Profili: Arezzo’s story
Dodici anni fa a Melbourne
Lo Slam junior di Braccio e Luzzi

 
11 Gennaio 2008 Articolo di Gianluca Comuniello
Author mug

Agli antipodi dodici anni fa. Prima, molto prima che storie di scommesse turbassero le vicende sportive di uno dei due. Molto prima della splendida partita contro Roddick a Wimbledon 2005 e della simmetricamente sciagurata partita contro Bjorkman nell’edizione 2006.
Dodici anni fa, quando due ragazzi rispettivamente di diciotto e sedici anni partivano per l’Australia da Arezzo. I sogni di una carriera nei pro a riempire le borse.

Tutto può accadere nella vita. Anche che due giovani atleti aretini si trovino dall’altra parte del mondo, in Australia, a difendere i colori del tennis italiano e che, in una giornata in cui hanno perso l’ultimo superstite nel tabellone dei “grandi”, Furlan, e poi gli altri juniores impegnati, Sciortino e Capodimonte, la Canepa, proprio loro due, Daniele Bracciali e Federico Luzzi, siano i soli a vincere.

Così commentava Ubaldo il loro ingresso nell’Australian Open junores del 1996, in una giornata in cui, tanto per cambiare, nel tabellone principale del singolare maschile spariva anche l’ultima traccia di italianità. Luzzi in particolare passava un primo turno a suo modo storico, più di furbizia che di tecnica, vincendo 9-7 al terzo…

Federico mancava il matchpoint n.3 sul 7 a 6 e si ritrovava 7 pari 15 pari quando veniva preso dai crampi a tutte e due le gambe. Lì Federico aveva la presenza di spirito del campione consumato, approfittando di un arbitro quantomai ingenuo. Si rotolava per terra gridando, come lo avesse morso la tarantola, e sapendo che con i crampi non avrebbe avuto diritto ad alcuna interruzione gridava: “Il ginocchio, il ginocchio!”.
Ci cascavano tutti, sulle prime perfino lo stesso Fanucci, preoccupatissimo. In attesa dell’arrivo del fisioterapista trascorreva un quarto d’ora. Kepka protestava, si innervosiva, poco dopo Luzzi vinceva 9-7, al quarto matchpoint.

I tornei juniores del passato sono più che altro interessanti per vedere il carattere di giocatori che poi hanno fatto la loro carriera fra i professionisti. Il giorno dopo l’avventura di Bracciali prosegue, quella di Luzzi si ferma.

Uno sì, l’altro no. Daniele Bracciali ha passato anche il secondo turno del torneo junior all’Australian Open, Federico Luzzi invece no.
Non si può parlare di due sorprese, nell’uno e nell’altro caso. L’olandese Verkerk era troppo modesto per poter impensierire Bracciali che, al suo ultimo anno da junior, è fra gli juniores più forti del mondo fra quanti non sono già passati professionisti. Bracciali ha vinto 6-3,6-2 e la sua vittoria non è mai stata in pericolo.
In singolare Luzzi ha perso 7-5, 6-3 dal piccolissimo svedese (di statura, non d’età)
Bjorn Rehnqvist che è una miniriproduzione del grande Bjorn (Borg) sciupando un vantaggio di 4 a 1 nel primo set. Federico ha solo 16 anni, non è bocciato, ma soltanto rimandato.
Deve però imparare a tirare il rovescio coperto, e non solo quello tagliato che è troppo difensivo
e non ha chances contro quelli che tirano forte, e deve soprattutto apprendere a giocare più avanti, a guadagnare campo anziché fermarsi un metro dietro la riga di fondocampo.

Uscito Luzzi, le speranze juniores di quell’Australian Open 1996 rimanevano riposte in Daniele Bracciali che, come dice Ubaldo, era all’epoca uno degli juniores più forti del mondo. La cronaca della partita successiva fatta da Ubaldo è illuminante sul “Braccio che sarà”, il Bracciali che ci ha fatto esaltare ed imbufalire negli ultimi anni…

Peccato, Daniele Bracciali non è riuscito a rispettare il ruolo di testa di serie che gli era stato assegnato, n.3, ed ha perso negli ottavi di finale, 6-2,2-6,6-4, da uno svedese, Johan Settergren, che era alla sua portata, che avrebbe potuto benissimo battere se solo avesse giocato un pochino più tranquillo, se avesse dimostrato maggior lucidità all’inizio e poi, una volta vinto il secondo set, se avesse sfruttato due palle consecutive per andare avanti 2 a 0 nel terzo.
“Il problema di Daniele è che gioca troppo spesso con la paura addosso. Se giocasse in partita
come é capace di giocare in allenamento sarebbe tutto un altro giocatore” diceva Fabrizio Fanucci, tecnico azzurro al seguito degli juniores, con Bracciali che era rimasto a livello di terzo turno l’ultimo superstite della nostra pattuglia di giovani.
I colpi Bracciali li ha un po’ tutti, soprattutto il dritto, ma spesso li gioca con troppa foga.
Si innervosisce facilmente, dà il via a inutili monologhi del tipo “Non caccio una palla di là”,
“Ho il braccino”, “Sbaglio troppo”, “Non me ne sta dentro una”, tutte frasi che purtroppo non servono a nulla, e lo mettono anzi in uno stato d’animo negativo.

In quell’edizione una soddisfazione “Braccio” comunque se la toglie, nel doppio giocato in coppia con il canadese Jocelyn Robichaud(chi era costui?)…

Daniele Bracciali è stato il migliore in campo nella finale di doppio vinta dall’aretino in coppia con il canadese Jocelyn Robichaud sui due inglesi, Martin Lee e James Trotman che avevano vinto l’anno scorso il torneo di Wimbledon.[…]
Daniele Bracciali, nato nel gennaio del ‘78 e tesserato per il C.T.Firenze, è il secondo italiano a vincere un titolo junior di doppio in un torneo dello Slam: Diego Nargiso aveva vinto nell’87 a Flushing Meadows in coppia con Ivanisevic,e aveva perso invece a Wimbledon in finale da Woodbridge-Stoltenberg.
L’anno scorso al Roland Garros la Canepa e la Casoni avevano perso da Morariu e la Vermuzova.
Bracciali esce dal campo n.3 (lo stesso sul quale aveva perso dallo svedese Settergren) e un gruppo di ragazzine gli chiedono i primi autografi: lui, che sfoggia un orecchino a forma di racchetta, li firma orgoglioso. Speriamo davvero che non siano gli ultimi. I punti più importanti, lui che con Robichaud li gioca a sinistra, li ha fatti lui. E a chi dedica la vittoria? “Braccio” ci pensa un po’ e poi dice: “A mia nonna Maria, 82 anni, che ogni sera prega la Madonna del Conforto perché mi aiuti a giocar bene e vincere. Sono proprio contento, è una bella soddisfazione. Ora spero di togliermene qualcuna anche in singolare”.

Braccio quest’anno ne farà trenta di anni e, vicenda scommesse a parte, speriamo che qualche soddisfazione se la possa togliere ancora.

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11 Commenti a “Profili: Arezzo’s story
Dodici anni fa a Melbourne
Lo Slam junior di Braccio e Luzzi”

  1. Stefano scrive:

    Il Verkerk “troppo modesto” mi pare che poi abbia fatto qualcosina in più di Bracciali nel proseguio della carriera :-)

  2. anto scrive:

    E intanto Luzzi viene eliminato al secondo turno da uno sconosciuto olandese, capace di vincere tre futures nella lontana Africa. Credo che per Luzzi questa sconfitta sia il capolinea. Rumors danno per certa la sua squalifica per scommesse, se ciò dovesse accadere e non me lo auguro, credo che Federico non avrebbe più la forza di ricominciare dai futures. Luzzi talento gettato al vento, scelta spesso sbagliate, un carattere abbastanza complicato, credo che molti vorrebbero avere il talento dell’aretino, ma nel tennis se non se sempre focus al 100% sul tuo obiettivo non vai da nessuna parte. Mi auguro che un domani fra dieci anni federico non si volti indietro e provi uan grande amarezza per quello che si è lasciato scappare……

  3. yuppie scrive:

    anche quei due svedesi non è che hanno poi combinato molto mai sentiti più nominare,verkerk è stato anche se effimero un campione.
    Luzzi si capiva già allora che testa avesse

  4. andrew scrive:

    i due ragazzi giocano benissimo a tennis…ottimi elementi per la serie A1

  5. roberto commentucci scrive:

    Io credo che Luzzi, a differenza di Bracciali (che aveva davvero un grandissimo potenziale), sia sempre stato un po’ sopravvalutato. Entrambi hanno raccolto molto meno di quanto avrebbero potuto, entrambi hanno (in modo peraltro diverso) un carattere difficile, entrambi hanno buone doti di tocco, entrambi sono di Arezzo, entrambi sono (o sono stati) allenati dal Blue Team di Rianna.
    Ma le similitudini finiscono qui. Mentre Bracciali ha sempre avuto un repertorio tecnico molto completo, Luzzi non è mai riuscito a costruirsi colpi di adeguata pesantezza, non solo per una struttura fisica più agile che potente, ma anche per congeniti difetti di impostazione. La tendenza a “remare” dietro la linea di fondo così precocemente individuata da Ubaldo deriva dallo scarso peso di palla, a cui non si è mai posto rimedio. Da ragazzino Fede, bimbo di precoce scaltrezza, vinceva con i tocchi, con le furbate, con i cambi di ritmo, il buon gioco al volo. E non si pensò, all’epoca, che per affermarsi occorresse anche altro. E non gli si è mai provato a costruire, se non quando era ormai troppo tardi, un gioco da fondo più pesante.
    Bracciali è diverso. Bracciali sul piano tecnico aveva tutto: potenza, tocco, fantasia, servizio, reattività in risposta. La lacuna fondamentale di questo ragazzzo è sempre stata la mancanza di forza di carattere. Ovviamente, la mancanza di professionalità, il provincialismo, specie nei primi anni di carriera, hanno avuto il loro peso.
    Ma se Braccio, invece di essere figlio di un macellaio aretino, fosse stato figlio non so, diciamo di un droghiere di Lione, sarebbe molto probabilmente entrato nei primi dieci del mondo.

  6. anto scrive:

    Roberto mi dispiace dissentire da te, ma parlando qualche giorno fà con un coach di Bracciali, mi esprimeva le sue perplessità su questo atleta. Programmazione spesso scriteriata, non una grandissima personalità, e tecnicamente buono ama non eccezionale. E per essere un top 10, anche se Braccali fosse nato in Francia, difficilmente sarebbe riuscito ad arrivare top 30.

  7. roberto commentucci scrive:

    E certo, anto, adesso che ha 30 anni, la spalla rotta, è precipitato in classifica, e in tutta la sua vita non si è (quasi) mai allenato e programmato nel modo giusto (anche per colpa sua) cosa ti deve dire il suo allenatore?
    E’ chiaro che la controprova non esiste, e che di talenti sprecati è pieno il mondo… E non sapremo mai chi ha ragione. Ma sotto il profilo strettamente tecnico, ripeto strettamente tecnico, Bracciali è stato di gran lunga il miglior prodotto del nostro tennis negli ultimi 15 anni. Che poi sia mancato tutto il resto (lucidità tattica, tenuta mentale, professionalità, motivazione al lavoro, base atletica, programmazione etc. etc.), concordo ampiamente con te.
    Il mio discorso era solo mirato a fare un distinguo fra lui e Luzzi, che aveva, a mio avviso, potenzialità tecniche inferiori.
    un saluto.

  8. roberto commentucci scrive:

    Continua a far parlare di se Giacomo Miccini, il promettente quindicenne di Recanati, nel circuito ITF under 18. Dopo la semifinale raggiunta due settimane fa nel prestigioso torneo messicano “Copa Casablanca”, Giacomo si è qualificato per la semifinale anche questa settimana nella “Copa Gatorade” che si disputa a Caracas, in Venezuela. Si tratta di un G1, un torneo di importanza leggermente inferiore a quello messicano, ma comunque di buonissimo livello. Giacomo è venuto a capo anche di una fastidiosa intossicazione virale che lo aveva debilitato nel fine settimana. Ha stretto i denti, e dopo aver vinto a fatica nei primi turni, questa sera ha battuto per 62 75 la tds n. 8, il belga Vandenbulke, maggiore di lui di 2 anni.
    Con questo risultato Giacomo fa il suo ingresso nei primi 20 giocatori del mondo under 18.

  9. pibla scrive:

    Miccini in questo momento è incredibile e si stenta a credere che sia italiano ed infatti “tennisticamente” non lo è, anzi è la prova provata che per fare le cose per benino nel tennis sarebbe meglio allontanarsi dall’Italia e, sia chiaro, il solo scrivere questa frase mi mette una tristezza addosso……
    In ogni caso in questo momento tra tutti/e i nostri giovani, direi Miccini e la Giorgi su tutti.
    Per il resto, è emblematico nell’articolo sopra sentir parlar bene di tutta una serie di ragazzi, “quello ha fatto questo quello ha vinto quell’altro”, che poi non si sono mai più sentiti nominare e l’unico che viene definito modesto è Verkerk che poi è stato finalista al Roland Garros!!! Incredibile, questo la dice lunga su come a livello junior i risultati siano ancora molto relativi, noi in questo momento abbiamo in prospettiva quattro ottimi atleti (i tre dell’89 più Miccini) e si spera che tutti facciano una buona carriera a livello “pro”, eppure io sono convinto che, strada facendo, almeno uno lo perdiamo, ma magari mi sbaglio…..
    p.s. per me perdere un giocatore significa che nella sua carriera non riuscirà mai ad antrare nei primi 100 del mondo

  10. roberto commentucci scrive:

    Aggiornamento dal Venezuela. Giacomo Miccini è in finale nel torneo ITF Copa Gatorade 2008, di categoria G1. Ha battuto per 64 64 l’austriaco Pillip Lang, testa di serie n. 5, classe ‘90, e domani se la vedrà con il belga Alexandre Folie, tds n. 4, n. 49 nel ranking ITF e soprattutto più grande di Giacomo di quasi due anni e mezzo.

  11. anto scrive:

    Purtroppo Giacomi Miccini si è fatto male, speriamo nulla di grave.

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