Dossier: La tournée “araba”
di Amélie Mauresmo
Dossier: La tournée “arabe”
d’Amélie Mauresmo

 
6 Marzo 2008 Articolo di Monique Filippella
Author mug

Arrivata nel Qatar con l’intenzione di risollevarsi da un difficilissimo inizio di stagione, Amélie si è dovuta invece confrontare con dubbi ed interrogativi sul prosieguo di carriera. Il percorso di questa Campionessa sempre franca anche nei momenti di difficoltà.

Arrivée au Qatar avec l’intention de remédier à un début de saison très difficile, Amélie a dû au contraire se confronter avec des doutes et interrogatifs sur la continuation de sa carrière. Voici donc le parcours de cette championne toujours franche et ouverte, aussi dans les moments de difficulté.

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Amélie al Foro Italico

Foto di Monique Filippella 

Le origini

Tutte le biografie ricordano che l’interesse di Amélie per il tennis è nato da piccolissima, guardando Noah vincere il titolo al Roland Garros. A 11 anni lascia la famiglia per iniziare a seguire il suo sogno di diventare tennista di professione. Diventa campionessa mondiale Junior nel 1996, e nel 99, da quasi sconosciuta, ma la conoscevano bene la Davenport e la Novotna, allora n 2 e 3 mondiali, che erano state battute l’anno prima a Berlino, arriva in finale agli Open di Australia. E’ l’inizio di una carriera fatta di grandi risultati, e talvolta di infortuni anche abbastanza seri, che la porta nel 2004 ad essere la prima, e finora unica, francese ad issarsi al rango di n.1 mondiale, anche se solo per 5 settimane. Si guadagna però anche l’etichetta di migliore giocatrice che non abbia mai vinto un torneo dello Slam. Nel 2005 continua ad avere ottimi risultati, ma sempre con un sapore di incompiuto: nelle grandi occasioni finisce sempre per “evaporare”. A fine stagione rimedia anche due criticatissime uscite al primo turno (Mosca da Francesca Schiavone e Zurigo da Katarina Srebotnik) che le fanno meditare una conclusione prematura dell’annata. Va invece a Philadelphia, dove riesce a difendere il titolo e partecipa ai Masters di Los Angeles. Sarà un momento chiave della sua carriera: nonostante una sconfitta nel round robin contro Mary Pierce, che le aveva anche negato la finale all’US Open, si issa, battendo la Davenport, fino alla finale, dove, con una partita epica, sconfigge proprio la stessa Pierce. E’ quindi con grande fiducia che affronta la tournée australiana l’anno dopo, ma viene battuta al primo match a Sidney da Ana Ivanovic. E i dubbi l’assalgono di nuovo.. A Melbourne, però, è un’altra storia: in una edizione particolarmente provante dal punto di vista fisico per il gran caldo (alcuni giocatori si ritireranno per colpi di calore), riesce a centrare l’obiettivo della carriera: vincere un titolo dello Slam. Purtroppo per lei, anche su questa prodezza faranno nascere l’ombra del dubbio: durante il suo percorso verso il trofeo vince tre gare per abbandono: al terzo turno abbandona la Krajicek per un colpo di calore, in semifinale la Cljisters per un infortunio alla caviglia e perfino in finale Justine Henin, giustamente rimproverata per scarsissima sportività, le nega una vittoria limpida. Poco importa se in tutti i casi Amélie era in vantaggio, la stampa continua con i suoi se… E’ l’inizio però di una grandissima stagione, in cui sarà n1 fino al Master di fine anno, con i titoli anche di Parigi indoor ed Anversa. Ma il capolavoro sportivo lo fa a Londra: raggiunge la semifinale con una bella battaglia contro la Myskina, piega in semifinale una grande Sharapova e ritrova in finale proprio Justine Henin. Juju, che in quel momento è in grande forma, comincia alla grande e si prende il primo set agevolmente 6.2. Questa volta però è veramente il giorno di Amélie, che ritorna prepotente e vive finalmente da vincitrice l’ultimo punto di uno Slam. E del più prestigioso! Tornano però gli acciacchi ricorrenti e la stagione continua a strappi, tanto da mettere in dubbio la partecipazione anche al Master, dove arriva a corto di match. Da allora qualcosa si è inceppato, la preparazione non ha seguito il programma ideale, i rientri sono stati difficili, le delusioni ai grandi appuntamenti cocenti. Nel 2007 vince un solo titolo, Anversa, che le regala una racchetta di enorme valore, che credo scambierebbe per una stagione come quella passata. Invece i malanni la perseguitano, stiramenti, lesioni muscolari, perfino un’appendicite. E la fiducia crolla, così come la classifica. Chiamata a giocare in Fed Cup contro l’Italia, rimedia una sconfitta da Francesca Schiavone e batte con grossa difficoltà Mara Santangelo. E’ la goccia che fa traboccare il vaso. Non partecipa all’US Open e non dà indicazioni sul futuro. Durante le vacanze le torna però la voglia di giocare e riprende gli allenamenti. Riprende anche la competizione a Gold Coast, una prima, proprio per riprendere il ritmo di gara. Ma il rientro è duro. Viene fermata dalla Schnyder ai quarti e non partecipa a Sidney per l’ennesimo infortunio muscolare. A Melbourne esce al terzo turno battuta dalla Dellaqua e a Parigi Coubertin vince solo una partita e tre games. Il morale è a terra ed è con una gran voglia di tornare a giocare ad un buon livello che affronta quindi la tournée araba.

Le partite

Torneo di Doha

1 turno: Amélie Mauresmo b Sabine Lisicki 76(2) 63
2 turno: Tamarine Tanasugarn b Amélie Mauresmo 76(7) 75

Torneo di Dubai

1 turno: Amélie Mauresmo b Anabel Medina Garrigues 76(7) 62
2 turno: Amélie Mauresmo b Akiko Morigami 46 61 64
Quarti di finale: S. Kuznetsova b Amélie Mauresmo 61 76(4)

La stampa

Ecco una raccolta degli articoli dell’Equipe che commentavano giorno per giorno i risultati di Amélie durante la tournée araba. In calce i commenti di alcuni personaggi dell’ambiente sul periodo nero di Amélie, tratti dall’Equipe e dal sito www.grandchelem.net. Gli articoli dell’Equipe sono di Alain Deflassieux, le traduzioni di Monique Filippella

L’équipe, 19 febbraio 2008

Mauresmo si accontenta

Non facile regolarsi contro una giovane giocatrice che non dubita di nulla, spedisce prime palle di servizio a 200 km/h, colpisce duro da fondo campo e si muove molto velocemente. Amélie Mauresmo se ne è resa conto, ieri sera, di fronte alla giovane tedesca Sabine Lisicki, che è appena progredita da 192 a 126 nella classifica WTA grazie ad un terzo turno all’Open di Australia, dopo essere passata per le qualificazioni, e si è offerta il lusso di inchiodare Lindsay Davenport due settimane fa in Fed Cup.
Spesso attaccata quando attaccava, Mauresmo è riuscita a evitare la trappola di questo incontro mostrandosi solida in difesa, facendo prevalere la sua esperienza al tie-break del primo set, ed approfittando di un netto calo di regime dell’avversaria nel secondo. Non c’era da saltare di gioia dopo tale vittoria ma, attualmente, la cosa che conta di più per Mauresmo è vincere e provare a concatenare gli incontri. “Non conoscevo per niente questa giovane giocatrice, sapevo soltanto che aveva una grande prima palla. Era difficile trovare il ritmo, ma, dopo una partenza un po’ stentata, sono migliorata nel corso dell’incontro. C’è stato un po’ di tutto e direi che per un primo turno, non è stato così male.”

L’équipe, 21 febbraio 2008

Si riprenderà?

Amélie Mauresmo battuta ieri da Tamarine Tanasugarn, 101 mondiale, è caduta in una profonda depressione.
Quando uscirà la prossima classifica WTA, lunedì, Amélie Mauresmo occuperà, al massimo, la 29 posizione mondiale, classifica che occupava alla fine del 1998, mentre, a diciannove anni, era in pieno progresso. Battuta ieri in due set (7/6, 7/5), al termine di una difficile maratona, dalla semi-ritirata Tamarine Tanasugarn (101 della classifica WTA), aveva conservato della campionessa del 2006 soltanto il desiderio di battersi, vuoi contro se stessa, contro la sua avversaria o contro un vento da scornare tutte le gazzelle del paese. Durante 2 ore e 20 minuti, a notte ormai caduta, Loïc Courteau, l’allenatore, e Michel Franco, fisioterapista, assistevano, impotenti e tremanti per il freddo, al combattimento disperato e disperante della loro giocatrice. “Cosa posso dire?” sospirava Courteau. “Che Amélie non ha mai giocato bene nel vento? Che il gioco di Tanasugarn non le conviene? Che ha fatto troppi errori, soprattutto quando poteva fare la differenza? C’era tutto questo nella partita. È dura…
Dopo un primo turno relativamente soddisfacente contro la giovane tedesca Sabine Lisicki, Mauresmo aveva teoricamente un secondo incontro facile contro la rientrante tailandese, 30 anni, numero 19 mondiale nel 2002, a suo agio soltanto su superfici rapide e che aveva quasi abbandonato il tennis nel 2005 per iniziare gli studi di diritto. Con i suoi colpi ben piatti e puliti, uno spostamento corretto ed una grande percentuale di riuscita, Tanasugarn ha saputo mettere a profitto la mancanza di mobilità di Mauresmo che ha causato innumerevoli steccate con traiettorie stratosferiche. Fino alla fine, c’è stata tuttavia una speranza di vedere la francese invertire il corso dell’incontro. Nel primo set innanzitutto quando, dopo essere risalita da 5/3, 40-0 su servizio avversario, ha operato una bella rimonta per disputare il tie-break. Ma sul “set ball” che si è procurata sul 6-5, una risposta steccata vincente miracolosa ha salvato Tanasugarn. Nel secondo set, è Mauresmo che vince il suo gioco di servizio con autorità per condurre 5/3. Ma anziché continuare sul suo slancio, è ricaduta nella sua serie di errori e ha ceduto i quattro giochi seguenti. In lacrime dopo l’incontro (e questo non le succede quasi mai), Mauresmo non ha avuto il coraggio di presentarsi in sala stampa, promettendo di parlare più tardi. Oggi forse… Ci si immagina che, dopo questo risultato, che arriva dopo altre disillusioni quest’anno, si ponga degli interrogativi. A che scopo battersi per oltre due ore, la notte, dinanzi a trenta spettatori congelati senza avere il minimo controllo del suo gioco?… È ancora tollerabile per una campionessa di ventotto anni, destabilizzata da una successione di infortuni, continuare a disputare tornei senza registrare una prestazione soddisfacente da mesi? L’ultima volta che aveva perso contro una giocatrice classificata oltre il top 100, era nel giugno 2003 a s’Hertogenbosch contro Barbara Rittner (102°), mentre l’ultima giocatrice del top 10 che Mauresmo ha battuto si chiama Kim Clijsters. Era in finale del torneo di Anversa, cinquantatre settimane fa, prima che la francese fosse operata di appendicite. Questi ultimi otto mesi, la sua migliore prestazione si riassume in una vittoria sull’Italiana Santangelo (allora n° 27) in occasione di un incontro di Fed Cup, nel luglio 2007. L’accumulo delle contro-prestazioni non aveva finora toccato troppo la Mauresmo nel morale, anche se avevamo visto il disappunto dopo sconfitte penose alla fine della scorsa stagione. Si aggrappava allora alla speranza di preparare bene il 2008 e di ripartire su buone basi. Purtroppo, attende ancora il risultato che le farà balenare un futuro più sorridente. Saprà superare il suo nuovo fallimento di ieri? Glielo auguriamo. Ma non bisognerà essere sorpresi se nelle prossime settimane deciderà di esprimere pubblicamente il suo definitivo “non ne posso più”.

L’équipe, 22 febbraio 2008

“Difficile da sopportare” (traduzione di Enzo Cherici)

Ieri, al termine del pomeriggio, su di un morbido divano dell’Hotel Four Season di Doha, Amélie Mauresmo è tornata sula sua orribile sconfitta della vigilia contro Tamarine Tanasugarn. Una sconfitta dura da accettare e che ci porta giocoforza a porre la domanda delle domande: è giunto il momento per la francese di appendere le racchette al chiodo? Senza girarci troppo attorno, con la sua consueta franchezza, Mauresmo non ha nascosto che lei stessa s’è posta la stessa domanda. Senza peraltro essere persuasa che il momento del ritiro sia arrivato.
Come si sente 24 ore dopo la sconfitta contro la Tanasugarn?
Più calma! Una sconfitta così genera una grande frustrazione. Uscire da un match come questo, giocato in condizioni estreme, è difficile. Sul campo, la cosa che m’innervosiva di più era vedere la mia avversaria mantenere la calma malgrado un vento pazzesco e il freddo. Lei colpiva la palla alla grande, facendo tutto bene e giocando dei passanti appena sopra il nastro ogni volta che scendevo a rete. Restando dietro invece, mi rendevo conto di sentirmi frustrata e irritata a causa delle condizioni.
Questa sconfitta arriva dopo dei cattivi risultati in Australia, nonostante lei avesse preparato con cura questo inizio di stagione
L’Australia in effetti non è stata brillante, ma poi mi sono sentita meglio all’Open Gaz de France. Mi sentivo positiva e quindi gli allenamenti tra Parigi e Doha sono stati molto buoni. Poi invece succede che non riesco a concretizzare nulla di quanto preparato.
Cos’ha da dirsi allora?
Passo attraverso vari stati. A volte mi chiedo “che ci facevo là?”, soprattutto giocando in condizioni come quelle di ieri, di sera, con il freddo, il vento, davanti a tribune pressoché vuote. È la tipica situazione dove vorresti essere da tutt’altra parte. D’altra parte però, sono arrivata a questo torneo con la voglia di fare bene, ma c’è sempre un granello di sabbia che s’incastra ed impedisce alla macchina di ripartire. È difficile da sopportare.
Questo rimette in discussione il seguito della sua carriera?
Da una parte ho voglia di continuare, ma dall’altra mi domando se non sia io che mi persuado di averne voglia. È normale che mi ponga delle domande durante questo periodo di vacche magre. Ma allora qual è la parte reale in tutto questo? Qual è la parte legata alla sconfitta e alla delusione? È difficile a dirsi, ma i tutti i casi, tutte queste cose sono presenti nel mio spirito.
Dovesse continuare ad ottenere cattivi risultati, insisterà ancora a lungo?
Finché sono motivata, io continuo. Tutte le domande che lei si pone nei miei riguardi, me le pongo io per prima. Sono una persona che ha sempre funzionato riflettendo e cercando di comprendere le cose, analizzandole.
E riuscirà ad abbandonare rapidamente la questione del ritiro?
Si e no. Ad ogni sconfitta, è come se prendessi una mazzata in testa. Poi, appena torno ad avere buone sensazioni, boom! Arriva un’altra sconfitta. Va avanti così da diversi mesi. Allora è inevitabile che qualcosa ti resti dentro la testa e magari pensi se non sia il caso di fermarsi.
Chiederà di nuovo a Guy Forget di accompagnarla?
No, non questa volta. Chiederò sicuramente ad Alexia (Dechaume, che allenava Amélie prima di Courteau e che si occupa oggi della sua comunicazione) di partire con me almeno per Indian Wells e vedrò se Michel (il preparatore) potrà venire per uno o due tornei.
In effetti, all’Open Gaz de France, Loic Courteau non era con lei. Cosa significa questo?
Significa che non c’è niente di cambiato nel nostro rapporto, ma va bene anche che sia lasciata anche libera a me stessa ogni tanto. Ed è stato un bene a Coubertin. Quando si è senza coach, ci si concentra su altre cose e anche questo non è male.
Nel corso della sua carriera, lei ha attraversato diversi periodi complicati, ma ne è uscita sempre rafforzata. Penso, ad esempio, al 2005, dopo la sconfitta in finale di Fed Cup, quando pensava di chiudere la stagione a settembre, con due mesi d’anticipo, e poi ha finito per vincere il Master. Possono essere d’aiuto questi precedenti?
Nel 2005 era un po’ diverso. Il periodo difficile era stato molto meno lungo. Più brutale magari, ma meno lungo. È stata dura, credevamo fosse la fine, tutti dicevano che ero finita. Ma dopo la storia è ripresa ancora meglio. Ma all’epoca, non avevo ancora raggiunto tutti i miei obiettivi, non avevo ancora vinto alcun torneo del Grande Slam. Forse allora questo fu il motore per rilanciarmi verso il vertice. Ora, le condizioni sono differenti. Ci sono domande che sorgono, alle quali non sono in grado di trovare una risposta oggi.
S’è fissata degli obiettivi minimi per questa stagione?
No, non mi sono fissato nulla di preciso. Mi sono concentrata sulla mia preparazione e sapendo d’aver lavorato bene, pensavo i risultati sarebbero arrivati. Ma siccome tutto questo non è accaduto, sono un pò smarrito in rapporto alle certezze che avevo.
Come giocatrice, lei non vede certamente le cose come noi, dall’esterno. Non è che si mette a pensare alle statistiche, alla mancanza di risultatati da tanti mesi, al fatto che lei non perde contro una giocatrice di classifica superiore alla centesima posizione da più di cinque anni
Quando sono in campo penso soltanto a giocare. Poi, ovviamente penso alle stesse cose che pensate voi. Le domande di cui parlo, sono anche queste: sarò capace di ribattere un giorno le ragazze più forti? Sarò capace un giorno di rivincere 5, 6 o 7 match di fila? Conosco i miei risultati passati, sono sempre presenti nella mia testa.
Questo passaggio a vuoto di diversi mesi può dipendere dal fatto che magari non ha più molte stagioni davanti a lei e magari questo può metterla più pressione
No, no. Non ho questo pensiero in testa. Se non avessi raggiunto tutti gli obiettivi che m’ero fissata all’inizio della mia carriera, può darsi effettivamente che reagirei così, che non mi resta più molto tennis ancora. Ma ho già dimostrato il mio valore e non c’è alcuna nozione di tempo che passi troppo in fretta nel mio spirito.

L’équipe, 27 febbraio 2008

Un passo avanti

Battendo Medina Garrigues (7-6, 6-2), Amélie Mauresmo si è rimessa sulla strada giusta.
Seduta dietro il tavolino della sala delle interviste, Amélie Mauresmo non smetteva di parlare ieri sera. In inglese, quindi in francese, era contenta di potere esprimere la sua soddisfazione di avere combattuto una vera battaglia da cui era anche uscita vincente. “Belle lotte come questa ne ho vissute alcune negli ultimi mesi, ma le perdevo ogni volta. Fa bene aver potuto giocare un incontro intero per battere un’avversaria difficile da gestire.” Mauresmo aveva appena passato due ore e tre minuti in campo per eliminare la spagnola Anabel Medina Garrigues 7-6, 6-2 al termine di un incontro allo stesso tempo intenso e contratto che è anche stata vicina a perdere alla fine del primo set ma che ha vinto alla fine “col coraggio e con lo sfondamento”, secondo i suoi termini. In tempi normali, una vittoria di Mauresmo sulla coriacea spagnola, classificata oggi 31 mondiale, non avrebbe attirato l’attenzione. Ma, nelle circostanze che conosciamo, dopo una fine di stagione 2007 ed un inizio 2008 disastrosi, ci si iniziava a chiedere se l’ex numero 1 mondiale sarebbe riuscita un giorno a rimettersi in carreggiata. Arrivando a Dubai, Mauresmo restava sul suo disappunto terribile della settimana scorsa di fronte alla semi-ritirata Tamarine Tanasugarn. Una sconfitta che poteva essere annunciatrice di un ritiro anticipato. Ma Mauresmo voleva ancora crederci. Pur riconoscendo che, in un piccolo angolo della sua testa, pensava regolarmente alla parola “fine”, il desiderio di continuare a giocare a tennis era nonostante tutto più forte. “ma certamente, non potrò continuare a lungo ad andare di fallimento in fallimento, perché potrei averne rapidamente abbastanza”, affermava. Prima di entrare in campo, ieri non la davamo favorita. Una sconfitta tutto sommato sarebbe stata considerata come normale. “Nessun miracolo a Dubaï”, eravamo pronti a titolare. Ma Mauresmo Ha iniziato il suo incontro con determinazione, mostrandosi aggressiva. Conduceva 5-1 contro un’avversaria che corre come una lepre ed eccelle nel gioco di difesa. Medina Garrigues si era messa però ad allungare le traiettorie e a regolare risposte e passanti. La sua rimonta a 5-5 salvando tre “set ball” faceva temere il peggio. Mauresmo sfiorava anche la catastrofe quando si trovava sotto 6-4 al tie-break. “credo che se avessi perso quel set, avrei avuto difficoltà a riprendermi”, riconosceva con franchezza. Imponendosi finalmente 9 punti a 7 al termine di un’ora e venti minuti di gioco, Mauresmo aveva quasi vinto l’incontro. Segnata nel fisico come nel morale, Medina Garrigues non poteva seguire il ritmo della sua avversaria nel secondo set. Perché, ed è da sottolineare nel contesto attuale, anziché deconcentrarsi e fare cose senza senso come le succede troppo spesso quando ha l’incontro in mano, Mauresmo restava bene nei suoi schemi di gioco, diligente ed autorevole.
“Il mio migliore incontro dell’anno”
Dopo 2 ore e 3 minuti, poteva alzare le braccia in segno di vittoria, un gesto che non si era visto fare da un pezzo: “Ecco fatta una buona cosa. Non so se sono più contenta della vittoria stessa o del modo in cui l’ho ottenuta. In realtà, penso di tutti e due. Ho la sensazione di avere giocato il migliore incontro dall’inizio dell’anno. Non griderò certo che sono ritornata al mio migliore livello ma è un buono passo avanti che ho appena effettuato. A me ora di continuare così, concatenare gli incontri. È soltanto in questo modo che troverò la fiducia”. Mentre la francese prevedeva di trovare Maria Sharapova al secondo turno, è la giapponese Morigami, lucky loser, che ha approfittato del forfait della Russa, prima di dominare Agnes Szavay, che dovrà affrontare “Credo di averla incontrata una volta, quattro anni fa ad Amelia Island (vittoria 6-0,6-3). Non ho un ricordo preciso di questa giocatrice tranne che gioca a due mani da entrambi i lati”. Una rondine non fa primavera in questi tempi di magra, Mauresmo partirà favorita.

L’équipe, 28 febbraio 2008

Mauresmo al supplizio

La francese ha vinto il suo secondo incontro a Dubai ma quanto ha fatto penare la sua vittoria di ieri su Morigami! Nel periodo difficile che attraversa attualmente, Amélie Mauresmo non storcerà la bocca: una vittoria è una vittoria. Cosciente del fatto che era lontana dal suo livello della sera prima contro Anabel Medina Garrigues, non ci sorprendeva di sentirla dire dopo avere eliminato con difficoltà (4-6, 6-1, 6-4), ieri, la giapponese Akiko Morigami, quarantasettesima mondiale: “Poco male se non era il modo giusto. Attualmente, prendo tutto quello che viene. Ho vinto due incontri in due giorni ed è una vera soddisfazione”. Si poteva capirla ma, a vederla incapace di giocare uno scambio durante tutto il primo set, al punto di vincere soltanto 2 punti in tutto e per tutto sul servizio avversario, non c’erano dubbi: l’ex numero 1 mondiale non è ancora fuori dai guai. Ma, dopo avere incassato un break fin dal terzo gioco, il suo servizio le ha permesso di conservare alcuni motivi di speranza. “Il primo set è stato semplicemente orribile. Ero completamente persa, incapace di mettere una risposta in campo per giocare un punto. La mia palla galleggiava, usciva, quando di solito i suoi secondi servizi non erano cattivi. Ma il fatto di trovarmi di colpo in una grande calura, mentre dal mio arrivo a Doha ed a Dubaï, avevo giocato soltanto di sera, nel freddo o con il fresco, mi ha certamente infastidita. Le mie racchette non erano alla tensione giusta, non controllavo nulla. Pur imprecando perché non ne andava bene una, mi dicevo che bastava un niente per far girare la partita.
Ed ora, Kuznetsova
Questo niente, Mauresmo lo ha trovato fin dall’inizio del secondo set, dopo che Loic Courteau le aveva consigliato di concentrarsi soprattutto sulle sue risposte in modo da impegnare lo scambio. “Sapevo che se rispondeva i campo sarebbe stata più a suo agio sui colpi seguenti”, confermava l’allenatore. “Non le ho chiesto di fare dei miracoli ma solo di obbligare la sua avversaria a giocare i punti”. Senza giocare bene e limitandosi al fondo campo, Mauresmo riusciva alla meno peggio a fare muovere Morigami ed a prendere in mano l’incontro. Chiudeva il secondo set 6-1 su ace, dava sufficientemente fastidio alla giapponese per condurre 3-1 quindi 4-2 al terzo e finiva per concludere 6-4 dopo essersi fatta rimontare a 4-4. Se non avesse chiuso con successo alcuni colpi miracolosi nei due ultimi giochi, non è sicuro che si sarebbe messa in condizioni di tirare l’ace della liberazione al termine di due ore di calvario. Ancora oppresso dallo stress, Loic Courteau non sapeva bene come analizzare l’incontro rientrando verso la club-house. “Fortunatamente ha vinto, altrimenti non so in quale stato l’avrei trovata. Sarebbe stato come a Doha, certamente. Ricordo questa volta ancora che Amélie ha lottato, contro se stessa e contro l’avversaria, e che il fatto di essersela cavata le farà bene, anche se non c’è di che estasiarsi nel battere una giocatrice come Morigami”. Il concatenamento delle due vittorie conquistate a Dubai permetterà a Mauresmo di giocare un quarto di finale interessante contro la sua grande amica e compagna di doppio, Svetlana Kuznetsova. “Sono contenta di trovare di fronte a me una giocatrice del suo livello. Se mi baso non sull’incontro d’oggi ma su quello di ieri, mi rendo conto che posso giocare bene a tennis. Dal momento che Svetlana è realmente in fiducia attualmente, sarà interessante per me valutare il divario che ci separa, se divario c’è! ” E chi sa se il fatto di giocare un incontro non avendo nulla da perdere contro la numero 2 mondiale non scatenerà in Mauresmo una salutare reazione d’orgoglio.”

L’équipe, 29 febbraio 2008

Attraverso l’uscita degli artisti

Mauresmo ha perso contro Kuznetsova ma la qualità del suo gioco nel secondo set le permette di lasciare Dubai a testa alta.
Amélie Mauresmo non deve vergognarsi per la sua sconfitta di ieri (6-1, 7-6) subita contro Svetlana Kuznetsova, numero 2 mondiale. Nello stato attuale delle cose, si può anche dire, soltanto per la prima volta nella stagione, la francese ha dimostrato che c’era ancora della sostanza nel suo gioco e dunque un futuro più rosa di quanto si immaginasse una settimana fa.
Una sconfitta onorevole
Alla domanda di un giornalista locale che le chiedeva cosa non andasse nel suo gioco, Mauresmo, ancora sudata immediatamente dopo il suo incontro, rispondeva un po’ piccata: “Ha visto l’incontro? Non ha notato che la mia avversaria giocava piuttosto bene a tennis?” Quindi continuava riprendendo un tono normale. “Svetlana non mi ha lasciato respirare nel primo set. Tutto ciò che colpiva, erano vincenti. Non è facile organizzarsi in queste condizioni “. In ventidue minuti, il set era chiuso e Mauresmo non aveva potuto fare più di tre o quattro interventi brillanti. Una piccola conversazione con il suo allenatore alla fine del set le permetteva di iniziare il secondo con un’idea più precisa di ciò che doveva fare. Mauresmo seguiva allora sistematicamente tutte le sue prime palle di servizio a rete con una percentuale di successo vicina alla perfezione poiché cedeva soltanto tre punti su un totale di diciannove scambi. Servendo per la chiusura del secondo set sul 5-3, mancava tuttavia l’occasione di portarsi su un set pari, ma senza avere molto da rimproverarsi. Il solo rammarico riguardava la perdita del tie-break. “Non sono stata abbastanza presente in questo tie break (perso 7-4) ed è un peccato.” Non dico che avrei vinto, ma avrebbe dato maggior rilievo a quest’incontro”.
Un nuovo stato d’animo
Una settimana fa, dopo avere perso a Doha contro Tanasugarn, Mauresmo era col morale a pezzi. Ora riparte da Dubai con impressioni positive in testa. “Esco da questo torneo con molta fiducia e riassicurata su tutto un insieme di cose, ben sapendo che da fondo campo, ad esempio, posso fare molto meglio. “Sul piano del comportamento, della determinazione, della lucidità, sia contro Svetlana, contro Medina-Garrigues due giorni fa, ed anche contro Morigami, dove ho realmente giocato male, non c’è paragone. In retrospettiva, penso di aver avuto paura dopo la partita contro Tanasugarn. Mi sono posta tante domande per provare a capire come potevo essere tanto frustrata mentre avrei dovuto mettere quella partita tra parentesi in modo da dimenticarla il più rapidamente possibile”.
Una speranza per il prosieguo
Amélie Mauresmo ora passerà alcuni giorni a casa a Ginevra prima di partire per la California, accompagnata come previsto non da Loïc Courteau, ma da Alexia Dechaume, sua addetta stampa, che l’ha allenata dal gennaio 2000 a maggio 2002. Giocherà i due tornei di Indian Wells e Miami. Queste due tappe rivestiranno una grande importanza per il seguito. Con il morale ritrovato, Mauresmo dovrà confermare le buone impressioni lasciate qui, come diceva ieri Loïc Courteau: “Attaccando appena poteva nel secondo set e con successo, Amélie si è aperta una finestra. Anche se è da tanto che glielo ripeto, deve assolutamente persuadersi che si possono vincere incontri a rete non soltanto su erba o indoor”. In questi due tornei americani che schierano novantasei giocatrici, Amélie Mauresmo sarà testa di serie e, a questo titolo, libera dal primo turno. A lei di trarre vantaggio da questa situazione che deve permetterle di giocare il suo primo incontro contro una giocatrice meno ben classificata di lei per poi lanciarsi all’attacco di bocconi più grandi.
Una progressione in classifica
Quando le parlano della propria classifica, Mauresmo ridacchia. “Non so neppure quanto sono, non vogliono saperlo.” Credo che fossi diciottesima dopo l’Open di Australia. “Quando un collega le annuncia la sua posizione (29), la francese ride nuovamente.” “Eh bene, non è grandiosa!” Ma sinceramente, attualmente, mi occupo più del mio gioco che della mia classifica. Per fare proiezioni, so soltanto che non ho più un punto da difendere durante molte settimane. “Operata d’urgenza di appendicite domenica 18 marzo 2007, aveva ripreso l’attività soltanto due mesi più tardi a Berlino. Può dunque soltanto migliorare la sua posizione queste prossime settimane. Già, questa settimana, aggiungerà 75 punti al suo totale, cosa che le permetterà di progredire di due o tre posti nella prossima classifica. Un aumento modesto, certamente, ma Mauresmo non è nella fase in cui può accumulare i punti a centinaia come nelle ultime stagioni.

Le reazioni dell’ambiente

Llodra: “una presa di coscienza”

(…) una parola su Amélie Mauresmo, discreta in quest’inizio d’anno… Ci siamo scambiati dei messaggi, si è congratulata per Rotterdam, quindi ci siamo parlati al telefono. Attraversa un periodo che non è molto facile. È normale, quando si è stati così forte come lei, porsi degli interrogativi. Trovarsi su un campo ai limiti del deserto, nel freddo e nel vento, quando si è stati n°1 mondiale, non è cosa ovvia. Tuttavia, anche se oggi perde contro Kuznetsova (in quarti di finale a Dubaï 6-1, 7-6), riuscirà, durante la stagione, a giocare sempre meglio contro ragazze di questo calibro, e riprenderà fiducia… Ci sono tante buone giocatrici sul circuito che è lungi dall’essere facile, ma una buona vittoria la sbloccherà e hop, ripartirà! E poi è “soltanto” 29 mondiale, non è come se fosse 150!

Hantuchova: “Amélie fa tantissime cose diverse in campo”

(…) Questo si somma alle critiche di Mats Wilander sul tennis femminile che qualifica come monolitico. Cosa ne pensi?
Dipende dalle giocatrici. Certamente c’è la scuola russa, dove si apprende alle giocatrici a colpire la palla il più forte possibile dalla linea di fondo. Ma ci sono anche giocatrici come Amélie Mauresmo ad esempio, che è una di quelle che provano maggiormente a fare diverse cose in campo. È anche per questo che penso che Martina Hingis fosse una giocatrice tra le più dotate della sua generazione. Non era per niente una questione di potenza ma di variazioni. È un gioco molto più interessante. Da un punto di vista personale, sono una fan di questo stile di gioco e mi piacerebbe che il tennis femminile fosse più in queste idee di variazioni, di chops e di discese a rete.

Virginia Ruzici : “Più domande facciamo ad Amélie e più si irrigidirà”

Piccola parentesi su Amélie Mauresmo, quale è il tuo parere sul periodo che attraversa attualmente? Lo trovi così inquietante?
È vero che si leggono le sue interviste e che si leggono soprattutto tutte le domande che tutti le pongono. Prima di tutto, ha soltanto 28 anni. Io penso che più le facciano queste domande, “Sei ancora motivata? Pensi che ritornerai nel top 5 mondiale? “, più si irrigidirà, più si metterà la pressione addosso. Faccio un esempio. Boris Becker, a 28 anni, tutti pensavano che fosse finito, che non fosse più motivato, che avesse perso la fiducia. Cosa fa? Ha fatto un cambiamento enorme nel suo approccio, è andato da Nick Bollettieri, dove sapeva che sarebbe stato motivato a fondo da Nick, che ha questo dono, senza essere il più grande allenatore di tutti i tempi. Nick ci ha messo del tempo a provarci che comprendeva il tennis e che sapeva creare grandi campioni. Boris è dunque andato da Nick, e grazie all’ambiente che c’è laggiù, si è rimesso in sella. Perché la gente non si rende conto che quando sei lì, di colpo sei ipermotivato. Ci sono giocatori di tutto il mondo che passano di là e quando ti trovi con loro, hai voglia di giocare e colpire la palla il più a lungo possibile. Grazie a questo, Boris è ritornato, ha vinto ancora titoli di grande Slam, fatto finali di Masters, spinto Sampras al limite delle sue risorse. Tutto questo a 32 anni. Agassi anche, due volte è passato per periodi neri ed ogni volta è ritornato, firmando per di più una fine di carriera esemplare. Allora perché non anche Amélie Mauresmo? Io penso che abbia le qualità tennistiche, fisiche e mentali per ritornare nel top 10 mondiale.

Kuznetsova: “Amélie è sulla strada giusta”

Prima di affrontare Amélie Mauresmo in quarti di finale, Svetlana Kuznetsova aveva accettato di commentare il periodo di crisi che attraversa attualmente la sua migliore amica sul circuito. “Amélie è una grande amica, una per cui ho molto rispetto. È una fonte d’ispirazione per me e mi dispiace vedere che attraversa un brutto periodo da molti mesi. Dopo la sua sconfitta della settimana scorsa, a Doha, stava realmente male. Abbiamo parlato molto e le ho detto che doveva dimenticare molto rapidamente quell’incontro perso contro Tanasugarn. In seguito, le ho proposto di giocare alcuni doppi con me, qui, a Dubaï, a Indian Wells e forse anche a Miami. Penso che le faccia bene di stare in campo con qualcuno con cui parlare durante la partita, con cui scherzare e anche distendersi. Il passaggio a vuoto che conosce attualmente è tanto più difficile da vivere in quanto è a fine carriera. In queste condizioni, si dubita sempre più. Ma conosco Amélie, ha carattere, e se dice che l’ora del ritiro non è ancora suonata, è che farà di tutto per ritornare al suo livello. È in eccellente condizione fisica, ha solo bisogno di positivizzare”. Ieri, al termine dell’incontro, la Russa aggiungeva: “Se Amélie continua a giocare come ha fatto nel secondo set, non mi preoccupo per lei. Quando attacca e scende a rete, non è facile passarla. Sinceramente, dopo una partita come questa, mi dico che è sulla strada giusta.”

Loïc Courteau, l’allenatore della francese, vede soltanto una soluzione per un ritorno di Mauresmo al più alto livello: l’attacco ad oltranza.

“Andare dritta al punto”

EQ: Come giudica questa sconfitta di Amélie contro Kuznetsova?
LC: Ho voglia di prendere in considerazione soltanto il secondo set. Nel primo, non è che Amélie abbia giocato male, poiché contro di lei era un bombardamento a tutta. Ma oggi, non ha le armi per scambiare da fondo con una ragazza che colpisce così forte come Svetlana. A partire dal momento in cui ha iniziato a scendere a rete, nel secondo set, si è visto un altro incontro, è andata benissimo. Allora, ha finito per perdere, ma almeno ha preso più piacere in questo secondo set che in tutti gli incontri d’inizio di stagione messi insieme. Spero che dopo tanti anni passati a ripeterle che è andando avanti che si esprime al meglio, alla fine se ne persuaderà. Vorrei non vederla fare altro che questo nei suoi prossimi incontri.
EQ: Quale bilancio trae da queste due settimane passate in Medio Oriente?
LC: Per me, il principale insegnamento della quindicina, è quello che ho visto nel secondo set del suo ultimo incontro. Il suo futuro non è altrove, non vale la pena cercare cose impossibili. Quello che è successo, è come una buona stella che le dice: “Amé, ecco il tuo gioco, è giocando in questo modo che sei più efficace e che ti esprimi meglio. Oltre a questo, e dimenticando ciò che è avvenuto a Doha, perché laggiù tutto era nullo, voglio salvare il fatto che ci sia stata della combattività da parte di Amélie che è andata cercare due vittorie, su due incontri difficili, con un buon atteggiamento.”
EQ: Non sarà a Indian Wells né a Miami con Amélie. Allora quali saranno le sue raccomandazioni quando partirà?
LC: Ne abbiamo già parlato e le ho detto semplicemente che occorreva restare su quello che aveva fatto contro Kuznetsova. È una nuova partenza, deve essere cosciente che è questo gioco che la riporterà al suo migliore livello. Allora, bisogna farcela, continuare a Indian Wells, continuare a Miami e quindi se sente di aver bisogno di me quando arriverà a Miami, ad esempio, io la raggiungerò immediatamente. Ma ciò che spero soprattutto, nella mia assenza, è che Amélie si faccia le giuste domande e trovi le risposte positive. Se ha voglia di continuare a giocare a tennis, deve andare dritta al punto, e lei lo sa.

En français

Les origines

Toutes les biographies soulignent qu’Amélie s’est intéressée au tennis dés toute jeune, en voyant Noah gagner le titre de Roland Garros. A 11 ans elle quitte la famille pour poursuivre son rêve d’entreprendre la profession de tenniste. Elle devient championne du monde Junior en 1996, et en 1999, en presque inconnue, - mais Lindsay Davenport et Jana Novotna (alors n.2 et 3 du monde) la connaissent bien, ayant été battues l’année d’avant a Berlin – elle accède à la finale de l’Open d’Australie. C’est le début d’une carrière faite de grands résultats, mais aussi de blessures parfois sérieuses, qui la porte en 2004 à être la première, et jusqu’à aujourd’hui seule, française à devenir n.1 mondiale, même si seulement pendant 5 semaines. Elle se gagne aussi l’étiquette de meilleure joueuse n’ayant jamais gagné un tournoi du Grand Chelem. En 2005 elle continue à avoir d’excellents résultats, mais toujours avec un goût d’inachevé: dans les grandes occasions elle finit toujours par «évaporer». En fin de saison on la critique durement pour ses sorties au premier tour (Moscou face à Francesca Schiavone et Zurich face à Katarina Srebotnik) qui la portent à envisager une conclusion anticipée de l’année. Mais elle part quand’ même pour Philadelphie où elle réussit à défendre le titre et elle participe aux Masters de Los Angeles. Ce sera un moment clou de sa carrière : malgré une défaite dans le round robin face à Mary Pierce qui lui avait nié la finale à l’Open des Etats-Unis, elle arrive, en battant Lindsay Davenport, jusqu’à la finale, où, lors d’une rencontre épique, elle bat justement Mary Pierce. C’est ainsi qu’elle affronte avec grande confiance la tournée australienne de l’année suivante, mais au premier match à Sidney elle perd face à Ana Ivanovic. Elle est à nouveau en proie au doute. Mais à Melbourne c’est une autre histoire: dans une édition particulièrement difficile du point de vue physique à cause de la grande chaleur (plusieurs joueurs se retirent à cause de coups de chaleur) elle réussit l’objectif de sa carrière: gagner un titre du Chelem. Malheureusement pour elle, aussi cette prouesse sera dérangée par l‘ombre des doutes: dans son parcours vers le titre elle gagne 3 matchs par abandon: au troisième tour Michaella Krajicek abandonne à cause d’un coup de chaleur, en demi-finale Kim Clijsters se blesse à la cheville et même en finale Justine Henin , très justement accusée de manque de sportivité, lui nie une victoire limpide. Peu importe si chaque fois Amélie menait son adversaire, la presse continue avec des «si …». Mais c’est le début d’une grande saison dans laquelle elle sera la numéro 1 jusqu’au Masters de la fin de l’année, avec aussi les titres de Paris Coubertin et d’Anvers. Mais c’est à Londres qu’elle réussit le chef d’œuvre sportif: elle arrive à la demi-finale avec une belle bataille face à Anastasia Myskina, et bat en demi-finale une grande Sharapova pour retrouver en finale Justine Henin. Juju, qui en ce moment est en grande forme, débute très bien et conquiert facilement la première manche 6.2. Mais cette fois-ci ils s’agit du grand jour d’Amélie, qui revient avec autorité et réussit à vivre victorieusement, enfin, le dernier point d’un Chelem. Et du plus prestigieux! Mais les pépins physique se manifestent à nouveau et la saison continue de façon irrégulière, au point de mettre en doute sa participation au Masters, où elle arrive à court de matchs. A partir de ce moment quelque chose ne tourne plus rond, la préparation n’a pas suivi le programme idéal, les rentrée ont été difficiles, les déceptions aux grands rendez-vous cuisantes. En 2007 elle ne gagne qu’un seul titre, Anvers, qui lui vaut une raquette d’énorme valeur, qu’elle échangerait certainement contre une saison comme la dernière. Au contraire les blessures se multiplient: différentes lésions musculaires et même une appendicite. La confiance croule en même temps que le classement. Choisie pour jouer en Fed Cup contre l’Italie, elle est battue par Francesca Schiavone et a de grosses difficultés pour battre Mara Santangelo. Cela est trop dur à accepter. Elle ne participe pas à l’US Open et ne parle pas de l’avenir. Pendent les vacances elle retrouve l’envie de jouer et reprend les entraînement. Elle revient aussi à la compétition à Gold Coast, une première, pour pouvoir reprendre le rythme. Mais la rentrée est dure. Patty Schnyder l’arrête en quarts de finale et elle ne participe pas au tournoi de Sidney à cause d’une nouvelle blessure. A Melbourne elle est sortie au troisième tour par Casey Dellaqua et à Paris Coubertin elle ne gagne qu’un match et trois jeux. Le moral est à terre et c’est donc avec une grande envie de recommencer à jouer à un bon niveau qu’elle affronte la tournée arabe.

Les matchs

Tournoi de Doha

1 tour: Amélie Mauresmo b Sabine Lisicki 76(2) 63
2 tour: Tamarine Tanasugarn b Amélie Mauresmo 76(7) 75

Tournoi de Dubaï

1 tour: Amélie Mauresmo b Anabel Medina Garrigues 76(7) 62
2 tour: Amélie Mauresmo b Akiko Morigami 46 61 64
Quarts de finale: S. Kuznetsova b Amélie Mauresmo 61 76(4)

La Presse

Voici un ensemble des article de l’Equipe qui commentait jour par jour les résultats d’Amélie tout au long de la quinzaine. A la fin, les commentaire de personnages du monde du tennis sur la période négative d’Amélie, extraits de l’Equipe et du site www.grandchelem.net. Les article de l’Equipe sont d’Alain Deflassieux.

L’équipe, le 19 février 2008

Mauresmo s’en contente

Pas facile de se régler contre une jeune joueuse qui ne doute de rien, expédie des premières balles de service à 200 km/h, cogne dur en fond de court et se déplace à grande vitesse. Amélie Mauresmo s’en est rendu compte, hier soir, face à la jeune Allemande Sabine Lisicki, qui vient de progresser de la 192e à la 126e place à la WTA grâce à un troisième tour à l’Open d’Australie, après être passée par les qualifications, et s’est offert le luxe d’épingler Lindsay Davenport il y a deux semaines en Fed Cup.
Souvent contrée lorsqu’elle attaquait, Mauresmo s’est sortie de ce match piège en se montrant solide en défense, en faisant prévaloir son expérience au tie-break du premier set, et en profitant d’une nette baisse de régime de l’adversaire au deuxième set. Il n’y avait pas de quoi sauter au plafond après une telle victoire mais en ce moment, ce qui compte avant tout pour Mauresmo, c’est de gagner et d’essayer d’aligner les matches. « Je ne connaissais pas du tout cette jeune joueuse je savais seulement qu’elle avait une grosse première balle. C’était difficile de trouver un rythme, mais après un départ un peu poussif, je me suis améliorée tout au long du match. ll y a eu un peu de tout et je dirais que pour un premier tour, ce n’était pas si mal.»

L’équipe, le 21 février 2008

S’en remettra-t-elle?

Amélie Mauresmo, battue hier par Tamarine Tanasugarn, 101° mondiale, a sombré dans un profond abattement.
Lorsque paraîtra le prochain classement WTA, lundi, Amélie Mauresmo occupera, au mieux, la 29° place mondiale, le classement qui était le sien fin 1998, alors que, à dix-neuf ans, elle était en pleine progression. Battue hier en deux sets (7/6, 7/5), à l’issue d’un crispant marathon, par la semi-retraitée Tamarine Tanasugarn (101° à la WTA), elle n’avait conservé de la championne de 2006 que le désir de se battre, que ce soit contre elle-même, contre son adversaire ou contre un vent à décorner toutes les gazelles du pays.
Durant 2 heures 20, à la nuit tombée, Loïc Courteau, le coach, et Michel Franco, le kiné, assistèrent, impuissants et grelottant de froid, au combat désespéré et désespérant de leur joueuse. « Qu’est-ce que je peux dire ? » soupirait Courteau. « Qu’Amélie n’a jamais bien joué dans le vent ? Que le jeu de Tanasugarn ne lui convient pas ? Qu’elle a fait trop de fautes surtout lorsqu’elle était en position de faire la différence ? Il y avait tout ça dans ce match. C’est dur… »
Après un premier tour relativement satisfaisant contre la jeune Allemande Sabine Lisicki, Mauresmo avait théoriquement un deuxième match facile face à la revenante Thaïlandaise, 30 ans, numéro 19 mondiale en 2002, à l’aise uniquement sur surfaces rapides et qui avait quasiment abandonné le tennis en 2005 pour entamer des études de droit. Avec ses petits coups de patte bien plats et propres, un déplacement correct et une grande part de réussite, Tanasugarn sur mettre à profit le manque de mobilité de Mauresmo qui provoqua d’innombrables frappes boisées aux trajectoires stratosphériques.
Jusqu’au bout, il y eut pourtant un espoir de voir la Française renverser le cours du match. Au premier set tout d’abord lorsque, après être revenue de 5/3, 40-0 sur service adverse, elle opéra un joli rétablissement pour disputer le tie-break. Mais sur la balle de set qu’elle se procura à 6-5, un retour boisé gagnant miraculeux sauva Tanasugarn. Au deuxième set, c’est bien Mauresmo qui remporta son jeu de service avec autorité pour mener 5/3. Mais au lieu de continuer sur sa lancée, elle retomba dans ses séries d’erreurs et céda les quatre jeux suivants.
En larmes après le match (ce qui ne lui arrive quasiment jamais), Mauresmo n’eut pas le courage de se rendre dans la salle de presse, promettant de parler plus tard. Aujourd’hui peut-être…
On imagine que, après un tel résultat, venant après d’autres désillusions cette année, elle se pose des questions. A quoi cela rime-t-il de se battre durant plus de deux heures, la nuit, devant trente spectateurs frigorifiés sans avoir la moindre maîtrise de son jeu ?… Est-ce encore supportable pour une championne de vingt-huit ans, déstabilisée par une succession de blessures, de continuer à courir les tournois sans enregistrer un performance satisfaisante depuis des mois ?
La dernière fois qu’elle avait perdu face à une joueuse classée au-delà du top 100, c’était en juin 2003 à s’Hertogenbosch contre Barbara Rittner (102°), alors que la dernière joueuse du top 10 que Mauresmo a battue s’appelle Kim Clijsters. C’était en finale du tournoi d’Anvers, il y a cinquante-trois semaines, avant que la Française ne soit opérée de l’appendicite. Ces huit derniers mois, sa meilleure performance se résume à une victoire sur l’Italienne Santangelo (alors n° 27) lors d’une rencontre de Fed Cup, en juillet 2007.
L’accumulation des contre-performances n’avait jusqu’ici pas trop atteint Mauresmo dans son moral, même si on l’avait vue dépitée après de douloureuses défaites en fin de saison dernière. Elle se raccrochait alors à l’espoir de bien préparer l’année 2008 et de repartir sur de bonnes bases. Malheureusement, elle attend encore le résultat qui lui fera miroiter un avenir plus souriant. Saura-t-elle surmonter son nouvel échec d’hier ? On le lui souhaite. Mais il ne faudra pas être surpris si dans les semaines qui viennent, elle décide d’exprimer publiquement son ras-le-bol définitif.

L’équipe, le 22 février 2008

«Difficile à supporter»

Amélie Mauresmo souffre de son manque de résultats mais ne désarme pas. Pas encore.
Hier, en fin d’après-midi, dans un canapé moelleux de l’hôtel Four Seasons de Doha, Amélie Mauresmo est revenue sur son horrible défaite de la veille face à Tamarine Tanasugarn. Une défaite dure à avaler qui la poussa à refuser tout commentaire la veille et qui amène forcément à se poser « la » gande question : le moment est-il venu pour la Française de raccrocher ses raquettes ? Sans détour, Mauresmo n’a pas caché qu’elle-même s’interroge. Sans toutefois être persuadée que le moment de la retraite soit venu.
EQ : Vingt-quatre heures après votre défaite contre Tanasugarn, comment vous sentez-vous ?
AM : un peu calmée ! une telle défaite entraîne une grande frustration. Sortir d’un match comme ça, disputé dans des conditions aussi pourries, c’est difficile. Sur le court, ce qui m’énervait le plus, c’était de voir mon adversaire garder son calme malgré le vent dingue et le froid.
EQ : Cette défaite vient après de mauvais résultats en Australie alors que vous aviez bien préparé votre saison …
AM : D’autant que j’avais senti du mieux à l’Open Gaz de France. Je pouvais positiver et d’ailleurs les entraînements à Doha ont été très bons. Et puis, voilà, je n’ai rien pu concrétiser ici.
EQ : Quelles conclusions en tirez-vous ?
AM : Je passe un peu par tout les états. Je me demande parfois ce que je fous là, devant des tribunes à peu près vides (Mauresmo a joué sur un court annexe à Doha). C’est typiquement le genre de situation où on aimerait être ailleurs. Pourtant je suis arrivée sur ce tournoi avec l’envie de faire quelque chose de bien, mais il y a toujours un grain de sable qui coince et empêche la mécanique de repartir. C’est difficile à supporter.
EQ : Remettez-vous en question la suite de votre carrière ?
AM : J’ai envie de continuer, et en même temps, je me demande si je ne me persuade pas que j’ai encore envie. Alors, quelle est la part de réel ? Quelle est la part de fantasme liée à la défaite et à la déception ? C’est difficile à dire.
EQ : Si vous continuez à enregistrer des mauvais résultats, vous allez insister longtemps ?
AM : Tant que je suis motivée, je continues. Toutes les questions que vous vous posez à mon sujet, je me les pose aussi. Je suis une personne qui a toujours fonctionné en réfléchissant , en essayant de comprendre les choses, en les analysant.
EQ : Vous êtes-vous fixé des points de repère sur cette saison ?
AM : Non, rien de précis. Je me suis concentrée sur ma préparation et, sachant que j’avais bien bossé, je pensais que les résultats devaient suivre. Et là, comme ça ne suite pas, je suis un peu paumée par rapport aux certitudes que j’avais.
EQ : Et, dans le doute, vous réussissez à évacuer rapidement cette question de la retraite ?
AM : Oui et non. Dès que j’ai la sensation de repartir dans le bon sens, je prends un coup de massue à chaque défaite. C’est comme ça depuis des mois. Alors, forcément, il y a un truc qui reste en tête de savoir s’il ne vaudrait pas mieux tout arrêter. Mais nous n’en sommes pas là. Cet après-midi, durant la discussion que j’ai eu avec « Lolo » (Loïc Courteau, son entraineur) c’est l’envie de continuer qui prédominait. Nous avons parlé des prochains tournois aux Etats-Unis (Indian Wells et Miami) et je vais faire ce que j’avais envisagé l’été dernier : partir sans Loïc. Je vais sûrement demander à Alexia (Dechaume, qui entrainait Mauresmo avant Courteau et s’occupe aujourd’hui de sa communication) de venir avec moi au moins pour Indian Wells et je verrai si Michel (Franco, son kiné) viendra pour un ou deux tournois.
EQ : Durant votre carrière, vous avez traversé pas mal de périodes de doutes et vous en êtes toujours ressortie plus forte. En 2005, vous étiez au fond du trou après la défaite en finale de Fed Cup, au point d’envisager arrêter votre saison dès le mois de septembre. Mais deux mois plus tard, vous avez remporté le Masters. Ce genre de référence peut-il encore vous aider ?
AM : En 2005, c’était un peu différent. La période difficile avait été beaucoup moins longue. Plus brutale mais moins longue. C’était dur, tout le monde disait que j’étais finie. Après c’est reparti de plus belle. Mais à l’époque, je n’avais pas atteint tous mes objectifs, je n’avais pas encore gagné de tournois du Grand Chelem (elle a remporté l’Open d’Australie et Wimbledon en 2006). Alors, c’était peut-être un moteur pour me relancer vers les sommets.
EQ : Comme les observateurs, analysez-vous les statistiques, comme celle qui dit que vous n’aviez pas perdu contre une joueuse au-dessus de la centième place depuis cinq ans ?
AM : Avant les stats ou les références, j’ai d’abord les boules. Ensuite, bien sûr que je pense aux mêmes choses que vous. Les questions, c’est ça aussi : est-ce que je vais être capable de rebattre un jour les filles de l’élite ? Est-ce que je vais de nouveau regagner un jour cinq, six ou sept matches de suite ?
EQ : Ce passage à vide de plusieurs mois tient peut-être au fait que vous vous dites qu’il ne reste plus beaucoup de saisons devant vous, ce qui vous met plus de pression …
AM : Non, non. Je n’ai pas cette idée en tête. J’ai déjà montré ma valeur et il n’y a aucune notion de temps qui passe trop vite dans mon esprit.

L’équipe, le 27 février 2008

Un pas en avant

En battant Medina Garrigues (7-6, 6-2), Amélie Mauresmo s’est replacée sur une bonne trajectoire.
Assise derrière la petite table de la salle d’interview, Amélie Mauresmo ne s’arrêtait pas de parler hier soir. En anglais, puis en français, elle était contente de pouvoir exprimer sa satisfaction d’avoir livré une vraie bataille dont elle était sorti e gagnante. « Des bons combats comme celui-là j’en ai vécu quelques-uns ces deniers mois, mais je les perdais à chaque fois. Là, ca fait du bien d’avoir pu jouer un match entier pour battre une adversaire difficile à manœuvrer. » Mauresmo venait de passer deux heures et trois minutes sur le court pour éliminer l’Espagnole Anabel Medina Garrigues 7-6, 6-2 au terme d’un match a la fois intense et crispant qu’elle fut bien près de lâcher en fin de premier set mais qu’elle remporta finalement au « courage et à la défonce », selon ses propres termes. En temps normal, une victoire de Mauresmo sur la coriace Espagnole, classée aujourd’hui 31e mondiale, n’aurait pas attiré l’attention. Mais, dans les circonstances que l’on connait, après une fin de saison 2007 et un début 2008 calamiteux, on commençait à se demander si l’ex numéro 1 mondiale réussirait un jour à se remettre dans le coup. En arrivant à Dubaï, Mauresmo restait sur sa terrible déconvenue de la semaine dernière face à la semi-retraitée Tamarine Tanasugarn. Une défaite qui pouvait être annonciatrice d’un départ à la retraite anticipé. Mais Mauresmo voulait encore y croire.
Tout en avouant que dans un petit coin de sa tète, elle pensait régulièrement au mot « fin », l’envie de continuer a jouer au tennis était tout de même la plus forte. « Mais bien sur, il ne faudra pas que je continue longtemps à aller d’échec en échec car je pourrais en avoir vite assez », affirmait-elle.
Avant qu’elle n’entre sur le court, hier on ne la donnait pas favorite. Une défaite aurait somme toute été considérée comme normale. « Pas de miracle à Dubaï », était-on prêt à titrer. Mais Mauresmo entama son match avec détermination, en se montrant agressive. Elle mena 5-1 face à une adversaire qui court comme un lapin et excelle dans le jeu de défense. Medina Garrigues se mit d’ailleurs a allonger les trajectoires et ajuster retours et passings. Sa remontée à 5-5 en sauvant trois balles de set fit craindre le pire. Mauresmo frôla même la catastrophe lorsqu’elle se trouva menée 6-4 au tie-break. « Je crois que si j’avais perdu ce set, j’aurais eu du mal à m’en remettre », avoua-t-elle avec franchise. En s’imposant finalement 9 points à 7 au bout d’une heure et vingt minutes de jeu, Mauresmo avait quasiment gagné le match. Marquée au physique comme au moral, Medina Garrigues ne put suivre le rythme de son adversaire au deuxième set. Car, et c’est à souligner dans le contexte actuel, au lieu de se déconcentrer et de faire un peu n’importe quoi comme cela lui arrive trop souvent lorsqu’elle a le match en main, Mauresmo resta bien dans ses schémas de jeu, appliquée et autoritaire.
« Mon meilleur match de l’année »
Après 2 h 3′, elle put lever les deux bras en signe de victoire, un geste qu’on ne l’avait pas vu esquisser depuis un bail : « Voilà une bonne chose de faite. Je ne sais pas si je suis plus contente de la victoire elle-même ou de la manière. En fait, je pense qu’il y a eu les deux. J’ai le sentiment d’avoir livré mon meilleur match depuis le début de l’année. Je ne vais pas non plus crier que je suis revenue à mon meilleur niveau mais c’est un bon pas en avant que je viens d’effectuer. A moi maintenant de continuer comme ca, d’enchainer les matches. Ce n’est que de cette manière que je retrouverai la confiance. »
Alors que la Française prévoyait de retrouver Maria Sharapova au deuxième tour, c’est la Japonaise Morigami, lucky loser, qui a profité du forfait de la Russe, avant de dominer Agnes Szavay, qui se présentera « Je crois que je l’ai rencontrée une fois, il y a quatre ans à Amelia Island (victoire 6-0,6-3). Je n’ai pas un souvenir précis de cette joueuse sauf qu’elle joue à deux mains des deux côtés. » Une fois n’est pas coutume en ces temps de disette, Mauresmo partira favorite.

L’équipe, le 28 février 2008

Mauresmo au supplice

La Française a remporté son deuxième match à Dubaï mais que sa victoire d’hier, sur Morigami, fut pénible!
Dans la période difficile quelle traverse en ce moment, Amélie Mauresmo ne va pas faire la fine bouche : une victoire est une victoire. Consciente du fait qu’elle était loin de son niveau de la veille au soir face à Anabel Medina Garrigues, on n’était pas surpris de l’entendre dire après avoir éliminé difficilement (4-6, 6-1, 6-4), hier, la Japonaise Akìko Morigami, quarante-septième mondiale : « Tant pis si la manière n’y était pas. En ce moment, je prends tout ce qui vient. J’ai gagné deux matches en deux jours et c’est une vraie satisfaction. » On pouvait la comprendre mais, à la voir incapable d’engager un échange durant tout le premier set, au point de ne remporter que 2 points en tout et pour tout sur le service adverse, il n’y avait pas de doute : l’ancienne numéro 1 mondiale n’est pas encore tirée d’affaire. Mais, après avoir encaissé un break dès le troisième jeu, son service lui permit de garder quelques raisons d’espérer. « Le premier set a été carrément horrible. J’étais complètement paumée, incapable de mettre un retour dans le court pour jouer un point. Ma balle flottait, sortait, alors que la plupart du temps ses deuxièmes services n’étaient pas méchants. Mais le fait de me trouver d’un seul coup sous un gros cagnard, alors que depuis mon arrivée à Doha et à Dubaï, je n’avais joué qu’en soirée, dans le froid ou la fraicheur, m’a sans doute perturbée. Mes raquettes n’étaient pas à la bonne tension, je ne contrôlais rien du tout. Tout en pestant parce que rien ne marchait, je me disais qu’il suffisait d’un tout petit truc pour inverser le cours du match. »
Et maintenant, Kuznetsova
Ce petit truc, Mauresmo le trouva dès le début du deuxième set, après que Loic Courteau lui eut conseillé de se concentrer avant tout sur ses remises en jeu de manière à engager l’échange. « Je savais que si elle retournait dans le court elle serait plus à l’aise sur les coups suivants, confirmait le coach. Je ne lui ai pas demandé de réussir des miracles mais juste d’obliger son adversaire à disputer les points. »
Sans bien jouer pour autant et en se cantonnant au fond du court, Mauresmo réussit tant bien que mal à faire bouger Morigami et à prendre le match à son compte. Elle boucla le deuxième set 6-1 sur un ace, asticota suffisamment la Japonaise pour mener 3-1 puis 4-2 au troisième et finit par conclure 64 après s’être fait remonter à 4-4. Si elle n’avait pas réussi quelques coups miraculeux dans les deux deniers jeux, rien ne dit qu’elle se serait mise en situation de sortir l’ace de la délivrance au bout de deux heures de calvaire.
Encore oppressé par le stress, Loic Courteau ne savait trop comment analyser le match en rentrant vers le club-house. « Heureusement quelle a gagné, sinon je ne sais pas dans quel état je l’aurais retrouvée. Ca aurait été comme à Doha, sans doute. Enfin, je retiens cette fois encore qu’Amélie s’est bagarrée, contre elle-même et contre l’adversaire, et que le fait de s’en sortir va lui faire du bien, même s’il n’ya pas de quoi s’extasier de battre une joueuse comme Morigami. »
L’enchaînement des deux victoires remportées a Dubaï va permettre a Mauresmo de jouer un intéressant quart de finale contre sa grande copine et partenaire de double, Svetlana Kuznetsova. « Je suis contente de retrouver en face de moi une joueuse de son niveau Si je me fonde non pas sur le match d’aujourd’hui mais sur celui de la veille, je me rends compte que je peux bien jouer au tennis. Comme Svetlana est vraiment en confiance en ce moment, ce sera intéressant pour moi d’évaluer l’écart qui nous séparé, si écart il y a ! » Et qui sait si le fait de jouer un match en n’ayant rien à perdre contre la numéro 2 mondiale ne va pas déclencher chez Mauresmo une salutaire réaction d’orgueil.

L’équipe, le 29 février 2008

Par la sortie des artistes

Mauresmo a perdu contre Kuznetsova mais la qualité de son jeu au deuxième set lui permet de quitter Dubaï la tête haute.
Amélie Mauresmo n’a pas à rougir de sa défaite d’hier (6-1, 7-6) subie face à Svetlana Kuznetsova, numéro 2 mondiale. Dans l’état actuel des choses, on peut même dire, que pour la première fois de la saison, la Française a montré qu’il y avait encore de la matière dans son jeu et donc un avenir plus rose qu’on ne l’imaginait il y a une semaine.
Une défaite honorable
A la question d’un journaliste local qui lui demandait ce qui n’allait pas dans son jeu, Mauresmo, encore rouge de transpiration immédiatement après son match, répondait un peu pincée : “Vous avez vu le match? Vous n’avez pas remarqué que mon adversaire jouait plutôt pas mal au tennis ? Puis elle enchaînait en reprenant un ton normal. « Svetlana ne m’a pas laissée respirer au premier set. Tout ce qu’elle frappait, c’était des coups gagnants. Il n’est pas facile de m’organiser dans ces conditions ».
En vingt-deux minutes, la manche était bouclée et Mauresmo n’avait pas pu réussir plus de trois ou quatre interventions brillantes. Une petite conversation avec son coach à la fin du set lui permit d’attaquer la suite avec une idée plus précise de ce qu’il fallait faire. Mauresmo suivit alors systématiquement toutes ses premières balles de service au filet avec un pourcentage de réussite proche de la perfection puisqu’elle ne céda que trois points sur un ensemble de dix-neuf enchaînements. Servant pour le gain du deuxième set à 5-3, elle loupa cependant l’occasion d’égaliser à une manche partout mais sans avoir grand-chose à se reprocher. Le seul regret qu’elle éprouvait concernait la perte du tie-break. « Je n’ai pas été assez présente sur ce jeu décisif (perdu7-4) et c’est dommage. Je ne dis pas que j’aurais gagné mais ça aurait donné plus de relief à ce match. »
Un nouvel état d’esprit
Il y a une semaine, après avoir perdu à Doha contre Tanasugarn, Mauresmo était au trente-sixième dessous. Là, elle repart de Dubaï avec des impressions positives en tête. « Je sors de ce tournoi avec beaucoup de confiance et rassurée sur tout un ensemble de choses, tout en sachant que du fond du court, par exemple, je peux faire beaucoup mieux. Sur le plan du comportement, de la détermination, de la lucidité, que ce soit contre Svetlana, contre Medina-Garrigues il y a deux jours, et même contre Morigami, où j’ai vraiment mal joué, ça n’a plus rien à voir. Rétrospectivement, je pense que j’ai paniqué après ce match contre Tanasugarn. Je me suis posé plein de questions pour essayer de savoir comment je pouvais me frustrer autant alors que j’aurais dû mettre ce match entre parenthèses de manière à l’oublier au plus vite. »
De l’espoir pour la suite
Amélie Mauresmo va maintenant passer quelques jours chez elle à Genève avant de s’envoler pour la Californie, accompagnée comme prévu non pas de Loïc Courteau, mais d’Alexia Dechaume, son attachée de presse qui l’a entrainée de Janvier 2000 à Mai 2002. Elle y enchaînera les deux tournois d’Indian Wells et Miami. Ces deux étapes revêtiront une grande importance pour la suite. Avec un moral retrouvé, Mauresmo devra confirmer les bonnes impressions laissées ici comme le disait hier Loïc Courteau : «En attaquant comme elle pouvait au deuxième set et avec succès, Amélie s’est ouvert une fenêtre. Même si cela fait longtemps que je lui répète, elle doit absolument se persuader qu’on peut gagner des matches au filet pas seulement sur gazon ou sur court couvert.»
Dans ces deux tournois américains qui rassemblent quatre-vingt-seize joueuses, Amélie Mauresmo sera tête de série et, à ce titre exempte de premier tour. A elle de tirer partie de cette situation qui doit lui permettre de jouer son premier match contre une joueuse moins bien classée qu’elle pour ensuite se lancer à l’assaut de plus gros morceaux.
Une progression au classement
Quand on lui parle de son classement, Mauresmo rigole. « Je ne sais même pas combien je suis, je ne veux pas le savoir. Je crois que j’étais dix-huitième après l’Open d’Australie. » Lorsqu’un confrère lui annonce sa position (29e), la Française rit de nouveau. « Eh bien, dites donc, ce n’est pas fameux ! Mais franchement, en ce moment, je m’occupe plus de mon jeu que de mon classement. Pour faire des projections, je sais seulement que je n’ai plus un point à défendre pendant pas mal de semaines. » Opérée d’urgence de l’appendicite le dimanche 18 mars 2007, elle n’avait repris la compétition que deux mois plus tard à Berlin. Elle ne peut donc qu’améliorer sa position ces prochaines semaines. Déjà, cette semaine, elle ajoutera 75 points à son total, ce qui lui permettra de progresser de deux ou trois places au prochain classement. Une modeste ascension, sans doute, mais Mauresmo n’en est pas au stade où elle peut engranger les points par centaines comme ces dernières saisons.

Les réactions

Llodra : «Une prise de conscience»

(…)Un mot sur Amélie Mauresmo, discrète en ce début d’année…
On s’est eus par texto, elle m’a félicité pour Rotterdam, puis on s’est parlés au téléphone. Elle traverse une période qui n’est pas très facile. C’est normal, quand on a été si forte comme elle, de se poser des questions. Se retrouver sur un court annexe désert, dans le froid et le vent, quand on a été n°1 mondiale, ça n’est pas évident. Néanmoins, même si aujourd’hui elle perd contre Kuznetsova (en quarts de finale à Dubaï 6-1, 7-6), elle réussira, au fil de la saison, à jouer de mieux en mieux face à des filles de ce calibre, et elle reprendra confiance… Il y a tellement de bonnes joueuses sur le circuit que c’est loin d’être facile, mais une bonne victoire lui servira de déclic et hop, elle repartira ! Et puis elle n’est «que» 29e mondiale, c’est pas non plus comme si elle était 150e!

Hantuchova : “Amélie fait le plus de choses différentes sur un court”

(…)Cela rejoint les critiques de Mats Wilander sur le tennis féminin qu’il qualifie de monolithique. Qu’en penses-tu ?
Cela dépend tout de même des joueuses. Bien sûr il y a l’école russe, où l’on apprend aux joueuses à frapper la balle le plus fort possible scotchées à la ligne de fond de court. Mais vous avez aussi des joueuses comme Amélie Mauresmo par exemple, qui est l’une de celles qui essayent le plus de faire différentes choses sur le court. C’est aussi pour cela que je pense que Martina Hingis était une des joueuses les plus douées de sa génération. Il n’était pas du tout question de puissance mais de variations. C’est une jeu bien plus intéressant. D’un point de vue personnel, je suis fan de ce style de jeu et j’aimerais que le tennis féminin soit plus dans cette idées de variations, de chops et de montées au filet.

Virginia Ruzici : “Plus on pose des questions à Amélie, plus elle va se raidir”

Petite parenthèse sur Amélie Mauresmo, quel est ton avis sur la période qu’elle traverse actuellement ? Est-ce que tu trouves ça si inquiétant ?
C’est vrai qu’on lit ses interviews et qu’on lit surtout toutes les questions que tout le monde lui pose. Avant tout, elle n’a que 28 ans. Moi je pense que plus on lui pose ces questions, « Est-ce que tu es encore motivée ? Est-ce que tu penses que tu vas revenir dans le top 5 mondial ? », plus elle va se raidir, plus elle va se mettre la pression sur elle-même. Moi je donne un exemple. Boris Becker, à 28 ans, tout le monde pensait que c’était fini, qu’il n’était plus motivé, qu’il avait perdu sa confiance. Qu’est-ce qu’il a fait ? Il a fait un changement énorme dans son approche, il est allé chez Nick Bollettieri, là où il savait qu’il serait motivé à bloc par Nick, qui a ce don-là, sans qu’il soit le plus grand entraîneur de tous les temps. Nick a mis du temps à nous prouver qu’il comprenait le tennis et qu’il savait créer des grands champions. Boris est donc allé chez Nick, et grâce à l’ambiance qu’il y a là-bas, il s’est remis en selle. Parce que les gens ne se rendent pas compte que quand tu es là-bas, tu es tout à coup surmotivé. Il y a des joueurs de tous les coins du monde qui passent par là et quand tu te retrouve avec eux, t’as envie de jouer et de taper la balle le plus longtemps possible. Grâce à ça, Boris est revenu, a regagné des titres de Grand Chelem, fait des finales de Masters, poussé Sampras au bout de ses réserves. Tout ça à 32 ans. Agassi aussi, deux fois il est passé par des gouffres et chaque fois il est revenu, en signant en plus une fin de carrière exemplaire. Alors pourquoi pas Amélie Mauresmo ? Moi je pense qu’elle a les qualités tennistiques, physiques et mentales pour revenir dans le top 10 mondial.

Kuznetsova : «Amélie est sur la bonne voie»

Avant d’affronter Amélie Mauresmo en quarts de finale, Svetlana Kuznetsova avait accepté de commenter la période de crise que traverse actuellement sa meilleure amie sur le circuit. « Amélie est une grande amie, quelqu’un pour qui j’ai énormément de respect. Elle est une source d’inspiration pour moi et ça me désole de voir qu’elle traverse une sale période depuis plusieurs mois. Après sa défaite de la semaine dernière, à Doha, elle était vraiment mal. Nous avons parlé pas mal et je lui ai dit qu’elle devait oublier très vite ce match perdu contre Tanasugarn. Ensuite, je lui ai proposé de jouer quelques doubles avec moi, ici, à Dubaï, à Indian Wells et peut-être aussi à Miami. Je pense que ça lui fait du bien d’être sur le court avec quelqu’un à qui parler en cours de match, avec qui plaisanter et se détendre aussi.
Le passage à vide qu’elle connaît en ce moment est d’autant plus difficile à vivre qu’elle est en fin de carrière. Dans ces conditions, on doute de plus en plus. Mais je connais Amélie, elle a du caractère, et si elle dit que l’heure de la retraite n’a pas encore sonné, c’est qu’elle va tout faire pour revenir à son niveau. Elle est en excellente condition physique, il ne lui suffit plus que de positiver. »
Hier, à l’issue du match, la Russe ajoutait : « Si Amélie continue de jouer comme elle l’a fait au deuxième set, je ne me fais pas de souci pour elle. Quand elle attaque et prend le filet, ce n’est pas facile de la passer. Franchement, après un tel match, je me dis qu’elle est sur la bonne voie. »

Loïc Courteau, l’entraineur de la Française, ne voit qu’une issue pour un retour de Mauresmo au plus haut niveau: l’attaque à outrance.

«Ne pas y aller par quatre chemins»

EQ : Comment jugez-vous cette défaite d’Amélie contre Kuznetsova ?
LC : J’ai envie de n’en retenir que le deuxième set. Au premier, ce n’est pas qu’Amélie ait mal joué, car en face ça bombardait à tout va. Mais aujourd’hui, elle n’a pas les armes pour contrer en fond de court le jeu d’une fille qui frappe aussi fort que Svetlana. A partir du moment où elle a commencé à enchaîner les montées vers le filet, au deuxième set, on a vu un autre match, ça a super bien marché. Alors, elle a fini par perdre, mais au moins elle a pris plus de plaisir dans ce second set que dans tous les matches de début de saison réunis. J’espère qu’après tant d’années à lui répéter que c’est en allant vers l’avant qu’elle s’exprime le mieux, elle va enfin s’en persuader. Je voudrais ne la voir faire que ça dans ses prochains matches.
EQ : Quel bilan tirez-vous de ces deux semaines passées au Moyen-Orient ?
LC : Pour moi, le principal enseignement de la quinzaine, c’est ce que j’ai vu sur le deuxième set de son dernier match. Son avenir n’est pas ailleurs, ce n’est pas la peine qu’elle aille chercher midi à quatorze heures. Ce qui s’est passé, c’est comme une bonne étoile qui lui dit : ” Amé, ton jeu est là, c’est en jouant de cette manière que tu es la plus efficace et que tu t’éclates le mieux. » En dehors de ça, et en oubliant ce qui s’est passé à Doha, car tout était nul là-bas, je retiens qu’il y a eu de la combativité chez Amélie en allant chercher deux victoires, sur deux matches difficiles, avec une bonne attitude.
EQ : Vous ne serez pas à Indian Wells ni à Miami avec Amélie. Alors quelles seront vos recommandations quand elle va partir là-bas?
LC : On en a déjà parlé et je lui ai dit tout simplement qu’il fallait rester sur ce qu’elle avait fait contre Kuznetsova. C’est un nouveau départ, elle doit être consciente que c’est ce jeu-là qui va la ramener à son meilleur niveau. Alors, il faut y aller, continuer à Indian Wells, continuer à Miami et puis si elle sent qu’elle a besoin de moi quand elle arrivera à Miami, par exemple, j’arrive tout de suite. Mais ce que j’espère surtout, en mon absence, c’est qu’Amélie se pose elle-même les bonnes questions et trouve les réponses positives. Si elle a envie de continuer à jouer au tennis, il ne faut pas y aller par quatre chemins, elle le sait. »

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20 Commenti a “Dossier: La tournée “araba”
di Amélie Mauresmo
Dossier: La tournée “arabe”
d’Amélie Mauresmo”

  1. marcos scrive:

    chapeau!

  2. andrew scrive:

    Spero veramente di vedere la Mauresmo in versione Navratilova…Musica per gli occhi…

  3. Roberto Commentucci scrive:

    Un grande atto d’amore nei confronti di una campionessa fragile e spettacolare. Molto bello.

  4. Michele Fimiani scrive:

    Ogni commento e’ superfluo! Grazie Monique!

  5. angelica scrive:

    Fantastico Dossier. Grandissimo lavoro. Complimenti Monique!

    Sono molto curiosa di vedere la Mauresmo a Indian Wells.

    Unica nota che potrebbe crearle problemi, il vento.
    Spesso li’ ci sono delle vere e proprie ‘giornatacce’
    Pero’ se gli capitasse unmatch inquelle condizione, seguendo il consiglio di Courteau di attaccare sempre dovrebbe avvertirlo di meno.

  6. Andrea Nizzero scrive:

    Che dire… Straordinario!
    Speriamo che qualcuno lo faccia leggere a Amé, come la chiama Courteau…

  7. egizio scrive:

    grande Monique! ma io ce l’ho ancora un po’ con Amelie per avermi battuto Silvietta nei quarti a Roma:-)

  8. Francesca scrive:

    Grazie Monique!! Sono senza parole (ma con le lacrime agli occhi)!

  9. Ubaldo Scanagatta scrive:

    Superservizio…di quelli che mi rendono orgoglioso del blog e dei miei collaboratori. Questo lavoro trasuda passione e impegno. Spero che qualchee sito di Amelie ci scopra e lei lo veda…se qualcuno vuole segnalarlo ai siti francesi che conosce, a quelli di Amelie e della Wta si accomodi…ci farà soltanto un grande piacere.

  10. Francesca scrive:

    Già fatto, Ubaldo! Grazie ancora!

  11. Enzo Cherici scrive:

    Aahhhhh….l’amour!!!
    Grande Monique, servizio da “innamorata competente”. E scusate se è poco ;-)

  12. antonio scrive:

    per favore qualcuno saprebbe dirmi se a indian wells e miami troveremo la stessa superficie di dubai?l’anno scorso erano diverse?rispondete per favore.grazie.

  13. cristiana scrive:

    grande monique!!! un bellissimo articolo

  14. Daniele Flavi scrive:

    Solo oggi ho finalmente trovato il tempo per leggere tutto lo splendido “reportage” (definirlo articolo mi sembra alquanto riduttivo) di Monique……Se io fossi Amelie…..la prima cosa che farei, una volta arrivata a Roma, andrei a cercare la Filippella per ringraziarla di persona del bel ritratto che ne viene fuori…….cmq resto convinto che la francese si risolleverà quando meno ce lo aspettiamo……

  15. salvatore scrive:

    Splendido ritratto di una grande giocatrice e persona! Grazie monique!

  16. manuela parri scrive:

    sei sempre la più forte e competente. Se fossi la Mauresmo ti verrei ad incontrare per ringraziarti della tua stima e del tuo affetto. Ciao Monique!

  17. margherita scrive:

    …e brava la neo giornalista! non posso non essere orgogliosa di te e congratularmi per il tuo bellissimo articolo!!!

  18. ..FeDeRiCa... scrive:

    e brava la mia prof…ormai sta diventando una giornalista professionista….complimenti sono fiera di lei!!!l’importante è ke nn ci lascia a scuola….:-)…un bacio

  19. Tisana scrive:

    Magnifica Monique - Mauresmo!
    E’ un piacere leggere anche per chi come me non è un fan! Ma chissà col tempo…. le tue belle parole, il tuo entusiasmo, la passione nel raccontare… beh… intanto vado a gironzolare nei siti Mauresmo….
    Baci
    Tisana

  20. Patrizia scrive:

    Monique sei troppo avanti !! Bell’ articolo delicato e competente . un baciotto . Patrizia

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