Toh, chi si rivede: Gasquet

 
30 Aprile 2009 Articolo di Andrea Scanzi
Author mug

Virtual Tour: final day!Il francesino, atteso oggi dalla mattanza con Verdasco, vince due match nello stesso giorno e torna a dare segnali di vita. Gli italiani tutti fuori al secondo turno. Fognini polemico in sala stampa.Victor Crivoi è il Susan Boyle della racchetta. Radek Stepanek versione lama. La ricchezza ostentata di Gulbis. Le volèe tremebonde di Seppi. Le eliminazioni anticipate di Murray, Davydenko, Ferrer. Il one man show di Nadal. E l’insegnamento dei maestri del giornalismo. Prima di tutto un’importante annotazione tecnica. Gilles Simon, soprattutto dal vivo, è uguale al fratello tossico di Charlie nel serial Lost. Soprattutto lo sguardo: identico.Ciò detto, i match. Ieri giornata di buon tennis. Sedicesimi di finale interamente giocati, e pure qualche scampolo di primo turno. Sole, ressa di pubblico e aria di festa. Giustamente: in un colpo solo fuori Andy Murray, Nikolay Davydenko e David Ferrer. Un tale domino ha generato serenità dell’animo e tripudi assortiti. Lo stand della Gancia è stato preso d’assalto, cori giubilanti hanno brindato alla salvezza del mondo. Di questo si vive, e di tant’altro ancora.Di solito, quando un top five esce nei primi turni, il pubblico ci rimane male. Non ieri, quando Murray, stanco e rematore, ha perso 7-5 al terzo con Juan Monaco. Applausi a scena aperta per il gaucho dal lungo crine, non esattamente un funambolo, e totale indifferenza - frammista a godimento - per l’eliminazione dello scozzese. Che strano: eppure Murray è simpatico. Come un contraddittorio con Maurizio Lupi.E se poi Ferrer ha perso per consunzione di se stesso contro Mathieu, il più perdente (con gli italiani) dei top cento, ha generato compiaciuta ilarità l’eversione di Davydenko da parte di Jurgen Melzer. Incuriosito dal risultato, con il capzioso austriaco avanti 7-5 5-4, mi sono recato sul campo secondario per assistere alle fasi finali. Mi aspettavo l’ennesimo suicidio orteghiano, una evaporazione irritante dell’austriaco (in questo, e solo in questo, bravissimo). Melzer, in effetti, ci ha provato. Avanti 4-1 e due servizi nel tie, ha smesso di giocare. Clic, interruttore spento e niente più drop shot seriali da dispensare. L’ex funzionario Stasi, con la sua allegrezza contagiosa, non era fin lì riuscito a organizzarsi sull’altrui servizio mancino. Regalava - fatto per lui inusuale - punti a iosa e si stancava anzitempo delle trame dadaiste melzeriane. Sul 5-5, però, Melzer metteva una buona prima. Match point. Qui Davydenko regalava l’unica perla di giornata: una discesa a rete invereconda e un aborto di stop volley che moriva a metà rete. Raggelante. Un giorno, chi c’era, potrà dire ai nipotini: Sai? Ho visto Melzer vincere una partita importante. Nemmeno gli avvistatori della Cometa di Halley possono vantare un simile scalpo. Il personaggio di ieri è però stato Richard Gasquet. Egli vive e lotta in mezzo a noi, più o meno. Strano a scriversi, da Wimbledon 2008 in poi ha sbagliato quasi tutto. Ho assistito a entrambi i match accanto al suo coach (parla pochissimo, dice solo “”Bien Richie”, “Confiance”, Bien Richie”, “Confiance”). La sua duplice vittoria stupisce e conforta. Non ci avrei mai scommesso. Era ipotizzabile, questo sì, che battesse Tsonga. Sono amici, è avanti negli scontri diretti (lo ha sconfitto anche a inizio anno), trova stimoli maggiori e Tsonga è pescione fuor d’acqua sul rosso. Il livello è però stato (a tratti) elevato, soprattutto nel primo set. Ho rivisto un Gasquet propositivo, spumeggiante. Meno attendista e puntualmente incantevole con quel rovescio a una mano. Di uno così c’è bisogno. E dipende solo da lui.Gasquet non è tennista da lunga durata, per questo ne avevo preconizzato la resa alla prova del nove con Ernests Gulbis in tarda serata. Invece si è assistito al miracolo della double gasquettiana nello stesso giorno: urca. Lo ha aiutato una insolita voglia di vincere e, più ancora, l’indolenza fastidiosa del promettente lettone, un figlio di papà così ricco da prenotare ogni volta tutto il piano dell’albergo “per non avere gente intorno”: simpatia portami via. Il risultato, 6-2 1-6 6-4, testimonia la latente schizofrenia di entrambi.Oggi Gasquet non ha chance con Verdasco, che - per quanto deludente con il sorprendente Fish - lo faceva già soffrire quando era in modalità Pazzia on. Figurarsi adesso che Nando è una sorta di Nadal più piacente e meno vincente.Ha vinto due match nello stesso giorno anche Radek Stepanek. Nel secondo l’Uomo Imbuto ha asfaltato Feliciano Lopez, nel primo ha sprecato di tutto prima di chiudere 7-5 al terzo con Serra. Il suo tennis resta gradevolissimo, fantasioso, vario. Peccato solo per l’esondante bruttezza fisiognomica e gestuale del ceco, che - tra pugnetti e saltelli - suole esultare sputando dalle quattro alle cinque volte a scambio. Neanche Ibrahimovic è così prossimo ai lama.Stepanek trova oggi Federer. Un anno fa, proprio a Roma, lo sconfisse. Festeggiò l’impresa con il ballo della balena incagliata nella sabbia rossa. Momento indelebile. Lo rimembro con nostalgia. Ieri era una giornata particolare, quasi miracolistica, ma non esageriamo. Infatti Paul-Henri Mathieu, vincente solo quando affronta Seppi, dopo aver sconfitto quel che restava di Ferrer è riuscito a perdere - avanti di un set e un break - con Misha Zverev. L’idea che Zverev abbia raggiunto gli ottavi di un Masters 1000 su terra battuta è semplicemente lisergica. Ovviamente oggi il tedescone sarebbe toccato a Fognini: treni su treni persi dall’Italtennis.Prima di addentrarsi nei meandri del tennis italiano, già fuori (con buona pace di Doriana Laraia) dal torneo al mercoledì, si segnalano le vittorie di Gonzalez, Del Potro, Robredo e Wawrinka. Ha esordito anche Federer, in un match bruttissimo e per nulla indicativo contro Karlovic. Per fortuna non l’ho visto.Piace invece parlare, seppur minimamente, di Victor Crivoi, ieri estromesso in tre set da Robin Soderling. Il ragazzo gioca facile e ha una bella storia. Fino a un anno fa non aveva soldi per viaggiare. Si limitava a disputare tutti i challenger e futures in patria (Romania). Li vinceva tutti. Una volta fatto il pieno, avuta la certezza che più di così nel ranking non poteva progredire, ha trovato qualche sponsor e a 27 anni si è portato a ridosso dei 100. Dopo Roma dovrebbe entrarci. Una sorta di Susan Boyle della racchetta. Seguitelo, anche se non è Rosewall. E ora le basse vicende italiche. Andreas Seppi, l’amico di Doriana Laraia, nulla poteva e nulla ha fatto. E’ bastato un Nadal al quaranta percento per zimbellarlo con sagacia. Partita senza storia, bruttina, 6-2 6-3. Troppe le categorie di differenza tra i due - Seppi lo ha battuto a Rotterdam, sì, ma era altra superficie, altro tempo e poi anche Stoppini una volta ha irriso Agassi. L’altoatesino è stato dignitoso, per quanto può anche propositivo. Non poteva fare di più. Ha perfino osato andare a rete. Da annotare due discese edberghiane nel primo set. Una stop volley morta ai piedi della rete e una veronica ciabattata con le movenze di un fenicottero devastato dall’artrosi (è una iperbole). Al Masters 1000 di Madrid si vedrà se Seppi, alle prese con la cambialona di Amburgo, merita ancora le prime 50 posizioni. Se così non fosse, Doriana Laraia ci rimarrebbe male e potrebbe ricordarvi che “sapete, nel tennis ogni settimana cambia la classifica, gli spagnoli sulla terra battuta sono tutti imbattibili e se uno sbaglia la prima battuta può usare anche la seconda, dai Andreassss non puoi farci questo”. Vamos, Dori.Molti rimpianti, almeno per gli italianisti, ha suscitato la sconfitta di Fabio Fognini con Gilles Simon, fratello edipico seppico. Si sa, il ligure avrebbe trovato Zverev, che come ottavo a Roma è molto più di una martingala. I quarti erano possibili. E invece.Chiariamo: Simon è più forte di Fognini: lo dicono la loro storia, classifica, curricula. Però Simon, oltre che in palese calo, sulla terra mai ha fatto cose eccelse (buone sì, eccelse no). Un anno fa, prima che Claudio Pistolesi tentasse disgraziatamente di tramutarlo da bravo ragazzo a Che Guevara de noantri, Simone Bolelli lo aveva battuto proprio a Roma per issarsi al terzo turno.La storia poteva ripetersi, ma Fognini ha peccato in lucidità e continuità. Per lui è dipeso solo dalla stanchezza (con Volandri aveva terminato di giocare alle’1 e 15 di notte). Recensione troppo giustificazionista, anche perché Simon ha giocato da schifo (leggi il suo esegeta Federico Ferrero).Fognini si è complicato la vita sin dal primo set, riuscendo poi a vincerlo con un prodigioso recupero da 2-6 nel tie. Nel secondo, avanti 2-1 e servizio, ha avuto un black-out (parziale di 14 punti a zero) e 2-6. Nel terzo, ancora tante occasioni perse e un 6-3 finale con rimpianti e qualche fischio. Ingenerosi, si dirà. Vero. Se però, ogni volta che qualcuno vede Fognini, ha la percezione di assistere allo spettacolo di un ragazzo dotato ma supponente, un motivo ci sarà.Anche di questo si è parlato nella conferenza stampa. Fognini, nervoso e deluso, ha reagito male a una (civilissima) domanda di Roberto Commentucci, il D’Annunzio dell’Italtennis. Già questo fa sorridere: un tennista italiano che se la prende con Commentucci, è come Massimo Moratti che reputa insopportabilmente critici gli articoli di Beppe Severgnini. Fognini ha quindi rincarato la dose (anche con chi scrive), sostenendo di aver perso solo per stanchezza e accusando i giornalisti di 1) remare contro, 2) non avere fiducia nei tennisti italiani, 3) avergli cucito addosso l’etichetta di arrogante, 4) fare sempre le stesse domande e 5) bla bla bla.Qualche collega si è risentito, ma non c’è motivo: le conferenze stampa divertenti sono proprio queste. Se non altro Fognini ha carattere, molto più stimolante lui della messa cantata ipocrita - ora noiosa e ora confusa - inscenata dai suoi connazionali. Vincenzo Martucci della Gazzetta dello sport gli ha chiesto di promettere di non spaccare più racchette, ma è un falso problema: se serve per vincere, che male c’è? E’ un reato? Lo faceva anche Ivanisevic, lo fa ancora Safin (che perde, ma è un altro discorso). E’ tennis, non un convento.Il problema vero è un altro: ammesso e certo concesso che un giornalista è spesso banale di default, le domande sono sempre uguali perché è la realtà a essere sempre uguale. Da trent’anni. Se uno perde, cosa gli devi chiedere? Se in tutto il 2009 è capitato solo una volta (a Montecarlo) che gli italiani abbiano superato due turni di fila, è colpa della stampa? Se da Barazzutti in poi non si è più visto un top 17, è un complotto dei pennivendoli? Se Fognini alterna belle giocate a improperi e svaccate plateali, va per questo definito “oxfordiano”? Oltretutto non si capisce cosa ci sia di urticante nel chiedere, gentilmente, cose tipo: “Perché gli italiani vanno sempre fuori nei primi turni?” o “Cosa vi manca mentalmente?”. Non è lesa maestà: è certificazione dello sfacelo.Fognini vorrebbe domande diverse, ma quando qualcuno - Federico Ferrero - ha provato a fargliele (musica, cinema, libri, tivù, politica, mondo), la sua risposta sistematica è stata: “”Mme ne frega gniente”. Scriviamolo una volta per tutte: spesso le interviste ai tennisti italiani sono stitiche perché probabilmente c’è più vita su Marte. A Fognini ho augurato buona fortuna, perché è un buon tennista e un bravo ragazzo. I litigi con la stampa fanno bene a tutti, inutile essere permalosi. Interrompono lo sbadiglio. Gli auguro di togliersi presto soddisfazioni e sassolini dalle scarpe, ma per ora il coltello non lo impugna certo dalla parte del manico. E i suoi j’accuse non somigliano a quelli di Zola - inteso come scrittore, Fabio, non come calciatore. Ultimo appunto di questo ciclopico post. Ieri è stato presentato il nuovo libro di Ubaldo Scanagatta e Luca Marianantoni, Roma 40 anni di tennis Open. Un happening irrinunciabile del Foro Italico, è così da 12 anni. A mezzogiorno c’è l’adunanza della stampa in uno stand (stavolta il Peugeot), si confabula e si mangia (a sbafo, obviously).C’erano anche Rino Tommasi e Gianni Clerici. Parlare con loro è discorrere con la storia e la propria adolescenza. Vederli scherzare è assistere a un delizioso elogio dell’invecchiamento applicato alla vita. Quante bevute dobbiamo a questi splendidi ragazzi: cin cin, maestri

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6 Commenti a “Toh, chi si rivede: Gasquet”

  1. stefano scrive:

    Scusa Andrea se vado OT, ma ho appena sentito Barazzuti su Italia UNO affermare che Monaco gioca un “bel tennis”….
    Giuro che non sono impazzito…

  2. Marcelus Edberg Wallace scrive:

    Oggi è il 5 Maggio.
    Scusate se lo chiedo, ma avevate troppo da fare a Roma, o (come da me predetto) il tennis in tempi di dittatura nadaliana non interessa più (quasi) a nessuno?
    Pochi articoli, pochi commenti….la stasi. Tecnica e di interesse.
    Ahiahi.

  3. Giovanni da Roussillon scrive:

    Caro Marcelus
    L’interesse è ormai espresso in termini di critica e polemica (autore insegna e [non] incassa). Chi legge non è imbecille: non ci si può proporre con cappellini e pubblicità gratuita, come le collaborazioni, sembra, né passarsi le cortesie tra colleghi scriventi, descrivere giocatori come stracci [Blake fu tra i primi dieci della professione; mi sai dire il bestranking dei nostri nella graduatoria giornalistica mondiale?].
    Persino Commentucci, con le sue riflessioni tecniche per me assai interessante ed istruttivo, quando si trova a voler “difendere” colleghi indifendibili, si attacca papalino ai tempi di cui sono figli anziché denunziarne le croste.
    Uno dei perché da metà torneo romano nessuno tra bloggers e articolisti si faccia vivo qui, lo spiegano molto bene Anakin e Renée altrove, sulla “piatta forma”.
    Cordialità.

  4. Marcelus Edberg Wallace scrive:

    Thank You, Johnny.

  5. Giovanni da Roussillon scrive:

    Avec plaisir, Marcel.

  6. PaolinoMaialino scrive:

    Ho sentito che Richard è stato trovato positivo ad un controllo, per la cocaina. Poveraccio: gli mancava solo quello!
    Mi spiace proprio

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