Più soldi ai giovani
per costruire il futuro

 
4 Settembre 2010 Articolo di Ubaldo Scanagatta
Author mug

Chi sogna di diventare un campione di tennis  deve affrontare costi pazzeschi. Chi non può permetterseli smette. Ai genitori si chiedono grandi sacrifici. Ai giovani atleti pure. Se poi arrivano c’è sempre chi cerca di raccogliere il seminato altrui. I casi descritti (audio e video) da Errani e Sanesi.

Nel giorno in cui Francesca Schiavone ci esalta giocando un match straordinario contro una Bondarenko per nulla remissiva, ma anzi in grande forma, e entusiasma tutto il pubblico del Grand Stand giocando anche il colpo sotto le gambe alla Noah-Vilas _ chi fu il primo? Ancora si dibatte…e magari l’ha fatto un altro senza le tv di tutto il mondo a immortalarlo _ potrà sembrare strano che io mi occupi di una ragazzina junior che nessuno ancora conosce, Gaia Sanesi, e ritorni a parlare di un argomento che mi sta a cuore (i sacrifici che devono fare i genitori di un ragazzo/a che voglia provare a “sfondare” nel tennis) dopo averne parlato a lungo con Sara Errani.

Il concetto che voglio esprimere con questo articoletto, e i tre fra audio e video realizzati con Gaia e Sara, è semplice. E’ inutile lamentarsi sempre del fatto che non riusciamo a produrre campioni (mal comune a parecchie nazioni peraltro) se non allarghiamo al massimo la base aiutando sostanzialmente quelli che dimostrano di aver voglia di provarci, quelli che hanno un po’ di talento (non guasta…ma non basta).

Sennò si fanno solo bei discorsi. Avete un’idea di quanti siano i ragazzi che ad un certo punto si accorgono di non avere i mezzi per andare avanti e smettono? Anche se magari potrebbero avere più talento e possibilità tecniche di quelli che continuano, perché hanno genitori che stanno meglio o anche soltanto che ci credono di più?

E’ certo un bel gesto, ma a mio avviso abbastanza demagogico, regalare 400.000 euro a una tennista che vince uno Slam e che ha già guadagnato oltre 5 milioni di dollari. Per poi dire, però,  che non ci sono soldi per aiutare 2-3,5, 10 ragazzi/e in più.

E’ anche bello far vedere più tennis in tv per tentare di promuoverlo al massimo (per quanto su Sky, fra Sky, Eurosport e Sportitalia non ce ne sia poi così poco; altro discorso sarebbe se lo si vedesse gratis sulla Rai no?): chi non vorrebbe vederne di più? E’ certo un bel regalo che si fa a tutti gli appassionati. Anch’io sono stato felice di sapere che sarebbe nato un canale televisivo di solo tennis. 

Ma se _ ipotizzo _ il bilancio della tv dovesse comportare un “rosso” (poniamo) di due milioni di euro con  i quali si potrebbe aiutare due dozzine di ragazzi all’anno il mio atteggiamento cambierebbe: ci sono concrete speranze di arrivare al pareggio in un triennio come si era annunciato, o si decide di andare in rosso ogni anno per chissà quanto? E’ tutto opinabile. Sono scelte. Scelte politiche.

Personalmente io desidererei che a Tirrenia (o in un qualsiasi altro centro federale sparso per l’Italia, uno al nord, uno al centro, un altro al sud per non allontanare troppo da casa i ragazzi ancora bambini) si potessero chiamare molti più ragazzi. E… se ce ne fossero di promettenti altrove (anche all’estero), desidererei che si avessero i soldi per poter aiutare anche quelli. Più si riesce ad aiutarne, più ci si mette nelle condizioni per aiutarli, e più abbiamo chances che qualcuno venga fuori. Se non vogliamo perderci quelli che non se lo possono permettere.

Nei giorni scorsi avete letto su Ubitennis dei sacrifici, dei traslochi, delle angoscie sopportate da Sara Errani dacchè aveva 10 anni (e le spese sostenute dai suoi genitori) per arrivare dove è arrivata oggi. La solitudine può essere l’avversario più difficile da battere.  

Oggi Sara mi ha appena detto (vedi il video) e sono certa che era sincera: “Non so se abbiamo ancora raggiunto il pareggio economico con gli investimenti fatti!”. Eppure se andate a vedere i guadagni realizzati con i premi, ma senza gli sponsor e i gettoni di presenza, Sara ha superato il milione e 200.000 dollari. Vi rendete conto? Forse ha fatto pari! Dopo 3-4 anni ad alto livello, fra le prime 50 del mondo e nella squadra che ha vinto l’ultima Fed Cup.

Tornando a parlare di Gaia, che ha appena vinto il primo turno delle qualificazioni al torneo junior _ ed è quindi ancora lontana dagli exploit di Sara (magari ci arrivasse…), avete un’idea di quanto può essere costato vivere e allenarsi da Bollettieri per 4 anni? E ora a Orlando in Florida con un coach personale, Rodrigo Vallejo tutto l’anno? Un coach che è stato quello di Kei Nishikori (immaginate quanto lo pagasse il giapponese!) per tutto il 2007, che ha seguito anche Tommy Haas lo scorso anno (idem con patatine).

I genitori di Gaia abitano a Prato, lei ha deciso di vivere da sola a Orlando pur di sfondare. I due genitori si sacrificano lavorando nella loro azienda tessile: lavorano lì il papà, la mamma, la sorella della mamma. Hanno discreti mezzi, ma non mezzi trascendentali. E uno junior che giri il mondo, con il coach da mantenere, le spese di viaggio, gli allenamenti, le palle, l’attrezzatura, gli alberghi, non costa meno di 150.000 dollari l’anno.

 Gaia ha cominciato a sognare di diventare una campionessa di tennis prima dei 10 anni. Ora che ne ha 18 …sono già 8 anni che si fa un mazzo incredibile per realizzare il suo sogno. Ascoltate l’audio. Tutte le mattine sveglia alle 6, tutti i giorni 4 ore di tennis e 2 ore di ginnastica. 

Qualcuno ha pensato ad aiutarli? Per ora non sembra anche se ha già battuto alcune tenniste che sono nel tabellone principale junior e qualche classificata Wta.

 La ragazzina, mancina, in possesso di un gioco abbastanza completo, discreto fisico (un metro e 71), gran bel dritto capace di angolazioni notevoli (aspetto importantissimo nel tennis in genere, ma ancor più in quello femminile dove si vede giocare fin troppo dritto per dritto), meriterebbe un aiuto. E chissà quante altre come lei.

Cosa si aspetta ad aiutarli? Semplice: che, a loro spese, arrivino a fare risultati. Buoni, possibilmente ottimi risultati. Allora a quel punto arriveranno le convocazioni, e le richieste ad esse connesse, i pistolotti morali sulla bandiera e sull’obbligatorietà di dire sempre di sì alle regole scritte da quei dirigenti dilettanti (“perché la Fit vi ha aiutato…”).

Dimenticando che a reggere quella bandiera sono stati finora soltanto i genitori dei ragazzi.

Troppo comodo, amici. Troppo comodo scegliere di investire i soldi in mille rivoli diversi, tv e non, mentre quelle poche famiglie che puntano al tennis si svenano, mentre i giovani si fanno il mazzo, e poi venire a raccogliere quel che gli altri hanno seminato. Per poi imporre obblighi che, se non rispettati, prevedono sanzioni regolamentate da statuti fatti ad arte. A me tutto ciò non sembra serio.

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27 Commenti a “Più soldi ai giovani
per costruire il futuro”

  1. Buitre scrive:

    Intanto complimenti per il sito e il blog.
    Volevo solo far notare che (mi è stato riferito, ma non ho visto nulla di scritto) giusto per “alleviare” i costi alle famiglie da quest’anno la FIT ha imposto una regola secondo la quale nessun ragazzo può partecipare alla Coppa Belardinelli e forse anche ad altre manifestazioni, se non ha frequentato un centro estivo FIT, ovvero se la famiglia non ha pagato altri 600/700 Euro per una settimana.
    Qualcuno mi saprebbe dire se è davvero così?

  2. Pinco scrive:

    Dopo ci credo che i ragazzi passano chessò.. dal tennis al calcio!! Tutta la vita con queste basi!!

  3. pinco2 scrive:

    articolo bellissimo pieno di verità,ma visto che conosci tutte le problematiche caro ubaldo,fatti da una parte ed elenca tutti i problemi del tennis italiano, tanto sei riconosciuto come un uomo contro saluti

  4. marcos scrive:

    ogni comunità dovrebbe puntare tutto sull’insegnamento ai giovani, eterni costruttori del mondo che verrà. l’insegnamento costa e la percentuale di investimento pubblico varia sensibilmente tra nazione e nazione.

    io penso che una nazione che abbia a cuore il proprio futuro debba riuscire a garantire a tutti i giovani, mediamente, la stessa qualità di insegnamento, anche chiedendo aiuto ad enti ed associazioni private.

    a questo proposito, le difficoltà che incontrano le famiglie che avviano i propri figli al tennis agonistico (mirabilmente descritte da ubaldo), sono il riflesso di quelle vissute mediamente nella scuola pubblica: senza un adeguato investimento pubblico (ed una concreta lotta agli sprechi), lo stato non può generalmente garantire un buon livello d’istruzione.

    a me pare che l’istruzione, la cultura e lo sport non siano in egual misura a disposizione di tutti. è ancora un mondo in cui chi ha di più è troppo avvantaggiato in partenza. è ancora un mondo in cui chi riesce ad emergere, partendo dal basso, è considerato un eroe.

  5. Marco Rebuglio scrive:

    Articolo stupendo!!! Non sai quanto concordo con te. Purtroppo è lo stesso concetto per cui a La 7 hanno fatto fuori una miriade di gente tra tecnici e redattori. E chissà quanto danno a Mentana. La pessima gestione dei soldi della Fit (miliardi in tv, zero ai ragazzi) rispecchia a pieno la pessima gestione dei soldi che c’è in Italia, in tutti i settori. L’articolo che hai appena scritto dovrebbe appeso come un manifesto. Viva Scanagatta!!

  6. darione scrive:

    Perchè i figli degli operai non possono giocare a tennis…adesso lo ho capito, grazie Scanagatta.

  7. Saverio scrive:

    Totalmente d’accordo, Ubaldo, la parola chiave dell’articolo è l’aggettivo “demagogico”: è un modo di affrontare le cose tipicamente italiano, tutte le scelte politiche ne sono pervase. E’ molto più facile dire “demoliamo un quartiere perché degradato”, piuttosto che lavorare per far sì che il degrado non prenda il sopravvento; la frase ad effetto va su tutti i giornali e porta pubblicità e, quindi, voti, mentre il lavoro di tutti giorni, quello che Sara, Francesca, Flavia e le altre - per ritornare al tennis - e che per loro a distanza di anni ha pagato comporta molta fatica e non sempre è redditizio per un dirigente che fra qualche anno non potrebbe più esserci. Il parallelo società italiana con la società FIT è evidente in quanto la mentalità politica e amministrativa è esattamente la stessa. Chiudo, facendomi del male, contando che ci sono 9 (nove) spagnoli nei 32 (se non erro) e ricordando che nell’ultimo anno è stato spesso detto che la “situazione economica italiana è migliore di quella spagnola” mi viene da fare un distinguo: le città spagnole, i loro impianti sportivi, la situazione delle strade, la pulizia sono su un altro livello rispetto alla nostra Italietta. Perlomeno il deficit l’hanno creato per rimodernare un paese!
    Mi scuso per la lunghezza. Buon tennis a tutti.

  8. andrea scrive:

    400mila euro alla schiavone, 2 milioni per mettere in piedi una tv sul tennis, per far vedere panatta-fibak in bianco e nero. non prendiamoci in giro, i soldi ci sono, solo con questi avremmo finanziato l’attività di almeno 15 giovani. perché non viene fatto? perché sulla gazzetta, sul tennis italiano, sul corriere e compagnia, non esce mai un articolo in cui viene pubblicato il bilancio federale? (quello vero…)

  9. Ubaldo Scanagatta scrive:

    conto prossimamente di essere in grado di pubblicare i bilanci, della FIT e della tv. Mi aspettavo, detto inter nos, un numero maggiore di commenti a quest’articolo. Magari arriveranno …oppure l’argomento non suscita dibattito perchè (a giudicare dalle prime repliche) troppo…condiviso!

  10. daniela scrive:

    L’articolo di Scanagatta non si può che condividere, come i primi commenti che confermano la mia idea: l’Italia del tennis è lo specchio della società italiana e del modo in cui la politica avvilisce i giovani, particolarmente se meritevoli, e specialmente se non agiati.
    Insegno in una scuola pubblica, ed è deprimente vedere come, in sfregio all’art.33 della Costituzione, per avere un qualche sussidio per l’acquisto dei libri uno studente debba presentare la dichiarazione dei redditi della famiglia, che devono essere bassissimi, mentre per accedere al buono scuola per un iscritto alle private sia sufficiente un’autocertificazione ed è dato a pioggia alla famiglie anche molto abbienti. Lo Sato è debitore alla mia scuola, per esempio, di circa 100000 euro; quest’anno non avevamo i fondi per i corsi di recupero che non si sono istituiti, ed io per esempio non so quando verrò pagata per gli esami di maturità che ho condotto un’altra scuola, anch’essa in attesa di riscuotere crediti dal Ministero.
    I giovani universitari di facoltà umanistiche sentono i loro rettori ammettere che non assicurando lo Stato finanziamenti oltre il 2011, non possono garantire le lauree specialistiche, ma anche ad ingegneria elettronica cominciano a girare le stesse preoccupazioni
    . I ricercatori che non solo si sono specializzati, ma hanno masters e titoli accademici, si devono accontentare di 1200 euro al mese quando va bene e decidono, anche se dolorosamente, di lavorare in università e istituti di ricerca esteri. Quando si guardano intorno in Italia, cercando sbocchi lavorativi al di fuori delle Univeristà, si sentono rispondere spesso che sono troppo specializzati per le mansioni che potrebbero offrire loro….
    Uno Stato che non investa sui giovani, sulla loro formazione, è destinato a morire.
    La Fit poi non si comporta in modo molto diverso, poi, dalle nostre forze di polizia, intendo nei più alti livelli, che investono moltissimo nelle fiction televisive da Distretto di polizia, Carabinieri, ecc, per crearsi un’immagine in qualche modo rassicurante e vicina agli utenti, e poco per la preparazione degli agenti sia dal punto di vista psicologico sia nelle strutture e nei supporti..

  11. AGF scrive:

    Credo che molti non abbiano scritto perchè è difficile non condividere completamente un articolo del genere.
    Fare selezione dei sogni dei ragazzi attraverso lo strumento del reddito è un principio inaccettabile per un paese che si dice democratico, ed anche autolesionista, visto che è tutto da dimostrare che i bambini ricchi giochino a tennis meglio dei bambini poveri.

    E non è un semplice luogo comune dire che lavorare con i giovani è fonte di continue soddisfazioni e meraviglia, perchè quando si accorgono che c’è interesse per quello che fanno, e rispetto per i loro sforzi, restituiscono tutto con entusiasmo e impegno sempre maggiore. Me ne accorgo con i giovani in età universitaria, perfino quelli degli ultimi anni che magari all’inizio sono un po’ disillusi da esperienze negative, ma che impiegano poco a recuperare la passione se ci si dedica al loro lavoro come meritano.

    Ma anche all’università, come credo nelle federazioni, a fronte di chi non si dimentica che la struttura è un mezzo per far crescere i giovani, c’è chi invece si dedica alla scalata delle cariche e considera secondario l’insegnamento.
    Il reclutamento e la selezione seri, fatti sulla base delle pari opportunità per tutti e del merito individuale, sono alla base di un sistema sano, nel tennis come nel resto della società.

  12. Roberto scrive:

    Sono daccordo con te Ubaldo quando dici che questo articolo dovrebbe avere un maggior numero di commenti visto l’importanza.
    Non sono invece daccordo quando riesce fuori questa faccenda del premio Schiavone dopo aver vinto il Roland Garros da parte della F.I.T
    Penso che sia un giusto tributo a chi con anni di passione gioie e dolori vittorie e sconfitte e non dimentichiamo gli investimenti fatti per una vita si vede ricevere tale premio dalla propria Federazione.
    Sarebbe meglio discutere del canale televisivo FIT,ho sentito parecchi commenti negativi (qui sopra Andrea per ultimo) personalmente non ho la possibilita di vedere i programmi di questo canale per la mia residenza in Canada,pero ho sentito parlare di cifre astronomiche per la realizzazione di questo canale televisivo.
    Ho sentito dire spesso su questo blog che sicuramente era meglio investire questi denari sul settore giovanile discorso giusto che condivido pienamente.
    Altro discorso e’:alla nostra Federazione interessa l’evoluzione dei nostri giovani? oppure si affidano alla passione e alla professionalita dei nostri maestri? mi sbaglio oppure da qualche anno e cosi?
    Da tre anni lavoro per Tennis Canada praticamente dall’apertura del centro tecnico Nazionale,il presidente attuale tale Michael Downey (bussinesman, non ha mai giocato a tennis nella vita e poco conosce a livello tecnico) dopo essere stato eletto presidente da un Board di 12 persone la sua prima mossa a sorpresa e stata quella di creare un centro tecnico Nazionale.
    Per cui 12 mesi dopo la sua elezione Louis Borfiga ex responsabile settore giovanile Francese diventava presidente del settore tecnico in Canada,pochi mesi dopo sono arrivati i coach tutti dall’estero un Francese un Sud Americano ed io piu un preparatore atletico.
    Nel 2007 figuravano solamente due giocatori Pro (Wozniak/Dancevic),oggi settembre 2010 ci sono 6 donne fra le prime 180 wta,nel tabellone uomini US Open tre Canadesi dei quali 2 usciti dalle qualificazioni Polanski e Raonic per un totale di 6 atleti fra uomini e donne.
    Settore Juniores c’e molto movimento,una ragazza top ten altre due fra le top 30 e un bel gruppo di piu giovani che stanno arrivando.
    Tutto questo e stato frutto di un investimento importante fatto di molti dollari e lavoro, visto il successo del primo centro tecnico Tennis Canada ha deciso di aprirne un altro per gli Under 12 a Toronto,mentre si comincia gia a parlare di un centro Nazionale sulla costa ovest del paese probabilmente Vancouver.
    Tutto questo per dire che la Federazione ha una importanza chiave sulla riuscita dei nostri giovani,senza investimenti e praticamente impossibile crescere i nostri giovani.
    Attualmente lavoro con le ragazze juniores,viaggiamo praticamente allo stesso ritmo delle Pro andiamo in Sud America Asia Europa.
    Proprio su questo blog qualche mese addietro dissi di non vedere quasi mai ragazzi/e Italiani e che questo e molto grave a mio avviso,la differenza fra il 1990 dove Andrea Gaudenzi vinceva gli US Open junior e il tabellone 2010 US Open juniores dove non c’e nessun atleta Italiano la dice lunga….
    Termino dicendo che 70% dei profitti FIT dovrebbero andare al settore giovanile SEMPRE, in piu una grossa parte dovrebbe essere investita per la formazione dei “Coach” e preparatori atletici.
    Scusatemi per il mio lungo commento.
    Roberto

  13. ciccio scrive:

    Ho letto che molti altri forum hanno parlato di questo articolo, vuol dire che interessa.

  14. gigi scrive:

    Mah…a dire il vero,l’argomento in generale fu affrontato da me ed altri già un po’ di tempo fa.Soltanto che,non chiamandomi io Ubaldo Scannagatta ben pochi trovarono materia per discutere.Normale,in questi forum ove conta più il nome degli argomenti,a meno che essi non diano motivo di polemiche e liti infinite.
    A parte le latitanze della FIT(peraltro non unica,in questo,nel mondo) si faceva rilevare come non sia soltanto un problema di aiuti ad personam,ma sia tutta la struttura dei club ad esser penalizzante,nel tennis.Il quale resta uno sport per tutti(o quasi)se praticato da amatoriale,ma per pochissimi se si vuol tentare la scalata al professionismo.La causa di ciò è sotto gli occhi di tutti:il tennis è uno dei pochissimi sport in cui non esistono società sportive che ti fan giocare,t’insegnano a giocare,ti pagan le trasferte e l’allenatore,ecc,chiedendo,al massimo,un modesto contributo annuale .
    Ed è anche uno sport che distribuisce molto male i premi,incrementando continuamente i guadagni dei campioni(e non se ne vede proprio il bisogno!)senza investire sui giovani o sulle promesse.Rispetto ad altri sport professionistici,poi,a parità di valore relativo del giocatore,i guadagni del tennista son notevolmente inferiori:pensate a quel che guadagna un calciatore di ipotetica classifica n° 300 del mondo e quanto un tennista di pari classifica!
    I problemi,dunque,son strutturali e non soltanto italiani,ferme restando le giuste critiche alla FIT ed in particolare al regalo scandaloso fatto alla Schiavone.Problemi che,non me ne voglia l’Ubaldo,meriterebbero un discorso più approfondito e sereno.

  15. laura scrive:

    Si è sempre parlato su questo blog e soprattutto nel settore “Genitori e Figli” di questo problema che ormai è conosciuto da tutti ,di cui molti appassionati hanno discusso e purtroppo hanno constatato la poca considerazione della federazione alle loro argomentazioni.Ben felice che una voce giornalistica ne parli con franchezza e chiarezza ma dubito fortemente che le cose possano cambiare se si parla a persone volutamente sorde e prive di quell’umiltà intellettuale che dovrebbe essere il principale requisito di chi si assume il compito di dirigere.

  16. diego scrive:

    Condivido il fatto che i 400.000 euro sarebbe stato meglio che la Fit li avesse investiti nel settore giovanile.
    Sul fatto che Gaia Sanesi (che non conosco,ma non mi sembra abbia fatto molti risultati a livello giovanile) abbia il sogno di diventare pro e sia in America ad allenarsi spendendo cifre altissime e’ una scelta sua e dei suoi genitori.
    Credo che se un ragazzo/a ha delle grandi qualita’ (i sogni non bastano) si puo’ trovare anche in Italia qualche buon circolo o accademia dove allenarsi e crescere tennisticamente senza spendere almeno fino a un certo livello cifre cosi esorbitanti.

  17. Mauri scrive:

    Da genitore di figli tennisti condivido appieno l’articolo. Nel caso specifico descritto credo che bisognerebbe tarare le , alcune volte, eccessive ambizioni dei genitori che nei figli intravedono troppo prematuramente il “futuro campione” e si concedono spese folli. Con pazienza ,se il ragazzo/a ha la “stoffa” , il campione può maturare anche in un ottimo circolo italiano. Forse andrebbe incentivata la collaborazione e l’intervento economico della Federazione sui singoli circoli che danno importanza e risultati nel settore agonistico giovanile.

  18. pino scrive:

    Scusate intanto se mi intrometto.
    Ho una bambina del 2001 che ha iniziato un corso sat da un anno. Vedo con malcelata soddisfazione una certa predisposizione anche se capisco che è molto probabile non sia una fuoriclasse cristallina (ma chi lo sa?). La bimba è potente, precisa e fa molti progressi. Evidentemente da genitore che osserva e si informa, mi rendo conto che un corso SAT con parecchi bambini diventa esclusivamente ludico se non controproducente nel caso di una bambina bravina, ma non ancora agonista.
    Devi solo sperare che in gruppo ci siano altri al suo livello, altrimenti il maestro è costretto a fare un pastone tra bambini che hanno necessità differenti.
    QUESTO è IL PUNTO. Tra le SAT e i corsi agonistici, sembra esserci il VUOTO, colmato solo in rarissimi casi da corsi di preagonistica (la via di mezzo giusta), ma con costi esorbitanti. Il genitore non può parlare apertamente di questo coi maestri per la paura fondata che lo prendano per il solito invasato e naturalmente molti di loro cercano giustamente solo di portare la pagnotta a casa riempendo i propri corsi di bambini. (tanto lo sanno che se qualcuno emerge se ne va via…)
    La domanda che vi faccio è questa:
    Perchè, ad esempio nel pattinaggio, posso avere un piccolo atleta seguito da vicino e vicino a casa, per una decina di ore la settimana, per poche centinaia di euro a stagione e nel tennis non si trova il modo di avviare i bambini oltre i corsi SAT in maniera più economica?
    Io non so se mia figlia potrà fare agonismo e a quale livello, e immagino non lo sappiano neanche i maestri. Ci sono troppe variabili in gioco. In questo momento sembra di sì, ma chi mai lo saprà visto che la disponibilità economica per gli allenamenti non c’è e che con i corsi SAT ci metterà diversi anni solo a piazzare una seconda in sicurezza?
    È un peccato tagliare le gambe a potenziali atleti futuri. Si corre il rischio di avere solo rari casi di telenti impressionanti alla Federer (che ha iniziato seriamente a 12 anni). Immagino quanti ragazzi perdiamo per strada senza che neanche inizino un’attività seria. Questa è la vera crisi del tennis in italia.
    Figuriamoci poi se dall’impasto iniziale salta fuori qualcosa di buono. Immagino che a quel punto solo famiglie con un ottimo tenore economico possano permettersi di far proseguire il figlio in questo sport. E poi, smettiamola con questo atteggiamento di razzismo sportivo: non è un dramma se si formano atleti che poi non emergono. Questo è lo sport, questa è la vita. Basterebbe prenderla più tranquillamente e smetterla di pensare che si deve allenare solo un futuro campione. Tutto lo sport è pieno di gente che si impegna anche se non vince l’oro alle olimpiadi… Perchè non è possibile farlo nel tennis se non sei ricco?

    un saluto e spero di non aver fatto arrabbiare nessuno

  19. Alex scrive:

    Bell’articolo non c’è che dire, visto che a scriverlo è un grande conoscitore del tennis italiano, ma mi ha scoraggiato… e chi lo afferma è un papà che ha una figlia di quasi 14 anni che non pensa ad altro che al tennis…

  20. nicoxia scrive:

    Noi italiani siamo tutti bravi all’opposizione,ma quando dobbiamo governare è un po più difficile,io farei fare ad Ubaldo un paragone da cosa ricevevano i giovani tennisti 15 anni fa e quello che ricevono oggi per vedere se ci sono stati progressi.Fate proposte ma contestualizzatele in un ente che è pubblico con tutte le sue difficoltà di gestione criticare è facile fare un po meno.

  21. pino scrive:

    Giusto Nicoxia,
    È vero che è facile fare opposizione. Provo a fare qualche proposta per gioco. Chissà che a qualcuno non venga un’idea…
    Si potrebbe pensare a qualcosa legato ai diritti tv, ma sembra improbabile in questo momento e con l’interesse per questo sport. Sarebbe un investimento… Vi ricordate l’effetto Alberto Tomba nello sci? Basterebbe un campione maschile per far partire il giro delle televisioni.
    Da parte mia una difetto rispetto a sport quali il pattinaggio o l’atletica è il costo degli allenatori. Poi, diciamo che il resto delle attività a parte il golf è organizzato in polisportive con costi assorbiti da numerosi praticanti.
    Una proposta potrebbe essere quella di avere delle polisportive che abbiano una buona professionalità su diversi settori sportivi come il calcio e il basket, comunque sport dove i costi sono divisi per parecchi sportivi, e che sposti un po’ di risorse nel tennis per agevolare il settore giovanile.

  22. Francesco scrive:

    Eh sì. Se uno vuole diventare un tennista di professione o meglio, un campione, deve investire un capitale. Io gioco a tennis e posso confermare che i soldi nel tennis si mettono quasi sempre e basta. Ci sono passato anch’io di lì. Avevo dieci anni e di aiuti economici neanche l’ombra. Ora vedo intorno a me ragazzi molto promettenti con genitori che investono nel tennis senza ricevere niente. Nessun rimborso. Ma se i risultati arrivano? Se la classifica migliora di cinque, sei gradini la fit non se ne accorge? Come fa un genitore a spendere trentamila euro all’anno per mantenere proprio figlio in un centro all’estero?

  23. fabrizio scrive:

    l’articolo dice la sacrosanta verità; sono il papà di un bambino del 2001 che gioca a tennis da 3 anni e da un anno ha iniziato la preagonistica.
    i corsi costano molto e piano piano mi rendo conto di come la federazione sia inesistente per i giovani, si lamentano che italia non abbiamo talenti, ma non si rendono conto che in tutti gli sport stiamo andando sempre peggio, la spagna insegna in tutti gli sport ha investito sui giovani e sta ottenendo ottimi risultati, nel tennis nel motociclismo ecc ecc. Nel circolo dove gioca mio figlio ci sono diversi ragazzi meritevoli a livello nazionale, ma non vengono aiutati in nessun modo, senza i soldi dei genitori avrebbero già smesso. Mio figlio mangerebbe pane e tennis se potesse, non so se potrà mai diventare un fuoriclasse, ma so che avrebbe il diritto di provarci di dimostrare dove può arrivare…purtroppo so anche che a meno di una vincita al superenalotto non potrò mai esaudire il suo desiderio e dovrò guardarlo mentre triste dovrà rinunciare al suo sogno perchè non ho le risorse economiche per portarlo avanti… grazie FIT grazie Italia

  24. Alex scrive:

    Ha quasi 14 anni(come dicevo sopra)la vedi allenarsi con intensità, migliorare giorno dopo giorno. Noti che le altre ragazzine, coetanee e amiche, vanno spesso in giro a zonzo, la passeggiatina, la festicciola e lei invece che il piu delle volte ci rinuncia per un allenamento o una partita. Sai che crescerà, che migliorerà come ragazza e tennista e conosci anche che il suo desiderio è quello di provare a diventare una giocatrice di tennis…
    Quando poi rifletto ai costi che dovremo AFFRONTARE mi chiedo:ma come faremo io e mia moglie a supportarla tra qualche mese/anno????

  25. oliverroger scrive:

    Ho letto con attenzione l’articolo e devo dire che la situazione descritta è la pura verità. Chi scrive, infatti, è padre di una ragazza di 18 anni che appassionata di questo meraviglioso (e dannato) sport sta tentando di “provare” a diventare una tennista di professione. Attualmente è classificata 2,3 in Italia e si aggira intorno alla 800 posizione Wta. In tutti questi anni non si è avuto un euro di contributo dalla Federazione, ma tutto è sulle nostre spalle, con notevoli sacrifici per tutta la famiglia. Per una decente attività, infatti occorre almeno un budget annuale di almeno 40 mila euro

  26. Vieri Peroncini scrive:

    Che la Federazione Nazionale non abbia a cuore l’attività giovanile, a me pare sia un dato incontrovertibile e assiomatico: dagli organismi federali il sostegno economico a quelle che dovrebbero essere le giovani leve è praticamente inesistente, fatti salvi i soliti casi che vengono presi di mira in senso benevolo e in tale mirino rimangono spesso al di là di qualsiasi ragionevole dimostrazione contraria. La sensazione, alle selezioni regionali, provinciali (per esperienza diretta e per numerosi relata refero) è che tutto sia sempre già deciso in base a parametri che sovente c’entrano poco con le capacità tennistiche e/o atletiche, e persino ai risultati. E la sensazione che ne deriva è ugualmente deprimente, ed è precisamente questa: ai giovani (pochi) vengono dati aiuti (pochissimi) non per convinzione nella necessità di costruire un movimento di base che sia da fondamenta per la crescita – dovremmo dire la rinascita – di questo sport, bensì perché fa parte delle attività necessarie per giustificare la propria esistenza. Le priorità economiche, indubbiamente, sono altre, e pur non essendo assolutamente a conoscenza dei bilanci di questa struttura (ma di altre consimili sì), mi sento di avanzare una mera ipotesi, ossia che si tratti di uno dei tanti Moloch in cui oltre il 75% degli introiti serve unicamente al mantenimento in esistenza della struttura stessa, come si verifica anche per istituzioni degnissime di rispetto quali la Croce Rossa (per dirne una).
    Tolte alcune funzioni di base, che rientrano nell’iconografia delle Federazioni sportive di ogni ordine e grado e che pertanto questi organismi si sentono in obbligo di assolvere, a che serve esattamente la Federazione? A mettere in atto compiti organizzativi di un movimento che, per i numeri che ha, non potrebbe sussistere altrimenti se non nell’anarchia, e dare in tal modo una forma legale e univoca alle competizioni e alle classifiche. Compiti di minima, per così dire, ma necessari.
    Ma relativamente all’attività giovanile, sarebbe lecito aspettarsi un plus? Sì, ma non è realistico. Allora, personalmente sono propenso (ed è quello che faccio) ad accollarmi tutte le spese ed incombenze del caso di avere un giovane agonista in casa, con relativi oneri ed onori nonché la consapevolezza di svolgere una funzione che dovrebbe essere istituzionale. Nondimeno, a questo punto sarebbe lecito aspettarsi un ritorno minimale, ossia che a fronte del fatto che l’attività tennistica giovanile in Italia si basa sull’abnegazione delle famiglie e sulla passione e l’impegno dei ragazzi, i vari gradi della Federazione non ostacolino un’attività della quale si riserva solo di cogliere gli eventuali frutti. In che modo? Si potrebbe iniziare dall’elaborazione di Calendari agonistici che favoriscano l’iscrizione dei ragazzi ai tornei, invece che ostacolarla: nella realtà dello scrivente, che peraltro è la “periferia dell’Impero” sotto ogni aspetto e non solo tennistico, i calendari dei tornei Under vengono pervicacemente stilati in modo che le competizioni si svolgono alla fine dell’anno scolastico o al suo inizio, ossia nei momenti clou della didattica. Parrà strano, ma quasi tutti i genitori, anche quelli più appassionati, coltivano la convinzione che accanto al sogno tennistico i loro pargoli debbano perseguire un corso di studi, visto che del successo sportivo non vi è garanzia alcuna, ed anzi è appeso a una moltitudine di circostanze favorevoli indipendenti dall’individuo. Si può a 12 anni abbandonare ogni velleità scolastica e darsi al tennis? A meno di chiamarsi Rafa Nadal e avere i suoi risultati fuori dall’ordinario, o di essere talmente abbienti da correre un rischio che rischio non è in quanto il danaro consente recuperi inopinati anche sotto il profilo dell’istruzione, decisamente no: basta un infortunio per determinare un brusco risveglio. E’ palese invece che la maggior parte dei club organizza le manifestazioni giovanili solo perché costretta dai regolamenti, e le stipa in periodi ritenuti morti per il gioco dei soci del club: costoro sono la reale ambizione e interesse dei club, con mirabile lungimiranza che si commenta da sé. In questo dovrebbe intervenire una supervisione di una Federazione seria (e stiamo parlando solo di un aspetto organizzativo tra i tanti che viene disatteso – to be continued): al contrario, per spiegarci con un esempio, accade che il Master Nazionale TTK venga programmato della settimana dal 13 al 17 settembre, ossia esattamente coincidente con la prima settimana di scuola che, alla fine del ciclo dell’Under 14, coincide ad esempio con la prima settimana di scuola superiore, ossia i licei. Ogni famiglia ragionevole è costretta a rinunciare se si trova in tale circostanza, ed ogni risultato, a mio modo di vedere, risulta falsato. Quale tipo di miopia può produrre il fissare una data del genere? Levato il dubbio che vi sia un preciso disegno, rimane da considerare la cosa congruente con tutta l’attività tennistica del Bel Paese: le conseguenze ultime sono sotto gli occhi di tutti.

  27. sic scrive:

    Si è detto che criticare è facile e fare un po’ meno.
    E’ vero, ma Ubaldo ha solo raccontato fatti accompagnati da considerazioni nei confronti della gestione di questa federazione che è difficile non condividere.
    E con l’esperienza e la competenza che Scannagatta dimostra di avere, se riuscisse ad avere anche i requisiti, perchè non pensare ad una sua candidatura alla prossima assemblea elettiva?
    Sono certo che sarà sicuramente una gestione basata sul merito, sulla competenza e sulla voglia di lavorare per la crescita di tutti i comparti federali.

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