenesse presente che a volte affiora la frustrazione di chi da 30 anni vede emergere giovani di tutte le nazioni possibili e immaginabili senza un minimo di tradizione tennistica (perfino la Thailandia, il Cile, il Brasile, per non parlare della Svizzera…) mentre noi non si ha uno straccio di semifinalista in uno Slam da Barazzutti in poi…. Allora se nel calcio si sente dire che Toni vale più due volte Caracciolo, e nessuno si scandalizza, forse si può anche dire che il francesi hanno più fortuna ad avere un Gasquet rispetto a un’Italia che aha un Fognini senza voler offendere nè Caracciolo nè Fognini. E’ un problema di toni (con la t minuscola) certo…di momenti, di opportunità, di tatto. Nobody is perfect. Ma, ecco il mio appello, i veri appassionati di questo sport sono pochi…volemose bene!
Buon anno
1 Gennaio 2007 alle 10:54
Caro Ubaldo non posso che risponderti: Touché!
2 Gennaio 2007 alle 01:26
Vorrei aggiungere: a volte si può eccedere in una critica, ma i primi ad essere contenti se un giocatore ha le qualità per emergere (insieme agli interessati e ai parenti degli interessati e ai loro coach,circoli e concittadini) sono proprio quei giornalisti che scrivendo di tennis sanno bene quanto sia importante (per ottenere più spazio, per convincere più facilmente i direttori ad inviarti a seguire un torneo) che i giocatori italiani facciano bene, vadano avanti, raggiungano magari la seconda settimana di uno Slam. Quando l’Italia ha vinto la Fed Cup improvvisamente certi giornali che dedicano pochissimo spazio al tennis (con loro sì che dovreste prendervela…) l’hanno trovato…Insomma io faccio sempre il tifo per gli italiani, e vi posso assicurare che anche i critici più severi fanno lo stesso (anche quando non riescono a mordersi la lingua prima di farsi scappare una battuta poco gentile o rispettosa). Con Rino ho avuto spesso discussioni (ricordo sulle prospettive di Silvia Farina, di Rita Grande…) perchè lui come approccio guarda un giocatore, vede (o crede di vedere) che non ha i numeri per diventare n.1 (o n.2 o n.5) e allora lo boccia (a volte troppo duramente, secondo molti).
Io forse mi accontento di…meno., e allora ricordo che quando Silvia battè una buona tennista a Parigi tanti anni fa (forse la Coetzer…) io sostenni che avrebbe fatto strada e Rino era invece pessimista. Beh, Silvia non è purtroppo riuscita a entrare tra le prime dieci (per un soffio), ha raggiunto un solo quarto di finale di Slam (a Wimbledon) fermandosi agli ottavi negli altri…il che non è poco, tutt’altro, ma magari ne avessimo tante di Farina (e adesso di Schiavone) a rappresentarci. Certo, magari ti girano un po’ le scatole a vedere che una nazione come il Belgio ti tira fuori dal nulla due campionesse come la Henin e la Clijsters che diventano n.1, oppure la Svizzera ti pesca la Hingis e la Schnyder (che una semifinale di Slam l’ha raggiunta), e poi la Francia, la Croazia, la Germania, la Spagna, la Cechia, per non parlare della Russia, hanno vinto Slam, e/o piazzano giocatrici in semifinale o finale e noi…mai, mai, mai.
Anzi, ogni volta che una delle “nostre” si avvicina a un traguardo importante (intendo una semifinale, o anche l ranking top-ten) c’è sempre qualcosa che va storto. E allora ti scappa fuori l’amarezza e magari finisci per essere ingiustamente pesante verso qualcuno che non ha colpa se non quella di non avere il talento di Federer e si sta impegnando a fondo per cavare il meglio di sè. E’ sempre un problema di misura, siamo d’accordo?
3 Gennaio 2007 alle 23:38
Ciao Ubaldo, ho letto e apprezzato moltissimo la franchezza del tuo intervento. E ho toccato il cielo con un dito nell’inciso su Marianella, che adoro in ogni sua manifestazione televisiva: un telecronista anti-personaggio che arricchisce l’evento senza distorcerlo, come fanno altri, sicuramente più amati e più “pubblicizzati” (senza fare nomi).
Tornando al discorso Fognini-Gasquet e alle parole di Tommasi, effettivamente è una attestazione di un fatto: Gasquet è molto più talentuoso e forte di Fognini. Se fosse stata fatta, come affermazione, da una persona che si fosse dimostrata intellettualmente non prevenuta nei confronti di Fognini l’avrei accettata.
Ma è stata fatta da una persona che ha storto il naso assistendo dal vivo a Fognini-Djokovic e che ha elargito epiteti abbastanza sgradevoli nei confronti di Djokovic, “reo” di aver perso contro un misero azzurro. Vabbè, capitolo chiuso, non mi piace parlare degli assenti. Bensì, parlare di tennis. E di questo Round Robin che sta distruggendo l’essenza del tennis e, “last but not least” le sicurezze degli scommettitori.
Buon tennis, da Mirco.
9 Gennaio 2007 alle 22:13
caro ubaldo, visto che il tema era bambini-prodigio volevo chiderti se avevi notizie di un certo adelchi virgili, qualche anno fa era considerato un fenomeno. che fine ha fatto ?
alice
17 Gennaio 2007 alle 13:06
buongiorno a tutti ,capito per caso in questo blog e vengo catturato..ho letto con interesse i commenti.Sono anch’io un appassionato di tennis,estimatore di Scanagatta e padre di piccoli tennisti..in carriera.leggo le avventure del papà Fognini che peraltro abbiamo ammirato all’ultimo (purtroppo ) torneo ATP del mio club (CT Palermo).Ho cominciato ad
avventurarmi in lunghissime ed onerose trasferte (la distanza da altre sedi nazionalia ci penalizza non poco).Mia figlia ha solo 9 anni d’accordo ma comunque ritengo stia vivendo una esprienza entusiasmante considerarto che solo quest’anno è stata a Bari ,Roma,Reggio Calabria
Pacenza per finali PIA, e da ultimo al Master di Deauville .Comunque vada a finire io penso che lei stia accumulando ,
rispetto alle coetanee,una esperienza di vita non indifferente.
Saluti a tutti forza Ubaldo non mollare..aspetto consigli da tutti voi
Francesco
10 Febbraio 2007 alle 20:05
Saluti a tutti, mi chiamo Giuseppe e, come gli altri “genitori”, anch’io sono capitato per caso in questa discussione, evidentemente molto sentita da chi ha figli “tennisti” in un certo qual modo promettenti, e quindi destinati o già entrati a far parte del “sistema tennis agonistico” di un certo livello, fatto di viaggi in macchina più o meno lunghi, aeroporti, ore e ore di allenamenti, svariate rinunce e quant’altro. Io insegno Educazione Fisica nella scuola superiore e faccio anche il libero professionista: in poche parole, oggi i soldi per mantenere l’attività tennistica di mio figlio, bene o male, ci sono, ma domani? Lui è tra i migliori under 16 d’Italia, si allena in media 5 ore al giorno e frequenta il Liceo Classico Statale. Finora si è barcamenato bene in questo frenetico tourbillon, per lui e per noi, ma adesso stiamo entrando in una fase della vita che mi riempie di dubbi e riflessioni varie. Si potrà ancora conciliare, come adesso, l’attività scolastica con i vari tornei ITF, Open o Futures, sicuramente più impegnativi sotto tutti i punti di vista? E se un domani io non dovessi guadagnare quello che guadagno adesso, come lo potrò gestire? Prima di scoprire la vostra interessantissima discussione stavo cercando su internet qualcuno che proponga una qualsiasi forma di sponsorizzazione per i tornei, oltre al contratto di abbigliamento e racchette che fortunatamente già abbiamo. Da buon educatore ho fatto praticare molti sports a mio figlio, poi ha scelto di dedicarsi anema e core al tennis, anche se ama molto il calcio, che rimane il suo passatempo preferito. Da allora la nostra vita è radicalmente cambiata, ci siamo presi, tutti, parecchie soddisfazioni, però il futuro non dà nessuna certezza, e se trascuri la scuola per il sogno tennistico può succedere di tutto, puoi diventare una top ten come puoi restare un buon B, ma comunque basterebbe un semplicissimo, grave, infortunio per chiudere definitivamente la porta ai sogni, con in mano che cosa? Infine abbraccio il sogno di tutti dicendo che sarebbe molto utile un bel 6 al superenalotto per risolvere parte di questi problemi, ma è saggio e opportuno rimanere con i piedi ben piantati a terra e analizzare il tutto con estremo raziocinio. A presto, Giuseppe
13 Febbraio 2007 alle 13:56
ciao a tutti come parecchi di nvoi ho un figlio(8anni) che gioca a tennis nel paese dove vivo tunisia i mestri (allenatori) di tennis non mi sembrano dei maghi a mio parere gli manca sempre qualcosa per poter essere completi ossia o sono ex giocatori ma senza una preparazione filosofica per poter inculcare al ragazzo lo spirito vincente oppure sono semplicemente degli insegnanti di fisica e scarsissimi tennisti detto questo la mia domanda se vogliamo fuori luogo é questa da quali caratteristiche si puo’ riconoscere se un bambino é piu’ o meno portato a diventareun buon tennista e quali sono le migliori scuole a livello europeo alle quali uno puo’ rivolgersi? grazie a chiunque mi voglia inviare una risposta ciao
14 Febbraio 2007 alle 14:27
Salve a tutti,dopo aver per caso scritto a Ubaldo Scanagatta in seguito all’essermi imbattuto sempre per caso nel blog sulla Henin, ho poi scoperto il ben piú interessante sub blog su genitori e scuola. E rispondo all’invito di dividere con chi è interessato la nostra,mia e di mia moglie, esperienza di Tennis Parent. Con una sola avvertenza: essendo un grafomane, sará una cosa lunga. Liberissimi di saltare e passare all’intervento successivo. Spero solo di non aver affossato,con questa mia, il Blog. Devo confessare che dopo aver letto l’articolo del figlio di Ubaldo (Match Point di due anni fa) sulla sua esperienza da Bollettieri, scrissi una email alla redazione della rivista facendogli i complimenti aggiungendo peró anche a mo’ di battuta che se a scrivere l’articolo fosse stato il figlio di Clerici, che notoriamente spesso predilige il costume allo spessore tecnico, forse avrebbe citato fra gli italiani presenti in quel mese (Miccini, Sanese, e- ricordatevi quest’ultimo nome, sará il prossimo Nadal- Quinzi) anche mio figlio Nicholas, che allora a 7 anni assaggiava per la prima volta il summer camp di Bollettieri, e non appunto perché fosse forte (non lo é…ancora) ma per via della sua storia…sono un Medico Italiano e ho sempre lavorato all’estero per conto di Compagnie Italiane, prima in Iraq (nell’83 subito dopo la laurea) e in Jamaica (che culo, lo so) e poi,entrato finalmente all’Eni, in Saudi Arabia,Nigeria,Congo,Libia (su una piattaforma),ancora Nigeria e ora in Angola da 4 anni…Mio figlio,nato nel 97( lo stesso giorno di Bob Marley, evidentemente la Jamaica é per noi un destino), a 9 mesi era giá a Lagos dove é cresciuto fino ai 6 anni frequentando asili e scuole inglesi o americane (c’era anche la scuola italiana ma facemmo una scelta da cittadini del mondo) e ha cominciato a giocare a tennis con me a tre anni. Lagos é il buco del culo del mondo, o uno dei tanti, ma é anche, per il privilegiato espatriato che lavora sotto l’ombrello di una impresa petrolifera (o di un’ambasciata o comunque di una grossa compagnia) un posto fantastico da viverci proprio per la Qualitá di Vita che ti consente…in tutto, fra la prima e la seconda volta, ci sono stato 10 anni e ci tornerei a piedi domani (e sicuramente, in quei 10 anni, ho visto molti italiani arrivare piangendo e piangere ancora piú forte al momento di partire). Sto facendo un discorso molto cinico e se vogliamo politically un-correct perché é chiaro che ho visto miseria e ‘cose che voi umani non potete immaginare’ e sono perfino stato assalito, pistola in pugno, a casa mia , ma confermo quanto ho scritto prima. A tennis ho cominciato a giocare proprio in Nigeria, nell’89, prima giocavo a rugby a ottimo livello, sciavo e scio piuttosto bene, facevo windsurf (e anzi, il motivo per cui cominciai a viaggiare all’estero era proprio perché volevo cavalcare un giorno le onde alle Hawaii, missione compiuta nel 92). Nell’89 dunque comincio a 34 anni a giocare a tennis e devo dire che non fossi stato in Nigeria non sarei ma stato ‘hooked’,come dicono gli inglesi: la Nigeria,e Lagos in particolare, era il paradiso del Tennis Tristonazzo, dove per Tristonazzo intendo il mediocre la cui mediocritá diventerá – ma solo in Nigeria- aurea per la pratica assidua: io giocavo col coach al mattino prima di andare in Ufficio, dalle 13 alle 14.30 durante la pausa pranzo e poi alla sera partite e torneii. Tornei Agip e Circuito ETP (Expatriate Tennis Players) che organizzavo io-5-6 tornei e rivista bimestrale Doppio Fallo,la rivista di chi ce l’ha troppo lungo…il servizio! scritta con Publisher, e in piú tornei ai due principali Club (Ikoy Tennis e Golf Club e Lagos Lawn Tennis Club, 9 campi ciascuno) e cito solo i due a 5-10′ da casa e ufficio, allenamenti con coaches anche bravi (che allenavano la Davis Cup Team Nigeriana) a 3-5 dollari all’ora, campi dappertutto (privati, due alla Scuola Italiana, 3 alla Scuola Americana, etc), a ZERO COSTO, e palleggiatori (ragazzi bravissimi, magari che non potevano insegnarti la tecnica ma in grado di fare la ball machine umana per ore)per meno di un dollaro…Ah, e poi al Club c’era sempre il Ball Boy, il raccattapalle.Lo so, siete invidiosi. In questo environment era facile appassionarsi e ben presto, una volta raggiunto l’obiettivo di Maui, abbandonare perfino il windsurf. Fossimo ancora a Lagos, i miei problemi-anzi,quelli di mio figlio- sarebbero infinitamente inferiori e non sarei qui a considerare la necessitá di inviarlo in una delle famigerate Academy americane,almeno non prima dei 13-14 anni. Dico famigerate perché so che la maggior parte della gente le considera tali: io ho opinioni diverse e pur comprendendo molte critiche e molte delle perplessitá avanzate da alcuni, ritengo il Sistema delle Academies uno strumento molto valido, a patto di saperlo utilizzare. Perché altro non è che uno strumento che ti viene messo a disposizione. Sta poi al giocatore utilizzarlo nel modo migliore. Ma su questo magari ci ritorniamo piú avanti. Purtroppo nel 2003 (Nicky aveva 6 anni e cominciava la prima elementare) ci siam dovuti trasferire in Angola ed anche se devo riconoscere che in Nigeria l’etá dell’oro é cambiata e sempre piú la gente si sta convertendo al Golf (che anche noi pratichiamo ma continuiamo a considerare un gioco a metá fra il biliardo e l’andar per funghi-anything you can play drinking or smoking is not a sport!), le cose in Angola si son fatte per Nicholas sempre piú difficili, sia a livello di Tennis che di Scuola. Vediamo la Scuola: dopo essere entrato a 18 mesi in un asilo di lingua inglese e a 4 anni in una Scuola Inglese, a 5 anni era stato accettato all’American International school, una delle migliori scuole americane in Africa e secondo molti americani anche d’America. Lasciatemi descrivere la giornata tipo di Nicky a Lagos: alle 7.30 lo accompagnavo a scuola (a 200 metri da casa) e mentre lui entrava io mi facevo mezz’ora su uno dei 3 campi da tennis con uno dei coach o mezz’ora di jogging sul campo di calcio prima di andare in Clinica. Alle 13.30 Nicholas usciva e cominciava le Extra School Activities: tennis, golf, nuoto, calcio, arte, scacchi, karatè,basket,baseball…Ce ne erano per tutti i gusti e si poteva scegliere…Nicholas faceva di tutto e usciva alle 17. Il Sabato mattina c’era il campionato di calcio (sostituito nel secondo semestre dal baseball) e le classi erano divise in 4 squadre di pari etá e vi erano due partite sul campo diviso a metá ad ogni ora, a partire dalle 8 e a finire alle 14 coi genitori coinvolti come coaches, vettovagliamento, supporters,etc Sembra proprio una tipica scuola italiana,eh? La Scuola Internazionale a Luanda è di recente formazione e pur essendo stata costruita in un sito con grandi potenzialitá, ha fin dall’inizio avuto altre finalitá prediligendo l’approccio soft e diluito allo studio (orario dalle 8 alle 15 con molti break) e rifiutando ogni riferimento alla competizione anche e soprattutto sportiva. Per quanto le cose siano poi cambiate soprattutto anche grazie al nostro (e di altri genitori)intervento, il lato sportivo rimane piuttosto neglecto e in questo simile a quello delle Scuole Italiane. Anche se la Scuola dispone di una piscina, di un campo da calcio e di un campo da basket (ma non di una palestra, per es) queste strutture non sono utilizzate come dovrebbero e solo dopo molti sforzi negli ultimi due anni è stato possibile avviare una sorta di corso di tennis tre volte a settimana utilizzando un coach locale sotto la supervisione di mia moglie,il prezzo per poter utilizzare il campo nei restanti giorni con Nicholas.Voi direte: meglio che in Italia, di che ti lamenti? La differenza è che mentre in Italia lo Sport si puó fare fuori dalla Scuola, a Luanda questo non è possibile. Particolarmente nel Tennis. La mancanza di strutture (solo un piccolo club con 4 miseri campi in tutta Luanda), di coaches qualificati (quelli squalificati hanno anche la mancanza di pudore di chiederti 20-30$), e soprattutto di coetanei di pari livello e di tornei, hanno imposto a me e mia moglie, buona giocatrice ma anche lei,piú che altro, una geologa, di trasformarci in allenatori di nostro figlio.
In base alla passione, ad una certa cultura sportiva, alla frequentazione per anni degli adult Program di Bollettieri dove giá 20 anni fa insegnavano AGLI ADULTI cose che ancora oggi molti Maestri in Italia non insegnano ai ragazzini (tipo girare intorno al rovescio e colpire il dritto a sventaglio). Lo so, sembra puerile e ho letto con molto interesse tutti gli articoli sull’argomento della sopravvalutazione o meno del Coach,anche quelli proprio di Ubaldo con cui sono d’accordo: il Coach é sopravvalutato, diverso il discorso del Maestro MA COMUNQUE PER MIA OPINIONE ED ESPERIENZA PERSONALE in attesa di trovare il Carlos Rodriguez della vita, l’unico che ha veramente a cuore il bene del proprio figlio é il genitore, sciagurato o meno che sia, e spetta al genitore in virtú di quella famosa frase di Clerici o Tommasi (in Italia non mancano i campioni, mancano i genitori dei campioni) attivare il progetto. Non meniamocela per il naso: un ragazzino non puó piú arrivare a 15-16 anni e dire :voglio diventare un campione. Non nel Tennis, non in nessun altro sport. A maggior ragione nel Tennis dove da Bollettieri (e Langsdorf,il guru californiano, conferma,dicono che dopo i 12 aa tecnicamente non ti si puó insegnare piú nulla. E allora ha ragione anche Lendl che rispondendo a una giornalista che gli chiedeva se non era preoccupato che le sue figlie, tutte iscritte alla Leadbatter Academy della Img Academy che ha inglobato la Bollettieri Tennis Academy, si perdessero qualcosa, rispondeva: cosa si perderebbero? pomeriggi passati al mall a bere, fumare,cazzeggiare? Ora Ivan,si sa, é un duro venuto da oltre cortina ai tempi grigi del comunismo, e sicuramente io sono invece spesso preoccupato dal fatto che mio figlio si perda, che ne so: l’innocenza dell’infanzia o dell’adolescenza, ma questo non mi ha impedito di ’spingerlo’ un po’ a praticare sport: a tre mesi l’abbiamo messo sott’acqua, a tre anni ha preso la racchetta, a 5 la mazza da golf e gli sci ai piedi, come tutti gioca a calcio (se potessi lo farei giocare a rugby che é un ottimo sport di squadra, una partita a scacchi in velocitá, un po’ come il tennis). Suona anche il piano, due volte a settimana e tuttora, due volte a sett fa nuota nel Clube Nautico locale con altri ragazzini. Ma é il tennis lo sport preferito. Da lui? Lo ammetto, non lo so: lui dice di si, ma il sospetto che lo dica per compiacerci é grande. Anch’io come Ubaldo in suo figlio, ho notato che raramente sorride e si diverte mentre gioca…una volta su 10, forse. E spesso, durante gli allenamenti, finisce che c’incazziamo. Ma non perché non vince o perché sbaglia. Perché si comporta male o non s’impegna. Mi fanno ridere quelli che dicono e scrivono che il tennis deve rimanere un gioco: ma certo, che ovvietá. E allora dici a tuo figlio: divertiti e se non ti diverti cambia sport o hobby. Lui dice che vuol giocare a tennis. Ma per giocare a tennis e divertirti, la palla la devi: 1) colpire 2)mandarla oltre la rete 3)possibilmente dentro il campo 4) piú di una volta, possibilmente molte volte. E per far questo ti devi allenare.Non ti piace? Nessun problema: ci sono altri sport. È anche un fatto di Educazione, di Scuola di Vita: no pain,no gain. Sangue,sudore,polvere da sparo.E certo, impara a trattare sconfitta e vittoria, those impostors, allo stesso modo. Ma se un genitore ti deve insegnare qualcosa, te lo deve insegnare con l’esempio ma anche ti deve riprendere se ti comporti male. Davvero, io avrei voluto esserci tutte le volte che uno di quei Abusive Fathers ha commesso una di quei famosi abusi perché, ne sono convinto, molte volte (e lasciamo stare i deprecabili KMary,Kill the Bitch!, gli insulti e la maleducazione nei confronti degli avversari e il solito Dokic: è ovvio, qui non c’è niente da dire), molte volte, ne sono convinto, il Genitore Brutto Cattivo stava seguendo una sua logica, stava correggendo un comportamento, stava espletando le sue funzioni di educatore. Ci ritorneró sopra ma io ricordo sempre che a John McEnroe Sr si rimprovera sempre di non essere stato piú severo con suo figlio…La veritá è che fare il Genitore è il secondo mestiere piú difficile del mondo. Il piú difficile è cercare di combinare il mestiere di genitore a quello di coach. Comunque fai, alla fine sbagli. E quindi, o non fai proprio nulla (come l’80-90% dei genitori)o tanto vale fare qualcosa.E-apriti cielo!-,io onestamente non trovo cosí deprecabile un Yuri Andropov, sbeffeggiato da tutti tranne che da sua figlia (il che é pur importante) e, anche questo dovrebbe farci pensare, da molti addetti ai lavori che lo conoscono meglio… Certo, se è vero quel che dicono Myskina e Dementieva, e cioè che il buon Yuri le insulta durante i matches, questo è un altro discorso.Da condannare. Ma trovo molto piú irritante un Richard Williams. Comunque, ritornando all’Angola, potrei raccontarvi molte cose interessanti, di costume e di vita, ma siccome è un blog di tennis, vi basti sapere che la logistica è un incubo. Immaginate di abitare a Piacenza, di dover andare a lavorare a Milano, di avere la scuola di vostro figlio a Lodie vostra moglie che deve fare la spesa a Monza e il Club di Tennis a Crema. Il tutto con una sola auto e un solo autista perché per procedura di sicurezza a vostra moglie non è permesso guidare (da qui l’autista, che peró dovrebbe staccare alle 17.30) e a voi non è permesso comprare una seconda auto (o una moto). Il tutto con un traffico che fa impallidire i santi e che mi costringe ad uscir di casa in pigiama alle 5.30 per evitare il traffico e arrivare in Clinica in 20-30’ (18 km, ma spesso c’è la fila, per quanto veloce, anche al mattino. No,dico:alle 5.30 del mattino!!!!!) e dare l’auto all’autista in modo che possa tornare a disposizione di moglie e figlio. Abbiamo cambiato casa ormai cinque volte e stiamo per effettuare il sesto trasloco, ma è il classico caso della tovaglia corta. Ora ritorniamo in cittá perché abbiamo visto che in questo modo io posso andare in Clinica facendo jogging e comunque Nicholas ormai piú che nei campi privati del compound deve giocare nel Club con quei 6-7 locals coetanei (in realtá tutti 2-3 anni piú grandi). Gli altri genitori hanno bambini che passano ore in casa a giocare alla PlayStation, a guardare film, bighellonare dentro il compound, prigioni dorate e pigre…gli stessi genitori non escono quasi mai, non parlano portoghese,non praticano sports o se li praticano, lo fanno all’interno delle mura della propria prigione dorata…Chi è un genitore piú abusivo, a volte mi chiedo, noi o loro?
Intendiamoci, riconosco la necessitá anche del sacro diritto a spendere in ozio pigri pomeriggi estivi…e il fatto che in questi paesi sia sempre estate non ti impedisce certo di farlo…Nicky gioca anche a golf (sarebbe anche bravo, ma non gli piace, lo trova noioso…e comunque 2-3 volte al mese, si gioca a golf tutti insieme, 9 buche…ogni 3-4 mesi si fa 5-6 ore di lezione con un Coach Locale), fa nuoto 2 volte a settimana, gioca a calcio a scuola, ogni tanto si va al mare, ogni tanto viene qualche amico a dormire a casa nostra…Ma il problema maggiore qual è? È che nessuno dei suoi amici e della sua etá gioca a tennis…Il fatto poi che lui sia nettamente piú forte li ha fatti addirittura ritrarre…Per rigetto, nessuno dei suoi amici si guarderá mai una partita di Federer (qui col DSTV Sky Fox ci vediamo tutti gli Slams e i Masters)…Diciamo che per la prima volta, in tutti questi anni, ho appreso appieno il significato di quella poesia del Foscolo: a egregie cose l’animo accendon l’urne dei forti,o Pindemonte…La necessitá cioè di un ambiente stimolante, di termini di paragoner e di confronto e soprattutto d’ispirazione. Ed è qui che possono entrare in ballo le Tennis Academies.Diciamo che dopo il primo anno di Angola, e grazie alla possibilitá di palleggiare quasi tutti i giorni sul campetto del compund dove abitavamo allora (e non abitiamo piú), nell’estate del 2004 mia moglie in vacanza a Bologna lo porta al Tennis Club Aereoporto dove viene visto da Giovanni Toni, uno dei maestri, che impressionato (soprattutto perché gli altri bambini che gravitano nel circolo sono tutti clamorosamente negati) consiglia di portarlo da Bolletieri. Era giá nostra intenzione portarlo prima o poi, visto che lá ormai conosciamo un po’ tutti, ma pensavamo che fosse prematuro, contavamo eventualmente di farlo l’anno successivo.. E in effetti avevamo ragione noi:da Bollettieri ci sono ragazzini di 8-9 anni che sono giá dei fenomeni, e fra questi il Quinzi giá citato. Nicholas ha un anno in meno ma é distante anni luce. Bollettieri in virtú del nostro passato di aficionados gli concede 20′ gratis e ci dice: excellent grip, excellent foot…-in a couple of years you’re gonna have to take some decisions. Ma ho sempre avuto il sospetto che lo dica a tutti. Il nostro problema, comunque, é che noi abitiamo in Africa, in un rettangolo d’Africa non sportivo o comunque non tennisticamente evoluto, e questo implica che per non precludere un possibile futuro per Nicholas ci si trasformi,io e mia moglie, in coaches. Non fraintendetemi: la passione c’é, la cultura pure, perfino due lauree e tanti libri di tecnica e di storia tennistica, decine di DVD e video e una macchina lanciapalle…ma anche la consapevolezza che questo non ci trasforma in Tecnici e che quindi ci si debba spesso appoggiare a questo e a quel palleggiatore e che comunque 2-3 volte all’anno si debba comunque tornare a Bradenton. Anche se l’obiettivo principale (o é il piano B?) rimane quello di fargli fare l’high school in US e magari ottenere una scholarship con il tennis, il tutto diventa un incubo perché mentre in US o in Italia (dove lo so ci sono ottimi coaches, per caritá) saremmo ben felici di affidare il figlio a una serie di maestri, l’essere al tempo stesso genitore e presunto coach comporta una serie di sfumature e sconfinamenti che spesso ti fanno apparire all’incauto viandante che si trova a transitare per caso a bordo campo il Padre Abusivo di Turno. Difficile spiegar loro che il metro di paragone non é il loro figlio imbambolato da ore di Cartoon Network o PlayStation, ma un sano ragazzo sportivo magari venuto dall’est e che ora si allena con l’obiettivo di non abbandonare mai il paradiso della Florida per ritornare nella steppa di Chernobyl (mi pare fosse questa la motivazione della Sharapova). Ma i nostri problemi non derivano dalla mancanza di risultati (Nicholas non é –almeno non ancora- un tennista vincente) ma dalla gestione del comportamento. Infatti e incredibilmente nonostante abbia noi due come coaches, Nicholas tecnicamente, ci viene ripetuto, é molto forte ma o perché ancora non ha THE FIRE INSIDE oppure semplicemente (mia opinione) perché mentalmente é un perfezionista e quindi quando non gli entra diventa un Cané, a volte il suo comportamento in campo é inaccettabile. Mio figlio non é un gigante (non ancora,almeno, ma temo non lo diventerá mai) e probabilmente incontra problemi a giocare con ragazzini piú grandi e piú forti fisicamente di lui….Magari non ha nemmeno la mentalitá vincente: vincere gli piace troppo ma finora non mi ha ancora mostrato la voglia di vincere, lo spirito combattivo, la capacitá di reagire e di soffrire…magari non è ancora maturo per la sua etá o magari a 12-14 anni deciderá di voler fare il veterinario, il musicista (suona anche il piano) o l’attore, e va bene tutto: quello che cerco d’insegnargli é che se va sul campo da tennis a giocare a tennis, allora si deve impegnare al 100%. Glielo ripeto mille volte: you win,you lose: it doesn’t matter. It matters HOW you fight.Non credo l’abbia ancora recepito e comunque scene isteriche e racchette sbattute per terra (per cosa poi? per un drill agli 11 con un amico o con sua madre? Per un allenamento?) non sono ammesse. Ci sono sanzioni previste. Anche la sospensione dal tennis per un giorno, una settimana, un mese. Macché, continua a sbatticchiare la babolat come per vedere fino a che punto puó continuare. Tre settimane gliel’ho presa e GLIEL’HO SPACCATA IO (io che non ho mai sbattuto una racchetta in vita mia) in piú pezzi, dicendo: “volevi romperla? Ecco come si fa, BANG! BANG!SBARABANG!!! (sotto gli occhi allibiti dei frequentatori del Club, e m’immagino giá le leggende e i miti che circoleranno su di me semmai Nicky diventerá un top 100, altroché Pierce, Mike Agassi o Sharapov…Ma cosa avrebbe dovuto fare John McEnroe Sr?) e adesso ne hai una sola…se la rompi o la incrini, non giochi piú..”.Ecco, sono poi stato male per una settimana (scena di pianto e desolazione del figlio, promesse varie, gioco eccellente per 2-3 gg…e poi…Same Old Story. Queste scene sono ormai la norma. Possiamo anche smettere di giocare,poi leggi che Federer (no,dico: Roger Federer!)da piccolo era uno stronzetto inqualificabile e incontrollabile (oggi dicono che è come un cigno nello stagno: calmo aristocratico e impassibile sulla superficie che tutti vedono, e con le zampe che ruotano vorticosamente sotto il pelo dell’acqua), lo stesso Borg (no,dico: Bjorn Borg!!!) venne sospeso 6 mesi dalla Federazione Svedese… e vi leggete un po’ di libri di tennis, la maggior parte dei campioni, campioncini e onesti journeyman alla Spadea erano da piccoli bambini con un ego incredibile, con scarsa empatia, smania di perfezionismo e scatti di ira incontrollabile… Da Bollettieri durante un summer camp una volta ho visto un bambino di 10 aa che gridava : C’MON!!!! dopo il primo servizio finito in rete dell’avversario…Al coach lí vicino dico: ma non vi sembra un po’ troppo?, e lui sornione: no, no, va bene cosí…Imparerá poi. Il concetto in auge da loro è che i bambini devono imparare a sbrigarsela da soli. Soprattutto i genitori non devono interferire e capisco che si cerchi di arginare la follia di alcuni (o di molti) ma ogni tanto la cosa mi lascia perplesso perché ho visto bambini fregare spudoratamente e chiamare palle fuori o dentro a esclusivo proprio vantaggio (e parlo di opartite in cui mio figlio non era coinvolto e quindi il mio giudizio non viziato). Mio figlio non frega punti, non chiama di proposito le palle fuori, non vuole vincere imbrogliando, e quindi a volte mi dico che magari sono troppo severo con lui, che vuoi che sia se sbatte nervosamente la racchetta per terra o se si lascia andare a moine o scalmane isteriche e lamentose nei confronti non dell’avversario ma di se stesso…Ma a volte o spesso, non riesce a incanalare la rabbia…Anche qui i Coaches all’Academy dicono: at least he cares! Saremmo piú preoccupati se fosse letargico, se desse a vedere che non gliene frega nulla…E dunque mi chiedo spesso quando leggo dei vari Soloni che sentenziano a volte a ragione ma troppo spesso anche con soverchia superficialitá sui cattivi genitori: dov’è il confine? Quando è che devi davvero intervenire? mi chiedo: devi reprimere davvero questo ego, questo temperamento, questa smania di perfezione, questa rabbia ancestrale e interiore che ti commuta i lineamenti? O devi solo cercare di incanalarla…(e tutti giú a criticare Leyton Hewitt che l’ha incanalata perfettamente!) E soprattutto, come? O devi solo aspettare che succeda all’improvviso e di per sé? Gli dico scherzando ma non troppo: non farti attrarre dal Lato Oscuro della Forza…Pensa a divertirti…Divertiti…Pensa solo a migliorarti…MA SONO TUTTE MENATE: un bambino se non vince non si diverte, diciamocela ben tutta. Leggetevi cosa passa per la testa di un campione…vincere non è gioia, è un sollievo (a relief,lo scrivono McEnroe e Pat Cash, lo dimostrano le lacrime di Federer l’anno scorso, cos’altro non erano se sollievo, dalla tensione di dover vincere ad ogni costo?) E purtroppo vincere a un certo punto diventa importante, se non vinci i coach non ti degnano di uno sguardo, non ti accettano nelle academies, non ti concedono una scholarship…Ecco, io sarei giá contento se lui imparasse che per ottenere un certo risultato ci si deve impegnare e qualcuno dirá che a 10 anni è normale non averlo ancora imparato e allora cosa dovremmo fare? Lasciargli fare tutte quelle scenate sul campo? Siccome ci sono giorni in cui non le fa e gioca da dio, suppongo che quando le fa debba essere ripreso e rimproverato ed eventualmente punito. Ecco, lo ripeto:sono giunto alla conclusione che da genitore, qualunque cosa tu faccia, sbagli comunque. E comunque, io faccio il Medico e non smetteró certo di lavorare per investire sul figlio (e a volte mi chiedo dove finisca la realtá e cominci il mito quando ascolto quel genitore serbo che mi raccontava di essere arrivato con la moglie 10 anni fa in america con 700$ in tasca, e poi lavorando come personal trainer (cintura nera di karate) si era comprato la casa nel New Jersey e aveva avuto due figli e l’anno scorso si è spostato dal New Jersey per venire a vivere a Bradenton (ad onor del vero il suo obiettivo è ottenere per i due figli una scholarship attraverso il tennis, non farli diventare i nuovi Djokovic), ed era un anno che cercava lavoro e non lo trovava…) ma trovo che a volte:1)la categoria dei Coach sia sopravvalutata (a parte Gasquet, andiamo a vedere in quanti hanno avuto come coach un padre che di tennis ne sapeva zero…certo, l’importante é che il padre coach conosca i suoi limiti e sappia affidarti a questo e a quello…fino a che,ripeto, magari non incontri il Carlos Rodriguez della tua vita 2) anch’io e mia moglie (come Scanagatta e Cecchi Gori, anche se nel caso di quest’ultimo stento a crederlo) siamo laureati e alla fine spesso un po’ di cultura e una laurea-che non è certo un biglietto da visita,per caritá- e soprattutto l’affetto per tuo figlio sulla bilancia contino comunque e ti permettano di poter parlare alla pari anche con chi dall’alto di una vita spesa ad insegnare tennis, crede di saperne di piú su tuo figlio se poi quel che ti muove è spesso l’interesse. Diciamo che si guarda spesso a quanti bambini sono stati rovinati dai genitori ma bisognerebbe anche guardare a quanti sono stati rovinati da maestri ,coaches, circoli, agenti privi di scrupoli o semplicemente privi di amore e passione per lo sport e per il mestiere. Lo scetticismo, il disinteresse, la ricerca del business a tutti i costi (ok, se vai da Bollettieri, di´che ti ho mandato io cosí mi danno la percentuale, mi ha scritto un noto Maestro molto impegnato su riviste nazionali e nell’organizzazione di Viaggi Tennistici. Cosí, senza avermi conosciuto, senza aver visto mio figlio. Era stato semplicemente contattato per una richiesta d’informazioni. Il panorama italiano, provenendo dall’estero, è davvero desolante: io sono sicuro che vi siano maestri e allenatori nettamente piú bravi e preparati di quelli che operano nelle Academies americane, ma la prima cosa che ti dicono una volta che li contatti è che cosa gliene viene a loro. Si, vabbé, ma se tuo figlio vive all’estero, se non è iscritto al nostro circolo, a noi checcefrega? Si, gli fanno la lezioncina, magari arriva Camporese e ci palleggia un’ora, ma nessuno che ti faccia una proposta, che si sieda lí a parlare con te, a spiegarti quali tornei fare…Prima ti devi iscrivere al loro circolo, devi garantire tot ore di campi, altrimenti chissenefrega…È una cosa che ho notato in quasi tutti i Maestri Italiani contattati, con l’eccezione di Zavoli a Bologna. E Giovanni Toni che non ha mai voluto un soldo.
Comunque Nicholas ora da Bollettieri ci va di tanto in tanto per 2-3 sett (a Natale, Pasqua, d’Estate) e si allena in un Programma chiamato Strategy Zone con Lance Luciani e Margie Zesiger. Una volta che siamo lá, e ci va con mia moglie o con me, gli facciamo fare mezzora al giorno con uno dei Coach dell’Adult Program sotto la benigna suopervisione del Director, Chip Brooks. Il quale una volta ci ha detto,a sorpresa, che all’inizio aveva avuto dei dubbi ma che poi ha realizzato che stiamo facendo proprio un bel lavoro, facendolo lavorare un po’ con l’uno e un po’ con l’altro, mischiando le cose e personalizzandole, una direzione che la Bollettieri, alla ricerca della formula perfetta d’insegnamento, aveva da tempo abbandonato cercando un metodo standard e generalizzato e dimenticando l’antica immortale veritá, un tempo il credo della stessa Academy, e cioè che non esiste un perfect training for everybody, but it does exist a perfect training for you. E questo ci porta al problema delle Academy, dove se non sei un Quinzi (a cui non fanno pagare una lira), tutti gli altri sono solo BUSINESS. Ora bisogna distinguere fra SUMMER o EASTER CAMPS (che sono per lo piú destinati agli intermediates o per lo piú motivo di confronto per giocatori come il figlio di Ubaldo) ma se vostro figlio non lo accompagnate e CONTRO LE REGOLE DI OGNI ACADEMY non lo seguite passo per passo, é facile che si perda, venga dimenticato, in altre parole: che i vostri soldi vengano spesi male.Io mi son fatto l’opinione che la Bollettieri sia ottimale per l’Adulto Tristonazzo (come me) per via dell’ottimo Adult Program o per il Pro e per l’Eletto come Quinzi per via delle strutture e per il ragazzino di 13-15 anni per via della competizione e dei termini di paragone (a volte è utile anche per scendere dal pero), MENTRE per il Bambino fra gli 8 e gli 11-12 anni, l’IMG Academy sia troppo grande e confusionaria e dispersiva…Noi continuiamo ad andarci perché negli anni (abbiamo cominciato ad andarci nel 93) abbiamo conosciuto un po’ tutti (al punto che Bollettieri la mattina di Pasqua incontrando me e mio figlio in un ristorantino lí vicino,pur ignorando probabilmente i nostri nomi, ci offrí addirittura il brunch!) e perché,pur fra contrattempi e piccole insoddisfazioni, troviamo il modo di districarci, Come dicevo adesso Nicky é seguito da Lance Luciani, dello Strategy Zone Program (di cui tu,per esempio, vieni a sapere solo per vie traverse e anche questo è un mistero),ma é vero che nell’ambiente familiare di una piccola Academy, tuo figlio, che a 10 aa non é cosí maturo da capire che non deve sprecare un minuto d’allenamento, é piú seguito mentre da Bollettieri o sei un Fenomeno o se ne fregano (perfetto l’articolo di Joel Drucker su Tennis US al riguardo, The Education of a Tennis Player…a proposito, forse il miglior libro di tennis mai scritto, a parte quelli di Clerici, é proprio il suo Jimmy Connors saved my life…Io ne ho ormai oltre un centinaio, di libri sul tennis, di tecnica e non,da Clerici a Wertheim-bellissima la sua ebag su si.com, a Vince Spadea fino all’introvabile-e francamente interessante- bio di Pat Cash rintracciato durante la ultima vacanza in Australia (con sosta alla Pat Cash Academy dove mio figlio ,10 aa, ha giocato per una settimana. Tranquillizzatevi; leggo anche moltissimi libri d’altro genere e il mio unico cruccio é non avere la mia libreria completa-migliaia di libri-e anche di fumetti d’autore!, e DVD e CD MUsic- con me all’estero. Insomma, sono normale, non vivo solo di tennis). Ritornando al Tennis e al sistema delle Academies, vivendo in Angola per noi è una scelta obbligata: a parte che a volte da Bologna passiamo solo per pochi giorni, l’anno scorso mia moglie si fermó per oltre un mese e cominció a girare per i vari Clubs ma l’unico che offrí un ambiente che ricordava un programma di allenamento e non uno svacco da clubmed, tipo babysitteraggio per bambini in cittá, era Zavoli, a Bologna, al Club Siro, pubblicizzato proprio da Match Point. Abbiamo cercato di contattare,fra gli altri, i Coaches ai Giardini (il club leader in cittá) anche via email ma nessuno ha mai risposto o comunque, al club non c’erano mai: vabbé, sará perché era estate…E in piú,avranno anche ragione: tu arrivi lí, vorresti organizzare un programma per tuo figlio, fargli giocare qualche torneo, ma loro hanno i loro programmi, i loro interessi, insomma: ognuno per sé e Dio per tutti. Quest’anno vorremmo mandarlo da Bertino a Merano e fargli fare 3-4 settimane con Zavoli a Bologna ma poi ti chioedi se a questo punto non sia meglio e piú produttivo andarsene invece 3-4 settimane di nuovo in Florida…Certo, fossimo residenti in Italia sicuramente troveremmo un Maestro per farlo giocare 2-3 volte a settimane ma anche qui: in US i tornei si fanno al Sabato e la omenica, in Italia non si sa: cominciano al martedí, mercoledí, a volte ti chiamano due ore prima per dirti che tuo figlio gioca alle 10 di giovedí e tu sei a 300km di distanza…Gli Stati Uniti sono piú organizzati, non so come sia la Francia, mi dicono che è meglio dell’Italia…il problema, per noi, è che cerchiamo un posto di lingua inglese…forse l’ho giá detto, ma vivere a Luanda comporta anche il problema di frequentare una Scuola Internazionale e non una vera e propria Scuola Inglese e Americana e per di piú in angola si parla Portoghese, quindi stiamo a considerare la possibilitá di fargli fare (accompagnato dalla mamma) il secondo semestre della quinta elementare, il prossimo anno, in un’academy americana o australiana, comunque di lingua inglese, essendo prioritario l’interesse a fargli completare il ciclo delle elementari in un full english environment. Mio figlio é fluent in english ma in Angola, la Scuola Internazionale,oltre a non avere una filosofia sportiva e competitiva, é popolata da sudamericani e europei e quindi riteniamo che oltre di tennis, vi sia bisogno anche e soprattutto di una Full Immersion di Inglese.
Quindi: Bollettieri o piccola academy ? Sono rimasto intrigato dall’articolo del figlio di Ubaldo sulla Weil Academy (piú per il paesino di Ojaii che mi sembra piú rilassante di Bradenton che é davvero desolante, e davvero vorrei trovare il tempo di andarla a visitare (conosco saddlebrook e la Evert e mia moglie ha parlato con Rick Macci) ma non so se avró il tempo. E i soldi! A Bradenton c’é la Pendleton School, all’interno dell’Academy… i vantaggi riguardano la possibilitá di adattare le ore dello studio a quelle del tennis, gli svantaggi quelli di ritrovarsi nello stesso ambiente NON di madre lingua inglese di Luanda e inoltre, classi combinate e con pochi studenti…C’é, fuori dalle mura, la st Stephens, una ottima scuola ma non li lasciano uscire prima delle 15 e quindi rimane ben poco per giocare a tennis (il programma all’IMG chiude-RIDICOLO!-alle 17, dopo,credo, devi pagare come fossero lezioni private in piú… Ma alla fine, considerando prioritaria l’esperienza educativa, probabilmente sceglieremo la St Stephens. Qualcuno potrebbe obiettare: ma non sarebbe meglio aspettare magari quando ha 12-14 aa? Mah, certo…il problema è che se continua a giocare qui in Angola perde il treno: voglio dire, l’anno scorso sfruttavamo i due campi da tennis (sempre deserti) del compound dove ha la casa il mio Managing Director, il cui figlio va a scuola col mio…ma non gioca a tennis. Il compound ha un centinaio di case e due campi da tennis. Noi entravamo con macchina lanciapalle, cesti di palle, computer con videoanalisi, freccie indicatrici, coni, targets…E se non c’era nessuno stavamo sul campo anche 3-4 ore…Ben presto gli Amministratori del Compound ci fecero notare che non avevamo diritto di allenarci lí e che avevamo bisogno di una Lettera d’Invito…Benissimo, eccola qui. Ah, si, ma non potete perché state facendo ‘entreino, aula de tenis’(cioè lezione). No, guarda, noi siamo i genitori. E comunque i campi sono vuoti e comunque se qualcuno sopraggiunge lasciamo immediatamente il campo (è successo 2-3 volte in sei mesi). Discussioni varie. AAlla fine troviamo un ragazzino di 13 anni che abita lí e quindi giocando con lui, residente, il problema sembrava risolto Macché, il problema erano prima le freccie indicatrici (pensavamo le avessimo incollate), poi la Macchina Lanciapalle (non si puó, è un problema), poi il C#$%”! di NonSoCheCosa…insomma, la burocrazia estesa alla quinta essenza…Inoltre pur giocando benino, il fatto di essere spesso battuto da un bambino di 4 anni inferiore aveva di molto smollato l’entusiasmo iniziale del ragazzino riducendo di fatto quantitá e qualitá degli allenamenti)…Dopo molto penare e molte richieste avevamo infine identificato un gruppetto di ragazzini angolani dai 9 ai 13 anni coi quali nicholas aveva cominciato a giocare regolarmente al Club locale in Luanda. In pratica noi paghiamo il campo, spesso forniamo racchette, bevande, snack, e i ragazzini che altrimenti giocherebbero comunque gratis, giocano cosí con mio figlio (a cui in quanto ricco espatriato non è consentito di utilizzare gratis i campi). Comunque Nicky giocava un paio di volte a settimana e nel week end ci facevamo 4-5 ore sia il sabato che la domenica mischiando drills e sets, vincendo la diffidenza e l’opposizione preconcettuale dei coaches locali che vedevano minata la loro autoritá.Avevamo anche cominciato ad organizzare minitornei a 8 giocatori, coi round robins e quarti incrociati alla fine in modo che tutti giocassero almeno 4 partite, tutto di tasca nostra,campi snacks bevande premi,occupando i campi nel week end nelle ore fra le 11 e le 17 ,fornendo anche le racchette (che i bambini locali hanno ma preferivano usare le nostre). Il primo era andato molto bene e Nicky aveva giocato da dio fino a poi perdere male (di rabbia, ma con un bambino di 13 anni) la finale. Il secondo decidiamo di coinvolgere altri tre bambini espatriati allargando a 10 il numero di giocatori…e il risultato è catastrofico ed emblematico delle nostre difficoltá in angola: al mattino presto del secondo giorno aveva piovuto e quindi io e mia moglie per oltre un’ora asciughiamo i campi. Poi cominciano le partite e dopo un paio di buone partite Nicholas comincia a dare segni di nervosismo ed io che arbitravo all’ennesima scenata lo squalifico. Si tratta di un torneo inter nos , non ufficiale, e insomma, dopo l’intercessione dell’avversario, gli permetto di riprendere a giocare ma invece di risalire sul seggiolone mi faccio sostituire da mia moglie e mi dispongo a fondo campo nel tentativo di raccogliere le palle prima che finiscano nel canale di scolo ancora bagnato. I tanto in tanto applaudo ai begli scambi e magari lancio qualche ululato (OLÉ! C’MON!) a un vincente di mio figlio che dopo aver perso il primo set sta faticosamente tentando di rientrare in partita. È un torneo amichevole, altri genitori espatriati sono dentro il campo, aiutano ad arbitrare, hanno offerto i beveraggi, hanno contribuito a pagare i campi (il Club si è ben guardato dall’intervenire). A un certo punto dal campo di fianco il Capo Coach del Club comincia a sbraitare che non si fa cosí, che le persone non possono stare dentro il campo, che non si puó sostenere il proprio figlio in quel modo, che bisogna uscire dal campo, e insomma tutta una tirata venata da accuse di razzismo e di colonialismo…Al che, io che avevo squalificato mio figlio, che si urlavo ai winners di mio figlio ma applaudivo anche i colpi dell’avversario, che raccoglievo le palle prima che finissero in acqua, che mi ero fatto il culo ad asciugare il campo, oltre che a pagarlo, a dare le racchette, le bibite, la torta fatta da mia moglie…non ci ho visto piú e dopo averlo mandato a cagare in quattro lingue (portoghese,inglese,italiano e bolognese) ho sospeso il torneo. Il Coach nel frattempo proibiva ai bambini di giocare con Nicholas pena l’esclusione dal Programma del Club.Il che mi portava a scrivere subito un’accorata lettera alla Direzione (concludendo che se dovevo essere punito, benissimo, ma che si lasciassero i bambini liberi di giocare fra loro) che mi dava ovviamente ragione ma pure per un paio di mesi NON SOLO i bambini si rifiutavano di giocare ma pure io stesso trovavo difficioltá a reperire palleggiatori con cui giocare durante la mia abituale pausa pranzo. Insomma, una sorta di paura mafiosa. Il problema si è poi risolto:la notizia si era diffusa e siccome si sa che noi, i Grazia, siamo gli unici che provano a promuovere sto cazzo di sport (si, è chiaro, il nostro interesse è personale, non ci fosse nostro figlio saremmo meno coinvolti, ma sia pure…) fra i piccoli, siamo quelli chehanno portato coaches locali alla Scuola Internazionale ed aiutato ad avviare una sorta di SAT, siamo quelli che prima aspendevano un fracasso di soldi occupando il campo nelle ore impossibili sotto il solleone….insomma prima diversi coaches anche della fantomatica federazione angolana,sono venuti a darci la loro solidarietá, poi c’è stato un colloquio chiarificatore col Capo Coach che se l’è cavata dicendo di essere stato male informato e frainteso. E COMUNQUE questo è l’ambiente: a egregie cose l’animo accendon l’urne dei forti…Comunque, ripeto: mio figlio non é Quinzi, non so nemmeno se diventerá mai Fognini, per rimanere alle precedenti email ( non trovo cosí scandalosa la battuta di Tommasi…tutto sommato é un giornalista, dovrá pur fare delle valutazioni, non si puó essere sempre schiavi del buonismo e del politically correct…e sono convinto che sará lui il primo ad essere contento e riconoscerlo se Fognini lo smentirá battendo Gasquet (che per me rimane l’unica vera alternativa a Federer, se riuscirá, anche lui, a trovare THE FIRE INSIDE) (ma gli va bene anche cosí, rimanendo a girare in terza o quarta,senza mai mettere la quinta) . Comunque Fulvio, il padre di Fognini, mi sembra una persona simpatica ed equilibrata e nutro per lui l’affetto rispetto che deriva dall’accomunanza (in questo caso i nostri figli che giocano) e gli auguro tutto il bene possibile. Trovo giusto quanto scrive sui costi del tennis e io posso dire che se prima lavoravo all’estero per andare a cavalcare le onde, ora ci lavoro per poter permettere a mio figlio la possibilitá, un giorno, di poter decidere se giocare o no per davvero a tennis. Intorno ai 13-14. Se avrá la testa giusta, il fisico, la passione e il fuoco dentro. Ma senza tutto questo lavoro prima, nessuno a 13-14 anni ce la potrebbe mai fare.
Magari fará le Medie in Italia, per assestare dopo l’inglese anche l’Italiano, e dopo ritonerá negli US, a fare l’High School e otterrá una Scholarship per il College. O chissá, magari questo è solo il Piano B e nel tempo dimostrerá potenzialitá da Pro. Chissá. Chi puó veramente dirlo,ora?
Per cui, si, è vero: l’abbiamo un po’ forzato. Si, è vero, magari lo bruciamo. Si, è vero, a volte sembra che la sua voglia di giocare a tennis sia inversamente proporzionale alla distanza dal Campo da Tennis. E si, è vero, a volte mi domando se sia veramente cosí talentuoso da giustificare il viaggio da Bollettieri o se è perché è giá stato da Bollettieri cosí tante volte che sembra cosí talentuoso. E si, non è ben chiaro se abbia poi tutta questa voglia di vincere. Etc Etc Etc. Ma ugualmente lo faccio giocare, perché le alternative sono come diceva Lendl bighellonare al bar, guardarsi Cartoon Network per ore o giocare alla PlayStation. E allora tanto vale che riduca queste attivitá e faccia sport e suoni il piano.
(Sull’argomento tennis sport per ricchi o poveri, credo sia vera una cosa, e cioè la natura democratica del gioco: una volta che sei sul campo, come diceva Pancho Segura, non importa di chi tu sia figlio, se sei ricco o povero o istruito o bello o brutto: it’s you and me, baby, you and me.)
Per rispondere invece a Ubaldo, ai dubbi e quesiti che gli fanno onore, il mio timore é sempre quello di non riuscire a scindere fra il mio desiderio e quello di mio figlio. Ma se mio figlio, come il suo, volesse davvero giocare a tennis, ho il diritto io di impedirglielo in nome di una sua supposta infelicitá? Non lo rendo piú infelice proibendogli di ’sognare’? Non è forse vero che il requisito fondamentale perché il sogno si avveri è, oltre alla capacitá di sognare, la perseveranza nel sogno?
14 Febbraio 2007 alle 16:22
Ubaldo dovresti essere orgoglioso di aver tenuto a battesimo il post più lungo nella storia del tennis!
14 Febbraio 2007 alle 16:31
Sono stravolto dalla lettura di questo blog…Stefano entrerai nel Guinness per il blog più lungo della storia. Roba che s uno paga il collegamento a Internet al minuto e lo vuol leggere tutto è rovinato (è quais il mio caso, ahimè: dove sto non arriva l’ADSL e con Alice Sat mi costa un pozzo di soldi…Dio mio ma quanto ci hai messo a scriverlo? Anche a scriverlo di getto….Però ti ringrazio di cuore perchè molto istruttivo. Solo che, a mio avviso _ e lo dice un quasi grafomane come tei _ se lo avessi spezzato in più parti e inviato in diversi momenti lo avrebbe letto molta più gente ed avrebbe anche suscitato più commenti. Così diventa dura per tutti. Io stesso, nel ringraziarla, ci devo riflettere e rileggerlo (dopo averlo inimizzato in basso ltrimenti la bolletta…). Un poo’ di risposte a chi era intervenuto prima, però, le hai date tu…
14 Febbraio 2007 alle 19:56
ok, chiedo scusa a tutti, mi son mi sono lasciato travolgere dall’entusiamo , ma giuro, l’ho scritto di getto (e si vede dalle ripetizioni), ma é vero che sono un grafomane (io preferisco peró dire che ho facilitá di scrittura)e ero e sono l’incubo dei miei professori al classico, dei miei poveri e pochi,ormai, amici di penna/email e dei miei colleghi/dirigenti/superiori quando devono ricevere email/reports/etc…Una mia Relazione Sanitaria sull’Angola conta oltre 200 pagine (di solito se ne scrivono 4-5)…e se mai scriveró un libro (indeciso fra Men Abroad o Strange People I met playing tennis in Lagos) avró bisogno di un buon editor…si,mi rero subito reso conto che nessuno lo lavrebbe mai letto, o chissá, solo chi ha veramente a cuore il problema…in questo caso forse gli potrá essere utile sapere che non é solo ad avere questi problemi…Ma devo dire che apprezzo molto lo stile discorsivo di Ubaldo e forse per questo mi son lasciato andare…Non lo faró piú,prometto…
15 Febbraio 2007 alle 00:12
Stefano, non chiedere scusa. Non volevo offenderti, Anzi ho apprezzato il tuo entusiasmo e il tuo contributo. Io l’ho letto tutto e in fondo Manzoni aveva 25 lettori e qui gli interventi sono stati già 40…Continua pure a mandarci tue testimonianze, nè in pillole nè in tomi…Vediamo intanto se qualcuno commenta il tuo scritto…ciao e stai su con la vita..
15 Febbraio 2007 alle 10:01
Per quel che mi riguarda,…anch’io l’ho letto tutto….
Penso infatti che ogni testimonianza lunga o corta che sia possa essere utile a tutti sia come momento di crescita (per ampliare le proprie conoscenze personali) che come stimolo alla discussione …
Tempo permettendo lo rileggerò con calma cercando di tirare giù qualche commento…per adesso “in bocca al lupo” a Stefano ed a sua moglie, ma soprattutto…a NICHOLAS!!!
15 Febbraio 2007 alle 11:47
Assolutamente nessuna offesa (mi dispiace d’aver dato l’impressione di sentirmi offeso). E ho giá pronta un’altra paginetta o due…ma niente panico, aspetto furtivo nell’ombra…
15 Febbraio 2007 alle 11:55
Grazie Gianni, in effetti io in realtá volevo tranquillizzare gli altri genitori (ed essere da loro tranquillizzato) perché i loro patemi sono i nostri e ,insomma,nessun uomo é un isola, neanche il genitore di un giocatore di tennis…Insomma il blog come psicoanalisi spicciola e anche occasione di autocritica. Mia moglie,invece, si é lamentata perché ho scritto che é ’solo’ una geologa, e non un ex atleta, detentrice di un record juniores di salto in lungo, preoccupata che si pensasse che allenasse il figlio tirandogli dei sassi…Ecco, lei si che ha la mentalitá vincente! (infatti lei i tornei in Nigeria e Congo li vinceva, al contrario di me)
15 Febbraio 2007 alle 15:08
Come si può intuire dal nome…sono la sorella …dall’Italia!
Tranquilli non ho lo stesso trasporto di mio fratello nella scrittura, ma volevo solo dire che se oggi amo lo sport e lo considero una parte fondamentale della mia vita lo devo solo a mio fratello per la dedizione, passione e impegno che ha saputo trasmettermi ogni volta che ci siamo (lui sicuramente più di me) cimentati in una nuova avventura sportiva. E sono sicura che un giorno Nicholas non potrà che essergliene grato.
E ovviamente io sono e sarò sempre la tifosa numero 1 di NIKI!!!
15 Febbraio 2007 alle 19:53
che fantasia, mia madre,eh?
16 Febbraio 2007 alle 09:00
non voglio monopolizzare questo bellissimo blog ma aggiungo due cose velocissime:
1)vorrei poter dire che é proprio attraverso questo blog che io,che vivo da 20 anni all’estero, e mia sorella ci siamo finalmente trovati (carramba che sorpresa!) ma non é vero: ci sentiamo e vediamo regolarmente e comunque mi ha fatto una sorpresa
2)trovo molto bello il blog che permette ad appassionati di leggere e scambiarsi opinioni sull’argomento che ci interessa. Esiste su si.com una mailbag di John Wertheim che invito tutti quelli che conoscono l’inglese a frequentare. perché é molto divertente. Wertheim é simpatico e risponde ogni sett a una decina di lettori sugli argomenti piú disparati.
Trovo un possibile parallelo fra questo blog e quella email bag. Si tratta di due cose completamente diverse ma complementari:quella è in inglese, su una rivista a tiratura internazionale come Sport Illustrated, ed é ovvio che ha un raggio di utenza superiore, e John Wertheim ha il ritmo di un comico americano,battute fulminanti ma anche osservazioni tecniche precise. Questo blog, che probabilmente si ispira a quello di Bodo su Tennis Us, é in italiano e quindi raggiunge potenzialmente molte meno persone ed é ancor giovane maUbaldo ha il ritmo discorsivo e introspettivo di una chiaccherata fra amici e permette di essere piú profondo, di affrontare i temi cari, concedendo perfino un post di 11 pagine…Spero di non aver affossato l’argomento genitori/scuola/figli perché primo, é un argomento molto importante e sono molto interessato io per primo a leggere le esperienze altrui, secondo ho ancora diverse cose da dire ma…adesso lascio il campo ad altri
16 Febbraio 2007 alle 17:50
Non ho letto commenti sulle mie riflessioni di qualche giorno fa. Forse ho scritto delle stupidaggini, comunque le ho scritte d’istinto, su quello che sentivo di dire in quel momento, e l’ho inviato senza neanche rileggerlo. Scusate se vi ho disturbato, saluti, Giuseppe
16 Febbraio 2007 alle 20:29
Varo giuseppe, io ho letto attentamente le tue riflessioni di vita vissuta, ma come ho scritto sono stato travolto dal fiume dei blog di Stefano Grazia e non ce l’ho fatta a commentare granchè (ci vuole un sacco di tempo a leggere tutto, su Internet, anche per proporre argomenti nuovi e io stesso a volte faccio fatica a tornare indietro in argomenti a lungo dibattuti. Quindi non te la prendere, non è che le tue riflessioni fossero poco interessanti o altro. Cos’ al volo posso dirti che mi ha sorpreso che tuo figlio facendo il classico riesca anche ad allenarsi 5 ore al giorno. Mio figlio fa la prima classico e 5 ore non ce la farebbe mai. e comunque, ti confesso, a me 5 ore paionoi decisametne troppe. Tra un po’ nemmeno Vilas a 22 anni se ne allenava tante. Io punterei un po’ più ad un lavoro di qualità, anche perchè altrimenti tuo figlio rischia di abbrutirsi, palle, palle, palle alla fine gli usciranno dagli occhi, temo. Ma spero di sbagliarmi. Mio figlio ha avuto un incidente con il motorino, si è rotto un braccio, per sua fortuna noin quello con cui gioca a tennis (è mancino…), ma ci è bastato per capire che lascisri asorbire completamente dal tennis e solodal tennis è un grossissimo rischio. Basta un nulla, una piccola sfortuna e salta tutto. E allora dare ad un figlio un’educazione il più armonica possibile, secondo me è basilare. Il che non vuol dire rinunciare…semplicemente mettersi in mente che si può arrivare anche più lentamente (ma coprendosi le spalle con altri interessi in modo da non essere monotematici, monoculturali, in altra parole inclini al disadattamento…Ehi, magari avresti preferito, adesso, che non ti rispondessi…e poi possono rispondere anche gli altri, ciao e non te la prendere mai…è un blog
16 Febbraio 2007 alle 21:04
Salve sono la moglie del blog più lungo (ma cosa mi fate dire????), voglio solo aggiungere alcune considerazioni dettate dal fatto che oltre al tennis, per i motivi che già avete letto, abbiamo esposto nostro figlio ad altre esperienze accademiche e questo ci ha fatto decuplicare i dubbi che già avevamo. Ma è proprio questa esperienza che ci aiuta a guardare con occhio ancora più critico il rapporto sport-scuola in Italia. Io ho avuto una regolare vita scolastica italiana , liceo scientifico e università e l’atletica che mi ha fatto sognare (solo sognare) Montreal e mi faceva sentire orgogliosa in allenamento e in gara, ma sicuramente diversa, lontana dai miei compagni di scuola: nessuno di loro aveva i miei stessi ritmi le mie stesse ambizioni e aspettative e già solo per questo direi :Viva le accademie! Ma basterebbe ‘viva una scuola che consideri lo sport parte integrante della formazione dell’individuo’ e rabbrividisco quando sento che ancora oggi le lezioni prevedono due ore di ginnastica fra una di storia e una di scienze. E rabbrividisco ancora di più quando sento amici disperati per la quantità di compiti che vengono dati ai figli e per l’indifferenza se non a volte l’intolleranza con cui gli insegnanti giudicano gli sforzi dei ragazzi impegnati in attività sportive in modo serio. Così oggi come trentacinque anni fa, per me…è ridicolo!! E allora le mie considerazioni sono: abbiamo accettato come genere umano che se non impariamo a leggere , a scrivere e far di conto entro un certo periodo, compromettiamo le nostre abilità, non per questo siamo tutti scrittori o fanatici lettori. Tolleriamo che si imponga ad un bambino di stare seduto ad un tavolo a 5 o 6 anni per ore chiamandola scolarizzazione per sviluppare la capacità di attenzione e concentrazione. C’è più accondiscendenza verso l’imposizione di uno strumento musicale e relativo obbligo a cinque anni di cimentarsi con note e tastiere ?( sebbene fatto che nella scuola italiana non si insegni a suonare uno strumento mi sfugge, così come a recitare, cantare, a parlare altre lingue,ma questa è un’altra storia),perché? Il fine è più nobile. Non ci sono pur sempre impegno, disciplina, costanza, perseveranza alla base di tutto, sport compreso?
Perchè la scuola continua a non essere disponibile per raggiungere l’obbiettivo comune che è la formazione dell’individuo, con tutti gli strumenti possibili e non riconosce i nobili intenti di darsi un obbiettivo, di inseguire un sogno, di lavorare duro per scoprire i propri limiti aiutando e sostenendo gli sforzi sia dei ragazzi che delle famiglie, magari anche allargando i propri orizzonti cominciando a pensare che ci sono molti modi di insegnare.
Ma soprattutto perché si atteggia a giudice implacabile spesso disprezzando con ironia chi si occupa di cose ‘non serie’ come lo sport per poi cadere miseramente e chiudere i battenti ai primi di Giugno per riaprirli a metà Settembre(…!!!) , strafregandosene di quello che i ragazzi faranno e cioè ciondolare per i paesi, le piazze, sciabattare per casa con un telecomando in mano, prendere il motorino e studiare la maniera migliore per soddisfare i richiami ormonali! Questo è il quadretto che mi si presenta davanti ogni volta che d’estate torno a Bologna e vengo assalita dai dubbi se riportare Nicholas in Italia a fare le medie sia poi così davvero una buona idea…
Adesso manca solo il post di Nicholas…l’unico che avrebbe il diritto di scriverlo…
16 Febbraio 2007 alle 21:12
grazie Ubaldo, non è che me la prendo se nessuno risponde, il fatto è che questo è per me e la mia famiglia un momento delicato nella crescita di Ettore per cui ho proprio bisogno di confrontare le mie esperienze e i miei problemi con altre persone “coinvolte” in questa attività. Proprio oggi il suo maestro-sparring, che forse conoscerai (Dario Sciortino, vincitore a suo tempo dell’Orange Bowl in finale su Safin), mi ha espresso delle perplessità sulla distribuzione dell’allenamento tecnico che secondo lui dovrebbe essere di 3 ore continuative tutti i giorni, mentre Ettore si allena 1 ora e mezza di tennis, poi l’atletica, quindi una pausa di 1 ora e infine un’altra ora e mezza in campo: effettivamente è troppo dispersivo e non c’è tanto tempo per studiare. Un saluto affettuoso, Giuseppe
16 Febbraio 2007 alle 21:48
X Giuseppe Zito: qualche settimana fà ho letto l’intervista di uno dei giocatori più carismatici ed intelligenti del circuito, Dimitri Turnasov. Dimitri parlava del rapporto conflittuale con il padre, il quale da piccolo, l’ha spedito negli States a giocare a tennis. Un rapporto che con gli anni è andato in crisi e solo ultimamente sta cercando di ricomporlo. Per un figlio, l’aiuto del padre in uno sport come il tennis è fondamentale. Io non so se un domani tuo figlio potrà sfondare, ma sono sicuro che un giorno ti ringrazierà per gli enormi sacrifici che hai fatto, e questo ti ripagherà più di 1000 vittorie.
17 Febbraio 2007 alle 00:56
Segnalo due cose: una il superamento dei 50 commenti (Beppe Grillo ne fa di più… ma io non sono Beppe Grillo nè posso acquistare pagine su Repubblica per promuovere il mio blog) che è un mini-record di cui si deve fregiare Stefano Semeraro che aveva scritto l’articolo d’abbrivio sul piccolo Silva a proposito del quale fioriscono video di tutti i tipi su You Tube.
La seconda è che il settimanale Gente ha pubblicato questa settimana un articolo sullo stesso ragazzino prodigio (che detto fra noi mi sembra costretto a fare la vita del fenomeno fin dall’età di 4 anni e mi fa pure un po’ pena…). Insomma, se perfino Gente arriva dietro al blog di Scanagatta (grazie a Semeraro…sia chiaro), beh…è o non è un trionfo? Vabbè, sto cercando di sdrammatizzare una serie di post molto seri da parte di…genitori inevitabilmente compresi sui sacrifici di tutti i generi (tempo, denaro, dedizione, piccole grandi sofferenze) che si devono affrontare per aiutare dei ragazzi (e certe volte noi stessi) a diventare più bravi con la racchetta in mano. Sempre domandandosi se sia giusto, se si dovrebbe stimolarli di più o se magari non li stimoliamo già troppo. L’ultimo intervento di Anto mi pare un tantino troppo ottimista quando dice:”Ma sono sicuro che un giorno ti ringrazierà per gli enormi sacrifici che hai fatto, e questo ti ripagherà più di 1000 vittorie…”. Mah, speriamo che tu abbia ragione. Ovviamente c’è figlio e figlio, così come c’è padre e padre. Tutto dipenderà dall’equilibrio dell’uno e dell’altro. Perchè se uno dei due (il padre o il figlio) mancasse d’equilibrio quel…ringraziamento dui parla Anto non arriverebbe mai. Infatti ho conosciuto anche non pochi figli (anche fra quelli riusciti, diventati campioni) che i propri genitori erano arrivati a odiarli…Poi magari certe crisi familiari padre-figlio (penso ad Andre Agassi con suo padre Mike, penso a Mary Pierce con suo padre Jim Pearce …non è un refuso, cambiò cognome una volta lasciato il carcere di Sing Sing…Steffi Graf con suo padre Peter ma in questo caso perchè Peter si comportava come Panariello nella “Ultima notte prima degli esami” e fondamentalmente aveva tradito la sua fiducia) si sono ricomposte nel tempo.
Infine vorrei dire una cosa a Giuseppe: lui dice che questo è un momento delicato per Ettore. Ecco, e non vorrei inondare di pessimismo questo blog che anzi deve nutrirsi di ottimismo _ perchè in fondo finchè i problemi sono legati ad un figlio che vuole giocare bene, magari benissimo a tennis e il padre che ci tiene quanto il figlio e forse più… sono piccoli problemi rispetto a quelli che hanno tanti altri genitori e altri bambini, o no? _ ma quando parla di “un momento delicato” per il suo Ettore, è giusto che sappia che il momento delicato è in realtà una serie infinita di momenti delicati che si trascineranno per anni. E proprio Dario Sciortino, che ricordo assai bene _ anche per le illusioni che aveva suscitato in tanti, me compreso; scrissi un articolo su lui su Matchball all’epoca e su la Nazione _ potrà confermarti che i momenti delicati non si esauriscono nell’espace d’un matin. Credo che questa, prima ancora delle ore da dedicare all’allenamento di suo figlio e delle modalità dello stesso, sia una consapevolezza che Giuseppe debba avere nell’affrontare il difficile mestiere del padre per tanti dei suoi prossimi anni. Perchè devi sapere che più forte diventerà tuo figlio e più difficile sarà conciliare i tempi dello sportivo con quelli dello studente: un conto è conciliare l’inverno scolastico e la programmazione degli allenamenti, un altro è il tempo dei tornei e una scuola ancora in corso. E anche dopo, in estate, il tempo dei tornei e il tempo delle vacanze familiari (se hai altri figli: mica è giustoc he tua moglie, gli altri figli, se ci sono, non facciano vacanze normali perchè Ettore (o chi per lui,,,in altre famiglie) DEVE giocare 12 tornei per 12 settimane da giugno a settembre dall’età di 12 anni ai 18…
insomma, non voglio scoraggiare nessuno, ma bisogna aver ben chiaro a che cosa si va incontro…
17 Febbraio 2007 alle 08:48
sono d’accordo con Ubaldo…e sto cercando di convincere una madre che mi ha scritto una lettera molto critica a utilizzare il blog…Qui voglio solo aggiungere che Jim e Mary han fatto la pace:negli ultimi due anni ho visto coi miei occhi Jim Pierce seguire sul campo Mary, raccogliergli le palline mentre si allenava col fratello David…Molto educato,molto timido…Chissà che bestie nel cuore si nascondono nel cuore dei tennis parents…Comunque la stessa Mary ha sempre riconosciuto che senza il padre non sarebbe mai arrivata dove è arrivata…Ovviamente è un percorso crudele e non necessariamente ne deve valere la pena e soprattutto ci devono essere altri modi…
17 Febbraio 2007 alle 18:00
Ciao Stefano!
Ti scrivo da Bandar Abbas. Che posto! Decisamente il peggiore in assoluto tra tutti quelli visitati. Ho letto il tuo blog. Madonna quanto scrivi!
Hai la facolta’ della scrittura facile, non certo quello della sintesi. Uno si stanca di leggere prima ancora di aver capito di quale argomento vuoi discutere, ma questa volta ho deciso che avrei letto tutto, fino in fondo e cosi’ e’ stato anche se in molti passaggi ho avuto la tentazione di saltare oltre. Riesci e spaziare dalla tua giovinezza, i tuoi viaggi, la Giamaica, la Nigeria, l’Angola, la famiglia, il tennis, Bollettieri, gli espatriati, il traffico di Angola, il golf, tuo figlio che suona il piano, la scuola americana, gli allenatori, i maestri, i coach, tuo figlio isterico, tuo figlio che spacca racchette, tu che le spacchi come lui (ma allora di che ti lamenti?), LA GIORNATA TIPO DI TUO FIGLIO, per poi capire che l’argomento del tuo blog sarebbe: cosa devo fare con mio figlio che quando e’ in difficolta’ anziche’ trovare le energie necessarie a fronteggiare la situazione perde tempo ed energie spaccando racchette o facendo scene isteriche?
Vuoi sapere la mia? La reazione di tuo figlio, per quanto tu ci giri intorno dicendo che e’ un perfezionista, trovando scuse andando a leggere gli articoli di Federer, McEnroe, Connors, Lendl, etc, etc. e’ che tu dai troppa importanza a tutto cio’ che fa tuo figlio. Rilassatevi! Lasciatelo vivere quel povero bimbo: HA SOLO 10 ANNI!!! Ma comunque sia le racchette non si spaccano (almeno finche’ non avra’ uno sponsor che te le passa gratis), le scene d’isterismo non si fanno e sul campo da tennis, su quello da golf o in casa di un amico, il comportamento da tenere e’ solo quello di educazione e rispetto delle regole, delle convenzioni, del buon vivere comune.
Campi da tennis ne ho calcati infiniti con i miei figli che hanno giocato per alcuni anni a buoni livelli nelle giovanili. Il loro comportamento corretto e’ stato sempre lodato da avversari e giudici arbitri. Hanno vinto giocando male, perso giocando bene, innervosendosi, essendo concentrati o con la testa staccata dal corpo, incontrando compagni corretti e altri che fregavano punti sfacciatamente. Mai e dico mai mi sono intromessa facendo notare che l’avversario ha fregato il punto e magari anche il match. Anche questo fa parte del gioco, purtroppo. Soprattutto a livelli giovanili quando non mettono in campo il giudice nemmeno nelle partite rilevanti, quando magari ti giochi l’entrata nel cartellone nazionale e il fatto che ti freghino un punto manda a puttane mesi di allenamento. Ma altri padri o madri lo facevano, inscenando pantomine penose.
Questo non faceva altro che mettere ansia nei figli che non capivano perche’ il genitore avesse certe reazioni e fosse cosi’ aggressivo. Insomma, il comportamento di tuo figlio e’ solo la sua risposta ad un vostro atteggiamento e lo fa con l’unico mezzo a sua disposizione.
Anche se fai finta di essere molto british nelle tue reazioni. Lui capisce che non e’ cosi, non e’ stupido, anzi, proprio il contrario. E’ assai sveglio e sensible.
Ora basta, sto diventando come te. Salutami Gabri’ e da’ un bacione a Nicholas.
Ciao.
17 Febbraio 2007 alle 18:02
ho letto con curiosità l’intervento del collega Stafano Grazia (anch’io sono medico) con cui mi complimento per la non comune capacità narrativa che mi ha tenuto incollato allo schermo ,e soprattutto per l’ entusiasmo.Mia figlia Francesca è coetanea del tuo ormai famoso Nicholas ed è oggi partita alla volta di Reggio Calabria per il torneo di macroarea del centro sud.Questa è l’ottava trasferta fuori regione nell’ultimo anno,tra coppa delle provincie,coppa PIA, master Babolata a Deauville (Francia) etc. I costi ed i sacrifici sono enormi già a questa età. Anch’io mi interrogo su cosa sia più giusto ….ma al momento non ho certezze.Come sempre puntuale e molto saggio l’ultimo commento di Ubaldo che ci invita tutti a ..stare con i piedi per terra . grazie Ubaldo per l’opportunità che ci dai in questo blog.
17 Febbraio 2007 alle 20:33
ci mancherebbe francesco. Facci sapere di Francesca…se ha 10 anni e va in giro già a far tornei in Calabria deve essere bravina. E i genitori molto appassionati. L’ottavo torneo fuori regione? Accidenti, a 10 anni non sono pochi. Mio figlio rimprovera sempre a mia moglie che al di fuori dalla Toscana in torneo credo non abbia mai giocato o quasi (esperienze americane a parte)
Molto simpatica Franca, però quel posto brutto dove si trova dov’è esattemente? Le cose che dici sono molto sagge…quel lasciatelo in pace è significativo, me lo sono sentito dire anch’io (mia suocera che non ha mia seguito uno sport neppure per sbaglio e adora la cucina ma non sopporta tutto quel che è competizione e tutto quel che mi porta lontano da sua figlia sei mesi l’anno!) eppure non credevo di meritarlo perchè credevo di avere sempre assunto un atteggiamento equilibrato.
Una domanda: perchè Franca fa quell’esempio di genitori che si intromettono a discutere con gli arbitri? Si riferiva a qualcuno in particolare?
Non vorrei che anche nel tennis si arrivasse a dire quel che ha detto un famoso allenatore di squadre di calcio giovanili, peraltro assai cinico: “Mi piacerebbe allenare una squadra formata tutta da figli orfani!”
18 Febbraio 2007 alle 00:52
augurando tutto il bene possibile prima ai figli e poi ai genitori, scrivo il cinquattotesimo solo per questioni statistiche ed anche, forse, per distaccarci sempre più dal manzoni: e ti credo che aveva 25 lettori…è loro bastato dare un’occhiata all’adelchi per convincersi tutti che era meglio la dura vita dei campi!
marcos
18 Febbraio 2007 alle 16:50
Franca è la moglie del mio vecchio capocantiere in Jamaica più di 20 anni fa(ed ora a Bandar Abbas,in Iran…e sfido che si sta peggio) che, mentre io sfidavo le onde fuori dal reef di Hellshire a colpi di aerial jibe, era invece un ottimo veterano e padre di due campioncini, uno dei quali fu anche fra gli osservati di Riano quando aveva 14 aa e ora appassionati maestri,uno con la Bob Brett Academy,l’altro credo in un prossimo futuro con Vandermere. L’ho supplicata di scrivere al blog quanto mi aveva scritto in privato, non perchè io sia un masochista ma perchè credo nella multilateralità di opinioni…in più credo non mi abbia letto bene (grazie francesco, se mai scriverò un libro la prima copia in omaggio sarà tua, ma è ovvio che avendo scritto 11 pagine non posso incazzarmi se poi uno si distrae) e in futuro mi limiterò a più blog brevi,invece che uno) o comunque mi abbia frainteso…ma io fra le altrecose dicevocomunque e anche che da genitore comunque fai, alla fine sbagli. A McEnroe padre e magari anche a quello di Canè han sempre rimproverato di non essere intervenuti un po’ di più, se intervieni ti dicono di non interferire, che gli stai dando troppa importanza… Tu non ti sei mai intromessa e non hai mai fatto questo o quello, e comunque Igor,uno dei tuoi figli, che prometteva parecchio ha smesso negli anni piú importanti…anche lui si era stancato,disamorato, o aveva scoperto altri interessi. E adesso qualche piccolo rimpianto ce l’ha. Come vedi, non ci si azzecca mai. Con me magari smetteva prima, magari no, chissá. Sicuramente io lo avrei mandato un anno da Bollettieri. MA LEGGENDO COMMENTI ED ESPERIENZE ALTRUI(e catarticamente scrivendo) io e mia moglie siamo giunti proprio ieri ad una decisione…Nicholas andrà in Florida alla Bollettieri ma non con la priorità del Tennis…infatti finirà la Quinta Elementare in una Scuola Americana, la St Stephens che ha ottime credenziali e soprattutto NON permette ai suoi alunni di uscire prima per andare ad allenarsi all’Academy…Quindi nonostante abbia un link con l’Academy nessuno la sceglie e tutti preferiscono mettere i bambini alla PENDLETON, la scuola DENTRO l’Academy, perchè si chiedono che senso abbia andare da Bollettieri se poi non puoi giocare a tennis (solo 2 ore invece che 4 o 5). Per noi ne ha comunque visto che viviamo in Africa, che cerchiamo un English Environment per via della lingua e visto che l’Italia NON offre queste soluzioni. LA SCUOLA QUINDI PRIMA DI TUTTO MA NON SOLO LA SCUOLA: SCUOLA E SPORT INSIEME NEL GIUSTO DOSAGGIO IN UN ETA’ IN CUI QUESTO E’ ANCORA POSSIBILE…la differenza semmai con gli altri,e Ubaldo in primis, è che secondo noi è meglio farlo ora questo sforzo doppio, scuola inglese che dopo…la differenza è che in Italia è pressochè impossibile…Comunque ho ancora molte frecce intese come argomenti al mio arco inteso come questo blog ma le ho suddivise in più post così Ubaldo potrà annunciare al mondo che siamo gà a cento…A quei tre,quattro genitori che hanno davvero letto tutto il mio post il mio grazie e la richiesta di continuare a inviare le loro esperienze e di fare passaparola…Io continuo a credere,contrariamente a Franca, che leggere le sperienze altrui possa essere utile…a me piace leggere di tutto e quindi anche di tennis: in australia ho comprato le Bio di Newcombe e Pat Cash, poco prima avevo perfino letto quella di Spadea… Certo,poi ii miei libri preferiti sono Il Candido Milionario di Stephen Vizinczey, La versione di Barney di Mordecai Rilcher , Lo Scrittore Fantasma di Philip Roth o Lesioni Personali di Scott turow, che c’entra.Ma se uno legge cum granu salis e fra le righe trova molto da imparare anche in You Cannot Be Serious…insomma, c’è John che è già in finale e sta aspettando il risultato della semi fra Tanner e Chris Lewis e in un primo momento spera che vinca Tanner perchè se poi in finale deve perdere almeno avrà perso da uno che è considerato forte e non da uno sconosciuto…E INSOMMA, QUESTI SONO ESATTAMENTE I PENSIERI CHE CORRONO NELLA TESTA DI NOI MISERABILI CAGASOTTO PRIMA DI AFFRONTARE IL RAGIONIER FILINI NEL TORNEO AZIENDALE…sapere che c’è passato anche McGenius magari mi aiuta anche a comprendere meglio quel che può passare nella testa di mio figlio…
18 Febbraio 2007 alle 18:11
I commenti che fai…. Ubaldo, riescono a “tenere” bene le fila tra tutti i vari interventi…..
Mi ha colpito particolarmente quando, rispondendo a Giuseppe, parli di “momenti delicati” (naturalmente in ambito sportivo).
Dici, secondo me, una verità “sacrosanta”.
Ogni momento che necessita di una DECISIONE è, nel nostro caso,….“delicato” e di conseguenza vanno analizzati molto bene i pro ed i contro della decisione che andremo a prendere….e le decisioni da prendere sono veramente tantissime!!!
Per i più svariati motivi piuttosto spesso però, queste decisioni vengono prese ….sempre secondo me,… guardando troppo che “cosa fanno gli altri”.
Il “cosa fanno gli altri” va sempre sì considerato, …..ma in relazione al proprio progetto (ammesso di averne uno) ed ai propri obiettivi che variano da situazione a situazione….da famiglia a famiglia.
Sono d’accordo con te,….Stefano, quando dici che sta ai genitori “attivare il progetto”…….la motivazione che può avere un genitore nel cercare il “meglio” per i propri figli (….o quello che almeno loro considerano il meglio) va ben oltre qualsiasi motivazione che possa avere un circolo o un maestro.
Lo “sviluppo” di un Progetto….del “PERCORSO”…varia poi però da situazione a situazione.
Per esempio, non è detto, secondo me, che siccome le Accademie sono piene di ragazzi che giocano svariate ore al giorno, anche io devo per forza far giocare/allenare 5 ore al giorno mio figlio.
Teniamo sempre presente che le Accademie hanno tutto l’interesse a fare anche “mucchio”, primo perché è naturalmente il loro business e poi perché…. tutti lo sappiamo…. più ragazzi ci sono ….più selezione c’è e più possibilità hanno loro…le Accademie,… di far “uscire” qualcuno….ma per uno che “esce” quanti ragazzi sono passati in ogni singola Accademia senza lasciare traccia???
Con questo non voglio dire che sia una scelta sbagliata…anzi, anche qui concordo con te,…Stefano, quando dici che sono uno strumento, ma sta poi ad ogni famiglia capire se è il caso oppure no di usarlo nell’ambito del SUO SINGOLO ED UNICO PERCORSO.
Altra cosa da puntualizzare secondo me è che se mio figlio “carico” di tennis e di scuola “non ride più” a 10-12-15 anni…..e rischia come dici tu Ubaldo,… di “abbrutirsi”, (…perdendo prestissimo quella “fiamma” iniziale che io padre gli vedevo negli occhi quando è entrato per la prima volta in un campo da tennis magari giocherellando insieme a me) che genere di risultato ho ottenuto in previsione di un eventuale ed è SEMPRE bene ricordarlo,…. “NON SCONTATA”……carriera tennistica (o sportiva in genere)???
Sinceramente non so fino a che punto paghi davvero e sia conveniente, in un qualsiasi progetto a LUNGO TERMINE, lasciare che i ns figli si “adultizzino” troppo presto.….
A Gabri quando dice che ….la Scuola non considera più di tanto lo sport come parte integrante di un processo formativo….voglio dire che concordo con lei, ma secondo me questo è ormai un dato di fatto col quale, che ci piaccia o no, dobbiamo riuscire a convivere.
Credo che tutti noi vorremmo che non fosse così…..se qualcuno di voi ha qualche idea per poter cambiare la cosa…io sarò il primo a seguirlo e penso che saremmo veramente in tanti!!!
A Maurizio quando chiede al blog sulle caratteristiche di un bambino perché si possa capire se è portato o no al tennis, provo a rispondere che secondo me, dando per scontato che un bambino sia piuttosto coordinato (particolarmente “ricco” di abilità motorie) e se la cavi benino con la racchetta, è intanto necessario valutare CHE COSA VUOLE DAVVERO quel ragazzino dal Tennis (o da qualsiasi altro sport tu prenda in considerazione).
Poi, una volta capito che gli piace la competizione….gli piace imparare…desidera LUI migliorarsi ed è piuttosto “arrazzato” quando lotta con coetanei altrettanto “arrazzati”, penso sia importante vedere COME riesce a gestirsi ed a reagire nelle difficoltà,… per esempio COME affronta le “cattive giornate” quando gioca male e tutto sembra andargli storto ed a suo sfavore
Dopodichè, allora, penso sia possibile farsi una prima idea generale sulle attitudini tennistiche di un ragazzo che, naturalmente, desidera intraprendere un “serio” tennis agonistico e non lo “pseudoagonismo” di provincia…(ma questo è un altro argomento).
E’ facile e scontato scrivere tutto questo..…è altresì difficilissimo essere obiettivi al momento di osservare e valutare queste cose….in special modo quando siamo coinvolti come genitori.
P.S. Nell’andare ad inserire questo commento ho letto della decisione presa ieri da Stefano…in bocca al lupo di nuovo a Nicholas per la sua avventura “accademica”!!!
18 Febbraio 2007 alle 18:26
Che al momento anzi mi dice che c’è un maialino nella sua testa che a volte,quando facciamo i Recovery Drills, gli dice di non muovere i piedi…Qualche altro coach o genitore ha mai avuto lo stesso problema?
18 Febbraio 2007 alle 19:16
Grazie Gianni, ti ho letto con attenzione e concordo su tutto…e ovviamente vi farò poi sapere. Nel nostro caso invero bisogna valutare anche la nostra logistica: fossimo in Italia, magari l’avremmo giá data su perché l’avremmo lasciato in pasto a maestri e circoli e magari la mancanza di risultati non ci avrebbe messo grilli nella testa…il fatto di essere invece all’estero, in un estero del terzo mondo, giustifica la mancanza di risultati e magari ci fa sentire in colpa di precludergli davvero una possibilitá…A 12-14 aa sará tutto piú chiaro e sceglieremo, anzi sceglierá per il meglio…A me personalmente piacciono molto le considerazioni e le scelte di Ubaldo e Fulvio: un eventuale anno sabatico, una data limite entro cui valutare se ci sei o ci fai… L’unica vera differenza è che per fortuna o per sfortuna,ai posteri l’ardua sentenza,abitando all’estero e avendo conosciuto altre realtà scolastiche, non siamo così certi che la Scuola Italiana così antitetica alla pratica sportiva, sia necesariamente l’unica opzione per eccellere nella vita…E Ubaldo, permettimi, ci sono genitori che come dice Franca si dimostrano folli e indemoniati durante i tornei, ce ne sono altri che si disinteressano dei loro figli e ce ne sono altri che cercano di confrontare dubbi,errori ed esperienze con altri genitori su un blog, e credimi, fra i tre gruppi c’è una gran bella differenza…
19 Febbraio 2007 alle 06:26
Ho una bellissima lettera del figlio di Franca, un maestro di tennis…l’ho pregato di inviarvela o di darmi l’autorizzazione a ‘postarla’ per lui…insomma,sto cercando di fare proseliti…
GIÁ CHE CI SONOInvito tutti i genitori a vedere in DVD un vecchio film ‘Searching for Bobby Fischer’(suppongo che in Italiano suia In cerca di Bobby Fischer), che nulla ha a che vedere col tennis ma molto sul difficile rapporto genitori figli e scuola…Dunque a un certo punto-ed è una storia vera-il padre di un giovane genio degli scacchi viene approcciato dalla Maestra che gli dice di essere preoccupata perché questo ‘hobby’ degli scacchi rischia di distrarre il figlio…il dialogo che segue, fra una insegnante che non sa assolutamente di cosa sta parlando e paragona gli scacchi a giochi di società tipo Pinnacle e Monopoli, e il Padre, un grandissimo Joe Mantegna, sempre più insofferente di fronte al rifiuto di comprendere, è emblematico di una certa realtà e non nascondo mi abbia tirato i lucciconi…Vorrei potervelo trascrivere ma a un certo punto il padre,tra l’altro giornalista sportivo come Ubaldo, manda a quel paese l’insegnante: mio figlio-le dice- è talmente bravo nel fare questa cosa degli scacchi ad un livello che né io né lei saremo mai bravi a fare qualunque cosa e dunque prima di venire a parlarmi di cosa sia giusto per mio figlio, lei deve capire di cosa stiamo parlando…
E se ne va sbattendo la porta: il giorno dopo toglie il figlio-9 anni- dalla scuola pubblica e lo mette,fra la disapprovazione della moglie-in una scuola privata. Il film è molto bello, è tratto dal libro del padre ma anche da quello del figlio poi divenuto il più giovane maestro di scacchi americano, e prosegue probabilmente romanzandolo un po’ nel raccontare le difficoltà fra il perseguire la realizzazione compiuta di un talento eccezionale e mantenere nel contempo l’innocenza dell’infanzia ma quel che mi premeva far notare qui è quello che ha già scritto Gabrì e cioè l’assoluta inadeguatezza e arroganza della Scuola iItaliana in casi simili…laddove la Scuola Americana, al di là del solito cliché del giocatore di football o di basket semianalfabeta, invece offre soluzioni alternative e alcune davvero di buon livello…La Scuola all’estero soprattutto sta cambiando…se vi dico che mio figlio ha problemi in Empatia, voi magari vi mettete a ridere e sotto sotto pensate: altroché empatia, qui ci vuole più latino e più greco, altroché…Io stesso ho fatto il classico e un po’ ancora me ne vanto con orgoglio,ma di che,poi?…nelle scuole moderne inglesi e americane i bambini imparano a usare il computer già in seconda terza elementare ma non solo,esiste un approccio completamente diverso e non parlo solo di quel gruppo di materie che vengono classificate come Social Skills. In Italia non so, eppure esiste questa arrogante presunzione che la Scuola Italiana sia comunque e sempre migliore di quella americana…Io vi dico: si,può essere, ma non datelo per scontato.
19 Febbraio 2007 alle 14:24
Stefano,sei un pazzo!
Premessa : auguro a tuo figlio di diventare il n. 1
del mondo !!!!! ma hai pensato che ci sono molte probabilita’ che fra qualche anno gli faccia schifo il tennis e si dedichi …chesso ‘…
alle donne ?? o ad altro ?? come reagirai ?? avrai bisogno
di consigli da uno specialista o ce la farai da solo ??
19 Febbraio 2007 alle 15:44
RISPOSTA: PLENTY OF PLANS B…
Non ho paura di cosa puó pensare di me Luca, un carissimo amico che mi conosce bene e che mi aveva fatto la stessa domanda in privato,ma temo comunque di aver dato a molti (a tutti?) un impressione sbagliata…io sono per Educazione e Sport in un equilibrio bilanciato…nell’educazione OBBLIGATORIA del Figlio (oltre a nuoto,sci,tennis,golf + uno sport di squadra a scelta) semmai includo anche Musica e Recitazione…Variare, variare, in armonia come dicono Gianni,Anto, Marcos e Ubaldo…perfettamente d’accordo.
L’importante é NON arrivare a 16/17 anni e dire: eh, volevo fare il Campione Sportivo ma adesso é troppo tardi…. In realtá sono i genitori che decidono se tu diventerai un campione: se lasciano decidere a te, bambino,non lo diventerai mai. Quando vuoi tu, é troppo tardi. Unica eccezione, forse, il Calcio (ma anche lí magari un genitore che ti mette nella Squadra di Calcio invece che lasciarti a giocare nel cortile della parrocchia magari aiuta; se sei Ronaldinho, vieni fuori comunque…ma magari puoi diventare Gattuso o un Tazio Roversi qualunque (di cui mi ricordo un fantastico goal involontario alla Fiorentina l’ultima volta che andai allo stadio—fra i viola c’era ancora Chiarugi!: voleva chiaramente crossare e la mise nel sette)….
Se invece vuoi diventare un Medico, un Giornalista, un Ingegnere Nucleare, tanto meglio…ma questo lo puoi decidere a 18/19 anni, con calma…
Il discorso vero piuttosto è un altro: é che 30-50 anni fa nessuno con una certa educazione e cultura avrebbe mai potuto pensare di barattare SCUOLA con il successo sportivo…lo Sport con la S maiuscola lo facevano solo i Ricchissimi per Diletto o i Poverissimi come strumento di emancipazione sociale od economica…Anzi, i genitori laureati ad avere un figlio che praticava sport con velleitá agonistiche magari si sentivano un po’ genitori di Serie B …Ma ora il discorso é ben diverso…Una volta c’era il calciatore che a fine carriera si comprava l’edicola o il negozio di articoli sportivi,adesso abbiamo opinionisti,agenti, procuratori etc etc; una volta avevamo il ciclista che diceva tutto felice: sono contento di essere arrivato uno, adesso abbiamo Lance Armstrong…A parte che se guardiamo l’evoluzione di un Agassi e ci andiamo a leggere tutte le sue interviste, giá da parecchi anni possiamo notare una proprietá di linguaggio e pensiero difficilmente riscontrabile nell’80% di laureati o giornalisti o uomini politici…E Andre ha fatto solo le medie…Ma é stato esposto a stimoli che lo hanno comunque fatto crescere intellettualmente. A parte Agassi ci sono i McEnroe,Sanguinetti,Blake che hanno ,sia pure solo abbozzata, un’educazione universitaria…Ma vediamo anche la cosa da questo punto di vista:lo Sport ora é anche business, fonte di occupazione, di guadagno, occasione…tu pratichi uno sport e magari non abbandoni completamente gli studi…invece di dare 67 esami all’anno ne dai uno…ti laurei a 30-35 anni invece che a 24…MA SEI DENTRO IL BUSINESS, hai agganci, links, connessioni…Potrai lo stesso fare il medico, lo psicologo sportivo,l’agente, il coach, il preparatore atletico, il giornalista, il commentatore,etc etc e avrai il vantaggio di avere giá le conoscenze… Che a volte la laurea da sola proprio non basta…Senza arrivare a Boranga,ex calciiatore, che di lauree ne ha prese due, in Medicina e Biologia, Gaudenzi mi pare si sia laureato e Ancic mi sembra stia seguendo questa strada (il che me lo rende giá piú simpatico e da seguire con piú attenzione)
19 Febbraio 2007 alle 18:50
Molti disquisiscono sul fatto che un genitore possa spingere al massimo un figlio verso la strada del professionismo, con tutti i pro e i contro che ne convengono. Io vedo la realtà che mi circonda, e non posso che notare adolescenti super sfaccendati, che passano ore al bar o dentro una sala giochi e si ritrovano ai giardinetti alle 10 di sera solo Dio sa a far cosa. Un ragazzo che ha in testa spinto forse da un genitore ad inseguire un sogno che può essere suo o non, di tempo per fare cazzate non ne ha, ma anzi tutte le sue energie sono convogliate verso una giornati fatta di ritmi forse massacranti ma che possono insegnare una disciplina, uno stile di vita che poi ti potrà accompagnare per tutta la tua vita. I ragazzi devono fare sport, anche ad alto livello se è possibile. L’Italia è uno dei paesi europei con la più alta concentrazione di obesi fra gli adolescenti. Questo cosa significa, sport no zero, dolci & ozi a go go. Ma basta uscire un venerdì sera, tanti ragazzi a stordirsi con alcool e fumo. Un ragazzo impegnato non ha tempo per stra-viziare.Stefano viene additato da Luca come Pazzo, non sono assolutamente d’accordo. E’ sempre meglio avere un padre super presente che super assente. I ragazzi a quell’età devono avere una guida sicura, ferma, autorevole, e se Stefano punta verso quella direzione c’è solo da rispettarlo e capirlo.
20 Febbraio 2007 alle 17:47
da padre di 2 figli (14 e 9 anni) concordo pienamente con anto e stefano.sono più formative per il carattere dei ragazzi le ore ore di duro allenamento,ma anche le sofferenza,le sconfitte le delusioni le rivincite, i trionfi piuttosto che ore di ozio alla play o davanti alla tv.A stefano in bocca al lupo per l’accademia ….ci farai sapere come va chissa che anche noi tra un paio d’anni non si possa fare questa scelta.P.S.se passi da Palermo o da Lisboa visto che abbiamo anche lì casa potremmo organizzare un incontro amichevole tra i nostri figli
20 Febbraio 2007 alle 18:39
(….)IN REALTA’ SONO SEMPRE STEFANO GRAZIA ma vi mando un email di Igor, figlio di Franca, e GIOVANE MAESTRO DI TENNIS…speravo lo facesse lui direttamente ma magari è timido o forse troppo occupato e quindi lo faccio io per lui,spero mi perdoni, ma è troppo bella e interessante per non condividerla ed eventualmente commentarla….
Ciao Stefano,come va?
Lo sai che mi fai un po’ incazzare quando scrivi a mia madre che sono poco motivato ed entusiasta!
No perchè,sono un po’ di volte che lo leggo…….anche se non rispondo…..però leggo……..a proposito le mail non te le scrivevo 4/5 anni fa ,ma neanche 2 anni fa (luglio 2005)a parte gli scherzi:
é vero che io ero forte,però giocavo veramente male a tennis,a parte qualche rudimento che mi ha insegnato mio papà(che io considero ancora l’unico mio maestro) all’inizio,io ero praticamente un auto-didatta.
Guardavo la televisione ed imparavo,mio papà mi diceva servi come Edberg!…ed io servivo lift come Edberg…..
A sedici anni ero praticamente C1,e me la giocavo già con i B4,quando un giorno al secondo turno dei campionati italiani U.16,incontro un certo Gotti,testa di serie numero 2,non riuscivo a starci dietro,ero sempre in ritardo su tutti i colpi,facevo una fatica a giocare…..e mi son detto:ma se fai così fatica a giocare con i B3/B2,figurati dopo!…Mi sono accorto che c’era qualcosa che non andava,anche se a quei tempi non riuscivo ancora a capire cosa era,e nessuno mi sapeva aiutare(dei fantomatici Maestri di tennis),in più una gran testa di (BEEP!NdSGR),mi disse:eh quando uno fa da tanti anni un movimento,è IMPOSSIBILE CAMBIARLO.
Questa forse fu la frase che mi fece abbandonare il tennis.
Anni dopo studiando la Biomeccanica del lancio del disco,mi accorsi che in tutti i movimenti circolari ci sono delle relazioni comuni e soprattutto,ci sono due forze importanti,la forza d’inerzia,e la velocità angolare,e dentro me mi dissi,ma perchè in tutti gli sport i movimenti sono studiati nei minimi particolari,ed invece nel tennis no?
anni dopo venni a sapere che Bolletta,fu il primo a fare degli studi biomeccanici del movimento,ancora nella seconda metà degli anni ottanta(quando io avevo 9 anni),però qua in Italia ti insegnavano a giocare come Pietrangeli….e tu sai meglio di me che quando si insegna una cosa che l’allievo vede anche fare dal suo giocatore preferito in televisione,si lavora anche sulle emozioni,e come ti scrissi una volta “SENZA AMORE NON C’E’ APPRENDIMENTO”.
Inoltre studiando dei libri sull’apprendimento motorio scoprii che non era vero niente che gli automatismi,non si possono cambiare,tutto si può cambiare,costa fatica,ma si può;DIFFICILE,MA NON IMPOSSIBILE(che è anche il titolo di un libro).
Da allora ,mi sono guardato allo specchio,e mi sono detto,Dritto sbagliato,Rovescio sbagliato,Servizio,non ne parliamo,Smash sbagliato,Volèe,e colpi in back,va bene….appoggi,equilibrio,peso del corpo ….tutto da ricostruire!avevo 20 anni,ora ne ho 29,non faccio più fatica a giocare,anche a ritmi molto alti,riesco a tenere il campo,mi diverto moltissimo,ed ho scoperto che cosa meravigliosa è il Tennis!Mi fa male vedere che senza allenamento batto i 2.5,2.4 in alcune sessioni d’allenamento,ho scoperto d’avere molto talento,come ce l’aveva mio fratello,ma questo talento non è mai emerso per colpa di gente molto incompetente….ora purtroppo ho delle responsabilità e non posso pìù girare a fare i tornei…non sono ancora riuscito ad accettarlo,ti dico la verità.
Tu dici,che mi avresti portato un anno da Bollettieri,si lo so,ma non so se a dodici anni,se uno mi avesse preso e portato da Bollettieri,se sarei riuscito ad accettarlo.Ultimamente sono andato a sentire Panajotti,mi è piaciuto molto,e tra le altre cosa che ha detto,sostiene anche il fatto ,che un ragazzino giovane debba potersi allenare vicino alla famiglia,agli affetti,ed agli amici,e lui ha fondato proprio un’associazione che vuole fare in modo che questo avvenga.
Quando ero ragazzino,non avevo ben chiaro cosa volesse dire essere il numero 1,solo ultimamente sentendo una dichiarazione di Celentano,mio vero ed unico idolo,che ad una domanda rispose:”E’logico che quando io faccio una cosa,la faccio sempre per essere il numero 1,e gli altri,neanche secondi…..perchè questo è il mio lavoro!”.
Questa frase mi ha dato parecchio,da quel momento in poi,.anche per rivincita nei miei confronti,ho iniziato a fare le cose,per essere il numero uno.Quando sono andato alla scuola maestri,per esempio,uscendo miglior maestro d’Italia 2005…
Veniamo a Nicholas(anche se ho tante cose che vorrei dirti,il fatto è che non riesco a stare dietro al mio pensiero,le mie dita vanno troppo lente,ed il mio pensiero troppo veloce……”il pensiero è Rock,l’azione è Lenta…”Eh…..):
Quando è venuto qui,l’anno scorso,io venivo da un infortunio,e da alcuni problemi (miei personali),forse per questo sono potuto sembrare meno motivato,ma era solo un’apparenza….
Io avrei tanto da dire a Nicholas,perchè non voglio,che quello che è successo a me,succeda anche a lui,come a nessun altro.
Mi ricordo che ad un certo punto,con Nick,ci siamo seduti dietro un campo,io stavo osservando come faceva riscaldamento,ed abbiamo parlato,lui era preoccupato,trovava scuse,ed io ho cercato di spiegargli come doveva affrontare questo tipo di match,con quale mentalità,come bisognava vedere sia la sconfitta ,e la vittoria,il concetto di prestazione,ecc.ecc. lui mi stava ad ascoltare ed ho intravisto ammirazione e rispetto nei miei confronti. Ho visto in Nicholas grossi problemi dal punto di vista comportamentale e psicologico,e tattico- strategico,mentre l’ho visto molto migliorato nei colpi.
Io credo che Nicholas,abbia bisogno di un maestro competente,ma anche di un ambiente dove potersi allenare,con ragazzini magari un po’più grandi,ma non troppo ed un pochino più forti di lui,e credimi non servono le sei ore al giorno,bastano tre,quattro sedute da un’ora e mezza a settimana,con due sedute di preparazione atletica da un’ora,sugli appoggi,e la tecnica degli spostamenti,sono convinto che non gli serva di più per adesso.
Ha bisogno anche di trovare un mestro che conosce l’ambiente,e lo sappia consigliare e tenere lontano dai facili tranelli italiani.
(…)
20 Febbraio 2007 alle 20:30
Non ho capito bene…Stefano… il discorso che dicevi riguardo il “maialino nella sua testa”!!???
Appena posso poi andrò a vedermi…ammesso di trovarlo..il film che dici…da come lo racconti mi sembra che ne sei rimasto davvero molto colpito!!
Sul fatto delle Scuole migliori, io non conosco quelle americane, per adesso sono ancora alla conoscenza di quelle “primarie” italiane e mi sembrano piuttosto “lentine” nei programmi.
Riempiono di compiti i bambini….almeno così dicono tutti i genitori…..ma poi vado a vedere un quaderno di una bambina di 1a e vedo che in inglese (….una materia a caso!!…),…. considerando che hanno iniziato a settembre e adesso siamo a due/tre mesi dalla fine del primo anno…. hanno a fatica fatto i “Saluti” ed i “Colori” e la presentazione del proprio nome….se magari c’è qualche insegnante che ci legge e mi/ci rassicura che va bene così….gliene sarei molto grato!!!
Sul “variare” riguardo l’apprendimento e l’educazione dei bambini e dei ragazzi, penso che a 16 anni un ragazzo deve essere sicuramente già piuttosto“avanti” nello sport scelto …..riferendoci però all’ articolo iniziale del blog, lì si parla di un bambino di 4/5 anni…le valutazioni da fare sono completamente diverse….quelli sono “Progetti” che poche famiglie, in proporzione, possono o decidono di attuare.
La “massa” dei bambini inizia con una semplice iscrizione ad un corso dove dovrebbero essere attuati programmi di avvicinamento agli sport più vari e completi possibile….ma funziona davvero così???
Anzi se c’è qualcuno che ha iscritto il proprio bambino di 4-5-6 anni a qualche corso sportivo, sarebbe interessante capire e sapere come hanno reagito i bambini….che cosa ne pensiamo noi genitori dei club…delle società sportive che ci hanno accolto….degli istruttori….della qualità del lavoro che viene svolto….vi sembrano argomenti interessanti???
Rispondo ancora a te Stefano quando dici che i “genitori decidono se il figlio diventerà un campione o no”, ……preferisco pensarla, almeno io, che l’obiettivo di noi genitori sia di riuscire a creare le migliori situazioni, …a scegliere i migliori contesti e gli ambienti più adatti perché ns figlio riesca a fare nel migliore dei modi quella cosa dove ha dimostrato di avere particolari attitudini e capacità e che soprattutto vuole…vorrà… fare più di ogni altra cosa al mondo.
Penso che riuscendo in questo, si sarebbe raggiunto, come genitori, davvero un bel risultato.
Solito discorso:…facilissimo a scriverlo…difficilissimo riuscire a fare tutto questo in pratica.
Mi piace poi TANTISSIMO l’analisi a 360° gradi che hai fatto riguardo a come è cambiato tutto nella scuola rispetto a 30-50 anni fa……ma intanto il problema attuale della scuola dell’infanzia di mio figlio è che arriva il pranzo dalla mensa troppo freddo e di conseguenza i bambini non mangiano a sufficienza per riprendersi…”poverini”… dallo sterminio influenzale ancora in corso!!!!!!
Bello vero, questo mix tra una visione educativa “globale” che cerchiamo di descrivere con i ns interventi e questo “spaccato” di vita scolastica quotidiana di una provincia toscana!!!???
21 Febbraio 2007 alle 09:50
70!!!!!!
Prima di tutto,grazie anto per le belle parole,sono commosso…E anche Igor in pratica mi conferma che la scelta americana è giusta…Possibilità di fare una buona scuola, possibilità di allenarsi in un buon ambiente…La spesa (notevole ma alla quale va poi sottratta la cifra dei 2-3 viaggi che avremmo fatto comunque durante l’anno…) viene giustificata comunque dalla necessità di chiudere il ciclo delle elementari in inglese in una buona scuola e quindi il DUBBIO (i sudori freddi,diciamolo pure) è minore…
Gianni! Il maialino nella testa é una delle spiegazioni che tira fuori mio figlio quando mi arrabbio perché non s’impegna in allenamento…il che ci ricorda che abbiamo comunque a che fare con dei bambini.
Comunque sono d’accordo con te sul fatto che i genitori scelgono i contesti e le soluzioni migliori, la mia frase “i genitori decidono se il figlio diventerà un campione o no”era per esagerazione, semplificazione, esasperazione del concetto… Il problema della cuola dell’Infanzia in Italia…mia moglie ne ha scritto giá e non nascondo che alla base delle nostre decisioni ci sia anche la consapevolezza che riportare Nicholas in questo momento in Italia in una scuola italiana possa divenire per lui,abituato a un certo tipo di scuola ed educazione, un inutile incubo…Questo anche senza il problema sport (tennis o whatever). La vera decisione l’abbiamo presa a Lagos quando pur esistendo una buona Scuola Italiana scegliemmo di inserire Nicholas nella Scuola Inglese prima e Americana poi (dove era in waiting list da 2 anni).
21 Febbraio 2007 alle 10:57
Visto che siamo oltre i 70 é forse utile ricapitolare un attimo:
all’inizio del blog ANTO scriveva che i Maestri di Tennis (no,dico: quelli che dovrebbero promuovere il proprio Sport) lo hanno quasi scoraggiato a far cominciare a giocare il proprio figlio (se non per giochicchiare la domenica, che per caritá va benissimo) e conclude:
“Ma io scusa non riesco a capire una cosa, e ti prego di spiegarmela, nei top 100 uomini troviamo argentini, i quali non dovrebbero allora giocare, essendo stati travolti dalla crisi economica del loro paese, cileni, russi, ucraini, i ns cugini poveri spagnoli, e qualche sparuto italiano. Non vorrai dirmi che tutti questi sono figli di milionari…………….purtroppo il ns sistema italiano non aiuta, o giochi a calcio o giochi a calcio”
e piú avanti si rivelerá scettico sulla possibilitá di combinare scuola e studi.
Marcos saggiamente dice cose molto condivisibili ma anche francamente un po’ dalla parte dei bottoni se non banali nel senso di political correct :”se il bimbo promette bene, faccia il suo classico percorso a scuola tennis, senza muoversi dalla famiglia; primi corsi, pre agonistica e agonistica: poi si vede. se il suo tennis merita (ormai ha 12/13 anni), i genitori possono scegliere, assieme al ragazzo, di impegnarsi maggiormente: potrà così diventare un buon terza categoria, seconda o prima, oppure potrà entrare tra i primi 100, chi può saperlo!”
ANCHE SE POI PRENDENDO AD ESEMPIO FOGNINI RICONOSCE CHE il giocatore di tennis di buon “occasioni per lavorare nel circo del tennis italiano le troverà comunque. Altro discorso è il livello culturale che (il giocatore)raggiungerà: anche di questo non mi preoccuperei…la cultura non si misura solo con i titoli di studio, ma dipende anche dall’esperienza fatta, dalla sensibilità e dalle capacità intellettuali. in questo senso, se segue l’esempio del padre, fabio prenderà la strada giusta”
A questo punto interviene GIANNI, col quale mi trovo abbastanza in sintonia, il quale ci dice:” Attenzione a non farsi illusioni e a puntare tutto su un’unica cosa ma neanche rinunciare a priori perché troppo difficile o impossibile”. In particolare indica Gaudenti come tipologia di professionista, uno che ce l’ha farta senza abbandonare completamente gli studi
ANNA è perplessa dal la precocitá di certi miniatletio e teme che si perda l’aspetto ludico (ahimé, quello è giá perso da tempo…ma anche negli altri sport…ci sono tornei e tornei,bravi e meno bravi)
MCFLAME è drastico e si chiede cosa ne sará del trentenne una volta appesa la racchetta al chiodo visto che avrá dedicato anima e corpo alla pallina e non a trovarsi un lavoro vero
Gli rispondono subito FULVIO e UBALDO che offrono le loro personali esperienze e propongono due possibilitá (l’anno sabbatico se a un certo punto,dopo il diploma, il figlio dimostrasse che…e IL PORSI UNA DATA LIMITE entro la quale raggiungere certi obiettivi dopodiché si cambia pagina, si cerca un lavoro, si cambia vita.
Interviene di sfuggita MIRCO che da un lato si diverte a leggerci ma ci invita tutti a parlare piú di tennis vero e chissá come deve essersi sentito al vedere il mio blog di 11 pagine con cui ho raccontato le nostre esperienze con la peculiaritá di risiedere in un paese africano senza tradizioni e cultura tennistiche e buttando sul tappeto i problemi dei rapporti col proprio figlio, la scuola italiana,le famose e famigerate Academies di Tennis
Anche FRANCESCO e GIUSEPPE, prima di essere travolti dal mio blog, raccontano le loro esperienze: si tratta di vite differenti da quelle di una famiglia tradizionale con week ends passati (o sciupati) in giro per un torneo o l’altro e con costi elevatissimi e MAURIZIO chiede se sia possibile riconoscere anzitempo i segni della grandezza
UBALDO gli risponde con la sua esperienza e il suo credo personale; dare una educazione armonica il piú possibile il che non vuol dire rinunciare ma evitare di esaperare ma arrivare piú lentamente (insomma, 5 ore al giorno a 13-14 anni sono troppe)
Mentre STEFANIA riconosce al fratello Stefano(che son poi io) il merito di avergli trasmesso entusiasmo per lo sport (non solo il tennis) GABRÍ,la moglie, si sofferma ad analizzare le carenze della Scuola Italiana (un muro di gomma talora arrogante su cui si scontrano tutti gli atleti, anche i piú volonterosi) e FRANCA,madre di due ex promesse ora maestri di tennis, dall’Iran invoca di “Lasciar crescere i propri figli, lasciarli essere bambini” e soprattutto di non interferire come genitori…tacciando Stefano & Co di essere troppo stressanti mentre LUCA gli da del pazzo (ma é un amico).
Per fortuna che FRANCESCO,come GIANNI e ANTO, si riconosce nel collega riconoscendogli almeno il grande entusiasmo e e GIANNI infatti riconosce che il problema in Italia è spesso la scarsa Educazione Sportiva nelle Scuole…In italia lo Sport si fa fuori dalla Scuola…È a carico dei Genitori. È spesso visto come un ostacolo alla Educazione mentre dovrebbe esserne considerata complementare. Francesco chiosa perfettamente: “sono più formative per il carattere dei ragazzi le ore ore di duro allenamento,ma anche le sofferenza,le sconfitte le delusioni le rivincite, i trionfi piuttosto che ore di ozio alla play o davanti alla tv”
Infine IGOR ci ricorda le sue esperienze di giovane promessa (osservato speciale ai tempi di Riano) che smise di giocare a tennis per qualche anno perché aveva perso motivazioni anche e soprattutto in seguito a guide tecniche superficiali, scoraggianti, lapidarie (del tipo: se non sei Federer, cosa vuoi giocare a fare? smetti che é meglio)
ALLA FINE CREDO CHE IL TEMA PRINCIPALE POSSA O DEBBA ESSERE RIASSUNTO sul come fare ad ottimizzare SCUOLA e SPORT in un contesto italiano dove entrambe le istituzioni sembrano ‘deficienti’ (nel senso di deficere): la scuola da un lato con la sua arroganza -o cosí o pomí- e col suo assurdo carico di compiti a casa (che é un controsenso, un riconoscere la propria inadeguatezza: e cosa ci stanno a fare allora a scuola?) e dall’altro con la loro oretta settimamnale di Educazione Fisica in palestre grigie e tristi; le strutture sportive allo stesso modo perché nel caso specifico del tennis in Italia si é bravissimi nel criticare l’Estero (e le Academies) ma si continua a proporre il percorso obbligato de con le SAT, le lezioni col Maestro privato, il Circolo sotto casa, etc etc
La carenza di strutture costringe a volte i genitori a sobbarcarsi il doppio lavoro:
Il CRUCIAL POINT infatti è: essere costretti a fare sia il genitore che il coach che spesso sono invece ruoli contrapposti…il genitore dovrebbe essere lì per sostegno, per supporto, per consolarti… Io capisco che molti genitori vogliano fare il Coach e che trasferiscano sul proprio figlio desideri,sogni,frustrazioni più o meno inconsapevolmente… MA A VOLTE O SPESSO é ugualmente grave disinteressarsene e farsi da parte, rinunciare nel nome di una moralistica legge del non interferire che sulla carta é giusta ma che spesso,nella realtá italiana, affossa in partenza le giá remote possibilitá del figlio (della serie: affido mio figlio al Maestro del mio Circolo…se é un fenomeno, me lo dirá poi il Maestro, io adesso vado a giocare a briscola)
L’ALTRO GRANDE ARGOMENTO DIBATTUTO, e forse il piú importante, é
Se sia giusto investire tempo e denaro prima o se convenga aspettare che il ragazzo dimostri notevoli capacitá, insomma se sia nato prima l’uovo o la gallina.
QUINDI,RIASSUMENDO:
IL GRANDE QUESITO credo sia: faccio giocare mio figlio ora e poi vedo se a 13-14 anni ha la possibilitá per emergere e allora continuo…Oppure aspetto che queste qualitá,se presenti,emergano da sole?
SECONDO QUESITO: come combino tutto questo nella Realtá Scolastica Italiana?
C’E´poi un TERZO QUESITO: è giusto depauperare il Bambino della innocenza dell’infanzia? (no che non é giusto, ma Francesco,Anto e Stefano (io) e Ivan Lendl dicono che é sempre meglio giocare a tennis che perdere ore davanti a una PlayStation o alla Televisione o a bighellonare al Centro Commerciale
QUARTO QUESITO: Coach Privato o Academy? This is the Question
QUINTO QUESITO: importanza della rottura della racchetta nella storia del tennis
Concludendo con le parole di Gianni o Anto, non ricordo bene: é importante
NON tanto FARE QUELLO CHE FANNO GLI ALTRI ma condividere le proprie esperienze…A questo proposito spero che questo subblog continui a lungo e oltrepassi tranquillamente i 100 e che coinvolga sempre piú persone (alle quali consiglio di fare come ho fatto io la prima volta: un copia e incolla su Word, stampa, e poi leggetevelo a casa…se avete figli col problema tennis/scuola, vi sono annotazioni interessanti: almeno scoprirete di non essere soli su questo pianeta…)A Francesco, che m’invita in sicilia e a Lisbona, rispondo ben volentieri…E se mai decidi di fare un assaggio della Bollettieri, facci sapere. E ovviamente non solo Francesco (mie email di riferimento:stefano.grazia@eniangola.eni.it oppure gabristenic@yahoo.it)
21 Febbraio 2007 alle 18:14
Il tuo ultimo post Stefano è da INCORNICIARE!
22 Febbraio 2007 alle 19:20
colgo l’occasione del mirabile sunto di stefano grazia, per rispondere ai quesiti che hanno animato ben 73 messaggi.
IL GRANDE QUESITO credo sia: faccio giocare mio figlio ora e poi vedo se a 13-14 anni ha la possibilitá per emergere e allora continuo…Oppure aspetto che queste qualitá,se presenti,emergano da sole?
la prima che hai detto; se aspetto che emergano mentre stanno imparando a suonare la chitarra, rischio di aspettare invano.
SECONDO QUESITO: come combino tutto questo nella Realtá Scolastica Italiana?
fino alle medie, lo studio è prioritario per il bimbo; dal liceo il su, se il ragazzo promette nel tennis, si punta clamorosamente al 6: chiedere di più al ragazzo, significa farlo diventar matto.
C’E´poi un TERZO QUESITO: è giusto depauperare il Bambino della innocenza dell’infanzia? (no che non é giusto, ma Francesco,Anto e Stefano (io) e Ivan Lendl dicono che é sempre meglio giocare a tennis che perdere ore davanti a una PlayStation o alla Televisione o a bighellonare al Centro Commerciale
il tennis è meglio della playstation, del gameboy, della televisione e del centrocommerciale: la mia speranza, però, è che dei genitori così poco avveduti da riempire il tempo dei figli con tali basse attività siano sempre meno. c’è anche il parco dei divertimenti, la lettura, la musica, i viaggi (per chi può), l’arte, il cinema, il teatro, i giochi e le chiacchiere in compagnia e le passeggiate al mare, in centro o in montagna.
QUARTO QUESITO: Coach Privato o Academy? This is the Question
io sono per i coach privati, anzi, se fossero buoni quelli pubblici…ancor meglio.
QUINTO QUESITO: importanza della rottura della racchetta nella storia del tennis
il bimbo che rompe la racchetta per un gesto di stizza va ripreso all’infinito, spiegandogli che l’errore fa parte del gioco, esattamente come il colpo vincente. al bimbo che la rompe facendo uno smash, ne va ricomprata subito un’altra.
più importanti, però, sono le palle: mai sgonfie!
ciao!
marcos
22 Febbraio 2007 alle 22:36
grande Marcos ma guarda che nelle Academy spesso alla fine puoi o devi ricorrere anche al coach privato…Ma il Coach privato, quello bravo, costa troppo e nelle academy vige il principio “a egregie cose l’animo accendon l’urne dei forti”,cioè emulazione,stimoli,confronto…credo siano necessari tutti e due, in attesa di trovare un Carlos Rodriguez tutto per tuo figlio…credo siano complementari e abbiano un importanza maggiore rispetto all’altra in periodi diversi… Sui primi due quesiti sono d’accordo e sul quinto anche in linea di massima ma con dei distinguo (ci ritornerò su nel prossimo post: in parole povere: ma siamo proprio sicuri che sia così esecrabile in un gesto di atavico furore distruggere la racchetta? Si, se sei un bambino che la sbaticchia continuamente in nervosi plateali gesti di stizza, ma no se sei un consumato campione,di solito calmo, in un giorno in cui non te ne va bene una…cioè, tutto sommato, non è meglio un unico epico e virile distruttivo sfogo piuttosto che un continuo lamento , urla isteriche, insulti, pianti, moine,ululati del tipo: ma no, ma percnhè, ma che cosa ci ho oggi che non mi entra, gna gna gna whiney whiney? Io non l’ho mai fatto,nemmeno sbattuta (ho rotto quella di mio figlio invece, in un ESTREMO TENTATIVO EDUCATIVO: vuoi romperla, ecco fatto, SBARABANG!BANG!BANG! e adesso sei senza,pistolone!) ma non capisco i politically correct BOOO della folla ogni qualvolta che un giocatore si sfoga sbattendo la racchetta…capisco se lo fa ad ogni colpo, o magari dopo due games…ma al quarto o quinto set, dopo aver sbagliato tre rigori… COMUNQUE, si: i bambini no, non possono, devono imparare a controllare il proprio corpo e la propria rabbia…Dove non sono d’accordo è col tuo ottimismo buonista sul terzo quesito: cioè, sono d’accordissimo con te, ma credimi, o vivi ad Utopia o sei single, senza figli e senza amici con i figli…io mio figlio ho cercato di educarlo come dici tu e vengo spesso accusato,magari a ragione, di fargli fare troppo…ma gli amici di mio figlio di ore davanti alla PlayStation, alla Tivù e a bighellonare senza costrutto (se non qualche partitella di calcio tra l’altro di bassissimo contenuto tecnico)ne passano davvero molte…capisco e giustifico e considero perfino necessario qualche pigro pomeriggio estivo passato a non fare nulla, ma qui di ore alla PS ne passano dalle 3 alle 5, magari col sole fuori…e mi risulta che sia così dappertutto, non solo fra i figli di espatriati in africa…
23 Febbraio 2007 alle 08:26
Mi viene in mente Paolino Cane’. Una delle ragioni per cui non e’ diventato mai uno dei migliori al mondo, nonostante il talento, e’ che quando aveva 10 anni ed era gia’ il piu’ forte (lo so perche’ giocavamo gli stessi tornei, a Bologna) il padre si andava vantando del fatto che il figlio spaccava le racchette. Io, se mio figlio spaccasse una racchetta, lo tirerei fuori dal campo per un’orecchia, sperando anche che ci sia tanta gente a vedere la scena. Poi magari non gioca piu’, ma se gioca significa che ne ha voglia, e probabilmente cambia anche il comportamento
23 Febbraio 2007 alle 12:09
Capisco che l’argomento è delicato e rischio di farmi crocifiggere dai puristi, ma,insisto, farei differenza fra Adulto e Bambino/Adolescente: se la sbatte un bambino è da condannare SENZA OMBRA DI DUBBIO perché è un atteggiamento da viziato, un dispregio del denaro, un atteggiamento antipatico da superbo presuntuoso arrogante e ’spoiled brat’.
MA QUANDO SEI TU CHE TE LA PAGHI e in preda ad atavico furore in una giornata no SENZA UN SOLO LAMENTO decidi di averne avuto abbastanza e la sbatti sul cemento, magari due-tre volte ma in quella sola circostanza, col chiaro intento di romperla e farla finita, e la frantumi in mille pezzi, cosa c’è di male,in fondo? IO NON L’HO MAI FATTO NÉ LO FARÓ MAI MA non è molto peggio fare il piagnone, lamentarsi continuamente, trovare scuse, fregare i punti,insultare l’avversario, prendersela con arbitri o giudici di linea, col pubblico, soprattutto lamentarsi, ,piagnucolare, avere un body language negativo, isterico alla peggior Cané o fare scenate alla Mac o Nastase, chiedersi platealmente MA PERCHÉ???!!!??? Con tono disperato,etc etc… Invece BANG!BANGSBARABANG! e via…si ricomincia… A parte Ivanisevic che dovette dare forfait dopo averne rotte tre perché non ne aveva altre (il che suona incredibile: ci vado io con tre racchette sul campo, Ivanisevic che ha anche il vizio dovrebbe andarci sempre con almeno una dozzina…) mi ricordo Panatta sotto di due sets in finale con Barazzutti, rompere con grande convinzione la sua racchetta di legno e poi, finalmente libero, vincere al quinto l’ultimo dei suoi 5 (credo) consecutivi Campionati Italiani (quando ancora contavano qualcosa).
Ripeto: un bambino deve imparare a controllare la propria rabbia e incanalarla in energia positiva, ma un PROFESSIONISTA… che quel match lo deve vincere, perché non puó rompere la sua racchetta e scaricare cosí i suoi nervi? Che male fa?
E comunque per tranquillizzare tutti, mio figlio se sbatticchia la racchetta viene sgridato e anche tirato fuori dal campo. Devo anche dire che dopo l’episodio della racchetta rotta da me, ora sta bene attento a non farsi beccare…gliene è rimasta una sola e sa che non gliela ricomprerei, almeno non subito (come Jim Pierce,che-narrano le leggende- fece giocare la figlia un torneo con la racchetta rotta)
24 Febbraio 2007 alle 09:53
X AL: posso capire la tua buona fede, ma prendere per un orecchia il proprio figlio che ha spaccato una racchetta ed umiliarlo davanti a tutti, sono del parere che sia una cosa diseducativa. Stiamo parlando di bambini di 10-12 anni, che hanno una fragilità comportamentale evidente, ed umiliarli in questo modo non può che essere contro-producente. Con il bambino bisogna cercare si il dialogo, ma un dialogo costruttivo non una prova di forza. Certo il mestiere di genitore è il più difficile e come dicono a Napoli, nessuno nasce imparato.
25 Febbraio 2007 alle 00:50
confesso, stefano.
vivo in una delle città sognate da ledoux, o, almeno…credo di viverci!
non nego che il bimbo debba nutrirsi di ciò di cui si nutrono anche gli altri bambini che frequenta: il rischio di farlo vivere in un mondo ideale, isolato dalle miserie (wrestling, play station, game boy, città mercato, grandi fratelli, isole dei famosi, porta a porta, la moglie di costanzo, pressing et cetera) ed elevato a vita di spirto più nobile, è enorme: un completo disadattato si aggirerebbe nel cortile della sua scuola mirando l’inclinazione delle gronde, invece che scambiandosi le figu dei pokemon.
moderatamente affermo, invece, che una divertita ironia debba accompagnarlo nelle esperienze che lo accomunano agli altri bimbi (è necessaria la presenza di un genitore, se riesce, quando il bimbo vede la tele, quando gioca alla play station…) e che altro tipo di divertimenti gli vadano consigliati.
oltre alla qualità del tempo suo libero, va controllata la quantità: mezzoretta di play station è più che sufficiente, a mio parere, per non farlo sentire troppo diverso dagli altri e per evitargli di rincoglionirsi su uno schermo grande come un pacchetto di sigarette.
se gli evitiamo il centro commerciale, sempre, tanto di guadagnato; il wrestling si potrebbe vedere una volta sola, assieme a lui, evindenziando la completa imbecillità dei due energumeni che si scontrano e la vana eccitazione di un pubblico, che andrebbe sottoposto a serie cure mentali.
se, al contrario, il pediatra nulla ha da dire sulla spina dorsale, 3/4 ore di tennis settimanale non possono fare che bene: pur essendo, infatti, uno sport individuale…da bimbi e da ragazzi lo si gioca sempre insieme, magari divisi per squadre; anche l’aspetto positivo dello sport di squadra può essere in qualche modo raccolto: il divertimento è assicurato…il bimbo si rende conto dell’armonicità dei suoi movimenti, assecondandoli al ritmo, alla distanza ed alla velocità della palla. impossessarsi del controllo di palla, per un bambino, è non solo fonte di enorme stupore e gioia, ma anche di puro e sano divertimento.
li vedete in giro per la città bimbi che mimano il dritto o il servizio contro una palla invisibile? ecco…il tennis diverte solo a pensarlo!
quanto al gesto di stizza o alla parolaccia, che assimilo.
ricordo ancora la greve bestemmia che mi sfuggì di fianco alla vecchia zia, da giovane adolescente, quando cabrini sbagliò il rigore nella finale dell’82: valse una dozzina di racchette rotte…per questo, se ipotizzo un mio figlio che spacca una racchetta, eviterò la bestemmia, che mai rinfranca definitivamente, lo sgriderò (senza umiliarlo, chè il bimbo si aspetta la sgridata, anche davanti agli altri) senza eccedere, gli rispiegherò che nella vita mai sempre si vince e sempre si commettono errori e gli svuoterò il salvadanaio, il cui contenuto credeva di adoprare per acquistare l’ultima elettronica stirpe dei pokemon blu, per acquistarne un’altra.
per me il campione può rompere tutte le racchette che vuole: anzi, il suo gesto è assai educativo per le giovani marmotte…talvolta, per spiegare meglio il bianco, bisogna mostrare prima il nero.
ciao!
marcos
25 Febbraio 2007 alle 16:48
Marcos, mi inchino alla tua prosa e condivido tutto…magari è anche quello che avrei voluto dire io, ma tu l’hai detto meglio…Bravissimo. E siamo a 79…
26 Febbraio 2007 alle 01:33
non t’inchinare… che rischi il colpo della strega!!
ti ringrazio,
e siamo a 80.
27 Febbraio 2007 alle 15:45
Mentre vi anticipo che il Maestro Igor mi ha promesso che invierá un post sull’evoluzione dell’uomo-atleta-tennista,riportando la sua esperienza, voglio raccontarvi la mia, di esperienza, quasi traumatica, al momento di fare una mano di conti, svanito l’entusiasmo della Decisione Presa, quella di inviare Nicholas a fare la Quinta Elementare negli States… Mi chiedo sempre come abbia fatto il mitico Yuri (non Gagarin, Sharapov) anche perché i Maestri dell’Adult Program ancora giurano che nessuno,dico nessuno, avrebbe mai potuto immaginare che Maria sarebbe diventata Numero Uno…Io me la ricordo ancora dodicenne allenarsi col padre a parte il sabato e la domenica mattina e anche lei sembrava mogia e triste come avesse voglia di stare in spiaggia anziché sul court tanto che tutti avevano buon gioco a dipingere il padre come un mostro… L’amara veritá é che nel Tennis (e nello Sport in genere) essere benestanti non aiuta: primo, tuo figlio non sente questa estrema necessitá di emergere, di uscire dal ghetto, di lotta per la sopravvivenza, di riscatto dalla povertá, di fuga dai grigiori dell’oltrecortina o dallo spettro della povertá o dall’incubo di una dittatura…Secondo, se sei benestante nessuno ti fa lo sconto: “i soldi ce li hai, usali…Dobbiamo aiutare chi davvero non li ha”. É un paradosso perché 60-70.000$ all’anno (scuola + academy+un mini appartamento + un auto usata + il mangiare) non credo se li possano permettere in tanti e quindi i 200 ragazzini dell’Academy o sono tutti dei fenomeni giá sponsorizzati o sono tutti figli di milionari…Ok, i ragazzini di 13/14 anni sono boarding, cioé non hanno i genitori con loro e vivono/mangiano/dormono all’interno dell’Academy e vanno, quando ci vanno, nella Scuola all’interno o alla scuola pubblica… I costi si riducono a circa 30.000$ all’anno, sempre una bella cifra ma giá piú abbordabile…Vi avevo accennato al serbo cintura nera di karaté arrivato 12,13 anni fa dalla serbia con 700$ in tasca…Facendo non so bene che cosa (body guard? butta fuori? personal trainer?) era riuscito a comprarsi casa nel New Jersey e a far giocare a tennis i suoi due figli…L’avevo conosciuto,lui e la moglie, nel 2004 quando il figlio di 7 anni era nello stesso gruppo di Nicholas…L’anno dopo me lo ritrovo a Bradenton ma non piú per il Summer Camp: si é trasferito a Bradenton, venduto casa, il figlio maggiore é stato accolto nel programma a un prezzo ridotto (il Boss del Serbo conosce Bollettieri) mentre il Figlio piú piccolo deve accontentarsi di avere accesso ai campi ma per lui non ci sono soldi a sufficienza… Il nobile obiettivo del Padre non é quello di trovarsi in casa l’equivalente maschile delle due Williams ma quello di assicurare ai figli una scholarship per il college attraverso il tennis…Ma un anno dopo era ancora lí che cercava lavoro, che cambiava casa ogni 3,4 mesi, che si lamentava di come in Florida pagassero poco i lavori piú umili rispetto al New Jersey (e questo probabilmente per via dell’immigrazione ,clandestina o meno, ispanica)…Come fanno questi a permettersi certi costi? Sull’altro versante invece abbiamo un’altra categoria di genitori, ne ho incontrati parecchi e alcuni erano italiani: vengono per un Summer Camp e innamoratisi dell’Academy comprano una villetta all’interno dell’Academy (3 bedroom costruite in carton gesso e vendute a 400-600.000$: una rapina,insomma, ma hai la garanzia di rivenderla subito quando vuoi -o meglio dopo il termine di due anni, obbligatorio per legge, mentre se compri fuori mi sa che qwuesta garanzia non ce l’hai…ce ne sono troppe e ancora ne costruiscono)…Molti di questi genitori sono imprenditori, hanno una fabbrichetta, e ritengono che collocare i propri figli, spesso sono due, in un ambiente sportivo e sano-all’interno dell’Academy é proibito sia fumare che masticare chewing um!) sia l’ideale e quindi iscrivono i figli a tennis, o ad uno degli altri programmi della Img Academy dove la Bollettieri Tennis Academy, ricordiamo, é solo una componente: nella stessa enorme struttura troviamo anche la Leadbatter Golf Academy che ha sfornato Michelle Wie,la Kournikova del Golf, e soprattutto Paula Cramer che é proprio di Bradenton e a differenza della Wie qualche torneo lo vince anche, e poi Soccer e Baseballaseball. C’é anche il basket -ma é piú una struttura a disposizione di giocatori NBA o di College che devono rientrare in forma dopo infortunio o prima del camp training- e,ahimé, il Fishing…(Inutile dire che preferisco i vecchi tempi quando c’era solo il tennis). Comunque questi genitori lasciano qui i propri figli per qualche anno o anche fino a quando non prendono una scholarship per qualche college… Di italiani negli ultimi anni se ne incontrano sempre di piú, sia fra i residents (il piú famoso credo sia Miccini, ora quattordicenne credo, che ci ha fatto due anni) che fra i partecipanti agli Easter e Summer Camps. Succedono anche cose stranissime: a Pasqua dell’anno scorso vado io da solo con mio figlio (un po’ per fare una vacanza da buddy con lui, un po’ per dare respiro a mia moglie, un po’ per risparmiare un biglietto: dall’Angola arrivare in Europa costa l’ira di dio) e incontro un Inglese, ex numero 200,300 al mondo e expartner di doppio di Jeremy Bates, che lavorava per una Banca di Napoli con sede a Singapore, sposato ad una Cinese di Singapore con due figli dell’etá di Nicholas…L’Inglese in procinto di trasferirsi a Singapore aveva deciso di farsi tre mesi all’Academy per far giocare a tennis i due bambini…Bé, quest’inverno siamo stati in Australia e per non perdere l’abitudine siamo andati una settimana alla Pat Cash Academy e lí chi t’incontriamo? L’Inglese di Singapore coi suoi due figli, anche loro in vacanza…Questo per dire di quanto é piccolo in fondo il micro mondo del tennis e comunque di quanto sia bello incontrarsi e sentirsi fratelli quasi, in virtú di una passione, di un interesse comune… Chiudo con l’ultimo esempio: ho citato piú volte un certo Quinzi, un ragazzino di 11 anni che ha giá meritato una pagina su Tennis Italiano e mi sembra anche su Match Point…Il bambino é un mancino, fisicamente molto maturo, giá sponsorizzato dalla Head e a 8 e 9 anni ha vinto il Campionato Mondiale Under 8 e Under 10 Little Mo a Houston…In Italia i suoi pari lo classificano come NON UMANO e alcuni genitori rifiutano persino di iscrivere i propri pargoli ai tornei dove gioca lui…Lui in realtá almeno in Florida ormai gioca solo gli Under 14 o perfino gli Under 16…è un piccolo Nadal…Il padre, unm imprenditore marchigiano e anche il direttore del Circolo di Porto san giorgio,sede di un importante Torneo Giovanile, mi raccontava giá due anni fa che la sua settimana tipo era da Lunedí a Giovedí scuola e poi lezione col proprio Maestro, poi via a Roma da Mangelli dove si allenava fino a Domenica. Invitato da uno scout di Bollettieri a visitare l’Academy, il padre ha dovuto pagare la prima volta ma poi pare gli abbiano fatto firmare un contratto di esclusiva…da allora negli ultimi due anni il ragazzino ha passato lunghi periodi, d«’estate o a Natale e Pasqua, asll’Academy ciol padre un po’ scettico ma tentato a fargli fare il salto e con la madre, ex campionessa nazionale di pallamano, a frenare, preoccupata per la scuola… L’ultima volta che l’ho visto mi raccontava che stava per assumere un giovane vivere,per farlo stare col figlio, allenarlo e accompagnarlo ai tornei…Il padre tende a sdrammatizzare, a porre freni limiti e paletti ai vari sogni di gloria e alle suggestioni ma é palese che non ha lasciato, potendo permetterselo, nulla d’intentato…Chiaro, con queste persone io non posso competere ma senza invidia alcuna vi dico che comprendo perfettamente i genitori e se mio figlio fosse fisicamente e mentalmente, oltre che tecnicamente, cosí forte non avrei dubbi …mi mancherebbero ancora i soldi peró e quindi ritorniamo al punto di partenza. Comunque abbiamo deciso e come ho spesso ripetuto, anche per tacitare la mia coscienza e i sudori freddi che ogni tanto mi colgono, che la nostra é una situazione unica (vivendo in Africa e sentendo la necessitá comunque di un cambiamento dal punto di vista scolastico e non solo tennistico). Ho promesso ad alcuni di voi di tenervi informati…il primo passo é stato quello di scrivere per fissare un appuntamento con le varie parti coinvolte al fine di OTTIMIZZARE e cercare di limitare i costi…Mia moglie prenderá l’occasione a Pasqua, quando accompagnerá Nicholas per le due settimane di training, di parlare con tutti e di iscrivere Nicholas alla St Stephens. Vi prometto un diario periodico: anche se non saró sempre lá-qualcuno deve pur lavorare e pagare i bills- saró in costante contatto con loro e comunque li visiteró almeno tre volte all’anno…Indipendentemente da come finirá per giocare a tennis Nicholas, l’esperienza sará una di quelle formative…Per tutti e tre i membri della famiglia Grazia.
27 Febbraio 2007 alle 17:59
ERRATA CORRIGE:stava per assumere un giovane vivere,per farlo stare col figlio, allenarlo e accompagnarlo ai tornei…
leggasi; un giovane argentino, ex numero 700 Atp, pagandogli un salario mensile e offrendogli un posto ove vivere, per farlo stare col figlio etc etc
Un volgare tespediente per aggiungere un altro mattone al raggiungimento del POST NUMERO 100
27 Febbraio 2007 alle 18:40
ma dove continuiamo? qui o sul precedente? Sarei anch’io curioso di sentire Gianluca Quinzi con cui son stato a dena un paio di volte al Gio di Bradenton e che a dire il vero ho cercato di coinvolgere scrivendogli (ma temo abbia cambiato email), Credo possa essere interessante per tutti. Mia moglie é in saltuaruio contatto con Mamma Mastellone, conosciuta a un torneo estivo l’anno scorso, e mi dice che lei é un po’ meno entusiasta di noi sull’Academy (alla fine,dice, la soluzione migliore é il Coach Privato)e sarebbe interessante avere anche la sua opinione.
A parte questo, volevo segnalare che alle ore 17.20 su FOTO DEL GIORNO del Corriere.it compare la shilouette,riconoscibilissima,di Andreas Seppi a Dubai…che risponda a un tiro del tedesco Schuettler, come recita la didascalia, mi sembra invece improbabile perché é evidente che ha appena effettuato un servizio, ma vabbé…
27 Febbraio 2007 alle 19:31
Carissimo Ubaldo, ma avresti mai pensato che un argomento del genere avrebbe scatenato una miriade di commenti e suggerimenti da paura. Gli utenti di blog sono dei maniaci per questo tipo di informazioni, interessa relativamente poco quanti top spin ha fatto un arrotino in un torneo in sud-america, ma se invece gli racconti il pre-evento ed eventualmente il post evento, i blogghisti li fai andare in brodo di giuggiole. La gente vuole gli eroi che cadono nel precipizio e poi si rialzano per cadere di nuovo, la gente vuole notizie no filtrate e tu sei uno dei giornalisti che scrive quello che vede e non sei servo del sistema, infatti non sei visibile in tv. Ma alla fine ciò che importa è quello in cui uno crede, sarebbe bello che tu ci raccontassi come hai fatto a partorire un idea del genere, sono sicuro che alcuni tuoi colleghi ti avranno dato una pacca sulla spalla e ti avranno detto bravo bravo pensando che avevi fatto una cazzata ed invece questo forum sta crescendo a vista d’occhio grazie anche a personaggi come Stefano, Riccardo e molti altri che accomunano esperienze e le mettono a disposizione degli utenti. Questo argomento credo che abbia chiarito i dubbi di molti genitori, anche perchè chi racconta le sue esperienze non dice fregniacce ma cose accadute. Strano che la Fit sul suo sito non abbia accennato all’enorme successo del tuo blog, dovrebbe essere la prima a congratularsi con te, in fondo tu cosa fai semplicemtente, promozioni il tennis, e Dio solo sà quanto c’è nè bisogno. Forse sarò uscito dall’argomento, ma cosa vuoi che ti dica, questo è quello che mi diceva il cuore, ed ho scritto senza pensare di essese diplomatico. E’ bello quello che stai facendo, quando tu scrivi a notte fonda i tuoi pezzi, non ti devi sentire solo, ma ti devi sentire circondato da una comunità di inter-nauti che ti appoggia e che apprezza il lavoro che fai. Che poi secondo me lo fai proprio per passione, e credimi di gente che ti segue e ti apprezza c’è ne tanta, anche in altri siti, che poi non ti scrivano forse per pigrizia o per timidezza, questo è un altro discorso comunque dovresti mettere come fanno molti siti, un contatore in questo modo vedresti quanta gente ti segue e quanti contatti hai quotidianamente. Scusami se mi sono lasciato andare che vuoi il VIRUS Stefano Grazia ha contagiato anche me. Ciao a presto carissimo Ubaldo
27 Febbraio 2007 alle 23:55
Mamma Mastellone…. scrive (ma mette il suo post a seguito di una mia nota di servizio):
27 Febbraio 2007 alle 22:15 (Modifica)
Sicuramente neanche l’america di Bollettieri è la soluzione ideale per chi ha un figlio volenteroso che si vuole cimentare nel mondo del tennis ad un certo livello.L’Accademia è un grosso business gestito per la maggior parte da sud americani il che vuol dire disorganizzazione totale, mancanza di coordinamento fra amministrazione e insegnanti.Se uno pensa di frequentare l’accademia da puro sconosciuto rimane un numero come tanti e l’insegnamento se pur di livello rimane spersonalizzato, se invece si conosce qualcuno o si hanno tanti soldi la questione è radicalmente diversa. I maestri sono altamente qualificati ed hanno tutta la professionalità americana quindi sono pagati bene ma lavorano con grande entusiasmo ed efficienza: in campo anche alle sei di mattina, sabato e domenica, niente telefonino durante le lezioni e sopratutto una cura della tecnica che in Italia difficilmente ho trovato. Li’ si costruiscono perfettamente le basi del giocatore.In Italia per quanto riguarda la nostra esperienza al Match Ball si cerca il giocatore già fatto, già specializzato (è più facile!!)e ci si butta a capofitto ad allenarlo per farsi poi lustro con i suoi successi. Ma allenare un giocatore è un conto e costruirlo è un altra cosa. Un noto direttore tecnico di una accademia qui di Firenze mi spiegava che una ragazzina fino ai quindici anni si deve “specializzare” cioè deve essere come una macchina che piano piano si riempe di benzina così che verso i 15 16 anni è in grado di camminare da sola. Ecco dove sta il nodo della questione!Chi mette la benzina??!Da Bollettieri questo lavoro di specializzazione (sempre con le dovute conoscenze o soldi) è garantito, qui ho i miei dubbi. Se il giocatore ha talento in qualche modo riesce a venire fuori anche qui in Italia ma i tempi si allungano e si corre il rischio di perderlo per strada. La soluzione?….ancora devo trovarla
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28 Febbraio 2007 alle 01:46
Ciao a tutti, avevo promesso a Stefano di scrivere una mia riflessione personale sulla questione genitori-figli e scuola,e sul fatto se sia importante o meno fare iniziare i bambini così piccoli.Ho visto che Stefano nel post precedente ,ha fatto una panoramica sulle accademie di tutto il mondo,io invece preferisco fare una riflessione sulla situazione italiana,o meglio senza generalizzare,sulla mia esperienza personale.
Fin da quando ho incominciato a svolgere il mio lavoro,ho sempre pensato che fosse importante fare cominciare i bambini a giocare tennis presto,quando nei circoli vicini non si dava ancora permesso ai bambini con meno di 6/7 anni di partecipare ai corsi,io andavo già negli asili a portare i volantini per cercare di portare quelli di 3/4 sui campi,all’inizio era solo un ‘intuizione ,un avere più tempo per lavorare ,un non volere negare a nessuno il sogno di poter diventare un giorno professionista.Dorocenko ,che i bambini li fa iniziare a due anni,(se non prima)una volta disse che le capacità coordinative hanno una fase “sensibile “prima dei sette anni,dopo si può ottenere risultato ,ma in forma minore,e si sa come il tennis sia uno sport di elevata coordinazione.
In questo ultimo periodo,a volte mi sono chiesto che motivazione potesse avere allenare ragazzi ,magari anche portati,ma oramai 12/14 enni che non avessere mai giocato prima,la motivazione che mi son dato è questa bisogna garantire a tutti la possibilità,di poter raggiungere il loro massimo,anche se non potranno mai diventare dei professionisti,almeno di casi molto eccezionali.
Dopo aver frequentato corsi specialistici che si occupavano degli U.10,12,14,16,ho conosciuto Luigi Bertino che ultimamente ha pubblicato anche un libro(Munchkin Tennis)dove dopo un esperienza decennale mette insieme le parti comuni dell’insegnamento mondiale(francese,tedesco ,svizzero, inglese,americano,italiano,spagnolo….)tracciandone una linea comune da poter seguire.
La Federazione internazionale scrive che per imparare a giocare a tennis e raggiungere la max prestazione occorrono circa 20 anni,specificando per ogni fase dai quattro anni in poi gli obiettivi tecnici,tattici,mentali,il numero di partite da effettuare,come programmare i tornei,il numero di allievi per campo,il numero di ore d’allenamento settimanali qualsiasi cosa….il problema qual’è?bisogna iniziare molto presto per poter lavorare con calma e poter raggiungere tutti gli obiettivi attraversando le tre fasi sensibili importanti:quella coordinativa(4-10 anni circa),quella tecnica(11-14 anni circa)e quella fisica (dai 14-16 anni circa).
Il secondo problema qual’è?io vedo in giro e non so se voi abbiate la stessa impressione una mentalità molto amatoriale del nostro sport,a partire dalla dirigenza dei centri sportivi o dei circoli ,che nella maggioranza dei casi non vede nessun vantaggio a creare una scuola agonistica dalla base(quante volte mi son sentito dire a noi non conviene fare l’agonistica ,ci rende molto di più la S.A.T.!)ed anzi per risparmiare mandano in campo più bambini possibile contemporaneamente.Poi ci sono i Maestri o pseudo tali,soprattutto gli pseudo tali ,a cui non importa chi hanno davanti,ma l’unica cosa che importa è portare a casa i soldi alla fine dell’ora,ecc.ecc.
questo secondo me è il motivo per il quale, gran parte delle promesse attuali hanno dietro i genitori.Perchè sono gli unici (quelli appassionati)che si battono,affinchè il loro figlio fin da piccolo intraprenda la strada giusta ,contro una mentalità sbagliata alla base,magari sobbarcandosi viaggi e spese onerosi all’estero.
Questi credo siano i problemi,maestri-Genitori-figli-dirigenti,devono andare tutti dalla stessa parte altrimenti è difficile arrivare al risultato.
Anche perchè è dimostrato ,che dove questo avviene i risultati ci sono,vedi proprio l’esempio di Bertino e del suo staff a Torino e nella regione Piemonte,o di Sartori a Caldaro(paese di 4.000 abitanti).
Altrimenti andiamo tutti dal Bolletta ,anche noi maestri………Ciao,Igor
28 Febbraio 2007 alle 09:52
Rispondo a Mamma Mastellone (nel copia e incolla, Ubaldo si é dimenticato di scrivere che ero sempre io -avevo scritto sul sito errato, come Mamma Mastellone-e magari Luca Quinzi si chiede ma quando mai sono andato da Gio con Scannagatta?). SONO PERFETTAMENTE D’ACCORDO CON MAMMA MASTELLONE. Spero che continui a collaborare. Quello che dice é sacrosanto: da Bollettieri ti puoi anche perdere…mi ricorda un po’ l’Universitá di Bologna negli anni 70, quando molte cose le venivi a sapere per caso e stava spesso al tuo spirito d’iniziativa riuscire a districarsi al meglio. D’accordo, forse non dovrebbe essere cosí (e anche per questo, perso nei meandri del Blog piú lungo del mondo, stava forse l’annotazione che per un bambino fra gli 8 e i 12 sono forse meglio le piccole academy (Rick Macci,Pat Cash…ma ce ne sono tante, anche in Europa) dove l’ambiente é piú familiare e spesso sei piú seguito ‘no matter what’. Devo anche dire che i Grandi Vecchi (quelli che c’erano giá quando l’Img era ancora solo la Bollettieri Academy) forse rimpiangono i vecchi tempi…Credo anche dal punto di vista tecnico abbiano cominciato a rendersi conto che stavano troppo GENERALIZZANDO, cercando cioé il MASSIMO COMUNE DENOMINATORE del metodo d’allenamento dimenticando quello che era il credo iniziale di Bollettieri: non esiste un solo modo di giocare a tennis…Certo, il vecchio Nick deve scrivere libri,articoli e vendere DVD ma credo che nei prossimi anni assisteremo al ritorno del concetto : NON ESISTE UN ALLENAMENTO PERFETTO PER TUTTI, ESISTE UN ALLENAMENTO PERFETTO PER TE. Questo anche all’interno di un Academy. Quel che dico non é una dichiarazione d’intenti a favore del Coach Privato: guardate che molti dei ragazzini che finiscono da Bollettieri, hanno un Coach privato a casa che collabora coi coach di Bollettieri…In fondo l’Academy é una STRUTTURA che ti mette a disposizione campi, coaching, sparring partners, competizione, preparatori fisici, psicologi, nutrizionisti…Sta poi a te farne il miglior uso. Poi,é chiaro, dipende anche dall’etá dell’atleta: a 10-12 anni in quanti hanno il Coach in esclusiva? Mio figlio quando va da Bollettieri si allena un po’ col gruppo dei summer/easter/xmas camp e poi fa 2-3 ore col programma Strategy Zone…chiaro, paghi a parte e di piú, ma le due cose sono complementari: da una parte fai volume, dall’altra fai qualitá specifica. Mamma Mastellone ha comunque ragione: il livello tecnico é molto elevato (tranne d’estate,forse, quando devono assumere molti part time per il feeding ma l’Head Coach del Gruppo é sempre uno degli Head oach: hey, la prima volta che Nicholas fu da Bollettieri -e non era certo al livello in cui é adesso, aveva 7 anni-finí nel gruppo di un certo Ariel…lo stesso Ariel che l’anno scorso si vedeva in tribuna come Coach itinerante di Xavier Malisse…Voglio dire, se era bravo abbastanza da seguire Malisse, é certamente bravo anche per un bambino di 7-8 anni…) MA SOPRATTUTTO É VERO QUEL CHE DICE RIGUARDO AL LORO ENTUSIASMO… a volte ti chiedi come possano ancora averlo, a volte ti chiedi se non ti stanno prendendo per i fondelli, se non recitano o se é solo grande e studiata professionalitá…Fatto sta che é molto meglio allenarsi con uno che ci crede o sembra crederci veramente che con uno che fin dall’inizio ti guarda e dice: si,vabbé, ma che ti alleni a fare, tanto é inutile (per ritornare al primo post di Anto) e ogni 5′ risponde al telefonino che lui ha cose piú iomportanti da fare. Quella fu la cosa che m’impressionó maggiormente nel 93 quando misi piede per la prima volta nell’allora Bollettieri Academy e quell’entusiamo lo si notava non solo fra i coaches dei futuri campioncini ma anche fra i coaches dell’Adult Program, un marchio di fabbrica. Ovvio, ci sono le eccezioni e non sono naif, magari qualcuno finge, peró l’atmosfera é quella descritta da Mamma Mastellone (mi fa un certo effetto chiamarla cosí, sembra una di quelle fiabe per bambini). Questa vibrante energia positiva ha peró un serio effetto di rimbalzo negativo: chequando rientri in Italia e ti metti a cercare un Circolo dove poterti allenare, vieni preso da profonda depressione e ti vien voglia di ‘darla su’. Si, credo che il vero effetto controproducente delle Academies d’oltre oceano sia che spesso quando rientri in Italia ti vien spesso voglia di smettere… E sono perfettamente d’accordo ancora una volta con Anto (a proposito, la tua email non risponde) nei suoi elogi a Ubaldo.
28 Febbraio 2007 alle 10:27
Premetto che non sono un tecnico ma un appassionato: ho fatto poca SAT e non sono andato oltre la classifica di C3 nel Lazio. Tuttavia, dopo aver letto con estremo interesse il post di Igor (thanks a Stefano Grazia per il suo impegno) vorrei esporvi, se avete un po’ di pazienza, una mia teoria sulla qualità dell’addestramento al tennis in Italia. Vi chiedo fin da ora scusa per eventuali topiche e imprecisioni.
Io sono nato nel 1965, e ho cominciato a giocare solo a 15 anni per via che prima giocavo a calcio. Ho iniziato con un corso collettivo: racchetta di legno maxima de luxe e via andare. Il nostro maestro era considerato “moderno” ed “eretico” perché ci insegnava le impugnature “chiuse” e i colpi in top spin… (ed eravamo già nel 1980!). A quel tempo, gli attrezzi non consentivano di colpire un vincente su una palla profonda e senza peso, e la tecnica che veniva insegnata, pur con un po’ di rotazione in avanti, non era molto diversa da quella dei tempi di Pietrangeli. Poi è venuta la rivoluzione tecnologica: kevlar, grafite, ceramica, mid size, oversize etc. etc.. Si è allora innescata una seconda rivoluzione, non tecnologica, ma tecnica: l’applicazione al tennis dei principi della biomeccanica ha spinto la ricerca a cambiare il modo di eseguire i colpi, per sfruttare al massimo le potenzialità dei nuovi attrezzi. I principali centri di ricerca credo siano state le academies private americane, ma anche la federazione francese e la USTA. Sono cambiate drammaticamente le impugnature e i gesti tecnici dei fondamentali (dritto e rovescio) e si sono escogitati nuovi modi di effettuare il servizio (v. da ultimo Roddick, Monfils, etc.). L’enorme incremento di potenza e velocità ha a sua volta innescato la necessità di migliorare la reattività neuromuscolare e la velocità dei piedi, con l’individuazione di esercizi appositi. In generale, è diventato sempre più difficile giocare di regolarità pura e in difesa: la nuova parola d’ordine è power tennis! Poiché il primo che prende l’iniziativa ha le migliori probabilità di fare il punto, sono diventati drammaticamente importanti (anche sulla terra) i colpi di inizio gioco, servizio e risposta…
Questo, nel resto del mondo: la globalizzazione, anche nel tennis, ha diffuso ovunque il nuovo verbo… … tranne che da noi. Mentre gli altri andavano avanti, noi rimanevamo fermi. Mentre la tecnica, il modo di insegnare e di allenare venivano rivoluzionati, da noi la presidenza Galgani teneva il settore tecnico nell’immobilismo più pietrificato, con la complicità di una generazione di maestri indolente e interessata solo a guadagnare i soldi delle lezioni, protetta dal valore legale della targa e non a tenersi aggiornata… Ancora nel 1997, i manuali tecnici della FIT (li ho letti di persona, me li ha dati un mio amico che si accingeva a fare il corso per allenatore-istruttore) prevedevano che venissero insegnate le impugnature e i gesti di 20 anni prima!!!! Insomma, l’Italia, dal 1980, fino a pochissimi anni fa, è stata una nazione tennisticamente sottosviluppata dal punto di vista tecnico, con pochissimi maestri in grado di insegnare in modo moderno. Per questo secondo me, riprendendo una vecchia polemica scaturita da una frase di Rino Tommasi (la Francia ha Gasquet, noi abbiamo Fognini) io credo di poter rispondere: la Francia ha avuto Philippe Chartrier, e noi abbiamo avuto Galgani!!! E non mi vengano a dire che per i francesi è più facile perché la loro federazione è ricca grazie ai proventi del Roland Garros e la nostra è povera. La nostra è povera ADESSO (e infatti le mie critiche non vanno alla gestione Binaghi); ma nei primi anni ‘80, e fino alla prima metà degli anni ‘90, il CONI, grazie al totocalcio, finanziava abbondantemente la FIT. Il crimine più grande commesso in quegli anni resta poi la dilapidazione del grande patrimonio di appassionati e praticanti che il tennis si era conquistato nel nostro paese sull’onda della generazione-Panatta. Io ricordo che nel 1981, per entrare nel tabellone di un torneo di categoria C3-C4, aperto agli NC bisognava passare per una caterva di turni preliminari, tanti erano gli iscritti… Per la mia generazione il tennis è stato il secondo sport per importanza dietro il calcio. E la vecchia FIT cosa ha fatto? Gestendo solo i suoi interessi di bottega, da una base così ampia non è stata più in grado di produrre un top ten, fino a generare una profonda crisi di interesse: il punto più basso credo si sia toccato fra il 1999 e il 2002 con le scuole di tennis che registravano un drammatico calo di iscritti. Poi, negli ultimi anni, una piccola inversione di tendenza…
Non parliamo poi della gestione sciagurata dei pochi talenti comunque prodotti…
Chiudo con una domanda provocatoria: dove sarebbe ora uno come Bracciali, se anziché essere figlio di un macellaio di Arezzo fosse stato figlio di un …non so… diciamo un pizzicagnolo di Marsiglia? Credete che la FFT lo avrebbe stato affidato alle grinfie di un Tomas Smid? O sarebbe diventato un top ten? O vogliamo parlare della gestione di Luzzi? E perché la Brianti entra fra le prime 100 solo a 26 anni suonati, dopo una vita passata a giocare gli ITF? Non si capiva che andava seguita in maniera professionale, come sta facendo la Golarsa? Quanti ce ne sono in Italia di casi simili? (Azzardo un altro nome: Crugnola…)
Per concludere: se per avere accesso ad un insegnamento serio e moderno bisogna per forza andare all’estero, è inevitabile che solo i ricchi possano permettersi figli agonisti…
Ciao a tutti.
28 Febbraio 2007 alle 11:19
Piccolo suggerimento redazionale per Ubaldo: al fine di facilitare la navigazione fra i post (che specie in questa sezione sono diventati numerosi) si potrebbero numerare quelli all’interno della stessa discussione, in modo da trovare rapidamente, per esempio, il post. n. 81 da te citato?
28 Febbraio 2007 alle 16:56
Volevo ringraziare Igor e dirgli che comunque un Maestro appassionato un salto da Bollettieri lo dovrebbe fare comunque (e so che lui ha giá in animo di farlo)se non altro per propria documentazione e accrescimento professionale. Poi si sa, il suo occhio attento registrerá anche i molti difetti, ma sicuramente se uno vuole insegnare tennis e/o allenare un giro per le grandi e piccole Academies americane (Bolletta, Macci, Hopman, Evert, Weil,VanDerMere) dovrebbe farlo. Almeno per poter permettersi di criticarle poi.
Piuttosto, nessuno é mai stato alla Sanchea Barcellona?
Chi c’é stato e poi é venuto da Bollettieri mi diceva che non c’era paragone e che si lavorava molto di piú a Bradenton.
Sarei curioso di sapere come é la succursale italiana: se qualcuno ci ha portato i propri figli,un resoconto della sua esperienza sarebbe graditissimo.
L’idea di Roberto (numerare i post) mi pare ottima, non sono un tecnico ma non dovrebbe essere difficile applicarla.
CONCLUDENDO: il NUMERO 100 lo deve scrivere UBALDO!
28 Febbraio 2007 alle 22:45
Ci vado io a fare il corso da coach la prima settimana di giugno,poi ti faccio sapere.ciao
28 Febbraio 2007 alle 22:50
A Barcellona volevo dire…….così si fa prima ad arrivare a cento….
1 Marzo 2007 alle 09:28
Prima di tutto un grazie generale a tutti coloro che hanno portato questi interessanti contributi, io sono un papà di un bimbo di quasi 10 anni che si sta appassionando sempre di più al tennis ed inizia ad affacciarsi all’agonismo facendo qualche torneo Under 10. Mi rivolgo a chi ha già avuto queste esperienze e chiedo secondo voi quante ore dovrebbe giocare un bambino durante la settimana ? Lui attualmente fa un paio di ore con il maestro , un paio di ore con me (a suo tempo me la cavicchiavo e qualche dritta la posso dare) più le partite del fine settimana dei vari tornei. Diciamo un 5 ore alla settimana è la sua media attuale a cui abbina un 3 ore di altri sport comparabili alla ginnastica. Tutto cio’ solo da qualche mese pero’ vedo che non è troppo lontano dai più bravi, il suo problema è che sbaglia ancora tanto e spesso si fa “prendere la mano” cercando di “chiudere” il punto su qualunque pallina gli capiti. Volevo anche conoscere la vostra opinione sui Centri Federali FIT e anche io mi unisco all’ottimo Stefano Grazia nel chiedere informazioni sulla Sanchez Casal Italia, grazie a tutti, soprattutto ad UBALDO !
1 Marzo 2007 alle 09:36
Siamo stati anche a Barcelone da Sanchez! Ma solo due settimane quindi un periodo troppo breve per essermi fatta una idea precisa. Quindi solo impressioni. Siamo stati di aprile ed abbiamo trovato un grupppetto di ragazzini, tutti passeggeri come noi, molto molto forti ( alcuni portati da Coria). Mi dicono che d’estate sia una ressa inverosimile. L’atmosfera è molto più familiare, ci sono solo una ventina di campi. I ritmi mi sono sembrati molto, molto latini. In campo verso le 10.30/11 per un paio d’ore, un break per pranzo (aiuto!) di ben 4 ore e di nuovo in campo verso le 18 fino alle 21 ora in cui di solito mia figlia va a letto, ma questa è solo una questione di bioritmi personali. Allenamenti di tennis standard ma ripeto eravamo lì scappa e fuggi senza conoscenze(!), mi è sembrata che invece la preparazione atletica fosse fatta particolarmente bene. Apro una parentesi: la preparazione atletica da Bollettiieri è molto scadente. Ho provato timidamente quando ero là a contattare il capo coach di atletica, un orientale che poi ho visto in opera con la Sharapova e che seguiva anche eccezionalmente l’ammanigliatissimo Quinzi, mi ha chiesto 180 dollari l’ora!!Ritornando alla atletica spagnola ritengo che possa essere più curata per l’insita caratteristica del gioco su terra rossa. Un comune denominatore con Bollettieri è l’entusiamo dei maestri…solo da noi c’e questo atteggiamento da impiegati statali a fine corsa.
Non mi dispiacerebbe mandare mia figlia un periodo più lungo la’ ma in previsione che prima poi lascerà il tennis almeno andando in america avrà messo nel cassetto l’inglese!
Nel mio post precedente concludevo che non sapevo dare risposta a cosa fare con un figlio tennista volenteroso ma in effetti sono perfettamente d’accordo con stefano: il coach privato. Ma in Italia non è realizzabile. Vediamo infatti un Quinzi che va in america con il suo coach privato. In Italia troneggia il provincialismo e la politica di voler ciascuno coltivare il proprio orticello, grande presunzione, nessuna collaborazione. Del resto è inpensabile che a 12 13 anni un ragazzino possa pensare di giocare tutti i giorni da solo appenderebbe la racchetta al primo chiodo, si deve comunque inserire in una struttura.
Ora voglio uscire dal mondo delle favole e mettere i piedi in terra come Raimonda!
1 Marzo 2007 alle 13:36
Si,Raimonda,infatti io intendevo il Coach Privato all’interno di una Academy…Del resto a 10 anni non puoi avere un Coach tutto per te, a meno di non essere Quinzi (ma anche lui é seguito da diversa gente: il suo primo Maestro, il coach argentino ex 700, magari va ancora anche al Parioli da Magnelli)…Un Coach tutto tuo, se hai la fortuna d’incontrare il tuo Carlos Rodrigues, magari é lui che ti sceglie e non viceversa…E poi a quel punto piú che un coach, é un padre putativo, un organizzatore, un amico, un manager…Ma qui stiamo giá alla figura del Coach dell’Adulto: negli anni della formazione, fra i 6/7 e i 13/14, credo che il coach in senso lato alla fin fine lo faccia (e lo debba fare) il Genitore scegliendoti i Maestri per la tecnica, i Preparatori atletici, i Coaches e le academies in cui inserirti… Ne parlo con cognizione di causa e sofferta partecipazione e consapevolezza perché proprio ieri, merntre il mio collega Francesco in Sicilia rimaneva incantato a vedere i palleggi della figlia Francesca con il suo bravo coach rumeno, io e mia moglie a oltre 10.000 Km di distanza, ci guardavamo sconsolati negli occhi assistendo ad un’ora di spettacolare self destruction da parte del mio anzitempo celebrato pargolo che si autosconfiggeva 06 26 35 (poi l’ora é finita) NON giocando, NON lottando, autocompatendosi fin dai primi duie colpi sbagliati contro un local si piú vecchio di due anni ma ripetutamente sconfitto solo 2-3 mesi fa (anche 60 60 nel round robin di un minitorneo)… É che in questo periodo stiamo assistendo ad una veramente spettacolare incapacitá di soffrire, di lottare, di combattere…solo rabbia e rinuncia e se non proprio choking comunque body language negativo… Purtroppo la vita del genitore tennista é fatta anche di queste cose e davvero siamo ammirabili (o folli) noi che insistiamo e non accettiamo il fatto che Francesca, la madre di Igor Il Maestro, abbia ragione nel dirci che il bimbo ci sta lanciando i suoi messaggi… Ma rinunciare sarebbe troppo facile! E m’immagino giá l’ex pargolo a 18 anni lanciaerci tutti gli improperi per averlo fatto smettere di giocare, per non aver insistito, per non averlo aiutato o meglio: per non averlo saputo aiutare… In un altro POST concludevo che comunque fa,il genitore sbaglia, inutile illudersi…In realtá uno dei motivi per cui via, si parte per gli States, un anno in una scuola americana e in seconda battuta un anno di tennis presso l’Academy ma come NON boarding (cioé da esterno) é anche questo desiderio di scindere almeno per un po’ il binomio Genitore/Coach…
Che peró rimane fondamentale:nel senso di sorveglianza, di amore, di capacitá organizzativa, di incondizionato sostegno ma anche di rigore educativo, e soprattutto all’insegna del riconoscere i propri limiti pur non lasciandosi sottomettere o irretire dai super tecnici di giornata…Alla fine é soprattutto una questione di educazione e di buon senso. E come dice Raimonda, anche di soldi, verrebbe da aggiungere. Ma su questo vorrei tornarci in un altro post.
1 Marzo 2007 alle 15:42
A gio92 possso rispondere che altri hanno giá risposto nei primi blog (bisognerebbe fare un copia e incolla su word ogni 50 posts, lo dico per quei 4/5 genitori che come me vogliono leggere ció che pensano e fanno gli altri per cercare conferme o forme di autocritica e controllo) e in parole povere dipende (non esiste un orario di allenamento perfetto per tutti,ne esiste uno perfetto per tuo figlio!), ma a certi livelli 5 ore a settimana sono poche… Ubaldo dice che 5 ore al giorno sono troppe a 13/14 ma 5 ore alla settimana forse sono poche anche a 10… Ma se fossero di qualitá superiore ( con un ottimo Maestro e con il confronto con coetanei di pari lavoro) possono essere qualitativamente sufficienti per rimanere a tiro degli altri una volta che ti scatti quel qualcosa in piú … Comunque IGOR, che é un Maestro Federale e PTR, é giovane e appassionato e sicuramente ne sa piú di me, scriveva piú sopra:
“Io credo che (il bambino)abbia bisogno di un maestro competente,ma anche di un ambiente dove potersi allenare,con ragazzini magari un po’più grandi,ma non troppo ed un pochino più forti di lui,e credimi non servono le sei ore al giorno,bastano tre,quattro sedute da un’ora e mezza a settimana,con due sedute di preparazione atletica da un’ora,sugli appoggi,e la tecnica degli spostamenti,sono convinto che non gli serva di più per adesso.Ha bisogno anche di trovare un mestro che conosce l’ambiente,e lo sappia consigliare e tenere lontano dai facili tranelli italiani”
Invece sempre a Raimonda e altri sul tema Academy o Coach Privato, ricordo di aver letto nel blog di Bodo su Tennis US un bellissimo intervento di John McEnroe Senior che raccontava la sua esperienza di padre di tre tennisti (due dei quali divenuti famosi) ma a un certo punto il padre ´famoso per non aver rifilato qualche sberlopne in piú al maggiore dei propri figli, si dichiarava contrario all’inviare un ragazzino ad un’Academy lontana, sostenendo che lui si era trovato benissimo (sic!) mandandoli da Hopmann nella sua Academy nel Queens. E grazie!, gli rispondeva subito uno, tu vivevi nel Queens e avevi Hopmann, ma quello che vive a Tuscaloosa o, che ne so,aggiungo io, a Luanda in Angola, cosa deve fare?
1 Marzo 2007 alle 17:36
a Gio che pone un quesito preciso rispondo che io penso non si possa generalizzare dipende molto dalla volontà e e dalla voglia (Stefano la chiama fire inside)sopratutto che ha il bambino.la mia esperienza in breve mia figlia, anni 9 ,ha iniziato per emulare il fratello più grande,a 5 anni sotto la guida di un maestro eccezionale che abbiamo la fortuna di avere al nostro club(per la sig. Mastellone dico che è diverso dai maestri impiegati che lei descrive e che ben conosco anch’io ma è colui che ha costruito e segue Silvia Albano vincitrice della Lambertenghi) .Oggi mia figlia che si allena 2 ore
al giorno per 6 giorni la settimana 1 ora di preparazione atletica ed 1 ora di tennis ,massimo 2 - allievi in campo, per volte 2 la settimana a solo con il maestro .Ha poi un fitto calendario di tornei (individuali eda squadre poichè fa parte della squadra del club,e di quella della provincia ).Ovviamente io vigilo affinchè non sia sotto pressione eccessiva,ma invece ho notato che questa attività agonistica ha rafforzato la sua autonomia ed autostima,per citare solo un esempio parte per trasferte anche di 2 o più giorni con i compagni ed i maestri senza noi genitori.
Saluti a tutti
1 Marzo 2007 alle 20:25
Intervengo volentieri al blog di Ubaldo rispondendo ad un cordiale invito dello stesso nonostante la scarsa frequentazione del sottoscritto a forums in genere, principalmente per mancanza di tempo e un po’ per pigrizia.
L’essere stato direttamente ed indirettamente chiamato in causa unitamente alla grande stima che nutro per Ubaldo ed all’amicizia che mi lega alla famiglia Scanagatta da tempo mi spingono a scrivere queste righe.
Il mio nome è Luca Quinzi, svolgo l’attività di imprenditore, probabilmente in questo contesto meglio inquadrabile come il papà di Gianluigi Quinzi, più volte richiamato nei vostri interventi.
Il contributo che intendo fornire attraverso una serie di considerazioni legate all’esperienza personale non vuole e non può garantire risposte ne tantomeno soluzioni alle problematiche emerse in quanto a mio modestissimo avviso non esistono univocità di analisi e quindi di soluzioni. Tuttavia alcune indicazioni generali e di principio credo possano essere formulate.
Ammesso che il tema conduttore della sezione del blog sia il tennis e le sue interrelazioni con la famiglia e la scuola (aggiungerei l’intero contesto extrafamiliare) ,con particolare riferimento al fenomeno del precocismo sportivo, un possibile punto di partenza penso possa risiedere nella obiettività degli obiettivi. Al di là del gioco di parole ritengo che porsi obiettivi troppo anticipatamente o peggio porsi falsi e sproporzionati obiettivi rispetto alle reali prospettive del momento sia sbagliato ed in alcuni casi molto dannoso. In altre parole fasciarsi la testa prima dell’effettivo bisogno può risultare inutile ed anche pericoloso. In condizioni normali , laddove cioè non si ravvedano particolari necessità “accelerative”, il percorso evolutivo di un giovane agonista può ancora essere gestito, pur se con qualche sacrificio, in un contesto equilibrato tra componente sportiva, familiare, scolastica e sociale in genere. In condizioni eccezionali, quando tale evoluzione dovesse raggiungere livelli da suggerire scelte di vita più radicali, il problema dell’armonizzazione delle diverse componenti diventa reale e complesso. Proprio per questo in questi casi, peraltro numericamente isolati, non può esistere un modello ispirativo né una teorizzazione comune. Ogni situazione in altri termini ha la sua storia ed ogni storia stabilisce quali siano le migliori alternative possibili in quel momento atte a garantire il raggiungimento degli obiettivi preposti possibilmente non in contrasto con le aspettative di una sufficiente educazione scolastica ed in un ottica di integrità familiare.
Ed allora l’Accademia Bollettieri, ad esempio, che conosco benissimo in quanto sede della preparazione permanente di Gianluigi può risultare a seconda delle circostanze e dei diversi punti di osservazione il luogo ideale di perfezionamento agonistico giovanile o piuttosto al contempo la sede del più esasperato consumismo commerciale in chiave sportiva. Visioni entrambe legittime perché entrambi reali e coesistenti nella stessa situazione ma profondamente diverse a seconda del ruolo rivestito all’interno della struttura: un borsista o meglio un contrattato IMG gode di un’assistenza tecnica e logistica qualitativamente molto elevata e completamente diversa da quella garantita ai frequentatori occasionali. Due realtà opposte in un unico contesto ovviamente valutabili in modi molto differenti a seconda dei diversi posizionamenti.
Come valutazioni diverse possono essere attribuite allo stesso tipo di percorso formativo scolastico intrapreso. L’istruzione americana infatti, se da un lato garantisce migliori condivisioni con l’esercizio della pratica sportiva agonistica e se di fatto permette di coltivare una migliore cultura sportiva, d’altro canto obbliga , per diversità e carenze tematiche, un difficile eventuale reinserimento nel sistema scolastico nazionale.
Ancora considerazioni possono essere riposte sull’indispensabilità o meno di un approccio necessariamente esterofilo all’assistenza tecnica ed anche qui la risposta possibile non può essere univoca. In Italia, come altrove, esistono casi di eccellenza professionale paragonabili ai migliori livelli internazionali così come offerte qualitativamente scadenti, peraltro individuabili anche fuori confine. Neppure la ricerca spasmotica di professionalità “prestigiose” è sinonimo di scelta sicura. Il feeling non lo si costruisce, perché nasce spontaneo e si matura solo col tempo. Gianluigi ad esempio è affiancato da due anni ad un bravissimo ragazzo argentino, giovane ed assolutamente poco noto e seguito a distanza da uno dei migliori coach del mondo, peraltro italiano, invece molto più noto.
Putroppo è il punto di incrocio tra domanda e offerta che attiva un progetto e questo punto risulta spesso difficilmente individuabile vuoi per divergenze di natura economica, vuoi per eccesso di sbilanciamento tra la qualità dell’assistente e quella dell’assistito con ennesimo richiamo al concetto dell’obiettività degli obiettivi. Acquistare una Ferrari per un bambino senza pratica automobilitica può diventare sconveniente per la sicurezza del piccolo e l’immagine della casa automobilistica. Acquistare la stessa Ferrari per un bambino con esperienze maturate in pista può iniziare a diventare conveniente per entrambi. Acquistare la Ferrari per un campione di F1 è assolutamente legittimo, ma di fatto non accade perché a quel punto la Ferrari gliela regalano.
In ogni caso torna sempre in ballo l’obiettivo preposto ed il livello di responsabilità nella sua valutazione.
Sei hai la volontà e le possibilità concrete di diventare un giocatore professionista, a mio parere può valere la pena di giocarsi le proprie chances; in assenza di ciò è preferibile calibrare le aspettative in funzione dei possibili rischi.
Legittimo chiedersi a questo punto quali siano le “concrete possibilità”. E qui entra in gioco con connotazioni potenzialmente pericolose il fenomeno del precocismo sportivo.
L’esperienza personale mi suggerisce a proposito che ha valenza un solo genere di precocismo, quello naturale, con genesi spontanea e non finalizzato, perlomeno nella fase iniziale, ad alcun traguardo.
Purtroppo i rari casi di precocismo naturale inducono un secondo tipo di precocisimo, quello più frequente, che nasce in maniera non naturale, non spontanea, forzata dall’esterno, nei casi più frequenti dalle passioni familiari, qualche volta accompagnata dai media come qualche illustre testata nazionale negli ultimi tempi purtroppo ci ha insegnato con quanto meno discutibili esaltazioni di fenomeni assolutamente non eccezionali.
Risulta fortemente finalizzato al raggiungimento di obiettivi ambiziosi da perseguire, spesso gli stessi mancati da coloro che lo stimolano.
Il precocismo naturale è molto raro, un caso ogni tanti, ma presenta sufficienti basi di affidabilità per il futuro. Moltissimi sono invece i casi di precocismo non naturale , ma purtroppo la facilità di costruzione iniziale non è spesso accompagnata da garanzie di successo finali.
Conclusioni: gli isolati casi di precocismo naturale a differenza degli altri, proprio perché rari, non possono essere iscritti in modelli di comportamento o teorie specifiche e le scelte conseguenti devono adattarsi alle specificità degli stessi. Non esenti da grandi sacrifici e impegnative decisioni presentano l’immenso vantaggio di saper attrarre opportunità e non di doverle cercare ed allora la scelta di un maestro o piuttosto quella di una scuola o della logistica di una attività rimane più facile.
Dimenticavo. Abbinare il concetto di precocismo, anche naturale, con quello di eccezionalità o peggio di successo garantito è la cosa più stupida che ci sia. Anche qui non esiste una regola: a chi ricorda i trionfi infantili di Nadal, di Roddick, della Sharapova o delle Williams, mi piace replicare che il giocatore più forte di sempre, al tempo Roger, ha iniziato a vincere qualcosa a 17 anni.
Lo spazio ed il tempo, se si vuole c’è per tutti, basta cercare e sapere aspettare.
Un caro saluto a Stefano Grazia, amico cordiale di tante giornate trascorse alla Bollettieri Tennis Academy, a Fulvio di cui ricordo le piacevoli chiacchierate al Tennis di Portosangiorgio, che non è solo il papà del bravissimo Fabio ma anche di una splendida figlia , infine un affettuoso abbraccio a Giancarlo ed Ubaldo con cui mi complimento per la qualità del suo forum.
Spero di non essermi dilungato troppo e di non avervi troppo annoiato. Caso mai l’avessi fatto perdonatemi, sarà molto difficile riincontrarmi in un blog
Con amicizia
Luca Quinzi
2 Marzo 2007 alle 08:19
Interessantissimo, colto e dotto anche se volutamente tenuto quasi impersonale (da consumato professionista?) il saggio (perché di saggio si tratta) di Luca Quinzi. Spero che a dispetto delle sue dichiarazioni ci faccia l’onore di scrivere ancora, magari raccontandoci la giornata tipo del suo prodigio.Mi trovo d’accordo su quasi tutto e fa bene ad ammonire sui pericoli del “precocismo innaturale”: in parole molto piú povere e banali il medesimo problema, credo,lo avevo introdotto anche io che in maniera molto piú personale (ognuno scrive come magna) mi chiedevo se mio figlio era bravo (bravino rispetto al compagno di scuola, intendiamoci, e lasciamo stare Gianluigi Quinzi che NON É di questo mondo) da meritarsi di andare da Bollettieri o se era bravino solo perché era stato tante volte da Bollettieri…L’uovo e la gallina. Ma il mio era un discorso terra terra mentre Luca vola alto. Molto molto interessante.
Una cosa che si legge fra le righe e vi voglio sottolineare: avete notato che da Bollettieri ci si va anche col Coach e si puó avere il Coach a casa che collabora a distanza…Vi assicuro che in un Academy questa é la norma…Invece mi sembra di capire che spesso a casa se sei seguito da qualcuno e vuoi avere l’opinione di altri lo devi fare di nascosto…C’é un ragazzino inglese, fra i primi Under 10 del suo paese, che si allena come Nicholas 2-3 volte all’anno con Lance Luciani dello Strategy Program e la madre mi diceva che quando venivano dovevano tenerlo nascosto al Coach Inglese perché dopo averglielo detto la prima volta questi si era adombrato e offeso. E minacciando di voler chiudere la relazione se avessero continuato a portarlo (”Perché dopo quando vince si prendono tutti i meriti etc etc”)Il buffo é che il Coach Inglese (pagato anche con contributi della Federazione Inglese) si ritrova ogni volta un bambino nettamente migliorato da due settimane di full immersion senza sapere come o perché (credendo anzi di aver fatto lui un ottimo lavoro). Piú seriamente, i vantaggi di un lavoro specifico vengono minati alla base perché il Bambino non ha modo di ripetere il tipo particolare di allenamento a casa…In realtá sarebbe proprio questa la funzione di questi programmi specifici all’interno dell’Academy: ti fanno fare delle cose che poi dovresti continuare a fare a casa col tuo coach. Ma spesso il Coach italiano (e inglese) peccano di provincialismo e gelosia e questo non accade…non sará anche per questo che mentre Francia e Spagna hanno Academies e Giocatori, l’Italia langue e Murray deve andarsene prima in Spagna e poi assumere Gilbert ?
2 Marzo 2007 alle 11:50
Ringrazio il signor Quinzi per il suo intervento, molto interessante e ben scritto. Mi è rimasto un dubbio: come si fa a distinguere, in un bambino sotto i 10 anni, il precocismo naturale da quello non naturale? Quali sono i tratti distintivi del precocismo naturale? Esso investe solo la sfera del tocco di palla, della fantasia, della tecnica e della capacità di coordinamento, oppure anche le altre componenti del gioco (forza mentale,resistenza alle pressioni, capacità di concentrazione, determinazione?). Bisogna avere da subito tutte queste qualità, o alcune si possono costruire? Forse le storie personali di Federer e di Nadal insegnano che non esiste un unico prototipo di precocismo naturale: Rafa da junior era molto più continuo nei risultati rispetto a Roger… Come si fa ad orientarsi?
2 Marzo 2007 alle 16:57
Vedo che ho scritto immeritatamente il post n. 100!! Mi scuso, sono d’accordo con Stefano Grazia che l’onore sarebbe dovuto spettare ad Ubaldo. E’ che credevo di stare scrivendo il n.99, visto che rispondevo al papa’ di Quinzi e il successivo post di Stefano non era stato ancora validato. Sorry…
2 Marzo 2007 alle 17:25
A riconoscere un precocismo naturale magari aiuta il fatto che a 8-9 anni giá vinca negli Under 12 e Under 14 mentre tuo figlio non ne vince una, magari pur giocando meglio ed essendo tecnicamente piú forte, nella sua categoria…Ora se la prima eventualitá ti induce (se non ti obbliga) a provarci la seconda non ti obbliga a rinunciare… A 10 anni di tempo per recuperare il gap ce ne é in abbondanza… E intanto si continua a farlo giocare e studiare e praticare altri sports… Abbiamo passato i 100: li ho copiati tutti su Word, li ho stampati,rilegati, e messi in libreria accanto a Clerici, Bud Collins, Wertheim, Drucker, Gilbert…
2 Marzo 2007 alle 20:48
Il cordiale rapporto mantenuto con Stefano Grazia e la sua bellissima famiglia mi spingono a rientrare una volta ancora, pur se non previsto, nella discussione per soddisfare la richiesta dello stesso Stefano
Giornata “americana” tipo di Gianluigi presso la IMG Academy
ore 5,30 Sveglia
ore 6,00-6,30 1 Colazione (continentale)
ore 6,30-7,45 Seduta di preparazione fisica con gli junior della IMG (Bester, Nishikori, Fugate,Levine, Michelle Larcher de Brito, Tamaryn Hendler e Giacomo Miccini) presso l’ International Perrformance Institute dell’Accademia
ore 8,00-9,00 Seduta tecnica singola in campo con Nick Bollettieri e sparring di turno
ore 9,30-13,30 Scuola 6° grado presso il Montessori Institute di Bradenton
ore 13,45-14,30 Pranzo
ore 14,45-17,00 Seduta a cesto singola+matches in campo
ore 17,00-17,30 Seduta in campo di rifinitura e sintesi di fine giornata con allenatore privato argentino
ore 17,30-18,00 Seduta di stretching
ore 18,15-19,30 Homeworks
ore 19,30-20,00 Cena
ore 20,30 Riposo
Giornata “Italiana” tipo
ore 7,00 Sveglia
ore 7,30-8,00 1 colazione (continentale)
ore 8,15-13,15 Scuola 1 Media ( E’ in anticipo di un anno)
ore 13,45-14,15 Pranzo
ore 14,30-16,00 Homeworks
ore 16,15-17,30 seduta di preparazione fisica (flessibilità+rapidità)
ore 18,00-19,45 seduta tecnica con allenatore privato o matches in campo
ore 19,45-20,15 seduta di stretching
ore 20,30-21,00 Cena
ore 21,15 Riposo
Sperando stavolta di essere risultato più personale e di avere usato una forma meno dotta e più terra terra come Stefano richiedeva saluto tutti con simpatia
Luca Quinzi
3 Marzo 2007 alle 13:42
Luca, ciao e grazie…avevo cercato di contattarti qualche tempo fa per informarti personalmente di questo blog ma probabilmente hai mutato email…spero di rivederti una di queste volte a Bradenton e grazie ancora per i tuoi interessanti bellissimi e soprattutto importanti interventi. Credo siano utilissimi. Mi è piaciuto molto il tuo discorso sul precocismo naturale e innaturale e confesso mi ha fatto sorgere qualche dubbio, imponendomi una feroce autocritica personale e facendomi ritornare alle disquisizioni iniziali di questo blog quando io sostenevo comunque, che specie in uno sport quale il tennis-difficile da imparare all’inizio, come del resto il golf, e non immediato come il calcio- a monte ci sono sempre i genitori… Ma continuo a credere sia giusto così, che all’inizio il figlio vada spronato a fare certi sport (io ho messo Nicholas in acqua a tre mesi, sul campo da tennis a tre, sul campo da golf e sulla neve a 5) ma sono perfettamente d’accordo con tutto quello che scrive poi Luca, che poi a un certo punto dovrebbe essere il figlio a trascinare i genitori. Poi,sempre riprendendo il discorso con Roberto che passerà alla storia come L’Usurpatore (del N°100…OVVIAMENTE SCHERZO!), è tutto relativo: se paragoni un figlio magari ai compagni di scuola, ecco che ti sembra un fenomeno…poi lo porti da Bollettieri e ti rendi conto che magari è sotto la media… L’importante è non perdere mai la prospettiva. La cosa che mi piacerebbe chiedere (ancora!) a Luca è se a Gianluigi capitano mai giorni in cui non ne ha proprio voglia…Leggevo di diversi ottimi giocatori, fenomeni riluttanti e quasi recalcitranti,senza arrivare ad Agassi e Tursunov, fino ai 13/14 (agassi anche fino ai 25) mentre Gianluigi mi è sempre sembrato super appassionato e motivato…
4 Marzo 2007 alle 20:51
In attesa di Elia e Panajoti (che come voi aspetto con grande trepidazione) volevo condividere con voi un estratto dall’ultima intervista post match di Andrè Agassi che mi ero copiata a suo tempo: al giornalista che gli chiedeva,riferendosi alla sua attività in campo umanitario, se poteva spiegare perchè secondo lui il Tennis,magari più di qualche altro sport, poteva essere considerato Maestro di Vita( Can you step back and talk about why tennis is a great paradigm to the lessons you need to know in life,following rules,trying your best?), ANDRE, con pacata prontezza che testimonia il raggiungimento di una grande profondità intellettuale a dispetto della poca scuola frequentata,rispondeva: Sul campo ci vai da solo. Stai giocando uno sport che ti richiede la capacità di risolvere dei problemi (di prendere decisioni). Ti richiede di farlo in un qualche stato emotivo. E’ un po’ come nella vita. Impari a fidarti di te stesso e impari a pungolarti, spingerti oltre (You’re out there alone.You’re playing a sport that requires you to problem-solve.It requires you to do it in a somewhat emotional state.It’s a bit of life there.You learn to trust yourself and you learn to push yourself).
Credo sia una frase che potrebbe(dovrebbe?) benissimo essere stampata e fatta leggere ai nostri figli, agli insegnanti dei nostri figli, ai genitori di bambini che giocano a tennis.
5 Marzo 2007 alle 11:59
quinzi, che ringrazio, porta la discussione su un punto fondamentale, già sfiorato nel sedicesimo intervento, in cui raccontavo la partita tra un ragazzino perfettamente impostato, piccolo replicante del tennis che si insegna ed un altro, che gioca come gli altri camminano…con una naturalezza disarmante.
la differenza di applicazione ed insegnamento tra i due, porterà il piccolo davydenko a giocarsi le sue chances agonistiche molto prima dell’altro, se questi avrà voglia di cimentarsi seriamente con il tennis agonistico.
la differenza che luca quinzi ci ricorda tra precocismo naturale e precocismo innaturale si può riassumere, a mio parere, con il termine “talento”, accompagnato dall’aggettivo “puro”.
ci sono vari tipi di talento: anche imparare meccanicamente a perfezione le tecniche del servizio, del dritto e del rovescio può considerarsi talento, per esempio.
il talento puro, invece, per me, è quel particolare stato di grazia in cui si trova l’uomo mentre compie quella precisa attività: pochi riescono a mostrarlo e non è sempre facile riconoscerlo.
forse non basta richiamare la naturalezza con cui il talento puro, nel tennis, si muove sulla palla, tira di dritto, di rovescio, serve, stacca la seconda mano (se bimane) nei recuperi frontali o laterali…forse è necessario controllare come si comporta in campo nei punti importanti, quanto si diverte nell’accorgersi dell’armonia dei suoi movimenti, come prende le vittorie, le sconfitte…
il problema del maestro, quando si trova di fronte al talento puro, è quello di riconoscerlo: al ragazzo naturalmente portato, infatti e a mio parere, non si può chiedere quello che si chiede agli ottimi mini-replicanti, che hanno come obiettivo quello di avvicinarsi alla perfezione tecnico/fisica di davydenko o di gaudenzi (tanto per intenderci, con infinita stima ed ammirazione per entrambi): non si può chiedere ad un bimbo di 7/8 anni che gioca quasi solo per natura, intimamente divertendosi, di sottoporsi subito a 5 ore settimanali di preparazione tecnica e ad altre ore di preparazione fisica…il bimbo fuggirebbe perchè si sentirebbe costretto a far qualcosa di diverso da quello che ritiene essere il gioco del tennis.
quando si ha di fronte uno così, forse bisogna solo saper aspettare (accompagnandolo senza forzature nell’apprendimento tecnico e fisico) che oltre al desiderio di divertirsi, sorga in lui anche l’ambizione di vincere sul serio: questo tipo di giocatori, quando crescono, sono poi anche quelli che continuano a divertirsi ed a stupirsi delle loro connaturate capacità.
mcenroe, gerulaitis, panatta, taroczy, leconte, gomez, sampras, forget, edberg, federer, gasquet, youzhny…ma anche connors, rios, borg, murray, berdych, agassi (sennò mi accusate di citare solo tennisti col rovescio ad una mano!)…il tennis di questi non è la fotocopia di alcun altro tennis: è naturale, caratteristico, originale e diverso da ogni altro tennis.
non serve che ora citi altri cento giocatori dal tennis perfettamente uguale…credo di essermi spiegato abbastanza.
forse mi sbaglio: ma credo che nel tennis professionistico attuale, tra i primi 200, ce ne siano 170 ben costruiti e 30 naturalmente portati. questo significherebbe, con mia soddisfazione, che un futuro nel tennis può essere visto sia nei primi gesti dei mini-replicanti, sia nei primi gesti di colui che quando colpisce sembra solo respirare.
il tennis, che passione!
marcos
ps. in bocca al lupo, gianluigi!
5 Marzo 2007 alle 18:34
Forse sono io che non ho capito ma credo sia sfuggito il senso dell’intervento di Luca Quinzi… Luca diceva che se c’é un PRECOCISMO NATURALE, allora vale la pena di investirci sopra tempo denaro coaches anche privati e soggiorni all’Academy FIN DA UN ETÁ PRECOCE…Viceversa, se il talento non é naturale, forse é meglio lasciar perdere o comunque é meno giustificato l’investimento che anzi puó portare a frustrazioni esasperazioni infelicitá varie…
Marcos invece ci dice il contrario: che il talento naturale va lasciato libero di sbocciare al tempo giusto, senza spingere piú di tanto…
(Credo comunque che nel Tennis Moderno non puoi aspettare piú di tanto…a Bologna si dice: chi vive sperando, muore cagando…Scusate la volgaritá, ma detta con accento Bolognese e in tono ironico bonario affettuoso senza cattiveria, di solito fa sorridere e viene accolta con un sorriso)
A Marcos,peraltro sempre molto preciso corretto e poetico quasi, credo sia sfuggito un particolare e cioé la training schedule di Gianluigi… Piuttosto intensa,mi pare, per un undicenne, se ho ben interpretato la sua opinione…Ma Gianluigi è un raro caso di precocismo naturale (credo abbia vinto anche qualche gara di sci a 4-5 anni prima di ritirarsi per darsi al tennis) e proprio per questo suo padre ritiene sia giusto se non doveroso farlo allenare in quel modo… Magari ha qualche dubbio su altri bambini che, non altrettanto dotati fisicamente mentalmente e tecnicamente sono costretti alla stessa routine di 3 ore di tennis piú due di preparazione fisica al giorno (quando c’é la scuola: suppongo che durante le vacanze i carichi possano anche aumentare)…
Quindi le posizioni di Luca e Marcos mi sembrano differenti: Luca dice: se c’é un Precocismo Naturale é giustificato lavorarci sopra duramente, Marcos dice: di fronte al Precocismo Naturale, lasciamolo sbocciare e non facciamolo lavorare troppo…Peró magari ho capito male io e mi scuso.
La mia posizione? Che se mio figlio giocasse solo la metá di come gioca Gianluigi, spenderei a cuore piú leggero i soldi che mi sto apprendendo a spendere…SCHERZO!!!!! Come ho detto, noi Nicholas lo mandiamo negli US a SCUOLA prima e poi, toh, guarda la combinazione, c’é anche l’Academy…magari due orette a tennis le gioca, e comparato all’Angola ci va di lusso…(Bella scusa,eh?)
E adesso mi appresto a una replica stoccata di Marcos (mi ha giá infilzato parecchie volte…) ma prima devo aggiungere che il suo sedicesimo post sull’incontro fra i due, minirobot e talento, l’avevo letto,apprezzato e condiviso.
6 Marzo 2007 alle 15:44
ma quale replica piccata, stefano!
hai capito benissimo il mio punto di vista, che mica è santa verità, eh?
confermo che il bimbo molto dotato, che gioca con naturalezza assoluta (mi riferisco a bimbi di 8/9/10 anni), che si comporta in campo con l’istinto di colui che sa di avere nella racchetta il colpo definitivo, senza che glielo abbia insegnato alcun maestro…ecco, questo bimbo ha tutta la possibilità di impegnarsi a fondo, se ne avrà voglia e si divertirà, anche un paio d’anni dopo gli altri, che non sono come lui clamorosamente inclini al gioco del tennis. quando, infatti, per natura, da un bimbo sgorga un’irrefrenabile ed istintiva coscienza tennistica…è inutile, a mio parere, “incatenarlo” a ritmi ed a confini eccessivi per la sua età: la rigida strutturazione del suo tempo e del suo spazio, il frequentare persone che pensano da mane a sera solo ad una cosa, il frequentare sempre persone più o meno dello stesso ceto, il non imparare a gestirsi spazi e tempi di evasione, il non imparare ad annoiarsi… oltre ad essere un rischio per ciascun bambino iscritto non solo ad accademie sportive, ma anche a collegi di altra natura (musica, arte et cetera), rischio che lo porterebbe a sentirsi inadeguato una volta uscito da lì, nel confronto con le diverse pluralità della società… potrebbe anche portare il bimbo naturalmente precoce e portato per il tennis a non considerare più il suo istinto come naturale conseguenza della sua nascita, ma a considerarlo come colpevole di una vita, francamente, troppo impegnativa persino per un adulto.
per questo ritengo che il bimbo naturalmente precoce ed istintivamente portato per il tennis (anche per il pianoforte o altro) vada lasciato libero di esprimersi (sempre accompagnato tecnicamente, quando gioca o quando suona), prima di proporgli un impegno più costante e faticoso.
non credo che entrare in accademia a 12 anni sia troppo tardi, per esempio:
a 12 anni, un bimbo ha già quasi del tutto appreso a gestire i suoi spazi ed i suoi tempi, ha già conosciuto le diversità che abitano il suo micro mondo ed è già in grado, più o meno, di adeguarsi alle sorprese che la vita, a quell’età, ogni giorno riserva. ed ha già, comunque, 4 o 5 anni alle spalle di scuola tennis (magari pre-agonistica o agonistica del club).
lo logica di bologna, che apprezzo ed utilizzo, forse però…poco si confà al nostro esempio: il bimbo talentuoso non ha bisogno di sperare di diventare qualcuno nel mondo del tennis; questo bimbo gioca solo perchè la sua natura glielo suggerisce. per lui, sedersi su un vaso nella toeletta, significa semplicemente soddisfare un grosso bisogno fisiologico. e rimarrà grosso sia che la farà nel bagno di wimbledon, sia che la farà nel bagno di ladispoli!
ciao!
marcos
ps. forza nicholas, forza gianluigi!
6 Marzo 2007 alle 20:02
Io onestamente ho molti dubbi sul fatto di preparare in maniera così intensa un ragazzino di 11 anni addiritura sveglia alle 5 e 30 e praticamente tra le 6 ed 8 ore giornaliere di preparazione tecnica e fisica. Ho parlato dell’argomento in passato con Zugarelli, Fanucci e Caperchi e tutti partivano dal presupposto che normalmente verso i 14 anni si cominciava una preparazione piu’ intensa prima c’era da fare un lavoro di qualità di un paio di ore al giorno piu’ la preparazione fisica per 5-6 giorni la settimana. Fino ai 14 anni insomma era inutile esagerare ma fare un lavoro tecnico qualitativo.
Voglio far notare una cosa ma se a 11 anni a Federer, Sampras o Agassi li facevano svegliare alle 5 e 30 del mattino secondo voi non correvano il rischio di smettere poco dopo..
Capisco le scelte del padre di Quinzi ma onestamente avrei aspettato un pò di piu’ prima di farla come detto almeno il limite dei 14 anni.
7 Marzo 2007 alle 11:12
concordo anche io che non ha senso spremere un bambino in quel modo! soprattutto se è un bambino dal grandissimo talento naturale!
Intendo dire che se un bambino è naturalmente portato al tennis e molto talentuoso, ha senso farlo giocare solo a tennis per affinare il talento!
Non hanno senso la preparazione fisica a 11 anni!
finirà per disinnamorasi del tennis!
c’è tempo per rinforzare il fisico!
che senso ha costruire in laboratorio un mini campione che vincerà tutto fra i junior e che poi magari si stuferà da senior?
murray, federer ecc. ovvero i grandi talenti appena arrivati nel circuito che conta erano ancora fisicamente molto acerbi!
per favore i bambini fateli solo giocare!!!!
7 Marzo 2007 alle 11:46
“tutti partivano dal presupposto che normalmente verso i 14 anni si cominciava una preparazione piu’ intensa”
Puó anche essere questo il motivo per cui sudamericani, russi,spagnoli, francesi hanno molti giocatori nei top 50 e gli italiani no…Da un punto di vista etico morale potremo anche aver ragione, ma intanto i tornei li vincono loro.
Insomma, se vuoi non dico vincere ma almeno tentare o ti adegui o cambi sport (ma non é che negli altri sport scherzino…adesso perfino in moto ci vanno a 9-10 anni!)
8 Marzo 2007 alle 01:19
chiedo pubblicamente a chi ne sa di più, a questo punto, di raccontarci il percorso di gasquet.
credo sia illuminante.
marcos
8 Marzo 2007 alle 05:42
Si Stefano ma di quelli che hai citato nessuno a 10 anni si sogna di fare questo tipo di preparazione. Il gap tra noi e gli altri si crea dopo i 14 anni anzi generalmente oltre i 18 anche se il fatto di non avere un centro federale ci ha portato per anni a non avere junior validi.
Non raccontiamo che gli stranieri si allenano tanto e diversamente da i 10 ed i 14 anni perchè si creano realmente falsi miti. certo che a 10ani si va in moto infatti a giocare a tennis ormai iniziano a 6 anni ma il discorso non riguara quando iniziano ma quando devono iniziare una preparazione intensa e professionistica. Si può fare un lavoro di qualità tra i 10 ed i 14 anni senza per questo dover lavorare 6-8 ore al giorno, ne bastano un paio e magari lo si manda anche un pò a scuola…che è sempre utile….anzi per me è proprio il fatto culturale uno dei nostri limiti piu’ grossi, la cultura sportiva che un pò ci manca e che ci porta a dire ad ogni sconfitta che siamo scarsi…mentre quello che dovrebbe contare è la direzione su cui si lavora, il metodo e credimi non penso proprio che se svegliassimo tutti i bambini che giocano a tennis alle 5 e 30 avremmo dei campioni…
8 Marzo 2007 alle 12:29
Volevo solo rassicurare quanti si sentono sgomenti all’idea di svegliare un bambino alle 5.30 del mattino e fare una puntualizzazione sulle abitudini americane ed anglosassoni in genere che sono poi le abitudini del nostro mondo contadino, cioè svegliarsi presto anzi prestissimo. Vivendo all’estero in una situazione internazionale mi è capitato spesso per esempio accompagnado Nicholas a scuola, di lamentarmi per una levataccia, per poi sentirmi ridicola sentendo che alcune mamme americane si alzano alle 4 - 4,30 tutti i giorni. Un giorno a Lagos la mia amica sheri (fantastica compagna di doppio) ci chiama alle 5,30 e dice che voleva essere sicura che non fossi già uscita!!! Stefano(che a Lagos si svegliava a un’ora normale e non alle 5 come qui) prende la telefonata e con voce assonnata la minaccia, dicendo che se si azzarda a richiamare alle cinque e mezza della mattina, lui poi le telefona alle 11 di sera!!! Io che soffro molto ad alzarmi prestissimo, invidio molto chi senza fatica inizia la giornata all’alba, ma vi assicuro che in America è molto più semplice prendere questa abitudine, è tutto più piacevole forse perchè sono già tutti svegli, è bello fare colazione, uscire casomai col tazzone di caffè fumante, andare in macchina, c’è poco traffico (a parte le metropoli) è tutto più semplice, più comodo, congeniato per questi ritmi, la gente ti sorride, ti saluta… insomma non è poi così drammatico per un bambino alzarsi alle 5,30 a Bradenton. Alzarsi per andare a lavorare tutti i giorni da Gallarate a Sandonato, d’inverno con la nebbia credo che sia più drammatico!
gabri
8 Marzo 2007 alle 13:35
Freddo! Solo per aggiungere che Quelli che li svegliano alle 5.30 sono quelli che li svegliano a quell’ora per farli poi anche andare a scuola, non facciamo d’ogni erba un fascio…Comunque la mia,nel post precedente, era una battuta…Per completare il discorso, io potrei (vorrei!!!) essere d’accordo con Freddo ma ahimé!, temo, la realtá é un altra e se ne accorge subito chi frequenta per la prima volta una grande academy americana…Io sono arrivato lì con un bambino di 7 anni che al Circolo Tennis Aereoporto di Bologna avevano classificato come un Mostro,un Fenomeno, e lá, a Bradenton, passava completamente inosservato…Insomma, è tutto relativo…Mi ricordo che rimasi incantato a vedere un giapponesino di 8 anni palleggiare luinghi scambi con Nick Bollettieri a fondo campo…Passa di lí Quinzi padre, che avevo appena conosciuto, e io, naif, gli dico che ero rimasto shockkato nel vedere il livello di questo minigiocatorino e se suo figlio,che non avevo ancora visto, giocava come lui…E lui mi disse: si, il giapponesino non gioca male, ma Gianluigi (che io non avevo ancora visto) é tutta un’altra cosa”, e si badi bene, non lo disse affatto con superbia o orgoglio, ma semplicemente come un dato di fatto. Fossi stato un emotivo, avrei preso su armi bagagli e figlio e me ne sarei andato al mare. Invece mi son detto: ci sono tempi diversi per tutti, poi all’inizio é come un imbuto e a 18 l’imbuto comincia a restringersi, fino ad allora ognuno va per la sua strada…Ma temo (ripeto: uso la parola ‘temo’) che nel Tennis Moderno non sia piú sufficiente fare solo un lavoro tecnico qualitativo fino ai 14,15 anni…Giusto o sbagliato che sia,é peró cosí… Non é che sia cosí solo nel tennis, probabilmente é ormai cosí in tutti gli sport (penso alla ginnastica, al nuoto…)… Dipende dunque dai genitori chiedersi se vale la pena di sacrificare tempo e denaro e infanzia ed era a questo probabilmente a cui si riferiva Quinzi col discorso passato alla storia (almeno nel nostro blog) come “Sul Precocismo Naturale e Innaturale”
Comunque anch’io sono d’accordo con Freddo quando dice che probabilmente i Nostri si perdono fra i 14 e i 18, meno con BicioMac sul fatto che non si faccia preparazione fisica a 11: non si fanno pesi, ma preparazione fisica si fa,eccome…io tra l’altro noto che mio figlio quasi si diverte di più a fare i Drills che a giocare, …Da Bollettieri la fanno molto dinamica e divertente (eppure Raimonda ex Mamma Mastellone dice che non è fatta bene e quindi, come vedete, è questione sempre di punti di vista)…Credo che la si faccia anche per via del fatto che il Tennis è pur sempre uno sport asimmetrico…A volte la si fa ed è quasi un gioco…Non crediate soprattutto che non l’abbiano fatta i sampras, i Federer,i Murray…E’ sempre tutto molto relativo…Ovvio, a 18 anni erano ancora acerbi, anche Agassi lo era, e hanno cominciato allora, a crescita completata,a lavorare coi pesi (e qualche maligno dice anche con qualcos’altro). Ma ritornando ai Nostri Pargoli,ovvio, dipende anche e soprattutto dal Bambino: Lance Luciani, dello Strategy Zone Program, mi diceva che ci sono delle bambine di 8,9 anni che lavorano 6/7 ore e chiedono di fare ancora di più…Con mio figlio, è una gara in salita ogni volta… Mi ricorda quello che ha sacritto Panatta su Match Ball, che se a un bambino italiano dici di andare a fare un po’ di muro, lui ci va e dopo 15′ smette e lo devi andare a cercare in piscina, se lo dici a uno svedese dopo 6 ore improvvisamente ti ricordi di lui e devi correre a dirgli di smettere che lui è ancora là che ci da,che ci da,che ci da…
Voglio chiudere citando un articolo letto su GRAZIA (che non è il giornale di famiglia, ma…avete notato che ormai sono le Riviste Femminili i settimanali più interessanti da leggere?), dicevo, un articolo di Marina Speich dal titolo I SUPERTALENTI e dedicato a VANESSA FERRARI, campionessa mondiale di ginnastica, che ha 16 anni, va a scuola, si allena 7 ore al giorno…Sembra che per i pedagoghi americani così dovrebbero essere tutti i ragazzi in quella che chiamano Teoria dell’Overachievement.
Alcuni neuropsichiatri, psicologi e pediatri invece si ribellano a questo modello e sostengono (sto citando l’articolo) che pianificare tutto il tempo libero,non lasciare nulla al caso e sovraccaricare i ragazzi di impegni fa male.Per sostenere la loro tesi presentano i dati allarmanti dell’organizzazione mondiale della sanità (OMS):7 adolescenti su 10 soffrono di stress e non sanno cos’è l’ozio. I bambini sono stati trasformati in una specie nuova:piccoli adulti in evoluzione. Sono sovraccarichi di attività,iperstressati e devono superare sempre nuovi test.Questa eccessiva pressione li porta ad avere paura del rischio,del fallimento. Il problema è che vengono responsabilizzati troppo presto.Il risultato è che alla fine non sanno prendere da soli delle decisioni”.L’ideale è dunque quello di non pretendere troppo dai nostri figli e lasciarli a casa,magari ad annoiarsi? si chiede retoricamente l’autrice. No,un professore di psicologia di yale,tal Joseph Mahoney, dice che non esiste nessuna prova scientifica che dimostri che troppe attività extrascolastiche possano compromettere lo sviluppo individuale e mettere in crisi il rapporto con i genitori. Au contraire. secondo lo psicologo, dati raccolti intervistando 2123 ragazzi dai 5 ai 18 anni sembrano affermare il contrario. IL COSIDDETTO DANNO PROVOCATO DALL’OVERACHIEVEMENT(eccesso d’impegni) E’ SOLO UNA più e CREDENZA POPOLARE che non ha base scientifica ed è stata creata da qualche libro di pedagogia spicciola. I ragazzi che hanno un’agenda fitta d’impegni hanno un rendimento scolastico levato,hanno un buon rapporto con i genitori e corrono meno rischi di fumare e fare uso di droga. Insomma non è vero che i ragazzi d’oggi, figli di genitori spesso competitivi che non riescono a rinunciare all’idea di un figlio superdotato,siano necessariamente depressi,trascurati,poco creativi e soprattutto fragili. “La nostra ricerca, dice Mahoney, dimostra che gli adolescenti più attivi,sono più sicuri emotivamente degli altri, più competenti e meno asociali”E conclude: “Smettiamola di dare colpa alle ambizioni dei genitori.Gli adolescenti fanno molte attività extra-scolastiche soprattutto perchè si divertono a farle e non perchè costretti dalla famiglia o perchè ”
Quel che colpisce nella Schedule di Quinzi Jr é semmai la completa assenza di spazio per giocare ‘a qualcos’altro’…Ma probabilmente Quinzi é rimasto sul tecnico, non gli era stata chiesto se il Figlio giocava con gli altri bambini, se saltava gli allenamenti per andare a una festa di compleanno, se gli piaceva di più guardarsi Lost o giocare a Halo alla PS etc etc etc Probabilmente si.Comunque, ovvio, dipende dal Bimbo: se preferisce davvero giocare a tennis che giocare agli Indiani, insomma…
8 Marzo 2007 alle 15:19
Per Marcos che ha chiesto della crescita di Gasquet. Ho fatto un’intervista a Richard un paio di anni fa a Bucharest e mi ha raccontato qualcosa anche se non ricordo tutti i detagli visto anche che tra me e lui l’inglese non era certamente Oxfordiano..:):). Intanto dico subito perchè a magari a qualcuno può interessare che è un ragazzo gentilissimo, timido e buono anche con i giocatori di livello molto piu’ basso del suo (gli piaceva scaldarsi tutte le mattine con Victor Anagnastopol che era suo coetaneo..). Mi ha fatto impressione il suo racconto perchè mi aspettavo qualcosa di diverso, intanto non è cresciuto al centro federale di Parigi ma bensì in una cittadini vicina Tolone (non sono sicuro della città forse era Tolosa..) comunque certamente in una struttura non importante seguito sopratutto dal padre. Certamente era già seguito dalla federazione, avrà fatto stages, convocazioni etc ma in sostanza pur essendo già da bamibino considerato un fenome è cresciuto nel suo habitat normale. Dopo i 16 anni hanno cominciato a dargli diversi coach con cui per la verità lui mi ha detto che si trovava abbastanza bene, credo Winogradsky e poi Benhabiles, ma che sono loro stessi che se ne sono voluti andare. Adesso con i rapporti con i suoi coach, non conosco la verità, magari avevano problemi con la Federazione francese e gli hanno proposto contratti migliori di certo lui non mi è sembrato un mangia allenatori. Anche il padre mi è sembrato ok, tipo un pò naif ma non mi è sembrato di certo un padre padrone.
Chiudo dicendo che quando l’ho visto io fisicamente non mi sembrava proprio in linea con la maggior parte degli altri giocatori quindi ne deduco che non credo che da ragazzino lo avessero ammazzato di potenziamento fisico ed atletico.
Puoi eserci qualche imprecisione in quello che ho scritto ma ripeto l’intervista, l’ho fatta un paio di anni fa, seduti in un giardinetto vicino allo stadio del tennis di Bucarest e ci capivamo quasi piu’ a gesti..:):) Mi ricordo anche che gli chiesi se usava il bluetooth del telefonino per acchiapare il numero delle ragazze, timido come era e pure arrosito senza capire troppo….credo..
8 Marzo 2007 alle 18:41
Tra l’altro credo che la grande astuzia (che non ci vuole poi molto, se vogliamo) è fargli fare preparazione atletica attraverso altri sport, fargli fare insomma cose che potrebbero servirgli sotto forma di cose divertenti…Se io fossi in Italia e non qui in Africa per esempio gli farei fare Yoga per aiutarlo con la Respirazione…Si, magari per un Trimestre gli faccio fare un corso di Yoga, per un altro trimestre gli faccio fare Boxe (pare che sia propedeutica e sicuramente allena l’occhio..e un bambino sicuramente si diverte!), per un altro trimestre gli faccio fare dei colloqui con uno Psicologo Sportivo (che in ogni Academy Americana è la norma e in Italia invece è guardato con sospetto se non con disprezzo…io stesso si fronte a un libro di Mental Conditioning, dopo tre pagine mollo lì perchè imbarazzato da tanta farraginosità…MA SBAGLIO IO, e poi son già vecchio, ma magari invece può aiutare un bambino di 10-12 anni…Se ha aiutato Tiger Woods, potrà aiutare anche il mio…E quando dico gli faccio fare, vuol dire che sostituirei uno o due allenamenti di tennis con una di queste pratiche alternative…E per rinforzare l’Empatia, sempre almeno uno Sport di Squadra (Calcio, Rugby…io sono un ex rugbysta-il punto più alto della mia carriera la meta vincente-e l’unica della partita- della vittoria dei Jabaas (la nazionale Jamaicana rinforzata da alcuni espatriati) contro le Caymans Island- ma ho letto da qualche parte che anche Gasquet ci giocava e per un certo tempo sarebbe anche stato indeciso fra tennis e rugby…Ma la verità piuttosto tragica è che mentre in una Scuola Americana, Inglese e probabilmente anche Francese, questi sport alternativi e propedeutici li fai a scuola, in Italia no, ti devi arrangiare tu…Quindi forse in Italia, come in Africa, magari il problema della mancanza di Campioni è anche un fatto semplicemente di Logistica…
8 Marzo 2007 alle 19:02
Stefano e Gabri, mi ricrederò sulle mie convinzioni e ho parlato ultimamente anche con alcuni addetti ai lavori che pensano che questo tipo di preparazione è una follia (hanno letto la discussione e ne ho parlato via chat…), quando dall’accademia di Bollettieri uscirano i fenomeni che voi dite sia normale che escano….a me non risultano….perchè i giocatori marcati Bollettieri fino ai 13-14 stavano da altre parti e sono andati ad allenarsi da Bollettieri per comodità. Pronto a ricredermi ma io che con qualche giocatore in vita mia ho parlato, nessuno ha fatto quello che sta facendo Quinzi e gli altri …magari diventeranno tutti fenomeni ma continuo ad avere i miei dubbi..e non capisco come mai malgrado queste cose il tennis americano non sta passando un periodo brilantissimo…
Sul svegliarsi alle 5 e 30 non dico che in inghilterra o in america non capiti anzi capita (non nella provincia però ma nelle grosse città) ma il motivo è che per arrivare in ufficio nelle grandi città ci vogliono un paio di ore….sono stato a New York, conosco il problema….farlo fare ad un bambino di 10 anni mi sembra eccessivo….
8 Marzo 2007 alle 22:25
Che da Bollettieri si vantino di chiunque sia passato lì per caso, è vero (citano fra i loro studenti anche Sampras, Hingis e le Williams, che probabilmente ci hanno fatto un paio di settimane di passaggio da piccoli) ma non confondiamo lo svegliarsi prima di andare a scuola per fare un allenamento (pratica comune a tutti i campioni di tutti gli sport) e la giusta perplessità di fronte a 5 ore giornaliere di sport monotematico.. .Comunque, per concludere: Freddo ed altri sostengono che ci si possa allenare 5 ore al giorno solo dopo i 13/14 anni e non prima…Io spero che abbiano ragione (mio figlio infatti si allena a tennis solo una o due ore al giorno, tranne nel week end se non andiamo al mare, se non ci sono parties di compleanno, se ne ha voglia,etc etc Sullo svegliarsi alle 5.30, dipende anche da che ora vai a letto: qui all’estero, in Angola come in Nigeria, è difficile frequentare gli Americani perchè mangiano alle 17.30-18 e alle 19, massimo 19.30 sono già a letto. Quindi lo svegliarsi alle 5.30 per loro forse è meno grave.
Che da Bollettieri non escano da tempo più campionissimi è forse vero e se ne stanno rendendo conto anche loro ma non dimentichiamo la Sharapova e Vaidisova … ma da quando Nick ha ceduto ad IMG la loro ormai è una struttura per i giocatori sotto contratto IMG da sfruttare per allenarsi… Comunque, fondamentalmente posso essere d’accordo, i miei post erano per alimentare il dibattito, sempre in attesa di Elia e Panajoti…
9 Marzo 2007 alle 14:30
Oh, mi é venuto un dubbio: ma non sará che sono i Maestri /Coach Italiani che di svegliarsi alle 5.30 non ne hanno proprio voglia?
SCHERZO!!!!
9 Marzo 2007 alle 18:10
PREVIOUSLY ON GENITORI/FIGLI…
(un tentativo di riassunto, il primo era al Nº71)
Tutto cominció con un articolo di Semeraro sui baby campioni e con una citazione di Werner Herzog (Anche i nani cominciano da piccoli) a cui rispose per primo Anto non sapendo,l’ingenuo, che Vaso di Pandora avrebbe scoperchiato. ANTO ha un bambino e vorrebbe farlo giocare seriamente a tennis : lo porta dunque da vari Maestri di Tennis e quelli quasi tentano di convincerlo a lasciar perdere, che non è il caso nemmeno di cominciare. (Da qualche parte, in un altro blog, Luzzi conferma che in Italia è meglio darsi al calcio. Insomma, si comincia bene…)Il Blog parte lento e pacato come la Quiete prima della Tempesta (in questo caso l’irruzione del sottoscritto con il Blog piú lungo della Storia del Tennis) e ha i suoi principali protagonisti all’inizio nel sopraccitato ANTO, nel Filosofo Utopista MARCOS (:”se il bimbo promette bene, faccia il suo classico percorso a scuola tennis, senza muoversi dalla famiglia; primi corsi, pre agonistica e agonistica: poi si vede. se il suo tennis merita (ormai ha 12/13 anni), i genitori possono scegliere, assieme al ragazzo, di impegnarsi maggiormente”), nel Papá di Fognini che racconta le proprie esperienze di padre di una PROMESSA REALE del Tennis Italiano e che ricorda a tutti quanto sia duro impegnarsi in un progetto simile sia economicamente sia da un punto di vista emotivo e di sacrifici (per esempio la rinuncia da sempre a vacanze estive normali),in GIANNI (“Attenzione a non farsi illusioni e a puntare tutto su un’unica cosa ma neanche rinunciare a priori perché troppo difficile o impossibile”). E in UBALDO, che poi si fará di nebbia causa troppi blogs da seguire ma che all’inizio non è avaro di particolari e scavando nel personale confida le angustie e i patemi di un genitore di fronte ai desideri e alle aspettative di un figlio in bilico fra esigenze scolastiche e allenamenti, realtá e sogni e con il dubbio nell’ essere stato fin troppo concreto o piú realista del re di fronte alle reali chances che puó offrire una vita nel tennis e di aver dunque soffocato le possibilitá del figlio di emergere. Anche FRANCESCO e GIUSEPPE, prima di essere travolti dal mio blog, raccontano le loro esperienze: si tratta di vite differenti da quelle di una famiglia tradizionale con week ends passati (o sciupati) in giro per un torneo o l’altro e con costi elevatissimi. Questa prima parte forse puó essere cristallizzata sulle due possibilitá offerte da FULVIO e UBALDO :l’anno sabbatico se a un certo punto,dopo il diploma, il figlio dimostrasse che…; e IL PORSI UNA DATA LIMITE entro la quale raggiungere certi obiettivi dopodiché si cambia pagina, si cerca un lavoro, si cambia vita. A questo puinto irrompe Stefano Grazia (che sarei poi io) e il Blog non sará piú lo stesso: in un epico sproloquio l’Autore (che son sempre io) racconta le proprie esperienze con la peculiaritá di risiedere in un paese africano senza tradizioni e cultura tennistiche e buttando sul tappeto i problemi dei rapporti col proprio figlio, la scuola italiana,le famose e famigerate Academies di Tennis Americane e non (sintetizza FRANCA dall’Iran: “Madonna quanto scrivi!Hai la facolta’ della scrittura facile, non certo quello della sintesi. Uno si stanca di leggere prima ancora di aver capito di quale argomento vuoi discutere Riesci e spaziare dalla tua giovinezza, i tuoi viaggi, la Giamaica, la Nigeria, l’Angola, la famiglia, il tennis, Bollettieri, gli espatriati, il traffico di Angola, il golf, tuo figlio che suona il piano, la scuola americana, gli allenatori, i maestri, i coach, tuo figlio isterico, tuo figlio che spacca racchette, tu che le spacchi come lui (ma allora di che ti lamenti?), LA GIORNATA TIPO DI TUO FIGLIO, per poi capire che l’argomento del tuo blog sarebbe: cosa devo fare con mio figlio che quando e’ in difficolta’ anziche’ trovare le energie necessarie a fronteggiare la situazione perde tempo ed energie spaccando racchette o facendo scene isteriche?
Vuoi sapere la mia? Rilassatevi! Lasciatelo vivere quel povero bimbo: HA SOLO 10 ANNI!!!” )Mentre FRANCA dunque invoca di “Lasciar crescere i propri figli, lasciarli essere bambini” sposando le precedenti perplessitá di ANNA e Mc FLAME, invece GIANNI,ANTO e FRANCESCO si riconoscono in Stefano e nelle problematiche da lui esposte e incuriositi sollecitano maggiori informazioni sulle famose o famigerate Accademie Americane, su quando sia piú giusto portarvi i propri figli, sulle differenti metodiche d’allenamento, sulle differenze di mentalitá e soprattutto di professionalitá, sulle diverse concezioni di insegnamento fra Scuole Italiane e Scuole Americane, Inglesi e Francesi che offrono la possibilitá di adempiere maggiormente al concetto Mens Sana in Corpore Sano. Non l’avessero mai fatto: é uno tsunami che li travolge e per fortuna, all’aneddotica spesso fine a se stessa di Stefano (che son sempre io) si aggiungono le esperienze di RAIMONDA MASTELLONI e di LUCA QUINZI , genitori di figli/e talentuosi che sono stati e/o sono tuttora studenti occasionali o permanenti a Bradenton e che con stili e approcci diversi intervengono sulla questione delle Academies spiegando (e confermando quel che aveva cercato di dire anche l’Autore del Blog piú Lungo) che alla fin fine le academies ti offrono un Servizio e spetta a te saperne usufruire nel migliore dei modi. Raimonda si sofferma anche sulla Professionalitá dei Coach Americani e descrive anche la sua esperienza alla Sanchez a Barcellona.Conclude: “In Italia troneggia il provincialismo e la politica di voler ciascuno coltivare il proprio orticello, grande presunzione, nessuna collaborazione. Del resto è inpensabile che a 12 13 anni un ragazzino possa pensare di giocare tutti i giorni da solo appenderebbe la racchetta al primo chiodo, si deve comunque inserire in una struttura.”
Luca Quinzi dopo aver tinteggiato la sua esperienza alla Bollettieri come padre di quello che alcuni definiscono giá il Nuovo Nadal, enuncia invece la Teoria del Precocismo Naturale e del Precocismo Innaturale lasciando intendere che nei rarissimi casi di Precocismo Naturale è giustificato per il genitore assecondare il talento del figlio ed investire tempo e denaro senza peraltro avere alcuna certezza del risultato. Secondo Marcos, il Beffardo Pedagogo, è invece proprio in questi casi che bisognerebbe non pigiare l’acceleratore lasciando maturare il prodigio con calma.
Contemporaneamente il Maestro IGOR ci ricorda in due blogs le sue esperienze prima di giovane promessa (osservato speciale ai tempi di Riano) che smise di giocare a tennis per qualche anno perché aveva perso motivazioni anche e soprattutto in seguito a guide tecniche superficiali, e scoraggianti, e di Giovane Maestro poi, prima entusiasta e poi quasi demotivato nel riscontrare che: “in giro una mentalità molto amatoriale del nostro sport,a partire dalla dirigenza dei centri sportivi o dei circoli ,che nella maggioranza dei casi non vede nessun vantaggio a creare una scuola agonistica dalla base(quante volte mi son sentito dire a noi non conviene fare l’agonistica ,ci rende molto di più la S.A.T.!)ed anzi per risparmiare mandano in campo più bambini possibile contemporaneamente.” concludendo dunque che: “questo secondo me è il motivo per il quale, gran parte delle promesse attuali hanno dietro i genitori.Perchè sono gli unici (quelli appassionati)che si battono,affinchè il loro figlio fin da piccolo intraprenda la strada giusta ,contro una mentalità sbagliata alla base,magari sobbarcandosi viaggi e spese onerosi all’estero” Dopo una lieve digressione sulla eccessiva demonizzazione della rottura di racchette (perché a noi non piace essere troppo politically correct), il Blog vira di nuovo concentrandosi sull’Eterno Dilemma: Coach Privato o Tennis Academy, uno scontro di civiltá e filosofie, con una certa resistenza e scetticismo tipico della cultura italiota nell’accettare l’idea del Distacco Famigliare. A mio avviso si tratta di una questione di lana caprina, avendo entrambi vantaggi non indifferenti e quindi si tratta di allenamenti complementari con un importanza maggiore rispetto all’altra in periodi diversi…A favore delle Academy comunque si espresse anche il Foscolo a suo tempo con la celebre “a egregie cose l’animo accendon l’urne dei forti”,cioè emulazione,stimoli,confronto….A questo punto colpo di scena praticamente in Diretta quando chi scrive rivela di aver preso la decisione di inviare il proprio figlio Nicholas, da sempre all’estero in paesi africani e quindi da sempre alunno di scyuole anglofone, a studiare in Florida decisione che lui e moglie tentano pateticamente di spacciare come presa dal punto di vista Accademico Educativo con la necessitá di completare il Ciclo delle Elementari in un ambiente di madre lingua inglese. Il fatto che la Scuola scelta sia vicino alla Bollettieri Academy non è una pura coincidenza, ovviamente, ma-si giustificano i due impuniti- non è nemmeno la PENDLETON, la Scuola dentro l’Academy che ritaglia le ore di studio con quelle dell’allenamento, favorendo queste ultime, e ha classi miste piene tra l’altro di studenti di madre lingua NON inglese, a differenza della St Stephens che oltre tutto NON permette agli alunni di uscire prima della fine delle lezioni. Nessuno ovviamente gli crede. E mentre chi scrive fa una mano di conti, al di fuori del Blog s’inserisce la preziosa intervista di Ubaldo ai due Mc Enroe. E’ quindi la volta di ROBERTO raccontare la sua storia, un percorso sportivo simile a tanti di noi che hanno cominciato tardi e sono stati ‘imparati’ in Italia da Maestri che insegnavano col vecchio stile e rifiutavano a priori top spin e rovescio a due mani. Successivamente, scrive ancora Roberto:” Si è allora innescata una seconda rivoluzione, non tecnologica, ma tecnica: l’applicazione al tennis dei principi della biomeccanica ha spinto la ricerca a cambiare il modo di eseguire i colpi, per sfruttare al massimo le potenzialità dei nuovi attrezzi. I principali centri di ricerca credo siano state le academies private americane, ma anche la federazione francese e la USTA. (…)L’enorme incremento di potenza e velocità ha a sua volta innescato la necessità di migliorare la reattività neuromuscolare e la velocità dei piedi, con l’individuazione di esercizi appositi. In generale, è diventato sempre più difficile giocare di regolarità pura e in difesa: la nuova parola d’ordine è power tennis! Poiché il primo che prende l’iniziativa ha le migliori probabilità di fare il punto, sono diventati drammaticamente importanti (anche sulla terra) i colpi di inizio gioco, servizio e risposta…Questo, nel resto del mondo: la globalizzazione, anche nel tennis, ha diffuso ovunque il nuovo verbo… … tranne che da noi.” 1-0 per Bollettieri,e palla al centro. La palla la prende
GIO 92, papà di un bimbo di quasi 10 anni che inizia ad affacciarsi all’agonismo, che scende sul pratico e lancia quella che sará la MADRE DI TUTTE LE DOMANDE di questo Blog :”quante ore dovrebbe giocare un bambino durante la settimana ?” Lui lo fa giocare 5 ore settimanali, la figlia di FRANCESCO invece si allena due ore al giorno per 6 giorni la settimana con 1 ora di preparazione atletica ed 1 ora di tennis. Ha poi un fitto calendario di tornei individuali ed a squadre. Ma chi fa saltare il banco è ancora Quinzi padre postando, su richiesta del diabolico Stefano, la Schedule del figlio, giovane prodigio, in cui si legge che in pratica quando è in Florida il Figlio si sveglia alle 5.30 e si sorbisce allenamenti di 5 ore al giorno fra Tennis e Preparazione Fisica. GIUSEPPE ZITO,padre del 14enne Ettore, si sará sentito mancare il terreno sotto i piedi ,lui che era rimasto perplesso di fronte alle richieste di Sciortino che gli aveva “espresso delle perplessità sulla distribuzione dell’allenamento tecnico che secondo lui dovrebbe essere di 3 ore continuative tutti i giorni,”.piú la preparazione fisica. E a scuola quando ci va?, si domanda giustamente Giuseppe. Ubaldo diceva che 5 ore al giorno sono troppe a 13/14 ma a 10 anni sono sufficienti 5 ore alla settimana? IGOR, che é un Maestro Federale e PTR, scriveva “Io credo che (il bambino)abbia bisogno di un maestro competente,ma anche di un ambiente dove potersi allenare,con ragazzini magari un po’più grandi,ma non troppo ed un pochino più forti di lui,e credimi non servono le sei ore al giorno,bastano tre,quattro sedute da un’ora e mezza a settimana,con due sedute di preparazione atletica da un’ora,sugli appoggi,e la tecnica degli spostamenti (…)” Ma quel che fa inorridire BicioMac e Freddo è comunque l’eccessiva attenzione sulla Preparazione Fisica che soprattutto Freddo ritiene prematura (confondendola peró forse con una preparazione basata sui Pesi, che in effetti,quelli si!, si fanno dopo i 17-18 anni, a crescita completata) ribadendo che un Bambino di 10 anni non puó e non deve svegliarsi alle 5.30.” GABRÍ,che si era soffermata in precedenza ad analizzare le carenze della Scuola Italiana (un muro di gomma talora arrogante su cui si scontrano tutti gli atleti, anche i piú volonterosi) si oppone alla demonizzazione del svegliarsi alle 5.30 (dipende dopo tutto dall’ora in cui vai a letto) ricordando che era un retaggio della nostra societá contadine (andare a letto con le galline e lo svegliarsi al cantar del gallo).
Ma QUINZI PADRE passerá alla Storia anche per l’enunciazione della Teoria del Precocismo Naturale e del Precocismo Innaturale, giá accennata qualche paragrafo fa. Andiamolo a rileggere:“L’esperienza personale mi suggerisce a proposito che ha valenza un solo genere di precocismo, quello naturale, con genesi spontanea e non finalizzato, perlomeno nella fase iniziale, ad alcun traguardo.Purtroppo i rari casi di precocismo naturale inducono un secondo tipo di precocisimo, quello più frequente, che nasce in maniera non naturale, non spontanea, forzata dall’esterno, nei casi più frequenti dalle passioni familiari, qualche volta accompagnata dai media come qualche illustre testata nazionale negli ultimi tempi purtroppo ci ha insegnato con quanto meno discutibili esaltazioni di fenomeni assolutamente non eccezionali. Risulta fortemente finalizzato al raggiungimento di obiettivi ambiziosi da perseguire, spesso gli stessi mancati da coloro che lo stimolano.Il precocismo naturale è molto raro, un caso ogni tanti, ma presenta sufficienti basi di affidabilità per il futuro. Moltissimi sono invece i casi di precocismo non naturale , ma purtroppo la facilità di costruzione iniziale non è spesso accompagnata da garanzie di successo finali. Conclusioni: gli isolati casi di precocismo naturale a differenza degli altri, proprio perché rari, non possono essere iscritti in modelli di comportamento o teorie specifiche e le scelte conseguenti devono adattarsi alle specificità degli stessi. Non esenti da grandi sacrifici e impegnative decisioni presentano l’immenso vantaggio di saper attrarre opportunità e non di doverle cercare ed allora la scelta di un maestro o piuttosto quella di una scuola o della logistica di una attività rimane più facile.”
SiccomeMARCOS,l’abbiamo giá detto, non è d’accordo(Luca dice: se c’é un Precocismo Naturale é giustificato lavorarci sopra duramente, Marcos dice: di fronte al Precocismo Naturale, lasciamolo sbocciare e non facciamolo lavorare troppo…) e di fronte alle proteste di BicioMac e Freddo ( “ ho parlato ultimamente anche con alcuni addetti ai lavori che pensano che questo tipo di preparazione è una follia”, STEFANO prova ad esporre la Teoria dell’Overachievement, estrapolata dalla nota rivista di tennis GRAZIA.Secondo alcuni psicologi,insomma, IL COSIDDETTO DANNO PROVOCATO DALL’OVERACHIEVEMENT (eccesso d’impegni) E’ SOLO UNA CREDENZA POPOLARE. Anzi:I ragazzi che hanno un’agenda fitta d’impegni hanno un rendimento scolastico elevato,hanno un buon rapporto con i genitori e corrono meno rischi di fumare e fare uso di droga. E concludono: “Smettiamola di dare colpa alle ambizioni dei genitori.Gli adolescenti fanno molte attività extra-scolastiche soprattutto perchè si divertono a farle e non perchè costretti dalla famiglia”. A queste due ben piú dotte teorie, si aggiunge la TEORIA DEL CHI VIVE SPERANDO,MUORE CAGANDO da un famoso detto in voga nell’Emiliano e che non ha bisogno di ulteriori commenti essendo per tutti di immediata comprensione. Il BLOG insomma spazia a volo libero, tornando si su argomenti giá dibattuti e magari triti e ritriti, ma anche inoltrandosi in nuovi ancorché tortuosi sentieri : al momento per esempio è stato solo sfiorato il delicato rapporto Genitore/Figlio soprattutto quando il Genitore è forzato dalle circostanze logistiche od economiche o perché è di fatto anche lui un Coach/Maestro di Tennis ad essere lui stesso l’Allenatore del proprio figlio.Mi sembra un argomento che possa meritare piú commenti e sincere condivisioni di esperienze.
Perché al di lá delle polemiche trovo che la funzione primaria del Blog sia proprio quella di confrontare le proprie esperienze (come richiesto per esempio da Giuseppe Zito) e dia questo confronto trarre nuovi spunti, nuovi slanci ma anche motivi di riflessione e perché no, di autocritica.dallo descrivere le proprie e motivo di autocritica nel leggere le altre. Per finire, vorrei ricordare alcune veritá emerse:
1)NON ESISTE UN ALLENAMENTO PERFETTO PER TUTTI, ESISTE UN ALLENAMENTO PERFETTO PER TE.
2)il requisito fondamentale perché il sogno si avveri è, oltre alla capacitá di sognare, la perseveranza nel sogno
3)Il Tennis e lo Sport in generale possono aiutarti ad avere successo nella vita: il tennis in particolare perché come dice Agassi “Sul campo ci vai da solo. Stai giocando uno sport che ti richiede la capacità di risolvere dei problemi (di prendere decisioni). Ti richiede di farlo in un qualche stato emotivo. E’ un po’ come nella vita. Impari a fidarti di te stesso e impari a pungolarti, spingerti oltre”
Ma l’onore dell’ultima parola spetta a quel sublime pedagogo che è in Marcos che non sempre mi trova d’accordo ma che sempre apprezzo, quando scrive proponendo un modello di genitore che tenda ad evitare una sovraesposizione di TV e Play Station al proprio figlio: “una divertita ironia debba accompagnarlo nelle esperienze che lo accomunano agli altri bimbi (…)il wrestling si potrebbe vedere una volta sola, assieme a lui, evidenziando la completa imbecillità dei due energumeni che si scontrano e la vana eccitazione di un pubblico, che andrebbe sottoposto a serie cure mentali. E se, al contrario, il pediatra nulla ha da dire sulla spina dorsale, 3/4 ore di tennis settimanale non possono fare che bene: pur essendo, infatti, uno sport individuale…da bimbi e da ragazzi lo si gioca sempre insieme, magari divisi per squadre; anche l’aspetto positivo dello sport di squadra può essere in qualche modo raccolto: il divertimento è assicurato…il bimbo si rende conto dell’armonicità dei suoi movimenti, assecondandoli al ritmo, alla distanza ed alla velocità della palla. impossessarsi del controllo di palla, per un bambino, è non solo fonte di enorme stupore e gioia, ma anche di puro e sano divertimento.”
10 Marzo 2007 alle 12:35
x francesco:
mi sono imbattuta x caso anch’ io in questo blog e ne sono stata catturata perchè trovo costruttivo lo scambio di pareri sul modo di star vicino ai nostri figli nel portare avanti un passo dopo l’ altro le varie fasi dello sport che stanno praticando.
Sono la mamma di emilia e con francesca ci conosciamo ormai da un paio d’ anni perchè entrambe le bambine si incontrano a tutti i tornei della loro categoria in sicilia, e siamo state insieme a anche a bari, a reggio calabria e a piacenza nel 2005.
A differenza di francesca, finora abbiamo mandato emilia da sola con altri genitori o con il maestro solo due volte e x trasferte di un giorno.
Ho ammirato molto francesca che viaggiava da sola insieme al suo gruppo di compagni e con i maestri, mi ha fatto molta tenerezza a bari con il suo trolley rosa e il borsone quasi più grande di lei!! Abbiamo dormito in stanze vicine nel college, lei con bambine della campania e della sardegna, mi pare, e io in un’ altra camera con la mamma di andrea ed emilia. Ci interrogavamo sull’ opportunità di mandare i figli da soli, ma alla fine entrambe eravamo d’ accordo sul fatto che se un figlio ha la capacità di autogestirsi in albergo con la cura di sè e tutto il resto ciò non può che fargli bene e infondergli sicurezza anche se ha solo 9 anni.
Ti confesso che la tentazione di mandarla sola per più giorni ce l’ho pure io e anche ora non faccio altro che portare francesca come esempio da emulare ad emilia.
ciao rita
10 Marzo 2007 alle 17:35
x Rita
mi fa molto piacere leggere il tuo intervento… spero di incontrarti personalmente quanto prima, mentre ti scrivo, qui a Palermo sta diluviando e come sai il torneo Eta di Messina è stato rinviato al mese prossimo (il nostro grosso handicap è la carenza di campi coperti). Per la scelta di fare viaggiare Francesca senza noi genitori, non credere non sia stata travagliata, ma ci ha aiutato molto il parere di Francesca la quale ci ha rassicurato che si sentiva tranquilla a partire senza di noi… Se così non fosse per i nostri i impegni di lavoro avrebbe dovuto rinunziare a numerose trasferte. Ma quando posso, come la la prossima settimana al Master della macroarea del Sud a Lamezia, ci sarò io ad accompagnarla.
E comunque il partire da sola ti assicuro è stata un’esperienza positiva, poichè ha rafforzato il carattere e la capacità di autogestirsi. L’unico suggerimento che mi sento di farti è quello di chiedere ad Emilia se se la sente di partire senza genitori. Se ti dice sì, mandala.
In bocca a lupo Emilia ..
P.S. A Stefano: sei sempre grande… sintesi perfetta la tua. Propongo ad Ubaldo di nominarti Chairman del forum ..ciao a tutti.
10 Marzo 2007 alle 17:43
mirabile riassunto di stefano, che si prende l’onere, ogni due settimane, di sintetizzare in 300 cartelle ciò di cui s’è discusso in questo storico spazio.
colgo l’occasione del suo punto terzo:
3)Il Tennis e lo Sport in generale possono aiutarti ad avere successo nella vita: il tennis in particolare perché come dice Agassi “Sul campo ci vai da solo. Stai giocando uno sport che ti richiede la capacità di risolvere dei problemi (di prendere decisioni). Ti richiede di farlo in un qualche stato emotivo. E’ un po’ come nella vita. Impari a fidarti di te stesso e impari a pungolarti, spingerti oltre”
questo è vero, se fin da bimbi si impara a risolvere quasi tutti i problemi e se l’obiettivo non è quello del successo, ma quello di stare bene insieme agli altri, ovvero, quello di vivere bene.
il rischio per i bimbi che si affacciano seriamente al tennis è quello di imparare solo a gestire i problemi che ti pone il campo e l’avversario; il rischio per i bimbi che hanno come obiettivo il successo è quello di crescere nella disperazione di non riuscire ad ottenerlo.
oltre al tennis, si consenta al bimbo di conoscere la straordinaria varietà (gioie e tristezze) del mondo e di chi lo abita: solo queste esperienze gli permetteranno di imparare a vivere bene, di adeguarsi al molteplice e di saper sopportare il successo, sia che manchi (molto facile), sia che arrivi (molto difficile).
chiudo, visto che stefano me l’ha ricordato, invitando i direttori dei club di tennis a mostrare ai bimbi non solo i video dei migliori matches dei grandi tennisti, ma anche un video delle peggiori sceneggiate del wrestling: quando il bimbo riesce a comprendere la profonda differenza che passa tra un dritto di federer ed un finto schiaffone del deficiente… ha già compiuto uno straordinario percorso verso la maturità.
ciao!
marcos
11 Marzo 2007 alle 17:42
Grazie Rita per aver scritto che trovi ” costruttivo lo scambio di pareri sul modo di star vicino ai nostri figli nel portare avanti un passo dopo l’ altro le varie fasi dello sport che stanno praticando ” perchè ogni tanto mi viene il dubbio di avere un po’ affossato il blog (anche se sembra paradossale visto che dopo di me … il diluvio! nel senso di un diluvio di post) nel troppo personale…posso anche comprendere che alcuni possano anche sentirsi più gratificati dal dialogo con i tecnici e i grandi giornalisti, in una sorta di narcisistico (e lo dico sia ben chiaro da narciso egocentrico io stesso) che dallo scambiare opinioni fra genitori ingenuamente entusiasti o frustrati, MA mentre da un lato spero che Ubaldo presto trovi il tempo di impostare qualche suo commento o considerazione e di convincere qualche suo collega o allenatore a dire la sua, credo che sia molto istruttivo per un genitore sapere cosa fanno gli altri, come si comportano gli altri, che problemi hanno gli altri, se i problemi che ho io sono gli stessi degli altri…Nessun genitore di minitennista è un isola, diceva infatti John Donne (o quasi), e credo sia cataretico dall’altro scriverne (almeno per me) ma al tempo stesso sia importante leggere per una sorta di confronto che possa portare anche all’autocritica…Se Franca scrive: Non stressateli, lasciateli crescere, hanno 10 anni!, magari mi ferisce, magari penso che abbia frainteso, ma COMUNQUE mi ci fa pensare, mi pone dei dubbi, mi fa fare una check list autocritica e magari mi fa vedere le cose da un altro punto di vista…Allo stesso modo se Quinzi mi dice come si allena suo figlio, io posso confrontare la sua schedule con la mia e magari ascoltare anche freddo e BicioMac…Ben vengano però i Quinzi e i Fognini e i Giuseppe Zito ma anche Francesco,Rita, Roberto…Oltre a sapere quante ore si allenano, io vorrei sapere anche quante volte non ne hanno voglia (di allenarsi), se a volte anche a loro vengono dei dubbi o se hanno figli che li trascinano al campo…Se uno ha 5 figli, magari ha dei termini di paragone (si sa che Mike Agassi ha usato i primi tre come esperimenti e solo col quarto gli è riuscito il filotto) e forse è anche per questo che trovo utili le Academies, perchè appunto vedi quel che fanno gli altri e come sono gli altri…ti serve a non esagerare da un lato nel chiedere troppo ma anche ad aumentare il ritmo se è il caso…Soprattutto ti insegna a tenere i piedi per terra, ma non è questo il punto di questo post…Per esempio lo scambio fra Rita e Francesco ci ha aiutato a prendere una piccola decisione magari insignificante: Nicholas ha girato il mondo e magari rispetto a molti suoi coetanei ha un bagaglio di esperienze invidiabile però è anche vero che l’ha sempre girato insieme ad almeno uno dei suoi due genitori e anche da Bollettieri ci va e ci andrà sempre accompagnato…Ma per esempio, prima di andare a cominciare il prossimo anno scolastico a Bradenton, lo abbiamo iscritto a due settimane con i corsi di Bertino…Il dubbio era se mia moglie l’avrebbe accompagnato o se, visto che c’è anche l’ottimo Igor Parodi, l’avremmo potuto lasciare da solo…Probabilmente mia moglie andrà su due/tre giorni in un altro albergo a controllare e poi lei se ne tornerà Bologna a preparare le valigie e Nicky comincerà a farsi le sue esperienze di “vita di circuito”…Trovo l’email di Rita veramente rinfrescante…
11 Marzo 2007 alle 19:02
Su NY Times Magazine Sport c’e’ un servizio intressante su come fa cresce un super atleta. (How to Grow a Super Athlete. )
E della metodologia utilizzata allo Spartak Club di Mosca con i bambini.
http://www.nytimes.com/2007/03/04/sports/playmagazine/04play-talent.html
13 Marzo 2007 alle 11:36
complimenti Angelica Veramente bello ed interessante l’articolo citato da te .. lo consiglio a tutti gli amici del blog ,fornisce spunti di riflessione molto interessanti ;io l’ho già stampato per darlo al maestro di Francesca …che tra l’altro usa moti dei metodi citati nell’articolo(probabilmente essendo rumeno ha condiviso una certa impostazione della scuola russa)
13 Marzo 2007 alle 14:14
Ubaldo, ieri sera nostro figlio (quasi 10 anni) che si sta appassionando sempre di più al tennis facendo le prime gare ha preso in mano l’ultimo numero di Match Point ed ha iniziato a leggerselo ! Sta a vedere che dopo avergli proposto qualunque tipo di lettura forse grazie al tennis riusciamo anche ad appasionarlo anche alla lettura !!! Cari co-genitori che fatica ! Certo che se Quinzi fa anche i compiti senza protestare allora è geneticamente modificato !
14 Marzo 2007 alle 11:39
GIO.92! Anch’io ogni tanto cerco di passare qualche bel libro sulla vita degli uomini illustri (Tilden,Kramer,Laver, Newcombe,Agassi, Sampras…) e credo che comunque l’importante é che i bimbi leggano…io leggevo un sacco di fumetti e poi ho continuato a leggere un sacco di libri continuando a leggere anche fumetti (magari d’autore)e libri di tennis!
Mi unisco ai complimenti di Francesco ad Angelica. Se lo faccio in lieve ritardo è perché dopo aver letto e (anch’io)stampato l’articolo di Daniel Coyle e vorrei non dico tradurlo ma almeno riassumerlo per chi l’inglese non lo mastica e fare alcune considerazioni. L’articolo si chiede cosa sia il talento e la ricerca della risposta porta l’autore in giro per il mondo:dalla Corea del Sud dove la percentuale di donne campionesse di golf é superiore a quella in qualunque altro paese ad un Istituto di Ricerca specializzato in Neurobiologia negli Us fino ad un piccolo e decadente in senso di austero e spartano club sperduto nella periferia di Mosca, lo Spartak, dove la concentrazione di top ten nel tennis é stata ridicolmente alta negli ultimi 10 anni.
Prima considerazione:É come vedere uno dei tre film XMEN (che come genitori siamo stati costretti tutti a vedere) nel momento in cui Xavier, il Professore, col potere della mente, tenta di localizzare tutti i Mutanti esistenti sul pianeta e sullo schermo con la Mappa si accendono le lucine nelle varie regioni…Insomma, nel Tennis, la concentrazione di luci sarebbe molto scarsa in Africa o se é per questo anche in Italia ma incredibilmente densa in questa porzione di Mosca.
Comunque Coyle si reca a Mosca, vaga per ore prima di riuscire a raggiungere il mitico club Spartak e se la prima impressione è quella che conta, bé, la prima impressione non è granché bensí di un qualcosa di fatiscente, certo non solare ma anzi,da panorama apocalittico postnucleare. Magari,e qui non sto piú traducendo, a qualcuno perso nel mito di Rocky Balboa che per battere ‘Ti spiezzo in due’ si allena nella dacia russa in mezzo alla neve a pane, acqua e ruggine puó anche piacere (soprattutto se ci devono andare gli altri), ma insomma… Eppure è da qui che son saltati fuori Dementieva,Safina, Myskina ed anche la Kournikova oltre ovviamente anche a Marat Safin. Qual è dunque il link, la traccia, quel quid che trasforma il mediocre in genio, o che permette di scoprire la grandezza?
Se da un punto di vista scientifico i Neurobiologi puntano il dito sulla produzione di Mielina da parte dei nostro oligodendrociti (cellule cerebrali) e chi piú ne ha, piú sarebbe talentuoso, dall’altro l’autore arriva anche a formulare una sorta di formula a giustificare il successo dello Spartak:
Intense Parents+Young Kids+Rigorous Technique+Toughness=TALENT
Ma anche:
Deliberate Practice+Time=Myelin=TALENT
Vediamo di spiegare meglio :
1)Driven Parents (o Intense Parents) nel senso di Genitori intensi e piú che appassionati, interessati: vedono nel tennis un mezzo per uscire dal grigiore, diventare ricchi e famosi come Anna K)+
2)Young Kids nel senso di Early Starts (bisogna cominciare da piccoli: viene anche la Teoria formula dei 10 anni: per raggiungere un World Class Level ci vogliono 10 anni di Committed Practice, di allenamento continuo e indirizzato: le Donne raggiungono il picco a 17 anni, quindi bisogna cominciare almeno a 6-7 anni…gli uomini raggiungono il picco psicofisico a 18-19, quindi si può cominciare più tardi
3)Powerful,Consistent Coaches ovvero Rigourous Technique:cioè Allenatori seri, solidi, preparati MA SOPRATTUTTO RISPETTATI che vengano anche considerati e trattati come tali . Nel senso che in Russia (o nei paesi excomunisti) tutti gli allenatori sono ancora visti con un ottica diversa dalla nostra, piú che delle rock star (quando va bene) alla Sacchi o alla Capello, o alla Brad Gilbert, sono visti come Professori Universitari, specializzatio in Biomeccanica, e la qualitá del loro allenamento è definita soprattutto dalla passione, dal rigore, dalla uniformitá del metodo con cui il coaching è servito all’utente. In contrapposizione col sistema imprenditoriale occidentale in cui, in virtú della competizione, spesso l’allenatore deve basarsi sulla sua capacitá di vendere la propria saponetta allo spesso iperansioso genitore. Scrive l’Autore:American coaches have to be unique to survive; Russian coaches are mostly the same. (I coach Americani devono essere unici per sopravvivere; I Coaches Russi sono per lo piú Uguali)
4)Cultural Toughness o quell che una volta si intendeva come contrapposta all’intrinseca mollezza della vita occidentale. La Decadenza dell’Impero Occidentale. Storicamente (ma qui magari Di liberto avrebbe da ridire) dovrebbe aver a che fare oltre che col clima soprattutto con le difficoltá della vita sotto il Regime Comunista ma qualunque sia la causa, Coyle descrive come innegabili gli effetti di una tangibile soliditá mentale e etica di After all, at Spartak, they don’t speak of “playing” tennis. The verb they like to use is borot’sya — to struggle. Dopo tutto, dice, allo Spartak non parlano di Giocare a tennis ma usano una parola che in inglese viene tradotta con struggle e in italiano suonerebbe come…LOTTARE (con sofferenza, con difficoltá).
QUINDI:Intense Parents+Young Kids+Rigorous Technique+Toughness=TALENT
La seconda formula (Deliberate Practice+Time=Myelin=TALENT) si riferisce di piú al concetto di produzione di mielina. Ciascun talento, second oil Prof Ericson, é il risultato di un Singolo Processo: DELIBERATE PRACTICE, appunto, che egli definisce come “ l’individuale attendimento ad un’attivitá di allenamento specificamente disegnata dall’istruttore con massima concentrazione esul miglioramento di alcuni aspetti della prestazione “Every talent, according to Ericsson, is the result of a single process: deliberate practice, which he defines as “individuals engaging in a practice activity (typically designed by teachers) with full concentration on improving some aspect of their performance). In parole povere,Deliberate practice significa LAVORARE SULLA TECNICA, ricercando costante feedback (ritorno,controllo) critico e concentrandosi senza posa sul migliorare le proprie debolezze. Prima che Freddo insorga, aggiungo subito che lo stesso Autore riporta il caso di Connors famoso perché si allenava solo un’ora al giorno mentre i suoi rivali colpivano migliaia din palline. Ma come faceva notare Mary Carillo l’intensitá dell’ora di Jimbo era quella della “most intense hour of your life.”
Dove si inserisca la mielina in tutto questo discorso è un po’ piú complicato da capire e non voglio farla troppo lunga. La mielina è una sostanza la cui mancanza è alla base di malattie come la Sclerosi Multipla, l’Alzeheimer e anche schizofrenia,dislessia, autismo, tutte malattie che potrebbero essere anche vagamente descritte come disorders of impulse timing (disordini della conduzione nervosa)
La mielina viene prodotta dalle cellule cerebrali e la si ritrova intorno ai nervi: è stata paragonata come a Nastro da Elettricista che si avvolge intorno ai cavi per proteggerli ed isolarli. È stato anche scoperto che piú il nervo è ripetutamente stimolato, piú lo strato di mielina diventa spesso. Piú spessa è la mielinas,meglio il nervo è isolato e meglio e piú veloce viaggia lo stimolo nervoso, anche nel senso dell’accuratezza.: La mielinizzazione, dice un altro neurobiologo, Prof Fields, è la maniera con cui il Cervello controlla la velocitá degli impulsi nervosi. Wow!Darwin ne sarebbe felice: la mielina controlla la velocitá dell’impulso, e la velocitá dell’impulso è cruciale. Meglio la controlliamo, meglio possiamo controllare il ritmo/cronometraggio/scelta dei nostri pensieri e movimenti sia che stiamo correndo,leggendo o,appunto, colpendo un maligno rovescio in top spin (The better we can control it, the better we can control the timing of our thoughts and movements, whether we’re running, reading, singing or, perhaps more to the point, hitting a wicked topspin backhand)Spiega l’ennesimo prof di Neurologia, Gorge Bartzokys: Cosa fa un buon atleta quando si allena? Invia un preciso impulso lungo dei cavi che danno il segnale di mielinizzare quel cavo. Alla fine di tutto quell’allenamento si ritrovano con un cavo super protetto, specializzato, con trasmissione ad alta velocitá (super-duper wire — lots of bandwidth, high-speed T-1 line) ed è quello che li differenzia dal resto di noi.
Adesso memore delle esperienze passate chiudo il post per non appesantirlo ma sull’argomento conto di ritornarci presto con altre considerazioni e la conclusione, provocatoria forse, che anticipo nel prossimo post fra 15 secondi esatti:
14 Marzo 2007 alle 12:03
potendo disporre di 50.000$, e solo di 50.000$ per buttarli su un anno in una importante Academy Americana o con un importante Coach, quando li vorreste spendere? A 10-12 anni o a 13/14 o a 16/18? Insomma, quando é il momento d’investire? Secondo l’articolo, e secondo Langsdorf, sembrerebbe che tutto quello che impari tecnicamente lo impari prima dei 12 anni. Voi cosa ne pensate?
(Nel timore che il Post precedentemente fosse troppo lungo, la conclusione magari provocatoria l’ho ‘postata’ a parte, nel timore che si perdesse: ovviamente, se siete interessati, dovreste leggervi il post precedente che altro non é che la traduzione dell’ottimo interessante articolo suggeritoci da Angelica che ancora ringrazio. L’articolo lo suggerisco anche a Freddo e BicioMac e un po’,forse, anche a Marcos che sono i fautori un po’ utopistici che il tennis per i bambini debba rimanere essenzialmente un gioco. Certo, anch’io lo vorrei, ma mentre noi giochiamo gli altri diventano top 100. Scherzi a parte: il gioco,probabilmente,diventa il colpire la pallina, l’allenarsi, il ‘far finta di essere Agassi’…trovare magari sistemi giocosi per far ripetere cento, mille volte lo stesso colpo… Ma togliamoci un illusione: i giochini SAT e Munchkin Tennis sono una cosa, e van bene per il tennista che diventerá il Tennista che gioca una volta o due a settimana,il bambino che ambisce a diventare qualcosa di piú segue un altro percorso, ahimé obbligato…Anch’io pensavo, prima di cominciare, che avrei giocato con mio figlio fino a 12 anni e poi a 13/14 l’avrei portato da Bollettieri e se era cosí forte mi avrebbe pagato lui per farlo stare nell’Academy…Bé, la realtá é un’altra. Magari molta gente pensa che accada cosí.Come disse Safin (a chi gli diceva: La gente dopo la tua vittoria negli US OPEN pensava che tu avresti dominato l’ATP per 5-6 anni): People. They were wrong.
14 Marzo 2007 alle 23:00
Si parla di Academy, si parla di rette, si parla di mental trainer, di body trainer, tutti argomenti interessanti, ma l’amara verità è che non abbiamo un campione. Cipro - Baghdatis, perfino Paradorn from terra del sorriso è arrivato top 9, e noi italiani, padroni del calcio, Ferrari mito imperante, Valentino Rossi icona vivente, non Abbiamo un top 10. Signori l’atleta che ci potrebbe dare lustro dovrebbe avere la voglia di soffrire come quelli che asfaltano le autostrade in agosto, la potenza di uno spaccapietre, la tecnica la può anche imparare. Comunque la cosa positiva, è che con l’apertura delle ns frontiere, forse qualche rumeno, albanese, ceco, russo di importazione, potrebbe diventare il campione che cerchiamo da decenni. Gente che non ha niente da perdere e quindi motivatissima, o sfonda o resta nella Merda. Questa è l’amara verità. Howe colured americano re del salto in lungo, con passaporto italiano, Fiona May colured from England ma passaporto italiano, e via dicendo. Ormai per avere un campione in determinati sport, si deve pescare in questo modo. Noi italiani ci stiamo troppo imborghesendo e non abbiamo più fame, anzi siamo uno dei popoli europei con la percentuale più alta di bambini obesi…..
15 Marzo 2007 alle 11:51
A giustificare l’incredibile percentuale di campionesse di golf in South Korea vi sarebbe in effetti anche la penuria di campi da golf. COME, diretevoi? Si,perché tale penuria è controbilanciata da molti Practice Range dove appunto il golfista, nell’impossibilità di giocare (e perdere tempo!) può invece affinare la tecnica…vi fossero più campi, per assurdo, vi sarebbe forse un calo di qualità…
Quindi per dirla con Anto, nei paesi troppo ricchi, dove hai tutto e sei piú interessato alla forma che alla sostanza, é piú difficile emergere… Ma é quello che cercavo di controbattere ai vari Freddo,BicioMac e Addetti ai lavori: la possiamo menare come ci pare se sia giusto o meno cominciare a 6,10, o 14 anni, e che i nostri tecnici hanno ragione, etc etc, ma intanto nei top 20 ci vanno gli altri…Certo ,Lijubcic é venuto ad allenarsi in Italia ed é stato Piatti a portarlo nei top 5 e quindi puó essere solo un fatto non di tecniche di allenamento ma di genetica e di fame, ma sempre nello stesso articolo sul TALENTO l’Autore si chiedeva: perché la percentuale di Campioni di Baseball di provenienza dalla Repubblica Dominicana nella Major Leaugue Americana è semplicemente ridicola? Nel senso che non ci posso credere, sembra che siano tutti dominicani. Perché da S.Domingo e non dalla Jamaica, o dalla Martinica o da Aruba? C’è chi dice dalla combinazione fra Passione per il Baseball e incredibile povertá (mentre in Jamaica, ex colonia inglese, preferiscono il crickett). Certo, ma quel che rende unica S.Domingo è che l’isola è il primo posto dove le Squadre di baseball della Major Leaugue costruirono Training Academies-e non una, due dozzine, a partire dagli anni 70.E mentre le Academies forniscono ai giocatori ovvi vantaggi come buona nutrizione, alloggi e regolare esposizione agli scrutini degli Scouts, offrono anche una quotidiana razione di Drills & Practice (esercizi e allenamenti tecnici) che come nel caso dei Driving Ranger sudcoreani, offrono un perfetto ambiente per la produzione di mielina….Contribuendo con un altro mattone alla teoria secondo cui la Mappa del Talento sarebbe in realtá la Mappa della Mielina (e qui l’immagine precedentemente evocata del film XMEN diventa particolarmente suggestiva)
L’articolo non lo dice ma quello che é interessante é che molti russi saranno anche venuti fuori dallo Spartak ma poi a 10 anni se non prima se ne sono anche andati (Safin a Valencia, la Myskina a lavorare con Langsdorf) per cui quello che risulta interessante (o almeno, é una possibile chiave di lettura) é che il lavoro fondamentale sarebbe quello fra i 4 e i 10 anni. E non come ipotizzano Freddo & Others dopo, fra i 13/14 e i 18, laddove noi perderemmo i nostri migliori talenti.
15 Marzo 2007 alle 11:53
Credo di aver letto in un intervista a Safin che lui si lasmentava perché le nuove generazioni russe non avevano voglia di sacrificio, che non avevano voglia di prendere su ed andare all’estero…Cioé, queste cose…dette da Safin. Il che significa che forse anche Safin si é fatto un mazzo cosí per emergere. Altro che solo talento.
15 Marzo 2007 alle 12:10
Ritengo che la condizione di vita sia determinante per emergere. Qui a Palermo tutti i migliori “campioni” li ho visti spuntare dal nulla. Da piccoli paesi o da famiglie modeste. I “ricchi”, spesso dotati di grande talento, hanno invece smesso di impegnarsi prima dei 18 anni (con le dovute eccezioni).
Silvia La Barbera, mezzofondista di talento, è diventata campionessa europea Juniores dei 5000 metri. E’ di Altofonte, lo stesso paese del grande Totò Antibo. Qualcuno potrebbe dire “nell’aria ci saranno molecole dopanti o particelle di resistenza”. No. Non è il paese che fa la differenza, ma i 60 km di auto che ogni giorno per anni Silvia ha percorso per andare agli allenamenti, perchè nel paese dei “mezzofondisti” non c’è una pista d’atletica. E l’atletica, per lei, è diventata l’unico sfogo. L’unica possibilità di cambiamento sociale. Con tenacia ha raggiunto l’obiettivo. A 18 anni è stata subito ingaggiata da un gruppo sportivo militare. Dunque ha ottenuto uno stipendio sicuro per la vita ed intanto può continuare a correre. Ed esempi così ne posso fare a centinaia.
Parliamo di me. Scarso tennista NC, di buona famiglia, serissimo in allenamento ma una testa “vuota” nei match. Il torneo che ho giocato meglio? Quello in cui ogni giorno dovevo fare 2 ore in pullman per raggiungere Trapani da Palermo. Vinsi anche una partita dopo aver perso il primo set 6-0, che per me era un’impresa quasi impossibile. Perchè? Perchè anzichè lamentarmi dei miei errori (come capitava spesso), in quell’incontro mi ripetevo sempre “non puoi perdere 6-0 6-0 dopo aver fatto due ore di pullman”. Così è stato, con calma (inusuale) ho cambiato gioco ed ho vinto.
Non sono genitore e non posso consigliarvi. Ma l’unica cosa che ho sempre notato è che alcuni genitori non sono in grado di aiutare i figli. Troppe pressioni, troppe ambizioni. Ed alle volte anzichè insegnare il “sacrificio” si limitano a soddisfare ogni richiesta, trasformando i propri figli in campioni prima ancora di aver vinto una partita. E questo penso sia un male. Ma ripeto, non sono un genitore.
15 Marzo 2007 alle 15:50
Bel post,Giovanni, e anche se non sei un genitore, sei sempre il benvenuto nel ‘nostro’(?) blog…In effetti quel che dici é sacrosanto. Troppo spesso ci preoccupiamo dell’Abusive Father ma a volte i danni maggiori li fanno i genitori troppo permissivi e accondiscendenti. Dove é il confine? Il magico equilibrio? Io da genitore credo di sconfinare in entrambe le categorie: nel senso che al figlio ho dato sicuramente tanto,aiutato anche da quel vivere in una gabbia dorata che é il vivere all’estero da espatriato da impresa petrolifera o ambasciate, che non é la vita dell’Immigrato Italiano in America, Sud America o Australia ai primi del 900 o in Germania piú di recente,anzi…,ma anche gli ho fatto da Sergente Maggiore tipo Ufficiale e Gentiluomo e sicuramente dagli altri genitori vengo visto come un padre troppo duro e severo e mai contento e un po’ ossessivo (tennis, golf, nuoto,letture, musica, tabelline, verbi in italiano visto che lui va in scuole inglesi etc etc). É vero che il sacrificio bisognerebbe insegnarlo con l’esempio…A tal proposito : proprio ora sono appena rientrato, stravolto, da due sets nel break di pranzo, dalle 12.40 alle 13.40 in africa, un caldo porco, 63 55 e vincevo 51 prima di letteralmente sciogliermi al sole…A quel punto sono uscito dal club dove nel frattempo era arrivata mia moglie con auto e autista e le ho lasciato la borsa da tennis e a questo punto io sono tornato di corsa in Clinica (25′ circa) mentre lei si faceva un’ora di traffico per andare a recuperare il figlio che usciva di scuola alle 15 (per ragioni di sicurezza troppo complicate da spiegare la nostra Compagnia proibisce alle mogli/donne espatriate di guidare, fornisce l’autista ma una sola auto-né noi possiamo comprarne altre- e non ci sono mezzi di trasporto pubblici sicuri né ovviamente taxi,metró,etc etc) Quindi, io pur di giocare a tennis,gioco a mezzogiorno e torno di corsa in ufficio …e ho 52 anni. Portati splendidamente, lo ammetto,(scherzo!!!) ma pesano…invece mio figlio probabilmente intuisce che comunque al di lá delle punizioni e delle urla lui a tennis ci giocherá sempre comunque e a 10 anni di tempo si crede di averne in abbondanza. Oddio, magari ha ragione lui. E detta cosí, suona che sicuramente ha ragione lui.Ma, parafrasando il Buffalo Bill di De Gregori,anche 10 anni sembran pochi/E poi ti giri a guardarli /e non li trovi piú.
Soprattutto se devi mielinizzare i nervi!!!
15 Marzo 2007 alle 16:06
Ma la veritá é che ci sono bambini che sono dedicati e concentrati di natura e altri che lo sono un giorno si e 9 no. Ma in quel giorno giocano cosí bene quanto gli altri cosí bene non ci giocheranno mai. Ahimé, e purtroppo o per fortuna, magari io ho uno di quei figli. Fargli capire che come dice Gilbert nel tennis ci sono 5 gg nell’anno in cui perdi da tutti e 5 gg in cui vinci da tutti MA SONO GLI ALTRI 355 CHE TI DEFINISCONO COME GIOCATORE sará l’impresa ardua e difficile nei prossimi anni a venire…
15 Marzo 2007 alle 18:31
Qualche anno fa c’è stato un momento (dopo aver assistito a tante sconfitte dei nostri Cané, Nargiso, Camporese, Galimberti etc. da anonimi giocatori dell’est meno talentuosi ma più determinati) nel quale mi sarei sentito perfettamente d’accordo con Anto e sul fatto che da noi i campioni non vengono per mancanza di fame evolgia di soffrire. Ma ora come ora non sono d’accordo: in altri sport, come il calcio e la pallavolo, o il basket, (in cui siamo vice campioni olimpici), o ancora la marcia, la scherma, il canottaggio etc. abbiamo vinto campionati del mondo e medaglie olimpiche. E non si tratta certo di discipline da ragazzini viziati: quando si raggungono quei livelli, bisogna comunque soffrire, allenarsi, migliorare la tecnica, etc. Ve lo dice uno che ha giocato al tanto vituperato calcio facendo 7 campionati giovanili e, dovendosi allenare tutti i pomeriggi, facendo sempre i compiti prima di andare a letto, addormentandosi sui libri.
Perché invece nel tennis il nulla di nulla, per 30 anni?
Semplice: riprendendo i temi di un mio post precedente, perché per anni siamo stati una nazione tennisticamente sottosviluppata dal punto di vista tecnico: non avevamo più il “software”, il “know-how” aggiornato. Eravamo una nazione arretrata, quasi come gli stati africani citati nell’articolo del NY Times.
Non sapevamo più insegnare il tennis moderno. E, anche quando avevamo giocatori di talento (Camporese, Canè, Nargiso, Bracciali, Luzzi, Navarra, Eugenio Rossi, per chi se lo ricorda) scelte scellerate, la pressione dell’ambiente comunque affamato di campioni, sponsorizzazioni precoci e altre amenità hanno fatto sì che questi non esprimessero in pieno il loro potenziale finendo per restare delle mezze figure, buone per gli exploit di un giorno…
Ergo: bisogna lavorare sulla cultura tennistica. Altri paesi ce l’hanno grazie alla loro tradizione di eccellenza. Noi, ce la dobbiamo costruire, studiando, sprovincializzandoci, imparando dagli altri, prendendo i migliori modelli, copiando in modo intelligente. Rimbocchiamoci le maniche.
15 Marzo 2007 alle 19:35
Eugenio Rossi, e chi se non lo ricorda? Ahimè, più per il vero o presunto flirt con la Sabatini che per i risultati. L’ho anche conosciuto, lui e i due fratelli anche loro attivi nel Tennis come Maestri, un paio d’anni fa perchè invitato a una CHURRASCATA BRAZILEIRA (una grigliata di carne, non pensate male) a Clusone da un loro cugino, Juma Visinoni,grande amico e appassionato di tennis,conosciuto in Nigeria… In quei 2-3 gg di ferragosto ho avuto modo di parlare molto con i fratelli Rossi e in particolare con Carlo, che ha scritto anche un paio di libri sul tennis giovanile fra cui Easy Tennis, e in pratica mi diceva le stesse cose che dice Roberto…Molto onestamente si incolpava lui del mancato successo del fratello, perchè diceva che non avevano le conoscenze, non erano seguiti, non avevano i finanziamenti, e facevano tutto un po’ alla buona…
15 Marzo 2007 alle 20:01
Complimenti a Stefano Grazia. Non credo che diventerà un gran tennista ma è già un gran scrittore!
Da un pò di tempo, anni veramente, mi gira una domanda in testa.
Alcuni anni fa su “Il tennis italiano” c’era una rubrica chiamata PAGELLE. Praticamente ogni numero l’autore dava i voti ai diversi personaggi tennistici sulla cresta dell’onda. E’ possibile che quella rubrica fosse tenuta da Scanagatta? Lo chiedo perchè non mi ricordo davvero più chi fosse il giornalista.
Quello che invece ricordo bene è il voto 10 dato al padre di Adelchi Virgili con la motivazione che stava crescendo il figlio in silenzio nella maniera più giusta per un genitore.
Sono passati parecchi anni. Adelchi Virgili dovrebbe avere 17 anni. So che ha continuato ad allenarsi ad altissimo livello ma i risultati onestamente non si vedono., come mai? Quel 10 non era meritato?
Grazie per la risposta
16 Marzo 2007 alle 01:42
uno non fa a tempo a distrarsi un attimo…che vengono scritti 10 interventi nuovi, tutti interessanti.
ho letto velocemente qualcosa sulla mielina (perdona stefano, ma è molto tardi e, malgrado la tua sintesi sia veramente mirabile, leggevo tre righe alla volta per arrivare prima alla fine!), che, da quanto ho capito, si produce naturalmente e regala qualcosa in più all’estro o alla tecnica di un giocatore: può darsi che sia così, perchè no! io continuo a pensare che se uno nasce col rovescio in tasca, questo prescinde dalla scoperta della mielina…a meno che non si voglia iniziare ad iniettarla in vena, allora la scoperta inizia ad avere una valenza diversa.
quanto alle teorie spartane, che, forse, si possono riassumere nel vecchio e poco delicato motto: “calci in culo e pedalare”…certamente hanno una loro valenza educativa. non è una scoperta di oggi, naturalmente: la fatica dell’allenamento porta grandi vantaggi a chi voglia emergere nello sport e nella vita…qualche secolo/millennio fa portava generalmente gran vantaggi ai guerrieri. meglio il tennis, anzi, meglio qualsiasi altra cosa, ma non la guerra.
c’è poi la questione della volontà di emergere da una condizione poco privilegiata, valida sia per i genitori in caccia di successi, sia per i giovani che preferiscono gettarsi nello sport, piuttosto che alienarsi/rovinarsi in altre attività: qui m’inchino, pensando ad alessio di mauro, il cui spirito, però, certamente avrebbe fatto fruttare in altre attività la sua abnegazione, senza mai sfiorare nè l’alienazione, nè la rovina.
ora vado in dispensa a cercare un pò di mielina, nella speranza di sognare cose meravigliose…
ciao!
marcos
16 Marzo 2007 alle 11:38
confermo: la mielina fa effetto.
nel sogno ho sconfitto mcenroe nei quarti a wimbledon e sul match point ho piazzato un ace di seconda.
john mi ha stretto la mano e mi ha chiesto:”ma tu sei quello che scrivi sul blog di ubaldo?”
“sì..”, gli ho risposto: “per gentile sua concessione!”.
ciao!
marcos
16 Marzo 2007 alle 12:10
Marcos, ahimé, la mielina non si produce cosí da sola ma, come probabilmente si é perso fra una riga e l’altra, ma stimolando ripetutamente quel dato nervo. Da cui il famoso credo Repetition!Repetition!Repetition! che impera sia allo Spartak che da Langsdorf e se per questo anche da Bollettieri. Piú ti alleni da piccolo a ripetere perfettamente quel dato gesto e piú produci mielina a proteggere quel dato nervo in modo da asssicurare una trasmissione dell’impulso piú veloce e anche di miglior qualitá…
Nel mio piccolo, devo dire che confermo: da agosto sto lavorando col cesto e col feeding a mano sul rovescio di mio figlio: un’ora 2-3 volte a settimana, prima di cominciare a giocare veramente prima con la sinistra, poi a due mani, poi slice, un cesto perfino a una mano, alternando incrociati e lungolinea, cominciando vicino alla rete e retrocedendo prima alla T e poi piú indietro fino alla baseline…E curando anche il footwork. Sono rimasto impressionato dai miglioramenti.
16 Marzo 2007 alle 14:53
A Heraimo che ringrazio per i complimenti:
Da qualche parte perso fra i sub-blog ricordo d’aver letto una noticina su Virgili che si allena in francia col Padre che suppongo per farlo maturare non gli fa fare molti tornei…Su Google se clicchi Adelchi Virgili spuntano fuori diverse voci e molte riconducono a tennis.teen di cui é collaboratore Anto, tipo:
ADELCHI VIRGILI- [ Translate this page ]Allora di Adelchi Virgili ho parlato con Francesco Piccari che me lo ha definito come un fenomeno vero!!! Gioca facile e tira forte senza fare fatica,con …
forum.tennisteen.it/adelchi-virgili-
Ourtroppo da dove scrivo in questo momento non posso collegarmi…Ma a questo punto sono curioso anch’io, soprattutto sulla risposta alla domanda se quel 10 non era un voto meritato…Solo Ubaldo potrebbe rispondere.
17 Marzo 2007 alle 15:17
Sempre che fosse Ubaldo il giornalista in questione. Purtroppo non conservo i numeri vecchi della rivista e non ho modo di controllare.
Qualcuno se ne ricorda?
17 Marzo 2007 alle 21:51
Vi voglio raccontare un piccolo aneddoto, per farvi capire la diversa mentalità tra i players italiani e stranieri. Alcuni anni fà, ho conosciuto un giocatore molto particolare, che tentava le quali nel Challenger di Manerbio allora 25000$+H che si gioca tutti gli anni nella settimana delle quali degli Us Open. Questo giocatore, orecchino al naso, pettinato con una cresta di gallo bicolore, targato allora Fila, fisico alla Bull Dog, tatuato, era un certo Janko Tipsarevic, serbo. Ora nei top 100, allora sconosciuto ai più, ma proveninte dal mondo juniores. Giocava le qualifiche e su un campo attiguo giocava un giocatore italiano, romano per precisione di cui tralascio il nome. Ad un certo punto si sentivano solo le lamentele di questo giocatore italiano, aò il campo è de patate, aò le palle sono sgonfie, è fuori arbitrooo maremma ma……., naturalmente il giocatore italiano perde e dopo varie impecrazioni chiede ad un mio amico che si occupa della trasportation di portarlo subito in albergo e appena arrivato si sdravacca sul divano della hall. Dopodichè torniamo al centro e vediamo che il serbo vince il suo incontro. Esce dal campo e si avvicina al mio amico della trasportation ed in un inglese stentato chiede quanti km dista il campo dall’albergo. Rispondiamo 7 km, e prendiamo la sua sacca e la mettiamo nel bagagliaio. Ad un certo punto vediamo il serbo che ci fà segno di andare, noi pensiamo che è impazzito ma dopo un secondo capiamo. Praticamente Tipsarevic, invece di tornare in albergo con la macchina di servizio, si mette a correre per circa 7 km, sotto un sole cocente, ci saranno stati trenta, trentadue gradi. Restiamo allibiti, questo si è sciroppato due ore di match, e non contento si è fatto di un fiato 7 km di corsa per tornare in albergo. Chissà quanti giocatori italiani avrebbero fatto lo stesso, io credo pochi e Voi………?
17 Marzo 2007 alle 22:50
Insomma,Anto, più o meno come faccio io, a 52 anni sotto il sole africano di mezzogiorno, per dare il buon esempio a mio figlio, convinto che qualcosa in testa gli rimarrà…Però un italiano così c’era, correggimi se sbaglio, ed era Gaudenzi quando divideva allenatore e metodi con Muster…
18 Marzo 2007 alle 01:12
chiedo scusa a heraimo, non faccio a tempo a seguire tutto come vorrei. Allora: sì la rubrica era Il pagellone di Ubaldo Scanagatta e su Virgili, che ho visto giocare fin da piccolissimo, mi sonoi molto sbilanciato. Credo ancora, se non avrà altri problemi fisici del tipo di quel problema alla schiena che gli ha fatto perdere quasi un anno, che ne risentiremo parlare, anche se la politica del padre Alessandro, che lo tiene troppo al riparo dai confronti con gli altri tennisti italiani, non è forse giusta fino in fondo. Tende, Ale, a deresponsabilizzarlo, mentre magari un pizzico di responsabilità in più può anche aiutare a maturare prima…non so. e’ un altro argomento difficile da affrontare. anche se qui in questo post da quasi 150 commenti è stato detto di tutto e di più e nemmeno io, se non fosse per le efficaci sintesi di Stefano Grazia (peraltro colpevole del più lungo post della storia…) ricordo tutto quel che è stato detto; più giusto fare come le Williams, che saltarono a piè pari l’attività junior per pensare subito in grande (ed è quello, mi pare, che ha in mente di fare Adelchi Virgili detto Bobo, di cui il talento non si discute) o misurarsi anche con i coetanei, cementando il proprio carattere? O è meglio, ancora, affinarsi talmente tecnicamente che poi la propria superiorità tecnica ti consentirà di saltare d’un balzo tanti passi intermedi? Insomma, conta più la tecnica o la testa supportata da un po’ di tecnica? Non è facile scegliere.
Tornando invece al pagellone heraimo non si ricorda più bene chi lo firmasse perchè da me non ha mai preso un votaccio. ma tutti quelli che li presero, invece, se lo ricordano bene, e mi tengono sotto tiro da allora! Soprattutto la parte finale: pensierini cattivi, che spesso erano cattivi davvero.
Una rubrica, il Pagellone, troppo sincera, troppo onesta…per essere apprezzata dai destinatari dei votacci. Credo che sia per quella che Barazzutti non mi saluta (ma io sopravvivo benissimo…), e così altri. Mi ha certo creato più nemici che amici e guai infiniti. Uno dei più grossi? Beh, una volta scrissi che mi auguravo soltanto che il futuro direttore di tele+ _ Biscardi andava via, Tommasi, primo direttore di Tele+ che aveva sempre scelto i collaboratori senza farsi condizionare da chicchessia, non aveva chances di tornare sul ponte di comando _ avrebbe avuto la personalità sufficiente per scegliere i migliori commentatori, in tutti gli sport, sulla base dei meriti e non sulle pressioni di questo o quel membro del comitato di redazione, sulle rotazioni fra gli interni, i viaggi premio etc…e mi attaccarono il pezzo sulle bacheche di Tele+…con il risultato finale del mio progressivo allontanamento (nonostante l resistenze di Tommasi e Clerici). La successiva direzione, debolissima, ebbe infatti necessità… per restare in sella… del consenso della redazione ostile ai collaboratori esterni…meno allineati e coperti. E quelli che sono venuti dopo non avevano _ non hanno _ nessuna voglia di toccare i nuovi equilibri per uno sport che all’interno di Sky (vedi gli spazi ceduti a Eurosport) è purtroppo considerato minore, assolutamente secondario. Perchè nel tennis cambiano continuamente le coppie (salvo quella cult Tommasi-Clerici…), questo con quello, quello con quell’altra, e nel calcio nessuno sposta Bergomi-Caressa. Io sostengo che una buona intesa sia fondamentale per la riuscita di una buona coppia, affiancare sempre nuovi partner secondo me non aiuta…a volte bisognerebbe perfino prepararsi prima certi argomenti e studiarli assieme, così è impossibile.
Un commento, infine sui ricordi di Anto: Tipsarevich era considerato un pazzerello, ma era disposto a tutto pur di arrivare. Quell’italiano che lui vide imprecare no…E difatti hanno fatto una carriera diversa. A proposito delle corse: il papà di Krajicek, ceco di nascita trapiantato in Olanda, a fine allenamento tornava a casa in macchina…e il figlio a piedi, di corsa dietro a lui. Quello stesso padre, certo tosto, si è occupato con buon profitto della talentuosa Michaela Krajicek…(sorellastra di Richard) ma non è riuscito a metterla a dieta. Forse con gli anni si è ammorbidito anche lui…capito Stefano?
18 Marzo 2007 alle 11:20
Grazie Ubaldo per la bella ed esaudiente risposta.
Le tue parole mi hanno provocato una riflessione che forse mi portano fuori tema ma forse no.
Qual’è oggi la caratteristica che ti porta ad avere successo nella vita? Essere preparati? Avere delle competenze? Essere istruiti? Essere onesti? Lascio a voi la risposta. A me sembra che le cose necessarie siano altre: essere spregiudicati, essere servili con i potenti, sapersi scegliere le compagnie giuste, essere disponibili ai compromessi…(In questo senso il tuo aneddoto sulla tua rubrica Il pagellone è stato molto istruttivo!).
Se questa mia disamina è vera allora che senso ha perdere il sonno la notte perchè i nostri figli che fanno sport si perdono l’istruzione scolastica?
A chi dice: questi ragazzi che fanno solo sport se non sfondano diventano dei frustrati allora rispondo: perchè sei sicuro che tuo figlio dopo 5 anni di liceo e 4 anni di università diventi primario o direttore di banca? Non corre il rischio di finire in un call center a 800 euro al mese?
La verità è che il mondo del lavoro non premia chi ha studiato di più ma chi sa destreggiarsi meglio.
Allora la scelta di fare sport agonistico mi sembra ancora quella più etica e “istruttiva”. Sul campo non ci sono raccomandazioni, sotterfugi e furbizie, sei tu contro il tuo avversario in una sfida onesta e corretta.
Con questo non voglio dire che i nostri figli devono crescere come asini, certo la cultura è qualcosa di imprescindibile, ma quella la si può secondo me acquisire compatibilmente con gli impegni agonistici.
18 Marzo 2007 alle 13:08
Come dire che ognuno è diverso e va preso a seconda del carattere (non esiste un allenamento perfetto per tutti ma sicuramente esiste un allenamento perfetto per te)…Io devo però sottolineare che di corsa ci torno io (per dare l’esempio)mentre mio figlio va in macchina (sperando che vedendomi, capisca e decida di tornare di corsa anche lui…)
18 Marzo 2007 alle 23:20
150,credo…E quindi:
PREVIOUSLY ON GENITORI & FIGLI
(Precedenti riassunti ai post 71 e 110)
Il BLOG aperto da un incauto post del condirettore di Match Point Stefano Semeraro sui Bambini Prodigio Con La Racchetta, si è sviluppato su vari temi ed ha avuto fra i partecipanti più assidui Anto, Marcos, Stefano Grazia e le Partecipazioni Straordinarie di Fulvio Fognini, Luca Quinzi, Giuseppe Zito,Raimonda Ma stelloni e Francesco tutti genitori di Promesse Italiane più o meno affermate. Vi sono Genitori che hanno ritenuto non forzare i propri figli e magari si chiedono, di fronte all’entusiasmo attuale se non si siano sbagliati e soprattutto se ora non sia troppo tardi, vi sono genitori che hanno forzato il figlio e si chiedono se non l’hanno invece già bruciato, vi sono Genitori che si chiedono se le richieste dei Coaches di aumentare i carichi non siano esagerate e ci sono Genitori che sono convinti di avere tra le mani un Fenomeno e che quindi valga la pena di assecondarne le potenzialità pur consapevoli che “del doman non v’è certezza”, vi sono Genitori che inorridiscono ai carichi di lavoro a cui sono sottoposti i pargoli degli altri, vi sono Genitori che ritengono che i Ragazzi Italiani non abbiano la Fame, intesa come la voglia di emergere, il Fango Sudore e Polvere da Sparo o il Blood Sweat & Tears, insomma QUELLA VOGLIA DI SOFFRIRE che invece per esempio i Ragazzi Sud Americani o Quelli Venuti dall’Est sembraNO POSSEDERE, e vi è anche chi Genitore non è ma dal di fuori si domanda, correttamente, se a volte il problema non siano i Figli ma appunto i Genitori. Non solo quelli cosiddetti ‘abusivi’, cioè troppo pressanti e sclerotici alla Agassi,Pierce, Graf,Capriati,Dokic ma anche quelli troppo mollaccioni, che la danno sempre vinta ai propri angioletti e non ne forgiano il carattere. Fra le Teorie che si sono imposte per originalità o profondità dobbiamo citare senz’altro :
1)la TEORIA DEL PRECOCISMO NATURALE e DEL PRECOCISMO INNATURALE, dottamente nonché brillantemente esposta da QUINZI Padre
2)LA TEORIA DELL’OVERACHIEVEMENT riportata da GRAZIA, il noto settimanale femminile
3)LA TEORIA DEL CHI VIVE SPERANDO,MUORE CAGANDO rilanciata da GRAZIA, Stefano
4)E soprattutto LA TEORIA DELLA MIELINA, secondo cui la Mappa del Talento altro non sarebbe che la Mappa della Mielina, teoria scientificamente riconosciuta e riportata in questi giorni da un eccellente articolo sul NY TIMES indicatoci dall’ancora più eccellente Angelica, una delle poche presenze femminili del nostro Blog e per questo, ma anche indipendentemente da questo,ancora più preziosa. Cosa dice la Teoria della Mielina? Che stimulando ripetutamente un nervo (facendo per esempio ripetere e ripetere un dritto perfettamente impostato si sviluppa intorno a quel dato nervo una sostanza che lo isola, come un nastro da elettricista, e così facendo migliora la qualità e la velocità dell’impulso. Da cui la Formula secondo cui il TALENTO sarebbe:
Deliberate Practice+Time=Myelin=TALENT
dove il Deliberate practice sarebbe l’allenamento impostato sulla tecnica concentrandosi senza posa sul migliorare le proprie debolezze.
Lo stesso articolo individua anche un’altra formula, complementare e basata sull’osservazione di quella fucina di campioni russi che è lo Spartak Club di Mosca e cioè:
Genitori Motivati + Bambini presi in età precoce + Insegnamento Rigoroso della Tecnica + Disciplina Spartana = Talento
Questa Teoria trova subito d’accordo Anto che scrive: “Si parla di Academy, si parla di rette, si parla di mental trainer, di body trainer, tutti argomenti interessanti, ma l’amara verità è che non abbiamo un campione. Cipro - Baghdatis, perfino Paradorn from terra del sorriso è arrivato top 9, e noi italiani, padroni del calcio, Ferrari mito imperante, Valentino Rossi icona vivente, non Abbiamo un top 10. Signori l’atleta che ci potrebbe dare lustro dovrebbe avere la voglia di soffrire come quelli che asfaltano le autostrade in agosto, la potenza di uno spaccapietre, la tecnica la può anche imparare” e fra un aneddoto e l’altro (illuminante quello di Tipsarevic) sconsolato arriva a sperare nell’arrivo di un immigrato naturalizzato, un Yannick Noah all’italiana. Anche Giovanni Di Natale ritiene che “ che la condizione di vita sia determinante per emergere” E cita Silvia La Barbera, è diventata campionessa europea Juniores dei 5000 metri, che si doveva fare 60 km ogni giorno per andare ad allenarsi e chiude osservando come troppo spesso alcuni genitori non siano in grado di aiutare i figli. “Troppe pressioni, troppe ambizioni. Ed alle volte anzichè insegnare il “sacrificio” si limitano a soddisfare ogni richiesta, trasformando i propri figli in campioni prima ancora di aver vinto una partita.” Troppo spesso insomma ci preoccupiamo dell’Abusive Father ma a volte i danni maggiori li fanno i genitori troppo permissivi e accondiscendenti. Dove é il confine? Il magico equilibrio? Quello che Rita sembra aver identificato nel rapporto che Francesco ha con la figlia Francesca,10 anni, che vede partecipare a volte da sola, quasi più piccola del suo borsone col trolley, ai tornei in trasferta con la squadra.
Nel frattempo il nostro Saggio Guru Marcos ammonisce sul rischio per i bambini di imparare solo a gestire i problemi che ti pone il campo e l’avversario e di crescere nella disperazione di non riuscire ad ottenere quel successo che magari con l’aiuto di genitori imprevidenti si erano posti come unico obiettivo, Gio 92 ci informa che il figlio di 9 anni si è dato alla lettura, lui che non legge mai, di Match Point, Stefano Grazia che son poi io ritiene che il Genitore debba dare l’esempio (faticando lui stesso invece che costringendo il figlio a farlo da solo),Heraimo riesce a far ricomparire Ubaldo chiedendogli il riscontro di un voto (“10”) a un genitore sul suo famigerato Pagellone (beninteso, famigerato solo per chi è permaloso come un Barazzuti qualsiasi), Roberto chiedendosi come mai in un Italia che primeggia in tanti sport fatichi invece così tanto nel tennis, identifica il motivo del “nulla di nulla” nel fatto che “per anni siamo stati una nazione tennisticamente sottosviluppata dal punto di vista tecnico: non avevamo più il “software”, il “know-how” aggiornato. Eravamo una nazione arretrata, quasi come gli stati africani citati nell’articolo del NY Times.” E conclude: “Ergo: bisogna lavorare sulla cultura tennistica. Altri paesi ce l’hanno grazie alla loro tradizione di eccellenza. Noi, ce la dobbiamo costruire, studiando, sprovincializzandoci, imparando dagli altri, prendendo i migliori modelli, copiando in modo intelligente.” Esortando a rimboccarsi le maniche.
Negli ultimi blogs dopo che Marcos disserta sulla validità del vecchio motto “calci in culo e pedalare”, e Stefano Grazia che cita il Gilbert di “nel tennis ci sono 5 gg nell’anno in cui perdi da tutti e 5 gg in cui vinci da tutti MA SONO GLI ALTRI 355 CHE TI DEFINISCONO COME GIOCATORE”, nel lungo blog che segna il suo atteso ritorno a Genitori & Figli, il Miglior Telecronista dopo Clerici/Tommasi, nell’esaminare il particolare caso di Adelchi Virgili si chiede “se sia più giusto fare come le Williams, che saltarono a piè pari l’attività junior per pensare subito in grande (ed è quello, mi pare, che ha in mente di fare Adelchi Virgili detto Bobo, di cui il talento non si discute) o misurarsi anche con i coetanei, cementando il proprio carattere? O è meglio, ancora, affinarsi talmente tecnicamente che poi la propria superiorità tecnica ti consentirà di saltare d’un balzo tanti passi intermedi? Insomma, conta più la tecnica o la testa supportata da un po’ di tecnica?” suggerendo da parte sua che forse deresponsabilizzare completamente possa non aiutare a maturare. Un pizzico di responsabilità in più,insomma, non guasterebbe.
Prendendo spunto dalla lunga coda del post riguardante Splendori e Miserie del nostro tennis italiota, dentro e fuori le quinte, raccontato con melanconico rammarico dal nostro Ubaldo, Heraimo si chiede,novello Roy Il Replicante di Blade Runner: “Qual’è oggi la caratteristica che ti porta ad avere successo nella vita? Essere preparati? Avere delle competenze? Essere istruiti? Essere onesti? ” Insomma:Chi siamo? Da dove Veniamo? E soprattutto: dove stiamo andando?,continua Heraimo sempre più sconsolato:”che senso ha perdere il sonno la notte perchè i nostri figli che fanno sport si perdono l’istruzione scolastica?” visto che il mondo del lavoro premierebbe non chi ha studiato di più ma chi sa destreggiarsi meglio.La scelta di fare sport agonistico allora rimarrebbe “ancora quella più etica e “istruttiva” in quanto sul campo non ci sono raccomandazioni, sotterfugi e furbizie, sei tu contro il tuo avversario in una sfida onesta e corretta come disse, e perdonatemi se ancora lo ripeto, Pancho Segura: La gente non lo capisce ma sul campo non ha importanza se tu sei ricco, pvero, bello, brutto,elegante o sciatto…it’s you and me,baby, just you and me…E su questi inquietanti e ancestrali interrogativi vi lascio a meditare, rinnovando ancora una volta la mia domanda provocatoria andata senza risposta (e farete bene invece a rispondere che altrimenti continuerò a ripeterla ogni 10 posts):”Potendo disporre di 50.000$, e solo di 50.000$ per buttarli su un anno in una importante Academy Americana o con un importante Coach, quando li vorreste spendere? A 10-12 anni o a 13/14 o a 16/18? Insomma, quando é il momento di investire?”
E se non vi sembra poi così tanto importante, vi ricordo quanto scrive Rita: “Trovo costruttivo lo scambio di pareri sul modo di star vicino ai nostri figli nel portare avanti un passo dopo l’ altro le varie fasi dello sport che stanno praticando”
Insomma, …Nessun genitore di minitennista è un isola, come diceva infatti John Donne.
19 Marzo 2007 alle 00:48
c’è successo e successo.
c’è il successo che rivela una profonda povertà umana, fatto di compromessi ributtanti, arroganze umilianti, miserie culturali e tristissime relazioni con gli altri: questo tipo di successo (che in questi giorni si fa ammirare nel caso vallettopoli) conduce ad un’effimera stagione vissuta sopra le righe, superficialmente accompagnata non da sentimenti e relazioni, ma da immagini e contatti solo per interesse. questo successo dura sempre molto meno di quanto chi l’ottiene possa sperare e, quando passa, lascia interdetti, vuoti e soli.
c’è il successo, poi, di colui che sa che a tutto si deve mirare, tranne che al successo, per avere intorno amici veri, sentimenti profondi, profumi di vita, parole sincere…anche in un call center, sì. anche in un call center a 800 euro, quando ti va bene.
non avrai mai una bentley, ma quando riceverai un abbraccio, lo sentirai per tutta la vita. così come sentirai la durezza di dover sopravvivere.
io, però, amo chi è in grado di sentire perchè per sempre mi sarà vicino e tendo a star lontano da chi appare perchè sempre mi apparirà, senza mai poterlo sentire.
da nessuna parte c’è scritto che per aver successo nello sport si debba sotterrare la propria dignità in infamanti pratiche di vassallaggio, in meschini rapporti esclusivamente d’interesse, o si debba consigliare al figlio di star lontano dai libri, per non perdere il proprio tempo in istruzione.
l’istruzione non serve solo ad assicurarsi (e non lo assicura) un buon posto di lavoro da grandi: l’istruzione serve (e manco così approfondita), proprio per evitare di cedere alle turpi lusinghe d’un successo effimero, che sfiora solo per un attimo una minoranza di cui il mondo non può che vergognarsi o per essere in grado di sopportare le soavi lusinghe d’un successo ottenuto grazie solo alla propria intelligenza, capacità di applicazione o personalissimo talento nel fare qualche cosa.
non c’è alcun bisogno, a mio parere, che un ragazzo che promette bene nel tennis si tormenti sui libri di greco, di latino o di matematica…ma c’è bisogno che questo ragazzo colmi a scuola tutte le più semplici lacune tra cui si nasce, per non doversi poi pentire di non essere in grado di instaurare un profondo rapporto con altri, che non siano il coah, la pallina o la scarpa da tennis.
il peso dell’ignoranza, prima o poi si fa sentire…soprattutto se hai successo. non sono così rari gli esempi di buoni/grandi tennisti che, al termine della loro carriera, hanno deciso di rimettersi a studiare: può andar bene anche un diploma farlocco…anche da qui si può ripartire, se ti vien voglia. e la voglia viene, per solito…perchè è una necessità.
è la necessità dell’uomo che ha avuto la straordinaria occasione di conoscere il mondo, quando si rende conto di non averlo capito del tutto.
e il tennista viaggia molto!
tutto questo vale se diventerai un buon giocatore, ma, a maggior ragione, vale anche solo se diventerai maestro di club od un semplice amatore che si sfida sotto il capannone il venerdì sera, sfiorando l’infarto per quel maledetto 15.
marcos
19 Marzo 2007 alle 09:43
INVIATO DA IGOR (E INOLTRATO DA STEFANO CUI IL POST SI RIVOLGE)
Stefano,ho letto quello che hai scritto nel post del 14/3,irridendo un po’ la metodologia Munchkin Tennis,ti devo dire che non sono completamente d’accordo con te su questo!La metodologia Munchkin PTR scritta da Bertino,che poi continua con il Junior coaching training I,training II,e Training III,la Connexion,la peak performance,ed il mantenimento è l’unica che secondo me è valida nel panorama internazionale,perchè segue tutti i principi dell’allenamento,cosa che invece non fanno le accademy.Quello che è scritto nell’articolo è esattamente quello che viene scritto nel libro munchkin tennis di Bertino,ad esempio la fase sensibile della tecnica è tra i 9-10 ed i 14 anni,con questa metodologia sono usciti dei giocatori professionisti,vatti a rileggere il post che avevo scritto io sull’evoluzione del tennista e troverai molti punti in comune.
Io credo che il potenziale per ogni uomo in qualsiasi attività sia molto alto,non esiste la mediocrità se si fanno le cose per tempo,con questo programma qualsiasi bambino può arrivare come minimo 2.3,2.2,praticamente un professionista,però bisogna fare le cose per tempo,e per tempo vuol dire nè prima nè dopo,ci sono dei momenti in cui bisogna fare determinate cose ed altri in cui bisogna farne altre,non si può scappare da questo,non si possono invertire le cose.
Quando io ho visto per la prima volta la tabella del LONG DEVELOPMENT PROGRAM sono rimasto sconvolto,tanto è vero che ogni mia decisione professionale la prendo in base alla possibilità che mi danno o meno di seguire quel programma.
Lo scorso sabato sono andato da Bertino a Torino a fare l’aggiornamento sul Junior Coaching,abbiamo parlato anche delle accademy,queste sono state le sue parole:”io vengo dalle grandi accademy americane,Bollettieri,Van Deer Mer,….io non credo nelle accademy,perchè per quanti soldi possano chiedere, sono sempre in perdita.Eppoi creano dei disadattati.Credo invece nei TEAM di Maestri”.
Leggi il libro di Bertino che è bellissimo!
Non parlare male del PTR perchè a differenza della FIT si stanno veramente facendo il culo per il tennis e non meritano queste parole,sono dei grandi professionisti.Spero tu mi possa credere.
19 Marzo 2007 alle 10:12
La Frase Incriminata era:
“Ma togliamoci un illusione: i giochini SAT e Munchkin Tennis sono una cosa, e van bene per il tennista che diventerá il Tennista che gioca una volta o due a settimana,il bambino che ambisce a diventare qualcosa di piú segue un altro percorso, ahimé obbligato…”
Capisco il punto di vista di Igor, e faccio ammenda. Soprattutto a Bertino: la mia buona fede (e apertura mentale) è provata dal fatto che giá l’anno scorso volevo mandare mio figlio ai corsi di Bertino a Merano e siccome l’anno scorso era troppo piccolo, ci andrá comunque quest’anno, due settimane a fine luglio.
Non volevo dunque minimizzare e tanto meno offendere alcuno… tanto piú che in quel di Lagos avevo utilizzato proprio il libro di Bertino, la prima parte almeno, per far fare ai bambini di 4-5-6 anni della Scuola italiana una sorta di corso propedeutico al tennis (il mio obiettivo era di far giocare Nicholas con i suoi amici italiani, visto che lui frequentava la Scuola americana ed era giá in grado di palleggiare)
Comunque, ti devo un apology, o meglio la devo a Bertino : sbagliando, e quindi mi addosso la Responsabilitá dell’Ignorante,mi riferivo solo al primo libro, quello propedeutico.Utilissimo. Ma i bambini di 7-8 anni che ti ritrovi alle Academies sono giá un passo avanti … I libri successivi non li ho evidentemente letti e saranno senz’altro interessanti. Cercheró di procurarmeli.
Mi fa anche piacere che tu sia leale e fedele al tuo Maestro: é giusto cosí. La lealtá é una dote e significa comunque che tu credi in quello che fai. Una ragione di piú per affidarti Nicholas, il giorno che sará bravo abbastanza da meritarselo.
Dove non sono d’accordissimo con Bertino è nel suo dispregio delle Academy: certo, se uno ha i mezzi per pagarsi un Team di Maestri, grazie…tanto di guadagnato. Ma anche semplicemente é difficile trovarlo, il Team di Maestri. Per me é piú facile procurmene uno, valido, a Lagos in Nigeria ( se mai riusciró a tornarci per un paio d’anni, probabilmente mi risolverebbe, fino ai 12-13 anni, un sacco di problemi che invece non saprei come risolvere in Italia…)Giá se vivi a Bologna, diventi matto a girare per i Circoli alla ricerca di una qualche parvenza di Team di Maestri organizzato…In un mese l’anno scorso mia moglie NON é riuscita nemmeno a parlare con i Responsabili dei Giardini Margherita! Va bene, difficile trovare qualcuno interessato in un bambino che non vive nemmeno in Italia, ma l’atmosfera é quella del menefreghismo o comunque quella descritta da Anto nel primo post del Blog.L’unico centro che sembrava un Training Center e non un Circolo con annessa Scuola di Tennis era il Centro del Maestro Zavoli, anche quello trovato per caso grazie ad un articolo su Match Point proprio il mese prima. Poi, puó darsi che ad approfondito esame, le prime eimpressioni siano completamente errate: me lo auguro. Saró felice di ricredermi e prometto di scriverne.
In piú, anche tu in un tuo post, riconoscevi che da Bollettieri 30 anni fa facevano cose che qui in Italia non si sognavano nemmeno (quando in Italia circolava ancora il Video FIT di Rasicci, io ce l’ho, nel 92-93…e mi sembrava molto datato)…Qualche altro bloggers la pensa come me (leggi per es Roberto)
Ma l’abbiamo detto e ripetuto: Le Academies sono solo uno strumento.
Eppoi i Disadattati non li creano le Academies, eventualmente i Genitori…Se tu ci fossi andato quando tuo padre era in Jamaica, ci saresti andato con tuo fratello e tua madre…Avresti imparato perfettamente l’Inglese, e magari ti vedevi tuo padre piú spesso che se stavi in Italia…Mandare un bambino di 10 anni DA SOLO, quello magari si che é criminale, concordo…
Comunque quando sono in Italia voglio fare un salto a vedere l’ex Sanchez, ora diretta come mi dicevi da Mosé Navarra (Con un nome cosí, avrei scommesso su un suo futuro da top 10…)
Io Nicholas da Bertino l’ho giá iscritto,caparra pagata, ci andrá due settimane a luglio, sono anche sicuro che si divertirá e imparerá … Io ti dico peró: vai anche tu da Bollettieri, senza preconcetti, e osserva: vedrai molte cose negative, probabilmente, con i tuoi occhi scafati da tecnico ma se riesci a vedere tutti i programmi e a leggere senza preconcetto quello che fanno, respirerai atmosfere che difficilmente ritrovi nel circoletto in Italia…Poi, é vero: da Bollettieri da un po’ non sfornano piú nessuno (anche se Haas, Vaidisova, Pierce, Sharapova fino all’anno scorso, si allenano sempre lí) e chiunque sia passato da lí anche per chiedere un indirizzo, dicono che l’hanno creato loro…Ma non mi pare che in Italia, coi loro Team di Maestri, possano vantare chissá quali campioni…A parte Piatti.
Credo anche di essere stato abbastanza critico con Bollettieri elencando le cose positive ma anche quelle negative. A tutt’oggi non sono ancora convinto che sotto i 14 anni la Grande Academy sia l’opzione migliore: forse é meglio una piccola e piú familiare, come la Pat Cash in Australia o la Rick Macci. Magari va benissimo anche quella di Mosé Navarra a Cordenons ma se voglio fargli imparare anche l’inglese al posto del veneto questo é un altro paio di maniche…SCHERZO.
Comunque, non volevo mancare di rispetto a nessuno e tanto meno a professionisti che si adoperano per il bene del tennis. Spero di essere perdonato.
20 Marzo 2007 alle 00:48
Certo che sei perdonato Stefano,sono d’accordo con te quando parli male della Federazione Italiana ,ma la PTR ha una mentalità completamente diversa,alla americana,loro si battono per il tennis puro,per la qualità,ieri sono tornato da Marlengo,ho fatto un corso sul Cardio Tennis,e sono entusiasta,Herbert nel suo discorso iniziale e di chiusura si è commosso più volte ,come uno che crede veramente ,e lotta per quello che fa.
Il libro munchkin tennis,di cui parli tu non è di bertino,ma è stato pubblicato in america qualche anno fa,Bertino in un lavoro decennale ha messo insieme le caratteristiche comuni di tutte le federazioni più importanti,anche se ha mantenuto lo stesso nome,ha parlato poi del libro sucessivo che sta portando a termine,Junior Coaching,che riguarda gli U.12,14,16.
NON BISOGNA AVERE FRETTA STEFANO!Bisogna fare un passo per volta ,non bisogna essere forti a 8 anni,ma a 22-23 anni,hai tutto il tempo.”I bambini sono come delle batterie,fino ai 14 anni vanno caricate,non esaurite….”.
Tu hai fatto il nome di Piatti,che collabora giornalmente con il Monviso Tennis Torino di Bertino,sia a livello tecnico che di preparazione atletica,infatti bertino era il direttore tecnico alle Pleadi,ai tempi d’oro,il video di Liubo è stato fatto da Danilo Pizzorno che lavora al Monviso.
I migliori maestri in Italia sono tutti PTR:Piatti,Castellani,Panajoti,Bertino,Marco Vecchi,persone che io stimo e ammiro,senza parlare di Herbert Schnaubelt.Non ho mai incontrato maestri Federali,che si possano avvicinare al loro livello,ma forse sono stato solo sfortunato………………….
Ad ogni fase del munchkin corrispondono degli obiettivi tecnici da raggiungere e nel munchkin 3,e nel 4,si devono già aver raggiunto degli obiettivi tecnici ben precisi.
Le accademy,e mio fratello lavora in un accademy,non rispettano il principio della PROGRESSIVITA’del carico interno,per questo io non credo che si possa fare un programma continuativo con loro,possono funzionare se si fa corrispondere l’ingresso in un accademy a tempo pieno nel momento in cui ci deve essere l’incremento del carico,e cioè nel TRAINING II,come mi sembra abbiano fatto tutti i professionisti che sono usciti dal Bolletta.Solo questo non condivido delle accademy,per il resto posso essere d’accordo,non credo nel principio delle 6 ore al giorno,è assurdo,chi parte dalla quantità non arriva da nessuna parte(non voglio tirare in piedi Cartesio e la Cartesiopatite dai cui è affetta la maggior parte degli uomini occidentali,perchè ci vorrebbe troppo tempo,ti rimando al libro “difficile ,ma non impossibile”di Riccardo Capanna,che è stato un mio professore all’università,ed io considero un genio,ed è la prima persona che seguo,nell’allenamento).
Fammi avere il tuo numero di fax che ti mando le tabelle,con tutti i principi del LONG DEVELOPMENT PROGRAM.
P.S.ho sconsigliato vivamente un mio allievo che voleva fare un mese a pordenone da Navarra,mentre lo faccio venire a marlengo tutto il mese a Luglio.
Fammi avere il numero di fax,ci sentiamo presto,IGOR
20 Marzo 2007 alle 12:29
Ancora un help, visto che riesco a giocare almeno un paio di volte alla settimana con i miei figli (10 e 7 anni) che tipo di esercizi posso far fare a loro ? Esiste qualche pubblicazione oltre al citato munchkin tennis, che cercherò di procurarmi, che ritenete valido ? Ancora , grazie !
20 Marzo 2007 alle 16:23
Gio 92, probabilmente tu ti aspetti una risposta dai Fior di Tecnici che affollano il nostro blog e sicuramente proprio Igor ti potrebbe dare ottimi consigli…Io credo peró che almeno altrettanto validi consigli ti possano venire da quei genitori che davvero scendono in campo quelle due-tre ore nel week end col proprio figlio,e quindi invito i vari Francesco, Anto, Rita e altri a raccontarsi ancora) perché magari il Maestro mi dice di fare cose che lui sa fare, ma io magari no (come per esempio dare una consistenza tale al palleggio che se l’avessi appunto farei il maestro invece che il medico (vabbé, dai,non mi lamento, all’estero mi pagano bene).
Inoltre, tutti questi esercizi (o drills) sono elencati in decine e decine di libri e se mastichi l’inglese te ne potrei indicare una montagna (a partire da quelli dell’USTA per finire al monumentale Tennis Training di Castellani, questo in italiano). Ho trovato Tennis Drills, Tennis Tactics, Power Tennis e Pressure Tennis (tutte pubblicazioni USTA) piuttosto utili. I libri della Strategy Zone della Bollettieri Academy sono ancora piú specifici ma sono piú libri da Coach che da Genitore. Ma sto citando a memoria: mi riprometto di inviarti qualche titolo piú preciso.
Credo comunque che qualche buono spunto complementare lo potresti trarre anche da noi Tennis Parents: ma prima di tutto la cosa piú giusta da dire é che molto dipende dal livello di gioco e dal carattere del figlio in questione (in base al Primo Comandamento secondo cui NON esiste un allenamento perfetto per tutti ma ne esiste uno perfetto per te).
In base al carattere puoi decidere se insistere sulle ripetizioni o se alternarle piú spesso con points drills (ai 7,11,21) e con mini partite guidate, insistendo magari su un colpo in questione (Per esempio giochi contro di lui e tu giochi SENZA rovescio e lui quindi deve cercare di giocarti sul rovescio…imparerá presto che prima sarebbe bene spostarti sul dritto E POI giocarti sul rovescio che tu non puoi usare…Etc Etc Etc)
Ma se devi migliorare i fondamentali non si scappa, e lo dicono a Mosca allo Spartak, lo dicono da Bollettieri, lo dice Langsdorf in California, devi fare Ripetizioni. E io ho trovato utilissime le ripetizioni al Cesto con il feeding a una mano: cominci vicino alla rete, poi ti allontani, allla linea del servizio, e poi piú indietro (e magari cominci asd usare la racchetta).
Quindi, prima cosa: comprati due cesti di quelli con cui anche raccogli le palle appoggiandogli il cesto sopra, e un centinaio di palle d’allenamento. E poi cominci: prima il dritto, poi il rovescio, e se ha il rovescio a due mani: prima un cesto con la sinistra, poi uno a due mani, poi uno col rovescio slice, e poi ancora, indietreggiando, variando la direzione (un cesto angolati, un cesto lungo linea, poi alternando uno e l’altro), e poi anche il feeding facendolo muovere e controllando il feeding. Poi vai col cesto a fondo campo e gli fai il feeding tu stando sulla linea di srrvizio e lui a fondo campo, magari 12 palle, un dritto e un rovescio, curando molto il footwork (movimento dei piedi) e il recovery(il recupero al centro).
Noi facciamo sempre almeno un’oretta cosí,e a volte anche due, tutti i sabati e domeniche e almeno una volta durante la settimana, prima di cominciare “a divertirci”…Devo dire che dipende molto dal livello di gioco, ma se alterni gli esercizi, usando anche come bersagli coni o pupazzi,magari facendo di tanto in tanto qualche partitella a minitennis o altro, le Ripetizioni non sono poi cosí noiose. Sono invece utilissime e non mi sono sorpreso leggendo che anche Todd Martin ha usato il Cesto a Mano nel ricostruire il Dritto di Mardi Fish.
Ovviamente, queste cose non me le sono inventate io ma le ho “rubate” osservando Lance Luciani e Margie Zeisinger allo Strategy Zone alla Bollettieri ma anche John Birrel alla Pat Cash. erto, aumentando il livello dopo hai bisogno del Palleggiatore che comunque devi sempre usare e alternare (io uso anche la Macchina Lanciapalle oltre a Ragazzini e Coach Locali, e poi ovviamente, sia io che mia moglie siamo ancora in grado di palleggiare, ma credo che nulla sostituisca l’efficienza del “cesto a mano” nel momento di porre le fondamenta del colpo).
Allo stesso modo puoi cominciare ad allenare le volley.
I risultati li vedo coi miei occhi…Certo, ci sono i rischi che troppo feeding al cesto non sviluppi la reattivitá ma sta a te a un certo punto cominciare a variare e a non dare mai palle uguali: qui stiamo parlando di warm up, di fondamentali, di MIELINIZZAZIONE DEI NERVI….
Unáltra cosa che noi facciamo é fare molti foot drills, cioé esercizi che riproducano i movimenti dei piedi, usando coni, scalette, segni di gesso sul cemento, balzi dai gradini, jumpin’ rope, e poi i solitio esercizi tipo ‘la stella’, i ’suicides’, etc comuni a quasi tutti gli sports.
Rimanendo agli esercizi sul campo da tennis, ve ne sono a centinaia:
tu ti metti sulla riga del servizio e fai il feeding a tuo figlio a fondo campo, dall’altra parte della rete: prima palla un dritto incrociato, seconda palla un dritto a sventaglio e si gioca il punto: se cioé tu gli ributti di lá la palla, si gioca…Primo che arriva a 11 vince.
Poi si cambia: prima palla dritto incrociato, seconda palla rovescio incrociato (o lungo linea, e cosí via…il limite é la tua fantasia)
Noi facciamo molte partitelle: magari mio figlio e mia moglie (o un amico)sono a rete, e io a bordo campo lancio la palla alternativamente all’uno o all’altro, che deve correre indietro in difesa e cercare di rimettere in gioco la palla con l’altro a rete e poi si giocano il punto…
Chiaro, tutte queste cose (e millanta altre) non le fai tutte nello stesso giorno ma il segreto é variare, stimolare la fantasia, dargli motivazioni e soprattutto soddisfazioni…Poi,certo, anche partite vere e normali, con te e con qualche coetaneo, e da queste ricavare delle informazioni: se fai troppi doppi falli, ok, la prossima volta facciamo un po’ piú di servizi (che comunque andrebbero esercitati almeno una volta a settimana), senza dimenticare volley, smashes, smashes al rimbalzo, swing volleys e soprattutto Ritorni di Servizio, magari servendogli un cesto di palle da metá campo… Ma anche insegnargli la palla corta e il pallonetto: io mi ricordo che giá a 6-7 anni gli facevo fare , lui partendo dalla riga del servizio, quattro, cinque palle di seguito alternando passante, smorzata, lob, recupero, passante, smorzata, lob, etc… Loro si divertono a fare sempre cose diverse, il problema é semmai costringerli a ripetere cose che quel giorno proprio non gli riescono…
Magari scrivendo queste cose mi faccio ridere dietro e compatire, ma fino ad ora, grazie anche alle full immersion in Florida, e al fatto che comunque lo faccio anche palleggiare con palle piú pesanti della mia,di Nicholas mi han sempre detto tutti che almeno tecnicamente non l’ho rovinato…Il che, per un Medico, é importante: Primum Non Nuocere.
20 Marzo 2007 alle 16:25
Dimenticavo: per comprendere meglio quanto sopra, devo precisare che Nicholas ha appena compiuto 10 anni.
20 Marzo 2007 alle 21:04
Anzitutto vi devo ringraziare per questo blog interessantissimo,mi ci sono volute due settimane ma ho letto tutto quello che è stato scritto…….specie la lunghissima mail di Stefano Grazia (tra l’altro interessantissima).
Avendo un figlio di due anni e mezzo ed amando il tennis in modo smodato mi è venuto naturale seguire il dibattito.Chissà se avrò la costanza e la forza di “spingere” mio figlio come il nostro Stefano……giuro che mi piacerebbe avere il suo coraggio.
un saluto a tutti.
20 Marzo 2007 alle 21:51
ancora una volta eccellenti gli interventi del nostro.. chairman Stefano…sia quello della sintesi che puntualmente ci regala, sia l’ultimo sulla tecnica di allenamento.premesso che io non ho nè le competenze tecniche nè il suo livello di gioco parlo da osservatore esterno :Concordo con stefano che ogni realtà è diversa dall’altra.Noi a Palermo,al nostro Ctp, abbiamo la fortuna di avere un Maestro Rumeno ,eccezionale per tecnica esperienza,intuito , pazienza e capacità di formare i piccoli ma sopratutto una passione unica.I risultati gli danno ragione infatti negli ultini 6 anni ha portato a casa 2 coppe Lambertenghi :Domenico Albano circa 6 anni fa e la sorella Silvia nel 2006.
Il nostro sostiene che la tecnica e la purezza dei gesti tennistici siano allla base di tutto e si imparano dai 5 a i 10/11 anni dopo è tardi.
Per rispondere al quesito specifico di Stefano il bivio ,la scelta si pone nelle femmine verso i 13/ 14 anni ;per cui se a quell’età sono tra le top 5 d’italia si impone la scelta di una accademia (Quale?). Rilancio la palla oltre la..rete.
20 Marzo 2007 alle 23:31
Siccome l’ho citato spesso, vi riporto uno stralcio da un’intervista a Robert Lansdorp, il guru dei coaches della West Coast. E’ stato il coach della Austin, anche di Sampras, della Myskina,la Davenport ed ora della Sharapova…Non ha una sua Academy, non ha neanche un suo campo privato…Pare si presenti al suo Circolo a LA con un carrello pieno di palline: è tutto quello che gli serve.
INSIDE TENNIS: Lei è famoso per far colpire a i ragazzini migliaia di palline (You’re famous for feeding kids thousands of balls. )
RL: E’ la Ripetizione. E’ l’abilità di farli colpire palle che pensano di non essere in grado di colpire. (It’s the repetition. It’s the ability to make them hit balls that they don’t think they can hit. ) E’ l’Etica di Lavoro. Poichè io ne ho molta, riesco a trarre la stessa etica da loro. E’ un processo di parecchi anni, di formazione dell’individuo. Naturalmente con atleti come Sharapova, Austin, Sampras appare evidente che hanno dentro di loro il potenziale di uno Slam. Ma devi fornirgli ugualmente gli strumenti e la fiducia che tutte le loro qualità funzioneranno ( It’s the work ethic. Since I have a great work ethic, you get the same ethic out of them. It’s a process of several years, molding the person. Of course with somebody like Maria, Tracy or Pete, they have a championship quality within. But you have to give them the tools and the confidence that all their qualities will work.) Se si mette Maria Sharapova a colpire il suo dritto innumerevoli volte,alla fine sarà in grado di controllarlo perchè avrà visto centinaia di migliaia di palle arrivare verso di lei a cento miglia all’ora. Io posso indirizzargli la pallina un piede dentro la linea, un piede da fondo campo, cento miglia all’ora, di continuo. E posso cambiare il ritmo,la velocità della palla, all’improvviso. Si tratta solo di lavoro costante e di controllare la solidità del colpo (dall’apertura al follow through)
(By having Maria hit her forehand over and over again, she’s able to handle it because she’s seen hundreds of thousands of balls come to her at 100 miles per hour. I can hit them out of a basket a foot inside the line, a foot from the baseline, 100 miles an hour, over and over. Then I can change the pace all of the sudden. It’s just constant work and making sure that the drive is clean and through the ball.)
(…)
IT: Molti dei Campioni negli anni più recenti o erano Americani figli di immigrati (Agassi,Chang,Sampras) o venivano dall’Europa dell’Est (Lendl,Navratilova, Hingis, Seles). Adesso c’è l’ondata russa. Lei pensa che gli americano abbiano ancora la Motivazione Interna, la brutale ferocia, insomma quel che ci vuole per tornare ai vertici? (So many of the great champions of recent years either are first-generation Americans — like Agassi, Sampras, or Chang — or they come from Eastern Europe — like Lendl, Navratilova, Hingis, Seles. Now there’s the Russian wave. Do Americans still have that inner drive, even ferocity, to reach the very top? )
RL: Non credo si tratti di questo. Per me un bambno è un bambino. Quando un bambino si diverte a giocare ad un età precoce, ci sono molte possibilità di alimentare questo suo talento anche negli US. SE I GENITORI LO SOSTENGONO, ALLORA C’E’ UNA POSSIBILITA’.
I don’t think that’s it. To me, a kid’s a kid. When a kid loves to play at a young age, that has to be nurtured a little bit better in this country. It has to come from the parents. If the parents are behind the kid, then you have a chance. (…) . MA DEVI COMINCIARE QUANDO SONO MOLTO GIOVANI, quando hanno 6,7,8 anni. Una volta che di anni ne hanno 12 è già più difficile.E lo è ancora di più se di anni ne hanno 14 o 15. A 17,18 ormai è cosa fatta. Se una ragazza non ha già vinto un torneo importante a 16,17 anni, sarà molto difficile che possa mai diventare numero uno
(You’ve got to start them very young, when they’re six, seven, eight. Once they’re 12, it’s more difficult. Once they’re 14, 15, it’s far more difficult, and once they’re 17,18, it’s almost a done deal. If a girl hasn’t won major tournaments by the age of 16, 17, she’s not going to be No. 1.)
Vabbè, magari la Mauresmo l’ha smentito ma a 17,18 era comunque già in finale agli Aussie Open…Comunque quello che dice Lansdorp è la stessa cosa che dicono Lance Luciani e Margie Zesinger alla Bollettieri o i Coach Russi a Mosca o i Neurologi dell’articolo del NY Times…
Ma intendiamoci: anch’io sono d’accordo che il Bambino debba anche e soprattutto divertirsi. Io ho l’illusione che fra un centinaio d’anni quando mio figlio si ricorderà di me, si ricorderà di un papà che passava molte ore con lui all’aria aperta (sul campo da tennis, ma anche sugli sci, in piscina, sul campo da golf).
Ma dalle Ripetizioni mi sa che non si scappi. E non per diventare degli automi, come temono molti addetti ai lavori italiani, ma per essere in grado poi di fare poi “cose che noi umani non possiamo nemmeno immaginare”.
21 Marzo 2007 alle 14:26
Mi sono fatto venire male agli occhi ma giuro che ho scoperto questi post stamattina e li ho letti tutti fino ad adesso.
Non ho la forza di dire altro in questo momento.
21 Marzo 2007 alle 14:31
…anche perchè devo portare mia figlia più piccola a fare preparazione atletica e dopo andiamo insieme a prendere il più grande al termine dei suoi allenamenti.
Non c’è qualche ente, pubblico o privato non importa, che abbia sviluppato un sistema di navette?
21 Marzo 2007 alle 22:42
Ragazzi, ma fate un copia e incolla su word, stampate, e leggetevi il tutto con calma a casa, non fatevi mica venire il male agli occhi per me!
Benvenuto Filippo, bentornato Francesco, dove sei finito Anto? E aspetto il commento di Roberto…ho alcune cose da aggiungere ma devo aiutare mia moglie a fare le valigie (che già comincia ad essere gelosa …di Ubaldo!): domani rientrano in Italia, una settimana sugli sci e poi due settimane in Florida da Bollettieri…Io no, qualcuno deve pur per restare pagare i “bills”…
23 Marzo 2007 alle 17:13
NON CONTENTO DEI RIASSUNTI (PREVIOUSLY ON…) IL VOSTRO UMILE VICE CHAIRMAN SI DEDICA ORA AI CROSSOVER:
Dall’articolo di Angelo Mancuso
REZAI CHE MALEDUCATA A MIAMI
LA TENNISTA CHE VIAGGIA IN ROULOTTE
E IL SOLITO PADRE ALLENATORE
(apparso in Prima Pagina il 22/03/07)
si è sviluppato un post che merita in realtá di essere collocato almeno come riassunto nel nostro Sub-Blog “Genitori & Figli”. Mancuso stigmatizza il comportamento maleducato di Aravane Rezai, che dopo una sconfitta non si presenta in Sala Stampa e poi, costrettavi pena la sanzione di una pesante multa, vi resta per il tempo record di 32”, in pratica rifiutando di rispondere. Cogliendo lo spunto da questo episodio, Mancuso viene a parlare del Padre Padrone (o meglio del solito “Padre-Allenatore, come recita il titolo probabilmente di Ubs) Arsalan, assurto a popolaritá l’anno scorso dopo l’exploit della figlia al RG dove raggiunse il terzo turno partendo dalle Quallies. E fin qui tutto bene. Ma pare che Papá Arsalan sia un po’ manesco, un po’ cafone, e che abbia il vizio di intimidire le avversarie della figlia e soprattutto di litigare alla Dokic un po’ con tutti, ultimo in ordine di tempo il capitano non giocatore della nazionale francese di Fed Cup, Georges Goven, reo di non sosteneree come dovrebbe la figlia. Risultato: per due anni la Rezai non potrà entrare nell’impianto del Roland Garros, eccezion fatta per le due settimane in cui si disputa il torneo e Espulsione come Persona Non Gradita del Papá da tutti i tornei in programma in Francia.
Conclude Mancuso: “Di genitori un po’ sopra le righe il circuito femminile ne ha già conosciuti diversi: per restare solo ai più noti si va dal padre della franco-canadese Mary Pierce a quello della serba Jelena Dokic, passando dall’esuberante Richard Williams per arrivare all’antipatico Yuri Sharapov. Quando si mettono in testa di fare gli allenatori oltre che i genitori, l’esperienza insegna, spesso sono guai… Voi che ne pensate? Attendiamo pareri.”
Un post, quindi da Genitori e Figli…
Uno dei primi commenti è quello dell’Anti Nadal al secolo Vincenzo Torzillo famoso principalmente per la Teoria della Negazione Assoluta dell’Evidenza nel blog su Nadal considerato dal Nostro un immarcescibile broccaccio, il che in conclusione squalifica a mio avviso ogni altro suo giudizio. Vincenzo commenta infatti gelido sprezzante:
“i genitori non devono rompere….e stare a casa!!! ”
Gli risponde subito magistralmente, serafico ed ironico, Giovanni di Natale : “anche gli zii devono stare a casa… così magari battere Nadal è più facile… ”
E mentre il vostro umilevice chairman spalleggiato da Francesco (che ricorda ai non frequentatori di Genitori & Figli il Servizio del NYTimes, quello della mielina e dei Driver Parents/Early Kids proposto da Angelica) invita tutti a non generalizzare e a non condannare indiscriminatamente, irrompe anche Ubaldo che deve aver avuto da sua moglie il Divieto di frequentare il blog Genitori e Figli e quindi cerca altri spazi per dire la sua. Se Francesco infatti dice: “non dobbiamo dimenticare che in questo sport senza la presenza ed i sacrifici dei genitori non si va da nessuna parte e non vi sono possibilità di emergere” anche Ubaldo, all’interno del suo blog incentrato principalmente sugli screzi giocatori/giornalisti conferma che “Riguardo ai genitori sono convinto che ce ne siano stati di pessimi, altro che, ma penso anche che un genitore normale _ e per normale intendo uno molto equilibrato senza una passione smodata per uno sport _ difficilmente sarà il padre di un figlio campione. A meno che il figlio sia cresciuto a due passi da un campo di tennis, di un circolo, e abbia passato lì tutta la sua infanzia, anzichè giocare ai cowboy (quello succedeva ai miei tempi), alla playstation (oggi…)” e si dichiara d’accordo con me quando affermo che il mestiere del Genitore é il piú difficile al mondo e ve n’é uno solo ancora piú difficile, quello del genitore di un figlio tennista…
Anto si sofferma sull’importanza del genitore nell’educazione del figlio (Se mio figlio fosse un professionista e dopo una sconfitta un giornalista tipo alla Scanagatta gli chiedesse lumi e lui si rifiutasse di rispondere, lo prenderei a calci nel sedere) ma dimentica di aver scritto che non era d’accordo con chi avrebbe voluto staccare l’orecchio sl figlio qualora questi rompesse la racchetta in un impeto di rabbia mentre Marcos è, come Trinitá e Sartana, gli eroi della sua infanzia : Dio magari perdona, ma lui no, non quando “il padre quando minaccia e mena” che allora è anche un delinquente.
Vieri Peroncini invece merita il prossimo post tutto per lui.
23 Marzo 2007 alle 17:15
VIERI PERONCINI SCRIVE INFATTI il 23 Marzo 2007 alle 00:15 :
Pare anche a me che almeno in parte l’argomento riguardi il rapporto genitori-figli-tennis, ed è senza dubbio discorso che parte da lontano e si fa denso di risvolti, diramazioni, cause e conseguenze. L’arrogante maleducazione della Rezai stessa, possibile indole individuale a parte, può essere presa ad esempio di atteggiamento che verosimilmente affonda le sue radici in pessime abitudini educazionali, genitoriali e sportive. Pessime abitudini che assai difficilmente fondano buoni giocatori. Pur affacciandomi solo da qualche mese alla finestra dell’agonismo, dal mio angolino d’Italia tennistica, cioè il confinario Friuli-Venezia Giulia, e solo in qualità di chaperon del miglior tennista della mia famiglia, non riesco a meravigliarmi di un tanto., il dato che emerge prepotentemente è uno solo, ossia la presunzione. Nel tennis “Under” locale, ci si deve giocoforza dibattere tra genitori convinti assertori del fatto che il proprio figlio “non sbaglia mai”, altri che non rispondono più (a 12 anni) alle convocazioni delle Rappresentative Provinciali e Regionali perché a loro dire non trovano avversari al loro livello, altri ancora che contrattano il passaggio del loro campione ad altro club come se questi avesse un curriculum di sole vittorie alle spalle mentre il povero piccino non è riuscito a vincere un singolo torneo in tutta la stagione. Per contraltare, la stragrande maggioranza di questi presunti campioncini si sciolgono come neve al sole al semplice trovarsi sotto di qualche game contro avversari meno titolati (???) ma noncuranti di trovarsi di fronte a cotante promesse, e allora sono pianti e lanci di racchetta. Infine, vi sono altri deliranti genitori che all’atto di una sconfitta non preventivata (e quando mai, se sono imbattibili e non sbagliano mai?) mostrano i pugni al piccolo sibilando tra i denti “Hai perso? Vedrai cosa ti succede a casa!”.
E cosa potrà mai succedere? Per una sconfitta in un torneo Under 10? Vengono i brividi a pensarci, almeno a me.
Ah, dimenticavo: non trascuriamo il fatto che i nostri campioncini hanno moltissimi problemi di natura oculistica, vedendo sempre in campo i propri colpi e spessissimo fuori quelli degli avversari. Balza agli occhi questa discrepanza percettiva (Miopia? Presbiopia? Delirio di onnipotenza? Slealtà simplex?), ma certo non è cosa che faccia bene. Non nel senso decoubertiniano dell’intendere lo sport, ma per altri due motivi. Uno psicologico, in quanto l’abitudine a prendere scorciatoie non può aiutare nei momenti di difficoltà (vedi lo sciogliersi come neve al sole, sopra) e non serve contro avversari altrettanto agguerriti, preparati e determinati a non farsi prendere per il naso. Uno squisitamente tecnico, ossia che il considerare sempre con infinita tolleranza i propri colpi e soprattutto ai propri errori non è stimolo al miglioramento dei colpi di base e non aiuta, come si dice, a dare una dimensione al campo.
Non posso essere certo che malvezzi simili siano alla base della maleducazione della Rezai, Carneade di turno: ho invece la certezza, anche senza riprova, che in questo modo si piantano solidamente solo semi di future, cocenti delusioni e bruschi risvegli.
23 Marzo 2007 alle 17:32
Quanto a me, scrivo le solite cose, e Francesco si trova ancora una volta pienamente d’accordo con me nel non comprendere e non accettare il cliché del Solito Padre Allenatore che deve essere per forza disprezzato dai media e dagli Addetti ai Lavori´, almeno quelli piú superficiali, e ‘mandato a casa’ come vorrebbe Vincenzo.
Certo, ve ne sono alcuni da esecrare, ma la VERITÁ, l’unica incontestabile, é che dietro ogni campione c’é un genitore motivato. Senza quest’ultimo difficilmente avremo qualcosa di piú di un Seconda categoria. Nel mio primo post riportavo una frase, di Clerici o Tommasi: In Italia non mancano i Campioni.Mancano i Genitori dei Campioni. Autocitandomi, e cercando di spiegare perché sono sempre molto cauto quando mi trovo di fronte a certi atteggiamenti sulla carta e soprattutto visti da lontano e dall’esterno, apparentemente incomprensibili, ripeto:
Nessuno mette in dubbio che vi siano in giro persone poco raccomandabili, persone che sfruttano il talento dei figli mollando il lavoro e investendo sul futuro incerto caricando gli innocenti di un peso immane di responsabilitá e pressioni…E blah, blah, blah…Quante volte ne abbiamo parlato e spesso anche un po’ pontificato…Yuri Sharapov sará anche antipatico, ma la Figlia lo adora e sia Lansdorp che Spadea, l’uno in una intervista l’altro nel suo libro, ne parlano per esempio bene… Jim Pierce lo vedo sempre da Bollettieri , sembra sia tornato in buoni rapporti con la figlia…Peter Graf i problemi li ha avuti con la moglie e con le tasse, non certo con la Steffi…E Mike Agassi, bé, probabilmente Andre non lo perdonerá mai abbastanza da averlo reso miliardario e un icona sportiva fra le piochissime ad essere conosciute in tutti gli angoli del globo (chi oltre a lui? Michael Jordan, Tiger Woods…forse Schumaker, poi basta)
Con ció nessuna scusante, anzi…Solo che ogni tanto mi sembra di poter riuscire a capire certi meccanismi che fanno scattare la molla ad un comportamento per altri versi criticabile…Il Genitore che cerca di intimidire gli avversari va condannato e punito, il Genitore che imbroglia, frega (se non addirittura avvelena gli avversari…é successo anche questo) va condannato e punito, ma il Genitore che cerca di proteggere la figlia da quello che magari a torto ma in buona fede ritiene essere un sopruso ai suoi danni, magari commesso da piccoli uomini che abusano dei loro piccoli poteri, bé, quello a volte mi sento di comprenderlo, se non di giustificarlo, di capirlo…
Per questo dico, di ogni storia, bisognerebbe davvero sentire le diverse versioni…
Insomma io ci andrei piano prima di giudicare tout court e prima di condannare definitivamente un Tennis Parent solo sulla scorta dei giudizi filtrati da altri,vorrei conoscere non solo lui e la sua versione dei fatti, ma anche e soprattutto quello con cui avrebbe litigato…Dimmi con chi ti litighi, o chi ti sta sul gozzo, e ti diró chi sei…Magari a volte é anche motivo di vanto l’aver mandato a quel paese qualcuno… Invece l’aver cercato d’intimidire gli avversari della figlia, questo no: se é vero, mi sembra molto piú grave …
24 Marzo 2007 alle 01:49
confermo: quando (se!) un uomo minaccia e mena, sia questi padre, sia questi figlio, sia lo spirito santo, per me rimane un delinquente!
non mi stimolare su dio ed il perdono, però…
…senno passo a spinoza immediatamente ed esco dal tema.
e, poi, come avvenne per lui…non vorrei che l’ubaldo mi scomunicasse!
marcos
24 Marzo 2007 alle 18:00
il riferimento a dio perdona,io no era stato stimolato dal tuo riferimento ai Western all’italiana in un post precedente… Io invece “quando (se!) un uomo minaccia e mena, sia questi padre, sia questi figlio, sia lo spirito santo” mi chiedo sempre se sarebbe potuto succedere anche a me (sia di menare che di essere menato!)…Cioè mi piacerebbe sapere che cosa è successo veramente e perchè, perchè non è stato possibile risolvere pacificamente il problema, perchè qualcuno si è sentito prevaricato e offeso da dover passare alle vie di fatto ponendosi immediatamente, lo riconosco, dalla parte del torto…Non mi riferisco tanto ai presunti episodi di intimidazione (Possibile che esistano persone così cattive dentro da ‘intimidire’, insultare, picchiare un ragazzo solo perchè avversario di tuo figlio/a? Esiste dunque davvero il Male con la M maiuscola? evidentemente si, basta leggere il giornale o guardare la CNN per argomenti ben più importanti dello sport) ma posso immaginare di capire la frustrazione che può assalire chi ha dato tutto per il figlio/a (al punto da vivere in roulotte) e si scontra (forse, sia ben chiaro)contro i muri eretti dall’ottusità del potere politico… Intendiamoci, magari il Capitano della Fed Cup ha solidissimi argomenti, è stato cordialissimo (guardi signor Rezai,vorrei tanto aiutarla, ma i posti sono tot e ci sono tot persone che,risultati alla mano, son più forti di sua figlia) e in questo caso mi accoderei a te nel dar del delinquente cafone al Padre Cattivone… Ma anch’io ho il temperamento focoso (anche se non meno mai nessuno) e qualche parolina di troppo ogni tanto me la lascio scappare… di solito poi chiedo scusa, a volte anche se resto convinto d’aver la ragione dalla mia parte, ma forse è per questo che resto morbosamente affascinato (scherzo,non fraintendermi)da certi comportamenti e mi piacerebbe capire meglio e di più, magari anche per evitare di trovarmi nella stessa situazione… Ciò detto, preferisco sempre uno che me le canta in faccia piuttosto di uno tutto sorrisi che mi pugnala alle spalle, genitore o figlio che sia anche questo…Sono fuori tema oppure anche questo è un argomento da sviluppare: il Genitore Tennista come Dr Jeckill & Mr Hyde…
24 Marzo 2007 alle 18:25
Un aneddoto, per capire anche quanto sopra: mia moglie la settimana scorsa telefona da Luanda all’Ufficio FIT dell’Emilia Romagna per chiedere informazioni sul Rinnovo della Tessera FIT e chiedendo quali sono le regole che governano il passaggio da un circolo all’altro, problema questo da noi particolarmente sentito perchè viviamo all’estero e non essendo “addentro alle cose” non vogliamo nemmeno legarci indissolubilmente a qualcuno e poi rimpiangerlo…Nicholas al momento è stato iscritto,quasi a nostra insaputa, da un Maestro nostro conoscente e affiliato a un circolo in cui non ha in pratica mai messo piede nè probabilmente lo metterebbe mai nel caso ci trasferissimo a Bologna…E’ comunque anche iscritto all’USTA in Florida (dove paghi solo la Tessera e non hai bisogno di un Circolo). Bene, mia moglie viene a scoprire con raccapriccio (vabbè, relativamente parlando) che per gli Under 10 ancora no, ma dal prossimo anno se ti fai la tessera FIT con un Circolo in pratica sei costretto a rimanere con loro due anni + due (non ho capito bene) salvo pagare una penale che non sempre comunque viene concessa…Vabbè, spiegazione confusa, magari qualcuno ne sa di più e può spiegarmela, ma quel che conta qui è il concetto; voi iscrivete vostro figlio a un circolo e a un programma con un Maestro e dopo 6 mesi,un anno, le cose non funzionano e volete cambiare…E NON POTETE! Si,l’ho letto anch’io quell’articolo su una rivista FIT del Cattivo Maestro che sarebbe quello che ti avvicina con fare sornione (anzi avvicina i genitori) e spiega che quel che sta facendo con quel tal Maestro è tutto sbagliato, che invece lui si che saprebbe come fare, che garantirebbe i risultati che mancano, e gli Ingenui Genitori attratti da mille chimere cambiano… Ma d’altra parte, anche dover stare 2 o 4 anni PER AMORE O PER FORZA nello stesso circolo con lo stesso Maestro (o non poter seguire il Maestro che cambia circolo,per esempio) mi sembra ugualmente un controsenso…
Capisco anche il volersi proteggere dall’aver cresciuto un Talento che poi ti lascia perchè attratto dalle Mille Luci della Grande Città, ma this is life, isn’t it? Se di Talenti poi ne sviluppi tanti, qualcuno se ne accorgerà pure, prima o poi…
Comunque, e questo è il punto a cui volevo arrivare, a mia moglie che chiedeva al Segretario FIT come questo era possibile e che ora si spiegava come mai poi molti talenti scegliessero di andarsi ad allenare all’estero, la risposta del Segretario FIT era: si, che se ne vadano pure…Noi qui ne abbiamo tanti
Mia moglie che si tiene le cose dentro ha risposto : va bene, grazie, buona sera…
Io non so se mi sarei riuscito a trattenere. Come non mi sono trattenuto quando il Coach Angolano qui,invidioso perchè io, Lo Straniero, gli organizzavo i Tornei per i Bambini Perduti, si è arrabbiato perchè facevo il tifo per mio Figlio da dentro il campo (dove stavo per raccogliere le palline che non finissero nei canali di scolo colmi ancora d’acqua piovana) e a causa del mio sfogo mio figlio non ha potuto giocare per due mesi coi suoi coetanei (il Coach aveva proibito ai Locals di giocare con lui pena l’esclusione dal Club)…Poi adesso siam tornati amiconi-anche perchè gli altri Coaches erano insorti- e i Bambini Locali mi chiedono quando organizzerò il prossimo torneo, visto che senza di me non ne hanno più giocati…Sto perdendo il filo, come al solito…Il motivo di questo Post?
Cosa ne pensate di questa regola della Tessera FIT e dell’Obbligatorietà dell’Affiliazione alo Circolo? Tenete presente che in US voi pagate la Tessera USTA ,period. Dopo potete giocare sempre e dovunque.
Cosa ne pensate anche della risposta del Segretario: che vadano pure, noi qui ne abbiamo fin troppi…?
24 Marzo 2007 alle 22:54
Quando non sei mai stanco, quando pensi che non ti arrenderai ai draghi. Quando hai la lingua di fuori, ma non hai paura. Quando non sai che significa vincere, perdere, vuoi solo giocare, giocare, giocare. E’ lì che ti prende il sentimento confuso che nulla può finire, che sopravviverai alla terra. Quando alzi le braccia sul traguardo, che esiste solo per te. E’ in quel momento di puro sport, di prima piccola immortalità, di denso piacere. Hai incontrato l’infinito. Non c’è niente come lo sport che ti dica in tempo reale chi sei. Quanto vali. E ti sprema i sogni per farne uscire il succo.
Anche se il bambino non è mai entrato al Maracanà, Wimbledon o sulla pista di Monza, sente di poter scrivere pagine importanti nel calcio, nel tennis, o nell’automobilismo. Ancora, aspira a correre più veloce del vento sugli anelli olimpici, a disegnare volteggi arabescati sulle piste di pattinaggio.
Il battito cardiaco pare uscire dalla prigione della cassa toracica, il sudore conoscere piccoli assaggi d’infinito. E’ il momento ineffabile dell’investitura di una missione che porterà davvero lontano, ad essere un personaggio amato o detestato in maniera che oggi diremmo globale.
Il problema è il viaggio, le trappole, le insidie, il prezzo a volte troppo alto da pagare.
In un percorso temporale, quello dell’atleta, oggettivamente limitato, la contraddizione in sé fra la finitezza del «Kronos» e l’eternità dell’«Eidos» agonistico è talvolta troppo forte da sopportare, tanto da far emergere tutto l’abisso della fragilità umana. E’ il caso della distruzione del mito Ben Johnson, della drammatica epifania di Mohammed Alì come ultimo tedoforo ad Atlanta ’96, della nausea della perfezione di Bjorn Borg, della devastante bulimia di Nadia Comaneci, dell’immenso funerale di Ayrton Senna. L’impossibilità di mantenere l’innocenza dei bambini, ma continuare ad essere bambini senza patteggiare la fatica di essere adulti, rasentando l’infinito.
Atleti che hanno vissuto (ed in alcuni casi sono morti) per una gara, per una partita, per un gesto sportivo; uomini e donne che hanno dato tutto (e preso anche molto) alla loro disciplina, condannati alla perenne ricerca di quell’attimo di infinito che la competizione e la vittoria possono dare. Talenti eccezionali che hanno giocato con le proprie vite, che attraverso lo sport hanno tentato di condurre un’esistenza migliore, per uscire dalla fame, dalla miseria, dalla timidezza, da un disagio fisico, psicologico, sociale. Hanno cercato di guarire una ferita nelle proprie storie personali, di mettere a tacere un senso di inadeguatezza incolmabile. C’è chi ha saputo cavalcare il successo con leggerezza, c’è chi è naufragato sotto il suo peso.
Ricordo il giorno in cui Bjorn Borg tentò di suicidarsi: la potentissima macchina che per funzionare aveva bisogno di allenarsi per 8 ore al giorno, il profeta degli scambi interminabili, delle grande maratone tennistiche, per tanti anni è riuscito a controllare le sue emozioni ma, giunto alla soglia dei ventisei anni, qualcosa si è spezzato, all’improvviso ha visto fuori dal recinto di un campo da tennis e per il fuoriclasse di Sodertaije è cominciata la crisi, una depressione che lo ha spinto a tentare il suicidio e gli ha fatto dilapidare il patrimonio multimilardario che i successi nel circuito gli avevano garantito. Poi, forse per bisogno di soldi, molti anni dopo, è tornato a giocare senza riuscire a vincere più una partita.
Ricordo Yannick Noah, dopo quell’improvviso e stravolgente titolo a Parigi perdere, per sua stessa ammissione, il lume della ragione. Un bagno di popolarità impressionante, soprattutto in patria, che gli costò paradossalmente una profonda crisi interiore sfociata in manie autodistruttive, fino alla volontà di suicidio pur di sfuggire a quella morsa.
Ricordo Boris Becker lamentarsi del fatto che i sacrifici, dal punto di vista fisico, sono enormi, che a 30 anni, carichi di acciacchi e infortuni, se ne dimostrano 50.
Ricordo Buster Douglas, il primo ad avere sconfitto Tyson, che si è rifugiato nel cibo, e arrivato a 150 chili respinge l‘offerta quotidiana di tornare sul ring contro King Kong per cento milioni di dollari.
Ricordo Tonya Harding, che voleva vincere. Lucidamente, freddamente, identificò il Nemico e la rivalità sportiva prese la forma del tentato omicidio. La pattinatrice Nancy Kerrigan fu aggredita dopo una sessione di allenamento ai Campionati nazionali. Colpita al ginocchio destro con una sbarra fu costretta a ritirarsi, e il titolo nazionale andò alla Harding.
E l’ultima partita di Maradona, quando il numero dieci più famoso del mondo piangendo urla: “Io sono sporco, ma il calcio è pulito”. Al poliziotto che lo andò ad arrestare dopo un festino fatto di coca e belle donne e che lo rimproverò: “Perché lo hai fatto, eri l’idolo di mio figlio!”, lui strafatto rispose: “Stronzo! Tuo figlio aveva te”…
Ricordo ai Giochi di Atlanta un maratoneta, un fagotto nero imbrattato dalla sua crisi intestinale…continuava a correre, gli occhi pazzi dal dolore. Basta! gli urlavano. Per fermarlo gli sono saltati addosso in cinque. Vincere può diventare una follìa che va oltre il corpo
Uomini e donne che hanno fatto tutto velocemente e le vittorie sono una parentesi tra quello che erano prima e il presente. Il centro è un’altra storia, così grande e così niente, come una qualunque felicità. Divinità grandiose e infantili, eterni bambini, incapaci di vivere la vita di tutti. Esaltati e allo stesso tempo rovinati da un talento straordinario.
Desiderano solo continuare a giocare e a vincere, perdendosi per strada la vita, si trovano a combattere tra bianco e nero, in un universo parallelo dove la velocità è irreale, e lo sportivo resta allucinato perché non gioca per la vita ma gioca con la vita, la sua vita, e l’unica cosa che resiste è il bambino insito in ognuno di loro … in ognuno di noi. Esseri che sembrano invincibili e che invece se ne vanno a volte troppo giovani, comete che passano, illuminano e subito dopo scompaiono.
Sergei Grinkov ed Ekaterina Gordeeva, compagni nella vita e sul ghiaccio: lui stroncato in pista da un infarto a ventotto anni, lei che, da un tutt’uno che erano sul ghiaccio, si ritrova sola con una piccola bimba bionda ma alla fine riesce a tornare a pattinare,
Florence Griffith Joyner, la donna jet stroncata dal doping.
Il commovente resoconto del funerale di Ayrton Senna e del Brasile in lutto: ‘Inutile chiedersi per chi suona la campana oggi, mentre la gente sviene dal caldo, dalla fatica, dalla puzza dei gas di scarico, dalla tristezza di non avere più un posto nel mondo. Suona per Ayrton Senna, morto o ammazzato sul circuito di Imola, suona per il Brasile rotto e malandato, ma sempre pronto a tirare fuori il cuore, a farlo andare su di giri, fino a farselo scoppiare’
Ricordo un Mats Wilander diciottenne dire a un giornalista: “molti miei colleghi sono stati grandi nel tirare un drtto o un rovescio ma fragili una volta spente le luci della ribalta. Non m’interessa arrivare in cima in fretta, mi interessa arrivarci bene”.
24 Marzo 2007 alle 23:52
ritengo il legame obbligatorio al circolo (solo gli under10 dell’anno prossimo? e per quelli più grandi? e per gli under 10 di quest’anno?) una vergogna degna di paese illiberale e di federazione circense (con tutto il rispetto per il circo): ma come…sto con te perchè mi trovo bene, sto con te anche se mi fai pagare di più (magari…), sto con te perchè ho un buon rapporto…e tu mi leghi?
già il fatto che la tessera fit debba richiederla obbligatoriamente il circolo in tua vece…già questo è un obbrobrio. da quand’è che è così?
la risposta del segretario fit si commenta da sola: se il capo è un disperato, pure i segretari lo sono, ahimè!
25 Marzo 2007 alle 10:23
Non sono così sicuro che il post di Carlo fosse destinato “solo” a Genitori & Figli in quanto lo vedo come una melanconica considerazione sul Lato Oscuro della Gloria Sportiva, un qualcosa che come una potente droga ti porta alle vette più alte e poi, se non sei sorretto da un’educazione culturale, ti lascia stranito e depresso come il più classico degli effetti “down”….ma sono orgoglioso di averlo fra i nostri post perchè mi è sembrato un pezzo di notevole scrittura e sofferta comunione emotiva…
Ovviamente d’accordo con Marcos sulla Tessera FIT, spero che qualcun altro ci dica la sua…Magari non riusciremo a cambiare le regole come con i Round Robin ma almeno a far sentire il nostro dissenso si…Onestamente se le cose stanno veramente in questi termini a me sembra veramente incredibile…
25 Marzo 2007 alle 15:10
Il mio post era solo un tentativo di farvi riflettere sul fatto che il destino di un campione dello sport non è fatto di sole luci, che l’adoperarsi in ogni modo per spingere il futuro del proprio figlio in quella direzione non è giustificabile col fatto “che è per il suo bene”. Vic Braden scriveva che si diventa tanto più forti nello sport quanto maggiore è il disagio che ti spinge alla competizione, per cui paradossalmente, nella speranza che diventino dei campioni, occorrerebbe fare dei propri figli dei disadattati che possano cercare nello sport motivo di riscatto. Purtroppo non sempre diventare campioni significa crescere come uomini, si finisce spesso per rimanere eterni bambini, per cui credo che ci si dovrebbe chiedere se stiamo veramente facendo il bene dei nostri figli.
26 Marzo 2007 alle 16:28
Speravo in un qualche intervento ma visto che nessuno scende in campo, mi accingo ancora io a rispondere ai giusti quesiti che si e ci pone Carlo.
Un altro aneddoto, per cominciare.
Migliaia di anni fa ero uno dei migliori sciatori del Liceo Marco Minghetti aBologna il che non significa nulla, in tempi in cui Tomba era ancora di là da venire e in cui nemmeno ero all’altezza dei migliori sciatori bolognesi che iscritti allo Sci Club Corno alle scale gareggiavano ogni domenica fra i pali mentre io invece tutt’al più placcavo e segnavo (poche) mete. Ma tant’è: avevo comunque vinto lo Slalom Speciale indetto come gara di selezione nella mia scuola ed eccomi partecipare con gli altri ai Provinciali…In realtà era solo una scusa per non andare a scuola e invece andare a sciare, della gara m’interessava tutto sommato poco, ben sapendo che non avrei avuto alcuna chance…Arriviamo quindi col Pull
Man del Comitato Provinciale non mi ricordo dove, forse alla Polsa, in una giornata primaverile per scoprire che per un guasto agli impianti ci toccava risalire a piedi al cancelletto di partenza e in virtù di questo fatto quindi decisi di rinunciare, per pigrizia e per mancanza di fiducia (pensando cioè che non ne valesse la pena) alla consueta perlustrazione del percorso che si effettua solitamente scendendo di lato per memorizzare le porte più difficili…Il problema infatti era che mi sarebbe toccato sempre risalire a scaletta o con gli sci in spalla e altri amici, più scarsi di me, a suggerirmi che non ne valeva affatto la pena (secondo il credo dei mediocri: se non ce la posso fare io la cosa più importante è che non ce la faccia nemmeno chi mi è vicino, in modo da non aver rimpianti)
Comincia dunque la gara e cosa succede? Che a causa di un difficile passaggio alla terza o quarta porta, tutti i migliori cominciano a saltare in aria o comunque a perdere tempo prezioso…Quando tocca a me alla porta incriminata c’è una sorta di fossato, un Grand Canyon del Colorado nel quale mi tuffo e miracolosamente ne esco indenne, continuando poi con ritmo a danzare fra i pali…In fondo alla discesa, scorgendo un capannello di persone e pensando di essere alla conclusione, mi fermo orgoglioso…per scoprire che mancavano ancora un paio di porte.
Ancora ho nelle orecchie il Pistolone! , epiteto tipicamente bolognese lanciatomi dal mio Prof di Ginnastica che per un momento aveva accarezzato l’idea di un insperato successo e ancora a tutt’oggi di tanto in tanto mi assale il rammarico….Di cosa? Di non aver vinto i Provinciali del 74? Macchè, di non aver dato, per pigrizia e per scarsa fiducia, il Meglio di me stesso, il 101%, il mio Personal Best…Per pigrizia e perché credevo non ne valesse la pena, perché credevo di non essere bravo abbastanza…
E quindi non ci ho creduto, mi sono lasciato convincere dalla mediocritá dei miei amici ad essere mediocre quanto loro, a non provarci nemmeno…
E dunque, venendo al punto: io vorrei solo che arrivato ai 13-14 anni, o magari ai 18, mio figlio non avesse il dubbio, il rammarico, il rimpianto di non averci provato, di non averci potuto provare…
It’s tough!, é dura, é difficile, dice Geena Davis all’allenatore Tom Hanks in A leugue of their own. YES!, risponde lui, IT’S SUPPOSED TO BE, certo che lo é, é cosí che deve essere (altrimenti, suppongo, ci riuscirebbero tutti).
Ecco, quando Carlo dice che non sempre diventare campioni significa crescere come uomini, si finisce spesso per rimanere eterni bambini, e si preoccupa giustamente se davvero stiamo veramente facendo il bene dei nostri figli, avanza quesiti sensati e sicuramente non avrebbe difficoltá ad elencare situazioni e persone, famose e non, che giustificherebbero i suoi dubbi e preoccupazioni. Ma questo succede anche fuori dallo sport, io credo, questa adolescenza protratta, il rinunciare alle responsabilitá, il procrastinare la ricerca dell’impiego, l’abbandono della casa con mamma e papá, etc etc…Non bisogna per forza andare a pescare esempi nel mondo dello sport. Che anzi, per certi versi, é o dovrebbe o forse potrebbe essere Maestrio di Vita. Io credo si debba anche fare differenza fra il Campione Rock Star e il ragazzino che impara a farsi strada da solo nei campi di periferia, nei challengers in capo al mondo, che impara ad organizzarsi, a viaggiare, a fronteggiare problemi e possibilmente a risolverli… Io credo anche e soprattutto che dipenda dai suoi Genitori e dal suo entourage familiare, che sia si “driven”, dedicato e pieno di sostegno, ma anche attento a non staccare troppo i piedi per terra…Che ci siano genitori sciagurati, egoisti, avventati e perfino,come dice Marcos, delinquenti, é un fatto…che persino quelli attenti, buoni, colti e intelligenti nonché perfino belli, possano a volte commettere errori anche irrimediabili, é un’altro dato difficilmente confutabile…Ma comunque starei sempre attento a non fare di tutta erba un fascio e a non cadere nel solito cliché del “solito genitore allenatore “… A Richard Williams é andata di lusso ma questo sicuramente non lo pone come il mio modello di genitore ideale…Che rimane quello che si pone tutti i giorni le domande e i dubbi che Carlo ha sopra esposto e che comunque continua, nei limiti del possibile e senza trascurare l’educazione, a cercare di risolvere i problemi, uno per uno, senza rinunciare a priori. L’unico risultato che conta alla fine sará quello del campo e l’unico compito che un genitore veramente ha é quello d’insegnare al proprio figlio di accettarlo. Con serenitá. MA DOPO AVER DATO IL SUO “PERSONAL BEST”, il suo 120%, il suo massimo. Solo cosí il figlio potrá accettare senza rancori rammarichi invidie gelosie crucci di non essere riuscito a diventare Federer o anche Sanguinetti.
Certo, mi rendo conto che anche quel che sto dicendo rientra in un cliché e che fra il dire e il fare c’é di mezzo il mare, di mamma ce n’é una sola e i neri han la musica nel sangue…Ed é per questo che direi di abbandonare per un po’ i Dialoghi dei Massimi Sistemi (che sono per caritá i benvenuti ma ci lasciano spesso prostrati e sulle inconcludenti posizioni di partenza) e invece, volando bassi, di continuare ad occuparci anche di problemi pratici, per esempio quello dell’obbligatorietà all’affiliazione ad un circolo per poter ottenere una tessera FIT; le schedule di training dei figli; lo scambio di esperienze (i vostri figli si allernano sempre con voglia oppure no? cosa fate se non s’impegnano, se sbattono la racchetta, se vanno in crisi di fiducia…)…Mi rendo anche conto che magari non ne potete piú di questo blog ma prima di dichiarare l’esperienza conclusa, portate pazienza ancora un po’: vi faró sapere qualcosa dalla Florida (a Pasqua) e da Merano (Van Der Mere con Bertino a Luglio)… Magari a qualcuno puó ancora interessare.
27 Marzo 2007 alle 09:07
Salve a tutti, sto seguendo questo blog da un pò di tempo.
Mi interessa molto infatti leggere le sensazioni suscitate dai giovani tennisti ai loro genitori.
Ho sicuramente conferma che anche nel tennis l’Italia non è proprio unita e voglio associarmi al malumore di altri genitori sull’argomento tessera FIT.
Mio figlio è stato introdotto ed avviato dal padre, non ha mai seguito una SAT e da poco meno di un anno frequenta un circolo (che non è quello per il quale ha dovuto rimanere vincolato dal regolamento FIT).
Credo che i genitori siano una parte fondamentale nella costruzione della loro formazione sportiva.
Non credo che mio figlio diventerà un campione ma spero che arrivi ad essere un bravo giocatore e poi se sarà qualcosa di più sarò felice per lui.
27 Marzo 2007 alle 11:49
Brava Maria Teresa, continua a scriverci (e con te anche le altre troppo poche presenze femminili, Mamme o Non Mamme), almeno anche solo per farmi sapere (a me e al mio Chairman Ubaldo!) che continuate a leggerci e che quindi val la pena di continuare a tener aperto il blog…Ogni tanto ho l’impressione di averne fatto una sorta di Diario Personale: a me va anche bene, ma ci tengo a sapere cosa ne pensate voi, a scambiare opinioni, pareri,commenti… Sulla Tessera FIT spero di avere altri post perché io per primo vorrei cercare di capire… Magari se Qualcuno degli Addetti ai Lavori ci potesse illuminare…Altro che petizione per l’Abolizione dei Round Robin! (SCHERZO, ma mica tanto…)
27 Marzo 2007 alle 15:32
Salve a tutti, innanzitutto complimenti a Ubaldo per aver dato voce al “popolo” del tennis.
Scrivo per la prima volta spinto dal grande interesse suscitatomi dall’argomento genitori/figli.
Ho anch’io due giovani bambine di 8 e 11 anni allieve appassionate (dal padre) al Tennis.
Devo dire che capire i confini tra passione, imposizione, e brame di gloria è sempre molte difficile, e certamente andrebbe valutato caso per caso, anche se ritengo di avere opinioni sull’argomento, vicine a quelle del sig. Stefano Grazia (complimenti per l’impegno costante e competente sull’argomento).
Io penso che pianificare la vita al proprio figlio/a sia negativo e quasi sempre controproducente, ma è anche altrettanto vero che non offrirgli una “Chance” sia altrettanto sbagliato: chi a priori puo’ capire/valutare fino in fondo le reali potenzialità/aspettative del proprio figlio/a ?.
Comunque credo che vedere un figlio appassionato attivamente ad uno sport sia positivo; è meglio vederlo a volte dispiaciuto per una sconfitta che lasciarlo “appiattire” con gli standard offertigli dalla società moderna.
Inoltre, intervengo per confermare, che i tesseramenti FIT a livello giovanile, contengono clausole e norme assurde.
Per esempio :
mia figlia Chiara è nata nel 1995 e nel 2005 non era ancora tesserata per nessun circolo FIT; dopo precisa richiesta ai maestri del circolo in qui si allena, abbiamo deciso di tesserarla,solo per il 2006, per un altro circolo; cio’ per permetterle di disputare alcune partite del campionato U12 a squadre, visto che erano le sue prime “vere” partite, non avendo mai disputato alcun incontro come U10.
Adesso, dopo correzioni e modifiche varie alle norme federali, apprendiamo che, si è stata tesserata (2007) per il circolo in cui si allena, ma non potrà’ disputare il campionato U12f a squadre con le sue compagne di allenamento per un’assurda regola federale introdotta da quest’anno.
Cambiare una regola applicandola retroattivamente è già di per sé un errore (è evidente che avendolo saputo prima, non sarebbe stato fatto il tesseramento per un altro circolo)
Discriminare la partecipazione, per le gare a squadre, solo a quei tesserati che ritornano al circolo di appartenenza al termine dell’anno 2005 è ulteriormente sbagliato (nostra figlia non puo “tornare” visto che il suo primo tesseramento è stato fatto nel 2006 !)
Questo per dire che spesso sono le federazioni stesse che “remano” contro la crescita del loro sport !!!
Ciao .
27 Marzo 2007 alle 17:54
Atti, tutto bene e continua a scrivere,mi raccomando, ma non darmi del Signor, altrimenti pianto tutto…Quello che tu e Maria Teresa avete scritto mi ha in realtá paradossalmente confortato nel senso che dunque io e mia moglie non siamo dei marziani e c’é quindi altra gente che trova quantomai strana, inutile, ridicola, assurda la prassi attuale…Nessuno che conosca un Segretario FIT che ci spieghi bene l’arcano?
Da parte mia mi sento confortato nei miei timidi passi verso una carriera scolastica e sportiva all’estero…tanto di fenomeni ce ne sono tanti, fin troppi, ed i mediocri é meglio che emigrino…
Fuor di battuta, é evidente che questo é un piccolo problema che esaspera soprattutto i giocatori normali…Il Fenomeno verrá sempre coccolato e non avrá problemi ma sono i Normali (quelli che magari potrebbero o avrebbero potuto diventar fenomeni qualche anno dopo se esasperati e/o disgustati, loro o i genitori, non gliel’avessero data su…
Ma insomma, seriamente, se uno dopo un anno vuole cambiare circolo (seguire un altro Coach, seguire gli amici, cambiare cittá…insomma, per innumerevoli ragioni che uno non deve giustificare)lo puó fare o no?
Non sarebbe piúi giusto PAGARE una TESSERA NAZIONALE o anche REGIONALE e STOP, gioco e m’iscrivo al circolo che mi pare, magari anche a tre contemporaneamente?Sono io che sono strano o sono loro?
28 Marzo 2007 alle 14:55
gentilmente invitato in altro loco dal signor stefano (eheheheh!!!), intervengo postando un video trovato sul sito di repubblica.
sono riuscito a vederne solo 10 secondi, poi ho spento: mi stava partendo la querela per il padre. un uomo che non merita commento.
http://tv.repubblica.it/home_page.php?playmode=player&cont_id=8573&fromplayer=8573
28 Marzo 2007 alle 17:11
Hei esimi colleghi, cosa mi dite di Donald Young, idolatrato nuovo fenomeno giovanile del tennis mondiale griffato NIKE, che non riesce ad emergere e gioca futures in America. La verità è che se non hai il fisico e la forza bruta, non vai lontano in questo tennis power, e il coloured americano ne è una sintesi.
28 Marzo 2007 alle 18:11
anto nn sono d’accordo quanti ‘89 sono nei 500 Atp? Donald Young fa meno scalpore perchè sono 3 anni che è li..ne avessimo noi di Young nel vero senso della parola
28 Marzo 2007 alle 20:39
Si però Donald Young è stato aiutato dalla federazione americana come pochi, come non dimenticare la wc elargita generosamente per il main draw agli Us Open, dove uno statico Galimberti aveva battuto il piccolo americano in tre set. E’ un giocatore osannato dai mass media, ma che finora ha raccolto poco. Secondo me, ha un grandi gap fisico, che difficilmente riuscirà a colmare.
28 Marzo 2007 alle 22:47
In effetti, O mio Sommo Vate Marcos, lo stesso video l’avevo visto sul Corriere stamattina e avebo di getto scritto un POST …che poi non avevo spedito. Perchè? Un po’ per lasciare spazio agli altri, un po’ per vergogna, un po’ perchè avevo l’amaro in bocca…voglio dire, non è che finiremo anche noi così? A differenza di Marcos, insomma, il mio disagio nasceva da “l’orrore…l’orrore…” del Colonello Kurtz di Conrad…che cosa porta l’essere umano comune (non stiamo parlando dello psicopatico, del criminale di guerra, del folle che spara in un asilo o del serial killer alla Hannibal The Cannibal), a raggiungere simili strati di disperazione? Paradossalmente mi son sentito male proprio per il padre…Come potrà ancora guardarsi allo specchio, riguardare negli occhi la figlia che son sicuro, ama profondamente, come potrà ricucire lo strappo? E’ forse meglio sperare che sia un pazzo deficiente folle criminale….
Comunque avevo scritto e lasciato nel mio Draft:
NON SUCCEDE SOLO NEL TENNIS, AHIMÉ:
DAL CORRIERE di Oggi:
Risultato deludente, il papà picchia l’atleta
Insulti e botte alla nuotatrice ucraina Kateryna Zubkova: il padre è anche l’allenatore della nuotatrice. La scena ripresa da telecamere
E PIÚ AVANTI:
(…) un’altra atleta - questa volta della nazionale ucraina - è ora al centro dell’attenzione: è stata picchiata dal suo coach perchè non è riuscita a dare il meglio di sè in vasca. Il tutto, ripreso dalle telecamere di una tv australiana mentre i due si trovavano nella saletta d’attesa. I protagonisti della vicenda sono padre e figlia.
IMMAGINI SHOCK - Hanno destato grande scalpore le prime immagini trasmesse martedì dall’emittente australiana National Nine. Per la prima volta durante i Mondiali, le telecamere hanno accesso anche all’interno della saletta d’attesa alla Rod Laver Arena di Melbourne, dove si svolgono le competizioni. Per caso sono state registrate le scene qualche minuto prima dell’ultima sessione di gara della giornata. Inquadrati, da una parte il coach della nazionale ucraina Mikhail Zubkova e dall’altra, l’atleta 18enne Kateryna Zubkova, sua figlia. D’improvviso il 38enne si scaglia con violenza sulla ragazza; volano schiaffi, spintoni e presumibilmente anche insulti. La Zubkova cerca di difendersi e di scappare; grida e comincia a piangere.
PER FARLA BREVE, É INTERVENUTA LA POLIZIA, INNUMEREVOLI LE REAZIONI DI SDEGNO E LE PAROLE DI CONDANNA.
«E’ un fatto inaccettabile», ha detto il presidente Michael Scott del Comitato Organizzatore.
«Abbiamo avviato un’inchiesta interna, ma ci saranno conseguenze, perchè una cosa così non può verificarsi» ha detto il direttore generale della federazione internazionale di nuoto FINA, Cornel Marculescu.
«Sono circostanze incredibili», ha detto la campionessa australiana Libby Lenton descrivendo le immagini. «Non so cosa sia successo o cosa si siano detti in quella stanza. Ma è un fatto grave che non può accadere in nessuno sport».
La Zubkova, é stata campionessa europea di stile rana nel 2004.
OVVIAMENTE NON C’È BISOGNO DI ALCUN COMMENTO. Certo, in casi come questi bisogna dar ragione a Vincenzo Torzillo: i genitori…A CASA!SPERO SOLO CHE IL PADRE SIA MOMENTANEAMENTE IMPAZZITO e che possano spiegarsi. Tra l’altro, capisco che non sia importante nel valutare l’intera questione, ma la prima cosa che mi é frullata per la testa é stata: ma in una gara di nuoto, mentre nuoti, nuoti…dai tutto…O ce la fai non ce la fai…non c’é mica possibilitá di comportarsi male,tipo sbattere una racchetta per terra o sputare in faccia all’avversario da dover essere punito dal Genitore… E comunque non a schiaffoni, visto che tra l’altro l’Ukraina é anche giá maggiorenne.
ANTO & IVAN802: su Donald Young è in corso da un paio d’anni tuttauna polemica negli US perchè il ragazzino dopo aver vinto a 15 anni gli Aussie Open Junior passò professionista e poi grazie ad una serie di wild cards secondo molti immeritate giocò in 5-6 grossi tornei pro rimediando sonore sconfitte dal risultato progressivamente sempre più secco e rotondo…Da qui le accuse di cattiva gestione, di assenza di miglioramenti, di scarsa cultura tennistica da parte di chi lo segue etc etc Il ragazzino ha perso progressivamente CONFIDENCE e recentemente farebbe fatica anche a vincere coi coetanei che ovviamente lo considerano un fighetto raccomandato e provano un piacere doppio a batterlo (ho letto recentemente anche un’intervista in cui Young lamentava il fatto che gli altri giocatori lo evitavano, non facevano gruppo, erano gelosi…). Ma credo che il commento più giusto l’abbia fatto a suo tempo JohnnyMac che in sostanza diceva: certo, passare pro a 15 anni è un po’ presto, ma bisogna considerare anche le condizioni economiche della famiglia: insomma, in quanti possono permettersi di rifiutare una sponsorship della Nike (si parlava persino di un milione di dollari…). SIAMO ONESTI: Anto, ti venissero a offrire domani un milione di dollari per far passare tua figlia di 5 anni pro…saresti in grado di rifiutare? Magari sei convinto di riuscire a gestirlo…Oppure pensi: se non li prendo e magari fra un anno mia figlio ha un infortunio e non può più giocare, rimane con le pive nel sacco…almeno con un milione di dollari potrà tornare al college…Insomma, bisogna a volte smettere di pontificare DALL’ESTERNO (e certamente non mi sto rivolgendo ai miei amici bloggers) ma bisognerebbe prima provare a mettersi nei panni di chi stiamo criticando e vedere cosa avremmo fatto noi al loro posto (voglio tranquillizzare Marcos: sicuramente non avremmo preso a sberloni Donald Young perchè perde sempre al primo turno!)
E si, credo che Donald debba essere poi valutato a 18-20 anni quando avrà completato la maturazione fisica…
29 Marzo 2007 alle 08:58
A me tutti questi discorsi sui bambini precoci che cominciano in culla o che vanno all’Accademy di Sempronio sembrano cose da matti, se uno il tennis lo ha nel dna prima o poi riesce ad imporsi punto e basta….nel 99,99 % dei casi chi comincia a 4-5 anni non arriva …per una storia a lieto fine ve ne sono migliaia che non cominciano.Mia figlia ha preso in mano la racchetta in mano 2 anni fa e gia’ a livello nazionale e’ tra le prime 10 d’ Italia (under 10).E’ uscita dalla sat a settembre dove si allenava 3 volte la settimana per un ora e mezza,in gruppo di cinque-sei bambini, e ora fa 5 sedute di 1 ora e mezza con una 4.3 + match d’allenamento .La cosa piu’ importante non e’ la quantita’ ma la qualita’ dell’ allenamento e il feeling con il coach che si e’ creato.Ogni settimana a una progressione importante.Quest’ anno,e’ al secondo anno under 10,al lemon bowl 2007 ha giocato il suo primo torneo e ha vinto 4 tornei regionali su 5 a cui a ha partecipato ed e’ stata convocata pochi giorni fa ad un raduno u10 della federazione…questo per dire che poi l’attidudine a questo sport te la puoi costruire pure a tavolino a 4 - 5 - 6 anni come hanno fatto la maggior parte delle bambine con cui ha giocato e che gia’ sembrano logore e destinate ad un esaurimento come i loro genitori pero’ se non progredisci mese dopo mese a che ti serve cominciare prestissimo.
29 Marzo 2007 alle 12:58
Dani, mi fa molto piacere sentitre il tuo racconto,tra l’altro mi pare di capire che il raduno a cui ti riferisci sia quello della prossima settimana a Ferrara,io sarò lì con la mia piccola Francesca quindi mi farebbe piacere conoscerti personalmente,ma non generalizzerei ogni situazione è diversa dall’altra e sicuramente una programmazione sin da piccoli è molto importante per la formazione ,ti invito a proposito a leggere i commenti del chairman stefano grazia dell’articolo del NYtimes citato da Angelica . a presto a Ferrara?
29 Marzo 2007 alle 15:53
Acc Dani ! Quindi tua figlia fa “solo” una decina di ore di tennis alla settimana ! Cavolo, devo proprio trovare il modo di fare giocare di più mio figlio (5 ore alla settimana attualmente) a questo punto grazie a tutti voi ho capito che sono decisamente poche anche a “soli” 10 anni.
Ma preparazione fisica ne fa oppure è compresa nelle ore che hai indicato ?
29 Marzo 2007 alle 20:29
Stefano Grazia hai ragione, io non sono un ipocrita, se la Lotto mi offrisse 500000 Euro per sponsorizzare mio figlio accetterei è logico, poi li metterei in un fondo per il suo futuro, ma li accetterei. Non credo al fatto che i giocatori evitino Young perchè gelosi, ma se hai 15 anni e fai lo stronzo questo è un altro discorso. Comunque Young ho l’impressione che sia una bufala, vorrei sbagliarmi ma credo che sia così, solo il tempo mi potrà smentire.
30 Marzo 2007 alle 09:48
Emergere nel tennis è‘ difficilissimo anche per ragazzi considerati “fenomeni” ,con tutti i privilegi del caso, e poi inseriti prestissimo nei circuiti Pro per esigenze di sponsor, federazioni etc ; non è semplice affrontare giocatori fisicamente e mentalmente pronti, magari con tecnica inferiore ma armati di grinta e determinazione (o meglio di “fame”)..
In questo intervento vorrei esprimere la mia opinione su alcuni aspetti che limitano, a mio avviso, la carriera dei nostri giocatori.
Frequento da circa 1 anno i tornei regionali ed i raduni di macroarea under 10 e 12 e per me semplice appassionato di tennis (ho giocato solo a livello amatoriale) è stato un bell’impatto !
Innanzitutto credo che la parola fenomeno (anche tra i maestri) sia quella piu’ usata, infatti nelle varie frequentazioni me ne sono stati indicati almeno una ventina (quindi tranquilli che dal Nord-est usciranno sicuramente 2-3 top 10 maschile e femminile !).
Propongo alcune considerazioni dal punto di vista di genitore ed appassionato sportivo :
1) Suggerisco a molti maestri di concentrarsi di piu’ sul loro allievo, allenandolo e motivandolo senza continuamente paragonarlo agli altri beatificandone le doti, che come sappiamo bene, oggi sei un “fenomeno”, ma magari domani gli altri ragazzini si allenano, crescono e ti danno la “paga” ( con conseguente depressione e rischio di abbandono per lesa maestà)..
2) A noi genitori di credere sempre nei nostri figli, motivandoli senza dimenticare che, salvo eccezioni, il tennis non è un business, ma bensi’ un ottimo sport che aiuta a crescere e formare il carattere; che poi se son rose … fioriranno.
3) Alla ns. cara FIT di cercare di rendere piu’ omogeneo e semplice il calendario dei tornei, indicando linee guida chiare sia alle federazioni locali (es.: le regole a livello U10 giovanile cambiano da regione a regione e addirittura da torneo a torneo), che ai circoli organizzatori dei tornei; noi genitori non possiamo sempre rimanere in “balia” di un giudice arbitro o di un circolo per orari calendari etc.
4) A tutti noi di essere piu’ sportivi ed accettare la sconfitta riconoscendo anche i meriti degli avversari, evitando frasi tipo : “ si ho perso ma l’altro è un “pallettaro” senza futuro “ oppure al contrario : “Ho perso, ma mia mamma ed il maestro mi hanno detto che l’avversaria è la nr. 1 in Europa (U10)”.
Come diceva qualcuno : MEDITATE GENTE… MEDITATE.
Ciao.
30 Marzo 2007 alle 10:01
no era il raduno al geovillage di olbia….ciao
30 Marzo 2007 alle 19:39
Il vs ViceChairman è stato costretto alla Sosta Forzata per un paio di giorni da problemi tecnici che ahimè, ho già capito, lo limiteranno un po’ anche in futuro (il che può anche non essere un male) ma al mio rientro nell’arena vedo con piacere che vi sono alcune New Entries fra le quali il più agguerrito è sicuramente Dani. Ringrazio Francesco per avergli subito suggerito l’Articolo del NY Times. Da parte mia il primo moto è stata PURAINVIDIA…Che vuoi che ti dica, beato Te Dani, o meglio e più giusto:Beata Tua Figlia che ha evidenti così doti naturali e facilità di apprendimento e probabilmente anche un carattere vincente…Ma cosa possiamo fare noi poveri mortali il cui figlio invece non è il Fenomeno citato con grande humour da Atti? No, adesso, a parte gli scherzi: ho inteso perfettamente quel che dici, e cioè lasciate che siano i bambini stessi a manifestare le eventuali doti in loro possesso…Ma senza invitarti a rileggere tutti i precedenti posts (anche se invito tutti a fare un copia e incolla su word e poi stampare non appena tocchiamo quota 200), i tuoi dubbi e le tue convinzioni sono condivise anche da altri e alla fine il succo, anzi i succhi sono due:
1)che non esistono solo McEnroe, Federer e Agassi ma anche i vari Gattuso della racchetta, gente che arriva a posizioni importanti solo attraverso anni di duro lavoro e sacrificio
2)che fino ad ora sembrano comunque aver ragione gli altri, quei paesi dove i bambini li fanno cominciare a 4-5 anni…Noi possiamo scegliere se continuare a fare le partite Under 10 su campo ridotto e ai 4 games, e a non stressare i bimbi,etc etc, e sono posizioni che nonostante tutto quanto possa aver scritto, condivido, ma la realtà è, e dico purtroppo, che temo che sia tutto relativo…Quello che è considerato un fenomeno al geovillage di olbia magari non lo è più a Bradenton o a Mosca…E per esempio quello che a te sembra un approccio soft e qualitativo già a Gio92 sembra invece un Allenamento da SuperPro (e chissà cosa deve aver pensato quando lesse la schedule di mio figlio o di Quinzi).Come dice Francesco, non si può generalizzare…MA NON E’ NEMMENO QUESTO IL PUNTO:Dove tu hai perfettamente ragione è nel riscontrare che forse molti genitori ,io per primo, possono dare l’impressione di tenerci molto di più dei loro figli e quindi alla fine finiscono per bruciarli o logorarli…Giustissima osservazione, peraltro già spesso dibattuta e anche recentemente Giovanni di Natale che genitore non è se ne preoccupava. SOTTOSCRIVO TUTTO QUANTO SCRIVE ATTI che io avevo scambiato per una Mamma e invece mi sembra un Papà e invito infatti tutti a continuare a dissertare volando alti con i Dialoghi dei Massimi Sistemi ma anche bassi coi problemi pratici a volte veramente paradossali che costellano i nostri primi passi al seguito dei nostri figli, promesse-anzi,fenomeni- o meno…Ecco, dove io per esempio intenderei come molto utile, è la figura del Coach NON solo Maestro che t’insegna i Colpi, ma anche del Coach Stratega NNON solo sul campo, ma soprattutto fuori…che cioè sappia indicare ai Genitori i tornei da fare, i percorsi da seguire…Certo, parlo con cognizione di causa perchè la mia peculiare posizione di residente all’estero mi obbliga ad un certo punto di vista ma viassicuro che per chi viene da fuori e non è nel giro, la confusione è grande. Sarà anche per questo che il bozzolo dell’Academy mi sembra più rassicurante (pur con tutti i difetti più volte elencati). Comunque in questo preciso momento mio figlio sta volando con la madre in Florida (dopo una settimana di sci per rilassarsi e ossigenarsi e divertirsi,soprattutto: io non sono come altri che l’hanno proibito in quanto troppo pericoloso) e vi starà due settimane, alla Bollettieri a lavorare con Lance Luciani e Margie Zesinger della Strategy Zone Program, un programma che vi assicuro segue o addirittura proclamava già da diversi anni le teorie enunciate dal NY Times e da Lannsdorp (e cioè che dopo i 12 aa è più difficile imparare la tecnica-OVVIAMENTE, a 8 anni non è certo tardi, Dani). Nello stesso tempo Gabrì,mia moglie, dovrebbe concretizzare le chiacchere degli ultimi due mesi e vedere se davvero è possibile, vale la pena, far fare a nostro figlio il prossimo anno scolastico negli States. Su questo ci ritornerò ovviamente nei prossimi post, sperando di potervi dare utili indicazioni e magari convincervi in un senso ma anche nell’altro. Dopo tutto ognuno di noi è diverso dagli altri e i nostri figli anche loro sono ognuno diverso dall’altro e ancora, repetita iuvant,non esiste un allenamento perfetto per tutti ma esiste un allenamento perfetto per te, singolo individuo.
30 Marzo 2007 alle 20:11
Per confutare l’idea erronea che alcuni potrebbero essersi fatti di me, vorrei autocitarmi copiando un articolo da me scritto per la rivista Doppio Fallo (La rivista di ce l’ha troppo lungo…IL SERVIZIO!) che era una rivista in max 50 copie da me ideata,scritta, stampata in Publisher, fotografata, disegnata e distribuita a mano ai giocatori della Comunità Italiana e non di Lagos (i famosi ETP Players: Expatriate Tennis Players). Senza volervi costringere ad andare a rileggere il famigerato post 41, il blog più lungo nella storia del tennis, colà io mi introducevo raccontando della mia triste postadolescenza (dopo i 30,cioè) in quel di Lagos dove ero stato dall’89 al 93 e poi ancora dal 97 al 2003, e che io considero il PARADISO DEL TENNISTA TRISTONAZZO, cioè il tennista mediocre la cui mediocrità diventa aurea per via dell’incessante pratica a costo zero e della stimolante competizione…In quella situazione io fui agganciato all’amo e dimenticai rugby, sci, windsurf…fossi stato in italia probabilmente non sarebbe successo, ma tant’è. E’ con immenso piacere (e un po’ di orgoglio)che vi posso comunicare che il mio superblog ha catturato l’attenzione della Rivista ZeroQuindici che mi ha chiesto il permesso di pubblicarne una versione ridotta. Nell’inviargli alcune foto del periodo in questione non ho resistito alla tentazione di inviar loro, a mo’ di narcisa testimonianza, anche alcuni pdf di dopio fallo che in certi numeri raggiungeva anche le 50 pagine. Il loro commento positivo e la discussione in atto mi spinge a inviarvi quanto scrivevo circa 5-6 anni fa. Qualcuno potrebbe obiettare che già allora sentivo la necessità di discolparmi…Bè, non nascondo che io mi pongo continuamente dubbi e le mie certezze sono certezze mutabili e che uso il blog anche come autocoscienza critica…Dunque, l’articolo…lì a Lagos organizzavo anche i tornei della Comunità e il Circuito e in tempi non sospetti avevo avviato al tennis, a tre anni circa, anche mio figlio…Ora, per motivarlo, avevo bisogno di farlo giocare coi suoi amici…Se la montagna non va a maometto, è Maometto che andrà alla montagna…
PIUTTOSTO dimenticate i nomi che leggete, non sono importanti e non sono famosi,Il tono è autoironico,perdonate l’ingenuo narcisismo,calcolate che io mi facevo perfino le interviste, mi pigliavo per i fondelli in modo da poter pigliare anche gli altri,disegnavo perfino i fumetti e concludevo ogni numero pressapoco così:
Naturalmente si ricorda che la presa per i fondelli su Doppio Fallo non
nasconde mai intenzioni maliziose ma al contrario e’ semmai
manifestazione d’affetto e nessuno dovrebbe prendersela
piu’ di tanto: ad ogni modo a chiunque ne abbia la voglia
non viene negata l;a possibilita’ di replica,
anche tramite lettera anonima piena d’insulti.
E che si parla di tennis per scherzare sui fatti della vita”
Dunque,da
DOPPIO FALLO_n°17/18 Spring 2002_Inserto SPECIAL
(MI DISPIACE SOLO NON POTER MOSTRARVI LE FOTO)
“Checche’ ne possano pensare padri pigri e pervasi da inconsci sensi di colpa e che quindi devono per forza
cercare il difetto, il secondo fine o perlomeno la scusa al perche‘ non la fanno loro una cosa simile, il Doc non e’ un Mr Pierce oun Mr Dokic o Mr Lubic che cercala rivincita attraverso il proprio figlio ai propri fallimenti tennistici o peggio la realizzazione di chimere di ricchezza e di gloria caricando cosi’ facendo le fragili spalle dei propri figl di un peso psicologico che non tutti possono sopportare. E nemmeno uno Stefano Capriati,Peter Graf,Carol Seles o Mike Agassi di cui non si hanno notizia di abusi ma che furono in passato criticati per non aver consentito ai propri figli,‘forzandoli a giocare a tennis,un infanzia normale. No, niente di tutto questo: la creazione della Doc’s Baby Tennis Academy e’ semplicemente dovuta, il Doc lo ammette, al tentativo, riuscito, di trovare dei compagni di gioco al proprio figlio, al tentativo, riuscito, di far si che il proprio figlio potesse avvicinarsi a questo sport con un entusiasmo maggiore di quello riservato alla solita oretta col coach locale, di solito noiosa, poco stimolante e quindi non particolarmente divertente. I bambini insieme si divertono di piu’, qualcosa comunque imparano e poi possono sopportare meglio, una volta imparato a colpire piu’ o meno regolarmente la pallina, l’eventuale ora infrasettimanale da soli col coach o col genitore. Nata anche nello spirito di emulare la presto abortita Carlmichael Academy, spentasi
sulle ceneri dell’incostanza di Bordogna e dei suoi 2-3 allievi, la Doc’s Baby Tennis e’ subito partita alla grande con l’entusiasmo dei genitori e degli allievi: Nicholas Grazia, Letizia & Davide Monta’, Filippo & Costanza Colamasi, Andrea Freddi, Andrea Varone, Gabriele Dal Fabbro e Nicola Goberti.
Indispensabile l’aiuto di Gabriella Grazia e qualche volta di Juma Visinoni e di qualche genitore,primo fra tutti Joffry Pucci Pucci Cippa Lippa Colamasi, un vero entusiasta del lavoro del Doc, peccato che sia ormai uno ‘sporco golfista‘. Dice dunque il Doc: “L’iniziativa, sicuramente la piu’ importante fra le tante da me intraprese per la Comunita’ Italiana, mi sembra sia stata coronata da grande successo” E aggiungeva: “Se gioco a tennis con mio figlio e’ perche’ mi diverto e spero che lui mi possa ringraziare fra qualche anno: non perche’ sara’ diventato un campione ma perche’ avra’ avuto la possibilita’ di diventare senza troppa
fatica un buon giocatore e quindi avra’ nel suo arsenale un arma in piu’ per socializzare. Certamente
all’inizio colpire la pallina da tennis con la racchetta puo’ essere frustrante per un bambino di 4-5 anni e non particolarmente divertente ed e’ per questo che e’ nata l’idea della Doc’s Tennis Academy: una sorta di
avviamento al tennis e allo sport in generale. Veramente quando sono li’ coi bimbi e vedo gli occhi di Carlmichael e dell’Elda (DUE DEI MIGLIORI GIOCATORI DELLA COMUNITA’,NdStGr)puntati su di me, mi domando: chissa’ cosa penseranno? Sacrilegio! Grazia che insegna a giocare a tennis! Ma se e’ tristo che puzza!(Come si notera’ non ho incluso Gaglione fra i critici perche’ sono sicuro che questa lui me l’avrebbe sicuramente risparmiata). Noi pero’ non abbiamo la pretesa d’insegnare a giocare a tennis ma solo speriamo di riuscire ad instillare la passione per questo gioco e stimolare la loro voglia di apprendere. Non insegno un grip, una stance, una tecnica: cerco piuttosto di insegnare loro, con i vari foot drills imparati da anni di letture tennistiche e sportive e frquentazioni alle Tennis Academies americane, ad essere fluidi, naturali, coordinati.Il tutto condito da giochetti vari, staffette, e esercizi ispirati alla ffilosofia: grab your rackett and go. Sara’ poi il bambino stesso, se si appassiona, a chiedere ai suoi genitori di aumentare la sua razione di tennis settimanale e saranno i suoi genitori a trovargli un coach serio. Noi mica siamo seri:avete mai visto un coach fare il bersaglio ai propri allievi mentre cercano di colpirlo con una pallina? Devo anche aggiungere che non vogliamo l’esclusiva: i
bambini devono sicuramente fare piu’ di uno sport e naturalmente se uno di questi deve essere il nuoto, possibilmente almeno uno dovrebbe essere uno sport di squadra: calcio, basket,rugby…Servono
ad affinare la capacita’ di socializzare e comunque svilupperanno tutti muscoli e capacita’ di coordinazione
che torneranno utili anche nel tennis. Soprattutto: che i nostri figli crescano sani e divertendosi.
E ringraziamo ancora l’ITALIAN SCHOOL per l’ospitalita’ nel suo magnifico Sport Center…ne avessimo avuto noi dei posti cosi’ quand’eravamo piccoli!”
31 Marzo 2007 alle 18:42
Volevo cioè dire che a 3-6 anni a Nicholas facevo fare determinate cose (fra cui con suo grande divertimento cercare di colpirmi nel qual caso facevo come gli orsi nel padiglione del tiro a segno…se invece mi colpisce adesso mi incazzo perchè so che l’ha fatto apposta e mi fa un male cane!!!!), dopo che è stato da Bollettieri a 7 anni abbiamo cominciato a farne altre, e dopo che a 8-9 era stato ammesso allo Strategy Zone Program delle altre ancora…Probabilmente c’è un momento adatto per ogni cosa…E sicuramente è anche vero che chi è portato e impara a 8 anni in pochi mesi probabilmente recupera il gap con chi ha cominciato prima e magari portato non è…Io posso solo dire che giocando ogni tanto contro mio figlio gli vedo fare colpi che io non oso nemmeno sperare di poter riuscire mai a fare, non con quella fluidità…certi angoli stretti in top spin o il dritto a sventaglio girando intorno alla pallina magari dopo aver fatto un servizio ad uscire sull’ad court con la palla che bacia l’angolo fra linea del corridoio e linea del servizio…Dove lo imparano, lo so, glielo insegno fra gli altri anche io con centinaia di cesti e feeding a mano…ma perchè non l’ho mai imparato io, almeno non con quella naturalezza? Deve essere la mielina…deve essere per forza la mielina!
2 Aprile 2007 alle 00:12
o è la mielina o è una clamorosa dimenticanza del padreterno nei tuoi confronti: nicholas ha talento, tu no!
ma ci descrivi questo mondo con così tanta passione…
…bravo!
marcos
2 Aprile 2007 alle 12:22
Vorrei in questo mio intervento esprimere un opinione, sulle difficoltà dei ns. giovani pargoli nei tornei internazionali (ETA).
Lo spunto mi viene dall’ultimo torneo ETA U14 di Messina vinto da 2 ragazzi stranieri, con molte delle ns. giovani speranze in difficoltà non tanto dal punto di visto tecnico (anzi) ma bensì, secondo me, per questioni di approccio ai match .
Sentendo genitori e maestri che partecipano a questi tornei ho maturato l’opinione del perché i ns. ragazzi, molto spesso, emergano cosi’ tardi nel circuito:
1) l’ambiente del tennis è già di per se’ molto “snob” figuriamoci per ragazzi che a livello regionale/nazionale primeggiano fra i coetanei con tutti i cori e le trombe al seguito (fenomeno, imbattibile,NR.1 etc.)
2) diversi maestri mi hanno confermato che i nostri partecipano spesso con finalità “vacanziere” e/o come partecipazione premiante dei risultati conseguiti, piu’ che come esperienza e/o punto di partenza per nuovi traguardi
3) molti atleti stranieri arrivano con obbiettivi ben chiari, senza alcuna distrazione (partite/allenamenti/albergo e STOP) ben sapendo che le “chance” offerte loro non saranno tantissime, è quindi ovvio che anche l’impegno mentale e fisico sia diverso dai nostri ( mi hanno raccontato ad esempio di Team polacchi stile caserma in Siberia)
Ecco spiegato, almeno in parte, la lenta maturazione dei nostri, spesso arrivano a 18/20 anni ad un livello medio, per lo piu’ avvolti e protetti dall’italica aureola, poi da maggiorenni rimangano “soli” ed è allora che quelli veramente motivati, valigia alla mano, cominciano a girare il circuito con convinzione e volontà; ed ecco che escono le Garbin, Brianti, Santangelo o i Sanguinetti, Galvani, Seppi,Bracciali etc.
Purtroppo, o per fortuna noi italiani vediamo la vita a 360 gradi, ed invece, per emergere subito, spesso il tennis bisogna viverlo come unica ancora di salvezza per il proprio futuro (Lujbicic, Sharapova,) oppure venire da famiglie di sportivi professionisti (Clysters, Nadal) dove ben si sa cosa serve per arrivare ad alti livelli, o in alternativa “delegare” le Accademies piu’ in voga con percorsi agonistici preconfezionati.
Ecco che in questo, concordo che le Accademies dai 14-15 in su’ offrono questo tipo di “occasione”; mentre ,per quello che vedo io, sotto i 14-15 anni anche in Italia ci sono ottime “scuole tennis” e bravi Maestri; il problema tra virgolette è cambiare passo dopo i 14-15 anni, e credo come dice Stefano, che partendo prima con le Accademies viene piu’ semplice per chi ha queste ambizioni e puo’ anche permettersele, anche se in quest’ ultimo caso, comunque vedo possibili rischi di “rigetto” da uso indiscriminato .
Allora concludendo, o iniziando, torniamo sempre al punto di partenza e cioè che volenti o dolenti siamo noi genitori che “indirizziamo” il futuro dei nostri figli, non per niente il “Mitico” RINO TOMMASI ci ricorda che in Italia mancano i genitori dei TOP10 piu’ che bravi atleti.
LASCIATE OGNI CERTEZZA VOI CHE ENTRATE NEL MONDO AGONISTICO DEL TENNIS, ma ricordiamoci che passione, entusiasmo ed applicazione raramente vengono smentiti , e quindi ad esempio, veder giocare un buon II^ categoria laureato in legge, non sarà, per lui e per noi genitori, poi cosi’ deludente !!!.
Voi che ne dite ?
Ciao.
2 Aprile 2007 alle 17:14
la prima che hai detto, quella sugli snob, trova conferme immediate: chiunque abbia conosciuto anche solo due o tre mondi sportivi diversi (atletica, nuoto, basket o pallavolo), si rende conto che l’approccio di alcune famiglie al tennis, o meglio, ai circoli, è quello di coloro che vi entrano solo se adeguatamente vestiti, solo se in grado di confrontarsi in immagine con altre famiglie, solo se hanno il parcheggio interno e se possono permettersi di dare del tu al direttore tecnico o al presidente.
è ben vero, però, che negli ultimi anni, molte famiglie (papà e mamme) entrano al circolo solo mosse dalla passione per il tennis e solo per trasmetterla ai loro figli: noto con piacere, aggiungo, che l’understatement sta prendendo piede…anzi, forse sta diventando di moda!
non di rado, infatti, si sentono commenti di mamme e di papà, che fino a ventanni fa si vantavano del loro zundapp, delle loro timberland e dei loro monclair, sui “ragazzini montati” che spesso frequentano o sono invitati dal circolo.
il ragazzino non è mai montato per natura: è difficile, però, che scenda dal suv del papi (che ha il suv non per necessità, ma per mostrarsi), senza esserne orgoglioso e senza vantarsi, guardando con sufficienza chi arriva al circolo in autobus.
senza arrivare agli estremi di spartana o siberiana memoria…un bel viaggetto in autobus, talvolta, fa molto meglio di dieci ore di esercizio sul servizio slice.
siccome però, sia il suv che l’autobus devono fare i conti col traffico, consiglio ai ragazzi, quando avranno l’età sufficiente, di recarsi al circolo con la bici e la racchetta a tracolla.
viva il tennis per quello che è: non per quello che socialmente poteva significare fino a ventanni fa!
marcos
2 Aprile 2007 alle 19:29
Marcos, io ho sempre sostenuto che il Tennis (ma anche il golf) sono la dimostrazione lampante che dio non esiste…O almeno il dio del Tennis e del Golf, quel dio di giustizia in cui siamo stati educati a credere fin da piccoli… Oppure solo una dimostrazione che davvero le vie del signore sono misteriose: è evidente che non siamo tutti uguali ai nastri di partenza e che il talento è distribuito in maniera disomogenea…La Teoria della Mielina mi ridarebbe un po’ di fiducia nel famoso detto che campeggia all’inizio dell’Azteco:Non esiste nessuno responsabile del proprio destino all’infuori di te… Ma anche queste sono probabilmente palle e comunque mi riallaccio al discorso di Atti nel riportare le prime impressioni di mia moglie alla prima giornata da Bollettieri: una marea di gente, genitori ansiosi e preoccupati, bambini e ragazzi anche…Sono tutti lì per una o due settimane di Easter camp e ognuno vorrebbe sbranare l’altro, vorrebbe avere più ore del coach privato, vorrebbe essere seguito di più, vorrebbe sfruttare al massimo il suo periodo…Ma questo non è più divertimento, questo è solo stress…Questa è semplicemente The Survival of The Fittest, o detto alla Highlander: E alla fine ne rimarrà uno solo…
Il problema che Atti ha perfettamente identificato è che noi genitori italiani che ci siamo avvicinati al Tennis, o per cultura o per educazione, abbiamo un certo pudore morale nel voler trasformare i nostri figli in subumani dediti solo alla racchetta e memori del “nati non foste a viver come bruti”
vorremmo anche lasciar spazio alla “virtude e conoscenza”…Mia moglie mi ha già anticipato che i Coahes dell’IMG hanno storto il naso all’idea di Nicholas alla St Stephens, la buona scuola FUORI dall’Academy perchè da lì non ricevono collaborazione, aiuto, è insomma una scuola seria che richiede un impegno accademico senza sconti…E che insomma se vuoi fare tennis DEVI fare tennis, se vuoi fare ACADEMICS, fai le ACADEMICS… Ora non è che la Pendleton (la Scuola DENTRO l’Academy)sia un covo di sfaccendati, anzi pare che abbia ottime valutazioni (rating) ma sono rimasto un po’ perplesso: Nicholas dovrebbe fare solo la QUINTA ELEMENTARE, possibile che già si stia parlando di impossibilità di coniugare una educazione normale con la pratica dello sport agonistico? Eppure è così: se da un lato la cosa mi potrebbe anche inorgoglire (vuol dire che davvero vedono del Potenziale in Nicholas) dall’altro mi crea non pochi problemi…Il nostro scopo era di far fare una buona scuola e di farlo allenare 2-3 ore a tennis E POI CHE CI DICESSERO LORO FRA UN ANNO O DUE O TRE O QUATTRO SE DAVVERO C’E’ DEL MATERIALE SU CUI LAVORARE…Qui invece mi sembra che il significato potrebbe anche essere: dacci il bambino e poi il materiale lo creiamo noi…
Il che mi fa ritornare alla mia obiezione a chi dice che i talenti li devi lasciar maturare da soli: e chi glielo dice a quelli che non hanno talento che invece si allenano e poi danno 6/0 6/0 ripetutamente a chi ha talento fino a farlo smettere disgustato?
MA ANCHE, da un altro punto di vista quasi diametralmente opposto: ma devono giocare solo quelli che hanno talento? Alla fine giocherebbero solo Federer e Gasquet e Djokovic…Ma per esserci uno che vince devono esserci anche 127 che perdono… Ma sapete poi che ogni tanto mi chiedo se sia più felice il CAMPIONE, quello scritto in maiuscolo, il Predestinato, The One, quello che però ogni vittoria è un sollievo anzichè una gioia, o il Journeyman, quello che gioca perchè ha trovato un sistema per non lavorare, che gira il mondo, conosce genti, fa esperienza, arriva magari al top 20-30, magari vince un torneo ogni tanto ed è per lui una gioia vera e magari chissà un giorno ha anche la grande occasione alla Thomas johanson…E chissà, magari da anche un esame all’università di quando in quando, non si sa mai…
Mah, sto divagando alla grande…Ma voglio darvi qualche notizia vera dall’Academy, le brutte e le buone, e voglio aspettare di avere più informazioni da mia moglie che il primo giorno è sempre in apnea…
Un particolare, per il Freddo:è vero che da Bolletta non ne sfornano più tanti come una volta, ma il giapponesino di 17 anni che ha vinto il Torneo Junior a Miami si allena all’Academy e nell’articolo su di lui nel sito Img, si cita anche che si allena con un gruppo da cui si aspettano grandi cose e fra questi viene citato anche Giacomo Miccini…Ora sicuramente se Miccini esploderà qualcuno dirà che non è vero che si è fatto in America ma che il lavoro l’avevano già fatto in Italia, ma credo che Atti sia più obiettivo quando riconosce che dopo i 12-13 anni è meglio “emigrare”…Credo tutto sommato sia più semplice: non devi nemmeno decidere con chi fare la tessera FIT!
Ok, chiedo scusa: post molto vago ma in compenso anche confuso. Prometto notizie più concrete ma volevo dare il benvenuto ad Atti perchè credo che un apporto come il suo sia molto utile. E invito altri genitori a raccontare loro eventuali esperienze pasquali in training camps, stages, etc…Per esempio so che Francesco porta la sua grintosissima Never Say Never Francesca a Ferrara e sarebbe interessante avere un idea del lavoro che fanno…Io vi farò sapere attraverso gli occhi e le parole di Nicholas e Gabrì,mia moglie, qualcosa dal Bollettieri Camp…
2 Aprile 2007 alle 21:58
Onestamente Marcos, io ho cominciato a giocare a tennis quando è diventato uno sport di strada… Prima lo consideravo troppo da gesti bianchi, troppo non dico femminile, visto il mio amore per il tennis femminile, ma poco guerriero…Come mi sbagliavo, visto che non esiste fra gli sport non di contatto, uno sport più brutale del tennis, sia dal punto di vista fisico che dal punto di vista mentale…Allo stesso modo anche nel golf, l’unica cosa che mi piace veramente è l’idea di giocare al mattino presto o al tramonto,in un campo magari scalcinato come questo di Luanda, senza erba e senza acqua, ma dove ci puoi andare sbracalato, magari anche col cane,come forse doveva essere a inizio del secolo scorso… non nascondo a volte di peccare di snobbismo un po’ stronzo e che mio figlio, vivendo all’estero, inconsciamente abbia assunto pretese da espatriato privilegiato, cosa di cui lo rimprovero a volte: pensi troppo alla forma, dammi della sostanza!,gli urlo a volte nelle orecchie quando si preoccupa troppo della bandana o della maglietta…anmzi, se non s’impegna niente maglietta nike o adidas ma tshirt sporche e stracciate…E gli racconto di quella volta che a 12-13 anni arrivando alle 8 del mattino in cima ad un rifugio dopo mezzora di seggiovia a -20° avvolto in una coperta, vedemmo arrivare un signore accompagnato da due servizievoli amici e ai nostri occhi di ragazzini doveva essere un campione poichè aveva una tuta da sci come non se n’erano mai viste allora, completa, un pezzo unico, da gara! Era un freddo porco e il signore era mezzo assiderato ma quando uscì dopo essersi riscaldato ricordo che io, mio zio e un mio amico uscimmo solo per poter vedere “come sciava” perchè sicuramente doveva essere un fenomeno…Cadde dopo 50 metri, nello stradino che portava all’inizio della vera pista, ma gli concedemmo il beneficio del dubbio perchè lo stradino era infido e arrotato, ma quando comparve dalla curva in uno stentato e volgarissimo spazzaneve, avevo perduto l’innocenza e non credevo ormai più a Babbo Natale…Ricordo che da allora NON ho mai più comprato pantaloni da sci, solo jeans stracciati e pantavento, proprio per non correre il rischio di essere etichettato…Quello che conta è la sostanza: scarponi, attacchi, sci e soprattutto le gambe…Nel tennis dunque tutt’al più una buona racchetta, ma ho sempre odiato i vestitini firmati e combinati (e come ben si sa le gonne per le donne) e nei primi completi di Agassi avevo sempre visto la rivoluzione, il cioè vestirsi come un ragazzo si veste per uscire d’estate, andare in spiaggia o al campo di gioco, e NON VESTIRSI DA TENNIS…non dovrebbe esistere il vestirsi da tennis, ma solo il vestirsi da sport, da tempo libero…Quello che fa la differenza, è impugnare la racchetta…
Comunque, si, sono d’accordo: un po’ di Sparta farebbe bene ai nostri figli, e io di autobus e bicicletta per andare ad allenarmi a rugby ricordo di averne masticata tanta…in effetti il mio sogno è quello di andare in vacanza magari in un posto di mare, e mio figlio che scompare in bicicletta con lo zainetto sulle spalle da cui spuntano due o tre racchette per andare al club con gli amici e torna a sera, stravolto di quella stanchezza spossante e felice per aver passato la giornata con gli amici… Almeno, vivendo all’estero nel terzo mondo, una cosa posso dirla: che Nicholas è cresciuto giocando con i locals, gli unici che erano al suo livello in quanto figli,fratelli, nipoti di coaches o guardiani del club, e non certo coi figli degli altri espatriati…Poi purtroppo i locals non hanno i soldi, gli sponsors, una famiglia alle spalle, per uscire dal paese e a 12-14 anni i loro progressi si arrestano, perchè altrimenti il materiale umano in africa certo non mancherebbe…Ma questa è un’altra storia.
2 Aprile 2007 alle 22:44
mi è piaciuto il tuo racconto, stefano.
sono certo che tuo figlio si curerà della maglietta fino a tredicianni:
poi, capirà che il marchio è solo un altro modo per mantenere questo circo, ma, in allenamento, vestirà come kuerten: una braghetta e una maglietta, magari del giallo carico del sole, quando scende.
così mi piacciono i ragazzi, così sono i campioni che mi piacciono.
se l’adidas, però, lo cercasse, approfittane…
…quando uno è libero dentro (ed un figlio di tanto padre lo è), non v’è marchio che possa asservirlo!
marcos
3 Aprile 2007 alle 00:35
Grazie Marcos, sono onorato ……Ma adesso telefona a Ubaldo e digli che il POST N°200 è suo: che scriva solo che è commosso, che non se l’aspettava, che ci vuole bene, di continuare così…”una frase,un rigo appena”, insomma…Che ho ancora tante cose da scrivere e non so se riesco a resistere a lungo!
3 Aprile 2007 alle 14:10
…ciao a tutti sn una ragazzina di quasi 15 anni..pratiko il tennis da 3 anni..ho lasciato anke la pallavolo..x giokare..di+..poikè facendo il liceo klassiko 4 ginnasio..nn vi è molto tempo libero..Mi sn avvicinata sempre di + a qst sport soprattutto..avendo fatto la raccattapalle al torneo internazioanle a napoli..un’esperienza bellissima..In qst periodo cerko molto le notizie su fabio fognini..poikè sekondo me km giokatore andrà lontano..
a napoli ha giokato..kn la febbre..e mi è dispiaciuto tantissimo qnd è partito..perchè..l’ho visto solo 3 giorni..(confesso mi piace)..
kmq..ieri dopo il torneo..ho ripreso la racchetta e ho kapito..ke kmq..x diventare professionisti ce ne vuole..xkè ti accorgi..ke in konfronto ad altri..nn sei niente..
Personalmente..ora prendo il tennis come uno sport..per stare in kompagnia..divertirsi..perchè ho kapito..ke kmq iniziando a 12 anni..è difficile diventare professionisti..certo uno può arrivare a buoni livelli..ma kl tempo..
Finisco..kl salutare tutti..soprattutto fulvio..(se puoi mi dici km sta fabio)..ciaoo laura
3 Aprile 2007 alle 14:27
Ok, visto che è sfumato comunque anche il 200 per ubaldo, gli riserveremo il POST N° 1000, vi invio l’email di mia moglie da Bradenton
DALLA MIA & VOSTRA E QUINDI NOSTRA INVIATA SPECIALE
ALLA BOLLETTIERI ACADEMY GABRÍ:
E’ stata una giornata lunghissima, e piu’ volte mi
sono chiesta se era solo il primo giorno o se ne erano
gia’ passati due o tre…no e’ solo il primo giorno!
Ci siamo svegliati alle sei per fare una rapidissima
colazione con cereali e latte (frappuccino freddo per
me), doughnot e vitamine, e cercare di essere sul
campo verso le sette per riscaldare Nicholas prima
della ‘evaluation’. Passiamo prima da Lance (Luciani,
l’allenatore per lo Strategy Zone Program che segue
Nicholas), per farci vedere e prendere gli accordi e
subito ci dice che sara’ un casino: troppa gente e ci
saranno problemi di campi, ma lui promette di tenere
Nicholas al centro dei suoi pensieri anche se oggi
doveva fare una cosa per la Sharapova e quindi non era
molto disponibile. Io e Nicholas andiamo a fare un po’
di foot drills per una mezz’ora e poi andiamo
all’appuntamento: campo 11 ore otto e non ti dico la
fiumana di bambini che ci si presenta davanti. Ho
fatto una foto e se riesco te la mando. Non ho mai
visto un tale casino in tutti questi anni. Come al
solito vengono fatti correre per cinque minuti poi
racchetta in mano e via che si comincia: cinque o sei
campi occupati con un coach e trenta o quaranta bimbi
e teenager che a turno continuano a colpire un dritto
e un rovescio girando in cerchio fino ad esaurimento
palline e poi tutti a raccogliere le palle, intanto
cinque sei o piu’ coaches si aggirano con fogli e
penna e VALUTANO ed e’ cosi’ che si finisce in un
gruppo anziche’ un altro. Sarebbe una mia pretesa che
Nicholas finisse nel gruppo migliore quello formato
per la quasi totalita’ dai full timers (cioe’ quelli
che sono li’ tutto l’anno), ma non e’ cosi’. E’in un
ottimo gruppo, cosi’ mi assicurano, ma non nel top.
Poi viene fatto un discorso a tutti i bimbi che sembra
quasi rivolto a me piu’ che a Nicholas e cioe’ viene
detto loro che se pensano di essere nel gruppo
sbagliato e di meritare di andare in un livello
superiore no devono fare altro che dimostrarlo con la
racchetta, non con le parole e fin qui mi sembra
giusto, poi pero’ aggiunge che se nelle partite
pomeridiane uno batte tutti gli altri 60 60 allora
verra’ spostato al livello superiore e questa invece
mi sembra una grossa cretinata sia perche’ i
partecipanti ad un gruppo non hanno la stessa eta’ e
tantomeno le stesse dimensioni e per via della forza
fisica un mediocre tredicenne o quattordicenne avra’
sempre la meglio su un bravo o bravissimo bimbo di
dieci anni (a meno che non sia quel mostro di
Quinzi!!)e poi perche’ quando si parla con i vari
coach individualmente, tutti tutti dicono che a questa
eta’ e’ piu’ importante la tecnica e non la vittoria a
tutti i costi, e allora?
Cosa un po’ antipatica qui all’accademia e’ che non
importa se si viene per la prima volta o se si e’ gia’
venuti una decina di volte: si e’ trattati da perfetti
sconosciuti comunque a parte qualche cenno di saluto
piu’ caloroso da parte di chi si ricorda un po’ di
piu’ la fisionomia, ma io mi chiedo se e’ possibile
che sul computer non possano annotare che una persona
e’ gia’ venuta due, tre, cinque, dieci volte? Vedro’ a
chi deve essere indirizzata questa domanda e se mi
risponderanno.
(APRO UNA PARENTESI: in realtá Nicholas è in questo gruppo solo per fare “volume” perché in realtá appena pyuó fa 2-3 ore col gruppo Strategy Zone (Lance-Margie-Chess) e poi noi gli facciamo fare 30’ al giorno con Mohammad, un coach dell’Adult Program e nostro vecchio conoscente, solo per fargli fare consistenza, ritmo, palleggio serrato…Questo anche come trucco subdolo e sottile per farlo vedere a Chip Brooks, il Director dell’Adult Program e uno dei partners di sempre, fin dalle origini, di Bollettieri_NdStGr))
Tornando a Nicholas, come ha detto lui, ha fatto le
stesse cose delle volte scorse, drills dalle dieci
alle 12,30 (dalle nove alle dieci ha fatto IPI_(Preparazione
Atletica, NdStGr) e poi
dalle 12,30 alle 13,30 ha lavorato con Chess il nuovo
collaboratore di Lance. Poi ha mangiato, si e’
riposato una mezz’ora e poi dalle tre alle quattro
Mental conditioning (io gli avevo detto di saltare ma
il coach ha detto che per oggi doveva farlo) e poi
dlle quattro alle sei e mezzo partita.Mezz’ora di
piscina e cena con pizza (che non piu’ buonissima come l’anno scorso…) e frutta.
La mia giornata invece e’ stata piu’ intensa da un
punto di vista mentale; siamo partiti subito con Lance
che non vede di buon occhio il fatto che vogliamo
mettere Nicholas alla Saint Stephens, dice che la
scuola e’ troppo demanding, che non si riesce a
collaborare perche’non sono flessibili con gli orari e
non lasciano permessi per fare tornei. E anche quando
dico che la nostra scelta e’ motivata dall’eta’ di
Nicholas ancora giovane per dedicarsi al tennis al 100
per 100 soprattutto non avendo dato ancora prova di
chissa’ quali capacita’ e quindi il lato accademico ha
ancora una notevole importanza nella sua educazione e
nulla vieta poi nel giro di un paio di anni di passare
ad una decisione piu’ tennisticamente orientata se
Nicholas decidera’ che questo e’ quello che vuole, ma
un torneo lo dovra’ pur vincere prima almeno per
sapere che effetto fa e se vale la pena, per lui
s’intende. Comunque il commento di Lance che diceva
che uno deve decidere cosa vuole (come dire sono fatti
tuoi tutti i pensieri che ti metti), mi aveva dato un
po’ di angoscia e comunque gli avevo rimbalzato la
palla dicendo che aveva un certo peso quello che lui
pensa e che dira’ alla fine delle due settimane
perche’ l’idea di farlo giocare a tennis resta viva
sulla base delle loro affermazioni secondo cui
Nicholas avrebbe grandi potenziali.
Seconda paranoia mentale, forse tutta mia, l’idea che Nicholas debba andare nel gruppo migliore. Comincia anche ad avere amici fra
quelli che hanno fatto il corso con lui negli anni
passati e che adesso sono in quel gruppo. Forse sono
full timer o forse hanno usufruito di una struttura
tennistica che gli ha permesso di migliorare di piu’,
chissa’! Comunque ho avuto un momento di amarezza che
ho esternato sia a Roxanne (all’Acceptance Desk) che a Lance e poi ad Alvaro il responsabile che sorridendo mi dice che vedra’ come
va domani. Ho detto qualcosa perche’ ho visto cosa
fanno nel top group e sono sicura che Nicholas puo’
lavorare con loro.
Nel pomeriggio ho parlato con Chip (Brooks,il Direttore dell’Adult Program precedentemente citato e nostro vecchio amico in virtú di decine di nostre frequentazioni) e lui invece e’
d’accordissimo con noi e dice che la Saint Stephens per
lui sarebbe la prima scelta appunto pensando che
Nicholas ha solo 10 anni che puo’ poi passare alla
soluzione piu’ tennistica fra uno due o tre anni.
Secondo lui il passaggio dalla Saint Stephens alla
Pendelton e’ indolore menbtre il contrario e’
impossibile. Dice quindi di parlare con Gabe (
Jaramillo…quel simpaticone-si tratta del Direttore del Junior Program e non ci è mai stato troppo simpatico ma forse solo perché reo di non aver ancora apprezzato Nicholas come si deve…ehm ehm ehm_NdStGr) che e’ quello che decide
come si puo’ adattare il programma e quanto si paga.
In realta’ sono lui e Caroline (Murphy, una delle responsabili Img all’Admission_NdStGr) e io ho gia’
l’appuntamento con Caroline per giovedi e se non
risolvo nulla Chip mi aiuta a parlare con Gabe.
Ho visto anche Jim Mickelson (uno dei Coaches Veterani, che piace moltissimo a me per il suo modo di allenare da Sergente Burbero dal Cuore d’Oro,NdStGr)che ha ascoltato le mie perplessitá e poi ha detto: “Il fatto è che in queste due settimane hanno preso troppi “students”, piú di quelli che possiamo gestire…questa settimana sará ….terribile”. Vabbé, lo sapevamo giá anche se lo stesso Lance si chiede perché continuino ad accettare piú gente di quella che ci puó stare…(perché pecunia non olet, ovviamente)
Domani invece (oggi per te) vado alla Pendelton con
l’intenzione di vedere bene cosa e come sarebbe la
situazione reale del prossimo anno.
Adesso vado a letto anche se avrei altre cose da dire: ho
parlato con Miccini, ho chiacchierato con Ariel che sta
aspettando che Malisse lo richiami in Europa, ma al
momento Malisse e’ fermo per infortunio e da un paio di mesi
non gioca. Per fortuna lui ha potuto tornare
all’accademia, mentre Malisse, dice Ariel, ha gia’
fatto un paio di milioni e puo’ permettersi di stare
fermo per un po’. Sto crollando e sono qui da un’ora e
mezza…sono lentissima!! Se ci sono parti per il blog
dimmelo oppure mandale tu con la mia e-mail.
Ciao
3 Aprile 2007 alle 16:08
Bellissimo il post di Laura, che ha portato una autentica ventata di giovanile freschezza nel blog (anche per il linguaggio, sintassi da liceo classico e grammatica da sms…).
Quanto sarebbe bello se ci fossero in Italia tante migliaia di ragazzine quindicenni che imparano a giocare a tennis…
E se avessimo un nostro giocatore nei primi 10, magari un bel ragazzetto come Fabio Fognini, forse il loro numero aumenterebbe ancora…
3 Aprile 2007 alle 16:46
…grazie roberto..kmq..questo sikuramente..avverrebbe!!!!!
qlk mi sa dare notizie di fabio?? grazie..ps:mo vedrò sempre qst blog..è tr bellooo:P
3 Aprile 2007 alle 17:15
X Laura:
Forse lo sai già, comunque l’allenatore di Fognini, Leonardo Caperchi, ha un suo blog, su cui trovi info aggiornate, a questo indirizzo:
http://paroladicoach.blogs.it.eurosport.com/
Forse ci trovi pure qualche foto…
altre notizie, con un forum dedicato, le trovi su tennisteen.it.
…E ora sotto con la versione di greco!!!
3 Aprile 2007 alle 17:19
bellissimo a mio parere il post di Gabri che ha illustrato perfettamente quel che accade dal maestro Bollettieri,quale giungla attenda chi vuol emergere,che lotta più psicologica che fisica attenda più i genitori che i figli…
Spero sinceramente non smettiate questo diario di bordo e se qualche giocatore/giocatrice professionista potesse raccontarci la sua esperienza adolescenziale non sarebbe male…
3 Aprile 2007 alle 18:45
Ringrazio Filippo e nel contempo lo rassicuro: continueremo ad inviare questo Diario di Bordo da Bradenton…e quanto a Laura posso anche essere d’accordo con Roberto sulla ventata di freschezza sintattica ma mi sa che ce la siamo già persa visto che più che al blog Genitori & Figli mi sembra interessata a Fognini e che quindi trasmigrerà sul blog di Caperchi…Se invece Laura ha voglia davvero di scriverci, potrebbe raccontarci come e quanto gioca una ragazzina che ha cominciato a 12 anni, se fa tornei, e come si comportano i coaches nei suoi confronti, se la trattano come una atleta o se non le danno speranza considerandola tutt’al più una giocatrice buona per il Doppio Giallo di fine anno…In realtà volevo sempre dirvi che la cosa che mi piacque subito la prima volta che mi recai all’Adult Program della Bollettieri Academy ad inizi anni 90 era che lì non ci sono giochini, tornei di fine settimana, doppio giallo etc, lì ci si allenava esattamente nello stesso modo in cui si allenavano i ragazzini e sembrava di essere in caserma…Adesso sono cambiati anche loro e si sono un po’ rammolliti ma ti tirano sempre fuori l’ultima stilla di sudore facendoti venire le vesciche a mani e piedi….E’ una bugia, ma ti fanno credere davvero di essere tale e quale un pro…E SE LO FANNO PER DEI QUARANTENNI E PASSA IN MUTANDE, PROVATE AD IMMAGINARE COSA FANNO PER DEI RAGAZZINI ASSATANATI CHE CREDONO DAVVERO DI POTER DIVENTARE DEI NUMERI UNO…
3 Aprile 2007 alle 21:35
x roberto:..sisi l’ho trovato gia ql sito..infatti ora sarò sempre aggiornata…grazie kmq…
x qnt riguarda gabry (uso il tu kosi mi esprimo meglio va bene?)..kmq..ho kominciato a 12 anni..e fino ad ora nn ho voluto partecipare a tornei..poikè volevo perfezionarmi..perchè le ragazze della mia età in genere già lo pratikano da qnd erano pikkole..
xò penso..ke visto ke vorrei klassifikarmi..inkomincerò a iscrivermi a dei tornei..studio permettendo..
un saluto a tutti
3 Aprile 2007 alle 21:56
CURIOSITA’: leggo di Morgan Pressel. La piú giovane di sempre ad aver vinto un Major di golf fra le donne. E sapete chi è? La nipote del papà di Aaron Krickstein, uno dei primi ragazzi prodigio di Bollettieri (insieme con Jimmy Arias). Passato alla storia axhe per essersi fatto rimontare due sets da Jimbo Connors ormai 39enne nel terzo o quarto turno di quel famoso Us Open del 91. Disse Aaron nel post match: fossi stato fra il pubblico, anch’io avrei tifato per Connors. Era anche famoso per avere un ottimo genitore, ne parlavano tutti bene:critico ma sempre pieno di sostegno.
Però se poi leggo che il figlio di Noah ,Joakim, è una star del College Basketball ed ha vinto per la seconda volta con i Florida Gators il titolo NCAA (che negli US vale quasi forse di più del titolo NBA) ed è una star dei Media (vedi la sua danza post vittoria su YouTube), mi chiedo anche: ma se i figli dei campioni di tennis, quelli che avrebbero i geni, difficilmente giocano a tennis e nemmeno i coaches o quelli che han giocato non da campioni ma a un certo livello fan giocare i propri figli perchè loro lo sanno, lo sanno che oh,baby it’s a wild world, non venite poi a rompere le palle a noi poveri comuni mortali…se non li facessimo giocare noi, a tennis non giocherebbe più nessuno!!!
4 Aprile 2007 alle 00:06
mammamia stefano, che stress!
ma siete sicuri??
vi seguirò con affetto ed un tantinello di preoccupazione!
4 Aprile 2007 alle 00:17
Volevo però anche commentare l’email di Gabrì:
Con la mia consueta onestá morale e intellettuale (SCHERZO!!!) ai limiti della masochistica autodistruzione (NON SCHERZO PIÚ!!!), vi ho voluto fare partecipi integralmente dell’ondata di ansia e di emozioni che travolge ogni volta come la prima volta anche due consumati habitué di una grande Tennis Academy…Il fatto che Filippo l’abbia apprezzato, mi conforta ma mi rendo anche conto che alcuni di voi potrebbero leggere in quelle righe una esagerata partecipazione tipica di questi tennis parents che secondo alcuni andrebbero tutti messi al muro…Va anche subito detto che una regola ferrea da Bollettieri prevede l’ASSOLUTA NON INTERFERENZA dei Genitori…Come avrete notato è una regola che deve essere osservata soprattutto dagli altri!!!! NO,SCHERZO: sono abbastanza d’accordo sul fatto che una volta che porti tuo figlio da un coach durante il training poi tu,genitore, te ne stai in disparte…col coach eventualmente ci parli prima e/o dopo…Da Bollettieri bisogna osservarla dal primo all’ultimo minuto in cui il bambino entra in campo ed è a questo che in effetti si riferisce ed è severamente applicata (i genitori NON possono entrare in campo, nemmeno per aiutare a raccogliere le palline nelle lezioni private…il che se vogliamo è eun po’ ridicolo e in effetti con certi coaches è aggirata…fino a quando Nick se ne accorge e manda emissari ad attuare uno stretto giro di vite)…Ma IL GENITORE-l’abbiamo già detto- è fondamentale, soprattutto se il minicampioncino è sotto i 12-13 anni e comunque credo che anche i genitori di Miccini e di Quinzi siano d’accordo con me, devono vigilare. Far sentire la loro presenza, capire quello che succede, cercare di ottenere quello che si prefiggono. L’Academy E’ UNO STRUMENTO CHE TI VIENE MESSO A DISPOSIZIONE E STA A TE UTILIZZARLO NEL MODO MIGLIORE. Paganini il violino lo suonava meglio di altri, i Grazia si stanno specializzando nel suonare le Tennis Academy…No, scherzo, ma il ruolo del genitore è molto importante e in particolare quello di mia moglie che questa volta dovrebbe capire se vale la pena di fare questo salto nel vuoto, quale scuola scegliere, che programma disegnare sulla pelle di nostro figlio,cercare di ottenere qualche sconto e in più affittare casa,macchina e magari anche trovare un lavoro part time (lei è geologa, potrebbe insegnare alla Scuola)… La nostra situazione completamente particolare rende da un lato le scelte più facili in quanto quasi obbligate: se fossimo ancora in Nigeria, non si parlerebbe di fare questo passo per altri 2-3 anni e da un altro lato pensiamo che mettere Nicholas in Italia il prossimo anno, a fare la Quinta Elementare dopo che per 9 anni ha fatto scuole anglofone non sarebbe una mossa giusta…RITENIAMO CHE SIA ORMAI TEMPO PER LUI VENIR VIA DALL’ANGOLA A CAUSA DEL TENNIS MA NON RITENIAMO NECESSARIO,NON ANCORA, PER LUI GIOCARE 4-5 ore a tennis tutti i giorni e QUINDI RITENIAMO CHE DEBBA FREQUENTARE IN BRADENTON LA SCUOLA NORMALE e non quella dentro l’Academy, quella che taglia le materie come Drama, Arte, Musica, etc per favorire solo il Tennis senza menzionare il fatto che i bambini di 3,4,5 sono tutti nella stessa combined class,e molti non sono nemmeno di madrelingua…
Quindi, vi chiedo benevolenza nel giudicare…ma, comunque, mi rendo conto che leggendo questo nevrotico rap sul primo giorno da Bolletta sicuramente vi potreste fare una pessima idea di noi come ve la fate di me quando contro ogni logica cerco di comprendere le ragioni per cui un genitore possa giungere a dire o fare cose terribili (e vi chiederete: anche lui le fa?) ….In realtá devo confessarvi-ve ne sarete accorti- che per me-e per mia moglie- la scrittura è catartica, e se hai un problema o magari più di uno, scriverne magari mi scarica, mi placa, mi fa poi ragionare…Come quando dopo 3-4 settimane su una piattaforma in piena sindrome da Alcatraz si torna a casa e si comincia a comprare di tutto cominciando con 5 diversi quotidiani e tutte le riviste possibili e immaginabili, incluse quelle di computers che non leggeremo mai, all’edicola dell’aereoporto e allora un rimedio è entrare in un negozio di libri o dischi,CD o DVD o fumetti SENZA carta di credito ma con penna e taccuino, si fanno le liste e giá il fatto di scrivere è quasi come comprare…bé, quasi…Ma ritornando alla PRIMA GIORNATA IN UNA GRANDE TENNIS ACADEMY, è vero, a meno che non sia in assoluto la prima volta,sono di solito piú le aspettative deluse che il resto…Ma intendiamoci: i primi a darci una calmata siamo proprio noi,Stefano e Gabrì, e per esempio il fatto di non essere nel gruppo migliore è solo bullshit, come dicono. A parte che Nicholas è lí per allenarsi con lo Strategy Zone Group e che per far questo deve comunque iscriversi a mezza giornata di Training con gli altri, il livello d’insegnamento non differisce da gruppo a gruppo: c’è sempre un coach ogni 4 bambini (forse a Pasqua ogni tanto ogni 5) e con un Supervisor Capo Coach che gira (ogni Gruppo ha 4-5 coaches + il Capo Coach). Poi noi a Nicky facciamo fare mezz’ora /un’ora con un Coach dell’Adult Program e quindi l’essere nel Tal Gruppo ha un valore relativo…In realtá sia io che mia moglie concordiamo che da un punto di vista educativo sia addirittura meglio cosí: che Nicky capisca che è la racchetta che parla, che non deve guardare ai luccichii della ribalta, che deve lavorare per se stesso e non per fare il fighetto/bullo nel gruppo dei migliori…
E infatti stamattina mi scriveva veloce ancora mia moglie:
Una velocissima nota per dirti che Nicholas questa
mattina ha giocato anzi sta giocando con Margie
(Zeisinger, dello Strategy Zone Staff,NdStGr)al
campo del Lakebridge, quel compound a fianco
dell’accademia ( Bollettieri ha li’delle proprieta’ e
lascia usare il campo a Lance per alcune ore) be’
dicevo Nicholas sta giocando DA DIO, e’
incredibile’,la Margie e’ davvero contenta e
impressionata. Ha fatto lo skill test che poi ti
spiego cosa e’ e comunque lui ha buttato giu’ 11 coni
(la Sharapova solo 8 credo!!!). Davvero oggi era un
piacere starlo a vedere, un’attitudine fantastica,
stava per arrabbiarsi ed e’ riuscito a controllare e
poi ha preso il ritmo del dritto incrociato e la
Margie era al settimo cielo e cosi’ gli ha detto, bene
adesso che fai cosi’ bene l’incrociato passiamo a un
po’ di strategy: incroci finche’ non capisci di avere
la palla da mandare lungolinea. E ancora ha giocato
benissimo e alla fine Margie ha detto: come on!If you play like
that we can stop with the forehand, you are graduated!
Adesso, lasciamo perdere I sorrisini maliziosi e ironici di vari addetti ai lavori che diranno. Ma dove si allenano questi, a Neverland? Per fare queste cose bastava andare in una qualsiasi SAT etc etc etc, che a parte che non è vero e che qui stiamo sintetizzando e che poi noi mandiamo Nicholas anche ai corsi di Bertino quest’estate a Marengo e se possibile lo faremo allenare anche con Zavoli a Bologna, e quindi non facciamo gli esterofili a prescindere, quello che mi premeva farvi sapere, ai miei amici-fratelli-genitori di questo blog, è l’emozione… anche a distanza.
E’ l’emozione, l’amore, che ci muove…chissenefrega se a15 anni poi deciderà che vuol fare il cardiochirurgo (perchè è l’unica maniera legale per squartare le persone), il veterinario, l’attore, il rapper o il disegnatore di fumetti…Comunque queste che ha vissuto e sta vivendo sono ricordi impagabili, illusioni forse ma proprie dell’infanzia…Sogni ma anche esperienze importanti…memorie che si porterà sempre dietro. E anche noi. L’ho detto più volte: io sono già un po’ dispiaciuto perchè mi rendo conto che
4 Aprile 2007 alle 01:08
E’ partito il Message prima che potessi terminarlo (e magari rileggerlo per non apparire troppo “lame”, lezioso melenso smorfioso): DICEVO:
io sono già un po’ dispiaciuto perchè mi rendo conto che ormai manca ancora poco ma quando saremo sul campo io e lui e io cercherò di dirgli qualcosa, lui potrebbe farla solo per non darmi un dispiacere…sapendo che io non sono più all’altezza (per questo di solito io sono un esecutore di rills, anche se credo che tutto sommato il rovescio che tutti ci dicono miglioratissimo, gliel’abbiamo messo a posto noi con 6 mesi di handfeeding baskets).E SONO SICURAMENTE TERRORRIZZATO DALL’IDEA DI DOVERMI SEPARARE DA MIO FIGLIO IL PROSSIMO ANNO…bè,terrorrizzato no, ma è chiaro, mi dispiace non essere lì a fare il suo “buddy”, ad accompagnarlo a scuola e poi al training…Ovviamente fra vacanze loro e mie alla fine su 12 mesi 5-6 dovremmo riuscire a passarli ancora insieme, ma è chiaro che sarà dura…E per rispondere a Marcos, se non l’ho già fatto con questo post scritto prima di leggere le sue preoccupazioni, SI, CERTO, NON SIAMO SICURI, se fossimo in Nigeria o in Italia non ci avremmo certo pensato prima dei 12-13 anni…Adesso il dubbio semmai è se mandarlo lì, dove tutto e grande e immenso e caotico e ci si può perdere (ma comunque conosciamo tutti) o invece piuttosto in una piccola academy tipo la Pat Cash visitata a gennaio durante il nostro viaggio in Australia…ma l’Australia non è a due passi, fosse almeno a Perth (città bellissima, da viverci, se avesse una Tennis Academy non ci penserei due volte, avrei già iscritto mio figlio…e se questo non fosse un blog di tennis vi avrei già inviato il mio post resoconto di viaggio sull’Australia, visitata in lungo e in largo…paese straordinario…) e non nel Queensland, a casa di dio dall’altra parte della luna… Ovviamente la Florida brulica letteralmente di altre Academies più “familiari”: noi conosciamo la Evert a Boca Raton, Saddlebrook a Chapel, vicino a Tampa e Rick Macci, vicino a Fort Lauderdale e Delray Beach…Ma lì non conosciamo il “territorio” (scuole,case,etc) e avresti bisogno di passarci l’estate…Insomma, non ci crederà nessuno, ma noi stiamo scegliendo Bradenton più per la Scuola, la St Stephens…Domani mattina Nicholas “salta” il training perchè è stato invitato a partecipare a una giornata di lezione…i professori lo vogliono conoscere, intervistare, parlarci (già hanno avuto un assaggio lo svorso agosto)…Comunque Marcos, non siamo sicuri di niente, ma qui si tratta di due cose: tennis in angola=no good/education in angola=buona ma abbiamo sempre pensato che sarebbe stato giusto farglòi finire il Ciclo delle Elementari in una Scuola veramente Inglese e/o Americana in un full english environment…Unisci i puntini con le linee o fai 2+2, non so, a me pare non ci sia poi così tanta possibilità di scelta…Il vero dubbio è il salasso economico…Vale la pena? Non credo proprio…mi vengono i capelli dritti e i sudori freddi solo a pensarci…E quindi non ci penso. Rien ne va plus, alea iacta est, in c…alla balena…Le medie le farà in Italia e da grande farà magari il Giornalista, il Ragioniere,il Professore o forse il Maestro di Tennis ma ricorderà con affetto quel coglione di suo padre…
4 Aprile 2007 alle 09:05
Innanzitutto complimenti a Stefano e Gabri per come comunicano a noi “comuni mortali” le loro esperienze dal NICK, era una curiosità che avevo da sempre, mi piace molto il tono del racconto visto dal punto di vista di noi genitori.
Leggendo attentamente i loro racconti, e volendoli “confrontare” con quanto accade in Italia, tento di cogliere alcune differenze rispetto ad una buona Scuola SAT/AGONISTICA italiana :
Alla base diamo per scontato lo stesso livello medio dei ragazzi e dei maestri ( in entrambi i casi non ho dubbi sia di qua che di là dell’Atlantico ci sono bravi Maestri e ottimi allievi):
Nell’ACCADEMIES , mi sembra di capire, il confronto con altri allievi è costante, forse inizialmente esasperato, ma allenarsi con ragazzi del tuo stesso livello è il giusto proseguo dell’allenamento col cesto, forse come ha detto qualcuno è una giungla, ma chi di noi da ragazzino, a appassionato di Tennis, avrebbe rifiutato una simile opportunità ?
Nelle SAT invece i ragazzi vengono gestiti, quasi sempre, con logiche di allenamento ristrette ai giocatori del proprio circolo, quindi quasi mai confronti/allenamenti, al di fuori dei tornei, con altri coetanei corregionali, per la serie : “ Il mio orticello me lo gestisco io e cosi’ non rischio che il ragazzo trovandosi bene non cambi circolo/maestro”.
Per esempio organizzare 1 volta alla settimana un allenamento con 3-4 ragazzi a turno nei vari circoli, porterebbe certamente molti risultati con sforzi minimi (il problema è, che quasi tutti i maestri rifiutano di condividere/accettare i metodi di insegnamento degli altri).
Raduni regionali a parte (e anche qui ci sarebbe da dire) i ragazzi crescono all’interno del circolo, il loro mondo, cresciuti con la consapevolezza che tanto c’è tempo, e che non serve tutto e subito, ma che si puo’ arrivare poco per volta, ma ripeto : piu’ aspetti piu’ è difficile cambiare passo !
Gli antichi romani dicevano che la “virtu’ sta in mezzo”, e forse mai come in questo caso potrebbero aver ragione.
Tornando alle ACCADEMIES, io credo che l’obbiettivo di ogni genitore “sportivo” sia di offrire ai propri figli il massimo delle possibilità, se intravedono delle qualità/potenzialità, ed è ovvio ed opportuno che a 8-9-10-11 anni sia la famiglia che indirizzi le scelte dei ragazzi, cercando caso per caso, le scelte migliori sempre e solo per il bene del figlio/i.
Quindi “potendo economicamente” ma anche e soprattutto “avendo la forza/voglia di “affrontare” questa esperienza, perché no ? Ma anzi solo chi veramente ama i propri figli è disposto a mettere in gioco tempo, risorse ed energie!!
Il “metodo” di Stefano, che condivido, è completamente diverso, pur con obbiettivi simili, dalle scuole stile allevamento Russe, Cinesi etc., perché chi ama i propri figli MAI prenderà decisioni CONTRO ma sempre e solo A FAVORE!!!
Ciao.
4 Aprile 2007 alle 13:24
Ringrazio Atti che spero continui a leggere e collaborare perchè è il tipo di interlocutore che stimola la crescita del blog con i suoi contributi… Per esempio quando descrive la mentalità imperante nei Circoli e nei Coaches Italioti (Il mio orticello me lo gestisco io e cosi’ non rischio che il ragazzo trovandosi bene non cambi circolo/maestro”) descrive esattamente quanto da noi riscontrato ogni volta che rientrati a Bologna per brevi periodi di ferie bussiamo a destra e a sinistra nei circoli vari. Onestà intellettuale vuole che si riconosca che non è una caratteristica esclusiva dei Maestri Italiani. Forse l’ho già scritto, ma alla Strategy Zone da Bollettieri c’era (c’è) un ragazzino inglese (figlio di due medici, il padre ugandese), un anno maggiore di Nicholas,fra i primi nel ranking UK per la sua età, e la madre mi diceva che quando venivano a Bradenton dovevano “mentire” al Coach Inglese (pagato in parte dalla Federazione) perchè quando gliel’avevano detto la prima volta questo ci era rimasto male e comunque si era detto contrario minacciando di non allenarlo più (”perchè poi lui vince e il merito se lo prendono gli altri”). La cosa paradossale era che il ragazzino si faceva di nascosto (visita ai parenti, vacanza coi genitori,etc etc…queste le scuse)due settimane di FULL IMMERSION, tornava “più bello e più forte di pria” e il Coach Inglese magari manco se ne accorgeva o pensava: Wow! Sono un grande, guarda come ti alleniamo i bimbi in UK, altro che Academies!)
E ritorno quindi a circa 160/170 blogs fa quando nel mio primo intervento sottolineavo come a mio avviso sia il genitore il vero Coach nell’accezione che Brad Gilbert nel suo secondo e meno famoso libro (I GOT YOUR BACK, cfr nella SEZIONE LIBRERIA del Blog) da del proprio lavoro: non necessariamente colui che ti insegna il dritto o il rovescio, ma quello che ti porta da questo coach e poi da quello, uno famoso per insegnarti i fondamentali da fondo campo, un altro famoso per il suo gioco a rete…un Supervisor, insomma, un Manager, ma un Manager del Cuore, se vogliamo,comunque l’Unico che abbia veramente a cuore il bene del proprio protetto. Ovviamente, l’abbiamo ripetuto fino alla nausea, dipende molto dal background culturale, dall’educazione, e blah blah blah, o forse e solo soprattutto da chi sei tu in partenza come individuo… E anche così magari sbagli completamente, ed è l’idiota di turno a ritrovarsi col figlio campione, come scriveva Quinzi, non c’è garanzia…Sta dunque a te genitore “buono” avere come scrivevo un centinaio di posts fa, “PLENTY OF PLANS B”, un sacco di opzioni diverse, che tradotto, in definitiva forse significa, a dieci anni scegliere prima la Scuola e poi l’Academy…Ma anche più semplicemente scegliere di vivere il momento senza pensare troppo al futuro (nel senso che non deve diventare per forza un campione ma deve divertirsi a fare sport-con i sacrifici, le gioie e anche le delusioni che una vita di sport impone….Alla fine il bagaglio di ricordi sarà immenso e molto probabilmente l’esperienza formativa.
Avete letto di quel ragazzo finito in coma a 16 anni per aver bevuto 52 tequilas…magari salterà fuori che era un ex prodigio del tennis e che beveva per dimenticare le sue frustrazioni di promessa non mantenuta, tutto è possibile, but seriously, I DO NOT think so…
4 Aprile 2007 alle 17:33
SECONDA PUNTATA DEL DIARIO DI BORDO AMERICANO
dalla Mia,Vostra,Nostra Inviata alla Bollettieri Academy
Ieri non sono riuscita a tornare giu’ a scrivere, ho
voluto stare qualche minuto con Nicholas nella jacuzzi (a bordo piscina,nell’area delle “accomodations” delle famiglie,NdStGr)
prima di andare a prendere qualcosa da mangiare al
Deli e stare in camera, mangiare, preparare le cose
per oggi e poi dormire, alla fine il tempo scorre
sempre piu’ rapido del previsto per me.questa mattina
pero’ eravamo alla Saint Stephen con mezz’ora di
anticipo e la tua telefonata in macchina ha messo
Nicholas nel right mood. Ma una cosa alla volta.
Allora come ti ho detto ieri Nicholas ha continuato a
giocare bene fino alla fine e ha vinto con due bambini
e col terzo hanno sospeso sul due pari e Nicholas era
iper, scherzava sul campo e faceva dei gran colpi.
Dice che anche Dusty (uno degli Assistant Coaches,NdStGr)
gli ha detto che sta giocando
molto bene. Poi c’era questo colombiano (padre di un bambino che frequenta l’Easter Camp e coach di tennis lui stesso,NdStGr) che abita
pero’ negli States, che mi ha gia’ fermato due o tre
volte e dice che Nicholas e’ tecnicamente molto bravo
e gli piace molto vederlo giocare tanto e’ vero che
ieri quando sono arrivata sul campo a vedere Nicholas,
lo stava riprendendo con la videocamera.
Ieri ho rivisto Giacomo (MICCINI,NdStGr)(che comunque non mi
riconosce) e mi ha dato il numero di sua mamma che ho
appena chiamato per vederci oggi o domani. Mi diceva
che Giacomo ha fatto per due anni la Bradenton Academy (ci sono TRE Scuole affiliate: St Stephens,PRIVATA e Bradenton academy (Public school),ENTRAMBE ESTERNE, e la PENDELTON, che invece è DENTRO l’Academy ed è gestita dall’IMG)e quest’anno si e’ spostato alla Pendelton. Le ho detto che avevo conosciuto Bortolotti a Bologna (anche lui si allenava col Maestro Zavoli la scorsa estate, NdStGr)e mi
aveva detto che forse Giacomo sarebbe andato a
Tirrenia, e infatti lei mi ha detto che e’ andato a
vedere e gli e’ anche piaciuto molto, l’ambiente e’
molto bello, pero’ alla fine ha pensato che qui ha
maggiori possibilita’ di incontrare giocatori diversi,
ha maggiore varieta’ e quindi ha deciso di tornare
qui.Dovrebbe andare in Italia a fare quattro tornei
importanti, ma dipende se la scuola gli lascia fare
una parte del programma on line. Mi diceva di Quinzi
che torneranno qui, ma al momento sono rientrati in
Italia per far finire le elementari alla scuola
Italiana a Gianluigi. Se ho capito bene poi sono tutti
qui dentro all’accademia, devono aver comprato o
costruito.
Ieri sera comunque aspettando la cena al Deli
osservavo lo svolgersi della vita alla sera, alla fine
della giornata all’IMG: gruppetti di ragazzi,
ragazzini e gruppetti di ragazze ai vari tavoli,
intorno alla piscina, qualcuno gia’ docciato e pronto
alle pubblic relations, qualcuno stremato con la
divisa del proprio sport ancora ddosso (chi tennis chi
calcio chi basket chi baseball chi golf) con i
calzettoni e le ciabatte stravaccato su una sedia
scambia battute con gli amici e beve a fatica sorsi
dell’ultimo gatorade, uno da solo seduto a un tavolo,
canottiera pantaloncini e calzettoni, curvo su un
piatto pieno di cibo che piu’ che mangiando lo sta
bevendo e si alza quasi barcollando, recupera la borsa
e si avvia al dormitorio. Due ragazze fresche di
doccia e truccate parlano fitto fitto, non sembra che
parlino di sport, il gruppo di ragazzini distante due
tavoli ogni tanto le slumano, ma ad un tavolo di
ragazzi piu’ grandi si avvicina un amico e sento
scambiare battute su come hanno giocato oggi e cosa ha
fatto male cosa a chi e se ha visto giocare il tale e
con chi gioca domani, poi si avvicinano altri due che
con fare circospetto si scambiano l’informazione su
una russa che e’ arrivata al campus: ‘…did you see
her? She is SO beautiful!!’ (avevo provato a scriverlo
in italiano ma suona un po’ goffo: l’hai vista, e’
COSI’ bella!), qui e la’ qualche tentativo di
imbonimento, mentre le coppiette si aggirano per una
passeggiata prima della ritirata notturna, insomma
vita da accademia, vita da campus, vita da teenagers,
tutti con le protesi auricolari vivono a tempo di
musica, ma lavorano duro.
…..
Oggi sette e mezzo siamo alla Saint Stephen e viene a
me il batticuore, scuola nuova nuova vita…come al
solito i dubbi assalgono la mente, Nicholas e’
positivo, vuole entrare e cominciare. Arriva Mrs
Anderson(la Responsabile delle Admission, NdSt Gr,con la quale avevamo scambiato diverse email) e ci porta prima a vedere le classi del
prossimo anno.Nel quinto grado avra’ insegnati diversi
per le varie materie e uno di questi insegnati sara’
tipo il suo tutor o mentor e Nicholas fissa subito
nella testa le informazioni che gli servono, io non lo
avevo nemmeno afferrato e gia’ Nicky alla fine del
giro dice a Mrs Anderson se il teacher di scienze e
lettura puo’ essere il suo mentor: gli piace lui, lo
sceglie deciso (e’ anche un maschio, l’unico forse! )
poi andiamo nella classe dove sarebbe stato quest’anno
e si sente gia’ a proprio agio, certo nascondera’ un
poco le sue emozioni, ma e’ molto disinvolto nelle
nuove situazioni.Vorrebbero che restasse per pranzo
perche’ possa vedere meglio l’atmosfera della scuola;
vanno a prendere il lunch e poi lo mangiano nel
giardino della scuola e giocano. Poi l’insegnante di
musica quando lo ha visto ha detto che per lei lui e’
un drummer e Nicholas ha chiesto se c’e’ la chitarra e
la risposta e’ che pensavano di introdurre la chitarra
elettrica nella band, quindi si lui puo’ suonare la
chitarra elettrica, ma deve leggere la musica e
naturalmente lui dice che suona il piano e sa leggere
la musica , quindi GREAT si puo’ fare!
Ho fatto la domanda di ammissione perche’ deve essere
fatta per avere poi una risposta e potrebbe quindi
ancora non essere accettato, e’ una battuta, perche’
in realta’ anche dai documenti portati Mrs. Anderson
ha detto che e’ evidente che e’ un brilliant boy e che
questa scuola e’ ottima per lui perche’ dai giudizi (ovviamente abbiamo dovuto portare pagelle e giudizi /raccomandazioni da tutti gli insegnanti con cui è stato-e che noi gelosamente conserviamo negli anni in funzione di giorni come questo…lo so, è un po’ psicotico e maniacale, considerato che sta facendo la quarta Elementare, ma il sistema americano inglese è così… NdStGr) si
legge che ha bisogno di stimoli e ha visto che puo’
avere problemi di self control (ANGER CONTROL ovvero, come voi sapete già,si lascia attrarre dal Lato Oscuro della Forza,NdStGr)e io ho sottolineato il fatto che e’ certamente un leader (il che non esclude che possa diventare il Capo di una gang Criminale,NdStGr) e che non e’ uno di quei bambini che se ne sta in un angolo e nessuno lo
nota…lei si e’ messa a ridere e dice che lo aveva
gia’ capito ed e’ ok.
Tutte le informazioni per il visto e pagamenti etc. li
danno dopo che formalmente e’ stato accettato. Ho
chiesto se l’uscita era assolutamente cosi’ rigida e
lei ha detto che si e’ rigida, ma il mercoledi’ in via
eccezionale, alle due puo’ forse uscire per venire
all’accademia, altrimenti l’uscita e’ alle 2,45 e io
ci ho messo esattamente 5 minuti ad arrivare alla
scuola dall’accademia.
Adesso vado a definire il pomeriggio perche’ oggi non
vanno al mare e vado a vedere cosa fa Nicholas. Non e’
male comunque un break oggi dopo una superperformance
come ieri e voglio vedere cosa dice quando esce…by
the way, mentre andavo a prendere la macchina a scuola
ho incrociato un gruppetto di bambini e solo
all’ultimo minuto ho visto che c’era Nicky e non mi ha
cagato pari, stava parlando con uno…il mio bambino
4 Aprile 2007 alle 18:41
Faccio una considerazione che potrebbe risultare interessante per i vari Anto,Marcos,Roberto, ovviamente Giovanni e gli Altri che, Addetti ai Lavori o Meno, sembrano comunque conoscere a fondo il Panorama Giovanile Italiano…ECCO,dicevo,potrebbe essere interessante vedere dove arriveranno due ragazzi come Miccini e Bortolotti,che si sono trovati (i genitori,intendo) ad un certo momento della loro precoce carriera giovanile a compiere scelte diverse e in seguito a queste scelte diverse, a seguire poi strade completamente diverse, che partite da una biforcazione si sono poi assestate in divergenze parallele, uno nella Migliore Academy Americana ,l’altro nel Centro Federale a Tirrenia…
Alla base di scelte tanto diverse probabilmente una somma di circostanze, di considerazioni culturali e probabilmente anche economiche…la voglia di non staccarsi troppo da casa, la scelta di una educazione più italiana o internazionale…Insomma, ognuno può benissimo immaginarsele da solo…
Ovviamente, entrambe le scelte e le soluzioni possono essere vincenti…
La Famiglia Miccini sicuramente non ha problemi economici ma è il figlio,che allora era uno dei top 3 Under 12 in Italia, che ha voluto provare la vita all’Academy in Bradenton… Io non posso dire di conoscerli bene ma mi capitò di essere lì in quella settimana di fine agosto 2004 (quando arrivarono anche Quinzi e il figlio di Ubaldo…COME E’ PICCOLO IL MONDO DEL TENNIS!!!)e mi ricordo che il Padre all’inizio era dubbioso, aveva già avuto due figli potenziali promesse (almeno mi sembra di ricordare così) e insomma, era abbastanza scafato, non si cullava certo d’illusioni…Rivisto l’anno scorso, era sempre critico e polemico verso l’esosità dell’Img Academy ma riconosceva che il figlio in quei due anni passati alla corte di Bollettieri era miglioratissimo…Non era ancora sicuro se l’avrebbe fatto stare un altro anno (mi dicono che è fortissimo, diceva, e allora datemi una scholarship!) Non so se l’ha ottenuta, ma è sicuro che Giacomo Miccini ora è una delle rockstar all’Academy (e tutti dicono che è un ragazzo delizioso, educato, che lavora sodo)
Di Bortolotti non so molto: mia moglie l’ha conosciuto l’anno scorso da Zavoli, a Bologna e mi ha raccontato che per anni da Reggio Emilia si e’ fatto chilometri in treno o in macchina con la sua sacca mosso da una passione sfrenata senza mai lamentarsi(questo raccontava la mamma che lo scorazza a destra e a sinistra ) e che adesso studia, gioca, vive a Tirrenia.
Due storie diverse, due soluzioni diverse, in mezzo alle due altre centinaia di interpretazioni per trovare la viac d’accesso alla lunga e tortuosa via che porta NON al successo ma alla possibilità di ottenere il miglior training per ottenerlo…Perchè l’Academy o Tirrenia non sono certo un punto d’arrivo ma semmai un punto di partenza…People doesn’t get it,diceva Connors, it’s a jungle out there…
Ovviamente, AUGURONI A TUTTI E DUE!
4 Aprile 2007 alle 18:57
Intervengo subito… Il confronto è interessante, ma un “pronostico” sarebbe avventato. Per due motivi. Il primo si evince già dai 200 e passa commenti di questo post, ed è l’aspetto psicologico. Il tennis è fisico, tecnica, ma soprattutto “testa”. Quindi Miccini tra qualche anno potrebbe anche dare 6-2 6-2 a Bortolotti, ma forse sarebbe finita 6-0 6-0 se Bortolotti fosse andato negli Usa… perchè il suo habitat ideale, quello che lo fa rendere al meglio è Tirrenia. Idem a parti invertite.
Secondo aspetto… il tennis è imprevedibile, il segreto è riuscire a fare le scelte giuste nei momenti giusti. Magari in questo momento entrambi sono al posto giusto, ma tra 2 anni potrebbero capire che hanno bisogno di altro.. cambiano e migliorano ancora.
Quindi non mi espongo sulla scelta.
Ma riporto un aspetto interessante su Tirrenia. Parlando con Gianluca Naso, 20enne di buone speranze che si ritrova senza coach dopo 4 anni con Caperchi, gli ho detto di valutare attentamente cosa fare. Lui mi è sembrato sereno. Tra le ipotesi che abbiamo “fantasticato” insieme c’era anche Tirrenia. Lui ne parla benissimo, ma il centro pare abbia un solo handicap: ti allena, ti migliora, ma non ti segue…. E’ perfetto per chi ha già un coach al seguito… chi non lo ha può allenarsi con Furlan (anche questo è perfetto), ma poi dovrebbe girare da solo nei tornei o ingaggiare uno sparring…
4 Aprile 2007 alle 20:17
Sarebbe interessante, magari anche per evitare di replicarne gli eventuali errori, conoscere le storie e le esperienze di quei giocatori che, giovanissimi, sembravano destinati a sicuri risultati (mi vengono in mente i vari Allgauer, Natali, Virgili, Sciortino, Fracassi, Ansaldo …) e di cui, invece, si sono perse le tracce.
4 Aprile 2007 alle 23:46
Con colpevole ritardo…ma in due giorni di viaggio sono arrivati al blog fra i vari argomenti più 214 messaggi e solo a leggerli tutti (che è il minimo che devo a chi li scrive) ci vuole un bel po’ di tempo. Anch’io mi sto affezionando, confesso, più a quelli che li scrivono corti…mi perdoni Stefano Grazia…che peraltro sarà contento se dopo essermi fatto “scippare” il post n.200 sono però risuscitato dalla terra di Lazzaro e di Gesù dove mi trovo attualmente. Oggi ho visitato gerusalemme e il Sanmto Sepolcro, una grandissima emozione e, un’acquisita comprensione di tante cose che soltano venendo qui si possono afferrare come si dovrebbe.
Ciò detto, mentre qui scrivono soprattutto (e comprensibilmente) genitori di… figli in carriera, devo dire che purtroppo io mi sento già…un ex. E lo dico con molta tristezza. Mio figlio Giancarlo, infatti, ne ha passate di tutti i colori, da una fastidiosissima operazione per togliergli una ciste pilorinea al fondo schiena che l’ha bloccato per un mese e mezzo, alla rottura di un gomito (altro mese e mezzo) per incidente con il motorino, fino all’improvvisa scomparsa del suo adorato coach brasiliano che partito alla volta del Brasile verso il 10 di febbraio con la dichiartaa intenzione di ritornare un mese dopo (tanto Giancarlo era semi-convalescente) non solo non è ancora tornato ma non si fa più vivo. Per Giancarlo, che lo aveva scelto per ottimizzare i tempi che all’interno delle scuole (o perchè ti alleni con ragazzi più scarsi, o perchè i maestri girano di continuo, o perchè devono seguire troppi ragazzi allo stesso tempo) erano tutto fuorchè ottimizzati, è un vero choc. Un contraccolpo che lo ha reso nervosissimo e al quale ha reagito all’opposto di come speravo. “A perdere tempo non ci vado…” dice, e così ovviamente ne perde di più, fra Playstation, gite scolastiche, partite di calcio sue e in tv, gite con noi genitori, prime ragazzine (lui ha 16 anni e pare che piaccia…ogni scarafone è bello a mamma sua, ma qui parla il padre che cerca d’essere obiettivo). Disaffezione? Saturazione? Insoddisfazione? Consapevolezza della difficoltà dell’impresa? Calcolo delle probabilità? Mah…forse di tutto un po’, e magari alla fine alibi a tutta randa. Con sua madre che ne è quasi contenta all’insegna “ma che vuoi tu Ubaldo, che tiri palline tutte le vita?” e con chi scrive che non si azzarda a fare commenti di sorta per “Non creare complessi di insicurezza, sensazioni di fallimento a tuo figlio che ne soffrirebbe tantissimo anche per aver deluso le tue aspirazioni, oppure finirebbe per odiare il tennis e tu non lo vuoi….” …parole ovviamente di mia moglie, la parte più saggia della famiglia (ma talmente refrattaria allo sport, all’agonismo…che proprio devo pensare che gli opposti si sono attratti davvero, almeno nel nostro caso).
Insomma, auguro a tutti genitori che si stanno appassionando così tanto a questo blog in questa categoria (che sospetto avrebbe abcora più interventi se…Giovanni Di Natale riuscisse a creare un titolo per questa categoria di modo che tutti possano andarci direttamente, senza dover cliccare su un post che ha attirato solo tre commenti) di non vivere questi momenti di resa, o semiresa, che sto vivendo io. Non ne faccio un dramma, e lì me ne è testimone perfino mia moglei, ma certo mi dispiace, lo ammetto. Sarebbe stato bello frequentare tornei disputati da mio figlio, un po’ come ha fatto Fred Stolle con suo figlio Sandon anche se quest’ultimo si era alla fine specializzato in doppio non essendo riuscito a sfondare in singolare come avrebbe voluto (lui e suo padre).
Mi sbaglierò, ma o torna presto, subito dopo Pasqua, il coach dal Brasile (bravissimo sul campo, e come lavoratore e come persona,come approccio e tecnica, e tutto il resto…ma inaffidabile per la puntualità e la disciplina: giancarlo ha fatto tantissimi progressi quel poco che è riuscito a giocarci), oppure _ avvicinandosi anche la fine dell’anno scolastico, con Giancarlo che è uno dei ude o tre migliori della classe (meno male…) _ si passerà a vivere la stagione del “gioco quando mi va, per divertirmi, non c’è bisogno di fare agonismo”. Sob
Saluti a tutti, in particolare al chairman di questa serie di post che invito…a fare un ulteriore riasscunto degli ultimi sviluppi a beneficio dei nuovi aficionados di questo blog.Ci risentiremo prima dei prossimi 217 commenti, prometto
5 Aprile 2007 alle 01:18
Il Riassunto era già in programma e contavo di farlo al 201 ma sono stato anch’io sorpreso dal revival degli ultimi giorni…Quanto al Blog, vive di vita propria fra gli aficionados che sanno dove andare a cercare …Certo, ha bisogno di tanto in tanto di un po’ di pubblicità e richiami in “Prima Pagina” per attirare nuovi interessati…A parte il piacere di scriverci, a me è stato molto utile e spero davvero di continuare a leggere interventi vecchi (nel senso di vecchie firme ormai consolidate) e nuovi. E ogni tanto magari qualche Special Guest (allenatori, maestri,padri di campioncini, ex campioncini) portato da voi che li conoscete…Capisco che un blog come questo possa interessare di più la Categoria dei “Io vorrei, non vorrei, ma se vuoi” e che forse chi ha davvero un Campioncino in casa, magari pensa giustamente di avere cose più importanti da fare o semplicemente non ha il dono della scrittura, catartica o meno, o forse semplicemente non vuol dare informazioni a possibili futuri contendenti la finale di Wimbledon al proprio figlio, ma insomma, spargete la voce… E anche voi scrivete e non solo di tematiche profonde ma anche le vostre esperienze personali…Da esse si traggono sempre gli spunti per le prime.Mi auguro comunque che voi tutti vi siate divertiti con questo blog come mi sto divertendo io a leggerlo e a scriverlo..
A Giancarlo (o ad Ubaldo?)invece auguro di ritrovare presto The Fire Inside…
5 Aprile 2007 alle 09:23
Bellissimo spunto quello del parallelo Miccini-Bortolotti. Molto interessante anche quello che dice Giovanni Di Natale sul problema di Tirrenia. Vorrei saperne qualcosa di più: la lacuna deriva dalla difficoltà, per la Federazione, di arruolare un numero sufficiente di coach in grado di seguire i giocatori nei tornei? E’ un problema di natura economica? O semplicemente, (come io credo) non c’è in Italia un numero sufficiente di figure in grado di fare il coach in modo professionale e che sia disposto a rischiare scelte di vita tipo quella di Caperchi con Fognini o di Sartori con Seppi: investire anni di professione lavorando su un giocatore giovane, affrontando i disagi di una vita nomade, a fronte di un successo futuro molto aleatorio… E così quelli che avrebbero le capacità preferiscono, più comodamente, fare il direttore tecnico del circolo alla moda sotto casa…
Forse questa lacuna dipende anche da motivazioni di tipo “storico”: abbiamo prodotto troppo pochi buoni giocatori negli ultimi 25 anni, per avere una base ampia di potenziali coach di livello elevato.
Vorrei tanto sapere, se qualcuno della FIT ci legge, (Lombardi?) se sono consapevoli di questa debolezza strutturale e come pensano di affrontarla.
Perché questo sembra essere un tipico “collo di bottiglia”, come dicono gli economisti: se tu hai 20 ragazzini promettenti, e poi non hai un sufficiente numero di coach bravi per seguirli nei tornei in modo adeguato, anche il centro di Tirrenia non riesce a sviluppare le proprie potenzialità, e la base del movimento non si allarga…
E torniamo al punto di partenza.
E se importassimo coach dall’estero, magari ex giocatori spagnoli e argentini, più abituati a rischiare?
Sono infine curioso di vedere quale sarà la scelta di Naso sul nuovo coach. Il ragazzo per me ha i mezzi per entrare nei 100, se lavora bene (in particolare a livello fisico: ora come ora è decisamente troppo lento).
5 Aprile 2007 alle 23:19
C’ERA UNA VOLTA UN BLOG ….
(Riassunto di Genitori & Figli, il Blog più cliccato del sito di Ubaldo Scanagatta)
Trovo quasi paradossale, una sorta anzi di castigo da girone dantesco, che sia io, The Ubaldo’s Nightmare e il piú grande grafomane della Storia del Blog, a dover sintetizzare oltre 200 posts e il lavoro sarebbe gravoso anche eliminando completamente i miei che sono 70.
Dovendo riassumere per chi fosse stato attirato solo di recente nei paraggi di questo blog, e nell’impossibilitá di compendiare anche solo gli interventi piú originali e tralasciando tutti i miei che sono piú ripetitivi, credo sia saggio rimandare ai precedenti riassunti ai POST Nº 70, 121 e 150. Ma qualcosa si puó comunque fare e questa volta useró un approccio diverso:
DI COSA SI TRATTA:
traendo spunto da un articolo del condirettore di Match Point,Stefano semeraro,e da una considerazione di Chris Lewis, alcuni appassionati di tennis, genitori e non, dissertavano tranquillamente sull’argomento Genitori, figli e Tennis vs Scuola. Dopo il Post Nº37 la loro vita non sarebbe stata mai piú la stessa.
ISTRUZIONI PER L’USO:
dopo aver digitato http://www.ubaldoscanagatta.com o http://www.blogquotidiani.net/tennis/
ciccare a destra sull’argomento Genitori & Figli (per l’esattezza: genitori-figli-scuola e/o Tennis (3)
Compariranno nella Schermata tre Titoli:
A)J.McEnroe:”Devo tutto a mio padre” Etc
B)Tuo figlio chiede:batterò mai Federer? Etc
C)Bambini prodigio con racchetta
Per quanto tutti e tre meritino di essere letti, il Blog Attivo è quello in coda all’articolo di Semeraro: il terzo, il C, quello a fondo pagina: Bambini Prodigio.
Ciccare su Continua o Commenti.
Una volta che appaiono tutti i Commenti, fare un SELECT ALL (Seleziona Tutto) e poi un COPIA e INCOLLA su una pagina di Word preparata in precedenza. MAGIA: appariranno tutti i Commenti con indicato il Numero (e non capisco perché ció non sia possibile anche sul Blog). Ció permetterá a chi si mette in contatto con noi in questo momento di andare a a leggersi alcuni Post che veramente lo meritano e a chi segue il blog fin dall’inizio di andare a rileggersi chi ha scritto cosa.
Comunque, rilegato, il Blog non fa la sua brutta figura nello Scaffale del Tennis, nella vostra libreria, magari di fianco alle collezioni di Match Point, Tennis Italiano e 0-Quindici.
E DUNQUE PREVIOUSLY ON GENITORI & FIGLI:
Molto succintamente possiamo sintetizzare asetticamente che nel corso del Blog sono emerse, come naturale, posizioni diverse con i Sostenitori della Teoria del Lasciare che il Talento Emerga da Solo e i Sostenitori che il Talento debba essere alimentato. In entrambe le fazioni abbiamo integralisti e moderati con correnti trasversali che pescano nell’una e nell’altra teoria.Fra le Teorie che si sono imposte per originalità o profondità dobbiamo citare senz’altro :
1)la TEORIA DEL PRECOCISMO NATURALE e DEL PRECOCISMO INNATURALE, dottamente nonché brillantemente esposta da QUINZI Padre nel Post Nº 98
2)LA TEORIA DELL’OVERACHIEVEMENT riportata da GRAZIA, il noto settimanale femminile, riportata nel Post Nª 115
3)LA TEORIA DEL CHI VIVE SPERANDO,MUORE CAGANDO rilanciata da GRAZIA, Stefano, espressa in diversi post dal Chairman per acclamazione (c’era solo Francesco che per di piú è un collega) di questo blog
4)E soprattutto LA TEORIA DELLA MIELINA, secondo cui la Mappa del Talento altro non sarebbe che la Mappa della Mielina, teoria scientificamente riconosciuta e riportata in questi giorni da un eccellente articolo sul NY TIMES indicatoci dall’ancora più eccellente Angelica nel blog 126, e tradotta piú o meno letteralmente da STGR nei Post Nª129
DUNQUE:
1)La Teoria del Precocismo dice che se un Genitore si trova oggettivamente di fronte a un Figlio Fenomeno Vero è piú giustificato di altri a investire tempo e denaro pur essendo ben consapevole che “del doman non v’è certezza”
2) LA TEORIA DELL’OVERACHIEVEMENT dice che non è vero che a sovraccaricare di impegni bambini e adolescenti si creino dei disadattati, ANZI gli si evita di diventare dei drogati, se non altro di TV e Play Station.
3)LA TEORIA DEL CHI VIVE SPERANDO,MUORE CAGANDO recita che si, va bene tutto, ma non sta mica scritto che chi ha talento improvvisamente si svegli ed abbia un epifania del tipo IN HOC SIGNO VINCIS
4)Cosa dice invece la Teoria della Mielina? Che stimulando ripetutamente un nervo (facendo per esempio ripetere e ripetere un dritto perfettamente impostato si sviluppa intorno a quel dato nervo una sostanza che lo isola, come un nastro da elettricista, e così facendo migliora la qualità e la velocità dell’impulso. Da cui la Formula secondo cui il TALENTO sarebbe: Deliberate Practice+Time=Myelin=TALENT
dove il Deliberate practice sarebbe l’allenamento impostato sulla tecnica concentrandosi senza posa sul migliorare le proprie debolezze. Lo stesso articolo individuava anche un’altra formula, complementare e basata sull’osservazione di quella fucina di campioni russi che è lo Spartak Club di Mosca e cioè:Genitori Motivati + Bambini presi in età precoce + Insegnamento Rigoroso della Tecnica + Disciplina Spartana = Talento
Dopo le Formule piú o meno Scientifiche, credo sia doveroso citare gli INTERVENTI ILLUSTRI, cioè gli interventi di chi veramente parte in causa, o come Genitore o come Maestro e Coach:
Fulvio Fognini, padre del futuro top 100, ci racconta i chiaroscuri della scelta agonistica rispetto a quella scolastica nei posts 4,10 e 22;
Luca Quinzi, padre del Fenomeno Gianluigi Quinzi, ci illustra la Giornata Tipo del Figlio nel Blog Nº103;
Mamma Ma stellone, madre di Giulia Mastellone,fortissima Under 14, ci racconta le sue esperienze nei posts 85 e 94;
Francesco Brancato ci racconta spesso troppo brevemente di sua figlia Francesca, una delle migliori Under 10 della penisola
Giuseppe Zito, padre di uno dei migliori Under 16,
e infine il giovane Maestro Igor Parodi, seguace di Bertino e sostenitore strenuo della filosofia PTR, nei post 68 e 86 racconta il suo percorso (da sorvegliato speciale federale under 14 alla crisi di rigetto fino alla redenzione nel Coaching e relativa epifania con il PTR). Da Ultimo BUT NOT LAST, ovviamente il piú illustre di tutti, il padrone di casa: Ubaldo Scanagatta, che ci ha messo a disposizione il suo salotto e che ogni tanto trova anche il tempo di intervenire e con raro coraggio e sensibilitá condivide i suoi patemi di addetto ai lavori e padre. Particolarmente interessanti e pregni di sensibilitá il primo e l’ultimo dei suoi posts (Nº3 e Nº217).
Ma non credo di far torto a nessuno se affermo con sicurezza che il cuore, la forza, il nocciolo duro di questo Blog viene dal blogger alla Marcos o alla Anto, per citare i due che lo hanno sostenuto con amore all’inizio non sapendo, gli incauti, che un mostro (e cioè chi scrive) si aggirava ancora ignaro nell’ombra…E come loro altri che si sono alternati con minore o maggiore frequenza…Alcuni di questi POSTS dovrebbero essere di obbligatoria lettura a chi si affaccia per la prima volta: di Anto il Nª 9 e 145; di Marcos il Nª2 , il 16, il 78, il 106 e il 124; di Gianni il Nº14, 60 e 69 (e se qualcuno sa dove è scomparso Gianni, lo richiami al suo dovere: i suoi commenti erano troppo interessanti per rassegnarci al farne a meno), di Franca il 55 (Lasciateli crescere, sono bambini!!!), di Roberto l’88 e il 137… E a questo punto, dopo avervi ancora ricordato che i Precedenti PREVIOUSLY ON GENITORI & FIGLI li potete trovare ai Post Nº 70,121 e 150) possiamo cominciare direttamente dall’ultimo Riepilogo : che “la condizione di vita sia determinante per emergere” trova concordi diversi attori di questo blog, da Giovanni Di Natale ad Anto passando per il redivivo Ubaldo e anche Marcos che peró ammonisce sul rischio per i bambini di imparare solo a gestire i problemi che ti pone il campo e l’avversario e di crescere nella disperazione di non riuscire ad ottenere quel successo che magari con l’aiuto di genitori imprevidenti si erano posti come unico obiettivo. N una lucida analisi Roberto identificava il motivo del “nulla di nulla” nel fatto che “per anni siamo stati una nazione tennisticamente sottosviluppata dal punto di vista tecnico: non avevamo più il “software”, il “know-how” aggiornato. Eravamo una nazione arretrata, quasi come gli stati africani citati nell’articolo del NY Times.” E ci eravamo in pratica lasciati con Heraimo che si chiedeva: “che senso ha perdere il sonno la notte perchè i nostri figli che fanno sport si perdono l’istruzione scolastica?” visto che il mondo del lavoro premierebbe non chi ha studiato di più ma chi sa destreggiarsi meglio.La scelta di fare sport agonistico allora rimarrebbe “ancora quella più etica e “istruttiva” in quanto sul campo non ci sono raccomandazioni, sotterfugi e furbizie, sei tu contro il tuo avversario in una sfida onesta e corretta .
Entrando finalmente in DIRETTA, e cioè dal Blog 151 in poi, Marcos in pratica rispondeva: Nati non foste a viver come bruti, nemmeno con in mano la racchetta
(Da nessuna parte c’è scritto che per aver successo nello sport si debba sotterrare la propria dignità in infamanti pratiche di vassallaggio, in meschini rapporti esclusivamente d’interesse, o si debba consigliare al figlio di star lontano dai libri, per non perdere il proprio tempo in istruzione.L’istruzione non serve solo ad assicurarsi (e non lo assicura) un buon posto di lavoro da grandi: l’istruzione serve (e manco così approfondita), proprio per evitare di cedere alle turpi lusinghe d’un successo effimero, che sfiora solo per un attimo una minoranza di cui il mondo non può che vergognarsi o per essere in grado di sopportare le soavi lusinghe d’un successo ottenuto grazie solo alla propria intelligenza, capacità di applicazione o personalissimo talento nel fare qualche cosa.Non c’è alcun bisogno, a mio parere, che un ragazzo che promette bene nel tennis si tormenti sui libri di greco, di latino o di matematica…ma c’è bisogno che questo ragazzo colmi a scuola tutte le più semplici lacune tra cui si nasce, per non doversi poi pentire di non essere in grado di instaurare un profondo rapporto con altri, che non siano il coach, la pallina o la scarpa da tennis.Il peso dell’ignoranza, prima o poi si fa sentire…soprattutto se hai successo. non sono così rari gli esempi di buoni/grandi tennisti che, al termine della loro carriera, hanno deciso di rimettersi a studiare: può andar bene anche un diploma farlocco…anche da qui si può ripartire, se ti vien voglia. e la voglia viene, per solito…perchè è una necessità. E’ la necessità dell’uomo che ha avuto la straordinaria occasione di conoscere il mondo, quando si rende conto di non averlo capito del tutto.E il tennista viaggia molto!
In un altro post di elevato spessore tecnico il Maestro Igor Parodi
ci illustra La metodologia Munchkin/ PTR scritta da Bertino,che nonostante alcune sfumature, non mi sembra poi molto diversa da quanto s’insegna nelle grandi Academies in Florida o California o a Mosca allo Spartak Club ( la fase sensibile della tecnica è tra i 9-10 ed i 14 anni,) Anche se Bertino, interpellato da Igor, pare abbia detto non credere “nelle accademy,perchè per quanti soldi possano chiedere, sono sempre in perdita.Eppoi creano dei disadattati.Credo invece nei TEAM di Maestri” Come se fosse facile trovarlo, il Team di Maestri, è il commento di Stefano Grazia e non solo. Ma dove Igor segna dei punti è quando esclama :”NON BISOGNA AVERE FRETTA STEFANO!Bisogna fare un passo per volta ,non bisogna essere forti a 8 anni,ma a 22-23 anni,hai tutto il tempo.”I bambini sono come delle batterie,fino ai 14 anni vanno caricate,non esaurite….”.
E mentre a un certo punto divampa in un’altra area del BLOG la discussione sui Genitori Maleducati SE NON PROPRIO DELINQUENTI, il vostro Chairman ha la pensata di creare un CROSSOVER che nei posts 164-168 analizza le varie posizioni partendo da quella dell’Anti Nadal Vincenzo Torzillo (“i genitori non devono rompere….e stare a casa!!! ” a quelle piú pacate di Francesco invita tutti a non generalizzare, a non condannare indiscriminatamente, e a non dimenticare che “in questo sport senza la presenza ed i sacrifici dei genitori non si va da nessuna parte” spalleggiato dal desaparecido Ubaldo che conclude: “Riguardo ai genitori sono convinto che ce ne siano stati di pessimi, altro che, ma penso anche che un genitore normale _ e per normale intendo uno molto equilibrato senza una passione smodata per uno sport _ difficilmente sarà il padre di un figlio campione. A meno che il figlio sia cresciuto a due passi da un campo di tennis, di un circolo, e abbia passato lì tutta la sua infanzia, anzichè giocare ai cowboy (quello succedeva ai miei tempi), alla playstation (oggi…)” e si dichiara d’accordo con me, Stefano Grazia, quando affermo che il mestiere del Genitore é il piú difficile al mondo e ve n’é uno solo ancora piú difficile, quello del genitore di un figlio tennista…Si ritrova trascinato in questo blog magari a sua insaputa anche quella fine penna di VIERI PERONCINI che nel post Nº165 disserta sulla presunzione “di questi presunti campioncini (che poi) si sciolgono come neve al sole al semplice trovarsi sotto di qualche game contro avversari meno titolati (???) ma noncuranti di trovarsi di fronte a cotante promesse,” e dei loro “ deliranti genitori che all’atto di una sconfitta non preventivata (e quando mai, se sono imbattibili e non sbagliano mai?) mostrano i pugni al piccolo sibilando tra i denti “Hai perso? Vedrai cosa ti succede a casa!” per concludere con la constatazione degli uni e degli altri di una certa tendenza al cheating, fregare i punti. E “ certo non è cosa che faccia bene. Non nel senso decoubertiniano dell’intendere lo sport, ma per altri due motivi. Uno psicologico, in quanto l’abitudine a prendere scorciatoie non può aiutare nei momenti di difficoltà (vedi lo sciogliersi come neve al sole, sopra) e non serve contro avversari altrettanto agguerriti, preparati e determinati a non farsi prendere per il naso. Uno squisitamente tecnico, ossia che il considerare sempre con infinita tolleranza i propri colpi e soprattutto ai propri errori non è stimolo al miglioramento dei colpi di base e non aiuta, come si dice, a dare una dimensione al campo” Chi conosce Vieri Peroncini dovrebbe pregarlo di frequentare un po’ di piú il Nostro Blog che comunque acquista nuovi Attori: Carlo che con un onirico post (il 170)cerca di “farci riflettere sul fatto che il destino di un campione dello sport non è fatto di sole luci, che l’adoperarsi in ogni modo per spingere il futuro del proprio figlio in quella direzione non è giustificabile col fatto “che è per il suo bene”, Dani che forte della propria esperienza di fortunato genitore di cotanta figlia non crede nel Precocismo nè innaturale nè innaturale,e soprattutto ATTI che con 4 interventi uno più azzeccato dell’altro analizza brillantemente differenti aspetti del Pianeta Junior Tennis, dagli aspetti più pratici ( leggi le Assurdità del Tesseramento FIT già notate dal Vostro Chairman Furioso) all’abuso che si fa nella Penisola del termine Fenomeno soprattutto da parte dei Coaches spesso premurosi solo di carpire la buona fede e il portafoglio dell’ingenuo genitore, e inoltre esplorando la congenita mancanza del senso di prospettiva,che spesso sconfina nell’antisportività, di “noi genitori” e non contento spingendosi ad avanzare alcune ipotesi sulla ormai proverbiale più tarda maturazione dei nostri atleti rispetto a quelli degli altri paesi. Ma è nel suo ultimo post, il N°212, che Atti affonda il pugnale identificando nella mentalità provinciale delle nostre SAT e dei nostri Circoli la ragione del nostro attuale degrado.
Dando per scontato che i Buoni Coaches non siano prerogativa di questo o quel paese, il Nostro si lancia nella differenza fra Academies e SAT:
E ALLORA CONCLUDE ATTI: “Per esempio organizzare 1 volta alla settimana un allenamento con 3-4 ragazzi a turno nei vari circoli, porterebbe certamente molti risultati con sforzi minimi (il problema è, che quasi tutti i maestri rifiutano di condividere/accettare i metodi di insegnamento degli altri).Raduni regionali a parte (e anche qui ci sarebbe da dire) i ragazzi crescono all’interno del circolo, il loro mondo, cresciuti con la consapevolezza che tanto c’è tempo, e che non serve tutto e subito, ma che si puo’ arrivare poco per volta, ma ripeto : piu’ aspetti piu’ è difficile cambiare passo !”
E mentre quel narciso vanesio di un Chairman invece si dava all’Aneddotica con riferimenti un po’ improbabili allo Sci per spiegare che non vuoi fallire senza esser sicuro di aver dato il 120% e ancora che l’abito, o meglio la tuta da sci, non fa il monaco né il bravo sciatore e quindi tantomeno il tennista, scatenando il bonario entusiasmo di Marcos che gli regalava una perla delle sue:…quando uno è libero dentro (ed un figlio di tanto padre lo è), non v’è marchio che possa asservirlo!, SENZA OMBRA DI DUBBIO il pezzo forte dell’ultima parte del Blog diventava il Reportage o DIARIO DI BORDO AMERICANO di Gabrì che da Bradenton raccontava, molto apprezzata soprattutto da Atti e Filippo Laghi, la prima giornata (colma di ansie, emozioni, stress e piccole delusioni) di un Easter Camp alla Bollettieri Academy. Da questo spunto partiva inoltre la possibile comparazione delle scelte di vita e di carriera di due dei nostri migliori Juniores, uno ospitato al Centro di Tirrenia e l’altro che invece ha deciso di starsene ad allenarsi in Florida La riflessione come al solito brillante di Giovanni Di Natale poneva in risalto una anomalia di Tirrenia perchè il Centro è bellissimo, ” ti allena, ti migliora, ma non ti segue…. E’ perfetto per chi ha già un coach al seguito… chi non lo ha può allenarsi con Furlan (anche questo è perfetto), ma poi dovrebbe girare da solo nei tornei o ingaggiare uno sparring… ”
PER CONCLUDERE oltre al già citato Ritorno dell’Ubaldo Prodigo SI SEGNALANO:
1)Le Training Schedules di alcuni minitennisti: nei post 156, 159 e 184 nell’ordine Stefano Grazia, Francesco e Dani aggiungono le loro Sessioni d’allenamento (o meglio quella dei loro Figli/e alla Giornata Tipo di Quinzi Jr;
2)la traduzione di un Intervista a Robert Lansdorp,il Guru dei Coach della West Coast, nel POST Nº160;
3)e infine ancora Marcos quando scrive:”senza arrivare agli estremi di spartana o siberiana memoria…un bel viaggetto in autobus, talvolta, fa molto meglio di dieci ore di esercizio sul servizio slice” e “Siccome però, sia il suv che l’autobus devono fare i conti col traffico, consiglio ai ragazzi, quando avranno l’età sufficiente, di recarsi al circolo con la bici e la racchetta a tracolla” Cito in dirittura d’arrivo come al solito il nostro Filosofo per chiudere come si suol dire il cerchio perché quando Carlo citando Vic Braden scrive “che si diventa tanto più forti nello sport quanto maggiore è il disagio che ti spinge alla competizione, per cui paradossalmente, nella speranza che diventino dei campioni, ccorrerebbe fare dei propri figli dei disadattati che possano cercare nello sport motivo di riscatto. Purtroppo non sempre diventare campioni significa crescere come uomini, si finisce spesso per rimanere eterni bambini, per cui credo che ci si dovrebbe chiedere se stiamo veramente facendo il bene dei nostri figli.” mi ha ricordato quanto Marcos aveva giá scritto nel suo POSTforse piú bello, il Nº2 :Certo che se per sfondare nel tennis è necessario sfondare le famiglie, allora i prossimi campioni saranno probabilmente figli di genitori irresponsabili.
Mi sembra un buon punto di ripartenza per tutto il nostro Blog.
Grazie a tutti per la pazienza, con affetto
Stefano
STATS;
Ubaldo 16
St Grazia 71
Anto 19
Marcos 22
Gabrí 3
Igor P 6
Franca Par 1
Al 1
Luca 1
Freddo 4
Fulvio Fog 4
zorromancino 1
gianni 5
anna 1
mcflame 2
mirco 2
alice 1
francesco 8
giuserppe zito 3
maurizio 1
teti 1
gabrí 4
mamma mastellone 2
roberto 8
gio92 4
quinzi 2
biciomac 1
rita 1
angelica 1
giodinat 2
heraimo 3
filippo laghi 2
roberto p 2
carlo 3
maria teresa 1
atti 4
ivan802 1
dani 2
laura92 3
Veri Peroncini 1
TOT: 220
DONNE: Angelica, Anna, Maria Teresa, Franca, Alice. Raimonda (exMastellone)Stefania Grazia (mia sorella!), Gabrí (mia Moglie!), Rita, Laura92
6 Aprile 2007 alle 06:25
STEFANO GRAZIA, se non esistesse, bisognerebbe inventarlo!!!!!!!!!!!!!
6 Aprile 2007 alle 08:46
carissimi tutti
non ci provo nemmeno a dare un contributo originale od acuto alla magnifica serie di contributi…magari le discussioni politiche o sociali avessero la stessa passione e competenza- e almeno l’idea di costruttivita’
e non solo nel tennis….
giusto per… omaggiarvi anche io, non genitore e…neanche figlio (ho..fatto tutto da solo relazionando la ”brillante” mia carriera..a me stessO) posto una considerazione spicciola-nemmeno la piu’ lunga del post, per fortuna.
- per roberto riguardo al perche’ gli italiani solo nel tennis etc - post 88 e 137 circa:
credo e penso che il tennis sia lo sport piu’ difficile e piu’ democratico del mondo .
nel senso che-se non vinci non vai avanti e non ci sono santi ne’ raccomandazioni-o preclusioni - TRANNE nel caso di coppa davis e olimpiadi che infatti tennisticamente non mi piacciono tanto, infarcite di ingerenze di politici federazioni tifo patria e ingombri roboanti vari.
per cui vincere e’ QUASI tutto.
il problema e’ che per arrivarci bisogna sfangare in ”tutti” i modi, non accontentarsi mai e soprattutto SAPER PERDERE non solo nel senso sportivo e umano ma anche nel senso che a tennis si perde continuamente (federer e’ imbattibile…. e perde e ci sforma 5 volte l’anno o 2 volte la settimana!!), e che bisogna comprendere che si puo’ e si deve perdere per migliorare imparare e perche’ ci sono anche gli altri…anzi l’altro
senso civile, spirito di sacrificio, consapevolezza delle regole scritte e sul campo
tutte cose eticamente rare o spesso sconosciute, in italia ahime’ piu’ che altrove
e tutto questo anche per dire che se un popolo un paese ha la pappa pronta, lucra piu’ soldi e gratificazione a fare il maestro o il boss del circolo o il cocco della federazione, e’ difficile MORALMENTE che possa fare veri progressi.
il fatto poi e’ che i cicli sociali e nazionali, a tennis -che e’ fondamentalmente ASSOLUTAMENTE INDIVIDUALISTA, non sono cosi’ facili e immediati che per es. a calcio o sci o nuoto o che, dove un movimento di opinione o un humus sociale puo’ fare epoca e cambiare radicalmente uno sport.
prendiamo ad esempio la pallavolo, tradizione al mare o in romagna ma non fortissima finche’.. velasco o una federazione accorta un passa parola nelle scuole un bisogno di collettivo non rognoso come il calcio ha letteralmente fatto esplodere la via italiana. siamo divenuti LA PALLAVOLO NEL MONDO, votati come ITALIA LA MIGLIOR SQUADRA DEL SECOLO!!
E io mi dicevo.. ma pensa se bernardi giani , o lucchetta o di coste ma anche i palleggiatori… se 4 d questi avessero deciso-preferito giocare a tennis… 4 atleti 4 veri-finiti e rifiiniti da mamma e scuola- alti 1,90-2 metri agili e coordinati… magari un pomeriggio annoiati avessero abbassato la rete.. bernardi sarebbe stato un mcenroe piu’ alto!
poi un po’ il fenomeno italiano si e’ non dico sgonfiato ma assestato, i successi ridotti… in molti sport capita. ci sono cicli ma piu’ o meno il movimento e’ avviato…c’e’ inerzia e rimane una certa tradizione..
tipo che … che a s.siro le romane comunque perdono o che verona e’ fatale al milan o perugia alla juve pure a distanza di anni e a formazioni cambiate…
nel tennis abbiamo avuti ”4 moschettieri” negli anni 70 e prima pietrangeli e sirola, ma il riferimento sociale e la dinamica popolare non puo’ seguire lo stesso iter… immedesimarsi appassionarsi giocare -e lavorare, e migliorare per vincere- non e’ affatto automatico e conseguente, anzi, si capisce subito che non basta infervorarsi d’entusiasmo usa e getta, coretti alla paolo rossi e tutti a battere i rigori a cucchiaio (NOTA: IN REALTA’ ERA A SCAVETTO, UN GIORNO NE SCRIVERO’ LA VERA STORIA); a me puo’ benissimo non piacere affatto panatta come uomo barazzutti come giocatore e bertolucci come pancia… mentre prendere come esempio edberg o federer o che so, prpic…mi puo’ sostenere e motivare a prescindere dalla nazionalita’..
non ho bisogno di seguire vittorie o sconfitte, e nemmeno mi posso esaltare piu’ di tanto -a comando- tornando al circolo o palleggiando coi pupi o i papy.
dunque, ha ragione roberto quando dice che se non c’e’ competenza e organizzazione tecnica DI BASE-QUALE CHE SIA non ci puo’ essere continuita’ ne’ di talenti ne’ di valorizzazione di quello che ”naturalmente’ c”e’..
e che nel tennis non esiste
non esiste un predestinato, bambino o ragazzo o genio o fisicaccio, a tennis. perche’ ogni colpo ogni istante ogni momento di vita e di gioco ha una sua importanza, originalita’ e complicanza.
gestire dunque da genitore o da maestro un progresso una maturazione e’ una impresa, intesa singolarmente, pressocche’ impossibile e non riconducibile ad alcuno schema, salvo che richiede in ogni caso una dedizione assoluta.
fondamentale e’ che ci sia presenza variegata di stimoli strutture passioni e opportunita’, e la consapevolezza di base che il tennis COME NON TUTTI GLI ALTRI SPORT e’ e richiede questo.
credo che senza pretesa PER CARITA’ di riassumere o concludere questo mirabile post e tema, l’essenza del problema di crescita nel tennis sia tutto qui.
concludo il mio modesto mattoncino dicendo che oltretutto… io che ho imparato da solo col muro del supermercato gioco con entusiasmo a tutti i livelli e con tutti .. superati gli anta… e che molti ”ragazzi” classificati o montati da adolescenti poi smettono o manco si degnano di scendere sul tuo umile livello…
non hanno capito, non HANNO STATI INSEGNATI il tennis-che e’ quasi piu’ fuori che dentro il campo.
6 Aprile 2007 alle 08:57
Spero che arrivi presto (non so da dove, però), un cambiamento a livello mentale dei vari maestri, tecnici federali e quant’altro. Mio figlio da settembre veniva seguito da un maestro; l’impegno di mio figlio molto alto ed estremamente motivato. L’impegno del maestro non altrettanto adeguato.
Si è deciso che non poteva andare avanti così, e noi genitori non potevamo fare scelta migliore quando un maestro federale ti rilascia affermazioni del genere
“……non ho bisogno……”.
E’ vero la mentalità giusta come ho letto qui è quella di aprirsi all’esterno, confrontarsi con gli altri e non basta un raduno regionale, specie se poi a quel raduno partecipano figli dei maestri, figli e allievi di quelli che contano di più in federazione.
Ho tanto rammarico e questo che vi trasmetto è il pensiero di una mamma che emotivamente è vicina al proprio figlio, che spera che lui continui malgrado le delusioni di questi ultimi mesi a “crescere” …….. anche nel tennis!
Un saluto a tutti e auguri di buona Pasqua!
6 Aprile 2007 alle 09:12
Maria Teresa il tuo commento mi ha riportato alla mente alcune scene vissute, da spettatore, in giro per i circoli della mia città. Non fraintendermi, te ne prego.
Più volte mi è capitato di assistere a genitori insoddisfatti. Genitori-manager, superesperti di tennis nonostante sappiano appena tirare la pallina al di là della rete. Scene orribili. Da incubo. I bambini seduti in panchina dopo una sconfitta a subire un “ottavo grado” (il terzo era troppo poco) soltanto perchè avevano perso. Ed il più delle volte questi bambini erano in realtà delle bambine. Dunque il mio rammarico era doppio.
Altre volte ho visto genitori dare ragione al proprio figlio under 12 che aveva mandato a quel paese il giudice arbitro perchè lo aveva richiamato all’ordine (dopo una serie di bestemmie e stiamo parlando di under 12). Altri hanno minacciato di portare via il proprio figliolo dal club soltanto perchè “non titolare” nei match di incontri a squadre, per la serie “Avete un campione e non lo fate giocare, siete degli incompetenti”.
In uno dei tanti commenti si chiedeva cosa non ha funzionato nella carriera dei nostri giocatori di maggior talento. Nel caso di Dario Sciortino, palermitano vincitore dell’Orange Bowl under 16, pare che non abbia funzionato la “famiglia”. Troppo sicuro di avere un campione in casa ha iniziato a spostarlo di circolo in circolo in cerca di un maestro all’altezza. Scelta che ha tolto continuità e soprattutto punti di riferimento ad un promettente campione. E adesso, se chiedi a Dario cosa non abbia funzionato, lui risponde la “Federazione, mi ha lasciato solo. Mi ha abbandonato”. Ma a quanto mi è stato raccontato da più persone è stata la sua famiglia a sbattere la porta in faccia alla Federtennis.
Facendo un passo indietro, scusandomi per i voli pindarici, chiudo con una osservazione…
Il tennis, ad alto livello, è una carriera. Un lavoro che inizia già da piccoli. E come tutti i lavori ha dei bivi da percorrere per accrescere la propria formazione. I genitori, su questo fronte, hanno una sola possibilità di non sbagliare: affidare proprio figlio ad un maestro. Uno ed uno soltanto. Quello che viene considerato il migliore. Fatto questo non devono interferire, ma solo osservare. Se la scelta è stata vincente, come nelle professioni, allora darà i propri frutti. In caso contrario il tennis resterà un bel gioco, una passione… e vostro figlio magari farà il medico…
6 Aprile 2007 alle 09:20
PER UBALDO MA NON SOLO…
SCUSATE TUTTI - OSSERVAZIONE FORSE OT MA per me ASSOLUTAMENTE PERTINENTE
LA POSTO QUI SPERANDO SIA PIU’ IL PIU’ VISIBILE POSSIBILE E AUGURANDOMI NON SIA GIA’ STATA PROSPETTATA -E BOCCIATA- ALTROVE ! nel caso mi scuso, capita..
NON E’ FORSE UTILE E FORSE POSSIBILE, COME IN ALTRI POST-BLOG SITI ETC CHE LA DISCUSSIONE CON L’ULTIMO POST CRONOLOGICAMENTE POSTATO VENGA RIPESCATA IN CIMA - ALL’INIZIO DI TUTTE??
VA BENE PRIVILEGIARE E PRE-METTERE L’ATTUALITA’ MA MAGARI TROVARE E LEGGERE, SUBITO DOPO, UN TEMA ANCORA MANTENUTO VIVO SENZA DOVERLO CERCARE PER PAGINE E PAGINE…
NON E’ PIU’ PRATICO??
SI PUO’ FARE-SCEGLIERE DI FARE- TECNICAMENTE E CONCETTUALMENTE??
spero di essere stato chiaro e utile e non ignorantemente ”gia’ risposto”- e non stavo urlando…

6 Aprile 2007 alle 09:52
Mi trovo costretta a risponderLe.
Non siamo assolutamente i genitori che pensa Lei.
Mai ci siamo permessi di comportarci come i genitori che Lei descrive, nè nostro figlio si è comportato da maleducato.
Nè abbiamo minacciato nessuno per una mancata convocazione.I comportamenti dei giovani tennisti e che Lei descrive molto bene e che ho anche io notato, quelli si che han bisogno di essere corretti anche dal proprio maestro, visto che evidentemente la famiglia non li ha “notati”.
L’importante è sempre aver fatto una bella partita ed essersi impegnati, poi la vittoria e la sconfitta di un match sono veramente molto vicine fra loro. E se poi si erano percorsi chilometri per raggiungere un torneo per perdere al primo incontro, l’importante era aver portato l’esperienza a casa ed aver capito gli eventuali errori.
Un ultima cosa anche in un precedente commento avevo detto che non importa diventare campioni, ed è sicuramente un vita più sana e migliore per i nostri giovani figli, da tanti punti di vista, impiegare il proprio tempo su di un campo da tennis.
6 Aprile 2007 alle 10:05
Come in Doppio Fallo, l’ignobile rivista “auto da me” che distribuivo ai membri ETP (Expatriate Tennis Players) di Lagos, si parlava di tennis per scherzare sui fatti della vita, forse il Sub Blog GENITORI & FIGLI è divenuta la palestra o la scusa per la disanima del tennis italiano e non. Forse uno Short Cut in Prima Pagina con l’ultimo post e/o i Titoli potrebbe facilitare l’accesso…Oppure il successo prolungato del Sub Blog è proprio tutto lì: che ci si arriva dopo una lunga e tortuosa via che tempra e premia solo il vero appassionato, l’unico degno di inviare i suoi post…ancora e sempre, come nel Tennis giocato:NO PAIN,NO GAIN
6 Aprile 2007 alle 16:12
Brava Maria Teresa ma non prendertela con l’ottimo Giovanni (che non conosco ma ho imparato ad apprezzare dai suoi interventi qui e altrove). Anche me ne hanno dette o pensate tante e sono sicuro che l’occasionale viandante che si trovi a passare di fianco al campo in cui magari mi sto allenando con mio figlio possa talora aver pensato di tutto e di più… Non si può generalizzare ma è giusto anche esprimere liberamente concetti e pensieri…devo dire che quello che Giovanni ha scritto è stato quello che è venuto in mente anche a me (A ME!!!IL PALADINO DEI TENNIS PARENTS!!!! ) leggendo il tuo post precedente…MA OCCHIO: non necessariamente attribuendo a voi quel genere di comportamento e azioni ma semplicemente ricordando, COSI’ PER SEMPLICE ASSOCIAZIONE DI PENSIERO, un articolo comparso chissà quanti anni fa su una rivista FIT e firmata dal Dr Marco Michelini,psicologo e terapeuta, nella sua rubrica LA PAROLA ALLO PSICOLOGO, titolo: IL MAESTRO SELVAGGIO…Siccome mi aveva incuriosito l’avevo conservata….
Cosa diceva l’articolo? trattava da un punto di vista anche deontologico quella “frequente situazione in cui il giovane giocatore non riesce più a vincere come prima o il suo rendimento non corrisponde comunque più alle sue aspettative ed a quelle dei suoi genitori. A questo punto la colpa viene riversata sul Maestro,spesso serio ed inconsapevole e la famiglia si mette quindi alla ricerca del Grande Salvatore (…) Il guaio è che il Grande Salvatore non si fa pregare ed anzi spesso propone la sua candidatura spontaneamente,alimentando e rinforzando le aspettative grandiose del gruppo.”
L’articolo poi continua e l’Autore spiega che pur considerando lui stesso LA SEPARAZIONE un insostituibile fattore di crescita, in questo caso non si tratterebbe di Separazione ma di ANNULLAMENTO.
Riprendo a citare letteralmente: “Di solito il rapporto con il Maestro inizia con una massiccia idealizzazione: genitore e figlio lo considerano benissimo e tutto fila liscio finchè non arrivano i primi insuccessi significativi:le sconfitte si susseguono più frequenti, i coetanei prendono il largo (…) A questo punto anzichè prendere atto dei propri limiti, si scatena la lotta al maestro responsabile degli insuccessi del ragazzo. Questo si verifica perchè la coppia genitore/figlio è tenuta insieme da un duplice legame: il figlio devevfarsi carico delle castrazioni del genitore o comunque non può accettare i propri limiti perchè utilizza il tennis per fuggire dai propri problemi che in caso d’insuccesso emergerebbero, il genitore vede nel figlio una possibilità di riscatto alle proprie castrazioni e conseguentemente investe su di lui per innalzare la propria autostima”
INSOMMA LE SOLITE MENATE E LO DICO NON PER QUESTO NEGANDO UNA AUTENTICITA? DI FONDO (solo, non si può sempre generalizzare). Continuando:
“Il Maestro che si trova schiacciato da queste dinamiche di solito ha l’unica colpa di non alimentare le fantasticherie onnipotenti di questa coppia malata e tenta quindi di rideimensionare le attese e di fare una seria e ponderata programmazione didattica”
Se il maestro ha una solida identità professionale,scrive il Dr Michelini,andrà avanti nel tentativo di far ritornare coi piedi per terra i due oppure si lancerà all’inseguimento del risultato a tutti i costi. In questo scenario quel che è più grave è l’inserimento del Grande Salvatore, il Maestro Selvaggio, che si presenta come il Messia e avvicina giocatore e genitori per proporre la propria candidatura: “Suo figlio è un Fenomeno, necessita solo di un allenamento diverso, più intenso,etc etc etc”
Tutto qui, leggendo quelle tue righe anche a me, per associazione di idee, è venuto in mente questo e anche quanto ha scritto Giovanni. Non volendo necessariamente, ripeto, significare che VOI siete così. MA TROVO FONDAMENTALE SCRIVERE DI QUESTE COSEanche perchè leggendole uno si fa l’esame di coscienza e magari scopre cose di se stesso che prima ignorava. Almeno a me capita così: sono convinto di essere un buon TENNIS PARENT ma ho anch’io i miei lati oscuri, i miei OUTBURST OF VIOLENCE, le mie meschinità che ovviamente col raziocinio cerco di controllare…Leggendo i vostri blog ed esercitando la catartica arte della scrittura (e credo che Ubaldo su questo mi sia un po’ fratello) imparo a controllare meglio i miei pensieri e a scavare un po’ dentro di me. Sto scrivendo tutte queste sciocchezze perchè spero che tu non te la sia presa da quello che ha scritto Giovanni: sicuramente la tua risposta era dovuta ma anche la sua annotazione…Ha preceduto forse di poco la mia… Il mio sentimento nei confronti di questo articolo poi è ambivalente: da un lato capisco il punto di vista e concordo su alcuni aspetti della tematica, dall’altro dissento anche dalla conclusione a cui giunge il pur ottimo Giovanni: tu scegli un Maestro, uno solo, e sei fortunato bene altrimenti ciccia…Bè, col cavolo…è proprio lì che io interpreto la funzione del Genitore, L’UNICO CHE HA VERAMENTE A CUORE IL DESTINO DEL SUO FANCIULLO/A… Chiaro che qui subentrano migliaia di variabili fra cui in primis cultura tennistica ma soprattutto umanistica dei genitori, background culturalambientaleconomico, senso della prospettiva e delle proporzioni,perfino sense of humour…Ma è poi ovvio che a volte alcuni Maestri anche bravi possono essere meno motivati…Quello che mi ha disturbato un po’ è sentire il Maestro dire ” non ho bisogno”. Non ho bisogno di che? Di soldi? Di incentivi? Di Allenare? Se non ha bisogno di allenare, lo dica e alleni lui solo chi vuole, altrimenti vada a fare il Neuro Chirurgo che è più facile…
Però anche qui magari ho frainteso, non si può giudicare… Insomma, mi sa che a volte facciamo a gara per dare addosso ai Maestri e ai Coaches e la volta dopo facciamo a gara per dire peste e corna dei Genitori…la verità è che non sono i Coaches ad essere Cattivi e nemmeno i Genitori…Invece ci sono Maestri Pessimi e Maestri Bravi e Genitori Pessimi e Genitori Bravi…E poi tutte le sfumature di grigio.
Purtroppo noi tutti pensiamo a volte di essere gli Unici che non cadranno mai nel Trabochetto (è il figlio degli altri quello scarso, quello antipatico, quello che frega) e nello stesso tempo a volte siamo troppo titubanti lasciando che le cose ci scivolino addosso senza prendere decisioni :se il Maestro ha detto che più di così non fa…bè, io sono un Medico e da Medico so benissimo che a volte potrebbe essere importante anche una Seconda Opinione…
6 Aprile 2007 alle 16:53
Maria Teresa non volevo offenderTI. Ti do del tu, perchè questo blog è ormai per me e per tanti altri un’autentica famiglia. E spero vivamente che tu possa e voglia farne parte quotidianamente. Il mio non era un attacco a te e lo avevo scritto in premessa. La “difesa d’ufficio” di Stefano è perfetta e ricalca perfettamente ciò che è successo. Io ho semplicemente tratto spunto dal tuo “sfogo” legittimo per ricordare esperienze viste… E poi, sinceramente, io non ho mai visto un “genitore-manager” confrontarsi con un post così complesso come questo messo in piedi da Ubaldo… Chi frequenta questo post è sicuramente umile ed ha voglia di confrontarsi… lo faccio anche io che genitore non sono (e neanche sposato).
Su quanto detto da Stefano… è vero la generalizzazione di una situazione non è mai utile, ma resto convinto che un genitore debba pensarci 1000 volte prima di interferire… fermo restando che quando lo fa è sicuramente per “bene”, ma non sempre è il bene del ragazzo.
6 Aprile 2007 alle 20:02
Colgo anche l’occasione per distogliere Ubaldo dalle Tristezze Di Coppa…ho ricevuto da poco il numero di Match Point anno 5/N°3 in cui nella Rubrica Posta Incrociata rispondendo a Fabrizio Tremessi sull’argomento Williams Ubaldo lancia un siluro a Yuri Sharapov scrivendo che “la Sharapova non è ancora tecnicamente completa (lo diventerà mai se il tecnico cui continua ad affidarsi è papà Yuri?)”
ALLORA, EBBENE SI ,LO CONFESSO: YURI E’ IL MIO IDOLO E IL MIO MODELLO…No, scherzo, E LA MIA NON E’ UNA CRITICA AD UBALDO,colgo dal suo articolo solo lo spunto, ma vorrei spezzare una lancia in suo favore perchè a mio avviso è oggetto di un esagerato tiro al piccione…Prima di tutto bisogna sfatare un luogo comune: Yuri è accreditato come Tecnico o Coach ma non crediate che scenda in campo a palleggiare con Masha….In realtà lui fa il Coach Manager: trova il tale Coach famoso per il tal colpo e gli fa allenare la figlia etc etc…E’ stato non so quanti anni alla Bollettieri ed è stato anche tanto “smart” da non lasciarsi “arpionare” dal mitico Nick : a 11 anni si è fatto raccomandare alla Img ma ha mantenuto il controllo della figlia…Usa le strutture della Img/Bollettieri e si fa dare Coaches e Sparring Partners…Qualche anno fa è andata in California e si è allenata con Lansdorp…Insomma, ha preso il meglio, ha lavorato duro, ha USATO i diversi Coaches e Maestri a suo beneficio e vantaggio…Tutto sommato non mi pare che Yuri abbia fatto così un brutto lavoro: alcuni coaches mi dicevano che NESSUNO avrebbe mai creduto possibile che la Sharapova divenisse N°1 al mondo… Sul carattere di Yuri: non lo conosco e non confuto che fisicamente ed epidermicamente possa risultare antipatico ma giudicarlo per la sua mimica faciale come fanno in molti è esagerato…E’ vero, l’ho visto spesso a Bradenton e non mi è sembrato un giovalione, nemmeno da lontano ma ricordo che una volta la Sharapova si stava allenando con uno sparring partner e lui era dentro il campo e Maria si è fermata a un certo punto a chiaccherare coi ragazzini che la seguivano a bordo campo (fra cui mio figlio) e Yuri ha atteso paziente e poi dopo 5′ ha fatto un cenno alla figlia, richiamandola al dovere…insomma, nè più nè meno di quello che avrei fatto io… (Serena Williams invece ha proibito a tutti di avvicinarsi….). Si, sono a conoscenza che Myskina & Co lo giudicano un gran pezzo di m… e che bisogna tenere conto anche di questo, qualcosa avrà pur fatto ma sia Lansdorp che per esempio Vince Spadea dicono che Yuri è un nice fellow, che con lui loro non hanno avuto mai problemi… Insomma, magari lo conoscerò e giungerò alle vostre conclusioni ma ora come ora mi verrebbe da dire: ehi, ma lasciategli un po’ di spazio a quel poveraccio… Tutto sommato ha continuato a cercare i Migliori Maestri e Coaches per la Figlia, l’Unica cosa che ha fatto non ha ceduto loro il controllo…(magari se incontrava un Carlos Rodrigues, chissà…)
Comunque mi sento, invece di criticarlo a priori o d’invidiarlo, di dovergli un minimo di simpatia e di difesa d’ufficio, a nome della Categoria dei Tennis Parents Discriminati e Bistrattati in Quanto Tali …
6 Aprile 2007 alle 21:57
DIARIO DI BORDO AMERICANO
TERZA PUNTATA , o meglio solo un annotazione dalla mia nostra vostra inviata alla Bollettieri Academy
In realta’ devo fare velocissimo perche’ c’e’ una
rompiballe alla reception che dice si chiude alle 9,30
mentre l’altra sera c’era una delle bionde che sono
sempre molto carine e disponibili.
Ieri sul campo di Bollettieri c’era la Vaidisova che
non giocava ma stava facendo un servizio fotografico
forse per la prince o qualche altro sponsor e la cosa
bella che succede sempre qui all’accademia e’ che puo’
esserci la Vaidisova, la Sharapova, Haas o la
Navratilova e ognuno continua a fare il proprio
allenamento nel campo a fianco. Qualche genitore e
qualche giocatore che ha finito il proprio lavoro si
ferma a lato ad osservare qualche minuto, casomai
finendo gli ultimi sorsi di acqua, solo qualche
bambino dello short program si avvicina timido con una
pallina da tennis per farsela firmare, ma non alla
Serena che e’ stata l’unica che io abbia visto a dare
ordine di tenere lontani i fans…no comment!Insomma
come dice un coach colombiano qui che ho sorpreso a
filmare Nicholas perche’ dice che gioca benissimo, il
bello di questa accademia e’ che sei in mezzo ai ‘big
fishes’, e non ne sei esattamente intimidito, ma ci
vivi in mezzo, ti stimolano e ti danno continuamente
la misura del tuo livello e sul carattere, be’ ognuno
e’ come e’…la rompiballe e’ arrivata, chiudo e
riprendo domani con le ultime di Nicholas e la vita
alla Bollettieri Accademy.
Buonanotte
6 Aprile 2007 alle 22:41
Vi posso dare un’anticipazione:
ALLA BOLLETTIERI VOGLIONO CHE NICHOLAS FACCIA LA SCUOLA DENTRO L’ACADEMY E NON QUELLA FUORI (La St Stephens che non lo farebbe uscire prima delle 14.45 e quindi gli impedirebbe di fare le prime due ore di allenamento)
Riconoscono in lui potenzialità e talento ed è per questo che non vogliono ingannarci: o tutto o niente.
Boh, stiamo cercando di raccapezzarci: sic stantibus rebus la St Stephens solution è possibile solo fra due anni MA noi siamo contrari a mettere Nicholas in una classe combinata (3,4 e 5 grade tutti insieme appassionatamente) e per lo più senza Music e Drama e con un fracasso di Sud Americani (cioè non madrelingua)…Allora tanto vale rimanere all’Intnl School di Luanda (dove però avremmo il problema tennis)… Non escludiamo una visita alla Evert o da Rick Macci o perfino un ritorno da Pat Cash: Bollettieri rimane il migliore ma credo che NON SIA GIUSTO NEI CONFRONTI DI NICHOLAS STESSO andarci così FULL TIME prima dei 13-14 anni…Purtroppo dobbiamo inventarci qualcosa perchè qui in Angola al momento il Tennis è la parte debole… Anche se una decina di piccoli locals con cui giocare ormai li abbiamo selezionati e magari giocandoci tutti i giorni durante la settimana e facendo tonnellate di baskets con me nel week end più tre stages da Bollettieri durante l’anno potrebbero farci tenere il passo…Vedete, Gabrì sarà più chiara con la Quarta Puntata ma il discorso che hanno fatto è chiaro: Per fare un giocatore di Tennis Professionista ci vogliono 10 anni e quindi bisogna cominciare adesso e non ci sono sconti
io che con voi appaio inflessibile e “tedesco” nel privare mio figlio di un infanzia normale, magari obietto che a dieci anni due ore ogni giorno mi sembrano più che sufficienti a meno di non avere il fisico di Quinzi…Se gli fai fare 4-5 ore già da adesso magari fra tre anni smette, se invece a 10 ne fa due, a 11 magari ne fa tre e a 13 ne fa tranquillamente 4…
Niente…Da un lato dovrei anche essere contento: potrebbero prendermi i soldi e basta, invece mi dicono che proprio perchè conoscono il potenziale di Nicholas, non possono accettare un suo impiego part time e stanno cercando di convincere mia moglie a rivedere le sue posizioni contro la Pendelton (la Scuola DENTRO l’Academy)
Io le ho detto di ri-consultarsi con quelli della St Stephens ma ovviamente non vi è alcuna possibilità che lo lascino uscire tutti i giorni due ore prima…
QUINDI? Quindi la situazione è fluida, nel senso che abbiamo l’acqua alla gola…
7 Aprile 2007 alle 21:24
Eccomi in diretta a condividere con voi un momento di leggero sconforto dal quale sto cercando di riprendermi e allora continuo col diario. E’ un momento di calma, quasi tutti i bambini del short program sono partiti (tranne quelli che restano anche la prossima settimana) e i campi sono quasi vuoti. In realta’ c’e’ sempre qualcuno che gioca compreso Nicholas che sta tirando le ultime palline con un amico colombiano che vive nel New Jersey e che partira’ in serata. Questa mattina invece per fortuna Nicholas si e’ perso l’incontro tra Vaidisova e Giacomo (Miccini) ! I due avevano gia’ giocato ieri pomeriggio e Giacomo aveva esordito con un 60 per poi perdere il secondo set e oggi di nuovo sul campo e cosa vedo? Nicole sbattere la racchetta per tre punti persi in pochi minuti: prima contro la rete di separazione laterale, poi perterra e poi farle fare un bel volo contro la rete alle spalle… se l’avesse vista Nicholas avrebbe distrutto il duro lavoro fatto in questi mesi che hanno fra l’altro condotto Nicholas ad avere un’attitudine quasi perfetta in questa prima settimana. La partita comunque e’ finita un set pari .
Torno a Nicholas e al fatto che i tasselli del nostro programma non si incastrano bene. Mi ero sentita cosi’ leggera quando andando a recuperare Nicky alla Saint Stephen lo avevo visto ridere e chiacchierare amabilmentre con altri bambini, seduti ad un tavolo nel giardino della scuola mentre finivano il pranzo. E poi gli insegnanti, entusiasti di lui, mi avevano fatto pensare: ok, con la scuola ci siamo! In macchina poi tornando all’accademia avevo cominciato a parlare con Nicholas della possibile routine futura e gli spiegavo che adesso doveva sforzarsi per capire se era in grado di impegnarsi in questo modo -si -dico- e’ una cosa seria, si va a scuola ogni giorno alle otto, si ritorna alle 2,40 ti cambi in macchina e appena arrivi all’accademia ti alleni per due ore e mezza tre e poi a casa, compiti, cena e a dormire, da lunedi’ a venerdi’. Qualche week end si faranno tornei e qualche altro ci si riposera’ e il daddy lo senti solo per telefono e lo vedi ogni due mesi. Ancora adesso non so se Nicholas abbia elaborato tutto questo, anche se lui dice si. In questo quadretto comunque ritrovavo il ruolo della mamma che lo aiuta, lo incoraggia, lo sostiene per affrontare tutte queste novita’. Il giovedi’ sono pronta per la pianificazione del programma tennistico e incontro la responsabile delle ammissioni, la quale mi rispiega che il programma comincia all’una e trenta e che quindi Nicholas perderebbe circa un terzo dell’allenamento, e fa una botta di conti per darmi un’idea del totale, ma dice che prima deve essere autorizzata dai responsabili del tennis, in particolare da Gabriel Jaramillo, col quale avevo gia’ preso un appuntamento per il venerdi’ mattina. Mi sembrava gia’ tutto fatto perche’ e’ l’accademia che mette la saint stephen fra le tre scuole a cui appoggiarsi per fare il programma e perche’ ero pronta a fronteggiare le riserve (giustificate) dell’accademia sul fatto che Nicholas avrebbe perso un terzo del programma, perche’ sarebbe comunque piu’ di quanto gli offre l’Angola e siamo tuttora certi che a questa eta’ una buona scuola e due o tre ore di tennis al giorno in una struttura come questa siano perfetti per un bimbo di 10 anni che ama il tennis e ha talento. Chip, il direttore dell’adul program, era entusiasta del nostro piano e aveva detto di parlare con Gabe e che non ci sarebbe stato problema, insomma non ero preparata al rifiuto, seppur motivato e onesto, giustificato anche dal lusinghiero commento di Jaramillo che dice di sapere chi e’ Nicholas (ogni genitore prega che qualcuno che conta si fermi anche per caso alla “Goal” a vedere come gioca tuo figlio e si segni il suo nome), che ha talento e che proprio per questo noi non saremmo contenti di quello che fa qui, non facendo il programma completo. Loro puntano e spingono molto sulla scuola interna, la Pendelton che ha anche un programma on line, soluzione finale per chi poi deve muoversi per tornei in continuazione. Ho un po’ la nausea per aver cercato di spiegare in tutti modi che si vogliamo che giochi a tennis ma la parte accademica e’ ancora importante. Poi questa mattina quando Nicholas giocava alle sette del mattino e raccoglieva le palle ha chiesto al coach se aveva visto il film “300″ e questi ha risposto no e gli ha chiesto di cosa parlava e Nicholas ha sciorinato la sua passione per la storia (esaltata da quel fantastico narratore che e’ Stefano, il daddy) parlando di Sparta e persiani e Termopili e il coach gli ha chiesto incredulo se il film parlava di una storia vera…! Ora l’ironia sarebbe facile, e non e’ certo colpa della scuola se uno non sa la storia !
Insomma siamo a un punto fermo, loro dicono che se vogliamo che Nicholas giochi a tennis dobbiamo prendere la nostra decisione e sapere che ci vorranno comunque diecimila ore di allenamento, senza sconti, vale a dire circa dieci anni e che dobbiamo al momento trovare una scuola che permetta a Nicholas di fare il programma di tennis da loro proposto.
Se io accenno a dire che si voglio che mio figlio giochi a tennis ma non mi piace obbligare mio figlio a dieci anni a scegliere di giocare a tennis precludendo ad una mente brillante altre sollecitazioni, loro mi dicono: decidi tu! Tua decisione, tuo problema e….NON ABBIAMO BISOGNO! Eccolo li’.
In realta’ loro cercano di avere i ragazzi full time, che facciano pero’ il loro programma senza troppe personalizzazioni se non le lezioni private (quelle ben ben venute…e il babbo paga), ma forse la richiesta e’ talmente tanta che hanno solo l’imbarazzo della scelta e allora perche’ lasciare Nicholas entrare a meta’ del programma quando tanti sono pronti a fare il programma regolare? Ho molte altre cose da dire ma devo lasciare il computer e quindi chiudo per ora associandomi con Raimonda Mastellone quando diceva che questa e’ una gran bella esperienza anche se non e’ ancora la perfezione vorrei infatti parlare dei coaches, gli allenatori sono loro che fanno la differenza.
8 Aprile 2007 alle 14:19
Vi assicuro è bellissimo tornare dopo 4 gg. di trasferta e ritovare il blog..ormai fa parte di noi.imperdibili come sempre le sintesi dell’eccellente Stefano.Gabri i tuoi diari americani, fanno comprendere a chi ,come me, pensava già di fare sacrifici enormi che tutto è relativo.Rientro da Ferrara dove ho accompagnato francesca ad un raduno-torneo nazionale under 10 .Il raduno coordinato dall’ottimo Giovanni Paolisso (complimenti!) vedeva la partecipazione dei più competitivi 16 maschi e 16 femmine di tutte la macroaree.la manifestazione strutturata i gironi iniziali e successivi tabelloni ha consentito a ciascun partecipante di fare 5 incontri.Una meriviglia vedere tutti questi piccoli giocatori impegnarsi seriamente in incontri anche tiratissimi e poi scorazzare felici in giro per il circolo.Vi assicuro una vera gioia.torno soddisfatto ;ai dirigenti della nostra federazione un invito a ripetere queste belle manifestazioni.
8 Aprile 2007 alle 18:30
SPIN OFF DEL BLOG GENITORI E FIGLI
In qualità di (vice)Chairman del Sub Blog Genitori & Figli, e anche annoiato dalle polemiche in stile calcistico seguite alla Disfatta degli Azzurri nella Terra Promessa, sono andato a rileggermi lo Spiun Off del nostro amato Blog Genitori e Figli, quello in cui Chris Lewis si chiede se raccontare o no una bugia alla Figlia di 9 anni che gli chiedeva se sarebbe mai stata in grado di battere Federer. E mi sono reso conto che l’articolo e alcuni dei commenti che seguono per quanto attuali non sono mai stati inseriti nei RIASSUNTI e magari sono stati perduti per semplice pigrizia dai Nuovi Frequentatori.Prima considerazione (tecnica, rivolta che ne so, a Giovanni Di Natale o a chi per lui):
Credo che avere TRE TITOLI nell’Argomento Genitori & Figli possa creare qualche confusione a chi si affaccia per la prima volta in questi paraggi e forse bisognerebbe dare un’altra impaginazione: in fondo, il Sub Blog lo merita perché è l’unico blog rimasto in attività fin dall’inizio, una sorta di Filo Conduttore, una Palestra dove con la scusa di parlare di Genitori, Figli, Tennis e Scuola alla fine si parla dei Mali del Tennis Italiano e magari qualcuno dovrebbe avvisare i Responsabili FIT che almeno se lo leggano: non perché noi si debba avere per forza ragione, ma perché se hanno ragione loro che possano anche spiegarci perché.
Quindi bisognerebbe forse dare una nuova impaginazione con il BLOG ATTIVO all’inizio della pagina e gli altri due Blogs invece CHIUSI (nel Blog di Bodo per es quando l’argomento si esaurisce, compare la dicitura: il blog è chiuso.) Comparissero altri interessanti argomenti/ articoli/ Considerazioni di Uomini Illustri a mio avviso dovrebbero essere inseriti DENTRO IL BLOG, magari con un RICHIAMO ESTERNO, in modo da poterlo continuare: come ho detto vorrei che Ubaldo cominciasse già a prepare il suo intervento per il post N°1000. Se la Tecnica lo permettesse e visto che il Blog Genitori & Figli si differenzia dagli altri blog di Attualità, sarebbe una grande cosa avere uno Short cut, un Richiamo in PRIMA PAGINA che rechi il titolo Genitori & Figli e il numero di Commenti, così il Frequentatore Abituale sa già se vi sono Nuovi Posts e l’Occasionale Viandante che si trovasse a passare per caso, magari incuriosito troverebbe l’ardire di darci un’occhiata. Come già scrisse Roberto tempo fa sarebbe molto utile che i Post recassero anche il Numero,senza dover costringere i più manaci (io solo) a fare copia e incolla su Word.
Ciò detto, dopo aver fatto i Riassunti e i Cross Over, credo sia giusto fare sul BLOG ATTIVO anche una sorta di Spin Off riportando in breve quanto scritto a seguito dell’articolo di Chris Lewis per il Blog di Bodo e da Ubaldo tradotto.Cosa che farò nel prossimo Post.
8 Aprile 2007 alle 18:52
RIASSUNTO O MEMO DEL SUB SUB BLOG con CHRIS LEWIS:
Perchè un riassunto di questo sub blog?
Perchè è uno dei più profondi e più poetici e anche perchè non c’è nemmeno un mio commento.
In breve Chris Lewis si chiedeva se fosse giusto “mentire” alla propria figlia che gli chiedeva ‘Papà, pensi che un giorno riuscirò a battere Roger Federer?’. Visto che le aveva detto molte volte in passato ‘Se lavorerai duro, ogni cosa ti sarà possibile’ che cosa avrebbe dovuto risponderle adesso? LA VERIT’A O UNA BUGIA? “E’ come se lei mi avesse chiesto che cosa io ne pensassi delle sue possibilità di diventare una principessa, un’astronauta, il Presidente degli Stati Uniti. Forse i genitori della principessa, dell’astronauta, del Presidente degli Stati Uniti, avrebbero pensato “Impossibile!”, quando i loro figli erano bambini. Eppure…
La domanda di mia figlia, in realtà, ne mascherava un’altra: ‘Papà pensi davvero che sia possibile che io possa raggiungere i traguardi più alti che io mi prefiggo? O butto via il mio tempo a provarci?’
Chris Lewis passava poi a esaminare i perché noi scegliamo questo anziché quel campione, un tema che anch’io ho cercato di esplorare-meno brillantemente-in aree diverse del Blog di Ubaldo (quando per es si dissertava sulla rivalità Fed-Nadal) giungendo a conclusioni leggermente diverse (in un’altra area ancora) e cioè che nel tennis dio non esiste. Il dio del tennis, voglio dire. Un dio giusto che premia chi si è impegnato di più ma senza dimenticare l’educazione, scolastica e non, il rispetto per l’avversario e l’arbitro,il condurre una vita normale con vacanze con gli amici etc etc… VERAMENTE Chris Lewis questo non lo dice ma scrive:
‘Non c’è storia migliore di quella del guerriero solitario, uomo o donna, che è capace di sconfiggere tutte le probabilità e conquistare il successo al termine di una finale duramente combattuta. Questo è il motivo per cui i fans la guardano. Ed è una magia potervi assistere’…Ecco perché i fans amano fare il tifo, parteggiare per un giocatore o per un altro. Il fatto che la vita di questi campioni sia così pubblica, rende più facile lasciarsi coinvolgere a tifare per uno o per l’altro. (…)Io stesso faccio così. Se un giocatore mi colpisce con la sua attitudine io voglio che lui (o lei), vinca. Perché? Perché come nella vita…è il virtuoso che io vorrei vedere trionfare. Sul campo da tennis come nella vita reale vorrei che giustizia trionfasse (…) al punto che spesso tutti ci troviamo a considerare una sfida sportiva come una battaglia simbolica fra il bene e il male. Una battaglia che consiste nel guerriero solitario che lotta per la vita sul campo, ma senza le conseguenze sanguinose, permanenti della vera vita. Proprio come mia figlia mi aveva domandato se raggiungere un obiettivo molto difficile fosse possibile, desiderando che io gli confermassi quella possibilità, gli spettatori di un agone sportivo si eccitano al dramma, mentalmente stimolante ed esteticamente piacevole, del tennista guerriero che contro tutte le previsioni alla fine conquista il successo agognato. Ai miei occhi qualunque spettacolo sportivo di grande livello serve come magnifico promemoria per sottolineare a tutti noi che quel traguardo apparentemente straordinario nella nostra vita di tutti i giorni è non solo alla nostra portata, ma è lì perché noi lo si possa raggiungere…se abbiamo voglia di lottare duramente per arrivarci”.
IL PENSIERO DI CHRIS LEWIS meritava di essere riportato alla luce anche nel blog ATTIVO perché correva il rischio di rimanere perduto ai Nuovi Arrivi e perché, me ne sono reso conto rileggendolo, è quello che ho scritto alla fine dell’articolo che dovrebbe apparire su “0-15”, rivista che non trovate in edicola e quindi se volete leggerla dovrete abbonarvi: “perché il sogno si avveri, la condizione indispensabile è, oltre alla capacità di sognare, la perseveranza nel sogno”
Ubaldo scriveva riportando un commento del blog di Bodo che poichè la verità è spesso fuori dalla portata dei bambini, allora si racconta loro una bugia per prepararli a scoprire la verità quando saranno più maturi. E’ come dire: puoi anche non raggiungere quel che desideri, ma non c’è ragione perché tu non ci provi ugualmente. E cioè che ogni traguardo è raggiungibile. Sognare di emulare i propri eroi non deve essere proibito in omaggio ad una concretezza esasperata, se non vogliamo che i nostri ragazzi, i giovani, siano talmente rassegnati ad una vita normale, ordinaria, da invecchiare anzitempo per il desiderio di noi anziani di “farli vivere con i piedi per terra”. Aggiungeva Ubaldo: Quindi ce la si può fare, i nostri figli ce la possono fare. E noi genitori abbiamo il dovere di infondere in loro la fiducia che sì, effettivamente, ce la possono fare. Anche a diventare più forti di Federer, se ci proveranno seriamente. Diamo loro il tempo di capire più tardi che possono anche non riuscirci senza per questo considerarsi dei falliti.
E concludeva:
In uno dei miei commenti nell’ambito della categoria “genitorii-figli-scuola” avevo detto, più o meno che a volte i genitori meno equilibrati (e meno da additare a mo’ di esempio) ottengono risultati migliori di quelli che equilibrati invece lo sono. Ecco, non vorrei essere stato frainteso: se un genitore fosse così equilibrato da impedire al proprio figlio di sognare di eccellere in un qualsiasi campo (anche quello del tennis), beh, forse…non sarebbe davvero equilibrato. Un conto è illudere, un altro è impedirgli di sognare…per la paura che possa battere la testa nel muro. Aiutiamolo a maturare perchè impari a proteggersi, di modo che se la batte non si faccia troppo male, ma non abituamolo nemmeno a muoversi con talmente tanti caschi protettivi che poi finisca per perdersi tutti i suoni della vita.”
Poteva mancare ad un argomento così delicato e profondo,nonché quasi poetico,il Filosofo del Blog? No, e infatti scrive il Sommo Vate Marcos,evitando accuratamente le maiuscole::
“c’è un confine assai delicato, difficile o impossibile da tracciare…quello che separa la bugia che vuole insegnare, dalla bugia che vuole far sognare: entrambe le categorie, quella dell’insegnamento e quella del sogno sono fondamentali per la crescita di un uomo.della prima categoria di bugie, fa parte il discorso per il quale un uomo può fare affidamento sulle proprie facoltà per raggiungere qualsiasi obiettivo: insegnare a considerare le proprie facoltà come strumento infinito o, in altre parole, insegnare a non considerare mai terminata la ricerca del miglioramento è il principio fondativo del progresso dell’uomo in quanto individuo e dell’umanità in quanto collettività sociale. questo insegnamento consente all’uomo di affrancarsi definitivamente dai suoi ancestrali legami con la speranza, con la fortuna, con il destino, con la dottrina della ricompensa nell’aldilà e, parimenti, gli consente di puntare non solo sulle proprie forze, sui propri pensieri e sulla propria ragione, ma anche su quelle degli altri uomini, che, come lui, prima di lui e con lui hanno utilizzato gli stessi strumenti (ragione, pensiero e forza) per progredire collettivamente e, quindi, individualmente o viceversa.
la seconda categoria di bugie, quelle che fanno riferimento a babbo natale, od alla possibilità di battere federer a tennis, o di incontrare un marziano in via condotti o sulla luna, è altrettanto fondamentale per la crescita dell’uomo: senza questa categoria, la prima non avrebbe successo. l’obiettivo a cui si punta per non smettere mai di crescere dev’essere un obiettivo che pare irraggiungibile; non è mai dietro il primo angolo l’ottenimento della felicità o della perfezione…anzi, non esiste quell’angolo.
ma tendendo a quell’angolo, si raggiungono i più grandi obiettivi, mai definitivi, ma necessari alla costruzione di ciò che prima pareva solo sogno: solo così nadal ha potuto battere federer, solo così l’uomo, con tutte le sue contraddizioni, è riuscito a progredire ed a condividere, in parte ancora troppo esigua, i privilegi che il progresso assicura.
l’utopia di moro, di campanella, di bacone e di swift sembrava non poter trovare spazio tra le cose umane, ma solo nei loro pensieri: invece no, quale che sia l’obiettivo più strano e irrangiugibile che l’uomo è in grado di prefigurare in un certo tempo, egli, prima o poi, lo centra. non v’è, dunque, progresso umano che non sia passato, qualche secolo prima, o qualche decennio prima, dal sogno utopico di una mente fertile.
E QUI MARCOS CONCLUDE (ALLA GRANDE, se posso dirlo):allo stesso modo, non v’è probabilmente obiettivo proibito per le capacità dell’uomo, sempre che lo stesso sia in grado, qualche tempo prima, di sognarne il raggiungimento, raccontandosi una bugia.” APPLAUSI.
Ubaldo commentando nota che “dietro un pensiero utopistico, invece, c’è una coscienza che si agita, che magari auspica sviluppi che non si verificheranno mai, ma chiedendosi incessantemente…e perchè no?”
Si aggiunge El Desaparecido Gianni che da un po’, da troppo tempo ormai non ci onora delle sue riflessioni (invito Ubaldo, l’unico che ha la sua email, a scrivergli e a invitarlo a frequentarci di nuovo: non si può perdere un Genitore, Maestro e Allenatore, senza nemmeno provarci) e dice dunque Gianni:
La prima cosa che mi viene di dire è che spesso non solo nel tennis o in altri sport, ma anche nelle attività “artistiche” a sognare “l’eccellenza” dei ns ragazzi siamo noi genitori…non loro!!
E QUINDI CI INVITA A FARE ATTENZIONE “ intanto al ns ruolo di genitori, poi ad istruttori ed allenatori giustamente ambiziosi, ma impreparati che troppo spesso alimentano sogni irrealizzabili ed infine a non trovare dirigenti “egoisti” che hanno tutto l’interesse a far sì che le vittorie del loro “campioncino” (…o della loro “squadretta” giovanile) siano esaltate nell’ambito di uno pseudoagonismo “provinciale” che è sempre fine a se stesso e che non porta a niente.
SUGGERENDO GIUSTAMENTE DI FAR “ sì sognare i ns figli portandoli ad assistere ai grandi eventi sportivi…..andiamo a vedere con loro i grandi tornei, …lasciamo che si esaltino con le gesta dei loro campioni pensando che un giorno li imiteranno …lasciamo che i più piccoli vivano le emozioni della “caccia” agli autografi dei loro eroi, …anzi oltre ad esultare x una vittoria facciamo in modo che osservino anche quello che di positivo il loro “supercampione” può trasmettergli!!!
Osserviamo insieme a loro con quale “meticolosità” i grandi tennisti con i loro allenatori, curano ogni dettaglio…facciamogli notare la “capacità di attenzione” che hanno questi campioni non solo nei match, ma anche e soprattutto durante gli allenamenti…quale è la loro reazione agli errori che fanno e come gestiscono le fasi difficili di un match quando all’altro “sta tutto dentro “….quale miglior “strumento” di apprendimento per i ns figli può esistere se non il prendere esempio dal loro eroe!!??
E’ comunque altresì essenziale far passare sempre il messaggio che anche solo x arrivare a giocarlo, quel match “perfetto” al quale abbiamo assistito, ci sono dietro ore, mesi ed anni di lavoro e di applicazione intensa sia per il loro eroe che magari ha vinto….sia per l’avversario che quel match importante è arrivato a giocarlo,… ma lo ha perso!!”
Ubaldo osserva che “il tennis senza avere una base larga,larghissima, come quella che ha il calcio, ti propone ostacoli spesso talmente complessi, difficili da sormontare, che molti si perdono per strada, molti si scoraggiano, quasi nessuno riesce ad arrivare, se non a prezzo di sacrifici talmente straordinari che è lecito domandarsi a) se sia giusto proporli a un ragazzo (probabilmente no) b) fino a che punto lo si debba assecondare anche se lui fosse determinatissimo (e sempre a condizione che non trascuri il suo primo dovere, la scuola…). La mia domanda finale (e magari non finale), però è quella che in realtà mi ha posto mia moglie: poichè c’è scuola e scuola, e nessuno di quelli che ci provano sul serio con il tennis frequenta scuole particolarmente dure (cioè un buon liceo classico, un buon liceo scientifico), ma o studiano da privatisti, o fanno quei licei sportivi di nuova istituzione o i “linguistici” etcetera, se tuo figlio ti chiede di iscriverlo a una scuola più facile tu che fai?
QUI CHIUDO PER IL MOMENTO PERCHE’ QUASI MAGICAMENTE IL CERCHIO SI CHIUDE ANCORA UNA VOLTA RIPORTANDOCI A QUANTO STIAMO SPERIMENTANDO NOI FAMIGLIA GRAZIA IN PERSONA E DI CUI VI ABBIAMO PARLATO NEGLI ULTIMI POSTS: E’ GIUSTO RINUNCIARE AD UNA SCUOLA NORMALE (con Music, con Drama…si,vabbè, mi vien da ridere a pensare che queste cose COMUNQUE nelle Scuole Italiane non ci sono) PER UNA SCUOLA SPORTIVA DOVE TI INSEGNANO SOLO A LEGGERE;SCRIVERE E FAR DI CONTO? Ok, la risposta giusta è quella più facile: MA NO CHE NON E’ GIUSTO, e tutti contenti possiamo andare a dormire il sonno del giusto.
Ma vi posso assicurare che né io né mia moglie al momento stiamo dormendo granchè bene…
8 Aprile 2007 alle 20:56
Per Francesco,
sai dove posso trovare qualche dettaglio in più su questa manifestazione ? C’era qualche rappresentante anche della Liguria ? Grazie !
8 Aprile 2007 alle 23:30
rispondo a gio92 : tra qualche giorno quando avrò i tabelloni te li manderò. e poi sì certamente c’erano quelli della liguria ed erano tra i più competitivi ; tra questi mi ha colpito moltissimo una bambina del 98 di cognome Pera ,di Lerici ,che ha giocato, pur perdendo, una grande partita contro mia figlia che è di un anno più grande.I bambini presenti erano quasi tutti del 97 tranne 2 del 98.Sono stati scelti dai responsabili tecnici delle varie macroregioni in cui si divide l’italia (puoi trovare i dettagli sulle macroaree nel sito Federtennis.it).L’attività dei piccoli under 10 è intensissima i calendari sono fitti di impegni e praticamente tutte le settimane ci sono attività agonistiche: Coppa PIA,coppa delle provincie, tornei e raduni regionali di macroarea ,raduni nazionali ,e vari tornei a tappe come il torneo Topolino OUATTS, e tappe del tour Nike .Come puoi vedere per i piccoli e..per i genitori il da fare non manca certo..
9 Aprile 2007 alle 14:23
Complimenti a Ubaldo Scanagatta e a quanti stanno animando questo blog.
Molto interessante capire cosa pensa e vive un genitore alle prese con il futuro del proprio figlio tennista.
Un saluto
Carlo Polidori
10 Aprile 2007 alle 02:47
Diario da Bradenton.
E’ cominciata la seconda settimana di Nicholas alla Bollettieri Academy dopo una domenica pasquale all’insegna del relax: un ricco brunch verso le dieci e poi una full immersion in libreria alla Barnes and Noble, quelle classiche librerie con caffe’ bar annessi dove il tempo sembra non passare ed esci che e’ gia’ notte, poi un cinemino cena e a nanna. Avremmo certamente potuto anche fare un torneo tra sabato e domenica (qui c’e’ solo l’imbarazzo della scelta ad ogni week end) anche perche’ Nicholas ha giocato benissimo la settimana scorsa, ma, anche se ha vinto tutte le partite tranne una, mi sembra che ancora la sua voglia di vincere o meglio la sua voglia di averla vinta sia spesso superiore alle capacita’ di controllo del campo, e un torneo cosi’ buttato li’ senza poi la possibilita’ di giocarne un’altro a breve puo’ anche giocare un brutto effetto.
Questa mattina alle sette e mezzo dopo la solita rapida colazione, riscaldamento su e giu’ per le scale e footdrills e alle otto comincia a giocare con Ches e poi con Margie e finalmente con Lance (l’anima dello Strategy Zone) il quale testa in modo molto divertente per Nicholas, che i movimenti su cui si e’ allenato siano effettivamente memorizzati per passare alle fasi successive. In questo momento Nicholas deve imparare ad arrivare in posizione sul rovescio, tirare e ritornare alla base in modo sempre piu’ veloce e fluido tenendo il controllo della palla, per ora dalla linea di servizio e insomma quell’ora sul campo con Ches che gli manda le palline, Lance che gli spiega l’esercizio e poi lo osserva da tutte le parti, e decide con Margie i punti su cui bisogna insistere per ottenere il risultato, mi sembra molto professionale e gratificante anche se magari a certi addetti ai lavori stara’ scappando da ridere! Per la prima volta da quando veniamo qui Nicholas ha saltato la valuatazione di rito all’inizio di ogni settimana ed e’ stato assegnato d’ufficio al gruppo che gli compete e dalle dieci alle 12,30 ha lavorato col gruppo. In ogni campo ci sono quattro giocatori , vengono spiegati gli esercizi da fare , e si comincia a rotazione: quattro palle giocate e via di corsa a raccogliere quattro palle e cosi’ non cisi ferma mai. Ogni cinque dieci minuti si cambia esercizio fino al fischio lungo e al grido ‘ pick’em up” e si raccolgono tutte le palle. Sosta per bere e osservare gli esercizi successivi. Non crediate che ci siano chissa’ quali commenti mentre i ragazzi giocano, si qualche rapida annotazione personale, qualche correzione se il difetto e’ madornale e qualche fugace apprezzamento. Se pero’ si e’ li’ a bordocampo e ci si mostra molto interessati allora il coach vi dira’ tutto, quali difetti vede cosa deve fare per migliorare eccetera anche se poi e’ la lezione privata a lasciare i segni.
Alle 12,30 pranzo e oggi e’ anche piovuto e fra l’altro fa un gran freddo per essere in Florida ad Aprile, quindi relax e alle tre un’ora di mental conditioning e alle quattro partita. Nicholas ha vinto il set con un bimbo di 12 anni, si sta davvero impegnando.
Alla prossima , devo restituire il computer
10 Aprile 2007 alle 09:48
Eccomi. Scusate se intervengo solo sporadicamente ma non amo scrivere ma adoro leggere il blog, è diventata quasi una dipendenza, non vedo l’ora di leggerlo e mi riconosco sempre dietro le perplessità di qualcuno. Sono perfettamente d’accordo con Atti (credo fosse lui) a proposito del differente atteggiamento degli italiani rispetto agli stranieri che giocano nell’under 14. I nostri ragazzi arrivano ai vari Messina, Livorno ora Pavia pensando di fare comunque una bella esperienza, di ritrovare gli amici e perchè no fare casino con loro la sera in camera. Gli straniere vengono per vincere. é vero che loro hanno meno tentazioni dei nostri per i quali davvero è l’occasione di ritrovarsi periodicamente. Mi chiedo se i nostri quando solitari tenteranno qualche esperienza all’estero saranno meno distratti, forse si. Mia figlia per esempio ha avuto da ridire perchè non c’era più posto in camera con le italiane e sembrava dovesse andare con una straniera tedesca, fra l’altro fortissima. La mia reazione ve la risparmio. Ha poi perso da una ungherese pare finta quattordicenne, sicuramente forte ma chissa’…Questa ha poi perso dal razzetto cinese classe 94 vincitrice dell’Orange u. 12. Questa cinesina l’ho vista in più occasioni ed è rapidissima, gran intuito per la palla, colpi zero ma una grande sicurezza di se determinazione e grinta. I tecnici dicono che i nostri ragazzi italiani dopo 5 o 6 tornei superano questa loro sudditanza e arrendevolezza nei confronti dello straniero…sarà vero?Sicuramente alcuni si.
Per Grazia: ti leggo con grande nostalgia e partecipazione
10 Aprile 2007 alle 10:39
Per Stefano,
capisco perfettamente i vostri dubbi e timori , per cercare di ricambiare (minimamente) alla molte di interessanti informazioni che ci elargisci e darti perlomeno un mio punto di vista volevo capire una cosa ; se non ho capito male la vostra scelta sarebbe comunque relativa al solo anno di quinta elementare perchè avete già deciso di fare frequentare le scuole medie a Nicholas in Italia. Se così fosse io propenderei nettamente per la scelta indicata dai tecnici di Bollettieri. Calcola che il livello delle scuole medie italiane è , ahimè , sempre più basso inoltre vostro figlio partirebbe già con una conoscenza dell’inglese nettamente superiore. Sempre che poi non continui a stare in Florida……..
Un’ulteriore richiesta , non è che riesci a mettere un video di Nicholas su youtube , sarebbe interessante vedere come gioca…..
Comunque qualunque scelta prendiate sarà una scelta meditata quindi giusta x Nicholas, forza e coraggio !
10 Aprile 2007 alle 12:15
Gio92,grazie per l’attenzione che ci riservi…mah, ci stiamo pensando…Nel frattempo ho contattato anche la Evert e Rick Macci (che mi ha risposto subito dicendomi di portargli il figlio…). Adesso vado di corsa ma su questo argomento ne scriverò ancora…Non voglio fare l’innamorato tradito e infatti confermo che la Bollettieri Academy è THE PLACE, il posto migliore ma in tempi non sospetti scrivevo anche che lo è soprattutto dopo i 13-14 anni mentre sotto quest’età una piccola e più familiare Academy potrebbe meglio soddisfare le esigenze di un bambino…Se abbiamo insistito ugualmente con Bollettieri è perchè alla fin fine, dopo Calderino di MSPietro, nella campagna bolognese, Bradenton è forse il posto che conosciamo meglio (va bee, anche Kinston in Jamaica e i quartieri di VI/Ikoyi in Lagos, ma lì non ci sono Academies). E anche perchè la st stephen era il tipo di Scuola dove avremmo sempre voluto studiare da piccoli.
Su questo ci torniamo presto.Con la scusa di parlare anche di Macci, Evert e Pat Cash Academies.
10 Aprile 2007 alle 17:14
A Stefano e Gabri, anche se è facile dare suggerimenti agli altri, mi vien da dire “chi vuole la bicicletta sa che poi gli tocca pedalare!”;.
Vista da lontano mi sembra che la scelta di mandare i figli dal NICK non lasci spazio a molte altre alternative : TENNIS E STOP ( scuola e tempo libero il minimo indispensabile), anche perché gestire tennis e scuola con reciproco
profitto mi sembra comunque molto difficile pur con tutta la buona volontà iniziale di Nicholas ( e quando incomincerà a fare tornei come la mettiamo ?); certamente è piu’ facile gestire le attività dei figli finchè son piccini (0-10 anni), poi inevitabilmente bisogna fare delle scelte,
è anche il motivo del successo di questo BLOG :
TUTTO NON SI PUO FARE/AVERE, BISOGNA SCEGLIERE E/O DECIDERE !!. (e noi genitori sappiamo quanto è difficile, forse anche piu’ delle scelte fatte per noi stessi) .
Ripeto è facile dare consigli , ed anch’io al posto loro sarei molto indeciso, YURI non ha avuto dubbi, ma forse non aveva le alternative dei Grazia….
Venendo al nostro “orticello” ho appena letto, nei Post precedenti, che al torneo delle Viole c’erano i migliori U10 F e M, e mi vien da sorridere, scusate ma torniamo ai miei post precedenti sui “fenomeni”; signori non c’erano i migliori, o meglio c’erano molti ragazzini/e bravi, preparati ed allenati, accompagnati dai genitori che “volevano” farli partecipare a quel torneo, gli altri genitori che non sapevano e/o potevano accompagnarli non si sentano esclusi, il traguardo purtroppo è lontanissimo per tutti e non sempre partire prima aiuta, per quel poco che ne capisco, credo che si possa incominciare a “vedere” le qualità in prospettiva di un ragazzino/a dai 12-13 anni in su’, quando il livello di tecnica, astuzia e fisicità comincia a svilupparsi in maniera omogenea,
nell’Under 10, soprattutto i bambini che cominciano prima e ,magari anche un po’ piu’ svegli degli altri sembrano “fenomeni”, ma poi col tempo le distanze si affievoliscono e per i “precoci” la strada puo’ diventare, a volte, piu’ complicata rispetto agli altri (quando tutto prima viene facile è difficile poi imparare a soffrire e lottare).
Chiudo accodandomi ai complimenti per Stefano (e Gabri); ormai questo BLOG ci ha resi “dipendenti” come ad una droga, per fortuna sana divertente e spesso costruttiva.
Ciao.
10 Aprile 2007 alle 19:56
Mah, Atti, finchè riesco a stare all’estero qualche soldo in più riesco a spenderlo ma non posso certo competere con gli altri italiani che stanno da Bollettieri…il problema, l’ho già affrontato, è che o sei TROPPO RICCO e allora probabilmente poi tuo figlio si chiederà ma chi glielo fa fare, o è forse esser poveri immigrati da Chernobyl o dal terzo mondo che hai più diano una scholarship e sicuramente NON ti fai delle fisime come ci stiamo facendo noi sulla scuola bella e buona, che tutto va bene comparato a dove stavi prima…non ricordo più se era la Kournikova o proprio la Sharapova che arrivate a 7 anni in Florida per loro era come essere arrivati in paradiso e la motivazione era proprio quella: giocare bene per non dover più tornare indietro…
Vivere all’estero ha i suoi vantaggi se sei sotto l’ombrello di una grossa Oil Company o di un’Ambasciata ma ha anche diversi contro, e lasciamo stare il fatto che io sono stato assalito in casa con pistola alla mano (questo ormai succede quasi più spesso in Italia) o i movimenti limitati determinati dalle procedure di sicurezza, rimanendo allo specifico tennis, siamo quasi di fronte a un Comma 22, quello che diceva (nell’omonimo romanzo ambientato in tempo di guerra): chi è pazzo può chiedere
di essere esentato dalle missioni di volo MA chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo NON è pazzo. Nel senso che stando all’Estero posso permettermi di mandare mio figlio a studiare e giocare in Florida ma così facendo mi condanno a non vederlo. E non posso tenerlo ancora a lungo qui perchè non vi sono possibilità di allenarsi decentemente. Decidessi di mollare tutto e tornarmene in Italia, probabilmente non avrei poi la possibilità di aiutarlo qualora fosse veramente bravo e meritasse un aiuto economico…. Concordo, ci sono problemi ben più gravi del mio…ma stavamo parlando di tennis: il nostro problema è che da un lato non siamo grezzi abbastanza noi e Nicky non è (ancora) un FENOMENO come quelli dalle tue parti, per cui ti senti più motivato in virtù della Teoria del Precocismo Naturale esposta da Quinzi Padre…noi vorremmo ancora per lui che fosse sia un campione che un laureato che un attore che un famoso suonatore di chitarra (e l’importante è che non finisca per nascondere sotto il letto un barattolo di birra disperata, per continuare la citazione di De Gregori)…
Certo, a volte si fa miglior figura a non svuotarsi troppo l’animo e certe cose a tenersele per sè, ma l’ho già detto: per me, come sospetto un po’ anche per Ubaldo, la scrittura è un po’ catartica… Comunque col prossimo post cercherò di fare un po’ d’ordine e può darsi che quest’estate ci si costringa a un nuovo viaggio, solo che invece che fare tre sett da Bollettieri, si vada una sett a Boca Raton, alla Evert, e una sett da Rick Macci (l’allenatore della Capriati e delle Williams) a Deerfield Beach: ho scoperto che proprio in mezzo, a 4.4 miglia dall’uno e a 3.9 miglia dall’altro (9 minuti secondo google maps) c’è questa scuola che sembra molto bella e all’altezza della St Stephens…Lo so, sono un folle e ancora di più lo è mia moglie ma anche solo per poter dir di no, non ne vale la pena, voglio andare a vedere coi miei occhi… Poi a 11,12 anni magari si torna a Bradenton… La cosa che mi ha un po’ pietrificato è che non mi hanno detto: lascia perdere, tuo figlio è troppo tristo, non ce la farà mai…Al contrario mi hanno detto che è bravo ma che se vogliamo farne un tennista, deve andare a questa anzichè quella scuola… Se potessi parlare con Nick, gli direiche il Messaggio che ne deriva è estremamente negativo…A 10 anni credo potrebbero avere ancora bambini che fanno scuola normalmente e poi nell’after school fanno training dalle 3 alle 6 (magari da esterni, a 15000 anzichè 30000$,magari…)…Però non rinnego, ci mancherebbe!, quanto scritto prima e sempre: a saperla sfruttare al meglio, un Academy è un ottimo strumento…Devi scegliere l’Academy che fa al caso tuo…Probabilmente Bollettieri è più teso a sfruttare quel segmento della preadolescenza, sui 12-14 anni…quelli che vengono prima si devono adeguare… Hanno un METODO e come Sacchi prediligono il Metodo all’individuo…Io ero un estimatore di Sacchi ma solo perchè ha cambiato lamentalità del calcio italiano (prima non si erano mai viste squadre italiane andare a vincere 4/1 in casa del Real Madrid) ma non sono così d’accordo con lui su questo…E anche all’Academy alcuni coaches storgono un po’ il naso dicendo che è da un po’ che non tirano fuori nessuno, che il metodo è troppo spersonalizzato…(comunque non è che si deve andare sempre e solo a Krickstein e Arias, Agassi e Courier…dopo hanno avuto Haas e Malisse, e la Vaidisova, la Sharapova, la Golovin, forse anche la Sesil Karathacenko o come si chiamava, la bulgara squalificata (che se fa come Canas, quando torna le sega tutte…)
Vabbè, come al solito mi sono dilungato… Ma prima o poi voglio fare un discorso più articolato, magari con l’aiuto di Gabrì che in questo momento è sul “campo”, è l’”operativa” e vede le cosedal di dentro…
10 Aprile 2007 alle 20:00
Comunque Atti, dicci un po’ di Yuri…
10 Aprile 2007 alle 23:49
So che c’e’ del giusto nel dirci se volete che giochi a tennis, che giochi a tennis e questo e’ il nostro programma e devo farlo cosi’ e basta. Ma come dice Stefano loro stessi, intendo alla Bollettieri, non si pronunciano quasi mai su bimbi di nove dieci anni ma li prendono nell’allevamento ben volentieri e credo ormai sia un punto fermo universale (sentito ormai anche da molti di voi) che le grandi decisioni si prendono verso i dodici tredici anni. Quindi soffro un po’ l’atteggiamento rigido della Bollettieri che credo potrebbe slittare il programma per i bimbi delle elementari dalle tre alle sei del pomeriggio (come per esempio fa Macci)proprio per salvaguardare quel piano B e poi mi piacerebbe sapere la statistica: quanti bimbi di nove dieci anni sottoposti a questo trattamento sono sopravvissuti tennisticamente? E comunque capisco che il discorso scuola e’ molto personale come quando gia’ a Lagos abbiamo scelto di non mettere Nicholas nella scuola Italiana perche’ c’erano pochi pochissimi bambini nella sua classe, perche’ avrebbe accentuato la sua condizione di italiano all’estero invece di renderlo cittadino del mondo, perche’ la scuola americana aveva tutte le caratteristiche di attivita’ scolastiche ed extrascolastiche che ci piacevano.
Comunque qui all’accademia ce ne sono diversi di Italiani, non solo Giacomo, c’e’ un suo amico Matteo che pensava di giocare in Italia poi se ho capito bene la Federazione non lo ha convocato ed e’ qui che sta dando l’anima per riuscire, poi c’e’ Alessandra Bonte, il papa’ e’ inglese e la mamma italiana e non so se si presenta come inglese o italiana, c’e’ Gaia Senesi gia’ al suo secondo anno in accademia (Giulia Mastellone ha fatto un semestre) e la mamma di Giacomo mi ha detto che quest’anno molti italiani sono venuti per settimane di short time e forse sempre di piu’ proveranno a venire qui per un semestre o per un anno. Invece proprio ieri parlavo con una mamma americana che si e’ venuta a riprendere la figlia prima dello scadere dell’anno perche’ dice di non aver visto i risultati. Dice che il programma full time e’ rigido e ogni settimana fanno una cosa diversa quindi se salti qualche giorno resti indietro sul programma e che non c’e’ nulla di personalizzato come lei si aspettava e sperava che venissero messi a posto i difetti della figlia. Concludeva dicendo che qui le attenzioni si guadagnano solo se si e’ veramente bravi e se si hanno risultati.
11 Aprile 2007 alle 00:29
E’ la legge della jungla,the survival of the fittest, la teoria darwiniana dell’evoluzione…nulla di sbagliato dal LORO punto di vista…ovviamente tu, Tennis Parent, devi prendere gli accorgimenti dovuti…far arrivare tuo figlio al momento giusto (…in fondo anche Andre Agassi è arrivato pagando e solo dopo il primo semestre Bollettieri gli ha offerto una scholarship…) E prima che lo dica qualcun altro:Che le attenzioni si debbano guadagnare con l’impegno sul campo e i risultati mi sta bene ed è l’essenza del Sistema Academy…E’ questo che devi cercare e tentare di utilizzare a tuo vantaggio…La formazione dei fondamentali invece può essere ricercata altrove, al Circolo sotto casa, col Maestro Rumeno per es di Francesca Brancato o col Maestro di Quinzi a Porto S.Giorgio… Insomma, non è una scienza esatta… Certo, non avessimo visto un po’ di mondo e non avessimo un background culturale un po’ diverso, magari scuole come la Pendleton o la Bradenton Academy potrebbero anche essere state una manna dal cielo…C’è anche chi dice: ma quante pare vi fate per una Scuola Elementare…Le scuole importanti alla fin fine vengono dopo… Vero anche questo, ma dopo potremmo avere altre necessità…Ma è vero quel che dice Atti, a volte è meglio non avere troppe opzioni…si diceva infatti che Scott Draper non è mai diventato un grandissimo solo perchè era troppo bravo: al momento di decidere che colpo fare aveva troppe opzioni e quindi si perdeva…Adesso dopo aver fatto il top 100 nel tennis fa il professionista di golf ed ha anche di recente vinto un torneo PGA…Come dire che se vogliamo parlare di talento puro… Oppure (si lo so, non c’entra niente col blog genitori & figli ma è tanto per far conversazione) possiamo dire che questa è la differenza fra il tennis e il golf:è uno degli argomenti preferiti di Jon Wertheim che più o meno la mette giù così: no,dico: ve lo immaginate un golfista di 30 anni cambiare la mazza con la racchetta e aggiungere ad un paio di tornei vinti nel PGA un torneo ATP, non dico un Master, diciamo il Torneo di Umag o di Palermo?
Nyah!
11 Aprile 2007 alle 00:40
…segue… ecco il riassunto dei 250 post precedenti…
E DUNQUE PREVIOUSLY ON GENITORI&FIGLI:
Molto succintamente possiamo sintetizzare asetticamente che nel corso del Blog sono emerse, come naturale, posizioni diverse con i Sostenitori della Teoria del Lasciare che il Talento Emerga da Solo e i Sostenitori che il Talento debba essere alimentato. In entrambe le fazioni abbiamo integralisti e moderati con correnti trasversali che pescano nell’una e nell’altra teoria.Fra le Teorie che si sono imposte per originalità o profondità dobbiamo citare senz’altro :
1)la TEORIA DEL PRECOCISMO NATURALE e DEL PRECOCISMO INNATURALE, dottamente nonché brillantemente esposta da QUINZI Padre nel Post Nº 98
2)LA TEORIA DELL’OVERACHIEVEMENT riportata da GRAZIA, il noto settimanale femminile, riportata nel Post Nª 115
3)LA TEORIA DEL CHI VIVE SPERANDO,MUORE CAGANDO rilanciata da GRAZIA, Stefano, espressa in diversi post dal Chairman per acclamazione (c’era solo Francesco che per di piú è un collega) di questo blog
4)E soprattutto LA TEORIA DELLA MIELINA, secondo cui la Mappa del Talento altro non sarebbe che la Mappa della Mielina, teoria scientificamente riconosciuta e riportata in questi giorni da un eccellente articolo sul NY TIMES indicatoci dall’ancora più eccellente Angelica nel blog 126, e tradotta piú o meno letteralmente da STGR nei Post Nª129
DUNQUE:
1)La Teoria del Precocismo dice che se un Genitore si trova oggettivamente di fronte a un Figlio Fenomeno Vero è piú giustificato di altri a investire tempo e denaro pur essendo ben consapevole che “del doman non v’è certezza”
2) LA TEORIA DELL’OVERACHIEVEMENT dice che non è vero che a sovraccaricare di impegni bambini e adolescenti si creino dei disadattati, ANZI gli si evita di diventare dei drogati, se non altro di TV e Play Station.
3)LA TEORIA DEL CHI VIVE SPERANDO,MUORE CAGANDO recita che si, va bene tutto, ma non sta mica scritto che chi ha talento improvvisamente si svegli ed abbia un epifania del tipo IN HOC SIGNO VINCIS
4)Cosa dice invece la Teoria della Mielina? Che stimulando ripetutamente un nervo (facendo per esempio ripetere e ripetere un dritto perfettamente impostato si sviluppa intorno a quel dato nervo una sostanza che lo isola, come un nastro da elettricista, e così facendo migliora la qualità e la velocità dell’impulso. Da cui la Formula secondo cui il TALENTO sarebbe: Deliberate Practice+Time=Myelin=TALENT
dove il Deliberate practice sarebbe l’allenamento impostato sulla tecnica concentrandosi senza posa sul migliorare le proprie debolezze. Lo stesso articolo individuava anche un’altra formula, complementare e basata sull’osservazione di quella fucina di campioni russi che è lo Spartak Club di Mosca e cioè:Genitori Motivati + Bambini presi in età precoce + Insegnamento Rigoroso della Tecnica + Disciplina Spartana = Talento
Dopo le Formule piú o meno Scientifiche, credo sia doveroso citare gli INTERVENTI ILLUSTRI, cioè gli interventi di chi veramente parte in causa, o come Genitore o come Maestro e Coach:
Fulvio Fognini, padre del futuro top 100, ci racconta i chiaroscuri della scelta agonistica rispetto a quella scolastica nei posts 4,10 e 22;
Luca Quinzi, padre del Fenomeno Gianluigi Quinzi, ci illustra la Giornata Tipo del Figlio nel Blog Nº103;
Mamma Mastellone, madre di Giulia Mastellone, fortissima Under 14, ci racconta le sue esperienze nei posts 85 e 94;
Francesco Brancato ci racconta spesso troppo brevemente di sua figlia Francesca, una delle migliori Under 10 della penisola
Giuseppe Zito, padre di uno dei migliori Under 16,
e infine il giovane Maestro Igor Parodi, seguace di Bertino e sostenitore strenuo della filosofia PTR, nei post 68 e 86 racconta il suo percorso (da sorvegliato speciale federale under 14 alla crisi di rigetto fino alla redenzione nel Coaching e relativa epifania con il PTR). Da Ultimo BUT NOT LAST, ovviamente il piú illustre di tutti, il padrone di casa: Ubaldo Scanagatta, che ci ha messo a disposizione il suo salotto e che ogni tanto trova anche il tempo di intervenire e con raro coraggio e sensibilitá condivide i suoi patemi di addetto ai lavori e padre. Particolarmente interessanti e pregni di sensibilitá il primo e l’ultimo dei suoi posts (Nº3 e Nº217).
Ma non credo di far torto a nessuno se affermo con sicurezza che il cuore, la forza, il nocciolo duro di questo Blog viene dal blogger alla Marcos o alla Anto, per citare i due che lo hanno sostenuto con amore all’inizio non sapendo, gli incauti, che un mostro (e cioè chi scrive) si aggirava ancora ignaro nell’ombra…E come loro altri che si sono alternati con minore o maggiore frequenza…Alcuni di questi POSTS dovrebbero essere di obbligatoria lettura a chi si affaccia per la prima volta: di Anto il Nª 9 e 145; di Marcos il Nª2 , il 16, il 78, il 106 e il 124; di Gianni il Nº14, 60 e 69 (e se qualcuno sa dove è scomparso Gianni, lo richiami al suo dovere: i suoi commenti erano troppo interessanti per rassegnarci al farne a meno), di Franca il 55 (Lasciateli crescere, sono bambini!!!), di Roberto l’88 e il 137… E a questo punto, dopo avervi ancora ricordato che i Precedenti PREVIOUSLY ON GENITORI&FIGLI li potete trovare ai Post Nº 70,121 e 150) possiamo cominciare direttamente dall’ultimo Riepilogo : che “la condizione di vita sia determinante per emergere” trova concordi diversi attori di questo blog, da Giovanni Di Natale ad Anto passando per il redivivo Ubaldo e anche Marcos che peró ammonisce sul rischio per i bambini di imparare solo a gestire i problemi che ti pone il campo e l’avversario e di crescere nella disperazione di non riuscire ad ottenere quel successo che magari con l’aiuto di genitori imprevidenti si erano posti come unico obiettivo. Una lucida analisi Roberto identificava il motivo del “nulla di nulla” nel fatto che “per anni siamo stati una nazione tennisticamente sottosviluppata dal punto di vista tecnico: non avevamo più il “software”, il “know-how” aggiornato. Eravamo una nazione arretrata, quasi come gli stati africani citati nell’articolo del NY Times.” E ci eravamo in pratica lasciati con Heraimo che si chiedeva: “che senso ha perdere il sonno la notte perchè i nostri figli che fanno sport si perdono l’istruzione scola!
Visto che il mondo del lavoro premierebbe non chi ha studiato di più ma chi sa destreggiarsi meglio.La scelta di fare sport agonistico allora rimarrebbe “ancora quella più etica e “istruttiva” in quanto sul campo non ci sono raccomandazioni, sotterfugi e furbizie, sei tu contro il tuo avversario in una sfida onesta e corretta”.
Entrando finalmente in DIRETTA, e cioè dal Blog 151 in poi, Marcos in pratica rispondeva: Nati non foste a viver come bruti, nemmeno con in mano la racchetta
(Da nessuna parte c’è scritto che per aver successo nello sport si debba sotterrare la propria dignità in infamanti pratiche di vassallaggio, in meschini rapporti esclusivamente d’interesse, o si debba consigliare al figlio di star lontano dai libri, per non perdere il proprio tempo in istruzione.L’istruzione non serve solo ad assicurarsi (e non lo assicura) un buon posto di lavoro da grandi: l’istruzione serve (e manco così approfondita), proprio per evitare di cedere alle turpi lusinghe d’un successo effimero, che sfiora solo per un attimo una minoranza di cui il mondo non può che vergognarsi o per essere in grado di sopportare le soavi lusinghe d’un successo ottenuto grazie solo alla propria intelligenza, capacità di applicazione o personalissimo talento nel fare qualche cosa.Non c’è alcun bisogno, a mio parere, che un ragazzo che promette bene nel tennis si tormenti sui libri di greco, di latino o di matematica…ma c’è bisogno che questo ragazzo colmi a scuola tutte le più semplici lacune tra cui si nasce, per non doversi poi pentire di non essere in grado di instaurare un profondo rapporto con altri, che non siano il coach, la pallina o la scarpa da tennis. Il peso dell’ignoranza, prima o poi si fa sentire…soprattutto se hai successo. Non sono così rari gli esempi di buoni/grandi tennisti che, al termine della loro carriera, hanno deciso di rimettersi a studiare: può andar bene anche un diploma farlocco…anche da qui si può ripartire, se ti vien voglia. e la voglia viene, per solito…perchè è una necessità. E’ la necessità dell’uomo che ha avuto la straordinaria occasione di conoscere il mondo, quando si rende conto di non averlo capito del tutto.E il tennista viaggia molto!
In un altro post di elevato spessore tecnico il Maestro Igor Parodi
ci illustra La metodologia Munchkin/ PTR scritta da Bertino,che nonostante alcune sfumature, non mi sembra poi molto diversa da quanto s’insegna nelle grandi Academies in Florida o California o a Mosca allo Spartak Club ( la fase sensibile della tecnica è tra i 9-10 ed i 14 anni,) Anche se Bertino, interpellato da Igor, pare abbia detto non credere “nelle accademy,perchè per quanti soldi possano chiedere, sono sempre in perdita.Eppoi creano dei disadattati.Credo invece nei TEAM di Maestri” Come se fosse facile trovarlo, il Team di Maestri, è il commento di Stefano Grazia e non solo. Ma dove Igor segna dei punti è quando esclama :”NON BISOGNA AVERE FRETTA STEFANO!Bisogna fare un passo per volta, non bisogna essere forti a 8 anni, ma a 22-23 anni, hai tutto il tempo.”I bambini sono come delle batterie,fino ai 14 anni vanno caricate,non esaurite….”.
E mentre a un certo punto divampa in un’altra area del BLOG la discussione sui Genitori Maleducati SE NON PROPRIO DELINQUENTI, il vostro Chairman ha la pensata di creare un CROSSOVER che nei posts 164-168 analizza le varie posizioni partendo da quella dell’Anti Nadal Vincenzo Torzillo (“i genitori non devono rompere….e stare a casa!!! ” a quelle piú pacate di Francesco invita tutti a non generalizzare, a non condannare indiscriminatamente, e a non dimenticare che “in questo sport senza la presenza ed i sacrifici dei genitori non si va da nessuna parte” spalleggiato dal desaparecido Ubaldo che conclude: “Riguardo ai genitori sono convinto che ce ne siano stati di pessimi, altro che, ma penso anche che un genitore normale _ e per normale intendo uno molto equilibrato senza una passione smodata per uno sport _ difficilmente sarà il padre di un figlio campione. A meno che il figlio sia cresciuto a due passi da un campo di tennis, di un circolo, e abbia passato lì tutta la sua infanzia, anzichè giocare ai cowboy (quello succedeva ai miei tempi), alla playstation (oggi…)” e si dichiara d’accordo con me, Stefano Grazia, quando affermo che il mestiere del Genitore é il piú difficile al mondo e ve n’é uno solo ancora piú difficile, quello del genitore di un figlio tennista…Si ritrova trascinato in questo blog magari a sua insaputa anche quella fine penna di VIERI PERONCINI che nel post Nº165 disserta sulla presunzione “di questi presunti campioncini (che poi) si sciolgono come neve al sole al semplice trovarsi sotto di qualche game contro avversari meno titolati (???) ma noncuranti di trovarsi di fronte a cotante promesse,” e dei loro “ deliranti genitori che all’atto di una sconfitta non preventivata (e quando mai, se sono imbattibili e non sbagliano mai?) mostrano i pugni al piccolo sibilando tra i denti “Hai perso? Vedrai cosa ti succede a casa!” per concludere con la constatazione degli uni e degli altri di una certa tendenza al cheating, fregare i punti. E !
certo non è cosa che faccia bene. Non nel senso decoubertiniano dell’intendere lo sport, ma per altri due motivi. Uno psicologico, in quanto l’abitudine a prendere scorciatoie non può aiutare nei momenti di difficoltà (vedi lo sciogliersi come neve al sole, sopra) e non serve contro avversari altrettanto agguerriti, preparati e determinati a non farsi prendere per il naso. Uno squisitamente tecnico, ossia che il considerare sempre con infinita tolleranza i propri colpi e soprattutto ai propri errori non è stimolo al miglioramento dei colpi di base e non aiuta, come si dice, a dare una dimensione al campo” Chi conosce Vieri Peroncini dovrebbe pregarlo di frequentare un po’ di piú il Nostro Blog che comunque acquista nuovi Attori: Carlo che con un onirico post (il 170) cerca di “farci riflettere sul fatto che il destino di un campione dello sport non è fatto di sole luci, che l’adoperarsi in ogni modo per spingere il futuro del proprio figlio in quella direzione non è giustificabile col fatto “che è per il suo bene”, Dani che forte della propria esperienza di fortunato genitore di cotanta figlia non crede nel Precocismo nè innaturale nè innaturale,e soprattutto ATTI che con 4 interventi uno più azzeccato dell’altro analizza brillantemente differenti aspetti del Pianeta Junior Tennis, dagli aspetti più pratici ( leggi le Assurdità del Tesseramento FIT già notate dal Vostro Chairman Furioso) all’abuso che si fa nella Penisola del termine Fenomeno soprattutto da parte dei Coaches spesso premurosi solo di carpire la buona fede e il portafoglio dell’ingenuo genitore, e inoltre esplorando la congenita mancanza del senso di prospettiva,che spesso sconfina nell’antisportività, di “noi genitori” e non contento spingendosi ad avanzare alcune ipotesi sulla ormai proverbiale più tarda maturazione dei nostri atleti rispetto a quelli degli altri paesi. Ma è nel suo ultimo post, il N°212, che Atti affonda il pugnale identificando nella mentalità provinciale delle nostre SAT e dei nostri Circoli la ragione del nostro attuale degrado.
Dando per scontato che i Buoni Coaches non siano prerogativa di questo o quel paese, il Nostro si lancia nella differenza fra Academies e SAT:
E ALLORA CONCLUDE ATTI: “Per esempio organizzare 1 volta alla settimana un allenamento con 3-4 ragazzi a turno nei vari circoli, porterebbe certamente molti risultati con sforzi minimi (il problema è, che quasi tutti i maestri rifiutano di condividere/accettare i metodi di insegnamento degli altri). Raduni regionali a parte (e anche qui ci sarebbe da dire) i ragazzi crescono all’interno del circolo, il loro mondo, cresciuti con la consapevolezza che tanto c’è tempo, e che non serve tutto e subito, ma che si puo’ arrivare poco per volta, ma ripeto : piu’ aspetti piu’ è difficile cambiare passo !”
E mentre quel narciso vanesio di un Chairman invece si dava all’Aneddotica con riferimenti un po’ improbabili allo Sci per spiegare che non vuoi fallire senza esser sicuro di aver dato il 120% e ancora che l’abito, o meglio la tuta da sci, non fa il monaco né il bravo sciatore e quindi tantomeno il tennista, scatenando il bonario entusiasmo di Marcos che gli regalava una perla delle sue:…quando uno è libero dentro (ed un figlio di tanto padre lo è), non v’è marchio che possa asservirlo!, SENZA OMBRA DI DUBBIO il pezzo forte dell’ultima parte del Blog diventava il Reportage o DIARIO DI BORDO AMERICANO di Gabrì che da Bradenton raccontava, molto apprezzata soprattutto da Atti e Filippo Laghi, la prima giornata (colma di ansie, emozioni, stress e piccole delusioni) di un Easter Camp alla Bollettieri Academy. Da questo spunto partiva inoltre la possibile comparazione delle scelte di vita e di carriera di due dei nostri migliori Juniores, uno ospitato al Centro di Tirrenia e l’altro che invece ha deciso di starsene ad allenarsi in Florida La riflessione come al solito brillante di Giovanni Di Natale poneva in risalto una anomalia di Tirrenia perchè il Centro è bellissimo, ” ti allena, ti migliora, ma non ti segue…. E’ perfetto per chi ha già un coach al seguito… chi non lo ha può allenarsi con Furlan (anche questo è perfetto), ma poi dovrebbe girare da solo nei tornei o ingaggiare uno sparring… ”
PER CONCLUDERE oltre al già citato Ritorno dell’Ubaldo Prodigo SI SEGNALANO:
1)Le Training Schedules di alcuni minitennisti: nei post 156, 159 e 184 nell’ordine Stefano Grazia, Francesco e Dani aggiungono le loro Sessioni d’allenamento (o meglio quella dei loro Figli/e alla Giornata Tipo di Quinzi Jr;
2)la traduzione di un Intervista a Robert Lansdorp,il Guru dei Coach della West Coast, nel POST Nº160;
3)e infine ancora Marcos quando scrive:”senza arrivare agli estremi di spartana o siberiana memoria…un bel viaggetto in autobus, talvolta, fa molto meglio di dieci ore di esercizio sul servizio slice” e “Siccome però, sia il suv che l’autobus devono fare i conti col traffico, consiglio ai ragazzi, quando avranno l’età sufficiente, di recarsi al circolo con la bici e la racchetta a tracolla” Cito in dirittura d’arrivo come al solito il nostro Filosofo per chiudere come si suol dire il cerchio perché quando Carlo citando Vic Braden scrive “che si diventa tanto più forti nello sport quanto maggiore è il disagio che ti spinge alla competizione, per cui paradossalmente, nella speranza che diventino dei campioni, ccorrerebbe fare dei propri figli dei disadattati che possano cercare nello sport motivo di riscatto. Purtroppo non sempre diventare campioni significa crescere come uomini, si finisce spesso per rimanere eterni bambini, per cui credo che ci si dovrebbe chiedere se stiamo veramente facendo il bene dei nostri figli.” mi ha ricordato quanto Marcos aveva giá scritto nel suo POSTforse piú bello, il Nº2 :Certo che se per sfondare nel tennis è necessario sfondare le famiglie, allora i prossimi campioni saranno probabilmente figli di genitori irresponsabili.
Mi sembra un buon punto di ripartenza per tutto il nostro Blog.
Grazie a tutti per la pazienza, con affetto
Stefano
11 Aprile 2007 alle 01:08
Ringrazio Stefano Grazia per il suo lavoro straordinario, che gli costa certo una fatica monstre, visto che la sintesi non è il suo forte (nemmeno il mio peraltro: Voltaire diceva: scusa se ho scritto troppo a lungo, ma non avevo abbastanza tempo…).
11 Aprile 2007 alle 01:31
commosso dalla capacità sintetica di stefano, nostro virgilio qui dentro ed altrove, sottolineo che al punto 1, quello della teoria del precocismo naturale, io porto un pensiero diverso, nel mio piccolo, ma lo porto: colui che si trova di fronte ad un figlio (8/9 anni) baciato dalla grazia tennistica non ha alcun motivo di investire più tempo e danaro di quanto debba investire colui che si trova di fronte ad un figlio ottimo esecutore sul campo da tennis.
al contrario, potrà investire meno: oltre a risparmiare tempo e danaro, infatti, non correrà il rischio di costringere la grazia di cui sopra in un pesantissimo e nocivo (per lui) sistema di corsi per il miglioramento tecnico e mentale. quando, infatti, l’artista è costretto ad esercitarsi spasmodicamente per consegnare una tela entro quel dato giorno, per solito, evita l’incarico e si mette a far altro.
il bimbo in stato di grazia va assecondato con cautela, trattato da bimbo uguale agli altri e seguito nella sua passione: metterlo in una batteria di minisupercampionireplicanti significa tarpargli le ali e costringerlo a confrontarsi con chi ha più tenacia di lui, ma minor talento.
se si accorge fin da piccolo che la tenacia degli altri, talvolta, val più della sua magia…abbandona quest’ultima e non acquista tenacia, considerandola lontana da sè, per natura.
magari mi sbaglio, s’intenda!
marcos
11 Aprile 2007 alle 09:29
STEFANO GRAZIA, chi è costui? chi si cela sotto questo pseudonimo? John Le Carrè lo definirebbe una scatola cinese? L’uomo dei mille post, l’uomo Inside news, il tennis la sua passione o forse un pretesto per sviscerare quello che sta intorno a questo meraviglioso mondo. Luogo di residenza, Africa, un corto Maltese de noialtri, un incredibile enigma, un poeta, no o come gli chiamano gli americani professional style life. The academy, non sono più un segreto, mental trainer - body trainer- cominciano a diventarci familiari. Forse Stefano Grazia è un alchimista, che riesce ad amalganare tutto ciò che sta intorno ad una pallina gialla, potrebbe essere anche il figlio segreto di Rino Tommasi, chi lo sà, oppure potrebbe essere il nuovo candidato con cui Binaghi alla scadenza del suo mandato potrebbe scontrarsi. E se fosse un Talent scout prezzolato dalla IMG e se fosse e se fosse……………….e se fosse nato dalla fervida fantasia di Ubaldo Scanagatta che ha partorito un mostro di bravura……..chei è Stefano Grazia L’UOMO DEI 1000 MISTERI…………..
11 Aprile 2007 alle 11:12
Come diceva Oscar Wilde “le cose di cui ci si sente veramente certi non sono mai vere”, ma poi aggiungeva “ so’ resistere a tutto tranne che alle tentazioni…”
Rispondo volentieri a Stefano sul mitico YURI, forse il vero emblema del Genitore/Coach, l’emblema o la soglia massima a cui un genitore puo spingersi per brame di gloria e successi, un padre completamente dedicato al futuro della cara figlia Maria ( e magari anche al conto in banca); ora è evidente che YURI ha pianificato in maniera lungimirante e fredda il futuro della figlia, diciamo che gli è anche andata di lusso, perché vincere Wimbledon a 16 anni non è poi cosi’ semplice da pianificare… comunque lui ha rischiato sacrificando anche la famiglia ( ma la moglie esiste ??) e quindi per i risultati bravo; sui metodi dovrei conoscerlo molto meglio per tentare di dare un giudizio anche se mi sembrano al limite….o forse, in alcuni casi, anche oltre !
La domanda allora è :
QUANTI DI NOI GENITORI ITALIANI/BORGHESI SAREBBERO DISPOSTI A SPOSARE TUTTE LE SCELTE DI YURI ???
Comincio io : No, non lo farei mai in quel modo, certo se fossi il padre di Quinzi, per esempio, probabilmente avrei fatto molte scelte simili alle sue, ma come YURI no, onestamente mi sembra esagerato; va bene che il fine giustifica i mezzi, ma cosi’ mi sembra troppo… certo poi dipende molto dal Background di ognuno di noi, vedere il mondo come una casa o come una jungla, saper essere cinici e freddi o amorevoli e passionali, ma vedere la vita solo in funzione del tennis… be ragazzi allora è meglio cambiare subito sport, la passione è indispensabile ma l’accanimento è quasi sempre deleterio !!!
Per esempio, mi piacerebbe conoscere la storia dei FEDERER (genitori), penso potrebbero darci nuovi spunti per il BLOG….
Tutte le strade portano a Roma ed è la distanza che fa la differenza, ed allora lasciateci sperare di raggiungerla mantenendo un filo conduttore anche con cio’ che è al di fuori del “pianeta Tennis”.
Ciao.
11 Aprile 2007 alle 14:25
anch’io lo confesso sono diventato dipendente da questo blog..ma come potrebbe essere altrimenti viste le pagine memorabili che sono state scritte .. a Raimonda chiedo se,come fa la splendida Gabri , può mandare una cronaca ,un diario del torneo di Pavia ;raccontaci di Giulia e le altre .
11 Aprile 2007 alle 19:22
Mah, Marcos…non so……
Sulla carta hai ragione, e anche nel Mondo delle Fate e a Utopia, ma nella Vita di Tutti i giorni, il Genio sa o s’illude di essere un Genio e alla fine si scoccia che gli altri continuino a dargli 61 62…
E magari invece di maturare lentamente si stancano di prenderle e cambiano sport…Tra l’altro la cosa mi ricorda il capolavoro di Woody Allen, Manhatthan, quando lui dice,più o meno, a Diane Keaton: …Azzo, ma conosci tutti dei geni, faresti bene a frequentare dei cretini di tanto in tanto…Credo che,come ci fa notare causticamente anche Atti, il nostro problema ,in Italia, sia di pensare che siano tutti,i nostri,dei Fenomeni e quindi che esploderanno piú tardi…E chi vive sperando….,secondo la ben nota teoria.
Certo, se mi dici che per maturare lentamente significa che non si deve fare la corsa alle Classifiche Under 12,14,16 e 18, bè, certo, lì hai perfettamente ragione…
Ma il problema è che nel Tennis, al contrario che nell’Arte e nel Golf, ti tocca anche correre…E nel Tennis Moderno, con i nuovi materiali e con l’avvento del professionismo, ti tocca anche correre parecchio… Puoi essere bravo finchè vuoi, ma anche King Roger si è fatto un mazzo così, mi sa…Certo, JohnnyMac arrivò paffuto e grassoccio alle semifinali di Wimbledon e a dominare il mondo poi ma ora non sarebbe non dico possibile ma nemmeno immaginabile . ..anche se ora che mi ci fai pensare Serena Williams in effetti…ma lo fa in virtù più che del talento, di una potenza mostruosa, nel braccio e ancor di più nel cervello…Mi è capitata sotto gli occhi un intervista a Safin che avevo conservato:gli chiedono in pratica di quantificare quanto nella sua prestazione ci sia di “mentale”,o meglio quanto di effettivo allenamento e quanto di come si svegli quel dato giorno alla mattina. E Marat risponde:
No, non succede così. Noi siamo già a livelli altissimi in termini di performance. In quanto Pro noi dedichiamo tutto noi stessi, tutte le nostre vite, per diventare quello che siamo ora. Pertanto tutto, dico tutto diventa “mental” dopo un po’. Una volta che tu sei diventato un pro e diventi un buon giocatore, non è più un fatto di tecnica. Non è più il Servizio,il dritto,il rovescio o il serve & volley.E’ solo quel quid dentro la testa che ti fa stare calmo a trtatti o ti fa rischiare nei momenti decisivi o prendere la giusta decisione nel giusto momento.
PERCH’E, continua Marat, tutti hanno un rovescio e un dritto. No problem.
Chi è più tosto mentalmente vince.Per cui è già questo che succede, quelli preparati meglio mentalmente sono fondamentalmente i top 10. E’ incredibile: sono in grado di stare concentrati per tutto l’intero match. Niente su e giù, cali di concentrazione. sanno cosa fare in ogni momento cruciale ed è questo che fa la differenza. Perchè il Tennis (inteso come abilità,NdStGr), quello ce l’hanno già tutti (Because tennis, everybody has.)
(MARAT SAFIN: No, is just not like that. We already in a at a high performance. Professionals, we basically dedicate ourselves, all our lives, to become what we are right now. So everything, it becomes mental after a while. Once you become pro and you become a pretty good pro, it just is not anymore the technique. It’s not anymore the serve. It’s not anymore the forehand, backhand, or serve and volley, something like that. It’s just a mental thing to keep yourself cool sometimes, and sometimes to push yourself to risk it at important moments, or try to stay back and make the right decisions at the right moment.
Because everybody can play backhand and forehand. There’s no problem. I think who is tougher mentally is winning basically. So this is just it’s already who is better mentally prepared is basically top 10 players. It’s unbelievable. They just focused throughout the match. No ups and downs. They know exactly what to do in important moments. That’s why it makes such a big difference. Because tennis, everybody has.)
11 Aprile 2007 alle 19:41
Anto,ti ringrazio ancora.
Nel racconto La Laguna dei bei sogni uno dei personaggi chiede a Corto Maltese apparso all’improvviso : Chi è lei, un pirata?
E Corto risponde: Noi preferiamo definirci Gentiluomini di Fortuna…
Ahimè, credo che per me la realtà sia molto meno interessante…Anche se qualche storia da raccontare al di là del tennis in una vita spesa all’estero poi la si mette insieme…Magari se non passassi tutto sto tempo sul blog, riuscirei perfino a scrivere un libro… che non leggerebbe nessuno mentre invece qualche disperato Tennis Parent abbocca sempre all’amo…Piuttosto, hai letto del Doppio Passaporto di Quinzi? (su Tennis Italiano e su un mio commento all’ultimo articolo di Ubaldo))Mi ha fatto venire in mente il tuo post in cui ti auguravi, come unica speranza per il tennis Italiano, un’accelerazione nelle pratiche di nazionalizzazione degli immigrati slavi o africani Come scrivevo in quel post, , invece qui finisce che i nostri migliori vengono oriundizzati dagli altri… Anche se poi Romina Oprandi ha scelto l’Italia, e quindi non si può mai dire…
11 Aprile 2007 alle 21:23
Oggi Nicholas e’ stato catturato da Steve Shenbum del Game on e vi spiego subito di cosa si tratta : e’ mental conditioning, si analizzano i propri comportamenti, si impara a gestire le proprie emozioni e ad avere una immagine positiva come per esempio gestire la propria rabbia per essere piu’ efficienti sul campo, ma anche a conservare la lucidita’ per dare il meglio di se’ e poi si impara ad affrontare il pubblico a rilasciare le interviste se si e’ gia’ a questo livello e cosi’ via. Steve e’ un attore o comunque ha lavorato nello spettacolo ed e’ veramente simpatico e Nicholas lo ha stregato infatti oggi hanno fatto un’ora insieme. E approposito di vedere la vita non solo in funzione del tennis, Steve mi ha chiamato per dirmi di tutto e di piu’ di Nicholas di quanto sia incredibile e che e’ un attore: davvero non scherzo (mi ha detto), non ho mai avuto un allievo cosi’ disinvolto! Naturalmente voleva anche sapere il numero della mia carta di credito! Mi ha spiegato di come la sfrenata fantasia di Nicholas tornera’ utile sul campo da tennis e come invece adesso debba imparare a semplificare tutto , cercando di trovare anche nel tennis soluzioni semplici ed efficaci (e qui ha ragione) senza scegliere soluzioni complicate per dimostrare quello che sa e questo mi riporta alla mente una delle prime volte in cui Nicholas gioco’ una partita e perse (6anni?) e venedo a casa mi disse che sapeva bene come batterlo: la prossima volta gli faccio la palla corta con uno spin che la palla ritorna nel mio campo….soluzione semplice eh? Comunque questa del Game on e mental conditioning e’ un’altra delle cose interessanti che si fanno qui all’accademia tutto al servizio della formazione del futuro pro.
Oggi conversando con i genitori di Alessandra Bonte che domani parte per la Guadalupe insieme ad altri ragazzi per giocare un torneo, mi dicevano che la cosa piu’ positiva della esperienza nell’accademia e’ l’opportunita’ di giocare contro giocatori di altissimo livello solo per allenamento, per esempio oggi Giacomo gioca contro Stepanek. Questa e’ una delle cose che mi e’ sempre piaciuta qui, non ci si puo’ permettere l’aria spocchiosa del piu’ bravo del circolo o della provincia, qui c’e’ sempre qualcuno che arriva da chissa’ dove e ti rimette al tuo posto. In un certo senso credo che si impari il rispetto e l’umilta’ e si impara a concentrarsi e a diventare sempre piu’ esigenti e raffinati per non sbagliare anche in condizioni estreme, perche’ appunto …tennis, everybody has!
11 Aprile 2007 alle 21:57
Caro Stefano, colgo più che volentieri l’occasione di intervenire sull’argomento che più mi sta a cuore tra tutti quelli dello sport che più amo. Ovviamente, perché mio figlio Nicolò, 11 anni fatti a febbraio, gioca a tennis affrontando il primo anni dell’agonismo come Under 12. In premessa, ti dirò che nonostante abbia iniziato da poco più di due anni, e fino all’ottobre scorso si sia allenato non più di due ore la settimana, nell’autunno scorso ha vinto il titolo provinciale di Udine sia individuale che a squadre. Insomma, se l’è sempre cavata, ed il tennis per lui è diventata una vera passione. Per venire all’argomento della dispersione del potenziale, però, mi preme affrontare il problema anche da un’angolazione un po’ diversa rispetto a quelle finora trattate. Pochi giorni fa, mio figlio ha giocato una partita di torneo contro un coetaneo che, ad onor del vero, lo ha sempre battuto, una sorta di sua “bestia nera”, preparato sia tecnicamente che atleticamente. Nel corso del secondo set, sul punteggio di 62 a favore dell’avversario nel primo set e di 5-4 a favore di mio figlio nel secondo set, mio figlio chiama la palla fuori su servizio dell’altro. Va precisato che, come da regolamento, i giocatori stavano arbitrando autonomamente l’incontro e che sino a quel momento non vi erano stati punti contestati né dall’una né dall’altra parte. Sulla chiamata sopra detta, il padre del ragazzo iniziava ad inveire a voce alta che si trattava del nono (!) punto rubato a suo figlio, si alzava in piedi gesticolando, e snocciolava tutta una serie di considerazioni ingiuriose circa la capacità sportiva di mio figlio, e soprattutto sulla sua lealtà presente e passata. Tale scena durava diversi minuti, infarcita di considerazioni quali “la partita doveva essere già chiusa da tempo, e dovevo essere a cena a quest’ora”, “non sarà mica tennis quello che gioca tuo figlio” (frase che solitamente il signore si premura di pronunciare a voce alta a bordo campo, in modo da essere sentito dai ragazzi) etctera etcetera. A nulla sono valsi ripetuti inviti alla calma, l’evidenziare la correttezza dell’incontro sin lì disputato e dell’assenza di contestazioni pregresse, e men che meno l’invito a non tenere un atteggiamento intimidatorio nei confronti del giocatore avversario. Ciliegina sulla torta, il personaggio in questione dichiara solitamente di essere “un dirigente sportivo”. Secondo me è un’aggravante. Resta infatti il fatto che mio figlio ha disputato il resto della partita (la fine del secondo set e il terzo e decisivo set) più volte con le lacrime agli occhi, occhieggiando timoroso ed insicuro il padre dell’avversario, incerto sulle chiamate da effettuare o meno e rivolgendosi al sottoscritto ad ogni cambio campo con la frase “papà, ma io non sono un imbroglione”. Quindi, sottolineando nel contempo che non sono minimamente turbato dal risultato del campo, reputo che il mio ragazzo abbia subito una vera e propria prevaricazione nell’ambito di un incontro sportivo. E che gli abbia fatto del male gratuito. Ma detto che, passato il turbamento del momento, essendo il mio Nicolò di animo forte, ha capito di essersi trovato di fronte ad una situazione partciolare e si è rituffato negli allenamenti col suo solito spirito. Viene però da chiedersi: fermo restando che fatti del genere sono deleteri e perniciosi per lo sport in generale, quali danni possono fare sulla psiche di un ragazzo certi eventi? Danni sui risultati degli incontri, certamente, ma questo è il meno, ché il tempo fa giustizia di carriere sportive. Ma anche danni emotivi ad avversari meno tranquilli interiormente di quanto lo sia mio figlio. E danni anche da un punto di vista educativo per l’incolpevole figlio “protetto” a quel modo: per lui sarà più dura guadagnarsi il rispetto per l’avversario e gli altri valori connessi alla pratica sportiva. Chiudo, sintetizzando la mia piccola sfaccettatura dell’argomento-talento, su cui vorrei comunque tornare: in circostanze simili, il problema arriva ad essere non quello di valorizzare le doti tennistiche cercando di agire per il meglio dei ragazzi, ma quello di educare anche chi dovrebbe educare.
11 Aprile 2007 alle 22:28
Io ho conosciuto Romina Oprandi, credimi Stefano Grazia, questa ragazza più dell’italiana, ha della svizzerotta. A proposito, su tennis italiano di questo mese, la Camerin parla di sè e del grandissimo aiuto che i suoi genitori gli hanno dato e dei numerosissimi sacrifici che sono stati costretti a fare per darle una chanche di calcare il palcoscenico professionistico. Comunque anche stavolta quel genio del ns ct Il Barazza detto anche imbarazzo, non l’ha convocata per la fed cup, preferendo altre atlete, bah misteri del ns tennis…….
11 Aprile 2007 alle 23:52
Mi inserisco, fuori tema ma per rispondere a Anto (e a distanza di tempo anche a un’osservazione di Stefano sui miei rapporti con Barazzutti): il fatto che lui non mi saluti, probabilmente per quanto io devo aver scritto ma non so nemmeno in quale frangente _ così come non saluta Tommasi e non salutava Martucci fino a che, l’altro giorno a Tel Aviv, Martucci l’ha avvicinato e hanno fatto pace _ non significa che io dia torto a Barazzutti per principio. Ci mancherebbe. Cerco di essere sempre più obiettivo che posso. Così come trovo che a suo tempo abbia fatto male (seguendo più i suoi interessi che quelli della squadra) ad andare Bergamo per seguire (non solo per la tv..) un torneo che gli sta a cuore, anzichè andarsi a studiare gli israeliani a Tel Aviv (come avrebbe voluto anche il suo presidente FIt Binaghi) _ e Corrado sostenne che aveva visto gli israeliani a Melbourne (dove Sela c’era ma Okun proprio no…) _ devo dire anche che la sconfitta di tel Aviv non mi pare tanto imputabile a Barazzutti quanto ai giocatori che (seppi in particolare) hanno reso di quanto potevano.
Magari mi piacerebbe che Barazzutti non si limitasse a fare il fan ultrà, con grida che potrebbe fare appunto qualunque tifoso, grida del tipo “Andiamo”, “Forza”, “Deciso!”, ma desse invece ogni tanto anche qualche consiglio più tecnico _ chissà, magari lo fa al cambio di campo…quando effettivamente è più facile ed opportuno _ come dava Panatta a Canè e Camporese che difatti vinsero incontri che altrimenti non credo avrebbero mai vinto. Poichè al cambio di campo io non sento quello che Corrado dice ai giocatori non posso però giudicare. Ho indagato, per la verità, con un giocatore,e non ho ottenuto risposte esaurienti o convinte sull’argomento, ma insomma…mi mancano le prove.
Ma detto questo e affrontando l’argomento di Anto non vedo come Barazzutti avrebbe potuto convocare per la Fed Cup la Camerin (che peraltro mi sta simpaticissima…) escludendo la neo n.1 Garbin, oppure la Schiavone pure in crisi ma sempre la nostra giocatrice dal potenziale più alto (e più esperta), nonchè il duo Vinci-Pennetta che costituiscono un doppio ben affiatato. Se Anto avesse polemizzato per l’esclusione della Santangelo, n.3 italiana nelle classifiche di singolare e ottima doppista, ancora ancora avrei potuto capire…ma sinceramente Maria Elena in qust’occasione non poteva essere convocata. Insomma, magari sbaglio anch’io, ma Barazzutti non poteva non lasciarla fuori. Sono semmai le condizioni di Flavia, battuta al primo turno dalla Tu questa settimana, a preoccuparmi, mentre Mara mi sembra in forma migliore…Ma va tenuto presente anche il fattore geo-politico: si gioca nelle Puglie, dove certamente Pennetta e Vinci troveranno motivazioni in più per ben figurare. e anche queste hanno il loro peso. per inciso. Infine, sarà contento Stefano che, con l’aiuto di Giovanni Di Natale, siamo riusciti a ridare spazio adeguato al blog più popolato fra tutti, quello dei genitori e figli, aprendo anche una categoria apposita (anche se poi vi confluiscono argomenti che poco hanno a che vedere con il tema … Quanto a Vieri, beh, il genitore si è lasciato stavolta trasportare un po’ _ a caldo, c’è da capirlo _ dall’amore per il figlio…ingiustamente vilipeso. Ti dirò che a suo tempo è successo anche a me un episodio molto simile e c’ero rimasto malissimo. Per me la situazione fu particolarmente imbarazzante perchè mi sono sempre ripromesso di non intervenire, qualunque furto eventulmente potesse subire mio figlio o qualunque discussione potesse sorgere con il suo avversario o financo il padre dell’avversario. E ci rimasi male, ovviamente, quando mio figlio mi rimproverò perchè …”io l’abbandonavo, mentre gli altri genitori…etcetera etcetera”. Così una sola volta ( e poi non ci sono mai più cascato!), quando per la quarta volta Giancarlo incontrò lo stesso ragazzino con il quale succedevano sempre gli stessi incidenti, sia pur senza assolutamente intervenire su chiamate disputate, gli detti qualche incoraggiamento durante il match e perfino qualche consiglio tattico del tipo, banalissimo, “gioca sul rovescio dopo esserti aperto il campo e vai avanti”. Dopo quella volta, però, mi sono talmente vergognato che non l’ho mai più fatto. Anche se Giancarlo quel match lo vinse. Ma anche se l’avesse perso non sarebbe cambiato niente. Quindi, Vieri, posso capirti. benissimo..ma non ti lasciar mai trascinare nelle discussioni con gli altri padri (se per caso tu l’avessi fatto…), anche se magari hai mille ragioni. E’ un brutto spettacolo per chiunque vi assista, e per i nostri figli soprattutto.
12 Aprile 2007 alle 10:32
comprendo appieno l’imbarazzo che ci hai raccontato, ubaldo. avrei provato anchio lo stesso sentimento.
il bimbo, quando è piccolo, non riesce a capire come mai il proprio genitore si comporta in maniera diversa dal genitore che, per mancanza di senso civico e sportività, rubacchia punti qua e là.
sono certo, però, che hai spiegato a giancarlo il motivo del tuo comportamento e che, adesso, che è un pò più grande, ha capito il valore dei tuoi silenzi sul campo e l’orrore degli interventi degli altri genitori.
credo che i bimbi debbano arbitrarsi da soli: sanno già riconoscere di essere corretti o scorretti e sanno già imbastire un giudizio morale. sanno anche che chi avanza rubacchiando non potrà avere un grande futuro…nè come tennista, nè come uomo.
i genitori che non sanno insegnare lealtà e correttezza ai propri figli si autoescludono da relazioni vere, mettendo in pericolo anche le relazioni dei propri figli.
credo anche che si autoescludano da questo blog, a cui partecipano splendide persone.
12 Aprile 2007 alle 11:31
Francesco ti rispondo subito velocemente…A Pavia non sono andata perchè mia figlia è stata accompagnata dal maestro. E’ stata comunque una delle solite rapidissime toccate e fughe di questi tornei. Però forse i tecnici che seguono gli under 14 non hanno tutti i torti nel sostenere che gli italiani sono indietro agli stranieri spesso più fisicamente che tecnicamente, e per il loro atteggiamento ma che dopo avere giocato qualche torneo di questo tipo un pò migliorano nell’atteggiamento. Pare che mia figlia questa volta nell’affrontare la rumena testa di serie n. 3 abbia lottato fino all’ultima palla..a Livorno invece è entrata in campo un atteggiamento rinunciatario. Mi dirai il resultato non cambia ma per me è un piccolo passo avanti.
12 Aprile 2007 alle 11:57
ciao l’argomento è interessantissimo…Gabri come posso scriverti privatamente? la mia e-mail è ivan802@alice.it
12 Aprile 2007 alle 14:39
Sosta velocissima durante il break di pranzo (che io impiego giocando un paio di set sotto un sole africano con un Coach locale che io chiamo Tutankhamon, immaginate un po’ perchè, il che non gli impedisce di legnarmi 4 volte su 5) e leggo la risposta a Vieri P di Ubaldo che mi ha bruciato sul tempo…ne avevo preparato una bozza nella penna e credo che l’argomento sia non di lieve importanza…Infatti io ho appena iscritto Nicholas,se rientrerà in tempo, ad un raro torneo locale (contro bambini di 3-4 anni più grandi) e ho già detto a mia moglie che lo portiamo al Circolo e poi ce ne andiamo, vietato assistere, così evitiamo di dargli pressione ed evitiamo di dover sentire l’impulso ad impartire lezioni morali…Perchè so già, ho già sperimentato, che Nicholas non dovrà combattere solo contro l’avversario (che altro non è secondo l’Immortale Clerici che il simulacro di se stesso) ma anche contro chiunque si troverà a passare di lì perchè ,e posso capirlo, agli occhi del Local lui rappresenta il ricco bianco viziato che può permettersi di andare in America e che avrà magari anche un futuro che a loro è negato solo per ragioni economiche (non solo per quelle, ma capisco il loro pdv)… Però Vieri P mi ha posto il dubbio: è giusto lasciare il proprio figlio in balia dei flutti? Ha un senso rimanere silenti a bordo campo e subire le ingiurie del prevaricatore di turno? Credo che a volte sia meglio lasciarli veramente andare e giocare da soli e sperare che traggano da soli gli insegnamenti…sono meno ottimista di Marcos sul fatto che alla fine i Buoni vincano sempre…Il fatto che poi vadano comunque in paradiso non mi rassicura del tutto.
12 Aprile 2007 alle 16:10
Rispondo anch’io ad anto sull’argomento delle convocazioni in Fed Cup. Sono d’accordo con Ubaldo. Maria Elena, per sua stessa ammissione, gioca meglio sul cemento che sulla terra, dove le manca un po’ di pesantezza di palla. Mara Santangelo sta giocando bene sulla terra verde americana, ma credo (e spero) che i campi di Castellaneta saranno molto, ma molto più lenti di quelli del vecchio sud degli Stati Uniti (a me le immagini da Charleston o da Amelia Island mi fanno venire in mente Via col Vento e le 12 querce…).
Più la superficie sarà lenta, infatti, più le cinesi saranno in difficoltà e quindi le due singolariste migliori che abbiamo su tali campi sulla carta restano Penetta e Schiavone. Poi si vedrà al momento se Tax Garbin è più in forma di Flavia.
Infine, una domanda: si sa che non dovrebbero giocare la Li e la Zheng, le due più forti. Ma la composizione della squadra cinese è stata resa nota in via ufficiale?
12 Aprile 2007 alle 17:41
i buoni non vincono sempre, ahimè…proprio perchè il paradiso non esiste:
se esistesse, sarebbe troppo facile esser buoni, in attesa della ricompensa dell’aldilà e nel terrore di essere bruciati dal satanasso.
i buoni, però, vincono sempre contro la bassezza di certi istinti umani, vivono serenamente con la loro coscienza e con grande gioia il rapporto con gli altri.
non basta? ma sì che basta, dai!
io consiglierei di stargli vicino, fino a dodicianni (età in cui, mediamente, si è capito di che pasta si è fatti), proprio per fargli riconoscere fino in fondo dove sta il bene e dove sta il male: anche solo giocando a tennis, si impara a riconoscerli. ma che i bimbi si arbitrino da soli!
ciao!
marcos
12 Aprile 2007 alle 19:00
RAGAZZI, MANTENIAMO IL BLOG GENITORI & FIGLI UN BLOG NON DI ATTUALITA’ MA DI CONCETTI FILOSOFICI (vabbè ,autoironico) E DI ESPERIENZE PERSONALI ALTRIMENTI non ci si raccapezza più: IL MIO MODESTO CONSIGLIO è FARE EVENTUALMENTE un post dal titolo ” attualità” ogni Lunedì mattina con gli argomenti della settimana su cui commentare anche i vari articoli (che potrebbero essere a commento chiuso). Invece gli Argomenti Speciali (oltre a Genitori & Figli , mi viene in mente la Rubrica TV) dovrebbero essere commentati a parte. Di discutere di Barazzutti e Davis Cup qui mi sembra inutile e soprattutto dispersivo (chi vi legge?)
Questa è la mia opinione.
Di Vice Chairman!
12 Aprile 2007 alle 19:41
Volevo aggiungere alcune considerazioni al mio post sul Genitore A Bordo Campo: prima di tutto per rettificare un impressione di discriminazione razziale nei confronti di mio figlio…il popolo angolano ai miei occhi ha molte pecche ma non quella di essere razzista in quanto è una civiltà molto mischiata (dio creò l’uomo e il portoghese creò il mulatto) e quindi il colore della pelle qui è un fattore di solito secondario…E’ infatti vero che spesso sono proprio i Portoghesi Angolanizzati che tifano CONTRO di noi…cioè, il Portoghese Ex Colono (e dei colonialisti fu senz’altro uno dei peggiori) considera l’Angola Terra Sua e guarda con lieve disprezzo l’Espatriato da altri Paesi che tenta d’inserirsi…Questa è Terra Nostra, sembra volerci dire, Non Dimenticarlo Mai… Quindi, nessuna discriminazione razziale ma semmai un acceso campanilismo nazionalista che spesso fa perdere di vista il fine ultimo (in questo caso dare la possibilità a più bambini di giocare per divertirsi prima e migliorarsi poi…In altre parole, queste manifestazioni vengono spesso organizzate da Espatriati NON Portoghesi, di solito dalle Imprese Petrolifere o dalle Ambasciate:Se tu Local mi spernacchi, insulti, tratti male e con arroganza, chi me lo fa fare di organizzarti un altro torneo?
Lo so, dette così sembrano cose sciocche e insulse ma bisogna viverci…Per esempio in Nigeria non era così, i Club Nigeriani organizzavano loro stessi tornei su tornei in perfetta comunione con gli Espatriati…dopo un mese che frequentavi l’Ikoyi Club a Lagos, conoscevi tutti e avevi già giocato con tutti, qui aLuanda o giochi pagando col coach o colpalleggiatore oppure..Nada de Nada…
Ciò detto, e ritornando all’argomento che come al solito sto divagando:
A mio avviso su Genitori & Figli dovremmo proprio ,oltre a discutere dei Massimi Sistemi, anche di tanto in tanto raccontare i Fatti Nostri e da lí partire con considerazioni e commenti…Un po’ come Francesco chiede a Giulia (ma lo stesso Francesco dovrebbe raccontarci un po’ di piú del Raduno di Ferrara), magari condendo il tutto anche con un po’ di sano gossip (tipo mia moglie che vi ha raccontato che Giacomo Miccini ha preso un set alla Vaidisova) che non sará fine ma aggiunge un po’ di colore…
Così il Racconto di Vieri PERONCINI mi ha colpito e fatto riflettere: da un lato mi sono riconosciuto nel padre che di fronte ad un ingiustizia vera o presunta (un genitore che intimidisce, non una chiamata dubbia:su queste si devono arrangiare i giocatori, semmai io sono sempre intervenuto per confermare la chiamata dell’avversario e in un certo modo rassicurare mio figlio e non fargli perdere la concentrazione), e dall’altro concordo perfettamente con quel che ha scritto Ubaldo: alla fine ci si rimette sempre.
Proprio per questo credo che sia giusto quel che fanno da Bollettieri nei Matches pomeridiani: i Genitori fuori, non possono intervenire, i Bambini devono imparare a sbrigarsela da soli.
In realtà io sono d’accordo sul tenere i Genitori il piú lontano possibile ma invece coinvolgerei di piú il coach perché ho visto perdere delle ore a discutere su un punto, ho visto fregare punti e non vorrei che piú che a sbrigatrsela da soli imparassero a fregare “meglio” prima che lo faccia l’altro… insomma, un po’ di supervisione da parte del Coach/Arbitro secondo me non guasterebbe… A parte che ho visto un bambino, peraltro educatissimo fuori dal campo, urlare C’MON!!! ad ogni primo servizio in rete dell’avversario… Mio figlio non era coinvolto e così, per parlare, avevo chiesto al Coach del Gruppo se non era un po’ esagerato…Macchè, si preoccupano se sei smorto, non se sei iperattivo…
Comunque, e questo era l’altro punto che volevo discutere, consiglierei di vedere le partite del proprio figlio NON visti: a parte che si possono scoprire cose interessanti e non sempre positive sul proprio pargolo (e quindi intervenire come educatori), ma credo che spesso o a volte,decidete voi, la nostra presenza invece che rassicurare inquieta perchè nel bambino aumenta la tensione, l’ansia di fallire o di deludere…Non è così negli sport di squadra (dove la colpa la puoi sempre scaricare ad un altro…) ma nel tennis, sport fra i più brutali dal punto di vista mentale, è così: da un lato vorresti che ti venissero a vedere i tuoi, dall’altro ti distraggono finendo più per concentrarti su quello che fanno loro a bordo campo che quello che fa l’avversario…
Del resto, direte voi, bisognerà pure che si abituino a sta benedetta pressione…E certo, qualcuno dirà-Marcos?- che il bambino avverte la pressione perchè si sarà accorto fin da casa che i genitori ci tengono più di lui…Ma anche qui, è un cane che si morde la coda:certo, vorrei che vincesse per non vederlo mortificato ma più che dirgli che non conta se vinci, non conta se perdi, conta solo se hai ben combattuto (how you fight),
cosa deve fare un genitore (che tra l’altro si commuove regolarmente ad ogni premiazione, ad ogni film sportivo, ad ogni emozione trasmessa sia nella vittoria che,ancor di più, nella sconfitta?
Stare a casa, almeno finchè il numero di tornei giocati non sarà così tanto da far sembrare il tutto una routine…Come disse Denzel washinghton alla figlia alla vigilia dell’Oscar: se vinciamo, andiamo fuori a festeggiare; se invece perdiamo…andiamo fuori a festeggiare
12 Aprile 2007 alle 20:21
Raimonda hai ragione in questo sport la grinta,la voglia di lottare e soffrire sono indispensabili,quindi i segnali positivi che manda Giulia sono confortanti.Tra l’altro pochi giorni fa un Maestro federale mi ha parlato in termini molto positivi i tua figlia,quindi tranquilla.
Il maestro Rumeno dei nostri piccoli è un convinto sostenitore che i nostri debbano giocare anche sin dalle età più precoci,tornei ,partite ed ancora partite,non tanto per il risultato,ma per incontare giocatori sempre più forti con l’obiettivo di forgiare il carattere.Tant’è che mi ha presentato un planning di tornei ,varie coppe PIA delle provincie etc da paura,ma visto che siamo in ballo , e considerata la smisurata fiducia che nutro nei confronti di quell’uomo ..balliamo.Una critica che il Rumeno fa ai nostri italiani(ma si sta un pò..italianizzando anche lui)è quella che nostri eroi si appagano troppo facilmente e alle prime vittorie si montano la testa perdendo spesso quell’umiltà che serve per migliorarsi sempre di più.
Caro Vieri purtroppo a tutte le latitudini incontrerai degli imbecilli come colui che hai descritto,bisogna isolarli ed ignorarli,non fanno altro che danneggiare i figli .Ho assistito purtroppo a risse tra genitori ai bordi del campo ..Allucinante..Ma tuo figlio frequentandoi i tornei dovrà abituarsi a subire queste pressioni anche dall’esterno.
12 Aprile 2007 alle 20:46
PS
Quando dico i Genitori a casa, ovviamente non intendo quel che vuol dire l’AntiNadal, al secolo Vincenzo torzillo,non sarei io…intendo ovviamente che il Genitore sia al fianco del figlio soprattutto scendendo con lui sul campo negli allenamenti mentre forse, al momento dei Tornei, dovrebbe dargli supporto PRIMA e DOPO la partita ma non durante…siccome io non sarei capace di non urlare un C’MON!!! ad un vincente di mio figlio e siccome questo C’MON!!! potrebbe essere giudicato intimidatorio nonostante in precedenza io avessi applaudito qualche punto vincente dell’avversario, per evitare polemiche mi autocensuro, mi tarpo le ali… In realtà non è nemmeno giusto così: dovrebbe essere una festa: io che tifo mio figlio, il papà dell’altro che tifa il suo, e poi tutti e due insieme in pizzeria… Ma in questo momento credo che per far maturare meglio mio figlio, dovrebbe abituarsi a giocare per il gusto di giocare sapendo che oggi si vince, domani si perde e che per fortuna la prossima settimana c’è un altro torneo…
Insomma, voi cosa fate per l’esattezza?
13 Aprile 2007 alle 01:54
Commentando l’ottimo Maestro Rumeno di Francesca, riporto quanto detto stamattina da un Coach di Bollettieri a mia moglie nel tentativo di convincerla a scegliere l’Academy a dispetto della Scuola e cioè che quel che conta non è tanto giocare bene coi giocatori più forti che a perdere facendo bella figura son capaci tutti, ma piuttosto imparare a vincere netto con chi ti è inferiore…E questo da Bollettieri lo impareresti meglio che da altri appunto per la gran varietà di giocatori e per il gran numero di match che ti trovi nella possibilità di fare…
Fermo restando che come spiegherà Gabrì in uno dei prossimi post rimaniamo della stessa idea per quanto riguarda la Scuola,questo
mi sembra un ragionamento corretto ed è uno dei punti a favore di una grande Academy.
Insomma, ci andremo, alla Bollettieri, fra un paio d’anni quando la St Stephens permetterà a Nicholas di uscire all’una…Al momento si è aperta la corsa a tutta una serie di diverse opzioni che costituiranno l’argomento succoso dei prossimi post: Evert, Rick Macci,Pat Cash Academy, perfino l’opzione di rimanere a Bradenton e NON andare da Bollettieri ma alla St Stephens e sfruttare alcuni coaches localli (quello che faremmo in Italia se Nicholas avesse fatto le elementari)…insomma, molta carne al fuoco, ma adesso è notte fonda,l’argomento verrà sviscerato nel week end…
13 Aprile 2007 alle 08:57
Quando Stefano dice :
“… Ma in questo momento credo che per far maturare meglio mio figlio, dovrebbe abituarsi a giocare per il gusto di giocare sapendo che oggi si vince, domani si perde e che per fortuna la prossima settimana c’è un altro torneo”
effettivamente questa dovrebbe essere una delle regole per educare i ns. figli, e magari poi in partita pensare:
“ dovrebbe essere una festa: io che tifo mio figlio, il papà dell’altro che tifa il suo, e poi tutti e due insieme in pizzeria…”
… forse in Angola… ma nell’Italia dei campanili è impossibile… questione di cultura (delle famiglie ) ma anche degli stereotipi impostici dai mass-media dove conta solo chi vince e ha successo e non è ammessa la sconfitta che anzi diventa inferiorità e dove non importa come si vince basta … vincere, il resto si “aggiusta” di conseguenza !
Gli episodi raccontati da Vieri Peroncini sono abbastanza frequenti, per la cronaca ne evidenzio anch’io alcuni :
1) il genitore che se il figlio perde la finale non aspetta la premiazione ma “fugge” accampando la prima “scusa” che gli viene in mente ( con uno mi è capitato già 3-4 volte)
2) genitori che urlano e protestano per ogni punto “dubbio” col figlio che al cambio campo “vergognandosi” chiede loro di stare zitti e calmi.
3) Genitori che prima delle partite sanno già i risultati : “ questo vince facile” – “l’altro non sà giocare”, oppure al primo torneo vinto iscrivono il figlio/a alla categoria successiva perche il livello è basso ! (es. U12 all’ U14)
E cosi via ne avrei da raccontare dopo solo un anno di tornei…
Pero’ d’altro canto mi chiedo : ma se nostro figlio perdesse quasi sempre e vincesse pochissime rare partite, saremmo qua tutti noi a filosofeggiare ??? Pensando che tanto è lo sport, ed è sano bello e utile comunque, e poi via scarrozzandoli a destra e a manca…
E’ la selezione naturale di Darwin, in molti partono ma in pochi arrivano… e magari il YURI di turno diventa perfino, ai nostri occhi, un icona verso la via del successo !!
Ed allora, è inutile sognare un mondo perfetto, guardiamoci attorno, il TENNIS e lo sport in genere sono lo specchio della società attuale, è giusto distinguere ed isolare i comportamenti sbagliati, noi continuiamo con la nostra “filosofia”, ed i nostri figli si abituino (purtroppo in anticipo) a cosa li aspetta da grandi.
Ciao.
PS : dopo una simile “predica” urge un bel “racconto” distensivo (Stefano vai sei tutti noi)
13 Aprile 2007 alle 11:45
Ok Vice chairman, hai pienamente ragione, mi scuso per aver disperso la discussione con la Fed Cup… E’ che non sapevo dove altro postarlo visto che se ne parlava solo qui. Concordo con la tua proposta di un argomento permanente dal titolo Attualità o Eventi della settimana, o simili. Credo che ad Ubaldo si stiano sempre più drizzando i capelli per come sta crescendo il blog…
Per quanto riguarda la tua scelta di rinviare la full immersion a Bradenton se ti può consolare posso dirti che approvo, pur non avendo ovviamente mai visto giocare tuo figlio.
Banalmente, qui siamo sempre più immersi nella società della conoscenza, e l’istruzione è sempre di più l’asset più prezioso, nonché la migliore polizza assicurativa contro le asprezze della vita. Quindi per ora è giusto rinviare l’epoca delle scelte definitive a quando si avranno maggiori elementi di giudizio su quello che potrà essere l’avvenire (tennistico e non) di Nicholas.
In bocca al lupo!!
13 Aprile 2007 alle 18:10
atti chiude alla grande: il tennis è lo specchio della nostra società. dentro ci si trova di tutto, dal bello al brutto, dal fresco al marcio, dal destro al mancino.
posso raccontare d’essermi accorto che l’uomo, generalmente, segue il gregge. se l’ariete è un tipo per bene, che si cura con amore delle sue pecorelle, rispettando i loro tempi e le loro necessità, pure i loro mal di testa, allora le pecorelle, ma anche gli altri maschi tenderanno ad imitarlo: il più forte, il più ingegnoso, il più autorevole, infatti, si segue a prescindere dalla sua bontà, dalla sua educazione, dalla sua cultura e, nel nostro caso, dal suo spirito sportivo e di fratellanza.
mi sono anche accorto, ahimè, che i tipi per bene, di buona educazione, ingegnosi e sportivi, quindi i tipi intelligenti (a mio parere), sia nello sport che nell’altra vita, preferiscono evitare la leadership, che, spesso, è nelle mani del più arrogante, del più forte, del più ricco e del più potente.
in un circolo di tennis, il “leader dei genitori”…per solito, è il padre del bimbo più promettente: tutti vogliono giocare con lui, tutti vogliono confrontarsi, tutti si inventano cene, weekend, amichevoli e quantaltro per frequentarsi.
il caso, in questo caso, interviene con prepotenza: se il padre del bimbo più promettente è un tipo come noi, allora tutti gli altri padri, anche durante i tornei, a cui, comunque, si partecipa insieme, non si permetteranno di comportarsi come ai 3 punti sovrascritti da atti, ma si atterrà al modello positivo, anche involontariamente suggerito dal comportamento dal padre del nostro bimbo migliore.
se, invece, il padre di questo bimbo è uno che si comporta come ai 3 punti suddetti, allora anche tutti gli altri padri si comporteranno così.
nel caso A, quello del padre come noi, ci sorprenderemmo anche nel considerare che il bimbo più bravo nel tennis, probabilmente, è un minitennista dal comportamento corretto e positivo in campo;
nel caso B, quello del padre diverso da noi, non ci sorprenderemmo se il bimbo facesse il pugnetto con relativo c’mon!!! ad ogni doppio fallo del suo avversario.
siccome ritengo che un buon padre viene spesso da buone letture e frequentazioni, invito i genitori di questo blog, di buone letture ed ottime frequentazioni, a diventar padri dei migliori bambini del proprio circolo.
questo discorso, naturalmente, vale anche per le madri, a cui va tutta la mia gratitudine: ad esse, soprattutto, invieremo la nostra gratitudine se, per caso, da questo blog nascerà un fiore da terra rossa.
ciao!
marcos
13 Aprile 2007 alle 20:08
Sono gia’ in fase di preparativi per il rientro a Luanda, ma volevo brevemente dire che sono d’accordo coi quadretti di arroganza paterna e anche materna a volte che si respira in molti tornei anche se ricordo con grande piacere invece l’esperienza del torneo Topolino a Genova l’anno passato dove felicemente l’incontro fra i genitori ha generato una reazione positiva,l’atmosfera era rilassata e si e’ finiti per andare nello stesso albergo vivendo l’esperienza torneo come una gita. E proprio ripensando a quella volta, credo che ci siano dei motivi per cui sia andata cosi’, motivi che mi sembrano importanti. Uno dei genitori ha un circolo in Toscana vicino a Prato credo (e chiedo scusa, non ricordo il nome, ma appena rientro lo recupero e lo invitero’ al blog) e l’anno scorso ha invitato varii bambini con cui il figlio aveva giocato in vari tornei e ha portato questo gruppo a fare una specie di settimana del tennis all’Isola d’Elba, e se ho capito bene faceva allenare i bambini alcune ore al giorno e poi li portava in spiaggia e poi di nuovo tennis e tutti insieme a cena alla sera. So che anche i genitori si sono alternati o hanno partecipato (il papa’ di Gigi Neri era uno di questi) e questo ha sicuramente dato al gruppo qualcosa di positivo che a Genova si e’ manifestato in modo contagioso e mi piace pensare che forse avrebbe fatto un po’ trattenere, se mai ci fosse stato, uno di quei genitori descritti sopra. La cosa piu’ bella era che i bambini quando non giocavano andavano a supportare gli altri. Questo mi riporta agli anni dell’atletica quando si partiva in gruppo con un allenatore o un genitore e anche se ognuna andava a fare la propria gara e in due o tre avremmo gareggiato nella stessa disciplina una contro l’altra, c’era comunque uno spirito di gruppo di squadra e credo che nel trennis potrebbe essere la stessa cosa, ma in Italia non l’ho ancora visto. Ognuno cura il suo giocatore, senza farlo giocare con altri se non al torneo.
Scusate se taglio corto, ma non ho tempo. Un’ ultima curiosita’, ma in tutte quelle scene di genitori descritte sopra, gli arbitri cosa fanno? Hanno anche e soprattutto loro un grande peso educativo soprattutto nei tornei dei piccoli, o no?
13 Aprile 2007 alle 22:09
Grazie a stefano e gabri per tutti i bellissimi interventi. Questa sera sono onestamente un pò sul depresso. Mia figlia ha perso. Ecco, detto così fa ridere. Magari domani vince e mi sembra che possa arrivare a Wimbledon. Ma capitano anche a voi questi balzi di fiducia dipendenti da vittorie e sconfitte? Capisco che non è per niente educativo: fiduciosi nella sconfitta e con i piedi per terra nella vittoria, questo è l’atteggiamento giusto, ma voi ci riuscite? La mia impressione è che le sensazioni giuste siano quelle di quando perde, ossia la strada è veramente lunghissima, la montagna da scalare qualcosa tipo everest. Il maestro le dice: con la forza di volontà, con l’impegno puoi arrivare ovunque. Ma ci crederà davvero? Lei ce la mette tutta, l’impegno è veramente enorme, milioni di palline colpite, migliia di chilometri di corsa, centinaia di ore sul campo, e se poi non sfonda? Sono così poche quelle che sfondano. Quante sono? Quante probabilità ha? Io cerco sempre di infonderle coraggio tranquillità, ma non è scema, avverte benissimo le vibrazioni negative. Non vorrei un giorno scoprisse di aver perso tempo ad inseguire un sogno impossibile.
14 Aprile 2007 alle 11:37
Ieri avevo inviato un post e mi sono accorto che non è arrivato…sfortunatamente non l’avevo salvato e mi tocca riscriverlo a memoria e così, d’istinto, mi sembrava –come sempre succede-migliore il primo…DUNQUE:
Tornato dall’Ufficio Clinica mi stavo apprestando a rispondere ad Atti volendo raccontargli l’esperienza di mia moglie all’Ouatt di Genova l’anno scorso , esperienza che dai suoi racconti mi aveva fatto pensare che ancora c’era speranza nel mondo, e che in fondo questa era l’essenza di tutto quanto andavamo facendo (l’andar in giro per tornei, fare nuove amicizie e siccome abbiamo tutti ancora tutto per possibilità guardare al futuro sereni) ma vedo che lei dalla Florida mi ha preceduto e quindi non mi resta che cedere all’invito di Atti raccontando il solito aneddoto tristonazzo: quando nel 97 me ne ritornai a Lagos il miglior tennista dell’Agip era un certo Cotugno (ovviamente subito ribattezzato Toto) che era un buon NC veterano e che rappresentava perfettamente la tipologia del giocatore da circolo italiano: buon doppista,scarsa mobilità, braccio d’oro, fini tocchi ….e assoluta mancanza di senso di prospettiva. Appena arrivato e preceduto dalla mia fama di gran tennista (usurpata in quanto basata esclusivamente sulle mie capacità organizzative e non sulla qualità del mio gioco), El Toto mi tiene a distanza temendo il confronto: giochiamo due sets a distanza di giorni in cui io parto a razzo e vado 4/0 per poi, forse non ancora acclimatato, subire la rimonta e chiudere comunque a stento 6/4 e comunque dandogli l’impressione di non essere poi questo granchè così finalmente ci si accorda per un incontro vero “basta che sia al meglio dei tre sets”, mi dice sornione. Così un sabato pomeriggio incrociamo finalmente le racchette sul Centrale del Lagos Lawn Tennis dove si giocò un Satellite negli anni 90 vinto dall’olandese Paul Haaruis, futuro top 100 e dove vige la regola che se ti becchi un 6/0 devi pagare una cassa di birra a tutti gli astanti. Finisce 6/0 6/1 per me e sul match point all’ennesima smorzata, mio recupero, suo tentativo di pallonetto e mio smash vincente, a rete,stringendomi la mano, Toto mi fa, intendendo fra le righe:sei un volgare pallettaro e la tua vittoria scompare se paragonata alla bellezza del mio gesto “Quest’ultima è stata l’unica volta che sei venuto a rete in tutta la partita. La mia replica fu da gentleman inglese…anzi bolognese: occhi al cielo e “mavvva a cagher!” Toto lì per lì fece anche l’offeso,anche se poi siamo diventati grandi amici. Ma quel che voglio dire, il perchè ho tirato fuori quest’episodio, è che mi è venuto il dubbio che non sia poi anche per questo modo di pensare che da noi non emergono più campioni, perchè cioè diamo troppa importanza alla tecnica, al bel gesto,allo stile come se ci si dovesse vergognare d col vincere fango,sudore e polvere da sparo. Premetto che anch’io ho sempre tifato Agassi e poi Federer, due fra i giocatori più dotati di talento che abbiano mai calcato il tennis court (secondo Gilbert Agassi ne aveva molto più di sampras ma Pistol Pete avrebbe vinto 4 volte su 5 in una finale di grande Slam perchè era più forte mentalmente, più convinto di essere il migliore, o meglio aveva meno dubbi di andre su questo specifico argomento…) e fra le donne la Henin, idem con patate, e ho sempre guardato con estrema simpatia a un personaggio come Marcelino Rios, forse il più talentuoso di tutti se il talento lo si misurasse al metro o lo si pesasse al chilo. Ma non ho mai potuto fare a meno di apprezzare forse anche di più giocatori come Canas e Hewitt e indirizzare comunque tutta la mia simpatia, la mia stima, -perchè il tifo è una cosa epidermica, la stima ha più a che fare col raziocinio- a giocatori tipo Blood Sweat & Tears,e questo soprattutto a livello di giocatori di circolo, in quanto ai miei occhi maggiormente artefici del proprio destino e in condiscendenza ad una concezione di giustizia morale anche nello sport (se lavori sodo, ottieni risultati).Perché per la maggior parte degli Utenti del Tennis nel nostro paese, il tufare? Se non hai talento, inutile sporcarti, lascia stare, insomma, ho perduto 6/0 6/1 ma io gioco a tennis, tu corri, rimandi…sudi! Non sarà mica tennis questo… Dove sta scritto che un Serve & Volley diSsampras è più meritevole di una bellissimo pallonetto in corsa e in controtempo di Hewitt o Canas? Il Tennis non è mica colpire una palla, è fondamentalmente “mettere a disagio” l’avversario e non vorrei che a forza di parlare di talento ci si dimenticasse poi questo. E che magari è questa la causa per cui da anni aspettiamo il Messiah…Perché siamo troppo difficili e se uno non è baciato in fronte dal dio del tennis secondo noi non ci deve neanche provare, non merita aiuto dalla federazione, etc etc etc Quando invece magari altre Federazioni ricercano nei ragazzini non solo il genio ma piuttosto la grinta, la ferocia, la determinazione, la reattività, il fisico…Da noi se non puoi diventare N°1 sei una merdaccia, se non batti Sela e Okun sei una Sola e un Ocon, una vergogna, ma in realtà a parte quella decina di baciati in fronte dal dio del tennis (che-abbiamo visto-non è un dio di giustizia e anzi proprio non esiste), tutti gli altri, come dice Safin, sono lì per via del loro “Mental”, because tennis, everybody has.
Insomma tutto questo sproloquio per puntualizzare che il nodo cruciale è si, che non importa se vinci, non importa se perdi ma importa se hai ben combattuto ma che “quel ben combattuto” significa che hai fatto di tutto per cercare di vincere e quindi che se tu facendo serve & volley vieni continuamente passato e lobbato è ora che passi al piano B. Dire nel Mondo Tristonazzo : ho perso perchè quell’altro faceva la palletta per me ha sempre significato dire invece ho perso perchè non so fare smashes e swing volley. Insomma,se è vero che non è assolutamente vero quel che disse Vince Lombardi (“wuinning is not everything, winning is the only thing”) è anche assolutamente necessario che il bambino prima o poi capisca che nello sport quello che conta è cercare di vincere. Che anche questo è una forma di rispetto oltre che per se stesso anche per l’avversario ma è soprattutto l’essenza della sportività.E non è questa in contraddizione con quanto da me scritto in precedenza e ricopiato da Atti e cioè, che i tornei bisognerebbe giocarli pensando “ oggi si vince, domani si perde e che per fortuna la prossima settimana c’è un altro torneo”, ma il torneo bisogna giocarlo per vincere, sapendo che vincere può non essere importante, ma giocare per vincere lo è. E poi che tu possa trattare vittoria e sconfitta allo stesso modo,those impostors, come dice Kipling. Ma prima devi dare tutto quanto riesci a dare in quel dato momento.
Come ha scritto molto bene anche Maxholds (che però con quel nickname a me ricorda un androide tipo quello di Alien o tutt’al più un robot CP03 di StarWars): “vincere e’ QUASI tutto.Il problema e’ che per arrivarci bisogna sfangare in ‘’tutti’’ i modi, non accontentarsi mai e soprattutto SAPER PERDERE non solo nel senso sportivo e umano ma anche nel senso che a tennis si perde continuamente (federer e’ imbattibile…. e perde e ci sforma 5 volte l’anno o 2 volte la settimana!!), e che bisogna comprendere che si puo’ e si deve perdere per migliorare imparare e perche’ ci sono anche gli altri…anzi l’altro”. Quindi dai tutto quello che puoi dare in quel dato momento e se perdi,amen, è stato più bravo l’altro. E se avevi il raffreddore, le paturnie, le mestruazioni o le mille bolle blu ricordati anche che quando vincerai il raffreddore, le paturnie, le mestruazioni o le mille bolle blu le potrebbe avere avute questa volta il tuo Avversario. Tutto questo bisogna spiegarlo ai nostri Figli. Ma sempre e capisco che qui si corre davvero il rischio di confonderli, sempre bisogna anche spiegare che il gioco consiste nel cercare di vincere. Anche se non è così importante.
Mai potuto sopportare quelli che vengono a rete dopo il match quasi scandalizzati dal fatto che hai sputato sangue per andare a tirar su tutti i loro vincenti e hai dato l’anima per vincere la partita, ovviamente senza imbrogliare, e con la puzza sotto il naso dicono: sai, io non gioco per vincere, l’importante è partecipare…L’importante è partecipare si, ma cercando di dare il proprio personal best. A tennis si gioca per vincere: altrimenti non ci sarebbero le righe, le linee, e si chiamerebbe tamburello. E per vincere non basta la tecnica: ci vogliono cuore,coraggio, gambe, intelligenza e probabilmente anche ,direbbe Sacchi, bus de cul. Ma come diceva Gary Player nel golf The Harder I train, the luckier I get (più mi alleno intensamente, sempre più fortunato divento)
Tutto questo mi porta a ricordare una confusa favoletta morale che mi era venuta in mente, non so se inventata dalle mie circonvoluzioni cerebrali o se resuscitata da reminiscenze esopiane, per cercare di spiegare a mio figlio onestamente non so nemmeno io bene più che cosa :la sottile linea che tiene unite e allo stesso tempo separa le diverse componenti dello Sport? il Delicato Equilibrio che regola l’armonia? O molto più semplicemente la Differenza fra il Mulo e il Cavallo alla partenza del Gran Premio.
Per vincere un Gran Prix la condicio sine qua non è essere un Cavallo.
Se sei un Mulo,per quanto tu ti possa allenare, il Gran Premio.
Se sei un Cavallo non è detto che tu riesca a il Gran Prix: per farlo ti devi allenare comunque duramente e se non lo fai il Gran Prix te lo vincono gli altri. E non hai scusanti.
La mia simpatia va al Mulo che almeno ce la sta mettendo tutta anche solo nell’illusione di poter arrivare terzo o quarto e non al Cavallo che non s’impegna e dissipa il suo potenziale.
E gli dicevo: tu devi ancora dimostrare se sei un Mulo od un Cavallo. Non c’è nessun disonore ad essere un Mulo. Il Disonore semmai è essere un Cavallo che non s’impegna. Ecco la mia impressione è che a noi italiani nel Tennis non piaccia a prescindere aver a che fare con il Mulo, che si preferisca sempre a prescindere il Cavallo Lavativo al Mulo
Non so se son riuscito a farmi capire da mio figlio e non so nemmeno se tutto questo discorso abbia un senso, e potrò comunque sempre dire che mi ero espresso meglio nel primo post, quello non pervenuto, che qualcosa si è irrimediabilmente perso,foss’anche solo la freschezza…Ricordo però che concludevo con: E comunque se ho detto un mare di stronzate, lapidatemi pure senza pietà.
14 Aprile 2007 alle 15:00
il problema si fa enorme se ci si trova di fronte ad un mulo che non s’impegna!
il mulo, per correre come il cavallo, ovanche svogliato, deve impegnarsi il doppio: ma se il cavallo s’impegna meno della metà del mulo, allora vince il mulo, con un tantinello di culo. perdonate la rima, se ancora ne rimane,
mantenete la stima, mannaggia al mondo cane.
quando, invece, si trova un cavallo che s’impegna, allora con gran vanto, su tutto il mondo regna!
Poeta nascitur, orator fit…che merita altra dirigenza.
siate clementi.
marcos
14 Aprile 2007 alle 19:57
Mentre incombe la minaccia
di un altro post fluviale
sperando che a Marcos piaccia
che se no finisce male
vorrei rispondere ad Heraimo ringraziandolo di cuore di quanto scrive…perchè ci vuole coraggio ad esternare le proprie emozioni ma così facendo si scopre anche che non stiamo facendo nulla di male…credo che il valore civico (esagero? massi, esageriamo) di questo blog è che raccontandoci e mettendo in mostra le nostre debolezze, alla fine ci scopriamo magari più forti…io diffiderei di chi mi dice che quando suo figlio perde, non è treiste nè lui nè il figlio… In realtà ho scritto il mio precedente post prima di poter leggere quello di Heraimo ma direi che contiene in germe anche parte di una possibile risposta… Certo che sono triste se mio figlio perde e certo, cerco di mantenere tutto in prospettiva…Ovviamente è molto difficile cercare di spiegarlo al figlio/a, quella sottile differenza fra vincere non è tutto epperò è anche importante o quasi tutto, come diceva Maxholds… Che dispiaccia a un bambino penso sia anche giusto, vuol dire che ci tiene, che gli importa…tutto dipende da come reagisce, da come si rialza dal tappeto…Credo che l’importante sia anche concedere il giusto tempo dopo la sconfitta, lasciargli il tempo di digerirla, di macinarla… Ma non voglio perdermi nelle solite melensaggini: la verità è che perdere “SUCKS!”, brucia, e deve essere così…quello che fa la differenza è nell’imparare a gestire la sconfitta con dignità. Purtroppo da quel che ho capito leggendo le Vite degli Uomini Illustri sembra che a un certo punto non si arrivi nemmeno più a gioire per la vittoria e che questa costituisca solo un “relief”, un sollievo dal non aver perduto…ecco, mi preoccupa quasi di piùquesto. Che perdere bruci, va bene, ma che non si possa più gioire se si vince sarebbe preoccupante…
14 Aprile 2007 alle 20:13
Io ho imparato a giocare a tennis sulla strada, con una fune al posto della rete e dei barattoli schiacciati a segnare i limiti del campo, niente maestri e istruttori, solo la tv e tanta passione. Il mio primo contatto con il tennis d’elite fu un esame di reclutamento per istruttori regionali dove mi presentai per sola curiosità; mi si disse, a me che giocavo il rovescio a due mani e tiravo palle arrotatissime tre metri sopra la rete (Wilander prima maniera docet) che avevo colpi da giocatore vero e mi consigliarono (che ridere) di andare da Bollettieri. Anni dopo, emigrato in città per lavorare, mi sono finalmente iscritto ad uno di quegli sfavillanti circoli dove si giocava il vero tennis: quello fatto di palle piatte e tese, di eleganti rovesci in back, di smorzate e voleè; che lassù la televisione non arrivasse?
Ricordo che andavo con grande curiosità a seguire le lezioni dei maestri con le loro reiterate esortazioni: “affiancati! Affiancati!” “non tirare indietro il gomito!” Mentre impresse nella memoria avevo le immagini dei gesti tecnici dei campioni di allora con posizioni sempre più aperte e frontali, con il gomito che nell’apertura di dritto tirava indietro la racchetta tenuta con impugnature sempre più western; evidentemente lassù la televisione non arrivava.
Ricordo il mio primo incontro con il giocatore più bravo del circolo: mi stava prendendo a pallate, sul 5/0 comincio ad alzare, un sacrilegio, 7/5 6/1 ma quello, ovviamente, non era tennis.
Forse è così, vincere o perdere non ha importanza, l’importante è dare il meglio di se stessi, il proprio personal best, ma quale è la molla che spinge alcuni, i migliori, ad andare oltre, a trovare in se quel qualcosa che travalica i loro stessi limiti psicofisici e li conduce alla prestazione straordinaria? E se fosse proprio la consapevolezza della enorme differenza che invece c’è tra vittoria e sconfitta?
In una recente intervista Federer diceva “io non gioco per giocare bene, gioco per vincere, non mi interessa giocare bene e perdere, se per vincere devo limitarmi a tenere la palla in campo, sbagliando il meno possibile, lo faccio”.
14 Aprile 2007 alle 22:16
Gia’ con le valigie in macchina pronti alla partenza, mi siedo un momento nel nostro immaginario salotto per una chiacchierata prima di andare (magari mi ricollego qua e la’ durante il viaggio). Nicholas chiude le due settimane dopo aver giocato in un torneo interno dell’accademia (ma aperto anche agli esterni) uno dei sei Gran Prix annuali. Nelle prime due partite ha dominato e questo e’ buono per la sua autostima e per guadagnare confidenza. La semifinale l’ha giocata con una bambina di 10 anni (questi under 10 sono misti) mentre io ho finito di fare le valigie e dopo averlo un po’ scaldato l’ho lasciato a sbrigarsela da solo. Ha perso e io ho visto solo gli ultimi scambi e non mi erano piaciuti molto e sono colpevole di averglielo fatto notare a caldo appena finita la partita e lui ha detto che era stanco e non riusciva piu’ a giocare (in effetti dopo due settimane di lavoro oggi si e’ fatto due partite, come anche la sua avversaria). A volte vorrei tanto essere la persona perfetta che accoglie mio figlio con le parole giuste alla fine di una partita poi mi ritrovo ad essere esattamente il contrario e solo in nome di tutte le cose saggie che vorremmo far capire ai nostri figli quando li’ da soli a colpire una pallina in balia dell’emozione, della pressione, della rabbia li vorremmo d’istinto forti e tenaci, sempre a mostrare quel loro ‘personal best’ e sempre a lottare fino alla fine con quello che hanno. Parlo io che una volta alla fine di una partita dopo essere stata presa letteralmente a pallata da una, mi accoglie all’uscita dal campo mio marito (il Corto Maltese) che mi dice “…su dai l’altra e’ piu’ forte!” e io gli avrei tirato un cazzotto. La semplice e banale verita’ detta peraltro per consolarmi, aveva urtato il mio amorproprio negandomi quella piccola piccolissima possibilita’ di riuscire che da’ benzina al motore della competizione. La mia polemica era solo sul tempismo dell’affermazione…era chiaro che non potevo non riconoscere che l’altra era piu’ forte, ma solo alcuni minuti dopo, a freddo.
Comunque ritornando all’America che stiamo per lasciare, siamo ad un punto fermo con diverse opzioni all’orizzonte.
Noi abbiamo messo il nostro punto fermo sulla scuola e su questo credo che abbiamo ragione nonostante le varie pressioni in loco. Anche oggi comunque parlando con Federico Ricci dell’IMG che lavora alla Evert academy mi confermava che anche se in USA sono decisamente piu’ avanti di noi nella gestione sport- studi, non sono molto flessibili fino al settimo ottavo grado cioe’ fino a 12 , 13 anni. E questo e’ il secondo punto fermo e cioe’ che fino a questa eta’ e’ giusto non prendere decisioni drastiche e irreversibili. Anche oggi al torneo Gran Prix i vari coaches giravano ad osservare i ragazzi, ma quelli di dieci e 11 anni non se li fumava nessuno, pero’ gli arbitri sono superprofessionali e hanno fatto un bel discorsetto ai presenti spiegando che non si fa coaching che i punti li chiamano i giocatori e che ogni intervento dall’esterno viene tradotto in penalita’ per il giocatore, ‘capisci’!! Questo non evita il coaching e le polemiche e i tentativi di intervento esterni, ma li limita molto anzi moltissimo.
Opzioni:
1)Accademia Bollettieri e scuola fino a mezzogiorno. Questa opzione e’ possibile solo con quattro scuole (forse ce ne sono altre ma al momento non le conosco). Con la scuola Bradenton Academy che scarto per l’atmosfera oppressiva che si respira appena si entra e molti mi hanno confermato che non hanno un bel modo di fare. Giacomo l’ha fatta e credo che la lasci il prossimo anno. Morale, anche se fosse accademicamente ok, non e’ accogliente, non lancia un buon messaggio. Con la Edison Academy a cui andrebbe la mia simpatia: ha una direttrice con fare materno e molto vicina ai suoi studenti, ha un curriculum che da’ molto spazio alla musica, all’arte e al drama e inseriranno cinematografia, e’ estremamente flessibile e si adatta all’accademia di bollettieri al massimo anche perche’ piccola e con esigenze di crescita. L’ubicazione e’ triste, ma si sposteranno forse in un paio di anni. Sono pochi studenti ed e’ molto internazionale. Le ultime due cose non sono esattamente quello che cercavo.
Con la Montessori, onestamente non l’ho vista, ma mi sono fidata e ho lasciato stare.
Con la Pendelton, la favorita dall’IMG anche perche’ e’ nel campus quindi comoda, e’ flessibile ma ha multiclassi, i bimbi del terzo quarto quinto grado sono tutti insieme e io non condivido.
Altra cosa importante e’ che sia la Bradenton Academy che la Pendelton hanno il curriculum on line che permette quindi di seguire le lezioni anche a distanza e per chi gioca tornei gia’ a livello internazionale e’ un grande vantaggio.
Infine con la Saint Stephen bella bellissima scuola con tutto quello che serve da un punto di vista accademico, dove pero’ e’ possibile uscire alle 12,45 per fare il programma Bollettieri solo dal settimo grado in su. Qui tutti dicono comunque che anche dopo il settimo grado non e’ facile perche’ comunque non sono molto tolleranti per le assenze e quindi fare tornei puo’ essere un problema.
2) Scuola Saint Stephen e Hurricane tennis Acdemy. Questa possibile soluzione e’ maturata di recente, la Hurricane e’ in un piccolo circolo vicinissimo alla Bollettieri con cui convivono nel rispetto reciproco (qualcuno dice che fra qualche mese la IMG li inglobera’ dal momento che hanno comprato il campo da golf a fianco). Nel loro biglietto scrivono:”dove l’attenzione personale conta”. Qui Nicholas potrebbe lavorare dalle 3 alle 6 o a volte dalle 4,30 alle 6,30 …quasi perfetto.
Poi potrebbe prendere qualche lezione con lo strategy zone per tenere il controllo tecnico e potrebbe fare dentro all’Accademia alcune settimane durante l’anno quando ci sono vacanze scolastiche.
3) Rick Macci Tennis Accdemy a Delreey beach vicino a BocaRaton e scuola NBPS. L’accademia di Macci l’abbiamo vista un paio di anni fa ed e’ piccola e familiare, forse l’ideale per un bimbo. Ho parlato direttamente con Mr. Macci e il programma dell’accademia e’ di tre ore dalle 3 alle 6 del pomeriggio…perfetto. La scuola e’ la NBPS, bella, molto bella e con un curriculum di ottimo livello. Significa tutto nuovo.
4) Pat Cash Tennis Academy e scuola Saint Stephen (per caso stesso nome di quella di Bradenton) , non sappiamo ancora se l’orario della scuola e’ adattato alle esigenze dell’accademia anche per i piu’ piccoli e si deve tener presente che il calendario e’ invertito, cioe’ l’anno comincia alla fine di gennaio e finisce alla fine di novembre. Sulla Pat Cash avete forse gia’ sentito le nostre lodi.
5) Restare a Luanda e continuare gli allenamenti come ora e andare in Florida per alcuni periodi di due o tre settimane come fatto fino ad ora e finire il quinto grado, se pero’ ci mandano via dobbiamo essere almeno pronti per il secondo semestre…riusciranno i nostri eroi…???
La mia insegnate di italiano diceva che la vera ricchezza di una persona era la possibilita’ di scelta…a volte pero’ e’ un po’ frustrante, senza poi sapere se stai scegliendo per un cavallo o per un mulo!!!
Passo il testimone e mi avventuro sulle strade della Florida.
Gabri
15 Aprile 2007 alle 10:10
AGGIUNGO IN CALCE AL POST DI MIA MOGLIE:
Mia moglie ha dimenticato che avevamo contattato anche la Evert e infatti aveva accennato al colloquio con Federico Ricci. Il buffo è che la North Broward Prep School è esattamente a 4,4 miglia dalla Rick Macci a Deerfield Beach e a 3,9 dalla Evert a Boca Raton, secondo Gooogle Maps ci si mette in tutti e due casi 9 minuti, ma alla Evert dal prossimo anno tolgono l’After School Program e spediscono tutti nella Scuola di fianco all’Academy. o meglio di là dalla strada, con un Programma Modificato. In pratica, essendo anche loro controllati dall’IMG, fanno come da Bollettieri con la Pendelton. A questo punto davvero le tre opzioni più plausibili sarebbero:
ST STEPHENS + Coaches Locali, come se fossimo in Italia (eh,già, perchè non andiamo in Italia? Perchè, ricordate?, Nicky ha fatto solo scuole in lingua inglese e quindi gli vorremmo far completare il ciclo delle elementari in inglese)
RICK MACCI TENNIS ACADEMY (ho scritto a Rick, mi ha risposto personalmente in uno strano ritmo sincopato dandomi l’impressione che si fermi di corsa a leggere la posta durante la pausa pranzo e poi gli ha telefonato mia moglie…il problema qui è che PER POTER DECIDERE IN QUESTO SNSO bisognerebbe comunque fare un salto di nuovo a luglio, fare una settimana di prova, andare a vedere la scuola -che sul sito è molto bella-, cercare casa…questo intendeva Gabrì con “Significa tutto nuovo” rispetto a una Bradenton dove ormai conosciamo tutto e tutti (per modo di dire, ma insomma, sappiamo come muoverci). Calcolando che Moglie & Figlio saranno là soli non è cosa da poco.
PAT CASH ACADEMY: questa sarebbe una follia…Ma se la Pat Cash fosse a Perth invece che nella Gold Coast sotto Brisbane, a casa di dio e in un area a metà fra la Florida più pacchiana e la Costa Romagnola, avrei già deciso in tal senso…ci siamo stati, ci è piaciuto, e Nicholas col suo fare saputello da bambino di 10 anni ha detto che secondo lui l’unico posto dove ha imparato qualcosa è stato alla PCTA,dove John Birrel,il Direttore, gli ha messo a posto il rovescio (io credo di aver contribuito anch’io con migliaia di palle al cesto servite a mano ma Nemo propheta in patria…). Sulla Pat Cash ho inviato ad Ubaldo un “malloppo” che batterebbe anche il POST più lungo della Storia del Tennis per vedere se ci può essere una collocazione in una Categoria tipo Grandi Academies a Commenti Chiusi (i commenti continuiamo a farli qui) ma se non vi fosse ve la invierò magari a puntate e sfrondandola dagli Appunti di Viaggio.
Sull’opzione PCTA ci ritorneremo dunque: al momento sto scambiando frenetiche emails con l’Operation Manager e con la Direttrice della Scuola ma solo per ottenere più info possibili: calcolate comunque che in questo caso la scuola comincerebbe a Gennaio.
IN CONCLUSIONE: avevamo detto che la ragione principale della nostra decisione di fare questo tentativo di un anno negli US era LA SCUOLA e siamo stati fedeli alle nostre convinzioni: è una cosa tutto sommato di cui essere orgogliosi calcolando che stavamo già mettendo mano alla carta di credito per pagare l’enrollment alla St Stephens… ammetto che abbiamo tentennato quando sembrava che tutti i Coaches ci consigliavano di provare la Pendelton almeno per un semestre..in verità l’unica possibilità sarebbe stata che ce l’avessero offerta gratis,scuola e academy, perchè questo avrebbe significato che Nicholas era un fenomeno: premesso che non lo è, calcolate che anche Agassi a 13 anni ha pagato il primo semestre (poi Bollettieri gli offrì una scholarship). Ma certo, se ti offrono di pagarti quasi 40.000$ hai almeno il dovere di pensarci bene prima di rifiutare… A onore del vero e come nota di merito, devo dire che alla Img prima che il bambino abbia 13-14aa non prendono nemmeno in considerazione ipotesi simili e comunque ne hanno così tanti che hanno ridotto a casi sporadici gli aiuti finanziari…Lo stesso Miccini, che è considerato una stella nascente (e che qualche mese fa ha battuto in finale in un torneo importante il figlio di Gilbert,Zach) credo paghi tutta la retta o almeno lo a fatto nei primi due anni. Non so di Quinzi, che comunque è ancora in Italia e fino ad ora è andato a Bradenton per periodi limitati.Ma Miccini e Quinzi sono giocatori già affermati nelle loro rispettive categorie mentre Nicholas è ancora un signor nessuno e quindi siamo alle solite: è nato prima l’uovo o la gallina? Lo mando da Bollettieri o da “Chicchessia” perchè è un campione o lo mando per farlo diventare un campione?
Ai post (e non ai posteri) l’ardua sentenza.
15 Aprile 2007 alle 10:40
Grazie Stefano per la comprensione e la solidarietà. Trovo questo forum veramente molto utile. Un appunto che voglio fare alla Federazione è che i genitori non sono seguiti. Ci sono programmi per i ragazzi, per i maestri ma niente per i genitori. Ci sono incontri e suggerimenti per la programmazione degli allenamenti e dei tornei ma niente sulle scelte più strategiche, tipo quella che state affrontando tu e tua moglie. In questo senso il lavoro che state facendo è veramente encomiabile ma onestamente mi sembra sproporzionato, soprattutto se consideriamo che la Federazione spende milioni di euro in persone che hanno una competenza ed esperienza specifica che voi non potrete mai eguagliare, detto con il massimo del rispetto!
Un difetto di questo forum è che sta diventando talmente grande che ci si perde.
Tornando al discorso iniziale, vorrei sottolineare l’opportunità più unica che rara che questo forum ci ha dato: POTER COLLOQUIARE CON IL GENITORE DI UN CAMPIONE, perchè tale ormai considero Fabio Fognini.
Mi sono letto i suoi interventi con la massima attenzione e li ho trovati utilissimi. Il dispiacere nasce dal fatto che sono solo due e l’ultimo del 27 dicembre. Lo invito quindi di cuore a tornare e gli faccio una domanda precisa per stimolarlo: andando indietro con la memoria a quando Fabio faceva i tornei Juniores, i giocatori come suo figlio che hanno sfondato (o quasi) cosa avevano in comune allora?
15 Aprile 2007 alle 11:07
Ci tornerò in seguito ma la prima risposta me la do da solo:
dai 3 ai 12 anni ti devo aiutare io (genitore, coach) per portarti a un certo livello, il migliore possibile e non importa anche se non vinci un torneo, perdi sempre, hai carenze fisiche mentali e comportamentali: c’è tempo per correggerle;
dopo i 12-13 dipende da te: devi cominciare a vincere che non significa vincerle tutte ma vincerne qualcuna, devi cominciare a farmi vedere se sei Mulo o Cavallo, se messo al tappeto ti rialzi, se sei un Guerriero o un Modello, un Campione o un Attore che impersona il ruolo del Campione, se hai il Carattere o sei un Fighetto, se hai il Cuore o sei un Mollaccione, se hai il Winning Instict o se ti Caghi Addosso, insomma soprattutto se hai THE FIRE INSIDE…
Dopo i 12-13 anni devi essere tu, Figlio Mio, a farmi vedere qualcosa, ad indicarmi la via, a meritarti il mio aiuto… Prima il Tennis (o qualunque altro Sport) rientra nell’Educazione Generale, quello che io chiamo Mia Eredità Spirituale (mia e di mia moglie,chiaro) e che comprende anche: nuoto a tre mesi, e a partire dai 4-5 anni, sci, golf e lezioni di piano. Oltre alla migliore scuola possibile e disponibile in quel momento.
15 Aprile 2007 alle 22:53
Qualche giorno fa chiacchieravo con il responsabile tecnico federale della mia regione proprio sull’argomento di questo blog: a parte i soliti discorsi sul fatto che qualunque cosa si possa fare non esistono certezze, che per uno che arriva milioni si perdono per strada ecc… mi ha colpito una sua considerazione sui cosiddetti “baby fenomeni”, quelli che fin da piccolissimi sembrano dover spaccare il mondo e invece spesso si perdono per strada. La teoria esposta da questo signore dice praticamente che vincere tanto sin da piccolissimi è deleterio, poiché vincere consuma, ossia esaurisce anzitempo quella fame di vittoria che ognuno, in diversa misura, possiede. A conferma di ciò mi racconta di aver assistito, durante un raduno di tecnici, alla proiezione di un filmato su un Federer quattordicenne che mostrava una performance che non avrebbe certo fatto presagire un futuro radioso. Insomma da piccoli nei vari under 12/13/14 sarebbe meglio prenderle di santa ragione così da arrivare al tennis che conta affamati di vittoria.
16 Aprile 2007 alle 00:36
accidenti se fa male perdere, in quel momento lì!
per bacco… com’è bello vincere, in quel momento lì!
in entrambi i casi, si impara comunque a gestire gioia e tristezza, sorrisi e lacrime.
in questo senso, lo sport individuale è avvantaggiato: il piccolo tennista sopporta interamente il peso di una sconfitta ed impara a riconoscere l’intima e personale soddisfazione per aver vinto solo con le proprie forze.
le lacrime ed i sorrisi di quel momento, però, sono solo un piccolo mattone della casa che il bimbo sta costruendo, per poterci abitare comodamente.
fa tutto da solo, ma sa che noi siamo lì, a pochi metri, a piangere o a gioire con lui: ed avere un buon architetto vicino…è importante!
ciao!
marcos
16 Aprile 2007 alle 09:29
ciao a tutti e ciao haraimo.mi sono distratto un attimo e cosa succede?
una miriade di commenti ,alcuni da leggerli con panino e cocacola da quanto siano lunghi ,ma interessantissimi.ssono lusingto dal fatto di come si possa trattare mio figlio,il quale non essendo n Federer,e Nadal perde regolarmente tutte le settimane.Ho fatto la mia umile trafila in giro per tutta l’Europa nei tornei 12-14-16-e poi in tutto il mondo con gli u 18.,facendo a volte il coach(mi viene da ridere se penso cosa gli dicevo)il padre è una figura molto importante nella vita di un ragazzino che si attinge a provare di diventare un giocatore,attenzione ,giocatore ,non campione! il campione lo sogna il genitore,a volte inconsapevole di cosa cè dietro l’angolo.ho visto scene da mozzafiato: russi prendere a calci i figli,sberle a destra e manca per match persi o giocati male,non mi sono mai intromesso,anche perchè alcuni ragazzi-e oggi sono nei primi 10 al mondo,quindi….ai posteri l’ardua sentenza.come tutti anche io mi sono sentito preso dall’ingranaggio,si ingranaggio ed è questo che vorrei portare all’attenzione.questo è uno sport che ti porta dall’euforia alla depresione nel giro di un torneo.ed è per questo che penso che noi genitori dall’esterno dovremmo viverlo più….serenamente,ma…chi h il figlio bravo vuole vincere e…sempre!
i coetanei più bravi del Fabio erano sin da piccolo,Murray ,Diokovic ,Laslko e buon ultimo e forse primo fino a 14 anni udite udite Tronh passato alla corte di Bollettieri proprio a quell’età.risultato: Dioko e Andy sono primi 10 ,Thron che era il migliore gioca le qualificazioni dei Futures a 19 anni.lho scritto per fare un esempio di quanto si è vero che in USA crescano e coltivino campioni,ma penso che un campione abbia bisogno di tutto il resto e se manca qualcosa puoi diventare un buon giocatore e niente più,e a quel momento come sapranno gestire le aspettative fatte i loro genitori?
a voi la risposta,difficile da fare e difficile da rispondere.
a presto e continuiamo a confrontarci senza nasconderci,le cose che diciamo possono essere utili a molti!
fulviof.
16 Aprile 2007 alle 10:38
Anch’io ho imparato (tardi) a giocare a Tennis come Carlo: passione, televisione tanto muro e pochissima voglia di … perdere !
Sul gregge che segue l’ariete aggiungo che, come nel mio caso, è molto importante il ruolo dei maestri; nel nostro circolo prima della vittoria conta il rispetto per l’avversario, la lealtà e naturalmente molto agonismo e voglia di giocare, quindi onore al merito ai maestri, che pur muovendosi fra mille difficoltà riescono sempre a trasmettere messaggi positivi ai ragazzi, e anche a noi genitori.
A Gabri rispondo che gli arbitri nei tornei Under servono solo di rappresentanza della FIT, e tranne rare eccezzioni, non guardano nemmeno le partite.
Eccovi un esempio :
proprio ieri un genitore mi ha raccontato che suo figlio (U11) in piena estate è stato invitato, dal giudice arbitro, a non mettersi una canotta (stile Nadal) poco adatta per l’abbigliamento di un tennista !!! Il giorno seguente il figlio invece di preoccuparsi per la partita chiese alla madre come poteva vestirsi per non incorrere nelle ire del giudice arbitro !!
Non vorrei passare per quello che vede solo il brutto del Tennis, ma effettivamente se noi genitori (ed i nostri figli) non avessimo una grande passione per questo sport, credo che ben pochi eletti rimarrebbero a calcare i circuiti agonistici a livello Under.
In questi giorni siamo andati in un’altra regione, in un circolo importante a giocare la coppa della province, ebbene c’erano 13 campi, 10 scoperti e 3 coperti, secondo voi, vista la splendida giornata di sole, che invitava a stare all’aria aperta, dove hanno giocato i ragazzi per 6 ore consecutive ???
Questo per dire, che in molti circoli, l’attività agonistica dei ragazzi, spesso conta ZERO, o come mi disse un ex giocatore attuale gestore di un altro circolo” la scuola agonistica è solo un costo per i circoli !!”.
Devo anche dire che non è cosi in tutti i circoli, è che spesso i maestri sono determinanti e trainanti, aiutati da presidenti e soci veri appassionati non solo nel giocare i doppi OVER o le partite a carte al circolo, ma impegnati anche a far crescere i ragazzi comprendendo gli sforzi, economici e di tempo, dei genitori.
A Heraimo dico che la sconfitta è la miglior medicina di chi vuole migliorarasi, anche se sarebbe meglio prendarle a piccole dosi !!
Comunque per mia figlia (U9) che vince spesso (anche fra le U10 della ns. regione), perdere è indispensabile (per lei) per non volare troppo alta e crearsi l’illusione che tutto sia facile (come avete capito “detesto” la parola fenomeno !)
Ciao.
16 Aprile 2007 alle 15:56
Conosciuta l’esistenza di questo blog attraverso un amico,sono stato sul punto di intervenire piu’ volte ed ora,chiamato in causa da Gabri’,conosciuta al torneo topolino di genova ,ho deciso di inviare anch’io un mio contributo a questa interessante discussione.
Due cenni su di me per farmi conoscere e capire meglio ai miei futuri amici del blog…iniziato a giocare a sedici anni contro il muro della mia cantina a meta’ anni 70,mai avuto un insegnante ,passione viscerale per questo stupendo e spietato sport.
Oggi sono Maestro federale da molti anni,mia moglie anche lei Maestra di tennis ,famiglia di tennisti e maestri,seguo tutti i corsi di aggiornamento che posso,ripetendo a tutte le famiglie di diffidare dei soloni che sanno tutto ma che non si aggiornano mai.
Del resto che servizio puo’ dare un commercialista che non si aggiorna da venti anni ?o un avvocato ? o un dentista ?o peggio ancora un chirurgo ?
Provate a pensare….
Certamente i sopra citati professionisti possono fare danni molto maggiori che non un insegnante di tennis non aggiornato,il quale alla peggio non insegna a giocare a tennis al suo allievo…
Personalmente ho interrotto l’attivita’ di insegnamento soltanto per un periodo ,terminati gli studi di economia a firenze ed entrato nel mondo dell’industria prima come impiegato e poi come dirigente aziendale.
Oggi ,libero professionista ,affianco l’attivita’ di insegnamento alla libera professione,anche se devo dire che sono molto felice al momento di levarmi la giacca e mettermi la tuta per allenare i nostri figli,che chiaramente sono molto trainanti e stimolanti nelle nostre scelte,e gli altri allievi delle due scuole tennis che abbiamo in gestione .
A Marcos e Carlo vorrei rispondere con una battuta…La sconfitta e la vittoria sono due intruse ….vanno trattate allo stesso modo.
Mentre ho trovato molto interessante i commenti del papa’ di Fognini ,anche perche’ ci espone dei dubbi comprensibili sulle priorita’ da seguire circa l’educazione scolastica o l’educazione tennistica.
Tali dubbi sono stati presenti nella mia famiglia per via del fratello di mia moglie,che ha fatto il professionista praticamente dai 12 anni ai 31,(arrivando al 190 atp)con enormi sacrifici ed un’educazione scolastica con diploma preso con merito soltanto dopo l’abbandono dell’attivita’.
D’altra parte ,avendo io conosciuto il mondo del lavoro nell’industria,o nelle professioni,si puo’ dire che mio cognato ha fatto delle esperienze ,visitando tutto il mondo ed imparando un paio di lingue straniere con la pratica,infinitamente superiori a quelle di un semplice impiegato di una media industria italiana,ed anche economicamente non se l’e’ passata poi peggio.
Ma che dire sui bambini e sui genitori che sperano ? Potrei fare un paio di esempi:
A sestola 2005 erano presenti 60 bambini con relativi genitori e maestri tra i migliori d’italia del 95 e 96.I genitori mi raccontavano di esperienze di allenamenti a centinaia (se non migliaia ) di km di distanza con spostamenti tramite aerei e treni ….per bambini di 9 e 10 anni alla ricerca di maestri e coach sempre piu’ affermati…..
Ed io puntualmente venivo additato come rompiscatole in quanto a tutti i genitori riuniti domandavo… qui ci sono 60 bambini fra i piu’ bravi d’italia…ce ne potevano essere altri 40 ,rimasti a casa per vari motivi…quindi cento;
Mi sapete dire di questi cento quanti entreranno fra i primi cento del mondo ?? Ve lo dico io… probabilmente 0 ..se abbiamo fortuna 1 difficilmente 2 .
Se poi le vostre aspettative sono farli diventare buoni giocatori,magari con classifica atp,o 2/1- 2/2,cioe’ essere giocatori conosciuti in italia,oppure dei buoni maestri,allora queste sono aspettative piu’ ragionevoli,che possono essere conciliate anche con gli studi,magari successivamente.
C’era anche mio figlio Jacopo di 10 anni ,al quale continuo a ribadire di impegnarsi nel tennis ma che gli studi sono prioritari ed il tennis viene dopo,ma poi? a tredici/quattordici anni ? Se si mantiene fra i migliori a cosa dovremo dare la priorita’ ?
Gia’ ora le suore della scuola di Jacopo,nonostante abbiano visto gli articoli di giornale di Jacopo storcono il naso per qualche assenza in piu’…..
A Gabri vorrei dire che quella esperienza del topolino di genova e’ poi continuata con il master a Deauville,dove abbiamo portato una decina di ragazzi ,vincitori delle prove in italia.
E’stato un viaggio bellissimo organizzato come segue ,se puo’ servire come traccia per qualche collega…
- torneo osservato a Torino dopo natale
- subito dopo trasferimento a Fontaineblaeu,con visita al castello patrimonio dell’umanita’(eccezionale la visita alla sala del tennis royale,dove hanno giocato i reali di francia e Napoleone,i ragazzi hanno assistito a bocca aperta ad una partita..si puo’ anche giocare con prenotazione…)
- trasferimento in normandia e partecipazione al master mondiale
- visita prevista alle spiagge dello sbarco e a Mont Saint Michel,altro sito patrimonio dell’umanita’
Siamo riusciti ad abbinare Tennis,divertimento e cultura.
Ciao
16 Aprile 2007 alle 17:33
Carlo, se é vero quel che dice quel signore- nei vari under 12/13/14 sarebbe meglio prenderle di santa ragione così da arrivare al tennis che conta affamati di vittoria - allora mio figlio é il nuovo Messiah…Peró io su Federer avevo sempre sentito dire- non da Atti, ovviamente-
che era….UN FENOMENO!
Leggevo da qualche parte che la giusta “ratio” fra vittoria e sconfitta dovrebbe essere 3:1, e che un buon Coach/Maestro/Genitore sa scegliere gli eventi (saltando fra tornei facili e difficili, tornei di categoria anche superiore) facendo in modo che ne vinca qualcuno PER ACQUISIRE CONFIDENCE e poi uno perdere PER SCENDERE DAL PERO.
Se trovo conforto in quello che dice papá Fognini, (”questo è uno sport che ti porta dall’euforia alla depresione nel giro di un torneo.ed è per questo che penso che noi genitori dall’esterno dovremmo viverlo più….serenamente,ma…chi ha il figlio bravo vuole vincere e…sempre!”) aggiungo comunque che io sono ancora all’inizio di un lungo cammino che non so nemmeno se intraprenderemo…In questo momento sto sviluppando anzi l’idea di mandarlo la prossima estate invece che da Bollettieri allo Stagedoor Manor, il Performing Art Summer Camp dove andava anche Federer ma non Roger, Michelle (un’attrice di Broadway)e Natalie Portman (la Regina Amidala di star wars ma soprattutto la bravissima interprete di Leon, Beautiful Girls, State Garden) e Zach Braff (Scrubs, State Garden)…ho l’impressione infatti che a Nicholas piaccia di piú interpretare il ruolo del Campione che sudare e sporcarsi per diventare davvero un Campione…
Mio figlio in questo momento é solo un ragazzino di 10 anni che, FORSE, e dipende sempre da con chi lo compari,gioca bene a tennis e comunque NON vince, non ha ancora cominciato a vincere…. Ovviamente, avendo solo 10 anni appena compiuti,non mi dispero ma cerco semmai di utilizzare lo sport come fattore educativo,perché possa capire alcune lezioni fondamentali,
Per esempio dopo aver perso poi magari mi chiede se sono arrabbiato. No, non sono arrabbiato, ma cerco di spiegargli la differenza fra arrabbiato e deluso. O meglio. la differenza fra PUNIZIONE e PREMIO.
Lui non verrá mai punito se perde una partita o un torneo,viene semmai punito se si comporta male, ma se vuole il PREMIO la partita o il Torneo se lo deve vincere. Non si scappa: cosí é lo sport, cosí é la vita…
Arrabbiatura…l’arrabbiatura c’é se ti comporti male, sia che vinci sia che perdi, se freghi i punti, se sbatti piú volte la racchetta, se fai scene isteriche…
La delusione…c’é se non lotti, se non dai l’anima, se non fai vedere che il motivo per cui sei lí sul campo é che ti piace esser lí sul campo a lottare (altrimenti dillo che non ti piace e andiamo tutti al mare…)
Puó perdere ma se perde dopo aver dato il 120% avrá la stima e la considerazione di tutti e magari un abbraccio e un premio di consolazione, ma devi anche aver ben chiaro il Big Trophy di latta lo vince un altro…
Quindi contrariamente a quello che uno puó credere leggendo quello che scrivo, sicuramente io non sono un padre che si butta giú perché il figlio perde…non sono ancora arrivato a questa fase, sto ancora aspettando: vedo che sa giocare ma tutti i pezzi del mosaico non si sono ancora ben incastonati… vorrei che cominciasse a vincere piú per lui che per me e per un fatto di confidence, vorrei vedere cosa succede se scatta quel meccanismo, se si accende la scintilla….l’anno scorso, in assenza di tornei qui in Angola, lo facevo giocare con un branco di bambini locali tutti da 1 a 3-4 anni maggiori di lui…un paio ben impostati, altri 3-4 veri junkie players, palletta e via ma prima di perdere li devi scannare…All’inizio perdeva sempre anche da bambini tecnicamente molto inferiori e pensavo fosse un po’ per via del fisico e un po’ per mancanza di match practice ma sicuramente anche per un fattore mentale…Abbiamo provato a dargli un target: voleva la Play Station Portatile e gli ho detto che gliel’avrei comprata se mi aversse vinto 20 matches.
Da quel momento ha vinto 20 incontri su 23 o 24 giocati.
(E alla PS Portatile cui avrá giocato 4 volte in un anno).
Mi son detto: ha un animo da PRO.
E anche: O gioca a tennis o rapinerá le banche.
Ma poi ha fatto qualche torneo la scorsa estate in Italia e in Florida e i risultati sono stati altalenanti e sicuramente non tali da far gridare al …Aspetta, Atti:é vero che se lo portiamo a un Maestro in Italia e quello ci palleggia un po’ magari vien lí da noi e ci dice che é un “fenomeno”, mai visti come lui, e noi poi gli domandiamo: ma quanti ne hai visti?, si scopre che poi non ha mai lavorato coi bambini a un livello superiore alle SAT…Per questo noi poi siam finiti nel giro delle Academy, anche per avere termini di paragone…E perché stiamo in Africa ed é piú semplice portarlo lá che venire in Italia e trovare qualcuno che gli insegni e lo alleni.
Ovvio che non ho al momento illusioni.
Allo stesso tempo non sto nemmeno a disperarmi.
E spesso scrivo e mi leggo il blog.
16 Aprile 2007 alle 19:04
caro Stefano tu ci sei dentro con tutte le scarpe!!!!!rsrsrsrsr continua se lo credi opportuno,perchè solo con un genitore dietro che lo spron giornalmente ,il ragazzino .se ha delle qualità ,le tirerà fuori. Tu conti i matche che vince o perde lo porti a visionare le Accademy migliori,sei tu che stai preparando il futuro al tuo bimbo e credimi che questo lui lo sa e ti ringrazoerà sempre.se non si prova non si va da nessuna parte ,ma una cosa devo dirtela: attento da chi ti fai contattare ,si da chi e non a chi,il tennis è una jungla di gente senza scrupoli pronti ,e nel tuo caso si capisce la tua disponibilità,a farti credere che gesù è morto per un raffreddore e non sulla croce.sapessi a 12 anni in quanti mi hanno contattato,dalla Spagna a gli Usa a tutta Italia,e solo dopo aver capito che l’indirizzo sportivo era quello,ho dovuto scegliere da chi e come farlo allenare,ma sapessi quanti avvoltoi mi hanno ricorso.ascolta sempre tutti ,ma decidi sempre tu il dafarsi,scarta chi ti dice a 19 anni è nei 100 sicuri,quello lo fa solo per spillarti soldi,e con quello che ci costano i ragazzi a fare questio soprt credimi bisogna stare attenti!!questo è un mio umile consiglio ,non vorrei che prendessi questa mia in maniera diversa da come l’ho scritta!!
16 Aprile 2007 alle 19:22
Volevo solo dare il Benvenuto a STEFAR, di cui mi aveva parlato Gabrì in relazione alla sua gradevolissima esperienza al Topolino di Genova…In effetti lo diciamo sempre: se fossimo in Italia, pianificheremmo la Stagione Sportiva abbinando Torneo e Posto da Visitare…Nicholas ha sempre vissuto all’Estero e quindi non conosce l’Italia o comunque la conosce poco: abbiamo sempre detto che quando avrebbe avuto 10-12 anni avremmo dovuto fare un viaggio in Italia a visitare Paestum, Ercolano e Pompei, Roma e il Colosseo, Pisa e la Torre, il Lago di Garda,quello di Como… Venezia…Insomma, scegliere quasi prima il posto da visitare e poi vedere se e quando ci sono tornei nelle vicinanze e abbinare le due cose…
Quindi non posso che plaudire alle iniziative di Stefar aggiungendo che noi per ora questo tipo di abbinamento l’abbiamo potuto fare solo in Australia: una settimana alla Pat Cash ma anche 4 settimane da Perth a Margareth River ad Adelaide ad Ayers Rock a Melbourne, a Port Douglas, a Sydney… Insomma, non siamo andati in Australia per giocare a tennis ma per seguir virtude e conoscenza visto che nati non fummo a viver come bruti…Magari il prossimo anno cogliamo l’occasione di un torneo del Nike Tour per ritornare in Sud Africa, un paese stupendo che mi ero rifiutato di visitare finchè c’era l’apartheid ma che poi è diventato frequente meta di nostre più o meno lunghe incursioni…Peccato che tennisticamente sia diventato irrilevante perchè vi fosse una buona Academy, magari a Cape Town, bè, altrochè Bollettieri a Bradenton…Negli States suggerirei il Coast to Coast facendo il Giro anche delle Grandi Academies della Florida (Bolletta, Macci, Evert e Hopman), salendo fino i South Carolina per la Van Der Mere e la Stan Smith Royal Pines Academy (o qualcosa del genere) a Hilton head poi attraversare, arrivare in California e andare alla Weil Academy (la cittadina di Ojaii dove ha sede mi ispira moltissimo) e ritornando fermarsi nel Texas al Newcombe Ranch…DAI CHE STO SCHERZANDO!!!! Ma se fossi un ricco miliardario in pensione e in giro per il mondo, perchè no? Viaggiare per vedere il mondo (paesaggi, città, musei…) e poi di tanto in tanto fermarsi una settimana per riposarsi giocando a tennis e cogliendo l’occasione per diventare un po’ più animali stanziali e non solo di passaggio…anche il tennis, come forse solo il golf può fare meglio visto che lì non hai nemmeno bisogno di un avversario,può essere un’occasione per scrollarsi di dosso l’etichetta di turista e appropiarsi di quella di viaggiatore…
16 Aprile 2007 alle 21:01
FULVIO! Ma grazie solo per aver pensato di consigliarmi e fallo tutte le volte che lo credi opportuno… Anzi, è proprio per essere consigliato soprattutto da chi ci è già passato che scrivo e leggo sul blog, poi magari sembra che sia io a voler dare consigli e invece è proprio il contrario…Ma non vorrei che da questo mio autolesionistico mettermi a nudo uno traesse l’impressione di quello che crede ancora alle fate….
Voglio dire, in fondo da Bollettieri nella Scuola DENTRO l’Academy, mica l’abbiamo messo,no?
Poi, ad onor del vero, a me che mio Figlio è un Fenomeno non l’ha ancora detto nessuno: comincio a preoccuparmi, che sia davvero così Tristo?
16 Aprile 2007 alle 21:03
Concordo con Fulvio,
il mondo del tennis ,come del resto quello del calcio,e’ pieno di qua qua ra qua che ti fanno promesse senza essere capaci di mantenerle e sicuramente e’ difficile saper scegliere le persone e gli ambienti giusti per allenare tuo figlio.
Fulvio ha la fortuna di essere padre di un campione,mentre la maggior parte dei padri e delle famiglie non sa o non vuol sapere di non avere nessuna chance.
Alcune pubblicazioni ITF dedicano spazi ed approfondimenti su com riconoscere un buon maestro ed un buon coach.
Se puo’ essere d’aiuto….
Ricordo un genitore, padre di un giocatore italiano in classifica atp di cui non faro’ il nome che ha avuto seri problemi economici e di stabilita’ della famiglia dopo che il figlio (UNICO) si e’ allontanato per allenarsi da solo con un coach che prometteva mari e monti…
16 Aprile 2007 alle 21:55
bisogna entrare nell’ottica, come si diceva nei settanta.
l’ottica di un babbo che ha il bimbo di 8 anni che promette molto più dei suoi compagni di circolo.
l’ottica di un babbo che ha un figlio di quasi 10 anni, che vince o arriva in fondo a tutti gli under10, che si giocano nella sua zona.
l’ottica di un babbo che ha un under12 che vince in mezza europa o che arriva, comunque, in fondo ad ogni torneo che partecipa.
l’ottica di fulvio, che ha un figlio 19anne che entra nei duecento e che, in qualche incontro, gioca alla pari con fior di tennisti, dal passato illustre o dal futuro che sembra certo.
sono ottiche ed esperienze diverse.
il meglio per un genitore sarebbe non farsi aspettative: impossibile.
il meglio per un figlio sarebbe avere un genitore (mamma e/o papà) senza aspettative per il suo futuro di tennista.
aspettativa o non aspettativa, però, un genitore accompagna il figlio al tennis perchè impari a conoscere la passione del suo papà o della sua mamma. il tennis, infatti, a prescindere dai risultati che un bimbo otterrà, è una passione che sfiora l’amore e supera ogni desiderio di successo. perchè è un gioco dalle regole certe, semplici e che basa tutta la storia sua sulla correttezza, sullo spirito sportivo, sulla stretta di mano finale. è uno sport pieno di fascino perchè non esiste il pareggio. è magico perchè chi perde in un torneo non ha possibilità di riabilitazioni e chi vince avanza di un gradino, senza poter essere raggiunto da chi ha battuto. è unico perchè quando si gioca bene, si gioca nel silenzio.
il meglio per un bimbo e per un genitore, dopo quanto ho scritto sopra, non esiste. un babbo avrà sempre delle aspettative e un figlio sempre se ne accorgerà.
il gioco nel gioco che si instaura tra papà (o mamma) e figlio è, probabilmente, il primo gradino della scala del successo nel tennis, ma è anche il primo gradino dell’apprendimento di una passione che non lo lascerà mai solo: vedere/non vedere realizzarsi le aspettative per un genitore e soddisfare/non soddisfare tali paterne/materne aspettative per un figlio è il gioco che sta nel gioco del tennis, nei primi anni sportivi del bambino. è un gioco in cui si vince ed in cui si perde.
l’unica certezza è che il tempo ed i denari spesi per avviare un figlio al tennis sono, comunque, spesi al meglio: si tratta, infatti, di giocare insieme per tanti anni.
grazie fulvio per il tuo intervento!
marcos
16 Aprile 2007 alle 22:24
No, a parte gli scherzi, caro Fulvio, spero che tu voglia continuare ad onorarci della tua presenza e dei tuoi consigli…in effetti sono stato lì lì per rispondere io ad heraimo dicendogli guarda che se non te ne sei ancora accorto, sul blog ci scrive chi il figlio campioncino non ce l’ha perchè quello ha ben altre cose acui pensare e non ha bisogno di confrontarsi, al massimo da un paio di consigli in una partecipazione straordinaria e poi scompare…Qui ci siamo noi, che non sappiamo bene cosa e come fare e abbiam bisogno di sentirci e sciogliere i dubbi come la neve al sole… Io devo dire anche che scrivo per psicanalizzarmi nel senso di guardarmi dentro…cioè scrivo come parlo, non mi rileggo e invio…fare così, a parte l’effetto catartico personale e soporifero per gli altri, mi permette di dire tutto e il contrario di tutto facendomi spesso anche da Devil’s Advocate…Adesso non è che dico tutto e il contrario di tutto ma scavo abbastanza per esaminare il problema da diverse angolazioni…Diciamo che ci ragiono, con voi come pubblico, a voce alta…Chiamiamolo un Bisogno Compulsivo di tirare fuori tutto e di espormi agli altri perchè credo che solo così facendo gli altri poi possono raccontarsi a me….Ma poi si che mi rileggo, rileggendo gli altri e questo si che induce un po’ di riflessione critica… A volte i ritrovi a pensare: ma guarda un po’ le stronzate che scrivo oppure Ma come è possibile che sia stato così “credulone e romantico con due baffi da uomo se mi avessero chiesto fra la vita e la morte…fra la vita e la morte, avrei scelto l’America….”
A proposito della quale, devo dire, che i pericoli della Jungla non mi sono venuti, non ancora, da lì…chissà, forse perchè siamo stati leali ed onesti “customers” e quindi meritevoli di qualcosa di più …O forse perchè dal vero non sembriamo poi i polli che vengono spennati al tavolo da poker o forse perchè siamo abbastanza scafati da 20 anni e passa di vita nel Terzo Mondo dove il pelo ti cresce sullo stomaco quando devi fronteggiare centinaia di persone che ti vogliono fregare (e quello che dico non sarà Politically Correct ma ahimè è così…)
Con questo non dico che non mi farò fregare-di solito però so che se mi siedo al tavolo da poker e dopo 20′ non ho ancora capito chi è il pollo, è giunto il momento di preoccuparsi (e comunque io non gioco a poker da quando avevo 18 anni e ci giocavo per sembrare grande…poi grande non lo sono mai diventato ma questa è un’altra storia)..no, quello che voglio dire è che sono conscio che oh,baby it’s a wild world,it’s a jungle out there,
e non sto nemmeno a dirti con voce da duro “Non preoccuparti, Fulvio: so badare a me stesso…”…La verità è che non so che cosa accadrà ma credo comunque che se mi giudicate un credulonee romantico, ahimè, vi siete lasciati fregare dalla mia facilità di scrittura…Allo stesso modo chi mi giudicherà un Padre Abusivo …no,lo dico perchè avevo scritto tempo fa una email a un Coach di Bologna che non capivo bene se nella sua organizzazione avessero anche uno Psicologo Sportivo e mi sarebbe piaciuto vedere come lavoravano…Non ci credo molto, non su di me almeno, ma non sono così “narrow mind” da escludere a priori il beneficio…Quindi glib scrivo e gli racconto di noi e lui mi risponde così:
Bologna 15/4/07
Effettivamente l’allegato è molto lungo… ho appena finito di leggerlo!!!!!
A parte gli scherzi Educational Tennis Team fornisce consulenze nei vari aspetti del tennis curando la parte pedagogica (sui genitori), quella psicologica (sugli alliev), ma soprattutto (e qui siamo avanti, ma molto più avanti) la parte atletico-posturale e bioenergetica-mentale degli atleti.
Sostanzialmente si tratta di un lavoro educativo-pedagogico di… prevenzione (ma non solo).
Sembra strano parlare di prevenzione nel tennis ( infatti tutti preferiscono prima farsi male, in modo da poter affrontare dopo problemi più grandi, così da fortificarsi e perdere i premi !!!), ma ritengo sia l’unica strada possibile: si tratta infatti delle fondamenta di quello che sarà domani un grattacielo.
Riguardo al vostro approccio tennistico-genitorial-educativo nei confronti di Nicolas non vorrei lui che avesse già un bell’ …. Invicta (a Bologna adesso vanno di moda gli zaini Lonsdale) sulle spalle da portarsi in campo e fuori.
Saluti”
Insomma, una bordata mica da ridere e il primo impulso sarebbe di replicare: MAVAFFA…, e poi invece chiedersi se per caso non abbia ragione lui. O comunque che questa è l’impressione che diamo: esagerati, abusivi, creduloni e romantici…
CIO’ DETTO, STIAMO AI FATTI:
Onestà vuole che si dica che in America nessuno ha fatto balenare sirene e chimere, non ancora almeno…ANZI: alcuni ci hanno detto :si, è bravo, ma ce ne sono tanti e adesso è presto…di quelli che passano per l’Academy ne riesce 1 su 500…etc etc A dire il vero treanni fa Bollettieri HIMSELF disse che Nicky aveva great hands excellent feet: in 2 years you’re gonna have to make some decisions, ma chi mi legge sa anche che il mio commento fu: probabilmente lo dice a tutti…La decisione infatti l’abbiamo presa nel senso che noi abbiamo un progetto e questo progetto gira intorno a una scuola NON necessariamente italiana (anzi…) e quella è la nostrascommessa, non tanto il tennis…
Di solito diffidiamo da chi da consigli e poi chiede i soldi…I soldi li diamo a chi scegliamo noi di mandarlo… A Bologna ci sono un paio di coach che giocano sempre gratis con Nicholas…un consiglio da loro lo ascolto più volentieri…
C’è stata gente che ha addirittura cercato di farsi dare un 10% di commissione sostenendo di averci mandato lui da Bollettieri…Ci hanno provato in 2 ma noi il10% di commissione ce lo siamo fatto attribuire come sconto in virtù del nostro passato di aficionados…
A noi la Bollettieri Academy piace…Al empo stesso, dentro l’Academy, siamo fra i più fieri critici della direzione che ha preso una volta che è stata fagocitata dall’Img…Andare da Bollettieri non significa certo diventare dei campioni, allo stesso modo non credo che il Trohn di cui parli NON sia diventato campione perchè ci è andato e che se invece si faceva allenare, che ne so, da Piatti lo sarebbe sicuramente diventato… Ognuno fa quel che può e come può…Miccini per es sembra stia facendo bene da Bolletta, magari avrebbe fatto altrettanto bene a Tirrenia…ha fatto una scelta sua, ha scelto dove gli sembrava di stare meglio…lì ha lìoccasione di fare sets con la Vaidisova e con Stepanek tanto per citare i due con cui l’ha visto giocare la Gabrì…A parte che l’apertura mentale (in un soggetto predisposto,ovvio) che uno può sviluppare all’estero e in un ambiente internazionale come può essere una grande Academy Sportiva (non solo tennistica, badate: lì incontrate anche golfers,giocatori di basket,soccer,baseball…) è sicuramente un PLUS…Ecco, questo è quello che noi ricerchiamo per Nicholas quando guardiamo l’Img Academy come una possibile soluzione futura… A chi ci dicesse che a 19 anni con lui diventerebbe un top 100, io risponderei :OK, quindi ti pago con le percentuali quando lo diventa…
Io scrivo a tutti per ottenere informazioni…la fiducia la concedo a tutti e non la do a nessuno…neanche a Rick Macci, per dire…certo, che Rick Macci mi voglia fregare non mi passa nemmeno per la testa…Lui ha allenato le Williams e la Capriati…E’ su tutte le riviste di tennis…Certo, mi dice di portargli il figlio e di vederlo…A dire il vero quando mia moglie passò di lì due anni fa a vedere l’academy, lo fecero allenare il pomeriggio gratis…Certo, è un modo-legittimo-per attirare potenziali clienti…Nulla di organizzato: senza appuntamento mia mglie si presentò per chiedere informazioni e Rick Macci disse: E’ lui? C’mon buddy, vieni dentro…E lo mise in un gruppetto… Al Ciircolo TCA di Bologna per palleggiare col Maestro Antonello Pinco Pallino mia moglie ha dovuto pagare 30 euro… E poi dite che non è meglio l’America? Poi Rick Macci disse: Ecco, avete visto, l’Academy è questa, piccolina, famigliare…se volete provare a fare una settimana…
Certo, sta buttando pasrura, è la sottile arte del business, ma è tutto regolare, tutto normale…Ma neanche insiste troppo…Quando all’IMG ci han detto che la Scuola danoi scelta non andava bene, ho scritto subito a Macci, Evert e Cash per chiedere INFO ma solo su eventuali programmi AFTER SCHOOL…Rick mi ha risposto subito dicendomi che lui poteva allenarlo, 1200$ al mese nel Programma after school dalle 15 alle 18 e dandomi il nome della scuola da contattare…BASTA.
Insomma, non sono questi, ancora, gli avvoltoi…ho ancora due-tre anni di tempo, credo…
Comunque Fulvio, e lo dico dal profondo del cuore, ti ringrazio anche solo per esserti sentito in dovere di darmi un umile consiglio che io accetto ben volentieri in attesa di tanti altri…Io purtroppo di consigli non ne ho da dare, a tutti ho dato le informazioni in mio possesso, ho condiviso le ,mie esperienze,,,magari fra 4-5 anni o forse fra10, potrò dare anch’io consigli e qualcuno vorrà ascoltare…per il momento sono, siamo solo all’inizio di The Long and Winding Road , ma davvero, non so nemmeno se l’abbiamo già iniziata, nonostante le 7-8 volte che l’abbiamo già portato da Bollettieri… Gli abbiamo dato le basi, o meglio la bicicletta: adesso è lui che deve pedalare un po’. Che si deve meritare l’aiuto.
Prima che noi si cominci a correre il rischio di farci fregare dall’opportunista di turno. E speriamo with a little help from my friend (per rimanere sul tema Beatles) di riuscire sempre a capirlo per tempo.
16 Aprile 2007 alle 22:45
dimmelo se non ti piace, che andiamo tutti al mare…
un bimbo di 10 anni, dopo aver vissuto finora accanto al papà, alla mamma e al tennis, è in grado di dire al padre, che ama il tennis più di ogni altra cosa: “sai che c’è, babbo? non mi piace giocare!”?
il bimbo ama il papà più di ogni altra cosa: ha capito, dentro sè, che tutto il suo amore per suo padre sta in un dritto ben tirato, in un incontro lottato fino alla fine…non importa se si vince o si perde, bisogna lottare sul campo con lealtà. così papà vuole, così sente il mio amore.
per questo, è bene trovare un tennis vicino al mare ed, ogni tanto, buttarsi con lui nelle fragorose o placide onde: senza lottare, ma lasciandosi solo trasportare… grande stefano!
bello l’intervento di stefar, che unisce tennis a cultura…con me si sfonda una porta aperta!
sconfitta e vittoria sono i tocchi destri e sinistri di un pendolo infinito, che segna solo per ventiquattrore un orario sempre diverso, ma che per il resto della vita segna sempre le stesse ore: passato il primo giorno, si impara a riconoscerle prima che avvengano, seppur sembrino sempre diverse. si è sempre sorpresi dal primo tulipano, quando ancora la primavera è fredda, anche se ne hai conosciute tante… di primavere.
il tulipano è solo uno dei mille segnali che annunciano l’arrivo della primavera, così la sconfitta e la vittoria sono solo due delle mille compagne di una vita dedicata al tennis, ma anche di una vita solo dedicata a se stessi. non le ritengo delle intruse, esattamente come non lo è il tubo delle dunlop, che, fin da quando son piccolo, abita nella mia casa.
non v’è l’una senza l’altra, non v’è l’una senza me, non v’è l’altra senza me, non v’è gioia senza tristezza, non c’è vittoria senza sconfitta e senza me.
si rincorrono quotidianamente, sin dai primi sorsi del latte materno, ed il bimbo ancor muto le riconosce e le amministra, con il riso o con il pianto.
l’intruso, semmai, sono io…in un mondo in cui sconfitta e vittoria non hanno bisogno di me per perpetuarsi. la differenza tra l’una e l’altra sta solo nel sapore della lacrima che sulla mia gota s’asciugherà.
al carissimo fulvio: vedi che se qualcuno dice ad un padre: “vai tranquillo: questo a 19 anni entra nei 100!”; e poi questo arriva nei 200…
…mica s’è sbagliato di tanto, anzi! quel qualcuno è un talent scout da assumere immediatamente: proponilo a binaghi appena puoi!
siete bravissimi!!
17 Aprile 2007 alle 08:24
Buongiorno a tutti.
Un saluto particolare a Fulvio. E’ da poco tempo che seguo questo blog ma ho capito che chi lo sta animando ci mette molta energia.
Trovo anche importante per i genitori dei piu’ piccoli la “presenza” di papa’ Fognini che sta facendo un percorso molto importante, di qualità e quindi che puo’ aiutare ad indicare una delle possibile strade che conducono alla “costruzione” ( parola orribile visto che parliamo di ragazzi ma vi chiedo di passarmela !!) di un giocatore.
Se posso portare la mia esperienza di maestro credo che la “costruzione” debba essere molto piu’ semplice ma contemporaneamente mirata.
Insomma cercherei di semplificare …..
A presto
Carlo Polidori
17 Aprile 2007 alle 14:59
A MARCOS:NON CREARSI DELLE ASPETTATIVE PER IL GENITORE EQUIVALE A LAVORARE SENZA OBIETTIVI IN UN’AZIENDA ….IMPORTANTE E’ CHE QUESTI OBIETTIVI/ASPETTATIVE SIANO REALISTICI….E SERENI .AD ALZARE L’ASTICELLA SI E’ SEMPRE A TEMPO.
IL LAVORO TARGET ORIENTED E’ DA SEMPRE PIU’ PRODUTTIVO IN GENERALE.
A STEFANO,GRANDE ANIMATORE DI QS BLOG :HO VISTO GIOCARE TUO FIGLIO E FRANCAMENTE E’ CHIARO PERCHE’ NESSUNO TI ABBIA ANCORA DETTO CHE E’ UN FENOMENO……PERCHE’ NON LO E’.
COSI’ COME NON LO E’ IL MIO,CHE PUR DA UNDER 10 LO SCORSO ANNO HA VINTO 10 TORNEI SU 13 IN TUTTO IL TERRITORIO NAZIONALE GIOCANDO UN TENNIS BRILLANTE MA MOLTO RISCHIOSO.
I FENOMENI SONO ALTRI,E LI CONOSCIAMO,UN PAIO PER NAZIONE.
QUESTO PERO’ NON VUOL DIRE CHE TUO FIGLIO ,CHE DIMOSTRA BUONE ATTITUDINI TECNICHE, NON MERITI DI AVERE I MIGLIORI COACH O MAESTRI PER I PROSSIMI ANNI E DARE TUTTO QUELLO CHE PUO’ SE PROVA DIVERTIMENTO A GIOCARE.
LA COSA CHE PIU’ CI IMPEGNA A SEGUIRE NOSTRO FIGLIO NON E’ IL FATTO CHE GIOCHI BENE O MALE,VINCA O PERDA,MA SOPRATTUTTO IL FATTO CHE PROVI PIACERE A GIOCARE.
NELLE SCHEDE DI AUTOVALUTAZIONE CHE TALVOLTA GLI PREPARIAMO DOPO I MATCH,CHE ABBIA VINTO O PERSO NELLA CASELLA CON LA DOMANDA :HAI PROVATO PIACERE A GIOCARE ?rispondi con un voto da 1 a 10 …LUI METTE SEMPRE 10.
CREDO COMUNQUE CHE PRIMA DI VALUTARE LA POSSIBILITA’ DI ANDARE IN UN’ACADEMY BISOGNEREBBE ALMENO AVER DIMOSTRATO DI ESSERE FRA I PRIMI 3/4 DI UNA NAZIONE.
TI FACCIO UN ESEMPIO: AL MASTER MONDIALE DEL TOPOLINO C’ERANO NELLA CATEGORIA UNDER 11 IL PRIMO DELLA GRECIA,UNO DEI PRIMI DELLA GRAN BRETAGNA E IL PRIMO DELLA SLOVACCHIA…
EBBENE QUESTI TRE AI NOSTRI MIGLIORI E SUPER CONSIDERATI DEL 95 (DONATI ESCLUSO) PROBABILMENTE FACEVANO METTERE POCHI GAMES…INFATTI IL GRECO VIAGGIAVA GIA’ CON COACH E GENITORI….L’INGLESE SONO DIVERSI ANNI CHE SI ALLENA IN SPAGNA E LO SLOVACCO SI ALLENA IN PATRIA.
IL LIVELLO CIOE’ NON ERA DA PRIMI IN UNA REGIONE,MA DA PRIMI IN EUROPA….A QUESTO PROPOSITO OTTIMA MI SEMBRA L’OSSERVAZIONE DI MARCOS…..CI SONO DELLE GRADAZIONI DI LIVELLO GIA’ DA BAMBINI ,A SECONDA DELLE DOTI FISICHE,MENTALI,TECNICHE, E DA LI’ SECONDO ME SI DEVE PARTIRE PER FARE UNA PROGRAMMAZIONE ED UNA SCELTA ADEGUATA PER IL PERFEZIONAMENTO DEL BAMBINO.
E’ QUELLO CHE DICEVO NEL MIO PRIMO INTERVENTO….FACENDO UN’ANALISI COSTI/BENEFICI SPESSO NON E’ NECESSARIO FARE MILIONI DI KM,NE’ PER I TORNEI NE’ PER GLI ALLENAMENTI.
17 Aprile 2007 alle 16:10
Scusa Stefar , ma a 10 anni sono già così chiusi i giochi ? Visto quello che si è detto sull’importanza della “testa” , dici che la sentenza per un bambino di soli 10 anni possa essere già definitiva ; non sarà un campione ! Si che la statistica è tutta dalla tua parte pero’…..
Così mi deprimi Stefano Grazia che poi non scrive più !!!
Altra domanda ; c’è qualche statistica su campioni attuali che dice che a 12 anni erano già tutti nei primi del loro continente ?
17 Aprile 2007 alle 17:22
x Marcos: Divino e lui sa il perchè!!leggerti mi affasciane nutro una ….i9nvidia nei tuoi confronti,tu sai dire le cose con armonia e dolcezza.se non ti conoscessi virtualemte penserei a te come un poeta di successo che si nascone dietro un nome di un grande combattente per ….passatempo!1
x Stefano: sono rimasto sbalordito dagli sforzi che tu e la tua signora fate per far si che il vostro figlio faccia progressi,CONTINUATE ,MOLLARE?…MAI!!!
X Stefar : cosa vuol dire per te essere fenomeno a 10 anni?
vincere partite con i tuoi coetanei?
se fosse cosi penso che tu ti possa sbagliare: essere fenomeni a 10 anni significa dare GIOIA ai propri genitore mettendocela tutta ,il poi…si vedrà!!
x IL GRANDE COACH cARLO pOLIDORI DUE SOLE PAROLE.PERSONA ALTAMENTE COMPETENTE ,UMILE E SINCERA.AVESSI UNA FIGLIA CHE SI ACCINGE A FAR QUALCOSA ,NON ME LO FAREI DI CERTO SCAPPARE!!
17 Aprile 2007 alle 17:24
PS : scusate la maiuscola mi è scappata nella foga ,ma anche io come Stefano invio senza rileggere!!
17 Aprile 2007 alle 18:13
Stefar,
fai Seleziona Tutto, poi copia e incolla, poi prenditi due sett di ferie e leggiti tutto il blog…SCHERZO!!!!!
ma io credevo d’aver scritto almeno 45 volte che per noi che viviamo ai confini dell’Impero il Sistema delle Academy é se non l’unico quello sicuramente piú immediato e comodo…Che volevamo far finire le Elementari a Nicholas in una Scuola di Lingua Inglese possibilmente in un FULL ENGLISH Enviroment etc etc etc
E infatti stiamo per rinunciare non perché non lo prenderebbero ma perché non gli permetterebbero di fare la Scuola che vogliamo noi…
Peró:
1)nelle Academies ci potresti anche andare proprio perché non sei un fenomeno e cerchi di diventarlo…
2)Non ci vedo nulla di male nel fare ogni tanto una Full Immersion di Tennis, due-tre volte all’anno,, soprattutto se durante l’anno non hai la possibilitá di avere un buon coaching, confrontarti con altri coetanei, etc etc…
3)I risultati si vedranno nel tempo… Se per fenomeno s’intende quel che dice Fulvio, sicuramente anche Nicholas é un fenomeno, tanto piú se si considera che é il piú piccolo della sua classe (ma crescerá…) e che ha avuto per tutti questi anni come coaches quei due tristonazzi dei suoi genitori…
Stefar ha ragione, i fenomeni sono altri (ma lo era anche Jorquera), ma anche Gio92 e Fulvio, che ancora ringrazio, nell’osservare che a 10 anni il tempo per diventarlo c’é ancora.
O no?
17 Aprile 2007 alle 20:21
X GIO 92 :non mi pare di aver detto che a 10 anni i giochi sono gia’ chiusi,anzi i giochi sono appena cominciati,anche se tutti ormai sanno che per riuscire nel tennis non si puo’ pensare di cominciare a giocare tardi.
Purtroppo per diventare un campione ci sono delle pre-condizioni dalle quali non si puo’ prescindere ,tipo:
- iniziare precocemente
- attitudini atletiche
- attitudini mentali
- famiglia sportiva
- vicinanza agli impianti
- dedizione totale
- forte passione
- incontri con tecnici di valore
- etc etc
ripeto ,nessuno dice che a dieci anni i giochi sono fatti ,ma sostengo che a dieci /undici anni gia’ si necessita una notevole base tecnica ,atletica,mentale,da perfezionare.
Se ci arriva un/a dodicenne principiante con particolare
predisposizione che cosa possiamo fare ? certamente una rincorsa ad ostacoli ma la possibilita’ di farne un/a giocatore professionista e’ direttamente proporzionale agli anni di ritardo rispetto ad un altro con le stesse caratteristiche che ha cominciato un corso propedeutico a 4 anni.
XStefano
comunque hai ragione e capisco benissimo la tua situazione,
frequentando le academies Nicholas puo’ apprendere molte cose,sia tennistiche che non che in angola certo non potrebbe mai e quindi avanti cosi’.
X Fulvio
Credo che siamo d’accordo,quando i figli sono sereni e provano piacere a giocare sono gia’ fenomeni.
Infatti ,quando qualche nostro allievo di dieci/undici anni va a qualche raduno in genere non chiedo subito se ha vinto o ha perso,ma se si e’ divertito,poi eventualmente mi dice i risultati.
Pero’ ,sara’ perche ‘influenzato dai miei studi universitari in economia ho imparato a chiamare le cose in maniera pragmatica con il loro nome: quindi i fenomeni sappiamo quali sono,senza fare nomi,inutile girarci intorno.
Sono coloro i quali eccellono fin dall’infanzia , stravincono con i loro coetanei,vincono anche con i piu’ grandi di loro a livello internazionale.
Nessuno pero’ dice che diventeranno per forza dei campioni,cosi’ come nessuno puo’ essere sicuro sul futuro di uno junior che magari vince da junior i 4 slam…..figuriamoci.
Abbiamo molti esempi di campioni del mondo a 12/13/14 anni che poi si sono persi ,per un motivo o l’altro.
Comunque mi fa piacere aver messo un po’ di pepe alla mia maniera nella discussione che mi piace pensare ora sia un po’ piu’ stimolante.
saluti a tutti
17 Aprile 2007 alle 20:27
Chiedo scusa ,rileggendo ho notato un errore ,
volevo dire indirettamente proporzionale,non ho ancora preso la mano a scrivere di getto.
Saluti di nuovo
17 Aprile 2007 alle 21:25
a Roma direbbero:a voia!il mio Fabio a 10 anni giocava atennis e a pallone con grande gioia del suo papa’ a 12 era l’under pi’ forte della liguria(non della Florida) a 13 la scelta:tennis e,,,,,tennis!a 15 la dec isione di studiare (dover) in un istituto privato (con ritorsioni familiari da parte della mamma sopratutto) dopo aver vinto i campionati italiani u16.poi la decisione di provare a fare le cose sul serio dopo la vittoria dei campionati europei u16. non vorrei passare per quello che da consigli agli al;tri (ne ho bisogno copme tutti voi) ,ma l’eta’ giusta per provare a far qualcosa non esiste.vedi quello che ha fatto benjamin beker studiando in un college americano fino a 2 ann fa e incominciando a gfiocare sul serio a 24 anni,partendo da ….1500 atp e arrivando in 2 anni al B.r. 40!chi avra’ avuto ragione: i suoi genitori o quelli che come me hanno incominciati molto prima?a 10 anni fategli vivere la loro eta’…….se poi vincono bene ,se perdono……fateli allenare (rsrsrsrsrsr)
17 Aprile 2007 alle 22:14
Stefar anche noi eravamo in quel di Deauville e anch’io penso che sia stata comunque un esperienza di vita notevole per i miei 2 figli,che con la scusa hanno visitato Parigi girato la splendida Normandia e conosciuto bambini di tutto il mondo .Mia figlia Francesca lì ha conosciuto bimbe inglesi (ricordi quella piccola Williams vincitrice dell’U 10?)ed Americane con cui tutt’ora è in contatto mail.Il recente raduno nazionale u 10 di Ferrara è stata poi l’occasione per fare una vistina a Venezia quindi comunque vada a finire ,io continuo a sostenere che a fronte dell’impegno e dei sacrifici che fanno i piccoli agonisti vi sono delle gratificazionin e delle aperture di orizzonti che sicuramente arricchiranno la loro personalità
18 Aprile 2007 alle 00:43
so bene, stefar, che non intendevi paragonare la gioia di un pomeriggio vissuto da un bimbo al campo con la fredda e produttiva rigidità di un target aziendale.
è impossibile, come sopra scrivevo, non crearsi aspettative, quando si è genitori: sia nel tennis, che nella scuola…che in qualsivoglia altra attività scelta da un figlio. questo, per me, è un male: non per l’aspettativa in sè, che, in fondo, non fa solo parte dei sogni, ma anche è spunto per tutti noi, individualmente e collettivamente, per vivere cercando di progredire.
è un male crearsi aspettative (ma non se ne può fare a meno, ribadisco) perchè tali sogni/obiettivi scaricano violentemente tutto il loro peso sulle spalle ancora non formate di teneri virgulti, a cui piacerebbe giocare tutto il giorno a tennis, a palla ed al gameboy…senza dover rispondere dei propri risultati dapprima al papà, poi al maestro, poi alla commissione tecnica di un’accademy ed, infine, alla loro ancor labile coscienza.
hai voglia a dire al bimbo, da mattina a sera, gioca divertendoti, ma non mollare mai; non importa il risultato, per ora; insisti sul rovescio del tuo avversario, ti conviene; fatti mezzora di servizi esterni, devi migliorarlo.
la coscienza del bimbo mette in secondo piano, fin dal primo giorno che la si sollecita in questo senso, il divertimento, il disinteresse per il risultato e la stuzzicante giocosa sfida con l’avversario o quella personale col kick esterno ed assume come compito inderogabile, pena la delusione delle aspettative del padre, del maestro o della commissione tecnica, il non mollare mai, l’importanza del risultato, la convenienza di una tattica ed il miglioramento delle proprie lacune.
io credo che questo compito inderogabile possa essere troppo spinto dalle aspettative, magari malcelate, di un padre: e quando si spinge troppo la natura ludica di un bimbo, si rischia di comprometterla emotivamente.
il bimbo (8/10 anni), confrontandosi con i compagni, accompagnerà la sua crescita tecnica, mentale e tattica anche solo nella giocosa competizione, che non sottovaluta l’importanza di questa crescita, ma, se il maestro è buono, ne favorisce il progresso, allentando notevolmente il peso soverchiante della responsabilità, causata da aspettative, normalmente, troppo ambiziose.
si è più volte ribadito, infatti, che tra migliaia di bimbi che si sfidano in tutto il mondo negli under10, solo qualche decina riuscirà ad avere un futuro nel tennis o come campione, o come maestro, o come coach.
sapendo questo, mi pare poco naturale costringere un esercito di fanciulli a considerare le aspettative del babbo come il segreto di una vita felice.
io insisto, forse sbaglio, ma insisto: chi ha a disposizione nelle vicinanze una buona scuola tennis, ad essa si affidi, a prescindere dalla sua fama di fucina di campioni, o dalle sue tradizioni. non si tolga tutto il desiderio di giocare al bimbo, impegnandolo quotidianamente in serrati allenamenti tecnico/mentali…ma lo si accompagni in altre attività: una formazione multidisciplinare, la diversità delle esperienze, la continua conoscenza di mondi e persone diverse sono fondamenti di base per qualsiasi uomo e per qualsiasi giocatore. non serve, fino a 10 anni (l’età dipende anche dalla maturità del bambino), fargli assorbire tutte le malizie del gioco del tennis, ma è fondamentale trasferirgli in dose massiccia ciò che noi intendiamo per spirito sportivo, a partire dal rispetto per gli avversari, dalla gioia della partecipazione, dal piacere della lealtà, per arrivare al gusto, all’eccitazione, alla passione per il tennis.
non si è fenomeni a 10 anni perchè si dà di dritto e rovescio come un piccolo davydenko, o perchè non si sbaglia una prima palla. a 10 anni non si può e non si deve essere fenomeni, ma solo bimbi alla scoperta del mondo: il buon papà è colui che insegna al figlio che tra le cose più belle da scoprire c’è il tennis, che è il gioco più bello del mondo.
solo dopo, il bimbo scoprirà che il tennis può diventare una professione o lo strumento per coronare un sogno: i sogni sì, quelli sono leciti e non vanno mai soffocati.
nascondiamo le nostre aspettative aziendali ed aiutiamo i nostri figli a sognare!
hai provato piacere a giocare? stupenda domanda, stefar…continua così!
artista! non è invidia la tua, lo so. l’armonia che ti pare di leggere tra le mie righe, infatti, è la stessa che tu più mirabilmente eserciti in ogni passo della tua vita. per questo ti ammiro molto, consapevole del fatto che i tuoi passi son troppo lunghi per me. tu esercita che io scrivo: il confronto è bello se gli stili sono diversi!
ciao!
marcos
18 Aprile 2007 alle 07:19
Per la serie : piu’ lungo si fa il Blog e piu’ diventa interessante !!
Non posso non intervenire sul giudizio dato a proposito di Nicholas; oh ragazzi e dajje co sti giudizi sui fenomeni !!! e mo basta !!
Tutti noi sappiamo quanto difficile e complicato sia riuscire a diventare un buon giocatore; con piu’ di 300 commenti siamo ancora qui, forse al punto di partenza, e ancora crediamo di capire se a 9-10-11 anni un ragazzino\a è un predestinato (cavallo e\o fenomeno) o uno che al massimo potrà diventare un buon II categoria (mulo e\o pony); purtroppo è molto ma molto piu’ complicato e spesso la risposta arriva a 20 anni se non addirittura a 24\25 (Bracciali, Sanguinetti etc), certo chi ben comincia, attira le mosche al miele e certamente ha piu’ ”possibilità” (dirette o proposte), ma da qui a dare giudizi definitivi ce ne corre… anzi in questo la penso come Stefano, al cavallo se non scatta THE FIRE INSIDE (quello senior e non quello junior) altro che fenomeno… THORN da Bollettieri con le pive nello zaino ( Londslane) !!!
Certo Federer sarà stato anche un F…….o, ma se ci fosse un elenco di tutti sti F……i, in percentuale, quanti di loro si sono confermati poi nel tennis che conta ? ad esempio nei primi 150 M e F quanti F….…i ci sono e quanti invece arrivano da pane e sudore….. con carriere da Junior buono ma non da F……o ?
Poi ancora, il dilemma di noi Italiani è : lo facciamo allenare di piu’ perchè lo vogliamo noi o perché gli piace e vuole migliorarsi ?
Mentre probabilmente YURI aveva un unico dilemma : come faccio a mantenere Maria dal Nick ? e Maria ci dava dentro perché l’alternativa era…. tornare in Siberia !!
Ecco la differenza, noi vorremo essere certi che ns. figlio\a condividesse al 100% le ns. convizioni, mentre a quell’età, spesso cambiano idea e umore ogni 5 minuti, solo che poverini non possiamo ne vogliamo stressarli, e speriamo che domani sia un altro giorno, intanto il tempo passa e gli altri, nel frattempo, ci danno dentro senza troppo … filosoffeggiare !!
Concludo ringraziando papa Fognini per gli importanti contributi al Blog, pero’ avrei anch’io, quando potrà rispondermi, una domanda da porgli, vista la sua recente esperienza con Fabio :
Per ragazzini\e italiani di 12-13 anni, non è utile, oltre ai tornei Under (Nike- Eta), anche confrontarsi in qualche torneo di III o IV cat. ?
O ritiene, per sua esperienza, che solo il confronto con i coetanei Under aiuti a maturare e migliorare?
Ciao e grazie.
18 Aprile 2007 alle 12:44
caro Atti ,ti ringrazio per le parole proferitemi e mi accingo a rispèondere al tuo quesito immediatamente: se far giocare o no i ragazzi-e a 13 14 con i 3° o addirituracon i 4° cat.3. ebbene essendoci passato non molto tempo ti devo ammettere (mio parere e non solo) che sopratutto per i maschietti giocare i tornei di 3° e 4° cat sono …deleteri.ti spiego il perchè: in quelle categorie si cerca solo di mandare di la la palla,non importa nè come nè dove,pallonetti,back,palle senza ”vita” insomma tutto il contrario di quello che un bravo professionista ti insegna.personalmente il Fabio a 13 anni fece un torneo di 3° arrivando addiritura alle semifinali.poi l’avvento del suo nuovo coach( CAPERCHI) il quele lo indirizzò immediatamente nei tornei u16 e ,quando il tempo lo permetteva gli faceva prendere bastonate nei tornei di 2°.a 15 anni e mezzo solo tornei itf u18 ,per poi lasciarli a 17 e cominciare con i futures.ricordo la rabbia che avevo quando al Rgarros junior Fabio era la ts,n° 1 e la 2 udite udite era nientepopodimeno che ….Murray!1si ruppe il polso la settimana pèrima in un chaleenger a Torino,e dovette fermarsi per 6 mesi circa.
ritornando ontopic credo invece che per le ragazze il discorso sia diverso: si ai tornei di 3° per le bimbe,ma subito pronte a passare ai tornei open,dove il livello è senzaltro migliore.credo poi che quelli che ne hanno la possibilità (economica) confrontarli nei tornei Eta e Itf sia una relazione ottima per sapere il livello del proprio ragazzo con quelli più bravi del mondo.e qui chiudo per non voler affrontare il discorso dei Virgili ai queli sono legato da amicizia profonda ,ma sulla programmazione di Adelchi avrei molte cose da dissentire.spero di non essere stato lungo e …logorroico,e che il mio concetto (personale) sia stato chiarito
a presto-fulvio- (il blog comincia a fare ..effetto anche su di me )
18 Aprile 2007 alle 14:18
a Fulvio:
ringrazio vivamente Fulvio per la sua traccia,puo’ veramente essere d’aiuto per altre famiglie che si trovassero ad affrontare scelte difficili ma inderogabili per l’educazione del figlio e per il suo allenamento.
Pero’ Becker ,col suo B.R. 40 ….
e se avesse invece cominciato a fare sul serio prima ?
La carriera di un tennista o di uno sportivo non e’ lunga ,e se avesse sprecato i migliori anni della sua vita sportiva ?
Prendiamo Gaudenzi,ha dato tutto quello che poteva,o meglio tutto quello che il suo fisico gli ha permesso nel tennis e poi si e’ tolto,a quel che mi risulta,la soddisfazione di laurearsi,seppur con qualche anno di ritardo.
C’era un coach argentino che mi ripeteva spesso,a bambini speciali una vita speciale….
Di Fognini non ce ne sono poi molti,e di bambini bravini non ce ne sono poi molti per ogni classe di eta’….direi uno/due ogni regione e tre/quattro ogni macroarea….
a Marcos:
certo che no ,e’ per mia deformazione professionale che tendo a ridurre tutto in produttivita’, analisi costi /benefici,analisi SWAT e quant’altro,anche se molti dei concetti sopra esposti si possono applicare anche alla produttivita’ degli allenamenti o alla programmazione o alle scelte da fare nel tennis.
a Francesco:
anch’io ricordo la piccola Williams mancina di 9 anni,inglese,tanto che parlai con il suo coach e con la mamma avendone uno scambio di idee alquanto interessante.
Mi dissero che la bambina aveva vinto tutti i tornei sino allora disputati in Gran Bretagna e che la bambina era considerata la nr 1 in inghilterra.
Erano venuti per conoscere ed avere confronti,ma gia’ sembravano avere le idee molto chiare sulle priorita’ da seguire.
18 Aprile 2007 alle 14:23
XFulvio
Al suo ultimo post: concordo pienamente con lui per quanto riguarda i tornei di 3° o 4 °,un ragazzo che vale e’ preferibile che giochi con un ritmo superiore piuttosto che perda lo stesso contro avversari che ributtano soltanto la palla o vincono per fisicita’.
Concordo anche che per le ragazze e’ diverso,essendo canoni di gioco e precocita’diversi.
P.S. anche su di me sta facendo effetto il blog….sara’ meglio lavorare un po’ ora.
Saluti
19 Aprile 2007 alle 12:07
Grazie Fulvio, le tue parole sono oro colato!
Io ne approfitto e ti faccio ancora una domanda.
Ieri ho visto Diokovic contro Gaudio in televisione e mi ha veramente impressionato. Bertolucci commentando diceva: sta giocando male. Alla faccia!! Per giocare bene come deve giocare?? Ha una facilità di gioco impressionante.
Volevo chiedere a te che l’hai visto da ragazzino, già allora era così talentuoso? Hai detto che lui e Murray erano i migliori ma secondo te è solo una questione di talento o anche di lavoro? La differenza tra loro e Fabio è aumentata o è rimasta quella? E se è aumentata a cosa è dovuto secondo te? Ancora una domanda (poi propongo l’acquisto di una targa d’oro per meriti sportivi). Tra i ragazzi che hai incontrato nei tornei juniores ce n’era qualcuno che allora era nelle seconde o terze file e che adesso è tra i professionisti?
19 Aprile 2007 alle 13:20
Heramio forse Bertolucci parlava dell’atteggiamento di Dioko!o della attivazione.che poi ono 2 cose che si integrano alla perfdezione.ebbene si Diko era già a 14 anni una spalla sopra tutti,non per le doti tecniche (quelle i migliori e non le hanno lo stesso) ma per la mentalità e l’atteggiamneto che aveva in campo: sembrava avesse già allora una testa di un ragazzo maturo e molto!la differenza tra il Fabio e loro è aumentata molto,e oltre alle capacità o doti tecniche ,sta solo nel …mentale.loro sanno e sapevano di riuscire ad arrivare molto presto,mentre il mio ancora non sa quale veramente è la sua forza.è questione di maturità .cè gente ,come loro ,che a 15 anni lo è ,cè gente che con le stesse capacità tecniche riesce a capire il momento gestionale mentale dopo i 20 anni (bracciali-sanguinetti e c/o.
nei ragazzi che abiamo (abbiamo lo ribadisco) incontrato negli under tanti sono passati ai pro ,ma con clasifiche disastrose (tsonga -bruno figliomeni) che erano sicuramente tra i migliori under in circolazione.morale della favola ,non è detto che essere trai i primi junior possa significare entrare nei pro a spro battuto,certo è che aiuta a confrontarsi per poter poi stabile se neccessariamente uno debba prendere la via del professionismo,ma a volte anche li ci si può sbagliare
19 Aprile 2007 alle 19:41
scusate gli errori quando scrivo,ma ogni tanto in ufficio butto l’occhio sul blog del sig Scannagatta e scrivo velocemente senza rileggere,sempre di fretta e quando mi rileggo mi sembra mi viene voglia di ….piangere tanti sono gli errori e le dimenticanze che faccio.ma il tempo è prezioso e già lo ‘’spreco” appena posso per andare in giro per il mondo soffrire in un angolo in silenzio quando gioca mio figlio. si perchè si soffre sia quando si vince ,che quando si perde!!
20 Aprile 2007 alle 11:10
aaargh fulvio , cosa mi dici !!! Pensavo/speravo che un genitore riuscisse ad abituarsi , con mia moglie ci dicevamo ; “si soffre come bestie ma d’altronde sono i primi tornei che fa !!” ma le tue parole lasciano presagire un futuro di….sofferenza ! Vabbè speriamo che lo stress mi aiuti a perdere qualche kg !
Tanto per aiutare noi genitori ancora pieni di speranza a vivere qualche sogno , Fulvio o qualche altro esperto potrebbe raccontarci come funzionano le sponsorizzazioni , a che età si sono avuti i primi “approcci” ? fornitura di materiale , vil denaro o cosa ?
Così si ci arriva preparati…..
20 Aprile 2007 alle 12:34
…e noi, fulvio, sempre ti saremo vicini: sia nelle vittorie, sia nelle sconfitte…
…coraggio!
20 Aprile 2007 alle 12:57
PREVIOUSLY ON GENITORI & FIGLI (1-317)
(riassunti precedenti ai post Nº 70, 121,150, 221,250)
Mentre rimango anch’io in attesa di una risposta di Fulvio (che invito a non preoccuparsi degfli errori di battitura altrimenti…dovremmo andare a casa tutti!) al quesito azzeccatissimo posto da Gio92, non so se certo di farvi cosa grata ma conscio che qualcuno deve fare anche il lavoro sporco,vi invio il solito RIASSUNTO PER IL VIANDANTE CHE SI TROVASSE A PASSARE PER CASO:
DI COSA SI TRATTA:traendo spunto da un articolo del condirettore di Match Point,Stefano Semeraro,e da una considerazione di Chris Lewis, alcuni appassionati di tennis, genitori e non, dissertavano tranquillamente sull’argomento Genitori, figli e Tennis vs Scuola. Dopo il Post Nº37 la loro vita non sarebbe stata mai piú la stessa. Il Blog GENITORI & FIGLI è divenuta la palestra o la scusa per la disanima del tennis italiano e non e per scherzare sui fatti della vita. Continuo a consigliare un SELEZIONA TUTTO, e poi un COPIA e INCOLLA su su una pagina di Word preparata in precedenza. MAGIA: appariranno tutti i Commenti con indicato il Numero. I precedenti riassunti ai POST Nº 70, 121,150 e 221(quest’ultimo ripetuto al 250) mentre il RIASSUNTO DEL SUBBLOG con le considerazioni di CHRIS LEWIS, runner up a Wimbledon nell’84,.lo trovate al Nº 237.Non potendo ogni volta riassumere dall’inizio, consiglio caldamente di andarseli a rileggere per comprendere l’essenza del Blog e la Psicologia dei suoi protagonisti. Lo so, è una lunga e tortuosa via che tempra e premia solo il vero appassionato, l’unico degno di inviare i suoi post…ancora e sempre, come nel Tennis giocato:NO PAIN,NO GAIN. Molto rapidamente,comunque: sono diverse le Teorie formulate nel corso del Blog:
1. Teoria che il Talento debba essere alimentato se non indirizzato (da cui prende il via la Teoria della Mielina (un eccellente articolo sul NY TIMES indicatoci dall’ancora più eccellente Angelica nel blog 126, e tradotta piú o meno letteralmente da STGR nei Post Nª129) la cui Formula si esprime cosí: Deliberate Practice+Time=Myelin=TALENT
2. Teoria dello Spartak Mosca o Alternativa del Talento, complementare alla Teoria della Mielina: Genitori Motivati + Bambini presi in età precoce + Insegnamento Rigoroso della Tecnica + Disciplina Spartana = Talento (sempre Blog Nº129)
3. la TEORIA DEL PRECOCISMO NATURALE e DEL PRECOCISMO INNATURALE, dottamente nonché brillantemente esposta da QUINZI Padre nel Post Nº 98 e sulla quale dissente a tutto campo in varie parti del blog l’irriducibile Marcos
4. LA TEORIA DELL’OVERACHIEVEMENT letta da Grazia su GRAZIA, il noto settimanale femminile, riportata nel Post Nª 115
5. Teoria del Genitore Invidioso o dell’Inversamente Proporzionale (fra Campione e Genitore: piú il Primo ha successo, piú l’Altro è stato irresponsabile-perché l’ha fatto cominciare prima, non l’ha mai fatto andare a scuola, ci ha speso un sacco di soldi,l’ha portato in America…
6. Teoria del Coach Invidioso o del “Genitori:…a casa!”,che ne abbiamo abbastanza di gente come Mike Agassi,Peter Graf, Richard Williams o Yuri Sharapov che di tennis non ne hanno mai capito niente e che poi sfornano dei Nª1 e poi magari la gente comincia a pensare male
7. Teoria del Lasciare che il Talento Emerga da Solo che ha in Marcos il suo Alfiere(e in contrappunto la Teoria bolognese del “chi vive sperando, muore cagando” che ha nel vs Vice Chairman uno dei sostenitori
8. Teoria del” Meno Vinci da Junior ,Meglio è “(poiché vincere consuma, ossia esaurisce anzitempo quella fame di vittoria che ognuno, in diversa misura, possiede) riportata da Carlo dopo averla udita da un Tecnico Federale
9. Teoria del Doman non v’è certezza, esposta la prima volta da Lorenzo Il Magnifico e poi via via da Quinzi Padre, Fulvio Fognini, Stefar ,Atti e Others e su cui tutti piú o meno concordano al che Atti giustamente dice: e allora che stiamo qui a dire ?
10. La Teoria FAMA=FAME e cioè che la “condizione di vita sia determinante per emergere” trova concordi diversi attori di questo blog, da Giovanni Di Natale ad Anto passando per il redivivo Ubaldo e anche Marcos sia pur con alcuni distinguo.
11. La TEORIA O FAVOLETTA MORALE DEL MULO E DEL CAVALLO esposta dal vostro Chairman in uno dei suoi non rari deliri grafomani (blog Nº278,ultime righe)
Il BLOG si concentra inoltre da un lato sulle MANCANZE della Federazione Italiana esposte impietosamente soprattutto da Roberto e Atti e dall’altro sul Mondo delle GRANDI ACADEMIES AMERICANE di cui Gabri,moglie di Stefano razia e Madre di Nicholas, invia un ritratto preciso attraverso un DIARIO DI BORDO (cfr POSTS Nº 201-210 e 11-214-232-234-241-248-9,258-282 e 283).Nel SubBolog che partiva dalle domande della figlia di Chris Lewis al suo papá, a un certo punto UBALDO scriveva “La mia domanda finale, se tuo figlio ti chiede di iscriverlo a una scuola più facile tu che fai?” E’ a questa domanda che in fondotentano di rispondere i GRAZIA al completo documentando il viaggio in Florida con l’intenzione di mettere Nicholas in una OTTIMA SCUOLA di Bradenton e fargli frequentare quasi part time la Bollettieri Academy nell’After School. Missione abortita perché la “condicio sine qua non” richiesta dall’IMG Academies era di frequentare la SCUOLA DENTRO L’ACADEMY, una scuola con orari e programmi modificati (nel senso di ridotti)in modo da permettere una maggior dedizione agli allenamenti. Stessa cosa succede alla EVERT. E quindi The Grazias sono di nuovo daccapo dinanzi a un futuro incerto che vira dall’Angola a Rick Macci passando addirittura per la Pat Cash Academy in Australia. Dai resoconti di Gabrí da Bradenton partiva inoltre l’interessante spunto sulla possibile comparazione delle scelte di vita e di carriera di due dei nostri migliori Juniores, uno ospitato al Centro di Tirrenia e l’altro che invece ha deciso di starsene ad allenarsi in Florida La riflessione come al solito brillante di Giovanni Di Natale poneva in risalto una anomalia di Tirrenia perchè il Centro è bellissimo, ” ti allena, ti migliora, ma non ti segue…. E’ perfetto per chi ha già un coach al seguito… chi non lo ha può allenarsi con Furlan (anche questo è perfetto), ma poi dovrebbe girare da solo nei tornei o ingaggiare uno sparring… ”. Nel frattempo Miccini a Bradenton in 2 settimane incrociava le racchette con Vaidisova, Sharapova, Mirny, Stepanek …un’esperienza impossibile al di fuori della Bollettieri, come osservava il padre. Ma si discute anche sulle intemperanze dei Genitori, piú frequentemente degli Altri ma qualche volta anche noi. E mentre StGr spezza una lancia a favore di Yuri Sharapov nel provocatorio Post Nº231 (EBBENE SI LO CONFESSO: YURI SHARAPOV È IL MIO IDOLO)a cui Atti risponde nel Post Nª254,Vieri Peroncini e Ubaldo raccontano di quella volta che non sono riusciti a trattenersi di fronte al Genitore Maleducato e Intimidatorio e poi,pur consapevoli d’aver fatto la cosa giusta, son rimasti con il sapore di fiele in bocca. Anche Atti detto ormai Anti nel senso di AntiFenomeno, riporta altri gustosi episodi dell’Italietta dei Campanili. StGr dice cha ad Utopia “dovrebbe essere una festa: io che tifo mio figlio, il papà dell’altro che tifa il suo, e poi tutti e due insieme in pizzeria” ma In The Real World suggerisce,in occasione del prossimo torneo di portarlo al Circolo e poi andarsene, “vietato assistere, così evitiamo di dargli pressione ed evitiamo di dover sentire l’impulso ad impartire lezioni morali… E racconta quel che fanno da Bollettieri nei Matches pomeridiani: i Genitori fuori, non possono intervenire, i Bambini devono imparare a sbrigarsela da soli. Anche se un po’ di supervisione da parte del Coach/Arbitro secondo lui non guasterebbe… L’argomento sta molto a cuore a Marcos che scrive: “riprendendo quel che dice Atti: il tennis è lo specchio della nostra società aggiunge: dentro ci si trova di tutto, dal bello al brutto, dal fresco al marcio, dal destro al mancino.(…)in un circolo di tennis, il “leader dei genitori”…per solito, è il padre del bimbo più promettente: tutti vogliono giocare con lui, tutti vogliono confrontarsi, tutti si inventano cene, weekend, amichevoli e quantaltro per frequentarsi.il caso, in questo caso, interviene con prepotenza: se il padre del bimbo più promettente è un tipo come noi, allora tutti gli altri padri, anche durante i tornei, a cui, comunque, si partecipa insieme, non si permetteranno di comportarsi come (nei casi descritti) da atti, ma si atterrà al modello positivo, anche involontariamente suggerito dal comportamento dal padre del nostro bimbo migliore.Se, invece, il padre di questo bimbo è uno che si comporta come (nei casi) suddetti, allora anche tutti gli altri padri si comporteranno così.
Heraimo è depresso non solo perché la Figlia ha perso ma anche perché Fulvio Fognini non scrive piú. Fortunatamente per lui (e per tutti noi) Fulvio riprende a scriverci raccontando a grande richiesta le sue esperienze di Genitore al seguito del Figlio Predestinato (cfr Posts Nº288 e 307,311,315)che si confrontava coi vari Djokovic e Murray,mica spugnette, raccontando gustosi aneddoti su chi le suonava a chi nel mondo Junior e illustrando a tutti il Sic Transit Gloria Mundi (Trohn, chi era costui?) Fulvio Fognini mette in guardia dai pericoli del CATTIVO MAESTRO o del GRANDE TENTATORE il che ci ricorda che qualche Post prima Maria Teresa cambiando Coach aveva stimolato la discussione su LA SEPARAZIONE come un insostituibile fattore di crescita,ma anche sul malcostume del cambiare coach solo perché i risultati tardano a venire. Si legga il BLOG Nº229 che riporta l’articolo LA PAROLA ALLO PSICOLOGO:IL MAESTRO SELVAGGIO. Non è un Maestro Selvaggio l’Ottimo Maestro Rumeno di Francesca Brancato il cui orgoglioso papá ci racconta ogni tanto le gesta, che raccomanda “sin dalle età più precoci,tornei ,partite ed ancora partite,non tanto per il risultato,ma per incontare giocatori sempre più forti con l’obiettivo di forgiare il carattere”.E sul Carattere dei nostri Junior concordano Raimonda Ma stelloni e Atti: i Coetanei Stranieri vengono per vincere, i Nostri per Partecipare e Divertirsi. E StGr(che sarei poi io) ricorda un intervista di Safin, niente meno:Chi è più tosto mentalmente vince. (Because tennis, everybody has). A questo punto il Blog prende una piega intimista: da un lato Heraimo è depresso perché la Figlia ha perso un match: roba da poco, direte voi, ma come ci poniamo noi Genitori di fronte alla Sconfitta? E non la Nostra ma quella dei nostri pargoli che è spesso ancora piú dura da digerire: noi,in fondo, abbiamo le spalle robuste, ma loro…? Da qui si apre un Dibattito sul significato della Vittoria e sulle Great Expectations, dickensiane o meno, dei Genitori. Marcos dice che bisogna entrare nell’ottica, e che il meglio per un genitore sarebbe non farsi aspettative: impossibile.Il meglio per un figlio sarebbe avere un genitore (mamma e/o papà) senza aspettative per il suo futuro di tennista.L’unica certezza è che il tempo ed i denari spesi per avviare un figlio al tennis sono, comunque, spesi al meglio: si tratta, infatti, di giocare insieme per tanti anni.” A questo punti profondamente commossi, tutti raccontano le loro esperienze e in particolare il giá accennato STEFAR, Dirigente aziendale,libero professionista e Maestro federale da molti anni a tempo perso,con Moglie Maestra,Cognato ex Pro top 200,Figlio che ha vinto 10 tornei su 13 Under 10 senza essere peró -ci tiene a precisare forse per non far arrabbiare Atti, un fenomeno- che si presenta nel Blog Nº 290 e si candida a nuovo Chairman del Blog con una serie d’interventi molto interessanti e molto schietti al limite della brutalitá. Ma in pratica anche lui concorda con il Partito della Mielina (cioè di chi dice che prima cominci e meglio è).In una serie di interventi dal ritmo incalzante, snocciolando dati e sciabolando sentenze, Stefar immette nuova linfa vitale al Blog che con un sussulto si distacca dalle vicende della Famiglia Grazia per affrontare temi piú generali. Stefar sostiene che i Fenomeni sono due per nazione e solo i 3,4 migliori dovrebbero andare nelle Academies e consiglia ai genitori di risparmiare tempo e denaro che non è sempre necessario fare km per allenarsi bene. Ma Atti ribadisce che “in molti circoli, l’attività agonistica dei ragazzi, spesso conta ZERO, o come mi disse un ex giocatore attuale gestore di un altro circolo” la scuola agonistica è solo un costo per i circoli !!”. Mentre il Coach Carlo Polidori consiglia a tutti di semplificare, Stefar che forse frainteso ha scatenato le reazioni di Atti,Gio92 e Fulvio che trovano troppo drastiche le sue convinzioni, introduce il concetto TARGET ORIENTED e pur non escludendo a priori la possibilitá di diventare un top 100 a bambini che a 10 aa non sono ancora dei Fenomeni (arridaje, dice Atti), insiste spietato ma onesto:Purtroppo per diventare un campione ci sono delle pre-condizioni dalle quali non si puo’ prescindere ,tipo:
-iniziare precocemente
- attitudini atletiche
- attitudini mentali
- famiglia sportiva
- vicinanza agli impianti
- dedizione totale
- forte passione
- incontri con tecnici di valore
- etc etc
Giova ricordare oltre alla Teoria della Mielina, che il Maestro Igor sull’argiomento ammoniva:”NON BISOGNA AVERE FRETTA STEFANO!Bisogna fare un passo per volta ,non bisogna essere forti a 8 anni,ma a 22-23 anni,hai tutto il tempo.”I bambini sono come delle batterie,fino ai 14 anni vanno caricate,non esaurite….”. A questo punto posso anche aggiungere, qui nel Riassunto, che Gabe Jaramillo, il Direttore Sportivo della Img/Bollettieri Academy ha ripetuto piú volte a mia moglie nelle due sett a Pasqua che per fare un Giocatore di Tennis ci vogliono 10 anni di duro lavoro per mettere insieme 10.000 ore di tennis. Se cominci a 13 anni arriverai a piena maturazione a 22-23 anni…A Marcos piace invece che Stefar ad ogni partita faccia rispondere su un Foglio di Valutazione con un criterio da 1 a 10 ad alcune domande fra cui “hai provato piacere a giocare?” e conclude stupenda domanda, stefar…continua così! Io,StGr, ho qualche dubbio sulla sinceritá del bambino che scrive quello che sa far piacere al papá:10 !e concordo piú con Atti quando annota, “il dilemma di noi Italiani : lo facciamo allenare di piu’ perchè lo vogliamo noi o perché gli piace e vuole migliorarsi ?Mentre probabilmente YURI aveva un unico dilemma : come faccio a mantenere Maria dal Nick ? e Maria ci dava dentro perché l’alternativa era…. tornare in Siberia !!Ecco la differenza, noi vorremo essere certi che ns. figlio\a condividesse al 100% le ns. convizioni, mentre a quell’età, spesso cambiano idea e umore ogni 5 minuti, solo che poverini non possiamo ne vogliamo stressarli, e speriamo che domani sia un altro giorno, intanto il tempo passa e gli altri, nel frattempo, ci danno dentro senza troppo … filosofeggiare !!! (Quegli Stronzi! NdStGr).Ritornando sul tecnico Atti pone un prezioso quesito su cui sia Fulvio che Stefar concordano nella risposta e cioè che “per i maschietti giocare i tornei di 3° e 4° cat è deleterio perchè: in quelle categorie si cerca solo di mandare di la la palla,non importa nè come nè dove,pallonetti,back,palle senza ‘’vita’’ insomma tutto il contrario di quello che un bravo professionista ti insegna. “ Diverso il discorso per le Bimbe:” si ai tornei di 3°,ma subito pronte a passare ai tornei open,dove il livello è senzaltro migliore” consigliando poi a quelli che ne hanno la possibilità (economica) di giocare tornei Eta e Itf per confrontare il livello del proprio ragazzo con quelli più bravi del mondo.
Rimangono inespressi alcuni antichi interrogativi riguardanti anche il Ruolo del Genitore: è giusto insistere, spingere il proprio figlio, illudersi, “sognare, partire…morire forse” . Soprattutto quand’è che uno puó accettare il definitivo verdetto e cioè che-Dio e Atti mi perdonino- suo Figlio Non è un Fenomeno? StGr-e scusate se mi autocito-scriveva:”dai 3 ai 12 anni ti devo aiutare io (genitore, coach) per portarti a un certo livello, il migliore possibile e non importa anche se non vinci un torneo, perdi sempre, hai carenze fisiche mentali e comportamentali: c’è tempo per correggerle;dopo i 12-13 dipende da te: devi cominciare a vincere che non significa vincerle tutte ma vincerne qualcuna, devi cominciare a farmi vedere se sei Mulo o Cavallo, se messo al tappeto ti rialzi, se sei un Guerriero o un Modello, un Campione o un Attore che impersona il ruolo del Campione, se hai il Carattere o sei un Fighetto, se hai il Cuore o sei un Mollaccione, se hai il Winning Instict o se ti Caghi Addosso, insomma soprattutto se hai THE FIRE INSIDE…Dopo i 12-13 anni devi essere tu, Figlio Mio, a farmi vedere qualcosa, ad indicarmi la via, a meritarti il mio aiuto…” e filosofeggia (?) sulla differenza fra PUNIZIONE e PREMIO. Suo Figlio non verrá mai punito se perde una partita o un torneo,viene semmai punito se si comporta male, ma deve anche essere chiaro che se vuole il PREMIO la partita o il Torneo se lo deve vincere. Non si scappa: cosí é lo sport, cosí é la vita… Carlo che ha imparato a giocare a tennis sulla strada ed è un Guerriero del Court, si chiede se a fare di te un Campione non sia proprio la consapevolezza della enorme differenza che invece c’è tra vittoria e sconfitta? STEFAR dice di considerare vittoria e sconfitta due intruse ma forse non sa che sta giá traducendo, arbitrariamente o artisticamente, un brano tratto da una poesia di Kipling, If, brano che campeggia all’ingresso degli Spogliatoi di Wimbledon e che recita:Che tu possa trattare Vittoria e sconfitta,those impostors, allo stesso modo. Non è male l’idea di considerarle “intruse” ma l’idea originale è di trattarle proprio come “impostors”. A questo punto s’impone un corollario di definizioni piú o meno celebri:
Winning is not the most important thing is everything (Vince Lombardi)
Penso che il tennis sia lo sport piu’ difficile e piu’ democratico del mondo .
nel senso che-se non vinci non vai avanti e non ci sono santi ne’ raccomandazioni-o preclusioni per cui vincere e’ QUASI tutto. (…) e soprattutto SAPER PERDERE non solo nel senso sportivo e umano ma anche nel senso che a tennis si perde continuamente (federer e’ imbattibile…. e perde e ci sforma 5 volte l’anno o 2 volte la settimana!!), e che bisogna comprendere che si puo’ e si deve perdere per migliorare e imparare e perche’ ci sono anche gli altri…anzi l’altro (Maxholds)
Stefano Grazia:
• Non é importante vincere, non è importante perdere, quel che conta è l’aver ben combattuto
• L’importante non è vincere ma giocare per vincere, poi se vinci,festeggiamo, se perdi avendo dato il tuo personal best festeggiamo
• si perde, si vince, e domani c’è un altro torneo
Per concludere poi more solito con la penna intinta nell’ambrosia di Marcos: “sconfitta e vittoria sono i tocchi destri e sinistri di un pendolo infinito, che segna solo per ventiquattrore un orario sempre diverso, ma che per il resto della vita segna sempre le stesse ore: passato il primo giorno, si impara a riconoscerle prima che avvengano, seppur sembrino sempre diverse. si è sempre sorpresi dal primo tulipano, quando ancora la primavera è fredda, anche se ne hai conosciute tante… di primavere.
il tulipano è solo uno dei mille segnali che annunciano l’arrivo della primavera, così la sconfitta e la vittoria sono solo due delle mille compagne di una vita dedicata al tennis, ma anche di una vita solo dedicata a se stessi. non le ritengo delle intruse, esattamente come non lo è il tubo delle dunlop, che, fin da quando son piccolo, abita nella mia casa.non v’è l’una senza l’altra, non v’è l’una senza me, non v’è l’altra senza me, non v’è gioia senza tristezza, non c’è vittoria senza sconfitta e senza me.si rincorrono quotidianamente, sin dai primi sorsi del latte materno, ed il bimbo ancor muto le riconosce e le amministra, con il riso o con il pianto. l’intruso, semmai, sono io…in un mondo in cui sconfitta e vittoria non hanno bisogno di me per perpetuarsi. la differenza tra l’una e l’altra sta solo nel sapore della lacrima che sulla mia gota s’asciugherà.
E mentre tiriamo fuori i fazzoletti e cominciamo ad axciugarci le furtive lacrime,alla fine continua ad aleggiare su tutto il Blog l’Inquietante Interrogativo del Tennis Parent: Chi siamo? Che cosa facciamo? Da dove veniamo? E soprattutto dove cavolo andremo mai a finire continuamdo di questo passo?
20 Aprile 2007 alle 13:41
AD ATTI
Caro Atti
ho riletto il tuo ultimo post,e tento di darti una breve risposta circa le statistiche sulle carriere Junior e quelle Atp:
da studi fatti e’ risultato quanto segue:
Contando la classifica ITF da Junior alla fine dell’anno 1998 e considerando i primi trenta,e’ stato fatto un controllo dopo 5 anni con il risultato che:
- 86 % era nei top 300 atp
- 63 % ” 200 atp
- 47 % ” 100 atp
- 40 % ” 50 atp
- 20 % ” 20 atp
- 16 % ” 10 atp
Quindi si puo’ desumere che l’indicatore classifica ”itf -entro i primi trenta ” puo’ essere un buon indice di valutazione prospettive future ,senza niente di sicuro (thron),in particolare chi finisce l’anno entro i primi trenta itf ha circa il 50 % di probabilita’ di entrare nei primi 100,almeno una volta ed in media almeno dopo 5 anni.
Sono state fatte analisi anche sugli anni precedenti ,con risultati analoghi,e quindi non le cito.
Questo per cercare di ricondurre a logiche numeriche le aspettative e le speranze….naturalmente come e’ assodato le statistiche non tengono conto dell’elemento umano
(quando si dice che l’aereo e’ piu’ sicuro della macchina si tiene conto solo dei numeri,non delle singole abilita’dei guidatori)
e per questo una percentuale e’ lasciata all’imponderabile ed al pane e sudore che dici te e che comunque non fa mai male.
E comunque,anche per continuare ad alimentare le speranze di tutti,non solo dei padri di fenomeni,siamo in possesso di un video dove si vede un Federer tredicenne giocare ed imprecare!
In pratica si vede un giocatore di tredici anni come ce ne possono essere molti in Italia ,niente di speciale,tanto che infatti a quella eta’ Rogi era numero 7 di Svizzera ,pigro ed una forte passione per il calcio ,sport in cui eccelleva,almeno cosi’ mi dicono.
Ora vi faccio una domanda:nr 7 di svizzera equivale probabilmente a nr 70 della sua categoria in Italia…..Se Rogi nasceva in Italia e gli piaceva molto il calcio,essendo nr 70 degli under 14 ……che avrebbe fatto al momento di scegliere ?
Probabilmente avremmo perso un futuro nr 1 ,in favore forse di un campione di calcio ??
Nessuno puo’ rispondere ma aspetto con impazienza le vs osservazioni.
Saluti
buon week end tennistico pieno di gare ,divertimento e risultati.
20 Aprile 2007 alle 14:18
a Stefano Grazia
ho visto il tuo post dopo che avevo gia’ inviato il mio…
complimenti per il sunto,e mi scuso posso essere sembrato po’ brutale ed ho usato un po’ la sciabola ,con te ma anche con me stesso.
Mi piace pensare che stiamo vivendo un’esperienza simile con i nostri figli ( e ti assicuro che la maggiore dote del mio non e’ una abilita’ tecnica ma la serenita’ sul campo da tennis e la gioia di giocare,per questo mette 10 con grande sincerita’nella scheda)e che possiamo considerarci ,tutti noi che scriviamo su qs blog come compagni di viaggio.
La cosa comunque piu’ bella (dal punto di vista tennis)con i ns figli e’ quello che ci danno ogni giorno,non quello che ci potranno eventualmente dare tra qualche anno,concordi?
Certo che ho citato/interpretato Kipling… in verita’ lui parla di triumph and disaster,and treat those two impostors just the same…
Saluti di nuovo…
p.s. poiche’ sono solo un novizio mi sapete dire in genere dopo quanto vengono accettati i post ?poiche’ noto un certo ritardo nella cronologia..
20 Aprile 2007 alle 15:13
STEFAR, volevo dirti che sei fantastico, e che sei molto diverso dai maestri FIT che ho conosciuto io finora, e sui quali si sono basate le mie considerazioni critiche nei confronti della nostra Federazione.
Spero tanto che il tuo non resti un caso isolato e che la produzione di buoni maestri sia il primo passo verso la produzione di buoni giocatori…
Spero infine che Roberto Lombardi abbia prima o poi il tempo e il modo di leggersi questo blog…
20 Aprile 2007 alle 15:18
Ringrazio STEFAR per le statistiche e le sue precise osservazioni.. Personalmente “odio” l’abuso del termine “fenomeno” quando viene usato a sproposito; quello che voglio dire è che fino ai 13-14 anni i ragazzi dovrebbero giocare, ed allenarsi (magari anche divertendosi) senza l’assillo della classifica, e dei risultati, perchè, ma ripeto è una mia considerazione (peraltro condivisa dai maestri del mio circolo), spesso i risultati “fenomenali” di alcuni sono determinati al 99% da allenamenti intensi (4-5 volte alla settimana) e/o da inizi precoci (a 4-5-6 anni), e magari, parlo a livello regionale-nazionale, poi a 14-15 anni le differenze si affievoliscono e continuare a essere “fenomeno” diventa molto ma molto piu’ difficile.
E’ ovvio che ci sono casi dove il talento è talmente evidente che è difficile non scomodare paragoni “paranormali”, diciamo 1-2 ogni cento “fenomeni” annunciati.
Ed allora, e parlo soprattutto fra gli addetti ai lavori, non sarebbe meglio volare piu’ bassi cercando di mantenere il Gap con il resto della comitiva; invece, spesso, succede il contrario, convinti che il talento faccia sempre la differenza, e magari perdiamo per strada potenziali ottimi giocatori.
Anche la statistica, mi sembra che ci venga incontro, dicendoci che fra i primi 100-200 c’è spazio (30-40 %) anche per i “ritardatari”!!
Ho appena visto la sfida FERRER-DJKOVIC, ed allora ditemi se ha piu’ possibilità un maratoneta ben allenato o un talentuoso “fenomeno” ? io mi tengo, ovviamente, sempre un DJOKOVIC, ma vedo invece che i FERRER continuano ad imperversare; questo è uno dei motivi che mi fa ritenere di non volare troppo alti, e semmai di insegnare a tutti i “fenomeni” che senza grinta, voglia e molto allenamento difficilmente si resta RE nel tennis che conta.
Ciao.
20 Aprile 2007 alle 15:44
Mi è sembrato di capire che il tema che state dibattendo è :
” Cosa devono fare i genitori per far diventare il figlio campione” con sottotitolo ” e non avere rimorsi di coscienza in caso di insuccesso ”.
Mettiamo via le false modestie , tutti in fondo speriamo di avere il fenomeno pronto a esplodere , la parola ci fa ribrezzo lo so, ma poi stiamo sul prudente perché la ragione e le statistiche ce lo impongono.
O magari non proprio fenomeno ma che comunque ” ha vinto 10 tornei su 13 su tutto il territorio nazionale” oppure ” a 9 anni batte quelli di 10” oppure ” il mio ha perso al primo turno da uno straniero la cui età era almeno dubbia ” o anche ” il mio ha perso al primo turno ma quello che a vinto ha solo più fisico, per ora, ma con quei colpi dove vuoi che vada ”…………
Io sono il peggiore di tutti perché , a differenza dei vostri , mio figlio anni 12, vince poco, perde anche con quegli più piccoli ma ”ancora un anno e poi vediamo chi è il più forte”.
Noi siamo quelli pronti a prostituirci al maestro del club perché abbia un occhio di riguardo per un così bravo bambino che si impegna tanto e il tennis lo prende sul serio o al primo selezionatore che riusciamo ad avvicinare per avere qualche piccolo vantaggio ai raduni , una convocazione in più, in seguito una wild card per qualche torneo ETA e perché no una buona parola per un contributo federale.
La verità è che tutte le motivazioni che ci diamo per giustificare uno sforzo così grande di tempo e di energie , peraltro tutte importanti, ( allontanare i figli dalla play station , sport come crescita dell’individuo , sport e cultura , il torneo con la gita …..) sono in qualche modo sullo sfondo.
Noi vogliamo i risultati.
Quindi per favore Fulvio dicci come hai fatto, tuo figlio quante palle ha tirato, cosa gli hai detto , quanto dormiva, che tornei ha fatto………. perché anche noi abbiamo dei figli di talento ma che non riescono ad esprimerlo perché il maestro non capisce nulla, la mentalità italiana è provinciale, la federazione, nonostante il presidente del 20ennio non ci sia più da 10 anni, è incapace e , per i più fortunati, queste Academy mi rubano i soldi perché non lo mettono nel gruppo di Quinzi, Miccini, Larcher De Brito……e mi fanno pagare la retta.
In fin dei conti , se non ci prendiamo troppo sul serio , non ci trovo nulla di sbagliato in tutto questo.
Sono i sogni che ci spingono a fare quello che facciamo.
Io amo lo sport , non quello ricreativo ma quello agonistico , di ogni livello, da Wimbledon a la gara a squadre del circolo.
E praticarlo per un ragazzo è la cosa più bella che possa fare. ( Per chi ama la musica sarà suonare uno strumento immagino )
Per cui , a patto della sufficienza a scuola, si perché è meglio avere più possibilità e con lo sport è difficile che ci si possa campare , ( neanche con una laurea ma questo è un altro discorso ) darò il mio appoggio totale ad un figlio che lo vuole praticare.
Purtroppo, o forse no (così o meno problemi di scelta) , i miei mezzi sono limitati, non andrà mai in un Academy e non avrà mai un coach privato, e questo mi è sembrato di capire non gli permetterà di diventare un professionista, ma non per questo lo incoraggerò a smettere o non gli darò il mio totale sostegno.
Gli darò serenamente quello che posso.
Unica cosa che voglio in cambio è l’ impegno durante le ore che è in campo.
In caso contrario si passa allo sport ricreativo ma a quel punto anche i nostri sacrifici saranno adeguati a quella situazione.
Il mio consiglio è proprio questo appoggiate più che potete la passione di vostro figlio, beninteso se è la sua non solo la vostra.
Sapete tutti i rischi a cui andiamo in contro.
I paletti dobbiamo metterli noi con le nostre esigenze e la nostra realtà e facendo i conti con le capacità del nostro atleta che possiamo verificare giorno dopo giorno con i risultati che sta facendo.
La testimonianza di Fulvio in questo è molto chiara.
E visto che oltre a sognare sappiamo, speriamo, anche ragionare sta a noi trovare il giusto equilibrio, non illuderli, far si che vittorie e sconfitte non siano momenti di esaltazione e di tragedia ma di una sana gioia e di una sana delusione e uno stimolo per andare avanti non un motivo per smettere.
Sta a noi stemperare i toni e fargli capire che è un ragazzo fortunato solo perché sta facendo qualcosa che gli piace aldilà dei risultati e che gli permettiamo di studiare 1 ora al giorno per prendere sufficiente e non 3 per pretendere ottimo.
Se questo equilibrio non lo abbiamo e/o non lo sappiamo trasmettere penso che il problema non sia sportivo ma di altra natura, nessuno del resto ha mai messo in dubbio che fare il genitore sia cosa facile, sport o non sport.
Per Stefano Grazia e quanti si chiedono se ne vale la pena.
Il talento è qualcosa di impalpabile, sappiamo che esiste ma nessuno lo può quantificare.
Come voi tutti potrei fare esempi di atleti che in età giovanile erano bravi , ma come loro ce n’erano altri , che hanno fatto una fatica tremenda e poi sono diventati atleti di vertice.
La caratteristica che accomuna chi è riuscito è la voglia di emergere, la motivazione, un carattere che gli ha permesso di superare le difficoltà quando tutto sembrava perduto…. certo qualche dote bisogna averla perché qui si tratta di avere la meglio su altri che vogliono la tua stessa cosa.
Ci sono è vero anche i ”fuoriclasse” quelli che hanno avuto dalla natura delle qualità fuori dal comune.
Quelli che non hanno faticato più di tanto ad affermarsi e ai quali sembra risulti tutto facile.
Ma sono veramente pochi.
Dietro ogni risultato mi piace pensare che ci siano state tante lacrime e fatica.
Per cui scegli la scuola più adatta al tuo Niky e mandalo all’academy più vicina visto che ne hai le possibilità ( se non ti trovi bene la puoi sempre cambiare ).
Male che vada sono sicuro che saprai fargli apprezzare quello che sta facendo e non farlo un frustato in caso di insuccesso.
Non avrai rimorsi. Come dice un pluricampione del mondo ” pensa se non ci avessi provato” questo si sarebbe stato un delitto e sono sicuro che anche i suoi genitori avranno avuto dei dubbi all’inizio.
Se ha un pizzico di fortuna troverà un bravo maestro che gli si affezionerà e tuo figlio a lui e che non penserà solo a spillarti quanti più soldi possibile ma si chiederà di tanto in tanto durante la giornata che cosa può far fare a Niky per farlo migliorare.
Se lo trovi non lo mollare perché il rapporto tra allenatore e atleta è alla base di ogni risultato.
Il resto è dentro tuo figlio.
Questo è l’unico consiglio che posso darti.
In bocca a lupo a tutti
20 Aprile 2007 alle 16:58
Si, ma non ci lasciare cosí…continua a dialogare….Dopo un post cosí non ti possiamo permettere di andartene …Abbiamo bisogno oltre che dei FULVIO anche-soprattutto per evitare i miei monologhi- degli ATTI,degli STEFAR, dei KILL BILL(l’unico difetto in tutto il post é che hai il nickname del peggior film di Tarantino, io che avevo molto apprezzato se non proprio amato i suoi primi…). Magari son io che non mi sono espresso bene prima, ma questo post potrei averlo scritto anch’io, non ci trovo nulla di fuori posto, nulla di sbagliato, concordo su tutto,perfettamente, accetto i consigli (ma non credere che sia pieno di soldi, é solo perché lavoro all’estero…se rientro in Italia, sono ancora un medico ma disoccupato). Sottolineo soprattutto la frase:
“Unica cosa che voglio in cambio è l’ impegno durante le ore che è in campo.In caso contrario si passa allo sport ricreativo ma a quel punto anche i nostri sacrifici saranno adeguati a quella situazione.”
Credo d’averla ripetuta piú volte anch’io, magari fra le pieghe dei miei deliri grafomani,ma che lo dica anche un altro al termine di un post che potrei controfirmare, mi conforta. Non siamo soli su questo pianeta.
STEFAR: non ti preoccupare, continua a menare la clava, non mi pare di essermi lamentato e poi,soprattutto, non mi pare che tu dica cose diverse dalle mie…soprattutto se le dici tu, che sei un Maestro, vengono ascoltate,se le dico io sono i vaneggiamenti di un padre ubriaco di tennis…Ma se ti vai a rileggere i miei posts, non credo che troveresti molto da controbattere (in fin dei conti io sono stato uno dei primi nel blog a sostenere che PRIMA é meglio)…Magari non abbiamo la stessa opinione sulle Academies ma tu stesso hai riconosciuto che nella mia posizione anche volendo non ho poi molte scelte alternative…Come dice Roberto, il problema non sei mica tu, sono gli altri Maestri Federali…Concordo su quasi tutto quello che hai scritto e anche su quel poco che non concordo ci sto comunque riflettendo… Poi mia moglie mi aveva giá parlato benissimo di te, fossimo in Italia e tu fossi disponibile sicuramente ti affiderei spesso mio figlio per quegli stages all’Elba di cui mi parlava…
20 Aprile 2007 alle 18:04
davvero un bel anzi strepitoso post il tuo kill bill.ha i centrato tutto dalla passione di noi genitori al rapporto che un figlio possa sperare di avere con il suo coach.chi non prova non saprà mai le vere potenzialità del proprio figlio,ma bisogna essere anche sinceri con se stessi qualora le qualità dei nostri ragazzi lasciassero a desiderare.poi metti in risalto le possibiltà che uno deve avere per far una ”programmazione” a 360° mirata al miglioramento,giusto anche questo perchè di soldi aimè se ne spendono molti,e bisogna essere coscenti di non avere un asino,naeanche un purosangue,ma un cavallo che sappia fare la sua strada senza troppe …soste. il momento clou di ogni ragazzo è a 14 anni,dopo le medie,a mio modesto parere,li si deve fre la scaelta,provare a far qualcosa di serio di importante o lasciare che il proprio ragazzo si …diverta,certi che qualche qualità la deve avere.ripeto comunque che fino a quell’età li gioca-vince e perde più il genitore che il ragazzo.ricordo la frase di Marco Lubrano un tecnico di Genova che apprezzo più di ogni altra persona al mondo,durante una riunione al centro tecnico di Valletta Cambiaso con presenti i genitori di Figliomeni Ansaldo Bukananm Mortello Ravano,insomma tutti ragazzi campioni d’Italia nelle loro categorie: signori sappiate che questi scudetti non li hanno vinti i vostri figli,li avete vinti voi in tutte le forme possibili!! a pensarci bene il buon Marco aveva ragione,se non fosse stato per la voglia di noi genitori i nostri figli non avrebbero mai combinato niente di buono.siamo noi con iul nostro ”tutto” a far andare avanti i ragazzi nello sport più difficile che ci sia!!
ps:io dico e dirò sempre che il tennis non è da gente normale!!!
20 Aprile 2007 alle 18:56
PS
Ovviamente, la chiave di lettura di Kill Bill è quel “In fin dei conti , se non ci prendiamo troppo sul serio , non ci trovo nulla di sbagliato in tutto questo”
Devo però confessare che sto attraversando una fase di stanca, vorrei un feedback positivo, vorrei poter vedere quell’entusiasmo che Stefar vede sempre in suo figlio…Io invece devo magari incazzarmi perchè alla tivù c’è Nadal e Nicholasè lì a 5 metri, le spalle girate che sta giocando alla Play Station portatile…Comprata l’anno scorso,non ci ha giocato per un anno, adesso è in una fase di full immersion perchè TUTTI i suoi amici ci giocano e gli hanno anche detto che sul Computer vai su GamesRadar e ci sono i Cheats, cioè i trucchi per superare le impasse, cioè quando non riesci a proseguire… Intendiamoci, della PS potrebbe non fregarmi nulla-gliel’ho comprata io, come dice anche Marcos che ci giochi un po’ è giusto e normale- ma quel che mi lascia perplesso è il fatto che ci sia Nadal in Tivù e uno che dice che vuole giocare a tennis,che il tennis è tutto, non senta nemmeno il desiderio di darci un’occhiata…E va bene, oggi pomeriggio ha segato per la prima volta la madre 7/6, da Bollettieri è stato bravissimo, domani ha un torneo, a scuola va bene, lascialo respirare,di santo…Si, ma un bambino che ha la passione per il calcio se in tivù c’è il Brazil se lo guarda… Siamo dunque così ciechi e sordi da non ammettere la cruda realtà?
Ma ve li ponete anche voi simili problemi?
O è piuttosto qui che si inquadra limportanza della figura del Genitore, quello che davvero salva il tennis italiano e tiene botta costringendo i suoi pargoli a giocare? Troppo facile farli giocare se ne hanno voglia, se son loro a chiederlo, se battono tutti i coetanei 61 63: il vero TENNIS PARENT DA MEDAGLIA D’ORO è quello che nonostante un evidente NON PASSIONACCIA del figlio l’ha comunque fatto giocare, raggiungere un certo livello ed è pronto fra qualche anno,a 13-14 anni, a lasciarlo poi libero…Libero anche di mollare, ma non potrà mai dire che non ne aveva la possibilità… A dire il vero, l’ho spesso ripetuto, lui è libero di mollare anche adesso, ma lo deve dire forte e chiaro…Nel qual caso ritorno a quel che diceva Kill Bill, si passa al tennis ricreazionale e d’estate invece che in Florida andiamo a fare windsurf in Jamaica che almeno ci divertiamo di più al ritmo della musica reggae (sapevate che Nicholas è nato lo stesso giorno di Bob Marley?) Nel frattempo io quest’estate, dopo Bertino,Rick Macci & Bolletta davvero lo iscrivo a un Summer Camp di Drama e Recitazione…
21 Aprile 2007 alle 00:18
con grande piacere annoto che il blog sta ospitando interventi di persone appena arrivate: queste apportano sempre nuovi spunti ed argomentazioni molto interessanti. grazie!
straordinario ulteriore riassunto di stefano grazia, che mai finiremo di ringraziare.
condivido i pensieri di fulvio molto spesso e sottoscrivo anche la sua ultima: il tennis, preso come lo prendiamo noi, non è da gente normale…
…ma è una follia che adoro!
23 Aprile 2007 alle 09:57
I pericoli di vivere all’Estero: andiamo a giocare un Doppio Giallo al Club e per evitare di fare gli spocchiosi restiamo anche al Pranzo offerto dal Circolo (mentre osserviamo di lá dalla vetrata Nicholas vincere a mani basse nel secondo turno degli Under 13…Qui li han messi tutti insieme…).Risultato: vomito e diarrea a partire dalle tre del mattino e tutta la domenica passata in coma, stesi sul divano o sul letto, come se vi fosse passato sopra un treno…Avrei voluto tradurre qualche intervista da Montecarlo, ma non son nemmeno riuscito a pensare di accendere il computer…Sorry, Ubaldo…
Chi cercava peró disperatamente notizie su Adelchi Virgili, le avrá trovate (con tanto di foto) nei Servizi di Ubaldo da Montecarlo…Da qui uno spunto per il nostro blog: i danni che puó fare una precoce ed esasperata preparazione fisica con i pesi…Checché se ne dica, alla famigerata bollettieri academy a queste cose ci stanno piuttosto attenti e per preparazione fisica anche intensa -almeno da quel che ho visto-intendono piú che altro foot drills e reattivitá…Mai visto l’ombra di un peso…Ancora non mi capacito come sia stato possibile intraprendere una preparazione coi pesi su un ragazzino di 13-14 anni (potrei aver capito male ma questa sembrerebbe la causa) e sicuramente i responsabili dovrebbero essere marchiati a fuoco per essere evitati accuratamente…Se invece vi sono altre ragioni,altre cause, allo stesso modo é nel loro interesse fare chiarezza, perché non é che da ció gli derivi una buona pubblicitá…
Certo, uno si guarda Nadal e si chiede a che etá abbia cominciato…
Genitori di Tutto il Blog, che Preparazione Fisica fanno i vostri pargoli?
23 Aprile 2007 alle 11:14
Cari amici di blog,
sono contento che il mio post ( ero all’esordio ) non vi sia dispiaciuto.
Sapevo di non essere stato molto originale ma come potevo esserlo dopo interventi così precisi e puntuali di persone molto più esperte e competenti di me ?
Ho deciso di intervenire principalmente per 2 motivi .
Il primo è che mi sentivo in debito essendo da circa 20 giorni ( da tanto vi ho scoperto ) vostro assiduo lettore e volevo dare un segno della mia presenza.
Anzi devo dire che mi sono divorato i primi 250 interventi in 2 giorni ed ho avuto più informazioni di quante ne avevo raccolte da quando sono passato dalla categoria ”padre modello” ( a cui va bene tutto ) a quella di ”padre coach” ( che vuole sapere per agire al meglio).
L’altro motivo, sicuramente egoistico, è che ho usato il blog come se fosse la mia prima seduta di ” genitori anonimi”.
Per cui invito tutti a censurarmi senza pietà , ora e in futuro, se non siete d’accordo su quanto ho detto o se esagero un po’.
Nonostante abbia vissuto lo sport da quasi tutte le prospettive mi ritrovo, come quasi tutti voi, a vivere la parte più difficile e sconosciuta , di certo la più sofferta ed emozionante, quella del genitore.
Per la nostra guida Stefano:
se ti può essere di conforto anche mio figlio preferisce la play a Federer – Nadal e questo non mi fa certo impazzire, ma credo sia un fatto normale a quell’età.
Aspettiamo pazienti che ci diano qualche segno su cosa vogliono fare e poi che ci piaccia o no dovremmo agire di conseguenza.
Il nickname Kill Bill lo scelto più in onore della protagonista Uma Thurman che del regista.
Il film a me non è dispiaciuto anche se capisco che per molti può essere orribile.
Tornando al tennis Venerdì mio figlio partirà alla volta di Maglie , mitico torneo ETA U 12 per giovani promesse , ( o speranze ? ) dove farà le qualifiche.
E’ la prima volta che esce dalla regione per un torneo ed il fatto positivo è che è aggregato ad un gruppo di coetanei e non avrà i genitori tra i piedi.
Sono molto curioso di sapere quello che mi racconterà.
Per quanto mi riguarda ieri , con un pretesto, mi sono rifiutato di accompagnarlo a un torneo e l’ ho mandato con la nonna.
Non ho risolto nulla perché ho ‘’sofferto” lo stesso, più che sulla sua tenuta mentale inizio a dubitare della mia.
Fulvio, intanto complimenti, per favore mentimi spudoratamente e dimmi che dopo un po’ ci si abitua e non si ‘’soffre” più.
Un saluto a tutti.
23 Aprile 2007 alle 13:21
Do anche io il mio contributo ; anche mio figlio (10 anni) riesce a seguire non più di 10/15 minuti alla volta un incontro alla tv. L’ho portato a Montecarlo a vedere i “quarti” e dal vivo è andata molto meglio anche se ogni tanto un’occhiata alla psp del fratellino (6) la dava…. Il piccolo; tv zero, dal vivo qualcosina ha seguito, tanto per le statistiche.
Preparazione fisica ; 1 ora di ginnastica mirata alla scuola di tennis più 2 ore di judo che non c’entra nulla ma credo che gli abbia comunque fatto bene. Secondo me è lento nello scatto , quest’estate vedremo di migliorare in campagna, a proposito che distanza suggerite ? io pensavo scatti da circa 15/20 metri.
Ieri dopo un’ennesima sconfitta al tie break abbiamo deciso di comune accordo che dal prossimo torneo genitori e fratellino NON lo guarderanno giocare in gara per non mettere troppa pressione. Proviamo ! che dite, è un errore colossale ?!
23 Aprile 2007 alle 15:02
A Roberto:
grazie per i suoi complimenti,che sono sempre apprezzati ,in effetti a volte ho l’impressione di essere un po’ speciale…….no scherzo ,non mi piacciono gli esaltati,anche se la modestia e’ riconosciuta solo in cielo(e li’ non serve piu’…)
a Stefano:
difficile parlare di preparazione fisica per bambini di 9/10/11 anni.
vi sono delle precise indicazioni sulle percentuali di composizione giochi sportivi/preparazione fisica anno per anno…
non conosco il problema di Virgili e quindi cerco di non parlare delle cose che non conosco…. certo che sempre l’ ITF da’ delle indicazioni,tra le altre , anche ai genitori del tipo:
- Cercare di evitare OVERTRAIN and BURNOUT e non dimenticare che i vostri figli stanno crescendo.Attenzione ai danni fisici derivanti dall’overtrain durante la crescita.
- In seguito ad una sconfitta comunque sia stata cattiva la prestazione non abusare verbalmente o fisicamente di vostro figlio.IL mondo non e’ finito ed il sole nascera’ ancora domani …
- Capire i rischi ed i segni dello stress (insonnia,ipercriticismo,scorrettezze,isterie) ed evitare di essere insensibile alle espressioni d’ insicurezza,ansieta’ risultanti dall’essere coinvolti in uno sport altamente competitivo.
- Evitare di trattare diversamente vostro figlio a seconda della sconfitta o della vittoria.Evitare punizioni o rancori o musi ed incoraggiare vostro figlio nell’allenamento per migliori risultati futuri.
Scrivo questo anche perche’ ieri ho assistito ad una scena poco edificante con un genitore che ha preso a schiaffi il proprio figlio perche’ secondo lui gli aveva risposto male(non perche’ aveva appena perso con un compagno di circolo una finale…..)
Ragazzi ,diamoci una calmata,i tornei under 12/14 servono soprattutto ai maestri (ed ovviamente anche agli allievi)per capire dove devono lavorare.
Saluti.
23 Aprile 2007 alle 15:20
A GIO92 KILL BILL E STEFANO:
purtroppo il tennis deve anche scontare la concorrenza con i giochini elettronici.
Anche mio figlio ieri in casa con un amico pure lui buon tennista ha degnato di uno sguardo effimero la finale di Rogi e Nadal ed ha preferito la Play e per fortuna il ping pong….
Mi viene pero’ da pensare alla solitudine….che questi ragazzi tennisti possono provare,a scuola ,con i vicini o al mare dove il calcio la fa da padrone nelle discussioni ,nel tempo libero,nelle partitelle a scuola.
Ed allora,una volta che sei con un amico,non puoi vietare lo svago ,sia pur elettronico.
Racconto comunque un aneddoto successo lo scorso anno ad un torneo internazionale a Bari dove avevoo accompagnato un certo numero di ragazzini osservati:
eravamo al tavolo ed i primi giorni non c’era verso di ordinare perche’ tutti erano impegnati o in game boy o nelle play station portatili o al telefonino….. ed alla fine decidevamo noi pochi genitori:risultato ,arrivavano i piatti ed a nessuno andava bene niente.
Al secondo giorno ho vietato i giochini a tavola….
Accanto a noi c’era un gruppo di ragazzi rumeni,stessa eta’ dei nostri ,stesso numero di ragazzi.
Non c’erano discussioni ne’ dubbi….loro mangiavano.Neanche l’ombra di un giochino,ho solo visto una bambina con un telefonino rispondere brevissimamente ad una chiamata.
Provate a chiedere chi ha avuto i migliori risultati…
Saluti di nuovo.
23 Aprile 2007 alle 15:52
bill kid ….si soffre e si continua a soffrire come bestie.un anedoto lo voglio dire anche io: finale campionati regionali u 12 a Genova,prema dell’incontro mio figlio mi dice: papà voglio il premio partita oggi,se vinco (ra sabato) domani mi porti SanSiro a vedere l’Inter?detto fatto,pensate che ancora oggi che ha 19 anni mi dice se mi qualifico in quel torneo andiamo a vedere l’Inter?
comunque voglio aggiungere che quando si è presi nel sistema,quando si va ai tornei importanti,e non., quando si entra in …ballo,è difficile non far capire al proprio figlio le delusioni dopo una sconfitta,direi quasi impossibile,lui ci conosce molto bene e sicuramente se ne accorge.ecco bisogna cercare di farle rimanere meno amare,ma le sconfitte sono dure da digerire ,qualunque esse siano.
23 Aprile 2007 alle 16:40
a proposito di genitori e ..sofferenza d’accordissimo con Fulvio che il tennis non ha nulla di normale… ma come saggiamente osserva Marcos lo amiamo forse per la sua follia.Domenica finale regionale U 10 f. a Messina, mia figlia Francesca contro Maria Luisa.Splendida giornata di sole,le due piccole entrano in campo concentrate,genitori emozionati (come sempre)partenza a razzo di Fra che concentrata ,precisa ed incisiva passa a condurre 5 -2,reazione d’orgoglio di Luisa 5-3…5-4 si soffre ,mia moglie (non fumatrice!)fuma un paio di sigarette..rovescio incrociato all’angolo ,e la piccola Francesca porta a casa il 1° set 6-4.nel secondo tutto facile gioco profondo sempre aggressivo e si va subito sul 5-0 per mia figlia,mi rilasso ..la partita è in discesa match point: sulla 2di servizio,…braccino Francesca fa un drittino a rete…5-1..5-2..5-3 5-4 5-5 sul 5 pari i piccoli fanno un tie break che manco a dirlo Maria Luisa porta a casa ;la frittata è fatta,perchè il successivo tie break decisivo sfuma via in un lampo e Francesca perde una finale già vinta.. rimango incredulo cerco di consolare mia figlia..dicendo le solite frasi ..Mi chiedo una “botta” così dura per una piccola di non ancora 10 anni che effetto avrà?…..
23 Aprile 2007 alle 17:36
Stefar, e che dici di quello che dicono a proposito di MacEnroe Sr, che se avesse dato qualche schiaffone in piú a suo figlio magari JohnnyMac non sarebbe stato cosí maleducato? Io non c’ero e mi fido di quel che riporti tu e in piú sono d’accordo sul fatto di lasciare i figli da soli dopo vittoria e sconfitta, those impostors, senza procedere subito ad un analisi del perché e del per come, ma chissá, magari quegli schiaffi erano davvero meritati (certo, possiamo aprire qui il discorso sulle valore educativo delle punizioni corporali…io sarei contrario, ma a volte,chissá …quando ce vó,ce vó… Magari é stato piú onesto quel Genitore di quello che ha aspettato di essere a casa e poi non visto cominciato una solfa della madonna o ha tirato fuori la cinghia…)
A parte gli scherzi,tutto quello che scrivi é giusto e politically correct ma onestamente le indicazioni dell’ITF mi sembrano fin troppo ovvie…IL VERO NOCCIOLO SEMMAI DELLA QUESTIONE E´SE NOI SIAMO IN GRADO DI VEDERE LA TRAVE NEI NOSTRI OCCHI ANZICHÉ LA PAGLIUZZA NEGLI OCCHI ALTRUI….Per cui ho trovato piú utili le informazioni di gio92 che sono pratiche…e come quelle diKillBill mi confortano (non siamo soli sul Pianeta Tennis!)
Tra l’altro anch’io in Nigeria gli facevo fare karaté ma qui in Angola abbiamo smesso perché gli orari non concordavano…Peró il migliore sport complementare al tennis fra le arti marziali sembra essere la vecchia boxe, un po’ per l’occhio, la reattivitá, l’equilibrio, il gioco di gambe…
Fossi in Italia o in US peró gli farei fare Yoga o Tchai Tchin per imparare a rilassarsi e soprattutto a respirare…(Certo, anche l’adeinodectomia dovrebbe aiutare)
Per quanto riguarda la velocitá da migliorare…credo che i 15-20 metri siano fin troppo lunghi…Certo, serie di scatti sui 15-20 metri possono sempre servire ma mi concentrerei su sprint ancora piú brevi e magari con cambi di direzione…Puoi usare le misure del campo da tennis con tutte quelle belle righe e fargli fare per es degli scatti partendo dal centro e andando a dx, toccare la linea laterale e ripartire fino alla linea laterale opposta…oppure fare i famosi “suicides” (cominci di lato dalla linea laterale: scatti,tocchi la linea del corridoio,torni alla linea laterale,riparti fino alla T del Servizio, di nuovo indietro, riparti fino alla linea del corridoio, torni indietro e riparti fino all’ultima linea e ritorni indietro…io figlio ci mette 16-18″…Ultimamente comincio a far fatica a stargli davanti…
Per migliorare gli scatti si da molta importanza ai balzi
Tutti questi esercizi ovviamente non me li invento io e li potete trovare in diverse pubblicazioni, alcune delle quali giá da me indicate nella Categoria del Blog: TENNIS IN LIBRERIA come per es Power Tennis del Dr Donald A. Chu o Complete Conditioning For Tennis by Paul, Ph.D. Roetert(Sono in Inglese, si possono ordinare via Amazon…Altrimenti c’é sempre Tennis Training di Castellani e OK Tennis di Aprili, ma sono quasi libri per sostenere un esame universitario, non sono immediati al contrario delle Pubblicazioni USTA)
Su Virgili: ovviamente non intendevo giudicare,anzi…avendo sempre saputo che i pesi si cominciono ad usare a crescita scheletromuscolare quasi compiuta, mi chiedevo: primo, come cavolo fa ad essere cosí muscoloso Nadal (lo era giá due anni fa) e secondo, cosa in effetti si fa in Italia nelle Scuole Agonistiche quando hanno giá 14 anni…Leggevo che Virgili era stato affidato ad un preparatore della FIT…Se non é vero, sarebbe bene smentire categoricamente.
Io con mio figlio, che é uno scricciolo tutto muscoletti e nervi e spero solo che cresca dopo l’operazione alle adenoidi, altrimenti l’unico suo modello non potrá che essere Marcelino Rios!, faccio questo:
Nuoto, due volte a settimana per circa 6 mesi piú due volte con la scuola per tutto l’anno scolastico;
Foot Drills, dai 10′ ai 30′ tutte le volte che andiamo insieme al campo Occasionalmente 45′ nella palestra della Compagnia e sfruttando il territorio circostante: salto e/o slalom coi coni, balzi, corse su per le scale, molto noiosissimo stretching, powerjog con ripetute: tipo 3′ con fartlek, tipo comincia a 10.5 km/h, poi corre in salita a 8 km.h, poi di nuovo a 10-12km per ora. Da ripetere tre o cinque volte.
Sia ben chiaro: lo faccio perché a volte lui si diverte quasi di piú a fare queste cose che a volte fare il lavoro sul campo con le palline
In realtá bisognerebbe giá periodizzare ma io che periodizzo a fare visto che non ho una stagione di tornei?
E A PROPOSITO DI TORNEI:: si,Stefar ha super ragione quando scrive “diamoci una calmata,i tornei under 12/14 servono soprattutto ai maestri (ed ovviamente anche agli allievi)per capire dove devono lavorare” ma allora perché io sono qui in Clinica che col telefonino chiedo a mia moglie come sta andando (mia moglie sta guardando, NON VISTA, da dietro la vetrata, Nicholas giocare nei quarti di un torneo senza valore al Circolo locale ) e nel sentire le urla (C’MON!!!) di Nicholas ad ogni suo vincente in un ambiente surreale dove tutti i locals applaudono i suoi errori perché lui é The Enemy, il bambino bianco,ricco,viziato,arrogante, fortunato che se ne puó andare da Bollettieri, figlio di quei due stronzi bianchi snob spocchiosi fortunatamente non razzisti ma un po’ intolleranti si,etc etc, e a un certo punto, saputo che stava giocando bene, non ce l’ho fatta: basta, basta, non voglio piú sentire…E ho chiuso. Che io,Gio92 e KillBill ci abbian separati alla nascita?
PS
A mia parziale scusante voglio aggiungere che poco prima, raggiunto da una telefonata disperata: si erano dimenticati le bandane!, avevo replicato(anche se sono ben conscio delle migliaia di tic,superstizioni, danze propiziatorie,etc che fanno parte del bagaglio degli sportivi): Benissimo, ottima lezione per il futuro, cosí impara a farsi da solo lui la borsa…E che poi non venga a dire che ha perso perché non ha la bandana! Quello che importa o
Insomma, lasciatemi fare l’Olimpico Saggio anche a me, quando nessuno mi vede!
23 Aprile 2007 alle 18:05
Quello che importa, volevo scrivere, non é la bandana oggi,ma la racchetta!
Che fa il paio con l’aneddoto di Stefar su gameboy e rumeni: é una favoletta morale e dovrebbe insegnarci tante cose…(purtroppo ci insegna anche che nella logica delle cose non abbiamo tante speranze…Per un Occidentale emergere in uno sport INDIVIDUALE e brutale come il tennis sará sempre piú dura…Ne abbiamo giá parlato, Anto spera nella naturalizzazione degli immigrati, gli unici-secondo lui-che possano ancora avere The Fire Inside in Italia…
Comunque (e piuttosto!)hai messo giustamente il dito su un’altra piaga: i nostri Figli sono stati da noi condannati ad una vita da paria(”Mi viene pero’ da pensare alla solitudine….che questi ragazzi tennisti possono provare,a scuola ,con i vicini o al mare dove il calcio la fa da padrone nelle discussioni ,nel tempo libero,nelle partitelle a scuola”) Ahimé, come hai ragione…Ed é troppo sbrigativo pensare:si fottano gli altri, abbiamo ragione noi…I nostri Bimbi hanno bisogno di amici, tennisti e non…In effetti questa era una delle ragioni per cui a volte puoi preferire un Academy, per via di quell’A egregie cose l’animo accendon l’urne dei forti, e anche perché cosí si trovano in mezzo a gente che parla la propria lingua…
Capisco che si possa poi correre il rischio opposto: solo pane e tennis, tennis e pane…Insomma, non si riesce mai a far quadrare il cerchio…
23 Aprile 2007 alle 19:02
ragazzi calma !!se qualcuno ci legge penserà che questa blog è sulla terapia di …gruppo!!!credo che qulcuno stia esagerando ,semmai certi problemi cercateli quando i ragazzinio avranno 14-15 anni ,ma a 10 mi sembra che ……
23 Aprile 2007 alle 19:12
Francesco: mi avevi raccontato una storia simile poco tempo fa, solo che quella volta era stata Francesca a vincere rimontando da un set sotto e 1/5… Riuscirai,sono sicuro, a farle capire che una volta si vince, una volta si perde e domani ci sarà un altro torneo: stasera andiamo comunque a festeggiare… (Bellissimo da scrivere, ma ci riusciamo poi in verità? Bè,io ho visto che mio figlio, che a volte sembra un pazzoide iperattivo, e che magari esce sconfitto digrignando:lo odio,lo odio, dopo 5′ è già lì che ride e parla col suo odiato nemico…E questo è un bene. O semplicemente i bambini hanno capacità di assorbimento che gli adulti si sognano…
Piuttosto, in vena di aneddoti, voglio raccontarvi cosa succede qui in angola: mio figlio oggi giocava e a un certo punto uno del pubblico fa coaching, ma non un coaching sottile e indiretto ma in maniera palese.Nicholas dprotesta con l’arbitro: Ma nao se pode E l’arbitro: Nei tornei giovanili si
E non è vero. Fortunatamente io non c’ero, c’era mia moglie che si è astenuta dall’intervenire direttamente cercando di coinvolgere uno dei coaches…la cosa si è ripetuta anche al match point, con i due a parlottare tranquillamente,anzi col supposto Coach che chiama il giocatore, il giocatore chiede all’arbitro il permesso, l’arbitro lo concede, parlottano per un minuto, e via… Non che gli abbia dato chissà quali suggerimenti perchè Nicholas chiude subito.
Ad evitare equivoci,il mio commento al racconto è stato: meglio, così ti abitui a tutte le avversità…quel che non ammazza ingrassa…
Ma v’immaginate se fossi stato presente e avessi deciso di “difendere” mio figlio che in effetti dopo aver dominato si era innervosito e perso un paio di games stava cercando di riprendere il controllo del Match? Sarebbe stata una gazzarra indegna…E al Viandante che si fosse trovato a passare di lì per caso e che avesse giudicato con superficialità, il Papà di Nicholas sarebbe stato uno da additare allo sdegno di chi frequenta il Blog…Del resto, è giusto lasciare il Figlio da solo in balia dei flutti? L’ho già chiesto e mi rispondo da solo: se sa appena un po’ nuotare, e se la riva non è lontana,penso di si.Prima o poi, penso di si.
23 Aprile 2007 alle 20:43
Ma Fulvio, stiamo tutti facendo dell’autoironia…Alcuni protetti dall’anonimato, l’unico coglione,io, a viso scoperto!
23 Aprile 2007 alle 23:46
Insomma, a me sembrava che ci stessimo prendendo amabilmente in giro.
La dimostrazione era che appunto, piuttosto che lasciarmi coinvolgere in poco dignitose scenate, me ne sto a casa. Che importanza do ai risultati? Nessuna. Se gliene dessi alcuna, l’avrei già fatto smettere da tempo. Come dice Stefar e ad essere onesti anche da Bollettieri, fino a 14 anni le partite servono solo per imparare.
Ci stai male se perde? Certo, perchè ti immagini che stia male lui/lei. Ma dura un attimo, diciamo pure 15′. Il raziocinio,il buon senso, l’autocritica ti fanno guardare a queste cose come a delle mere sciocchezze comparate alle vere calamità della vita (di cui peraltro non trattiamo in questo blog)
E poi ci stai un pochino male se perde sempre, altrimenti se ne vince due o tre e poi perde in semifinale o finale, è quasi meglio.
Ciò detto,signori, non facciamo troppo i moralisti e i politically correct perchè altrimenti il senso del blog viene a perdersi: o si parla fuori dai denti,senza pensare troppo, senza cercare di dire solo la cosa giusta, altrimenti queste cose le possiamo trovare anche,come dice Stefar,nei manuali della Fit.
Ciò detto, visto che ho esagerato mi autosospendo dal blog per una settimana. Magari ho davvero esagerato e un po’ di autocensura non può che farmi bene.
24 Aprile 2007 alle 00:10
se il cielo riconoscesse la modestia, sarebbe più facile per noi esserlo. il cielo, invece, riconosce solo le stelle, che, anche quando cercano disperatamente di nascondersi, non riescono mai ad essere modeste: brillano a prescindere dal loro carattere.
è stupefacente che il termine modestia abbia un duplice e contrario significato: un giocatore modesto, difficilmente sarà ricordato per le sue gesta sportive. un genio modesto, invece, sarà amato nel ricordo anche per la sua modestia.
in alcuni casi, la modestia è una virtù perchè colui che la manifesta preferisce non enfatizzare i propri pregi e le proprie qualità. chi è modesto è anche riservato, rispettoso degli altri e, per solito, attento ai loro pensieri.
in altri casi, modestia è sinonimo di mediocrità, piccolezza, scarsità.
modestia e presunzione lottano, rispettandosi, in ogni nostro comportamento. si è grandi, quando si riconosce il momento più opportuno per essere modesti e quando si comprende che, senza una punta di presunzione, l’uomo difficilmente riesce a portare cose buone per sè e per gli altri.
nel nostro caso, il tennista presuntuoso, dotato di tecnica modesta, dovrebbe farsi umile, per migliorare la sua tecnica; per contro, il tennista dotato di buona tecnica, ma di poche vittorie, dovrebbe farsi presuntuoso, per migliorare la sua carriera.
il pallonetto ed il passante misurano la quantità necessaria e sufficiente di modestia e presunzione per un tennista: quando l’avversario scende a rete spavaldo, senza coprirla bene…è bene bucarlo con passanti di forma varia; è bene, quindi, essere presuntuosi. quando l’avversario scende a rete come faceva edberg…è bene inventarsi un pallonetto, nel tentativo di metterlo in difficoltà; è bene, quindi, essere modesti.
bisogna saper essere modesti e presuntuosi nel momento giusto, ma, soprattutto, bisogna saper tirare pallonetti e passanti!
caro fulvio, fabio è già bravo così…pensa se, invece di recarsi a san siro per l’inter (trapattoni), si fosse fatto accompagnare dal babbo per vedere il milan (sacchi): ora sarebbe tuttunserveandvolley e tuttunchipandcharge!
la bandana ha avuto un enorme successo grazie alla serie televisiva sandokan, trasmessa dalla rai negli anni settanta/ottanta: era uno straordinario sfoggio di bandane, turbanti e veli…
ha subito, poi, un violento smacco, quando la indossò, poche estati fa, silvio berlusconi: da nobile copricapo dei pirati a bieco stratagemma, per nascondere un inutile trapianto di capelli: due o tre peli in più non possono cambiare nessuno. peccato.
nel tennis, ad un certo punto, è arrivata la moda del berrettino con tesa parasole messa al contrario: non dò qui un giudizio completo di quel che penso sul berrettino al contrario perchè potrei risultare indisponente e, questo, mi spiacerebbe molto. tra berrettino con tesa al contrario e bandana svilita, però, preferisco quest’ultima. certo sono più importanti le racchette, le gambe ed il rovescio…ma se riusciamo a riportare la bandana alle sue nobili origini (copricapo per ripararsi dal sole e non strategemma discutibile)…io son contento!
ciao!
marcos
24 Aprile 2007 alle 09:00
E intanto il nero Donald Young vince il suo primo future negli States. Che il brutto anatroccolo si stia per trasformare in un cigno reale? Ai posteri l’ardua sentenza….
24 Aprile 2007 alle 09:16
Secondo i sacri testi, riportati da ultimo anche nel libro di Drucker, Jimmy Connors saved my life, che sto leggendo con gran gusto grazie a Stefano, lo stile di gioco del tennista rispecchia principalmente il carattere dell’uomo. E’ vero, però il gioco dipende anche dalle caratteristiche fisiche e dal tempo e dal luogo in cui si nasce. Fabio, non altissimo, nato sulla terra rossa, non avrebbe fatto chip and charge e serve and volley neanche se avesse avuto l’abbonamento a san siro per le partite del milan di Sacchi. Intanto grande speranza per il match di oggi con Almagro… E scusatemi se sono di nuovo off-topic, però mio figlio ha solo 2 anni e 4 mesi…
24 Aprile 2007 alle 12:48
Buongiorno a tutti !
Ho inserito nelle news del mio sito il link con questo blog e alcuni pensieri.
Sarei contento di conoscere le vs opinioni.
Bambini prodigio
24/04/2007
Da un po’ di tempo sto leggendo il blog di Ubaldo Scanagatta, noto giornalista.
Al suo interno c’è quello che ormai con oltre 250 interventi è diventato un vero e proprio spazio gestito da genitori di bambini (U.10-12-14).
Le esperienze di genitori “on the road” in giro per le piu’ importanti accademie USA.
E’ molto interessante per chi fa il mio lavoro cercare di capire come pensa e cosa cerca un genitore di un “under” evoluto.
La riflessione che sto facendo è questa: “Possibile che in Italia non riusciamo a dare un servizio di qualità a questi ragazzi ?” Sono convinto che siamo assolutamente in grado; ma allora questi genitori cosa cercano?”
questo non è un blog, forse con il tempo lo diventerà ma se qualcuno volesse intervenire sul tema puo’ lasciarmi un suo commento a carlo@carlopolidori.it
Saluti
Carlo Polidori
24 Aprile 2007 alle 14:55
Stefano non ti autosospendere…….continua cosi’.
Per quanto mi riguarda saluto tutti ed auguro un buon ponte…lungo.
Complice il ns anniversario (18 anni,una rarita’ ormai) ce ne andiamo nella ns isola…… per sette giorni di relax ed ovviamente richiami….tecnici con poca voglia di portarsi il computer….e molta racchette e palle.
Saluti
24 Aprile 2007 alle 21:25
commento n.348 (il 350 lo lascio a Stefano: guai se si autosospende) e copiato con mille particolari ringraziamenti a tutti quanti hanno contribuito a fare di questo particolare argomento il più seguito ed apprezzato del blog.
Tante volte è grazie ai vostri commenti che scopro…live la vittoria di qualcuno. tipo Bolelli su Safin. E allora ho due alternative: rispondere ad alcuni dei 150 commenti che mi sono arrivati fra ieri e oggi (è un impegno non da poco, anche se mi auguro che lo assolviate anche tutti voi), e tante volte mi sento in colpa de non lo faccio anche nei confronti degli ultimi arrivati che magari ci restando male…oppure attivarmi per mettermi in contatto con Bolelli e/o Pistolesi e raccogliere loro dichiarazioni e commenti su match che nessuno ha potuto vedere. Finisco per privilegiare questa seconda opzione e spero che condividiate…devo scegliere se accontentate alcuni, magari molti, o oppure tantissimi. Mi auguro, ad esempio, che siano piaciute le pillole e i mini-scoop (per carità, quando parlo di mini-scoop sono io il primo a non prenderli sul serio…dice giustamente Gianni che gli scoop nel tennis non esistono…). Aggiungo a chi mi chiedeva di inserire i nomi di Gianni e Rino quando fanno le domande che 1) non vengono che assai raramente 2) temo che rischio di avere dei problemi a pubblicare le interviste (a meno che non mi limiti ad alcuni stralci) perchè alcuni giornalisti sostengono che non bisognerebbe riprodurle interamente: i giornali non manderanno più inviati, dicono, se tanto hanno tutto a disposizione standosene in ufficio. Il problema è effettivamente delicato. il punto è che se il sito Atp o qualunque sito hanno via libera, allora non ha senso mettere l’embargo. E ci sono anche molti tornei che tentano di limitare il lavoro degli internettiani per privilegiare i propri siti….è un argomento, anche quetso che meriterebbe di essere discusso, anche se capisco bene che chi fruisce di questo servizio (cioè voi…) troverà mille argomenti a favore e ben pochi contrari…libertà di stampa, libertà di informare etc. Metterò questo commento anche in fondo ad altri post per scusarmi con coloro cui non rispondo….e segnalo che il ritmo con cui procede l’argomento bambini-prodigio con racchette e genitori-figli è impressionante…non so come Stefano Grazie faccia a starci dietro, anche perchè molti post sono lunghetti, eppure interessantissimi….scrive ormai spesso anche il maestro Polidori che ricordo aver allenato la Pizzichini , la Schiavone ed altre (mi pare), scrive papà Fognini che dice cose interessantissime per chiunque abbia un figlio di qualche talento (e non)…tanto che se potessi trovare modo di far sapere di questo blog alle migliaia di genitori che seguono i figli ai corsi nelle varie scuole ne sarei felice, perchè sono sicuro che come ha scritto qualcuno…ci sarebbe anche parecchio da imparare. Mi piacerebbe, ad esempio, che un qualche tecnico federale dicesse la sua…vedrete che durante Roma lo farà. Per Roma sto preparando un’equipe di amici e collaboratori che dovrebbe dare, spero, buoni risultati per voi tutti
un abbraccio e grazie di…essermi così vicini (ma mi pare di aver formato un bel gruppetto con Riccardo, Giovanni, Marcos, Gianluca, Fabio, Stefano, Angelo e tanti altri che si stanno proponendo. Qualche piccola raccomandazione adesso, asolutamente inutile per il 99,99 per cento di tutti voi: poichè siete diventati così tanti _ e state crescendo in modo esponenziale _ che temo che mi possa sfiuggire qualcosa, mi raccomando di aiutarmi ad autocensurarvi (no alle parolacce, ci leggono anche i giovanissimi), di rispettare sempre le opinioni di tutti, di mantenere l’equilibro dei blogger intelligenti. Intemperanze od offese (che per ora fortunatamente non ci sono state, tutt’al più qualche minima suscettibilità offesa) squalificherebbero tutto il blog. Chiedo scusa per il pistolotto…ma meglio prevenire che intervenire tardi. peraltro fra i genitori (qui, fuori dal campo, e senza interventi da fare per correggere decisioni arbitrali sbagliate o sfavorevoli ai figli…)siamo tutti più tranquilli e sereni, condividiamo enozioni, sensazioni, ci scambiamo impressioni, consigli, quasi sempre super-affettuose
25 Aprile 2007 alle 00:50
non è consentito a stefano di autosospendersi dal blog.
i bloggisti tutti respingono il suo temporaneo desiderio di autocensura, considerandolo come un’improponibile decisione unilaterale.
la sua decisione farebbe il pari solo con quella di gasquet, che decidesse di non giocare il rovescio per un intero torneo: non si può, la natura non lo concede.
stefano è l’anima di questa discussione e senz’anima non si va da nessuna parte.
mi par d’aver capito dal regolamento tacito di questo blog che sono consentiti solo periodi di vacanza; colgo l’occasione per augurare a stefar un buon soggiorno nella sua isola. ma come hai fatto a comprarla??
25 Aprile 2007 alle 21:18
Stefano,non puoi assolutamente mancare ..a furor di popolo devi tornare ..
i tuoi appassionati e competenti interventi sono insostituibili…Fatti vivo..
26 Aprile 2007 alle 12:39
L’AVETE VOLUTO VOI! E poi da quando ho saputo che perfino Francesca,figlia di Francesco, mi legge…(mio figlio invece no:nemo propheta in patria! Oppure: si fida di quel che scrivo, mettiamola cosí)
Insomma, mi costringete a tornare prima di essere accusato di andare a caccia di complimenti o di farmi pregare ma devo confessare che avevo giá deciso in tal senso dopo aver letto l’Elegia della Bandana di Marcos ! Certo di dare una delusione a Marcos, devo intanto dire che io ho spesso portato il cappellino all’incontrario…voglio dire alla hewitt,alla Gasquet,alla Marcelino Rios…Non ovviamente perché lo portano cosí loro, ma perché mi ha sempre dato l’idea di freschezza…Ma ogni tanto lo metto anche dritto…dipende a volte anche dagli stati d’animo della giornata, dal sole, dal periodo epocale, dai traumi quotidiani della vita, boh…un mio Managing director a Lagos vedendomi sempre con look diversi (capelli lunghissimi, barba, pizzo, coda, capelli alla crew cut) diceva che se cambiavo sempre look era un sintomo di mancanza di personalitá al che gli replicavo che al contrario era proprio perché ne avevo tanta che mi potevo permettere di cambiarlo continuamente…Mah, se vogliamo aprire un dibattito anche su questo: mio figlio alterna fascia, bandana alla pirata a cappellino all’incontrario, mai con la visiera davanti…devo dire che un bambino/a con la visiera all’incontrario e magari i capelli lunghi che gli/le scendono alle spalle ha un che di ribelle e sbarazzino….Ma ovviamente non era di questo che volevo parlare….l’autosospensione (o la vacanza) a chi magari scrive come me di getto e si abbuffa di parole é utile per…in inglese c’é il verbo “detach” che credo possa tradursi con “prendere le distanze”… magari anche rileggersi e rileggere gli altri…E io confesso che non ho ben capito il post del Maestro Polidori, quello del Cosa vogliono questi genitori. Sicuramente ho frainteso le intenzioni,per cui devo assolutamente scrivere qualcosa a lui e a noi.
Anzi a noi, ed eventualmente a lui per cc. Datemi il tempo di curare un paio di pazienti.
26 Aprile 2007 alle 14:06
Per il maestro Carlo Polidori , cito :
“Possibile che in Italia non riusciamo a dare un servizio di qualità a questi ragazzi ?” Sono convinto che siamo assolutamente in grado; ma allora questi genitori cosa cercano?”
Da genitore ecco il mio parere ; dal punto di vista tecnico i maestri dei miei figli hanno fatto e stanno facendo un ottimo lavoro , sono persone serie e preparate , non ultimo sanno conquistarsi la stima e la simpatia dei bambini a cui insegnano.
Unica pecca , imho , la scarsa comunicazione verso i genitori. Lo vedo, si occupano di un mucchio di ragazzini e non hanno il tempo per le relazioni pubbliche , il problema è che, tante volte, troppe cose vongono date per scontate ma tali non sono ! Ma qui , per fortuna , è entrato in gioco il Blog di Ubaldo con la regia del impagabile Stefano. Purtroppo anche la federtennis usa Internet in maniera ancora troppo “statica” , spero che questo Blog possa essere un esempio anche per loro.
Per fortuna che sei tornato, Stefano e subito una domanda ;
tuo figlio con che palle gioca : mid o normali ?
26 Aprile 2007 alle 17:26
PALLE:
Assolutamente normali.Da sempre.
So che molti Maestri sono contrari, probabilmente anche Igor Parodi, ma in America usano le palle normali per tutti, a partire dai 7-8 anni: chi si allena con i bimbi piú grandi gioca con le palline normali…
Peró non so, usiamo anche palline da allenamento molto vecchie,sprattutto per i cesti con il feeding a mano e per i cesti alla macchina…Qui non si trovano o costano 30$ a box e quindi fortunatamente ero arrivato dalla Nigeria con 4-5 scatole Dunlop e Penn con 24 cans e poi ad ogni viaggio in Italia e US ritorniamo con diversi tubi MA PRIMA DI BUTTARLE DAVVERO SONO USURATE …Le vecchie le tengo per la Ball Machine :Ho notato infatti che la velocitá é diversa a seconda del tipo di palla e dell’usura e cosí il pericolo dell’abitudine con la macchina non c’é!!!
Anche ha sempre giocato le partite sul campo normale rifiutando i tornei l’anno scorso in Italia su campi ridotti(anche se abbiamo fatto molto minitennis in allenamento giocando nell’area di servizio). Tra l’altro mi ricordo di aver letto qualche anno fa un allucinante articolo di protesta su Tennis Italiano di un Genitore che avendo un Bambino Under10 che aveva sempre giocato a tennis su campi NON ridotti, che era stato un mese da Bollettieri,che era bravo etc etc aveva chiesto il permesso di iscrivere il figlio aklla Categoria superiore.Permesso negato e sembrerebbe anche con arroganza. Risultato: il bambino non abituato alle misure perdeva male e piangeva e il genitore sconsolato si chiedeva dove era il senso di uno sport che invece che far di tutto per metterti a tuo agio s’impuntava a crearti burocratici ostacoli d’ogni tipio…Ma se io voglio giocare in una categoria superiore, chettefrega? Al massimo perderó di brutto, cavoli miei,no? Puó anche essere una Lezione Morale…Non l’ho conservato ma sarebbe stato un’ottimo articolo per il nostro blog
26 Aprile 2007 alle 18:31
POST INVIATO ANCHE CC PER EMAIL ALL’INDIRIZZO DEL MAESTRO POLIDORI:
Egregio Maestro Polidori, prima di tutto la ringrazio per aver avuto la costanza, la pazienza e l’umiltá forse di seguirci. Raccolgo il suo invito a risponderle anche se devo confessare che leggendo il suo ultimo post ho avuto un inconscio moto di fastidio: innanzitutto , perché scriverle direttamente se giá stiamo utilizzando il Blog? A meno che uno non voglia contattarla per richiedere i suoi servizi professionali, sarebbe utile forse che lei ci rispondesse direttamente sul Blog di Ubaldo che ha giá acquisito un suo spazio e una sua dignitá. Altrimenti, vede, è come la storia dei Circoli in Italia che come dice Atti sono tutti preoccupati a curare il proprio Cortile e Orticello e a non confrontarsi con gli altri. Oppure come precedendomi ha scritto Gio92, lamentando come unico vero difetto la mancanza di comunicazione col Genitore, visto quasi con fastidio, se non addirittura come Il Nemico.
Poi forse,anzi sicuramente,sono io che ho frainteso o ho davvero la Coda di Paglia,e quindi puó essere che tutto quel che segue alla fine perda molto del suo senso,ma anche leggendolo,il suo post, a mia moglie, la prima cosa che lei ha detto é stata: “dipende da con che tono lo dice…” Cosa cercano questi genitori infatti suona male, sembra quasi un esasperato MaCCHEC@#$&! vogliono questi rompicoglioni di genitori…urlato alla fine della giornata da uno che in cuor suo ha fatto di tutto e si vede contestato a suo modo di vedere ingiustamente.
Che un po’ lo siamo,rompicoglioni, inutile nasconderlo, lo sappiamo; che ce ne sian di Orribili e che a volte anche Noi ci si trasformi negli Altri é ahimé una cruda veritá, peró cosí come Lei scrive, Carlo, non si capisce se il suo é un umile tentativo di interrogarsi sul perché vi sia questa apparente (bé,mica tanto apparente)mancanza di fiducia fra Genitori e Coaches o se invece il suo é proprio non dico un’arrogante rifiuto ma un’ammissione di fatto. Cioé, ma cosa volete Genitori? Noi vi diamo tutto e voi volete ancora di piú. Ma statevene a casa e lasxciateci lavorare in pace: a ognuno il suo Mestiere.A voi quello di Genitori,a Noi quello di Coach.
Perché in fondo se uno fa Seleziona Tutto,Copia & Incolla, e poi si legge tutto il Blog un po’ di idee se le fa,di quello che alcuni di noi chiedono. E sia chiaro: nessuno contesta il singolo Coach, quello famoso e quello meno ma appassionato, e l’utilizzo del buon vecchio Maestro che ti insegna i Fondamentali. Di lasciarvi lavorare in pace molti di noi sarebbero ben contenti ma di escluderci completamente, annichilarci, molti di noi,io fra questi,no. Ma perché dovrei? Perché non ho vinto il Roland Garros? In realtá se ho capito una cosa del tennis é che non é solo una questione di tennis,il tennis.E a volte una certa esperienza di mondo e di sport e di vita, una certa cultura, buone letture, e soprattutto tanto buon senso e apertura mentale contano quanto se non di piú il saper fare il “feeding” a 4 allievi diversi contemporaneamente….Perché a me quel “ma allora questi genitori cosa cercano?” é suonato davvero come un :Dovreste rimanere a casa e fidarvi di piú di noi.
Ma il fatto é che non ci fidiamo.
Non ci fidiamo piú perché vediamo Maestri disinteressati, Maestri non aggiornati, Maestri scafati scettici pigri ,con l’occhio attento solo a chiamare la vecchia signora per il doppio del lunedí per riempire i campi, Maestri supercritici dell’america e delle academies senza mai nemmeno esserci stati, Maestri che solo per il fatto di essere Europei od Italiani pensano di essere i Migliori (non si sa bene in virtú di cosa), Maestri che ancora insegnano come faceva Rasicci nelle cassette FIT del 91 e dare del “cioccolataio” a Bollettieri. a poi:Hai mai giocato a tennis? Cos’eri? Non classificato, Tristo che Puzzi? allora cosa vuoi, lasciaci lavorare, mavvedi un po’ tu se devi stare a sentire anche questo…
E poi dall’altro vediamo campioni diventati tali senza l’aiuto di Maestri ma solo tirati su da Genitori o Zii alcuni dei quali non avevano mai nemmeno preso in mano una racchetta.
E vediamo Maestri,Giornalisti,Ex Campioni tutti a lanciare strali, a dire ma guarda lí la Sharapova con quel dritto, poveretta, quand’è che migliorerá, le Williams che pena, finché non assumono un vero coach,e Agassi,la Graf,la Seles,la Pierce…Anche Nadal sarebbe ora ce lasciasse lo Zio…E tutti a parlar male degli altri, a scoraggiarti fin dalla partenza….E io dovrei fidarmi?
E poi se capiti per caso in Italia ma dove vai, cosa vuoi, cosa fai?
Voglio dire, conoscendola, probabilmente di lei, Carlo, che ha l’umiltá di leggersi il nostro Blog, mi fiderei tranquillamente, ma qui non si parla dei singoli, si parla di atmosfera, di ambiente, di sistema,di strutture…
Un mese a Bologna passando da tutti i Circoli senza trovare uno straccio di Coach o Maestro che ti presti attenzione (eccezioni: Zavoli e Giovanni Toni), che dimostri di aver voglia di essere lí in quel circolo e non altrove, che so, a fare il neurochirurgo…se volevi fare il neurochirurgo studia medicina,no?, che dimostri che abbia voglia di stare con dei bambini e magari abbia l’orgoglio personale di tirar fuori magari non il campione ma dei giocatori da avviare a un Centro Federale
Prima ti devi iscrivere al Circolo, PRIMA PAGARE poi lavorare, sembra quasi una battuta di Scozzari e Pazienza, i due geni del Male (nel senso del fumetto).
Cosa è che cercano questi Genitori? Cosa è che vogliono?
Io non voglio proprio niente: siete voi Coaches che dovreste volere i nostri figli…
E’ tutto lí.
Dovreste volere piú bambini che giocano e quindi dovreste volere piú genitori che li portano a giocare e che poi continuino a farli giocare; siete voi Coaches che dovreste voler organizzarvi nei Circoli e voler allevare una generazione di giocatori e quindi battervi per avere campi liberi e gratis per tutti i bambini almeno nel primo pomeriggio quando comunque non ci gioca nessuno….
Siete voi Coaches che dovreste voler avere la passione di tirare su dei bambini e fra questi qualche campioncino da passare a qualche Academies Italiana
Magari mi dite che funziona giá cosí ma scusate, io sono un alieno, abito all’estero, arrivo nella mia cittá, dove vado? Dove mio iscrivo? Cosa faccio? Che se poi sbaglio a fare la Tessera FIT nel Crcolo sbagliato sono condannato per due o quattro anni, se è vero quel che dice un Segretario il quale dice: tanto,ne abbiamo tanti, anche se non la fate chissenefrega
Siete anche voi Coaches che dovreste battervi per organizzarvi in strutture piú semplici da capire e non chiedere solo a noi genitori di semplificare,cosa che saremmo ben felici di fare:a me per esempio sembra lapalissiano che NON dovrebbero esistere per ogni cittá SOLO dei circoli MA ANCHE UN CENTRO che raccoglie i piú promettenti, per ogni Regione UN CENTRO che raccoglie i piú promettenti per REGIONE, poi magari un CENTRO per Nord/Centro e SUD e infine un Centro come Tirrenia ma con 30-40 posti e 30-40 campi…
Allora si che i Genitori magari cominciano a capirci qualcosa e cominciano a fidarsi….Invece cosí io da fuori,da pesce fuor d’acqua, ho un’impressione un po’ distorta della realtá e preferisco quindi il sistema delle Academies ma poi leggo i post di una persona che a me sembra equilibratissima come Atti che dice, cito: ““Per esempio organizzare 1 volta alla settimana un allenamento con 3-4 ragazzi a turno nei vari circoli, porterebbe certamente dare molti risultati con sforzi minimi (il problema è, che quasi tutti i maestri rifiutano di condividere/accettare i metodi di insegnamento degli altri). ”
E poi,sempre Atti:“in molti circoli, l’attività agonistica dei ragazzi, spesso conta ZERO, o come mi disse un ex giocatore attuale gestore di un altro circolo” la scuola agonistica è solo un costo per i circoli !!”.
E invito a leggere i primi due o tre post di Roberto (Nº88,Nº137) che sono un’impietosa quanto lucida analisi dello stato dell’insegnamento del Tennis negli anni 90 e quindi la causa prima della mancanza attuale di campioni italiani…e soprattutto di giovani che giochino, essendo tutto sommato i Circoli un ritrovo di pensionati …molti dei quali nemmeno troppo interessati al gioco del Tennis. Mi faceva osservare mia moglie che spesso manca in Italia un club dove si viva si mangi e si respiri Tennis, dove la TV sia sintonizzata sul Tennis Channel e non sul Campionato di Calcio, dove vi sia un attivitá agonistica che non significhi solo mille attenzioni per l’unico o gli unici due bravi e gli altri macchevadano a cagare, cosa vogliono, non vedono che non hanno chances?, che vi siano insomma diversi livelli e attenzione a tutti i livelli, che vi sia la possibilitá di girare i Circoli e poi che vi siano scambi e stages e magari per ogni cittá un Centro dove settimanalmernte si ritrovano i Migliori 10-20 ad allenarsi insieme…No,macché, qui ci vuole la tessera FIT a vita col Circolo… invece la Tessera USTA in Florida la fai via Internet,anche per 5 anni…E via. A giocare.
Magari mi direte: Ma che c’entriamo noi Coaches? Noi siamo solo le vittime…Non sará certo colpa dei Coaches o dei Maestri Italiani ma chi se non loro dovrebbero sensibilizzare l’ambiente e le strutture? Perlomeno mi aspetterei maggiore autocritica, maggiore consapevolezza, maggiore umiltá, meno fatalismo,disfattismo…Mi aspetterei anche di vedere Maestri palleggiare gratis con bambini che arrivano la prima volta in un circolo (o rifiutarsi di essere pagati perché interessati a lavorarci, con quel dato bambino, e quindi a instaurare un rapporto piú duraturo).
Ogni tanto io e mia moglie ci diciamo: siamo stati fortunati, abbiamo avuto la possibilitá di viaggiare,abbiamo visto un po’ di mondo e anche quando ci siamo innamorati del tennis l’abbiamo imparato all’estero …E ci é capitato di passare PRIMA da Bollettieri e poi di vedere il resto, in Italia e altrove, e quindi avere un buon termine di paragone… …é chiaro: ci sono ottimi Maestri anche in Italia, sparsi per tutta la penisola, quel che manca,temo, é il Progetto Comune, la Collaborazione, il sapere che parti da qui e arrivi lí…Non é neanche una questione di credere che mio figlio abbia del talento(mio figlio é piccolo ed é anche un iperattivo schizoide incapace di mantenere la concentrazione e quindi difficilmente diventerá mai qualcuno da seguire), é semplicemente trovare un buon ambiente dove far crescere i nostri figli mens sana corpore sano…ripeto: in Florida noi ci saremmo andati piú per la Scuola … In Italia,mi pare di capire, ci sono solo i Circoli con un Agonistica e nell’Agonistica ci sono solo uno o due bambini e i Maestri seguono solo il piú Forte, quello che vince i tornei, e gli altri, come i bambini cattivi della dolce euchessina…che spingano!
Non so Carlo, passo al tu,concedimi,forse ti ho completamente frainteso, e non rileggendo troppo neanche stavolta come mio costume, puó anche darsi che sia stato prolisso ma in compenso anche…confuso,ma quello che ti posso dire é di continuare a leggerci: di cavolate ne diremo tante, ma qualcosa ogni tanto di vero deve pur esserci e magari un buon coach potrebbe ricavare buone informazioni. Soprattutto, ce ne potresti dare tu.
Ma daccele qui, sul NOSTRO sito.
26 Aprile 2007 alle 19:47
Caro Stefano,
vista la tua e-mail a Carlo Polidori che saluto e sto per incuriosire poiche’ abbiamo fatto un centro estivo insieme molti anni fa,non riesco a trattenermi dall’intervenire brevemente dal mio buen retiro dopo una splendida giornata di mare con i miei due figli cha hanno fatto il bagno….noi no…e’ ancora trrrroppo fredda.
(per Marcos:l’isola non e’ mia,ho solo una casetta…),complice un vicino compiacente sempre collegato ad internet.
Caro Stefano hai ragione in parte in quello che dici ed aspettiamo cosa risponde Carlo.
Personalmente ,diviso come Giano bifronte in meta’ genitore e meta’ insegnante ,dottor Jekill e mr Hyde ,l’una o l’altra personalita ‘ prevalente a seconda dei momenti…..capisco in questo momento noi genitori,in quanto sto per dire una cosa che probabilmente suscitera’ non poche polemiche….cioe’ che i circoli non sono in grado di seguire con la dovuta attenzione dei ragazzi di interesse nazionale,e tantomeno i maestri.
Questo perche’ essi ,poverini,per campare devono dare retta a tutti i clienti, a tutti i genitori,a tutti i consiglieri,e attenti che cambia consiglio e ti buttano fuori in men che non si dica,sempre sul chi va la’.
E,i ragazzi di interesse nazionale hanno bisogno di attenzioni continue di un maestro/coach,(meglio se due)di un preparatore fisico(meglio se due),in pratica cioe’ di coach privati,non di maestri di circolo.
E quindi: chi se li puo’ permettere ? E quale maestro puo’ rischiare la sua carriera e il suo stipendio per seguire un ragazzino promettente soltanto ?
Una soluzione sarebbe nei gruppi di allenamento,che andrebbero bene se ci fosse piu’ cooperazione e meno gelosia ed invidia,meno cultura del proprio orticello…..anche se pero’ devo ora esprimere solidarieta’ a quei poveri cristi di maestri che nel 95 % dei casi non hanno un contratto regolare e praticamente come categoria non sono riconosciuti giuridicamente come professionisti,sempre grazie alla federazione di alcuni lustri orsono,che ,contrariamente ad altre federazioni dichiaro’ i maestri di tennis ,dopo alcuni dietrofront …non professionisti.
Saluti
per ora ,
torno in spiaggia.
26 Aprile 2007 alle 23:11
Certo che questo Stefano Grazia è un personaggio con la P maiuscola. Ma io mi chiedo se il suo piccolino un domani dovesse sfondare nel tennis che conta, questo blog diventerebbe una bibbia, un Must che tutti dovrebbero leggere e consultare. D’altronde Stefano Grazia ha una qualità importante in una persona, tira il sasso ma non nasconde la mano!
26 Aprile 2007 alle 23:17
Cari Gio 92, Stefano Grazia, Stefar e piu’ in generale chiunque segua questo blog,
devo dirvi che leggere le vostre risposte mi ha fatto pensare molto.
Mi avete fatto venire in mente un piccolo aneddoto che mi è capitato tanti anni fa e che vorrei raccontarvi:
“Ero in moto (per chi fosse esperto e appassionato, Moto Guzzi 850 Le Mans, un gioiello che rimpiango !!) e avevo bisogno di un piccolo intervento per questo mi fermo davanti ad una officina che non conoscevo “. “La sua moto ha “questo e questo problema……” dimostrandomi con i fatti la validita’ della sua ipotesi, mi disse il titolare dell’officina. Mi riparo’ la moto con successo ed ebbi la definitiva prova che le sue parole erano dettate da esperienza e passione. Inutile dirvi che divenne il “mio meccanico”.
Quello che ricordo di quell’incontro che fu l’inizio di un’amicizia duratura, era la sua competenza, la sua passione ma anche la mia disponibilità e la mia apertura a capire, ad imparare.
Senza quella DISPONIBILITA’, pur avendo trovato un mago di meccanico, avrei potuto mettere in dubbio anche le migliori qualità.
Che ne pensate?
Spero di non avervi annoiato troppo. Vorrei solo esortarvi a cercare una collaborazione con il maestro e se questo non fosse disponibile a un confronto potreste essere sempre voi ad incoraggiarlo verso la comunicazione……….
Alla prossima
Saluti a tutti
Carlo Polidori
ps:x Stefar: abbiamo lavorato insieme a Pievepelago? o dove?
Fammi sapere mi farà piacere. ciao
27 Aprile 2007 alle 00:14
spezzo anchio una lancia a favore dei maestri, convogliando tutte le critiche di stefano, nessuna esclusa, alla federazione, nei suoi diversi uffici, tecnici e amministrativi, centrali e dislocati.
ci sono molti maestri con contratti ridicoli, che veramente campano, soprattutto, sui quattrini delle lezioni alle signore o ai quaranta/cinquantenni in pieno rigurgito giovanile.
ci sono maestri che invitano i propri giovani allievi a giocare nei pomeriggi di giugno e luglio, quando la scuola finisce: ma i consiglieri decidono di far pagare ai genitori un’una tantum, per poter accedere ai campi, nei giorni di vacanza: dopo avergli pagato una quota di 1000 euro per un paio d’ore alla settimana, ne vogliono pure 200, per farlo giocare tre/quattro pomeriggi di giungo, prima che vadano al mare.
ci sono maestri che organizzano amichevoli con altri circoli della zona, che seguono con cura tutti i bimbi, che si consultano con altri maestri (di altri circoli), che consigliano i genitori. ci sono maestri che invitano i bambini ad iscriversi agli under10 o under12, ma poi non riescono a seguirli in torneo perchè, sennò, vengono abbandonati dalle consorti. ci sono maestri che portano ai ragazzi il montaggio fotografico o il filmino del servizio di edberg, del dritto di federer, delle risposte di blake.
ci sono i circoli, poi, che, invece di sintonizzare la televisione sulla finale di montecarlo nadal/federer, preferiscono mostrare le immagini di siena inter.
è vero: ci sono anche i maestri pigri, che si attizzano solo se si trovano in mano un under10 che fa miracoli, pur non essendo allenato a livello agonistico.
ci sono circoli che impegnano i piccoli 96/98 in 5 sedute settimanali e li mandano in giro a ben figurare nei tornei di zona; ci sono circoli che preferiscono tenere i 96/98 a ritmi inferiori, per poi accelerare dai 10 anni in su, se qualcuno fosse interessato.
è vero: ci sono genitori insopportabili, che pensano di avere in mano un piccolo mcenroe, che lo iscrivono per 2 allenamenti settimanali e si arrabbiano se il piccolo non impara il servizio tagliato nel giro di una stagione.
i maestri non hanno alcun potere decisionale, all’interno del circolo, a meno che non siano figure di gran rilievo, dal grande passato. il potere è in mano a consiglieri, per solito anziani, affiancati da un paio di giovani (magari genitori di qualche bimbo iscritto); i consiglieri si alzano a primavera dal tavolo del bridge o del tressette, solo quando entra nel circolo un bimbo che pare molto promettente:”ahhhhhhh…è quello lì il piccolo fenomeno?”, dicono, mentre passano tra i campi per sgranchirsi le gambe. “sì, è lui”, si risponde. “però, che rovescio!!”, entusiasta il consigliere anziano, mentre, in realtà, segue con l’occhio traballante il dolce incedere di una nuova socia diciottenne, foderata di shorts rosa, incollati da brivido.
e vogliamo parlare delle segretarie? signore incattivite da una vita al telefono, alle prese con mille moduli, contabilità, madri esasperanti, padri scazzati, bambini urlanti…
il circolo è un vero e proprio circo sportivo e di incontro: all’interno si muovono decine di figure diverse ed a me pare che i maestri, nella maggioranza, siano le persone più serie.
tolti 4 o 5 titolari fissi, gli altri, poi, sono studenti che si pagano le rette all’università, oppure vengono reclutati tra i giocatori a contratto per le gare degli affiliati, se il circolo vi partecipa.
tutti i maestri, in genere, si lamentano del fatto che il circolo sia in mano a vecchi iscritti, che, ormai, nella maggiorparte, si dedicano alle carte; ma nulla possono fare per cambiare le cose.
la federazione, invece di obbligare il tennista a chiedere la tessera attraverso il suo circolo, dovrebbe prendere in considerazione l’ipotesi di strutturarsi in maniera completamente diversa, a partire, per esempio, dal contratto per i maestri, passando per centri di raccolta ago - pre/ago locali (come si diceva sopra) e finendo col mettere a disposizione un centinaio di coaches ai più promettenti dei nostri bambini, a partire dai 10 anni in su.
sembra che tutto il movimento dei bimbi sia affidato solo ai maestri dei circoli privati: non possono farcela da soli.
27 Aprile 2007 alle 13:28
si, in effetti posso dichiararmi d’accordo al 120% con Marcos (e certamente apprezzo l’aneddoto “favoletta morale” di Carlo ) ma ovviamente il mio j’accuse era una generalizzazione suscitata dalla domanda “cosa cercano questi genitori” lanciata da un Coach. Poi si, é il sistema, sono i Circoli, etc. E certo, anch’io una volta in Italia mi cercherei qualcuno di cui fidarmi ma saremo stati sfortunati o semplicemente siamo sempre stati di passaggio e per di piú d’estate, ma una volta in Italia DOPO ESSERE STATI IN FLORIDA E AVER VISTO COSA C’É LA´non abbiamo potuto fare a meno di prendere nota, come si suol dire… L’impressione ricavata dai nostri primi contatti é peró stata questa (e potrei fare Nomi e Cognomi): il Coach scettico; il Coach Pigro; il Coach non interessato; il Coach con poco tempo;il Coach Io vorrei ma non posso; il Coach che non si é mai visto perché non riuscivi a prendere un appuntamento con la Segretaria al Circolo;il Coach interessato e disponibile ma senza strutture (c’é un coach volonterosissimo, che non ha mai voluto una lira NONOSTANTE NOI VOLESSIMO PAGARLO!!!, ma che non aveva campi né altri bambini e lo faceva giocare infilandolo nei suoi gruppi con 16enni o adulti il tutto in uno squallidissimo e tetro circolo che aveva il vantaggio di assomigliare probabilmente ai deprimenti club moscoviti e quindi temprare il carattere, ma non c’era un programma, un confronto, un qualcosa di serio); c’era infine un Coach anche rinomato che io non ho conosciuto e che a mia moglie aveva fatto buona impressione ed era l’unico in tutta Bologna a sembrare anche un Coach invece che un Maestro, e da cui venivano ad allenarsi anche di nascosto ragazzi promettenti, credo perfino Bortolotti,e quindi quello avrebbe potuto andare benissimo ma anche lui era sempre in giro coi ragazzi…
Ovviamente le nostre critiche possono sembrare superficiali e ingiuste visto che noi siamo in Italia solo d’estate e a volte solo di passaggio prima di andare in Florida, ma mi sembrava di raccogliere anche molte grida di dolore lanciati da altri bloggers. Che esistano ottimi Maestri & Coaches anche in Italia ne sono convinto e mi sembrava di averlo scritto anche nel POST piú lungo della Storia del Tennis,il Nº37, anzi mi sembrava di aver scritto,lí o piú avanti, che magari certi coaches italiani sono anche meglio ma non sono posti nelle condizioni di lavorare in un ‘organizzazione ad hoc. O semplicemente non vi sono i Campi Pubblici (anche questo dovrebbe essere un argomento meritevole di aspprofondimento: perché NON vi sono 50 campi pubblici in ogni grande cittá?Se fossi in Italia e mantenessi i ritmi di permanenza sul campo che avevo in Nigeria e che ho qui con Nicholas, mi dissanguerei in poco tempo…Almeno in un Academy poi sul campo posso andarci quando mi pare). Quello che mi disturba peró in una certa percentuale dei Maestri di Tennis Italiani che ho incontrato é la Vogflia di Non essere lí. La Maggior Parte mi sembrano dei frustrati che siccome non sono diventati loro dei Campioni non vogliono che lo diventi nemmeno tuo figlio/a: mal comune,mezzo gaudio. O se non la pensano proprio cosí, comunque son pronti a guardarti con compatimento se parli dell’America o di Bollettieri,quasi avessero ragione solo loro e tu fossi un povero deficiente.
Peró é chiaro,mica si puó fare d’ogni erba un fascio.
Quest’estate Nicholas fará due sett da VDM con Bertino (e il Maestro Igor Parodi che ogni tanto ha scritto su questo blog e che anzi invito a riscriverci) e probabilmente cercheremo di farlo allenare col Maestro Zavoli a Bologna anche se il Circolo é esattamente dalla parte opposta della cittá rispetto a dove abitiamo noi (alle pendici dell’appennino toscoemiliano).Quanto ha ragione Stefar a dire che bisognerebbe ANCHE abitare vicini a dove ci si allena. Ieri mia moglie era distrutta: il tempo che passa in auto qui a Luanda é allucinante e non c’é mai certezza di trovare il campo libero…Comunque,ritornando all’Italia quello che manca secondo me é un CENTRO in ogni cittá che raccolga i MIgliori della provincia: dovrebbero essere sovvenzionati dalla Federazione e lí vi dovrebbero giocare ed allenarsi i migliori.
Cioé dovrebbe esserci una differenza fra Circolo e Academy. Al circolo cominci ,poi vieni mandato all’Academy. Magari i Circoli per esistere dovrebbero contribuire anche loro a sovvenzionare l’Academy.
Ad Utopia,dove vive Marcos Il Buono, magari é possibile.
Per dirla tutta: pensate che a 200 metri dalla IMG Academies (cioé Bollettieri) a Bradenton c’é la Hurricane Academy, una piccola (piccola si fa per dire: 9 campi, piú che a Tirrenia,forse) dove vanno probabilmente diversi Bradentonian. E poi c’é Sarasota, a 10′…Ci sono decine di Country Club molto esclusivi tipo il Longboat Club con campi da golf e da tennis (da 20 a 45) ma ci sono anche piccole academies e campi pubblici…E soprattutto Tornei nel Fine ettimana…Io questa cosa non l’ho ancora capita: ma perché anche in Italia non si gioca solo nel Fine Settimana?
Per cui si, le Colpe Gravi sono spesso a monte dei Maestri e dei Coaches, me ne rendo conto,insomma, sicuramente é il SISTEMA, sicuramente é la FEDERAZIONE, e sicuramente sono i CIRCOLI peró io rispondevo alla domanda fattami da un Coach sul “cosa cercano questi (benedetti?) genitori” e piú che discreditare una categoria volevo difenderne un’altra. Quella dei Genitori di questo Blog.Che a volte,abbiamo visto, sono anche loro Maestri o Coach. Comunque,no offence intended, come si dice.
27 Aprile 2007 alle 13:40
PS
tra l’altro,volevo dire, non sono veramente un Fan di Bollettieri (come mi ha scherzosamente appellato Carlo rintracciandomi addirittura su Skype)…Cioé mi rendo conto che probabilmente non ‘e mai stato in grado di palleggiare coi suoi protetti (anche se probabilmente dopo averne visti/e tanti/e qualcosa dovrebbe capirne anche lui e forse anche parecchio,) e siamo stati,io e mia moglie, anche abbastanza critici nei nostri vari interventi…Peró vorrei che le critiche venissero fatte da quelli che ci sono stati (tipo quelle correttissime di MammaMastellone)…Quello che inoltre io continuo a sostenere che per noi-caso personale-il Sistema Academy (Bollettieri, Evert,Saddlebrook,Macci,PatCash…)sembra il piú idoneo alle nostre esigenze e aspettative nonché sogni…(non per diventare campione ma anche per crescere in un certo ambiente, anche se magari con connotazioni-lo riconosco-da Truman Show …
Poi peró,sia ben chiaro, anch’io spero che all’interno o fuori da una Academy, Nicholas incontri il suo Carlos Rodrigues…
27 Aprile 2007 alle 13:47
Eccomi di nuovo anch’io. Forse solamente perchè mi ritrovo vicina al pensiero di Stefano Grazia che ringrazio per quanto espresso sul post del 26 aprile che condivido in tutto e per tutto.
Mi viene un dubbio? Ma vivo anch’io all’estero e non me ne sono accorta?
30 Aprile 2007 alle 14:49
Integro con mie considerazioni il pensiero di Stefano, che condivido in pieno, lo faccio con alcuni aneddoti e commenti “freschi di giornata” raccolti in questi ultimi 2 week end di tornei , e visto che mia figlia dodicenne ha appena vinto 4 su 4 tornei regionali (e ha cominciato a far tornei a 11 anni ), sull’onda dell’ “entusiasmo paterno” (quando ce vo’ ce vo’) , cerchero’ di essere anche un po’ ironico :
1) COPPA DELLE PROVINCE U10-12 - FINALI MACROAREA : arriviamo nel circolo piu’ importante della ns.regione e il maestro responsabile (giovane e bravo) deve anche chiedere per piacere se possiamo avere le palline per giocare RISPOSTA “ anche le palline dobbiamo darvi non vi bastano i campi !”
2) TORNEO REGIONALE : parlo con il presidente del circolo (piccolo ma ben organizzato) e gli chiedo se non ritiene che il calendario per i giovani agonisti non sia mal strutturato in tutti i sensi RISPOSTA : “ certo, il problema è che la FIT Regionale è in mano a pochi circoli con molto “peso” ma con presidenti che difficilmente si impegnano “attivamente” anche solo per conoscere i problemi “quotidiani”, figuriamoci se c’è la volontà di risolverli”.
STESSA DOMANDA AL PAPA’ DI UN NOSTRO IMPORTANTE GIOCATORE ITALIANO – RISPOSTA : “è esattamente cosi’ ed anzi se qualcuno (dirigente di circolo, genitore e/o appassionato tesserato FIT) si offre per dare una mano (offrendo esperienza, tempo e buona volontà), viene subito emarginato perché potrebbe infastidire qualche circolo e/o dirigente FIT”
3) TORNEO U10 REGIONALE : i genitori sono arrivati da tutta la regione, senza sapere nulla sul tabellone (“è a discrezione del maestro, fra l’altro tecnico federale”) , partite con Set unico di 4 game (durata max 15 minuti) per un totale di ½ ora, pagato 10 Euro e poi solo finale per i primi 2, gli altri a casa (costo medio 10 Euro Iscrizione + benzina +’ Autostrada = 30/40 Euro). E questa è la promozione del Tennis per gli U10 a livello regionale !!!
4) U10-12 – COPPA DELLE PROVINCE – COPPA DEI CIRCOLI – TORNEI - CONCOMITANZA DI DATE : responsabile FIT Macroarea “non è un mio problema arrangiatevi”—responsabile FIT regionale “ e io cosa posso farci, vedi se riesci a spostare qualche incontro” quindi >>>> organizzazione = ZERO, programmazione = ZERO.
Certo per rendere il concetto ho portato casi concreti, e sicuramente in mezzo c’è molta buona volontà, nei maestri nei genitori e in molti circoli (e ci mancherebbe che mancasse sarebbe la fine di ogni sogno e/o illusione), RIPETO: con la logica dei campanili non si fa molta strada, ma forse, passatemi la battuta, a Roma la FIT persevera nel motto “ DIVIDI ET IMPERA !”.
Ciao.
30 Aprile 2007 alle 17:34
Mah,mi aspettavo qualche commento in più, in questi giorni e posso solo sperare che siate tutti al mare per il ponte e che viaggiate senza computer…Mentre ringrazio Maria Teresa e Anto e tutti gli altri leggo con piacere il Post di Atti. Con piacere per tre motivi: primo perché me lo aspettavo con ansia, mi dicevo: non é possibile che Atti non scriva un commento; secondo, perché conferma che c’é del marcio in danimarca (e si ,lo so, che poi quando uno comincia a puntare il dito, si levano in tanti a spendere parole di difesa, e alla fine non é mai colpa di nessuno epperó tutto é lasciato all’iniziativa dei singoli…Benissimo, peró poi non venite a lamentarvi se ci sfoghiamo su un Blog); il terzo motivo é perché é ANEDDOTICO. Cioé Atti mi conferma l’utilitá del raccontare le properie esperienze personali. A parte l’effetto catartico, per esempio, leggendo che in un TORNEO U10 REGIONALE vi sono partite con Set unico di 4 game, mi conforta molto sapere che allora, se davvero questo é il caso, tenere mio figlio in Angola durante la sua carriera U10/U12 non lo ha penalizzato piú di tantone che forse ha fatto piú esperienza allora coi minitornei che gli organizzavo io!!!! Sicuramente si é divertito molto di piú (Round Robin e un minimo di 4-5 partite a testa per torneo).
Ma io vado anche oltre: credo sia utile anche raccontare veramente quel che succede nei tornei: come li vivete voi, come li vivono i nostri Figli, cosa succede, cosa non succede, cosa ci si dice e cosa si vorrebbe aver detto o fatto…Capisco che sto aprendo un altro fronte,e non voglio far storcere la bocca a Stefar e a Carlo, ma davvero oltre alle nostre discussioni sui Mali del Tennis Italiano a livello Giovanile; ai Consigli Pratici su Allenamenti,Schedules, Esercizi;agli Esercizi di Stile su come si comportano i Tennis Parents ad Utopia, invito chi ne ha voglia a perseguire ANCHE la via dell’Aneddoto Personale e a raccontare il suo ultimo torneo, il fatto curioso, il lato emotivo, il problema tecnico e come l’ha risolto…Magari semplicemente si sfoga (tipo LA STANZA DELL’URLO), magari aiuta anche gli altri che si son trovati di fronte alla stessa situazione…Come al solito, Nessun Uomo,neanche un Tennis Parent, é un Isola
30 Aprile 2007 alle 19:07
DIARIO AUSTRALIANO_PAT CASH ACADEMY
CHI NON É INTERESSATO PUÓ SALTARE DI PACCA:non mi offendo.
Avevo inviato questo articolo in doppia versione (una con note di viaggio in Australia e una senza). Si tratta di un articolo che dovrebbe anche essere pubblicato su 0 15 (in versione ridotta) e che comunque vi invio a puntate(potrei battere, con la versione Hard,quella col resoconto del viaggio, il mio record di post piú lungo della storia del tennis, ma sono buono e ve lo risparmio.
Se poi un giorno poi Ubaldo decidesse di aprire una Nuova Categoria con articoli su tutte le Academy, potró sempre inviare la Versione Hard.
DUNQUE PRIMA PUNTATA (1 di 3) DI:
DIARIO AUSTRALIANO_PAT CASH ACADEMY
VERSIONE SOLO TENNIS
Dal Journal che ha scritto Nicholas,mio figlio, sulla vacanza in Australia :
NUMBERS
Nº di Cittá visitate:15
Nº di Spiaggie: 19
Nº di Musei/Aquari/Wild Life Centers visitati:11
Nº di Film Visti: 6
Nª di animali visti:17
Nº di Kangaroo toccati :235 (Koala invece:1)
Nº di Ristoranti: 23
Nº di aborigeni visti: 4
Bisogna fare una premessa: il viaggio in Australia é stato un viaggio sognato, progettato anche in diverse stagioni e rimandato piú volte (almeno tre o quattro): a differenza di molti, la nostra curiositá principale, e un po’ snob, era vedere Perth di cui molti dicevano essere un posto dove ritirarsi in pensione…un paio d’anni fa c’erano stati, in Australia, alcuni parenti che pur essendone rimasti soddisfatti, non é che ne fossero rimasti strabiliati (’vuoi mettere il Grand Canyon?, mi diceva la figlia di mia cugina). Altri parenti ed amici erano invece rimasti entusiasti di Sydney ma ci dicevano di non aspettarsi poi questo granché. Alla fine credo che la bellezza dell’Australia, o quello che a noi é piaciuto, non sia questo o quel paesaggio, ma la sua estrema vivibilitá. Ha ragione la figlia di mia cugina a dire: vuoi mettere il Grand Canyon?, se lo paragoniamo a Uluru, ed ha ragione Nicholas quando nel suo Journal scriveva che tutto sommato in Australia non c’é nulla di very special but it seems a place whwere you’ve already been and it’s nice…Nicky magari é piú fortunato di molti bambini della sua etá e in Australia ha visto cose giá viste in US, in Italia, ma anche in Sud Africa e Namibia, il tutto mescolato e shakerato e con il risultato di un sapore ultimo di deja vu gradevolissimo… é un posto dove avremmo dovuto venirci 20 anni fa e magari l’avremmo scelto per viverci… A volte risultava difficile ricordarsi che non si era nel Western Cape o nel Natal…il vantaggio era che sicuramente potevi uscire dal Cinema all’una di notte e camminare fino all’albergo per mezzora a piedi mentre giá a Durban ti avvisano di non portarti fuori dall’albergo la borsetta…e dei dieci italiani che conosco che son stati ajohannesbourgh, sei sono stati rapinati ed uno è anche finito all’ospedale. In Australia sono 20 milioni…non saranno tutti gentleman ma l’impressione é che ci sia meno maramaglia del solito…Ovvio, é un’illusione, ma ha contribuito a rendere la vacanza piacevolissima.
Ora se ci trovassimo su una rivista di viaggi vi potrei raccontare del nostro viaggio nel Paese di Oz con dovizia di particolari, incominciando dalla bellissima Perth che,avevano ragione, è in assoluto la cittá dove andrei a vivere, con le sue bellissime spiaggie, il clima caldo, l’assoluta mancanza di traffico, i suoi magnifici Circoli da Tennis coi campi in erba… Ma 015 è ancora precipuamente una rivista che si occupa di tennis e quindi l’Autore si è visto costretto a tagliare le settimane che hanno preceduto e seguito il nostro soggiorno alla Pat Cash Tennis Academy. Questo non significa che non siano state giornate degne di essere vissute e raccontate: Perth, bellissima e senza traffico, vivibilissima e coi suoi magnifici Tennis Club coi campi in erba; ,Fremantle,coi suoi bar e i suoi Musei Navali;Margareth River,una sorta di Big Sur,quella di Kerouac, australiana; Adelaide e il ristorante Grange; Ayers Rock o meglio Uluru, la montagna sacra agli aborigeni, il popolo invisibile, e infatti ne avessimo visto uno; Melbourne e il suo melt pot culturale e la Parata dei Pinguini a Phillip Island; Port Douglas ,una bellissima cittadina tropicale e porta d’ingresso per la Grande barriera Corallina,dove abbiamo passato il Capodanno, la Gold Coast a metà fra la Florida e Riccione e infine la spettacolare Sydney con le sue spiaggie a mezzaluna (Bondi), le sue Coastal Walk (Passeggiate lungo la Costa) e la sua rinomata Baia su cui si affacciano l’Opera House, l’Harbour Bridge,il Darling Harbour e il quartiere dei bar e del mercato, The Rocks, il tutto contornato da uno skyline che per quanto artificiale attrae morbosamente lo scatto della macchina fotografica tanto quanto la Table Mountain sullo sfondo del waterfront di Cape Town. Insomma, se 0 15 fosse una Rivista di Viaggi, ne avrei di cose da raccontarvi… E invece mi tocca parlar di Tennis, pensate un po’, ma basta divagare ed entriamo subito in media re : una volta lasciata Port Douglas dove avevamo festeggiato il Capodanno scendendo in strada con tutti gli altri turisti, fra cui moltissimi italiani, e giunti via aerea a Brisbane, avevamo ritirato all’aereoporto l’auto noleggiata via Internet e ci eravamo diretti a sud, verso la Gold Coast.Ed è qui, e piú precisamente a Hope Island Resort, incastonata fra una miriade di campi da golf, che è posizionata la Pat Cash Academy. A questo punto rispondo subito alla domanda che sento sorgere dal profondo dei più: perchè mai un Italiano dovrebbe sentire l’insana impellenza di visitare la Pat Cash Academy? Bè, non vorrei rispondere come Hillary quando gli chiesero perchè voleva scalare il Monte Everest (“Perchè è lì”) ma avendo pianificato un viaggio in Australia, abbiamo propro deciso di andare alla PCTA perchè “era lì”. Ovviamente noi non siamo andati in Australia con l’obiettivo specifico di passare una settimana alla Pat Cash (vabbè essere appassionati ma insomma,dai, Nati non fummo a viver come bruti ma per seguir virtude e conoscenza…) ma una volta che abbiamo pianificato il viaggio , dovendo rinunciare per quest’inverno alle solite due-tre settimane alla Bollettieri, ci siamo detti che per Nicholas sarebbe stata comunque un ottima occasione per allenarsi ad un certo livello e per noi l’occasione di aggiungere un’altra Academy alla nostra collezione. E’ indubbio che,nata come Pat Cash-Gavin Hopper, e poi ribattezzata semplicemente col nome del vincitore di Wimbledon 87 in seguito ai guai giudiziari dell’ex coach di Seles e Coetzer,finito in galera per molestie sessuali risalenti a quando era un Istruttore di Educazione Fisica a Melbourne nei lontani anni 80, l’Academy è uno dei centri tennistici più riconosciuti in Asia/Oceania ed è infatti spesso meta di giovani promesse provenienti dal Giappone, dall’India, dall’Indonesia….
Ritornando alla Pat Cash Academy, noi eravamo alloggiati a Sanctuary Cove…avevamo prenotato tutto via Internet e vedendo la foto sul sito credevo di essere sul mare e invece c’é questa enorme piscina artificiale con sabbia e spiaggia e palme…fai le foto e poi dici che eri ai Caraibi…
Arriviamo ai cancelli della Pat Cash il 2 gennaio alle 8, ora in cui avevamo l’appuntamento per l’assessment e non c’è proprio nessuno: cominciamo bene, penso,e giá sto dandomi del c#”$* quando arriva un auto da cui scende John Birrel, il Direttore del Programma Tennis, un Coach che ha allenato per molti anni anche in Germania e che in breve conquisterá la mia fiducia e soprattutto quella di Nicholas. (Continua)
30 Aprile 2007 alle 21:01
DIARIO AUSTRALIANO_SECONDA PUNTATA (2 di 3)
All’inizio in realtá non riesce a trovare le chiavi: ho lasciato ieri l’Academy nelle mani di un Coach Giapponese che è venuto a trovarci per due settimane con 20 ragazzi e mi aveva assicurato di lasciarle qui dietro l’insegna…Insomma le chiavi non si trovano e John deve mandare la bellissima figlia di 9 anni a prenderle dalla mamma, Ros, che si occupa dell’Administration, del Pro Shop, del Bar e di tutto un po’…Insomma, un impatto molto familiare e casereccio e completamente diverso da quello della Img Academy, per intenderci, dove ogni lunedí 200 e passa ragazzini completano le procedure di registrazione con foto tessera digitalizzata per il badge e devono correre per la Valutazione che è ovviamente superficiale essendo a volte anche 500 ragazzi per settimana. Invece in una piccola Academy la valutazione te la fa proprio il Direttore del Programma e dopo quasi un’ora e mezzo di palleggi Nicholas è pronto per entrare nell’Elite Program: John scompare nell’Ufficio e dopo un po’ riemerge con il Programma della Settimana comprendente anche un’ora di Lezione Privata al mattino con lui per lavorare,come da me richiesto, un po’ a parte sul rovescio che nell’intento di sviluppare quello che da Bollettieri chiamano un Lethal Weapon era stato un po’ negletto negli ultimi tempi a favore del dritto.
Dopodiché,visto che nel frattempo sono arrivati anche altri ragazzi,alcuni qui per tutto l’anno, altri come noi per una o due settimane, tutti sul campo… Alla fin fine insomma c’erano una ventina di ragazzi e forse,chissá, siamo anche stati fortunati, perchè c’erano circa 8 ragazzin fra i 9 e i 12 anni piú o meno dello stesso livello di Nicholas e quindi l’allenamento era anche stimolante e i grupp omogenei e compatti e i Coaches simpatici e motivati.Fra questi bambini c’erano anche i due figli di Mark Adrian Walter, un Inglese, ex numero 200,300 al mondo e ex partner di doppio di Jeremy Bates: mi stavo aggirando il giorno del nostro arrivo per l’Academy quando mi sento chiamare, mi giro ed erano Mark e la moglie cinese, che avevano riconosciuto mio figlio, probabilmente più dalle urla che dalla bandana: ci eravamo incontrati l’anno scorso a Pasqua da Bollettieri quando lui, in procinto di trasferirsi a Singapore dove lavora,pensate un po’, per il Banco di Napoli, aveva deciso di farsi tre mesi all’Academy per far giocare a tennis i due bambini che hanno più o meno l’età di Nicholas…Questa volta invece da Singapore non aveva saputo resistere alla autolesionistica tentazione di venire a vedere di persona la demolizione dell’Inghilterra del crickett da parte dell’Australia nell’annuale sfida delle Ashes e anche loro, gia che c’erano…
La differenza con una grande Academy tipo l’Img/Bollettieri,l’Hopman di Saddlebrook o anche la Evert, è sotto gli occhi di tutti: laddove vi sono 60 campi,qui ve ne sono solo una quindicina, laddove vi è una efficienza organizzativa e burocratica a volte fin troppo rigida, qui vi è un ambiente casereccio e familiare, laddove tutti i ragazzi sono divisi per gruppi di pari livello e/o età, qui i gruppi sono interscambiabili ed è una precisa regola dell’academy che i giocatori migliori incrocino le racchette anche con quelli nettamente inferiori. Se da un lato in una grande Academy comprendi appieno il significato degli immortali versi foscoliani A egregie cose l’animo accendon l’urne dei forti, in quanto ti trovi costantemente a compararti con altri ragazzi in un ambiente fortemente stimolante e competitivo che ti spinge all’emulazione, dallaltro in una piccola Academy puoi maturare senza fretta e senza stress e soprattutto vieni seguito con maggiore attenzione. Mi sono sempre chiesto se almeno per un bambino sotto i 13-14 anni non sia questa l’opzione migliore. Ognuno ha le sue convinzioni e molti, soprattutto in Italia, non credono nel sistema delle Academies continuando a preferire il Maestro privato del Circolo più o meno sotto casa : credo dipenda anche molto dalle esigenze personali di ognuno. Leggevo che John McEnroe Sr,il papà di Johnny Mac e di Patrick, è molto critico sul fatto di mandare lontano i propri figli ma lui viveva nei Queens e sotto casa aveva, a quei tempi, Harry Hopman. E chi abita a Tuscaloosa o a Casalecchio di Reno?
Le strutture all’Academy comprendono:
• 16 Tennis courts - 5 rebound ace & 8 hard (2 red clay & 1 synthetic grass dovrebbero essere completati inel 2007)
• Fitness Studio (con pesi, panche, palla medica,etc)
• Exercise Studio per lezioni di yoga & Pilates
• Campo da Basketball e da beach volleyball (per cross training)
• Pista in una sorta di Tartan per lo Sprint
• Pro Shop e Café
A metà Dicembre 2005, l’ Academy ha ricevuto l’autorizzazione dall’ Hope Island Resort, il comprensorio in cui è posizionata, a procedere con i suoi piani d’espansione che prevedono la demolizione dell’attuale edificio in cui sono posizionati gli uffici per far posto ad una Club House con Nuovi Uffici, un vero e proprio Bar, una Stanza per gli incontri Genitori/Coaches, un’altra aula per lezioni scolastiche sul posto,un aula per la videoanalisi, una sala massaggio, un ambulatorio per la psicologia,etc
E’ una no smoking area come l’IMG (dove sono ancora più estremi: sono proibiti anche i prodotti a base di burro di arachidi).
I Programmi offerti dall’Academy sono essenzialmente due: il Recreational Program, dedicato a quello che nei paesi anglofoni chiamano il Social Tennis, e il Performance Program, dedicato a chi vuole o vorrebbe competere ai piú alti livelli. I responsabili sostengono che la differenza fra i due Programmi è principalmente nell’attenzione ai singoli dettagli del lato tecnico, tattico-strategico, fisico e mentale. A proposito di dettagli,per esempio alla fine della settimana viene consegnato al giocatore un Player Report e questo mi ha ricordato,sia pur in piccolo, la vecchia Bollettieri Academy prima che venisse fagocitata dalla Img: giá allora era molto piú grande di quanto lo sia ora la Pat Cash ma aveva ancora l’attenzione per piccoli dettagli come questi. John Birrel si è preso la briga di scrivere le sue annotazioni : tecniche, tattiche, psicologiche, e anchedal punto di vista della preparazione fisica (In piú il Certificato di Attendance firmato da Pat Cash che magari non significherá molto per un Adulto smaliziato ma per un bambino di 9-10 anni ancora vuol dire…). In piú Pat Cash è veramente apparso, il giorno seguente e quelli successivi…E’ arrivato su una sgangherata auto a conferma di quello che scrive sulla sua biografia, Uncover, un racconto di rara franchezza che consiglio a tutti gli appassionati di letteratura sportiva, e cioè che non è attratto dal lusso, e ha palleggiato con uno dei figli, Jett per venti minuti, e poi mentre il figlio, 12 anni, si univa al gruppo di Nicholas, lui si metteva a scambiare pallate con John e un paio di ragazzotti di belle speranze che giá partecipano al Circuito dei Challenger in Australia. Contrariamente alla sua immagine di rocker duro e puro, è sembrato molto tranquillol e quasi timido e gentile con Nicholas e gli altri bambini: probabilmente è un fuoco che cova sotto il vulcano come ho potuto intuire quando chiedendo a John se gli poteva chiedere dove avrei potuto trovare la sua biografia Uncover, mi son sentito rispondere con tono preoccupato che glelo avrebbe chiesto po perchè al momento era “in pain”, in preda a dolori post allenamento (ma siamo sicuri che fare sport ad alto livello faccia bene alla salute?) e quando Pat is in pain, è meglio stare alla larga. In realtà poi ho avuto modo di avvicinarlo poi e il Pirata, come lo chiamavano per via della famosa bandana a scacchi, è stato gentilissimo. La sua biografia ormai fuori commercio l’ho poi trovata miracolosamente in una libreria, l’ultima copia rimasta, e la consiglio a tutti: un lavoro quasi disarmante per onestà e franchezza. (2_continua)
30 Aprile 2007 alle 21:15
DIARIO AUSTRALIANO_TERZA E ULTIMA PUNTATA (3 di 3)
Come molte altre Academies negli US, anche la Pat Cash ha sviluppato una collaborazione con una Scuola Privata che,guarda caso, anche questa si chiama St Stephens (esattamente come una di quelle a Bradenton) (www.saintstephenscollege.net.au) Gli studenti tennisti hanno un orario modificato e probabilmente alleggerito visto che entrano a scuola dopo l’allenamento mattutino (dalle 8 alle 10.30) e vi restano fino alle 15. Alle 16 ritornano sul Campo per la seconda razione dell’allenamento. Non è chiaro se e come le ore perse vengano recuperate o se le prime ore del mattino vengono dedicate a materie meno importanti. Sembra comunque che sia intenzione allestire un aula scolastica dentro l’Academy per consentire ai giocatori di non lasciare l’Academy e ricevere direttamente lì le lezioni: detta così non mi sembra una grande idea anche perchè non si capisce come studenti di classi diverse possano ricevere tutti insieme nello stesso tempo un insegnamento differenziato.
Ricordarsi inoltre che la Scuola in Australia inizia a fine Gennaio e si suddivide in 4 trimestri o meglio “terms” con 3 sett circa di vacanze a Pasqua, un break invernale di 3 sett da fine giugno a metà luglio, un altro break primaverile di 15 gg ad ottobre e infine chiusura della scuola a fine novembre con quindi le vacanze estive (e natalizie)a partire dall’1 dicembre per due mesi. In tempo anche per andare a Melbourne e vedersi gli Aussie Open.
Essendo rimasto impressionato dall’atmsofera familiare e dalla qualità dell’insegnamento offerto da John Birrel, ho chiesto ad Andy Brothers,l’Operation Manager, di farmi una mano di conti nel caso fossi interessato a trasferire Figlio e Moglie per un anno alla corte del Canguro Mannaro ed ecco le sue risposte:
1) Spese d’allenamento: i prezzi variano ia seconda del Programma che viene fissato e comunque dovrebbero rientrare fra i 395-490 Dollari Australiani a Settimana. Calcolando 44 settimane all’anno di allenamento: circa 20.000AUD
2) Internatinal School: circa 11000AUD
3) L’opzione “Boarding”, cioè l’alloggio nel Dormitorio dell’Academy è comprensiva del vitto 250AUD a settimana mentre l’affitto di un piccolo appartamento con due camere da letto dovrebbe essere contenuto nei 300AUD
4) Una auto usata decente si aggira sui 10.000AUD
Quindi ricapitolando,più o meno, il budget dovrebbe essere:
$19,360 Tennis training
$11,000 School fees
$11,000 boarding (option – 44weeks)
Or
$15,600 Apt rental for 52 weeks
$10,000 Second Hand Car
Un totale dunque di circa 55.000-60.000 Dollari Australiani. (In US: 50.000, in Euro:36.000 )
La Pat Cash Academy è dunque inclusa nell’Hope Island Resort, a 40 minuti dall’Aereoporto internazionale di Brisbane e a 15’ dalle più famose soiaggie della Gold Coast, recita il depliant e qualcuno potrebbe pensare che ci sono posti peggiori dove andare a vivere (Bradenton,per esempio). Non eccitatevi troppo: in realtà l’Academy è sperduta fra lussuosi resort e campi da golf ma la prima impressione è quella di desolazione perchè non esiste un vero e proprio centro e pare davvero di essere perduti nel mezzo di un acquitrinola cosa è evidente se la andate a cercare su Google earth, e . Dopo un po’ però ti ci raccapezzi e identifichi i punti fermi che sono il piccolo Centro Commerciale di fronte al Resort dell’Academy (o meglio, al di là della gigantesca rotonda (e già sulla Santa Barbara Rd), fondamentale per un paio di ristorantini e snack bar, ottimi per un Latte e Brioche al mattino e per qualcosa di più sostanzioso nell’intervallo pranzo; il waterfront di Sanctuary Cove, colmo di sfiziosi ristorantini- e noi abbiamo variato passsando dal greco al francese al jamaicano e al messicano…- e Harbour Town, il primo centro più consistente con shopping center,cinema multisala e vari ristoranti incluso l’immancabile Mac . Dopo è tutto un susseguirsi di piccoli borghi che si confondono con il centro commerciale in puro stile Florida e per trovare qualcosa di più simile a una città bisogna arrivare a Surfer Paradise, che comunque non è molto distante (20-30 minuti). Intendiamoci, sotto certi punti di vista questa è l’area più borazza di tutta l’australia, dove il meglio e il peggio s’incontrano nello spazio di pochi metri, daigli esclusivi golf courses con tanto di canguri ai lungomari che rigurgitano turisti in canotta, surfers, maramaglia sciabattante di ogni razza e religione, i Grandi Parchi in stile Orlando e musica assordante di bassa lega. Anche qui però un popolo sportivo come quello australiano riesce a distinguersi: lo stesso cibo è meno artificiale e grasso di quello tipico e alla lunga stomachevole che ti viene propinato in Us, vedi meno gente obesa e molta più gente che corre, va in bici, nuota e fa surf e insomma, mi sembra che l’australiano rispetto all’americano viva una vita più sana.
Come ho detto, noi eravamo alloggiati al Sanctuary Cove: al mattino Gabrí,mia moglie, portava Nicky da Pat Cash e io scendevo di corsa (3km circa, l’ultimogiorno Nicky è sceso con me per essere già “caldo”)…facevamo colazione con Latte (come gli Aussie chiamano quello che in realtá é il Caffélatte, ottimo quello di Melbourne) e croissant, e poi o stavamo lí a vedere gli allenamenti o andavamo a far shopping o a giocare a tennis o a golf… Siamo anche andati a vedere Martina Hingis contro Castano al WTA Gold Coast Tournament che si giocava al Pines Royal Resort a 20′ da dove eravamo noi…Vista anche Shaar Peer in doppio. E la Safina e la Srebotnik. Ovviamente siamo stati anche al Wet ‘n’ Wild (anche Nicholas ha le sue esigenze).
Insomma ci abbiamo,io e mia moglie, un po’ lasciato il cuore anche perché abbiamo visto che Nicholas forse per la prima volta sembrava davvero divertirsi sul campo da tennis.Una volta l’avevamo lasciato da solo alla pausa pranzo e quando siamo tornati era sul campo, nell’ora di riposo,che stava facendosi due sets giocando alla pari col figlio di Cash, di due anni più anziano. L’altro giorno invece, telefonandomi da Bradenton, mia moglie mi diceva che Nicholas le aveva detto che secondo lui non stava imparando granchè in queste due settimane e che l’ultimo posto dove aveva veramente imparato qualcosa era stato alla Pat Cash dove John gli aveva messo a posto il rovescio.(E io che credevo di essere stato fondamentale con le migliaia di palline al cesto servite a mano….). Poi aggiungeva, con il fare saputo dei bambini di 10 anni: e poi sai perchè la Pat Cash è forse meglio della Bollettieri? Perchè qui siamo a Bradenton, invece in Australia possiamo andare a Sydney che è bellissima… Il fatto che sia anche a 932 km è per lui secondario. Ma bellissima Sydney lo è veramente.
Lasciatemi quindi subito dire che se la Pat Cash Academy fosse sita in Perth, credo non avrei alcun dubbio : Il Paradiso, nel senso di Bollettieri, può attendere e per due o tre anni Nicholas potrebbe maturare e crescere in pace. Poi ovviamente bisogna valutare anche in base al carattere e alle potenzialità dell’individuo se andare là “where the champions train”.Insomma, l’Academy, qualunque essa sia, è uno strumento e sta a te utilizzarlo secondo i tuoi scopi.
FINE_
PS_Se uno vuole approfondire il discorso Australia, si consiglia DOWN UNDER (un paerse bruciato dal sole,in italiano) di Bill Bryson: un capolavoro di letteratura di viaggio, divertentissimo. Più modestamente il mio resoconto di viaggio che vi ho risparmiato è a disposizione se mai si deciderà di fare nel Blog anche una Categoria a parte, Tennis & Viaggi.
1 Maggio 2007 alle 01:07
Bene Stefano !!continua con i tuoi racconti che ci fanno viaggiare con la mente verso mondi lontani.. e fanno sognare.
Altro che mare, molti di noi sono in giro per tornei e raduni ..come sempre del resto.
Atti, quanto dici è in parte condivisibile ,ma ti assicuro,se ti può consolare, che nella nostra regione (Sicilia ) date le grandi distanze i problemi sono ancora maggiori.;la settimana passata ad esempio torneo regionale under 10 a Messina che dista da Palermo 250 km circa, immagina andare e tornare ogni turno..per non parlare poi dei tornei fuori regione per i quali devi prevedere aereo soggiorno etc.Ma alzi la mano in questo blog chi non manderebbe il proprio figlio ad una convocazione regionale,nazionale, ad una coppa delle provincie e quant’altro.Ci aveva ammonito del resto il saggio Fulvio dicendoci che chi si imbarca nell’attività agonistica non ha idea a cosa vada incontro.Ma tant’è, senza la passione ed un pizzico di follia che animano i genitori dove andrebbero i piccoli?Devo poi spezzare una lancia a favore dei tecnici responsabili della nostra macroarea che mi pare stiano facendo un buon lavoroLe regole poi finalmente sono omogene in tutti i tornei sia di macroarea che nazionali:per gli u. 10 campo intero,palle mid, non advantage,2set a 6, sul 5-5 tie b.ed in caso 1 set pari un tie break decisivo.
Negli anni passati era un caos,a volte campi interi ,campi a ¾ ,palle sempre diverse . set a 4,.ogni torneo o raduno condizioni diverse.
La mia sensazione è che il lavoro sui piccolissimi sia nel nostro paese buono per quantità e qualità ,ma poi dopo i 14 anni per i noti problemi legati all’incompatibilità tra attività sempre più impegnativa e organizzazione scolastica secondaria, si vanifichi tutto.
Quale è la soluzione ? Probabilmente le Accademie ma solo pochi come Stefano hanno la possibilità ed il coraggio di fare queste scelte…
1 Maggio 2007 alle 02:16
’sta storia del “si arriva al 4″ mi pare una cosa fuori dal mondo.
gli under10, sia nei tornei intercircolari (vi piace??) amichevoli, sia in altri tornei (niketour, per esempio) già se la giocano al 6, due su tre, col terzo fatto a tie break.
da ora una cosa è chiara, grazie ad atti: gli under10 regionali sono da evitare in ogni modo!
aspetto il ponte del 2 giugno (se c’è!), per leggere il resoconto australiano di stefano grazia. oppure me lo stampo e lo leggo ad agosto!
uno scrittore straordinario sei!
1 Maggio 2007 alle 22:01
Signori, ricomincerei con uno dei temi preferiti di questo blog: il confronto fra il sistema delle Academies private, in particolare quelle straniere, e il tradizionale addestramento agonistico disponibile in Italia nei circoli con i maestri “targati” da mamma FIT. Vi riporto due fatti sportivi, accaduti entrambi oggi al torneo under 18 di Salsomaggiore, la Guru Cup, uno dei più importanti tornei juniores organizzati in Italia. Nel singolare maschile al 2o turno, abbiamo avuto un derby azzurro: erano di fronte il ragazzo siciliano Antonio Comporto, classe 1989, n. 4 d’Italia a livello juniores dopo Fabbiano, Lopez e Trevisan, nonché n. 69 delle classifiche ITF e Giacomo Miccini, un marchigiano classe ‘92 che da circa due anni si allena a Bradenton da Bollettieri. Ebbene, il 15enne di scuola americana ha battuto il 18enne di formazione autarchica per 76 57 62.
Stesso torneo, altro campo, singolare femminile 2o turno. Altro derby azzurro. Alessandra Di Batte, classe 89, una delle nostre migliori juniores, testa di serie n. 6 del tabellone, contro la 15enne (è nata il 30.12.91) Camila Giorgi, proveniente dalle qualificazioni. La Giorgi è emigrata da tempo in Francia, dove è seguita da Sebastien Durand, nella stessa Academy da cui è uscito Marcos Baghdatis, il primo cipriota ad entrare nei primi 10 del mondo. Anche qui, Davide l’emigrato batte Golia l’autarchico. La Giorgi, più giovane di quasi tre anni, si aggiudica l’incontro per 76 64…
A me sembra che due indizi, quando sono così grossi, siano sufficienti per fare una prova…
Io credo che gran parte delle accuse mosse da Stefano Grazia nel suo post indirizzato al maestro Polidori siano fondate. E ritengo che non sa un problema di responsabilità dei singoli. Come in altri settori di attività nel nostro paese, è il SISTEMA NEL SUO COMPLESSO che è inefficiente, inutilmente burocratico, omertoso nel difendere le sue abitudini e nel coprire, in nome della solidarietà di casta, gli incapaci. I mali vengono da molto lontano, lo sappiamo, questa nuova gestione federale è povera, lo sappiamo, però secondo me tante cose, in apparenza banali, si potrebbero fare, come ad esempio svincolare il possesso di una tessera agonistica dall’appartenza ad un circolo. Il tennis è uno sport individuale, uno si fa la tessera per fare i tornei, mica per giocare nei pulcini del Milan!!
E poi. Mandiamo qualche tecnico giovane e motivato a studiare all’estero… E’ evidente che la preparazione professionale dei nostri tecnici non è all’altezza di quella degli stranieri. Abbiamo da colmare un gap di know-how, derivante dal fatto che per 30 anni, mentre il tennis si trasformava, abbiamo avuto pochissimi giocatori di livello, con ancora minore voglia, tranne rari casi, di trasmettere ciò che avevano appreso. Proviamo a fare come il Giappone nella 2a metà dell’800. Mandarono decine di giovani a studiare nelle migliori università del mondo, e in 15 anni un paese medievale e arretrato divenne una potenza economica e militare di prim’ordine…
1 Maggio 2007 alle 22:37
Ci sono Tornei Provinciali e Tornei Provinciali….
Per darvi un’idea: Torneo Provinciale di Luanda, c’erano un Torneo Cadete (Under 16)Torneo Juvanil(in pratica Under 14) e un Torneo Iniciados (per Principianti).I Cadetti giocavano Best of 3, gli altri un Set Longo ai 9, senza Vantaggi in caso di Deuce. Nicholas ha partecipato al Juvanil ed era il più piccoloma gli avevano dato un bye e la TdS N°4 in un tabellone di circa 30 giocatori di età incerta…scrivevo infatti sopra che “in pratica” era un Under 14 perchè il più vecchio in campo credo abbia 14 anni (a domanda non ha saputo essere preciso: non sa bene se è del 92 o del 93 e questa è un’altra delle cose “pratiche” con cui si convive facendo sport di ogni tipo in Africa…Mi ricordo che quando ero in Nigeria chiesi a uno dei Ball Boys/Sparring Partners quanti anni avesse e la risposta fu esilarante e seria allo stesso tempo: It depends, cioè: dipende. Se doveva fare un torneo Junior ne aveva anche 16 ma l’età vera era sui 21…).Nicholas, da dopo un bye e due match condotti in porto con grande autorità era giunto in semifinale dove giocava con un certo Fernando,di un anno più vecchio, col quale l’anno prima vinceva abbastanza regolarmente ma con cui ,ultimamente, nelle partite che gli faccio giocare durante la settimana, le aveva sempre prese pur tecnicamente essendo nettamente più forte. La differenza è che Fernando corre, sta calmo,è umile e tira su tutto. Un pallettaro? Forse, ma comunque ammirevole e ottimo per giocarci contro e migliorarsi,dal mio punto di vista.Tanto è vero che vince molto e gli avevan dato la TdS N°1 anche se a mio avviso è nettamente inferiore ad un certo Armando ,classe 94,che gioca stilisticamente come Nicholas con la maturità di uno appunto più anziano di tre anni. Vabbè, con nostro grande scorno Nicky aveva perso 9/1 in semifinale (si giocano i Long Set senza vantaggi sul Deuce) ripetendo pari pari la prestazione nella Semifinale del Torneino Gran Prix interno alla Img Academy e finendo in scene isteriche (io non c’ero, me l’ha raccontato mia moglie) Sabato invece nella Finale del Terzo e Quarto Posto sotto anche i miei occhi Nicky giocava molto bene contro questo Osvaldo di 13 o 14 anni che pur sapendo giocare anche il power game a un certo punto le tentava tutte, anche ad alzare campanili alla viva il parroco….Nicky partito in testa 2/0,2/2,5/2,5/4, aveva momenti di grande gioco con ottime combinazioni ma anche attimi di rabbia in 3-4 occasioni con sbattimento stizzoso di racchetta per terra e perfino un rimbrotto a me che gli avevo gridato “Va benissimo” dopo un game perduto…Cioè un Va benissimo, stai giocando benissimo, è lo stesso…e lui mi grida disperato: Non mi parlare!(Insomma, più o meno come Murray con Gilbert? SCHERZO!!!).Comunque, sfiorando pericolosamente lo psicodramma si issa a 8/5 aveva con due match point e li spreca ma dopo essersi fatto raggiungere sull’8/8 chiude infine 10/8 una partita tutto sommato giocata molto bene, conducendo sempre il gioco e peccando solo dal punto di vista caratteriale in quei 3-4 momenti in cui irato per aver perso il game si sfogava con la racchetta. Il torneo poi lo vinceva Armando 9/3 contro Fernando. Armando aveva battuto Osvaldo 9/7 in semifinale. Se pensiamo che oggi in un set d’allenamento Nicholas e Armando giocando tutti e due benissimo erano sul 5/5 prima di dover uscire dal campo causa fine dell’ora, diciamo pure che almeno 3-4 giocatori con cui divertirsi li abbiamo trovati, ma sono tutti qui…Ci manca davvero quella follia a cui voi tutti fate riferimento, il girare insomma per tornei… insomma, L’AGONIA E L’ESTASI…
1 Maggio 2007 alle 23:02
Sempre per rimanere nell’aneddotica africana, e a proposito di non perdere mai il senso della prospettiva,invece stamane mi sono commosso…vabbè, non vi racconto cosa mi capita di vedere quando vado ad ispezionare gli Ospedali Pubblici locali…la mia clientela è diciamo scelta e selezionata, si tratta di espatriati o comunque fra i locali:dipendenti di una impresa petrolifera, quindi media ricca borghesia…si, mi arrivano contrattisti e dipendenti del Ministero del Petrolio, generalmente più poveri e afflitti più degli altri da malattie tropicali e tbc, ma insomma, non sono un Medecin sans Frontiers nè Gino Strada, non vedo tutti i giorni cose che voi umani non potete nemmeno immaginare, ma ogni tanto m’impongo di andare a visitare gli Ospedali Pubblici, e non solo le nostre ricche Cliniche Private,e proprio venerdì scorso ero all’ospedale Pediatrico e venivo messo di fronte a malattie da noi scomparse come il tetano (e solo perché non si vaccinano…i vaccini ci sono, ma non si presentano per ignoranza,pigrizia, superficialità,scarsa educazione sanitaria…Vabbè, sto divagando, ma insomma stamattina ero al club e ci stavamo allenando (3 ore al mattino + due al pomeriggio) e stamattina Nicholas non era In The Mood, come spesso gli capita, lento a carburarsi…insomma, avete presente quando uno fa resistenza? E non riesce a convincersi non c’è verso, se una cosa in quel momentouna parte del cervello gli dice che non vuole farla, si tetanizza quasi…al puntoda non riuscire nemmeno a fare esercizi banalissimi, come il kangaroo (i balzi a ginocchia alte)…se uno non lo vede, non ci crede… Bè, a un certo punto passa di fianco al campo un povero ragazzo di un età imprecisata fra i 14 e i 20, di quelli che noi chiamiamo approssimativamente spastici, vestito da tennis, caracollando impietosamente e con l’arto inferiore destro e il braccio sinistro amorfizzati e rattrappiti ma anche con evidenti handycap al braccio destro e ovviamente al tronco superiore e al cingolo scapolare…L’ho visto artigliare la racchetta e avviarsi al muro e ho chiamato Nicholas e gli ho detto di guardare attentamente: non sapevo cosa aspettarmi ma per me già quel ragazzo ai miei occhi aveva il cuore più grande di Federer e Nadal… E dopo averlo visto palleggiare per mezzora contro il muro, non so nemmeno bene come, ma con certa regolarità, quando ci è ripassato di fianco, non ho potuto trattenermi e con la voce rotta gli ho gridato battendomi il petto e vergognandomi un po’ per la retorica in sè, ma pensavo che gli fosse dovuto, gli ho gridato dicevo: “Voçè para mim è o Numero Uno!”, e a lui gli si è illuminato il viso in un sorriso e mi ha ringraziato con voce stentorea,orgogliosa e solare. Tutto qui, non ci siamo parlati, a Nicholas ho spiegato che non ho voluto trattarlo da freak, gli ho solo tributato il mio rispetto e ammirazione ma che magari lui chiede solo di essere trattato normalmente. Nel pomeriggio Nicholas ha giocato da dio,con la gente che si assiepava ai bordi del campo per vederlo fare i “patterns” con me e mia moglie e facendo poi 5/5 con Armando,il vincitore del torneo di cui sopra… Domani o dopodomani di nuovo si dimenticherà di quanto è fortunato,i bambini sono così ed è magari anche giusto così, ma io difficilmente mi dimenticherò di quanto ho visto stamattina, un ragazzo col cuore e il coraggio più grandi di Federer e Nadal messi insieme.
2 Maggio 2007 alle 02:04
leggendo il tuo ultimo racconto, ho provato gli stessi tuoi sentimenti per quel ragazzo contro il muro.
il bambino fortunato sa di esserlo, ma preferisce dimenticarselo…forse perchè, per lui, essere fortunato potrebbe significare doversi sentire in colpa. quando capirà che le differenze di questo mondo ci trovano individualmente del tutto impreparati a superarle, anche lui, come noi, cercherà di adoperarsi per quel che può, magari solo con un sorriso.
recentemente, in un circolo abbastanza quotato, m’è capitato di assistere ad una scena vergognosa: un bimbo bianco, supervestito con l’ultimo completino di nadal, si permetteva di trattare un bimbo mulatto (forse figlio o nipote del custode) come fosse il suo servetto, apostrofandolo con termini e modi propri del più becero imperialismo. il bimbo bianco non nasce stupido o cattivo: evidentemente ha sentito qualche battuta del padre ed ha pensato di metterla in pratica.
sono certo che i figli di questo blog (anche senza comprenderne la gravità)non cadranno mai in tali bassezze.
2 Maggio 2007 alle 10:58
Leggo stamattina l’ottimo post “tecnico e analitico” come sempre di Roberto e vi ricordo che un altro di questi paragoni impossibili a distanza é quello fra Miccini (al suo TERZO anno da Bollettieri:cominció a settembre 2004, lo so perché c’ero) e Bortolotti che invece é a Tirrenia. Ok, non vuol dire nulla: magari Bortolotti da Bollettieri non si sarebbe trovato,etc etc ed ognuno é diverso dall’altro…Posso solo dire che é stato veramente Giacomo a decidere di voler andare da Bollettieri: a 12 anni era il numero tre in Italia e ha voluto provare l’esperienza in Florida…E’ venuto una settimana ad Agosto (la stessa in cui capitarono anche per la prima volta Quinzi e anche Gaia Sanesi, un’altra italiana di circa 15 anni anche lei al suo terzo anno a Bradenton),gli é piaciuto e ha deciso di restare. Ho rivisto poi il padre l’anno scorso a Pasqua e mi diceva che pur nutrendo perplessitá e avanzando critiche sulla formidabile macchina mangiasoldi che era diventata l’Academy, sui risultati non poteva certo lamentarsi: il figlio ora batteva 61 62 tutti quelli da cui generalmente veniva battuto quando era in Italia…Ok, i risultati non sono tutto, ma mi sembra di aver letto sulle varie riviste italiane anche giudizi abbastanza positivi sull’evoluzione tecnica del suo gioco. In piú, come diceva il padre a mia moglie due-tre sett fa quando si sono incontrati a aPsqua (i Miccini hanno comprato casa all’interno dell’Academy e la madre sta quasi sempre col figlio,per non lasciarlo solo), Giacomo all’Academy ha la possibilitá di incrociare la racchetta oltre che con gli agguerriti Juniores del Full Time anche e soprattutto con i vari Max Mirny,Haas, Vaidisova, Stepanek,Sharapova…e appunto questo credo sia il valore aggiunto di Bollettieri rispetto alle altre Academies piú piccole.-..ad Agosto dell’anno scorso c’erano anche Murray e Gilbert, la Navratilova (che vive a Sarasota come del resto anche Lendl), Serena Williams…Ho visto Jamea Jackson e Alexandra Stevenson, la Pierce prima dell’infortunio, Diego Hartfield…e chissá quanti altri che adesso mi sfuggono…Insomma, se sei un Miccini ti ci fanno giocare regolarmente e l’esperienza credo sia impagabile…Magari a 10 anni non é cosí importante, ma a 14-15 Miccini si sta facendo una esperienza di gioco (E DI VITA) che molti dei suoi coetanei si sognano…Certo, non gli mancano i mezzi, ma é stato lui a decidere di voler continuare a stare in Florida quando probabilmente avrebbe potuto benissimo andare a Tirrenia…Mi ricordo sempre un intervista di Safin (SAFIN!!!!!) sprezzante e critico coi giovani russi che a suo dire non avevano voglia di fare sacrifici, e cioé di prendere su ed andarsene da casa, di andare in un academy in Spagna,in Francia o in US, perché secondo lui quella era l’unica maniera, fare sacrifici.viaggiare, uscire di casa, confrontarsi coi migliori, imparare a stare da soli, via dagli amici del muretto-suppongo volesse dire anche questo…
Infine, sono davvero contento che anche Roberto identifichi fra le altre cose questa assurditá della Tessera FIT vincolata al Circolo…E quando scrive “ritengo che non sa un problema di responsabilità dei singoli. Come in altri settori di attività nel nostro paese, è il SISTEMA NEL SUO COMPLESSO che è inefficiente, inutilmente burocratico, omertoso nel difendere le sue abitudini e nel coprire, in nome della solidarietà di casta, gli incapaci.” dice probabilmente il vero MA COMUNQUE qualcuno lassú in cima che si occupa di JUNIOR ci sará pure e quel qualcuno potrebbe anche decidere di procedere alla Grande Riforma, qualcuno lassú in cima come che ne so, Piatti e F