Il giornalismo investigativo è finito
I giornali non “investono” più
La qualità ne risente

 
20 Novembre 2009 Articolo di Ubaldo Scanagatta
Author mug

 Virtual Tour:  da domenica i migliori si sfidano a Londra! 

I grandi inviati, i Montanelli, i Biagi lo erano anche perchè avevano il tempo di coltivarsi. Oggi sarebbe impensabile credere che un grande giornale destini un suo “inviato” per più mesi su una qualsiasi vicenda senza obbligarlo a scrivere giorno dopo giorno, anche se i contorni della vicenda non fossero affatto approfonditi. Il caso del Washington Post

A volte i commenti, le mail, le chat, non riescono _ per incapacità degli autori _ a trasferire i toni. Io non mi sono affatto risentito dei suggerimenti di Gigi e di Avec Double cordage im margine all’articolo scritto da Stefano Grazia riguardo al libro di Agassi. Ci mancherebbe. Ho solo cercato di spiegare la difficoltà a mantenere 7.000 articoli (e figurarsi i 180.000 commenti…!) su un livello di qualità apprezzabile da tutti.
Purtroppo impossibile. Io stesso, avendo un decimo del tempo di prima, mi accorgo di scrivere molto peggio, molto meno chiaro. a volte tiro via…e non si dovrebbe far mai.
Una sola cosa dico a ADCordage: il giornalismo investigativo è bellissimo, ma richiede tempo, tempo e tempo (mesi per condurre un’inchiesta) e spesso anche denaro. Un sito come il mio non se lo può permettere. Tutt’al più potrei chiedere a qualche volontario: ti va di perdere un mese per scoprire come funziona esattamente il discorso antidoping, etc?
Il Washington Post incaricò due inviati di seguire per 6 mesi, senza scrivere un solo rigo fino a che non fossero riusciti ad andare a fondo su tutto quel che potevano…sul famoso caso Watergate (1973). In Italia nessun giornale, nè Corsera nè Repubblica, avrebbe pagato lo stipendio per 6 mesi a due suoi redattori per seguire le tracce d’una storia che avrebbe potuto anche finire in nessuna riga pubblicata allora, figurarsi oggi, dove con la scusa che c’è Internet, la tv e la crisi, non mandano più gli inviati che in casi rarissimi e soltanto sui grandisismi eventi. Oggi come oggi il giornalismo investigativo è un’utopia. Perchè i giornali se mandano un radattore-inviato da un magistrato, da un inquirente, da un poliziotto o da un carabiniere, pretendono che tu scriva qualcosa _ magari anche di superficiale o erroneo - giorno per giorno, dieci minuti dopo che sei rientrato in redazione. Approfondimenti, ricerche? Poco o niente. E nessun giornalista, che non fosse uno con l’autorevolezza di un Montanelli o un Biagi (ma 20 anni fa…), potrebbe permettersi di dire dopo un mese di zero righe prodotte. “lasciatemi lavorare in pace ancora un mesetto o due…”. Quella del giornalismo investigativo è una scelta che può fare, semmai, un giovane che voglia scrivere un libro avendone le qualità e le giuste entrature…Ma da un giornalista dipendente…scordatevi che ciò possa accadere. Gli editori, che poi si lamentano perchè non vendono più i giornali come una volta, preferiscono mettere una gran foto di una bella gnocca, tipo Sharapova, piuttosto che _ e qui parlo del mio settore _ fare una ricerca sui motivi per i quali negli ultimi 30 anni non è uscito nessun tennista italiana, o perchè Tirrenia non ha dato finora mezzo risultato da ricordare. E le interviste? Se un’esclusiva costa se ne fa a meno. tanto su Internet c’è tutto. montagne di dichiarazioni di questo o quell’atleta, politico, attore, cantante…Chi investe più per avere qualcosa di suo, di originale? Quando io ho cominciato a fare il giornalista c’erano gli “inviati” _ sette o otto per il mio giornale La Nazione, 20 o 30 credo di ricordare per il Corriere della Sera _ che avevano come obbligo quello di scrivere 8 articoli al mese. Ovvio che quegli articoli _ al di là del fatto che gli inviati erano di solito gente molto preparata _ non fossero quasi mai robaccia buttata giù in 35 minuti. Ovvio che quegli inviati avessero il tempo per prepararsi, per studiare l’oggetto della loro ricerca, per approfondire. E ovvio anche che coltivassero se stessi, leggendo tanto, diventando piano piano veri super-esperti nei loro campi d’azione. Poi però i giornali dissero che avere giornalisti che scrivevano solo 8 pezzi al mese e il resto dei giorni studiavano (e magari pubblicavano libri) era un lusso. E si cominciarono ad introdurre gli “inviatini”, quelli nominati per una missione…,una trasferta, che appena conclusa dovevano ritornare subito a far lavoro di desk, di redazione. Il risultato è che la qualità giornalistica di una volta è andata a farsi benedire, perchè per coprire incessantemente la quotidianità, e poi per trasformarsi piano piano in tipografi e grafici (perchè oggi il giornalista impagina sul computer, mette le foto, etc…fa molti di quei lavori che una volta facevano i linotipisti, i tipografi etc), quasi nessuno _ salvo i superspecialisti che però non possono essere altro che collaboratoi esterni o produttori di servizi _ ha il tempo per acculturarsi, prepararsi sul serio nelle cose che deve trattare. Con la scusa che con il quotidiano …all’indomani la gente ci avvolge l’insalata, la qualità professionale, ma anche umana in una realtà robottizzata, di chi scrive è calata tantissimo. Chi estrapola meglio le news da agenzie, radio, internet etc è il più bravo. Il cronista prende e ruba di qua e di là, ma spesso non conosce nemmeno le strade della sua città e mai si mischia alla gente, al popolo. Oggi nei giornali sono tutti …tuttologi, che cliccano su Internet dappertutto, ma i rapporti umani fra i giornalisti e le persone su cui si trovano a scrivere, il più delle volte sono inesistenti.

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37 Commenti a “Il giornalismo investigativo è finito
I giornali non “investono” più
La qualità ne risente”

  1. andrew scrive:

    …effettivamente, neanche la magistratura indaga più…

    consiglio a Ubaldo di far uso di “pentiti”…

  2. laura scrive:

    Come ogni cosa di questi tempi il giornale è diventato un “prodotto ” usa e getta .Oggi tutto è “un prodotto” e il mercato richiede che i “prodotti siano tanti (la qualità non ha molta importanza)e il più possibile vendibili alle masse (matketing)quindi niente approfondimenti o men che meno inchieste.Hai proprio ragione ma in questo sito non c’è proprio nessuno che volontariamente (già …tutti sono volontari!)per proprio interesse personale ( ,di curiosità , di tirocinio alla professione giornalistica) abbia voglia di approfondire una questione come quella del doping edelle sue innumerevoli vie per arrivare allo sport? Resto comunque fiduciosa nella tua professionalità e dei tuoi collaboratori perchè mi sono da tempo accorta che le innumerevoli notizie di cui ci aggiorni non sono pubblicate per un motivo di audience(anche se sensazionali )ma sono sempre accompagnate da commenti e considerazioni che spingono noi lettori a scrivere e presentare le nostre opinioni e credi che già questo ,almeno per me ,è importante,perchè sono invitata a confrontarmi con altri che la pensano come me o diversamente e ciò mi comporta un’approfondimento interiore della notizia in sè .Cerco quindi di non postare di getto ma nella discussione con gli altri utenti molte volte ho smussato i miei giudizi e preso coscienza che non tutto quello che è scritto o appare è la verità

  3. Enzo (IL GUARDIANO DEI FORUM) scrive:

    ITALIA, novembre 2009
    STRUTTURA PIRAMIDALE EDITORIA (dalla base):
    GIORNALI: OPINION MAKERS
    GIORNALISTI: ADDETTI STAMPA PREZZOLATI
    DIRETTORI: MAGGIORDOMI PROPRIETA’
    PROPRIETA’: POTERI FORTI (POLITICI ed ECONOMICI)

    Vogliamo parlarne? …. non credo convenga … rischieremmo di litigare più di quanto facciamo per Federer e Nadal … :-)

  4. Agatone scrive:

    Articolo interessante. Non facendo parte dell’ambiente giornalistico non avevo riflettuto sulle motivazioni della diminuzione di approfondimenti giornalistici. Faccio solo un piccolo appunto. Prima su questo sito scriveva Roberto Commentucci che si dichiarava non giornalista ma scriveva a volte dei reportage su alcuni aspetti che a lui interessavano molto ben documentati e spiegati. Quindi prima c’era qui sul sito qualcuno che faceva approfondimento, se non investigazione. Adesso mi sembra che questo manchi. Peccato.

  5. Giovanni da Roussillon scrive:

    “… In Italia nessun giornale … avrebbe pagato lo stipendio per 6 mesi a due suoi redattori per seguire le tracce d’una storia che avrebbe potuto anche finire in nessuna riga pubblicata …”
    Perché mai i risultati di una ricerca profonda, condotta professionalmente non dovrebbero essere pubblicati? I giornalisti avrebbero il compito di informare: se il giornalista e la sua testata sono paghi a patto di scoperchiare uno scandalo anziché di rendere conto dei nudi fatti risultanti dal loro lavoro, allora possiamo concludere che nessun giornale fa, in Italia, dell’informazione il proprio scopo sociale. Contravvenendo lo stesso carattere dell’atto fondante. Andrebbero quantomeno attualizzati gli statuti, sostituito il principio secondo il quale “l’informazione spetta ai giornalisti”, con il preabolo: “la ricerca e il montaggio di avvenimenti anomali, possibilmente ad effetto, spetta ai collaboratori camuffati da giornalisti, abilitati discrezionalmente e comodamente dalla proprietà o dal preposto designato da codesta”.

  6. Andy78 scrive:

    Caro Ubaldo, il tuo articolo è condivisibile in senso generale, ma nello specifico (ossia con riferimento al tuo sito) ricorda un po’ quel detto “excusatio non petita, accusatio manifesta…”.

    Su questo sito fino a qualche tempo fa scriveva Roberto Commentucci, e leggere i suoi articoli era un po’ come seguire una puntata di Quark. Quando avevi finito, avevi imparato qualcosa e avevi l’animo lieto e sereno, come accade quando si asseconda la parte migliore di noi stessi.

    Ora qui, non me ne vogliano gli articolisti, sono rimasti Scanzi e Ansaloni.

    Leggere i loro articoli è un po’ come seguire una puntata di “Uomini e donne” o del “Grande Fratello”… ti diverti, ti destano interesse, ma quando arrivi in fondo ti resta sempre un retrogusto amaro, come accade sempre quando si è consapevoli di aver sollazzato la parte peggiore del nostro animo.

  7. anto scrive:

    Belle parole Ubaldo, anche condivisibili……i giornali non mandano più inviati in giro……….dipende…….oggi ad esempio a Roma…c’erano tra i 35-40 cronisti che si spingevano per estorcere una dichiarazione dell’amica trans di Brenda, per sapere se si era ammazzata, se l’avevano ammazzata, se aveva fatto sesso e amenità del genere…..sono cambiati i tempi…oggi giorno tira più un trans che tutto il resto………..ah proposito di cronaca…la schiavone e la pennetta, sono moniterate dall’ufficio delle entrate, per la loro residenza in svizzera e Inghilterra…..

  8. pedrinho&luvanor scrive:

    @Ubaldo. Perchè non detti solo il titolo di un argomento e lasci ai lettori l’investigazione? Un po di tempo per cazzeggiare seriamente lo si trova.
    @Andy. Ti consiglio di leggere gli articoli criptati di Baccini ..ti diverti , ti destano interesse , poi passi tutta la notte a chiederti: ” Che voleva dire?”

  9. pedrinho&luvanor scrive:

    L’Agenzia delle Entrate sbaglia. La Pennetta ha scelto di vivere a Verbier non per evadere le tasse ma per amore dei camosci che vivono sui monti.
    Flavia, sfidando le nevi perenni, tutti i giorni sale in cima ai monti portando le graminacee , cibo di cui la mamma camoscio è ghiotta.

  10. Jack lo smashatore scrive:

    Andrew78, quello di Commentucci è un giornalismo diverso da quello i Scanzi e Ansaloni. Uno è più dettato alla spiegazione, l’altro è più provocatorio e impulsivo.

  11. anto scrive:

    @Pedrinho…e sopratutto perchè è la capitale della cioccolata al latte, cosa di cui la Pennetta è golosissima………..

  12. Godzilla scrive:

    Caro Ubaldo, hai gettato un sasso nello stagno e potresti aver provocato onde a non finire. Onde che rimbalzano fra loro, e tornano e ritornano, e si sovrappongono. La verità è che al tuo quesito esistono molteplici risposte, forse, per una volta, davvero riassumibili in un banale “son cambiati i tempi”. Prendi il breve scritto di Andy78, che precede questo mio post… Il “postino” in questione (si chiamano così quelli che scrivono i post?), come vedi, vive di sole certezze, ed è questa una dimensione nella quale si rifugiano in molti, ai tempi d’oggi. Un po’ preoccupati, un po’ strattonati dall’inesauribile gioco di luci di questa nostra società, essi ne riconoscono le fragilità, comprendono che molte di queste luci provengono da specchi per allodole, e si rifugiano in una sorta di fondamentalismo fatto in casa, da tifosi di se stessi, che però li conforta e li fa sentire più forti. Così, Andy78 non si limita a dirti che a lui piace Commentucci, meno invece Scanzi e Ansaloni, ti dice che Commentucci è un genio evidente mentre Scanzi e Ansaloni sono una altrettanto evidente perdita di tempo, tout court. Ma ovviamente… non gliene vogliano gli articolisti, se lui è costretto a dire la verità. Non ci pensa nemmeno che la verità in questione sia solo la sua… Magari, se mi permettessi di ribattergli che a me Commentucci (peraltro, è proprio così) annoia alla morte, mentre Scanzi lo leggo divertendomi senza per questo strapparmi le mutandine dalla gioia, e Ansaloni sono convinto diverrà un buon giornalista, lui sarebbe pronto a darmi battaglia. In nome della sua verità.
    E dunque, che cosa potrebbe dire, o dare in più, un giornalismo d’inchiesta a siffatto pubblico? Elementi ulteriori di conoscenza? Una possibilità in più per misurare ed eventualmente cambiare il proprio punto di vista? Non lo cambierebbero mai, e chi fa i giornali, chi li vendo soprattutto, questo lo ha capito benissimo. Un tempo il giornalismo vendeva. Oggettivo, intrigante, d’inchiesta… Oggi vende di più una stampa che sappia titillare ciò che il suo pubblico vuole sentirsi dire. Lo sanno benissimo alla Repubblica, così come al Giornale o a Libero. E infatti, ecco - non a caso - tre quotidiani che tirano dritti per la loro strada, risoluti come pochi, senza tanti “se” e senza tanti “ma”.
    Vedi, Ubaldo, oggi il dubbio è un lusso, una pratica ribelle, una riserva per intellettuali demodé. Ma senza il dubbio, come le fai le inchieste? E a chi le fai leggere, se il pubblico tende a non avere dubbi? Al contrario di ciò che scrivi, nei quotidiani più importanti della Penisola - a cominciare dai tre sopra detti - esistono inviati che potrebbero tranquillamente lavorare per mesi intorno a una inchiesta. Hanno anche una qualifica precisa… Inviati a disposizione della Direzione. Repubblica ne ha almeno una decina. Fra l’altro, non hanno obbligo di presenza redazionale. La loro figura professionale è nata proprio per dare alla Direzione una sorta di Redazione composta dalle migliori firme, utile a occuparsi dei grandi temi. Un fiore all’occhiello, ma con l’obbligo di misurarsi con le questioni più alte e complesse della nostra società. Invece, con il tempo, questa carica è diventata una sorta di promozione finale, un dorato parcheggio: firme importanti che scrivono non più di dieci articoli l’anno e il resto del tempo lo passano a scrivere libri, per se stessi. Inchieste, nisba…
    Infine, c’è un’ultima difficoltà, in questo nostro mestiere che negli anni è così tanto cambiato. Una difficoltà intervenuta da qualche tempo, odiosa e tipica di questi tempi da basso impero. La conosci bene… E’ quella di rispondere alle critiche, alle notizie (anche a quelle certificate), alle annotazioni che il giornalismo inevitabilmente esprime, con gli avvocati. Dici una cosa giusta, che io non condivido? Esprimi una critica motivata, che io non accetto? Poni una domanda interessante, che però trovo imbarazzante? Bene, ti faccio causa, e se mi capita un giudice che in cuor suo eccepisce su qualcosa, non dico sulla veridicità dei fatti, o sulla ragionevolezza di una critica, ma su una parola che hai usato in modo un po’ ardito o soprale righe (anche solo una parola), ti porti avanti una causa per dieci anni.
    Le inchieste, con questo clima da basso impero, poco hanno a che vedere. Meglio non farle. Anzi, meglio non criticare, non indagare. Forse, meglio non scrivere, semplicemente… I potenti (quelli veri e anche quelli meno veri, che si credono tali magari solo perché qualcuno li ha messi a capo di una società, di un ente, di una federazione) preferiscono le dieci righe di internet, asettiche, scritte maluccio, magari nello stile del pressappoco, ma incapaci di dare fastidio a lorsignori. E pazienza se contribuiscono alla morte del giornalismo. Loro vogliono che il mondo sia solo per loro. Del resto, degli altri, non gliene può fregare di meno…

  13. brian auger scrive:

    A me pare che ci sia già una contraddizione insanabile sul nascere: parlare di giornalismo di inchiesta su di un sito internet!
    Il mezzo non si presta per nulla; portato alla voracità di produrre notizie, magari più volte nell’arco della giornata, tende a lavorare sulla quantità e basta. A volte sarebbe più semplice dire che non c’è alcuna notizia interessante da pubblicare, ma lasciare lo spazio vuoto non si può…si deve produrre e riempire, sempre più spesso di qualità scadente (presto e bene era il motto di una lavanderia, non di un giornalista).
    Aggiungiamo, con orrore, di vedere sempre più spesso apparire anche nei titoli di testa dei vari TG le news che riguardano il c.d. gossip che, nelle ore pomeridiane, impazza nei palinsesti di TUTTE le reti televisive. Quindi la qualità peggiora e tutto diventra più sciatto, trasandato, volgare.
    Quindi un’inchiesta la vedo meglio con un libro (si veda il successo de LA CASTA), con un periodico, oppure con un quotidiano, ma con i vecchi reportages che duravano per più giorni.
    Concluderei dicendo: ma quanta gente legge i giornali? La c.d. opinione pubblica e la fabbricazione del consenso da anni non passano attraverso la televisione? E qui si apre il capitolone del “conflitto d’interessi”, della anomalia italiana con un leader politico che possiede un network televisivo.
    Ma questa è un’altra storia.

  14. Avec Double Cordage scrive:

    lo trovo un buon segno che Ubaldo abbia accolto la richiesta di lanciare un “dibattito” su di un giornalismo sportivo con più sostanza. Mi trovo abbastanza d’accordo con gigi anche se non del tutto come è normale che sia, senza pretendere di essere detentore della verità assoluta. Quando mi riferivo ad un giornalismo investigativo citando il caso Watergate naturlamente non intendevo la messa in campo di mezzi atti a spodestare un presidente, mi riferivo più all’attitudine che altro. Probabilmente oggigiorno questa attitudine è più facile trovarla in un dilettante blogger rompiscatole che in un giornalista iscritto all’ordine eco del vetennio, senza voler per questo offendere un mestiere come quello del giornalista alla base di una società democratica che dipende da un informazione libera, libera da conflitti d’interesse, da querelanti e con una sana concorrenza non sovvenzionata dallo stato… purtroppo non esattamente la situazione italiana. Per chiarezza, quando dico “dilettante blogger rompiscatole” non mi riferisco a me, essendo io non abbastanza versato e nemmeno abbastanza spericolato da cimentarmi in operazioni infiltrate, ma sono abbastanza sicuro che stimolato a dovere la fuori non sono in pochi che potrebbero svolgere questo ruolo senza dipendere dallo stipendio di un editore al guinzaglio di qualche metastasi, e sono abbastanza sicuro (anche se non sicurissimo visto che Ubaldo è sempre in timore di querele, come dargli torto d’altronde sentendo le voci minacciose confermate anche dal presidente della federcircoli negli studi del vic20 club, quando dice non andate oltre …non saranno di certo gli avvocati a mancare, non italia dove sguazzano in una valnga di leggi e leggine nella sola Roma tanti quanti in tutta la francia intera) che che in quache modo ubitennis darebbe voce anche ad una seria indagine anche se dovesse questa mettere in una luce non da country club (…mossa da Agassi) il nostro amato tennis. Tennis, ricordiamolo non è uguale a country club e circolo con le palme. (BTW sentite le news sullo scandalo scommesse nel calcio europeo?) Mi fermo qui, ma aggiungo parte del mio commento lasciato al pezzo di Stefano Grazia su Agassi dove appunto chiedevo ad Ubaldo di dire la sua in un articolo, lo faccio perché contiene alcune cose che Ubaldo non ha menzionato, come il conflitto d’interesse all’interno dell’ATP.

    commento di qualche giorno fa:
    …direi che i problemi del tennis accennati da gigi interessano solo (purtroppo) una piccola parte degli appassionati di tennis, la stragrande maggioranza di loro si accontenta di seguire il tennis a partire dai quarti di slam o magari anche qualche semi di masters 1000 e parlare un po’ di Federer e Nadal. Questa maggioranza certe cose preferisce non saperle, e godersi una facciata pur sapendo che forse è finta senza però andare a controllare, sono degli spettatori che vogliono essere divertiti e non vogliono che qualcuno rompi il giocattolo, ATP e ITF lo sanno e ci guadagnano sopra. Per gli addetti ai lavori però la cosa è diversa o almeno lo dovrebbe essere almeno per buona parte di loro (genitori di figli con talento, maestri di tennis e gestori di accademie mentre per altri come alcuni produttori e magliari e TV subentra nuovamente il fattore “non rompiamo il giocattolo”), tra di loro penso che la maggioranza sarebbe ben interessata ad avere indagini giornalisitche che facciano luce anche su fatti poco belli. In questo senso il caso del libro di Agassi è un esempio, lui ha puntato un fascio di luce sul conflitto d’interesse tra sindacato giocatori e associazione di organizzatori di tornei che risiede all’interno dell’ATP. La prima reazione è stata abbastanza chiara, tra quelli che non vogliono che qualcuno guardi dietro la facciata molti si sono offesi, giornalisti e semplici appassionati di tennis, la maggioranza direi. La maggioranza del giornalismo sportivo è un giornalismo celebrativo, sicuramente è anche un fatto di costi ma ci sono pochissime indagini (per fare un analogia prevale il giornalismo del teatrino porta a porta ballarò su quello di report… il modo che ha Scanzi quando scrive sul tennis è uno non dissimile dalla satira, è un ruolo importante perchè permette di mettere a nudo alcune cose che altrimenti è difficile esporre, crea spunti di riflesisone e dibattito e polarizza come la satira), ma più che i controlli antidoping potrebbe essere il giornalismo investigativo ad opporsi con risultati al doping e ad imbrogli connessi a scommesse e partite vendute. Penso che il miglior modo per ridurre il doping è quello di rendere pubblico il macchinario che c’è dietro agli atleti che si dopano, sicuramento uno non entra in farmacia e si compra una siringa o va dal pusher all’angolo e si procura una bomba, i veri colpevoli sono i medici, gli allenatori e i manager che rendono possibile ed organizzano il doping, questi non li becchi con il controllo dell’urina, come le bugie di Nixon noel caso Watergate non le scoperchiavi con un detector, è il giornalismo investigativo che ha il potere di combattere in questi casi, e questo dovrebbe essere il ruolo primario del giornalismo, scovare e riportare le notizie mentre oggigiorno la tendenza è quella di farsi mandare le notizie da pubblicare. Secondo me ci sarebbe anche molto più spazio per un giornalismo volto a proporre miglioramenti del “sistema tennis”, certo non ha molto senso dibattere sulla formula del masters, i calendari etc. fin che il comando è in mano ad un oligopolio ATP, ITF, NIKE, WTA …quello è un dibattito abbastanza sterile almeno fin o a che il loro dominio non venga messo in questione, perché chi comanda pensa solo a fare cassa. Il tema centrale di un approccio giornalistico volto a proporre miglioramenti e lanciare un dibattito pubblico all’interno della comunità invece (io penso) è che per uno sport globale come il tennis dove il circo professionistico viene pagato essenzialmente dall’appassionato che compera i prodotti sponsorizzati, biglietti, abbonamenti pay tv, etc. ci vorrebbe un potere che faccia riferimento direttamente a questi e che sia indipendente dagli organizzatori di tornei associati in ITF e ATP. Fino a pochi anni fa una simile forma di controllo sarebbe stata impossibile, ma da quando internet è alla portata di tutti le cose sono cambiate e un controllo più diretto e democratico se limitato ad ambiti concreti non è più pura utopia. Rimane il problema della maggioranza degli appassionati che preferiscono rimanere spettatori bambinoni creduloni, ma un giornalismo di qualità può svolgere anche una certa funzione educativa migliorando e cambiando almeno in parte questa situazione, o almeno provarci. Certo che alla luce di quello che accade nel nostro paese con temi ben più importanti come funzione e controllo dell’amministrazione pubblica, informazione, infrastrutture, giustizia, ricerca scientifica, politica energetica tendente all’età della pietra (ancora all’uranio pensano) invece che al futuro dell’energia rinnovabile… uno ha ben poche pretese e speranze.

  15. Enzo (IL GUARDIANO DEI FORUM) scrive:

    … che piacere leggere interventi come quello di Godzilla … non perchè io condivida ogni sua singola parola (v. infra) … più semplicemente perchè riesce ad esprimere ciò che pensa scrivendo in maniera formalmente, sostanzialmente e logicamente ineccepibile.
    Mi trova in disaccordo solo sul ruolo che attribuisce ai “potenti” (quelli che io ho definito “POTERI FORTI”) e, di conseguenza, ai “lettori” …. a mio avviso, il problema reale sta proprio nella capacità dei primi di determinare le “preferenze” dei secondi … nel mio precedente intervento, ho provato a sintetizzare il “come” …. che ormai ci si trovi in pieno “basso impero”, risulta evidente anche dalla semplice analisi della maggior parte degli interventi pubblicati su questo stesso portale (N.B. e non è certo colpa dei Gestori :-) … ) …

  16. andrea scrive:

    Condivido in pieno ciò che ha scritto Godzilla. Superficialità, velocità, pettegolezzo, sono questi i nuovi padroni del giornalismo. Chi tenta di approfondire, di conoscere con esattezza, ha bisogno di tempo, quello che nessuno può permettersi di avere. Così scriviamo male, e leggiamo peggio, capiamo poco, ma di tutto un pò. C’è sempre una storia da raccontare, una verità nascosta da trovare, un nuovo punto di vista; purtroppo sono poche le persone che scrivono di questo, della scoperta di qualcosa sfuggente ai più. Saperlo fare richiede un lungo lavoro, grandi capacità, ma soprattutto qualcuno disposto ad accettare la scommessa.

  17. drin scrive:

    oggigiorno, almeno qui da noi, chi li legge i giornali? l’informazione è all’80% televisiva, e la stella polare dell’informazione televisiva non è necessariamente la verità, che viene fuori col tempo, ma l’audience, che si misura giorno per giorno. vince chi la spara più grossa, e pazienza se poi erano tutte balle, chi si ricorda più? c’è gente che smentisce sé stessa a distanza di ore, e chi se ne accorge (oppure: a chi importa)? vabbé, il discorso è lungo e supera le mie capacità. comunque grazie ad ubaldo per i retroscena sull’attività giornalistica e per la foto di montanelli, una voce che mi manca. per chi volesse sentire la parola a parer mio definitiva sul potere della televisione vada a ripescarsi un’intervista a pasolini di 40 anni fa. ciao.

  18. zio tony scrive:

    O.T.: godzilla, scrivi molto bene ma hai fatto una battuta che mi ha fatto venire i brividi… io godzilla, nel mio immaginario l’ho sempre ritenuto un maschio, un mostro maschio! ;-)
    sul giornalismo ed il modo di fare giornalismo siamo in piena “guerra delle menti”, è difficile starne alla larga; è buona cosa almeno prenderne coscienza.

  19. gigi scrive:

    Caro Ubaldo,grazie per la risposta.godzilla e brian auger han commentato da par loro il tema,che avec double cordage ha bellamente buttato sul tappeto.Ubaldo ha spiegato ,da addetto ai lavori,cosa NON si può fare.Enzo non ha potuto risparmiarci la sua solità banalità,scontata e risaputa,scritta pure in maiuscolo come fosse verità misconosciuta che il profeta ci annuncia.D’altronde questo fà solitamente parte del suo bagaglio,chiamiamolo “culturale”.
    Ma devo dire che l’argomento ,interessantissimo,ha travalicato il senso del mio intervento,che mirava soltanto a chiedere ad Ubaldo di applicare,in generale,la regola che dice che la virtù sta nel mezzo e cioè di cercare di pilotare il forum verso una sorta di break-even point,come si dice nell’amministrazione aziendale,moderando la quantità a favore della qualità.
    Qui non siamo al settore marketing,dove si dice che se milioni di mosche mangiano la cacca,poichè milioni di mosche non possono sbagliare,la cacca DEVE essere buona.E’ chiaro,invece, che una buona selezione innalza automaticamente il livello ,anche di chi oggi è una “mosca”,ovviamente a scapito della quantità.Ma ormai il tuo sito è maggiorenne e quindi non ha più bisogno dei grandissimi numeri:gli bastani i grandi!
    Guarda i commenti sull’intervista a Nadal,ad esempio:per il 70% altro non sono che dileggio,gratuito e spocchioso,non soltanto verso il campione rivale del nostro,ma anche verso gli altri bloggers.Qualcuno(e non faccio nomi,perchè questi non è lontano da quì)si permette il lusso di prender per i fondelli,senza uno straccio di argomento a sostegno,così,solo per il piacere di sentirsi superiore.Vedi ,se scrivo ,ad es.,che Connors è quello che ha vinto più slams,devo accettare che mi si dia dell’ignorante,con invito ad andarmi a leggere gli annali del tennis; ma se si confrontano,anche con commenti un po’ salaci le idee,i concetti,le opinioni,va beneSe ,invece, il forum diventa un’inutile rissa “ormonale”come dice un tale,allora penso che tutto il tuo sito ne scapiti.
    Per tornare al giornalismo:anche se quel che dice l’Ubaldo può esser vero,è un fatto che anche quello specializzato si perde spesso e volentieri nel gossip,sciupando pagine che potrebbero esser usate ,per esempio,per approfondire la parte tecnica,parlare di attrezzatura,mostrare le caratteristiche salienti dei campioni.
    E’ significativo che anche in questo sito si sian spesi fiumi di parole per un libro che narra la vita di un campione,vista dal buco della serratura.E che tale libro sia considerato da qualcuno uno dei migliori sul tennis di tutti i tempi.A me invece,guarda un po’, è venuto in mente,tra i tre migliori,”Il tennis del futuro” di Vic Braden ,Libro che ,tra l’altro,sfatava già più di trent’anni fa,grazie all’uso della fotografia in rapidissima sequenza,il luogo comune che dice che l’effetto topo-spin vien generato ruotando un poco il polso verso l’alto,si da “coprire” la palla.(Altri,tanti ne son rimasti come le vibrazioni che fan venire l’epicondilite,ma son smorzate dal damper,o che leggero sia meglio,in fatto di racchetta,ecc.ecc.). Ma questo è un altro discorso.
    Insomma,la stampa ci mette del suo ed i blog confondono spesso l’opportunità di esprimere un’opinione con il lettino dello psicanalista,dove si sfogano le frustazioni da stadio.Ecco perchè ti chiedevo di far la tua parte di giornalista,trasmettendo,se ritieni,il messaggio ai tuoi colleghi della carta stampata.Non potrai fare inchieste,ma quantomeno frenare la deriva del buon gusto degli utenti e del livello degli argomenti,si.O dovremo sorbirci ancora per anni le interessanti parole della Pennetta,o delle Williams o di Bolelli?
    O certi interventi che non son spiritosi(magari!)ma soltanto beceri?
    P.S. Non so se hai il tempo di seguire altri forum;io ho notato che ,dopo un po’ di tempo,avviene una selezione naturale verso il basso:cioè rimangono i peggiori,i meno informati,i comunicatori di banalità e luoghi comuni.Tu sai bene che anche un blog corre questo pericolo.

  20. king of swing scrive:

    è proprio per questo che insisto sulla mancanza di penne di qualità…sì perchè una penna di qualità certe inchieste le fa…magari ci lavora per mesi…e poi tirerà le sue somme..

    internet ahimè non aiuta…ho letto di alcuni che si lamentano della mancanza di un Commentucci…io mi lamento della mancanza di uno Scanagatta in verità…

    l’articolo su Marcora di qualche tempo fa è davvero un gioiello…cioè se qualcuno aveva ancora dei dubbi su Tirrenia…dopo quell’articolo non credo ne possa più avere…

    Commentucci è in gamba ma ancora deve fare altra esperienza…è un appassionato prestato al giornalismo..che purtroppo ha ancora una visione per molti aspetti un pò provincialotta…

    con l’avvento di internet appunto le penne di qualità fanno più fatica ad emergere..Tommasi credo sia uno dei pochi che sia riuscito a non farsi trascinare nella “trappola” del web…scrive sempre quello che vuole..in tono a volte pure provocatorio ma la qualità fortunatamente…quella c’è sempre…

    per il resto sia per le vecchie che per le nuove leve..quello che conta è soprattutto esserci…ritagliarsi un loro spazio…le nuove leve…rimanere a galla vecchie leve come appunto Scanagatta…

    nuove leve che più che giornalisti sono degli appassionati prestati al giornalismo…e dai quali pretendere qualità forse è pure troppo…

    tra le altre cose non esiste più il tifoso di calcio…e il tifoso di tennis…ma esiste il tifoso e basta…

    con la differenza che il calcio è lo sport principe in Italia…mentre il tennis ancora oggi è uno sport di terzo piano…quindi avrebbe bisogno di certe inchieste…avrebbe bisogno di qualità…per cercare di fare un salto di qualità pure a livello di movimento…

  21. arciduca scrive:

    Il fatto che si possa comunicare in modo tecnologicamente innovativo (videocamera, telefonino, internet, social networks) non è detto che corrisponda ad un aumento della qualità.
    Un maggiore e più semplice accesso non corrisponde ad un innalzamento del livello.
    Grande spazio a cretinate spacciate per gossips: fenomeni tipo Paris Hilton in passato, forse, avrebbero meritato dei trafiletti nella cronaca mondana e non articoli, foto e spazio quantitativamente così enorme.
    La verità è che occorre produrre notizie per occupare spazi sterminati di siti, blog e similaria.
    Qualcuno ha però posto una domanda: come e dove si fabbrica il consenso in Italia? Il mezzo televisivo ne esce stravincente (c’è chi ha detto l’80% che mi sembra un po’ troppo).
    In ogni caso il giornale quotidiano, il periodico quanto spostano? Oppure se dovessi lanciare un argomento sceglierei un servizio su Le Iene, Striscia la notizia o un editoriale di Cazzullo sul Corriere?
    La cassa di risonanza è sproporzionata a favore del mezzo televisivo che però ha bisogno sempre di fare nuovi pezzi, nuovi personaggi. La durata di un argomento sfiora l’usa e getta e il personaggio deve spremere al massimo il momento di notorietà che può essere effimero.
    In effetti fermarsi per approfondire, avere dei dubbi non è considerato moderno perchè tutto deve essere fast, very fast. Poi scoprire che l’aggettivo deriva dal latino, da una cd lingua morta che si parlava molti secoli fa può essere sconvolgente per chi non ha tempo di scavare e di pensare.

  22. daniela scrive:

    La lettura del post di Freddo del 20 c.m ci rivela che la mancanza di inchieste o di approfondimenti non dipendano solo dal fatto che non si dia tempo ai giornalisti di approfondire un’inchiesta, o dalla superficialità del pubblico, ma da una precisa scelta editoriale di non volere guai, che per la paura di querele si preferisca rinunciare ad uno scoop.

  23. Fabio F. scrive:

    Articolo lucido, pertinente,intelligente.
    E’ un problema, quello connesso all’avvento di internet, che riguarda tutto il giornalismo sportivo.
    Un tempo il giornalista era non solo il testimone ma il sacerdote dell’Evento,un evento inaccessibile ai più, che dovevano accontentarsi dei 5 minuti di sintesi della Domenica Sportiva e aspettavano, per sapere veramente come fossero andate le cose, di leggere Brera,Arpino, Ormezzano (ma anche firme di minor pregio o nome avevano comunque questo “potere”).
    Era un giornalismo più chiuso, più bloccato ( c’è più libertà di informazione adesso, malgrado tutto) ,troppo spesso asettico e notarile (difficile provare rimpianti per le telecronache calcistiche o tennistiche di quella lontana Epoca RAI) ,i cui esponenti già soffrivano del Morbo italico di piegare eventi e situazioni alla loro visione delle cose ,laddove Tommasi, Clerici, Scanagatta stesso praticavano invece un giornalismo di tipo Anglosassone ,minoritario rispetto al modello nazionale in voga.
    Era però un giornalismo più qualitativo, perchè, inutile girarci su, i suoi esponenti scrivevano meglio,meglio non solo dal punto di vista lessicale (l’incultura televisiva degli ultimi decenni ha fatto disastri) ma anche dal punto di vista contenutistico/analitico, laddove adesso praticamente tutte le interviste sanno di inginocchiatojo davanti al campione di turno, e molti articoli di “commento” sembrano più celebrazioni si sè stessi e del proprio stile che di ciò di cui si scrive o si parla.
    Adesso non ce ne è bisogno, di questi sacerdoti laici .
    Sky, Streaming,tutti pajono sapere già tutto di tutto ,in cosa si differenzia, quale Quid Pluris ha quindi il commento di un Giornalista rispetto a quello di decine di altri utenti,ognuno con una sua opinione su quello che si è appena visto?
    Inevitabile che o si scelga la via della Specializzazione, cartacea od informatica, o si finisca inevitabilmente nella Volgarizzazione che assecondi il pubblico, vedi la dicotomia Federer/Nadal, il gossip spinto, la ripetitività annojante di molti concetti, esasperatamente ripetuti perchè comunque esalta il proprio ego/personaggio essere o quello che critica Federer,o quello che critica Nadal, o quello che critica in genere il tennis moderno od altro.

  24. Avec Double Cordage scrive:

    il buon gigi ha nuovamente introdotto un elemento interessante, la selezione verso il basso nei punti di discussione su internet.

    meglio mettere sempre le cose in chiaro, Ubaldo ha fatto un grande lavoro trasformando un semplice blog personale nella piazza centrale del tennis italiano. Certo in questo è stato aiutato dallo status acquisito negli anni precedenti come giornalista in stampa generalista e specializzata e come commentatore associato a Clerici e Tommasi, ma sempre meriti suoi sono e in Italia su Internet non manca certo la concorrenza, tutti partiti più o meno assieme o con poco ritardo con punte qualititivamente anche alte come tennisbest.com spaziotennis.com zeroquindici.com e i blog personali di Andrea Scanzi, Marco Mazzoni e Federico Ferrero

    Essendo Ubitennis però la piazza centrale del tennis in italia, ritengo che meriti attenzioni particolari verso questo fenomeno della naturale selezione verso il basso dei commenti. A prima vista l’importanza della qualità dei commenti può sembrare poco rilevante, ma bisogna vedere la cosa nell’ottica del web e non in quella dei vecchi prodotti stampati. Sul web il “word of mouth” il “passaparola” ha un importanza notevole, ed un mezzo centrale per veicolare questo flusso “word of mouth” sono i commenti e la partecipazione dei lettori alle discussioni. Questo motore che sono i commenti però va veicolato, non possono valere le stesse regole per un blog personale, quasi un diario, che per un sito frequentato da migliaia di persone che ne leggono articoli e notizie, la maggior parte di queste persone non leggere alcun commento se la qualità media dei contenuti dei commenti è bassa.

    chiudo la parte teoretica e vengo a delle proposte concrete. Parto da un esempio, qualche giorno fa su ubitennis e non nel blog è stato pubblicato un interessante pezzo quasi analitico di Mauro Cappiello

    “il tennis più forte della recessione” http://ubitennis.quotidianonet.ilsole24ore.com/sport/tennis/2009/11/20/262597-tennis_forte.shtml

    questo articolo ha raccolto 2 commenti incluso il mio, zero dibattito, chiaramente andava pubblicato sul bolg e non sulla piattaforma, perché anche se nel blog sono andate perse molte persone che contribuivano regolarmente e con passione, direi circa una ventina, ne sono pur sempre rimaste un discreto numero, e ogni pezzo sul blog raccoglie una trentina di commenti con un certo contenuto costruttivo.

    quello che voglio dire sono due cose. La prima è quella che non ogni articolo richiede la possibilità di essere commentato, e qui un buon esempio e tennis.com che veicola i commenti più da bar e fesbuch in appositi contenitori e non li disperde sotto ogni notizia. Se questo funziona per tennis.com che ha come bacino di utenza tutta la sfera di lingua inglese (USA 300 milioni di persone con 30 milioni di tennisti praticanti, più altre 150 milioni di persone che parlano inglese tra Gran Bretagna, Canada, Australia, Irlanda, Nuova Zelanda senza metterci pure tutte le persone in India che parlano inglese o paesi africani come la Nigeria con più di 100 millioni di abitanti e nollywood che a differenza di bollywood è in inglese) e anche tutti gli appassionati di tennis del resto del mondo in paesi dove non c’è grande tradizione tennistica e poca stampa tennistica, paesi asiatici e dell’europa dell’est che essendo l’inglese la lingua franca di oggi non hanno problemi a leggerlo, in questo senso tennis.com è ancora troppo americanocentrico e secondo me ubitennis nella versione inglese dovrebbe aprofittare del vuoto lasciato da tennis.com e presentarsi più come portale del tennis europeo utilizzando l’inglese come collante. Connettendo l’est europa al mediterraneo, poi nell’area culturale di lingua tedesca con germania/austria/svizzera c’è un vuoto abbastanza marcato con la sola presenza di tennismagazin.de che non offre praticamente nessuno spazio per commenti, non sfrutta il “word of mouth” come ha fatto ubitennis ed è rimasto quindi ai vecchi tempi del magazine stampato, e pure il bacino è più del doppio di quello italiano e con in più Federer che parla tedesco. Ogni appassionato di tennis tedesco parla inglese e verrebbe attratto da un portale stile tennis.com o ubitennis italiano che sia inglese ma focalizzato più sul tennis europeo

    la seconda cosa che vorrei mettere in risalto è la necessità di creare vari livelli qualititativi per organizzare i commenti secondo flussi naturali, con il blog e la piattaforma il mezzo per fare questo c’è già basta solo mettere più attenzione sulla scelta di quali e quanti pezzi mettere sul blog e quali sulla piattaforma e quanti di questi della piattaforma possano essere commentati e quali invece sono semplici notizie che provoceranno commenti nella sezione “bar” di ubitennis, ma questa sezione “bar” acora non c’è è quindi gli spazzi dei commenti specialmente sualla piattaforma molto meno sul blog vengono “inquinati” da chiacchiericcio a tal punto che molta gente sulla piattaforma non legge e non commenta come è successo al pezzo Mauro Cappiello che sul blgo avrebbe sicuramente raccolto commenti interessanti.

    un buon esempio di come organizzarsi in merito è sempre tennis.com con il reparto “bar” concentrato nel “duce club, crisis center, water cooler” (anche se questa non è una segnalazione chiara) il reparto blog invece è suddiviso in reparti per le maggiori firme Bodo, Tignor ed i temi come attrezzature etc.

    questo dovrebbe essere possibile senza problemi anche su ubitennis e ad esempio per Scanzi troverei più utile fargli un riquadretto come quello di Tignor su tennis.com e sotto i link ai suoi pezzi sul tennis che portino direttamente agli articoli sul suo blog lasampa.it/scanzi senza disperdere i commenti tra due articoli identici, i 5 ultimi pezzi di scanzi sul tennis e mettendoci sotto anche l’opzione archivio tennis/scanzi con un link che porta ad un elenco con tutti pezzi di Scanzi sul tennis. La stessa cosa si potrebbe fare per gli altri che scrivono solo su ubitennis come Rino Tommasi ed Enzo Cherici per fare un esempio, ma anche per i pezzi di Gianni Clerici apparsi sulla repubblica, una specie di rubrica stampa focalizzata su grandi firme e temi centrali come attrezzature, formazione, problemi del tennis italiano etc.

    la casa ora c’è, adesso trovo sia centrale organizzarla al meglio per crescere ed evitare di rimanere confinati in un orticello, Ubaldo ha sicuramente l’atteggiamento giusto visto che da subito ha creato anche una versione in lingua francese ed inglese. Penso però che queste prospettive vadano organizzate. Sinceramente per una versione inglese focalizzata sul mercato europeo che rimane di gran lunga il più grande al mondo penso che ci sarebbe bisogno anche di un url diverso da ubitennis perché se è vero che Ubi in itlaia funziona vosto che Ubaldo è noto tra gli appassionati italiani a livello europeo questo approccio non funziona ci vorrebbe qualcosa tipo eurotennis . com che mi pare sia persino libero ma probabilmente ci sono nomi anche migliori anche se eurotennis non è mica cosi male, un altra idea potrebbe essere qualcosa come tennisland che è più globale come nome visto che eurotennis tende ad escludere le sponde sud ed est del mediterraneo

  25. gigi scrive:

    Per venire,invece all’interessante spunto di avec Double Cordage,e senza negare le obiettive difficoltà espresse dall’Ubaldo,chiediamoci francamente: cui prodest?a chi gioverebbe scoperchiare la pentola? A giornalisti specializzati che vivono di tennis? Converrebbe a loro,se così fosse, dire che il tennis è falsato dal doping e magari pure dalle scommesse?Diceva Longanesi che l’italiano ha scritto sulla sua bandiera:tengo famiglia.E lo capisco e giustifico,ben inteso,almeno in certi casi.
    Meglio dunque la facile intervista,il gossip,il peana per i “misteriosi”(per me,s’intende) ritorni di campioni/esse.Certe cose può permettersele il calcio che è e sarà sempre più forte di ogni tempesta.Il tennis,no.

  26. Giovanni da Roussillon scrive:

    Fosse l’investigativo il nocciolo della questione! Un amico stimato e carissimo ha tenuto considerazioni precise al riguardo. Le ho fatte mie.
    Il punto nodale risiede nella funzione che il giornalismo assume, dalla quale discende l’operare dei suoi fattori. In causa sono i giornalisti, d’investigazione e non, quale che sia il contesto. I giornalisti, in buona sostanza, non possono non essere il braccio armato che plasma l’opinione, il produttore della disinformazione messa in atto dall’affarismo per perseguire i propri fini. I giornalisti figurano fatalmente a libro paga dell’affarismo. Sono contrattualmente nell’impossibilità di informare.
    Per questa ragione, la guerra alle menti evocata da Zio Tony non è materia da trascurare, se si vuole comprendere il derivato - quanto sintomatico - fenomeno dell’assenza del giornalismo investigativo [viceversa assai presente allorquando si tratta di snicchiare delinquenti comuni o bricconcelli].

  27. Enzo (IL GUARDIANO DEI FORUM) scrive:

    Ill.mo Gigi, il tuo modo di affrontare la dura realtà conferma, acora una volta, quanto tu sia incapace di “andare oltre” … nel suo intervento, Godzilla ha centrato uno dei problemi fondamentali … cito testualmente: “oggi il dubbio è un lusso, una pratica ribelle, una riserva per intellettuali demodé. Ma senza il dubbio, come le fai le inchieste? E a chi le fai leggere, se il pubblico tende a non avere dubbi?” … tu, mio caro Gigi, fai parte integrante di questo pubblico … non conosci incertezza, quando scrivi di argomenti “frivoli” come il tennis, ed in particolar modo del tuo idolo … forse, non leggi neanche le argomentazioni della “fazione opposta” …. più probabilmente, non le capisci … ma non perchè tu sia sciocco … semplicemente perchè non ti interessa andare a fondo … potrei citare mille esempi in cui hai dimostrato le tue “lacune” (basta andare a leggere i post del blog “Foot Fault …”), ma da molto tempo mi sono arreso … ci ho provato (e Ubaldo me ne dovrà dare atto), ma, in fin dei conti, chi me lo fa fare … questa è l’Italia che volete e che vi meritate … io mi consolo leggendo le vostre risposte piccate alle mie “sciocche” provocazioni … :-)

  28. marcos scrive:

    qualche tempo fa, le persone si facevano un’idea degli eventi che accadevano nel paese ascoltando il telegiornale, leggendo i giornali, parlando con i vicini, frequentando i circoli, le parrocchie, i campi sportivi, il bar sotto casa, i parenti più istruiti e gli amici più saggi, a prescindere dal loro grado di istruzione. quasi tutti, compresa la gran parte dei rappresentanti politici, utilizzavano un unico riferimento, per decidere qual era l’idea giusta, il comportamento da tenere, i fatti di cui scandalizzarsi: il riferimento comune, valido per tutti, era il buon senso. da non confondere col buonismo, col qualunquismo, col beghinismo.

    il buon senso di qualche tempo fa era assai pratico: si trattava di rispettare le regole di convivenza civile, per cercare di progredire insieme. i costumi potevano anche cambiare (la minigonna, il 68, il divorzio, l’aborto), ma il sostegno pieno alla convivenza civile non doveva mai mancare. la capacità di rispettare le regole assegnava agli uomini il valore che meritavano. “è un pò strano… ma è una persona onesta: questo è l’importante”, si diceva.

    editori e giornalisti, in tale ambiente, potevano permettersi inchieste di ogni tipo, sostenuti dall’opinione pubblica: tutto ciò che andava contro le regole (scritte dall’uomo per convivere civilmente) meritava un’inchiesta. chi andava contro le regole, infatti, ci andava di nascosto, per evitare, un giorno, di dover rispondere ad un giornalista o ad un giudice, di doversi scusare pubblicamente, di doversi vergognare. per evitare che la sua famiglia (il suo paese, la sua comunità) dovesse vergognarsi per il suo comportamento contro le regole.

    l’arrogante era considerato un prepotente. l’evasore era considerato un ladro. il fallo a centrocampo, per bloccare una ripartenza avversaria, era considerato una vigliaccata, e non un fallo tattico, magari intelligente. i corruttori ed i falsificatori erano persone indegne. colui che alzava la voce aveva torto. le bugie smascherate inchiodavano il bugiardo alle sue responsabilità.

    ora è cambiato quasi tutto: ciò che prima era motivo di vergogna, ora sembra essere motivo di vanto. i modelli di vita e gli esempi che vengono quotidianamente dispensati dalla televisione pubblica e privata sono diventati l’unico metro di riferimento per misurare la propria felicità: più siamo simili ai modelli che la televisione impone, più siamo vincenti (anche se prepotenti), belli (anche se sporchi), seducenti (anche se ladri), in gamba (anche se corruttori), meritevoli di svolgere funzioni pubbliche importanti (anche se inadatti).

    le inchieste, che prima cercavano di smascherare i prepotenti, gli sporchi, i ladri, i corruttori e gli amministratori inadatti, nello stato culturale in cui si trova attualmente l’opinione pubblica, non avrebbero che un seguito minoritario. interesserebbero ai pochissimi a cui, oggi, interessa, per esempio, seguire le puntate di report della gabanelli.

    avendo un seguito minoritario, gli editori ed i giornalisti che ancora provano ad approfondire alcuni temi rischiano di pagare a carissimo prezzo la reazione delle persone messe sotto i riflettori dell’inchiesta: queste, forti del sostegno popolare, hanno buon gioco a screditare gli autori dell’inchiesta, fino a ridurli al silenzio. è un rischio che, in questo momento, in pochi possono permettersi.

    l’avvento del web (che buona parte del potere inizia a temere) riuscirà ad evitare che le inchieste dei prossimi anni avranno come oggetto quelle stravaganti persone che ancora si ostinano ad essere rispettose nel confronto, a versare le tasse, a non corrompere, a non falsare i bilanci, a dimettersi quando colte in fallo?

    internet avrà la forza sufficiente per riequilibrare l’acritico pensiero al ribasso imposto all’opinione pubblica maggioritaria da una televisione generalista senza più quasi alcun intento socio/culturale?

    la carta stampata sarà in grado di tornare a formare un’opinione pubblica critica, recuperando lettori tra le fila dell’enorme platea dell’opinione pubblica televisiva?

    la concorrenza televisiva sarà in grado di trovare nuova linfa? è sufficiente la stessa concorrenza, per garantire alla televisione una maggior quota di autonomia ed indipendenza?

    negli ultimi anni, il messaggio del potere (politico/televisivo) è peggiorato, o siamo noi a non riuscire ad adeguarci al nuovo modello di vita?

    quando sarà di nuovo chiaro ai più quali sono i comportamenti da evitare, allora tornerà in auge, in tutta la sua nobiltà ed importanza sociale, lo splendido esercizio dell’inchiesta giornalistica: assieme alla satira, uno dei pochi strumenti a disposizione, per smorzare gli effetti di un potere troppo invasivo.

  29. Otello Lorenzi scrive:

    Occorrerebbe anche qualche esempio, Marcos. La stagione delle stragi contro gente innocente è iniziata quarant’anni fa, non di recente. La copertura mediatica degli eventi stragistici è stata effettuata dai giornali e dai telegiornali, non dai cittadini. La corruzione stessa è affare antico. I delinquenti e i prepotenti non sono nati nel Duemila. Pur attenendosi ai tuoi esempi calcistici, il Padova di Rocco (anni Cinquanta) applicava un ostruzionismo che avrebbe fatto sembrare Sacchi una figlia di Maria. Insomma, hai raccontato un mucchio di favole. Oppure devi uscire dalle chiacchiere generiche, che vanno bene appunto al bar e in parrocchia, e ci devi fare qualche esempio concreto di quello che vai affermando. Perché non mi pare proprio che le eventuali inchieste dei media di Berlusconi o di Murdoch (e neanche quelle di “Repubblica” o dell’Unità”) dipendano dal parere favorevole dei precari della scuola o dei disoccupati. E nemmeno da quello degli impiegati e dei dipendenti, pubblici o privati che siano.
    Pensi davvero che il nostro paese sia stato ridotto così dalla gente comune che avrebbe perso chissà quali valori? E come li avrebbero perduti, eventualmente? E coloro che ci hanno governati sono restati a guardare, subendo inermi queste orde di barbari senza valori? Ma di che parli? Spiegati.

  30. king of swing scrive:

    mah in ogni caso per quanto riguarda il nostro sport…non si fanno inchieste per due motivi principali a mio parere…

    punto 1. La stragrande maggioranza dei giornalisti che si occupa di tennis teme querele dalla nostra Federazione…

    e poi perchè dovrebbero mettersi contro un presidente federale che ha pure l’appoggio del CONI? chi glielo fa fare? tanto vale cercare il dialogo…e poi dialogando si ottiene pure di più no?

    magari si finisce sul canale televisivo Supertennis…ad un giornalista questo credo basti e avanzi…

    punto 2. La stragrande maggioranza dei tifosi di tennis ahimè non va oltre…nel senso che loro sono contenti di quello che c’è…non hanno molto interesse verso la qualità….e non pensano ai problemi del nostro sport…ma ad attaccare continuamente i nostri tennisti che non fanno risultati…

    purtroppo ritengo siamo tutti un pò usati…nel senso che uno che frequenta diversi blog…e qualche forum con un bel numero di appassionati…si rende conto come la presenza di qualche giornalista possa influenzare diversi appassionati…

    c’è a chi piace come scrive uno Scanzi…ci sono i sostenitori di Scanagatta…o di quell’altro giornalista…

    insomma la maggior parte dei tifosi di tennis segue un pò quello che dicono o scrivono ahimè diversi giornalisti…che come si è capito hanno le loro priorità (non far arrabbiare troppo Binaghi tra le altre)..e non cercano più la qualità…ma solo più contatti giornalieri…più commenti…eccetera eccetera…

    da questi cattivi maestri non possono che venire su…cattivi appassionati…per cattivi ovviamente intendo appassionati disinteressati a certe problematiche del nostro sport…

    tutti bravi a prendersela con Fognini quando si ritira per problemi fisici ad esempio…tutti bravi a dire che Bolelli ha problemi negli spostamenti e per questo non sarà mai un campione…

    ma nessuno prima di prendersela con questi ragazzi…pensa al perchè sia Fabio che Simone abbiano queste problematiche…nessuno pensa…che se non si cambiano determinate cose anche altri nostri giocatori in futuro avranno le loro stesse problematiche…

    e piuttosto che avere un campione…Scanagatta e altri avranno sempre qualcuno da criticare…

  31. marcos scrive:

    a me pare che i rapporti interpersonali (non solo quelli istituzionali) siano in rapido e progressivo deterioramento. mi pare che le persone siano meno inclini ad ascoltare l’altro, ma fin troppo aggressive nell’imporre i propri convincimenti.

    io non frequento parrocchie, ma dialogo quotidianamente con persone che le frequentano e che prendono, come me, almeno un cafè al giorno al bar. mi interessano le loro opinioni ed i loro convincimenti. ho notato, ma potrei anche essere l’unico ad avere questa sensazione, che, mediamente, le idee di costoro sono più o meno condizionate dal pensiero unico, quello che forma l’opinione pubblica televisiva. ho messo in relazione, magari imprudentemente, lo sviluppo di questa nuova opinione pubblica televisiva (quella a cui si insegna di imporsi, invece che ad ascoltare. quella a cui s’insegna che l’importante è avere, mostrare, mostrarsi e non il pensare) con la difficoltà di esercitarsi in grandi inchieste. l’apporto dei rapporti interpersonali nella formazione dell’opinione pubblica mi sembra in netta regressione: quel che conta, ora più che mai, è ciò che dicono i telegiornali ed i programmi televisivi generalisti. si legge sempre meno, si esce sempre meno, si dialoga sempre meno.

    anche per questo, mi pare che i motivi che qualche tempo fa avrebbero scatenato l’interesse della maggioranza, oggi, non siano più così interessanti per la maggioranza. gabanelli e lucarelli, due maestri dell’inchiesta televisiva dei giorni nostri, sono seguiti da una netta minoranza. eppure, i temi da loro toccati dovrebbero interessare tutti. volevo solo sottolineare questo aspetto: secondo me, la mancanza d’interesse per temi che qualche tempo fa avrebbero interessato maggiormente è una delle ragioni per cui, attualmente, le inchieste fanno fatica ad emergere. mi dolgo del fatto che gli approfondimenti siano poco seguiti.

    le restanti inchieste dei giorni nostri, quelle portate avanti da l’espresso e la repubblica, da il giornale e da libero, per citare testate di diversa tendenza, sono per lo più accusate dalle parti avverse di esser mosse da interessi più o meno nascosti. sono lette da pochi, interessano pochi (considerando l’intera popolazione adulta) e sono condivise solo da una parte di questi pochi. non solo, quindi, gli approfondimenti sono poco seguiti; sono ancor meno condivisi.

    non accuso l’opinione pubblica di aver affossato le inchieste a causa d’un improvviso calo dei valori d’un tempo. le inchieste nascono dai migliori giornalisti, a prescindere dai valori comuni. noto che il cambio dei modelli proposti negli ultimi ventanni dalla televisione (modelli che, sempre più, condizionano l’opinione pubblica) coincide con il calo d’interesse della gente per il giornalismo (carta o tv) d’inchiesta. questo mi dispiace ed è il sintomo di un impoverimento culturale preoccupante.

    confermo in parte quel che scrive otello: le mie sono chiacchiere generiche, vanno abbastanza bene al bar, ma non so che effetto avrebbero in parrocchia!

  32. Avec Double Cordage scrive:

    ma cosa sta succedendo allo scriba, ultimamente combina unb uon numero di strafalcioni, in uno dei ultimi pezzi sulla repubblica Clerici scrive che Del Potro è il primo giocatore a vincere uno slam che sia più alto di 190 cm dopo BillTilden, a me su due piedi mi vengono in mente almeno altri quattro Stich, Krajicek, Safin e Ivanisevic mi pare tra 195 o 193 e poi anche Becker e Kuerten erano di poco più alti di 190 cm, su Petr Korda e Kafelnikov avrei almeno il dubbio anche se forse erano alti esattamente 190 cm senza superarli, poi penso anche Andres Gomez fosse più alto, forse intendeva 195 boh?

    ecco l’articolo di clerici
    http://ubitennis.quotidianonet.ilsole24ore.com/sport/tennis/2009/11/23/263306-londra_pazza_tennis_murray_festa_potro_clerici_murray_marcia_potro_cede_martucci_masters_murray_batte_emozione_potro_semeraro_tormenti_nadal_martino.shtml

    e poi scrive pure che i 17 mila posti dello stadio londinese sono più di quelli del Arthur Ashe di New York ma mi pare che quello superi ampiamente i 20 mila posti…

  33. Fabio scrive:

    Anche Noah, con il suo 1.93, al R.G del 1983 ad esempio …

  34. Otello Lorenzi scrive:

    E’ questo il punto, Marcos: il fatto che tu ritenga (come molti) che esista una differenza di valore culturale (e dunque di ricerca della verità) fra Feltri o Travaglio e Gabanelli o Saviano. Quando si denuncia, come fai tu, la pochezza evidente di molto giornalismo, si dà per scontato che ci sia da qualche parte un mitico giornalismo che svolga effettivamente un servizio di informazione per i cittadini.
    Secondo i pregiudizi consolidati, questo “altro luogo” sarebbe nei paesi anglosassoni. Chi abbia seguito con una certa continuità il servizio di informazione reso dai media di quei paesi, sa benissimo che la libertà d’informazione compare e scompare manco fosse affidata a prestigiatori. La stampa statunitense e quella britannica sono state sempre perfettamente allineate con le operazioni condotte dai potentati militari e industriali. Fin dai tempi della guerra in Vietnam, quando pareva ancor più che i servizi di informazione fossero “liberi”, la stampa anglosassone ha appoggiato le scelte del governo americano, distanziandosene soltanto quando era ormai del tutto evidente che lo stesso governo aveva deciso di ritirare le truppe.
    Un esempio dei nostri giorni? I media favoleggiano di una lotta per le libertà civili in Iran, di una rivolta di giovani e donne a favore di Mousavi. Il quale è una diretta emanazione di Rafsanjani. Questo ayatollah, che per inciso è l’uomo più ricco dell’Iran ed è padrone delle stesse università dalle quali provengono gli studenti “ribelli”, ha da sempre in programma la privatizzazione del petrolio e del gas, in funzione di alleanze con gli Stati Uniti contro i “vicini” russi e cinesi. Lo stesso programma nucleare, in apparenza tanto osteggiato dalle amministrazioni anglosassoni ed europee, è stato imposto dagli uomini di Rafsanjani: per spartirsi tangenti, continuando a far raffinare il petrolio (perché l’Iran ha poche raffinerie) alle multinazionali inglesi e americane. I media ci informano diffusamente su queste vicende? Non mi pare proprio. Anzi, l’attenzione viene spostata su presunte rivolte, che sarebbero sicuramente giuste, ma di fatto non esistono. E i soliti noti continuano ad arricchirsi propinando favole all’opinione pubblica mondiale.
    Vogliamo parlare brevemente (altrimenti occorrerebbe un’enciclopedia) dei nostri preziosi giornalisti “d’investigazione”? Due nomi esemplari: Roberto Saviano e Milena Gabanelli. Questi due giornalisti sono diventati divi dell’informazione grazie alle emergenze della Campania. La loro figura di reporter si basa sulla cosiddetta presenza diretta sul campo, per narrare i fatti. Il guaio è che nelle loro rappresentazioni mancano sempre domande molto semplici, ma fondamentali, se si volesse comprendere davvero la realtà. Qualche esempio? In Campania esistono quattordici basi militari americane e dell’Alleanza atlantica: dove finiscono i rifiuti tossici di queste basi? I sommergibili nucleari statunitensi hanno nel porto di Napoli il primo molo d’attracco dell’intero Mediterraneo: dove vengono allora smaltite le scorie tossiche di questi sommergibili?
    Se i giornalisti “di investigazione” rivolgessero queste essenziali e ovvie domande, riceverebbero una risposta altrettanto evidente: segreto militare. Ma se a questa risposta si aggiungesse l’informazione che la legge 123/2008 stabilisce che tutti i rifiuti in Campania sono da considerarsi segreto militare, allora il quadro sarebbe veramente esauriente. Il fatto è che questi giornalisti “d’assalto” non solo non pongono quelle semplici domande a chi di competenza, ma non informano l’opinione pubblica nemmeno dell’esistenza della legge 123/2008: in buona sostanza, mantengono il segreto giornalistico sul segreto militare.
    Saviano e Gabanelli, che sono due “esemplari” giornalisti di informazione, hanno formalizzato una versione dei fatti accettata da tutti, compresi i movimenti e i gruppi di opposizione al governo. Secondo i loro resoconti, la camorra (con riferimento particolare alla nuova “Spectre”, l’ormai mitico Clan dei Casalesi) avrebbe organizzato e attuato la discarica abusiva dei rifiuti tossici di derivazione industriale. Essendo il sistema camorristico descritto come un’entità metafisica, se ne deduce che si tratta di una specie di malattia dello spirito. Da ciò discende con tutta evidenza che la Campania, con l’intero Meridione, è un territorio degenerato nella morale e nella pratica. Dunque, una terra da salvare da se stessa. Il vecchio ritornello, insomma, che Napoli deve essere salvata dai napoletani e l’Italia dagli italiani. Per chi sa intendere, questo significa che i territori da “salvare” devono essere governati e gestiti da altri, non dagli abitanti. Un po’ come il territorio americano, che doveva essere “salvato” dai selvaggi pellerossa. Naturalmente i salvatori saranno sempre i soldati blu.
    Pochi sembrano accorgersi che i resoconti di Saviano e Gabanelli configurano di fatto una terza specie di “degenerati” per definizione: oltre ai “classici” ebrei e negri si aggiungono gli italiani meridionali. Ma visto che Saviano scrive bene, è perfino napoletano e si dichiara anche progressista, allora i contenuti nettamente razzistici delle sue tesi passano inosservati. Peraltro risulta evidente anche la riaffermazione di un vecchio stereotipo: la minaccia all’ordine sociale viene sempre dalla povertà e dalla disperazione. Ci si dimentica che la pericolosità sociale non proviene dalla miseria economica, ma dall’opposto: da quanti mezzi si hanno a disposizione per nuocere. E’ il grado di potenza che stabilisce il livello di effettiva pericolosità.
    I media invece ci raccontano che se si è poveri e scontenti allora si diventa facilmente criminali. Parrebbe più logico ed evidente che, quando si vive miseramente, la cosa più probabile che possa accadere è quella di continuare a vivere in tale condizione. Chi invece possiede mezzi materiali cospicui ha tutto quel che serve per comportarsi eventualmente da criminale e garantirsi anche impunità e consenso. Insomma, in qualunque luogo del pianeta chi è molto ricco e possiede industrie, giornali, televisioni, catene di distribuzione ha a disposizione intere armate di individui il cui lavoro consiste sempre nel raccontare la fiaba che i poveri hanno troppi privilegi e che tutti i problemi provengono da ciò, e dal fatto che i ricchi non hanno abbastanza mezzi per arginare questa inarrestabile deriva morale. Saviano, più ancora che la Gabanelli (la quale resta comunque una “precaria” del giornalismo), ha talento e ha compreso che per fare carriera nei media occorre trovare sempre nuovi modi di raccontare la favola del povero pieno di privilegi e del ricco succubo dei disperati. Il fatto poi che si dichiari “di sinistra” aggiunge quel tocco di artificiosa “sofferenza” alla sua mistificazione. Ma, in sostanza, Saviano ha confezionato un prodotto che gli ha consentito di accedere ad altissimi livelli di divismo e di guadagno economico. Grazie anche all’aiuto di abili “editor”, specialisti nel campo della mistificazione mediatica. E grazie anche a quella brutta bestia che è il razzismo (uno stato mentale che annulla ogni capacità critica), Saviano è riuscito a far credere a quasi tutti che le multinazionali che producono rifiuti tossici hanno praticamente dovuto implorare la “camorra imprenditrice” per smaltirli. E che questi delinquenti di origine meridionale si sono pure permessi, per soprammercato, di seppellire tutte queste scorie tossiche in discariche abusive allestite da loro.
    La funzione dei media dunque, caro Marcos, non è quella perciò di informare, ma di propagandare comunicazioni funzionali agli interessi dei gruppi che possiedono e controllano i mezzi di informazione. Solamente chi voglia ostinarsi in una concezione metafisica del giornalismo può continuare a ignorare gli strettissimi legami che esistono fra i gruppi di potere economico, le agenzie che operano per conto dei servizi segreti e i mezzi di comunicazione di massa. Per quel che concerne l’opinione pubblica, l’unica differenza consiste nel fatto che fino a pochi anni fa essa era sostanzialmente più ingenua di quanto non sia diventata, proprio in virtù della sempre più capillare diffusione dei media. Istintivamente, le persone hanno intuito che forse i mezzi di comunicazione di massa possono indicarti una strada per raggranellare qualche soldo, ma sicuramente non ti daranno mai alcuna conoscenza. Perciò Maria De Filippi ha un pubblico assai più vasto di Milena Gabanelli. Ma la funzione di entrambe è la medesima: raccontare favole.

  35. marcos scrive:

    a prescindere dal giudizio che dai su saviano, gabanelli, travaglio, feltri e de filippi (tra questi, a mio parere, non ci sono solo differenze di stile), non siamo mica tanto lontani, caro otello.
    tu affermi che la funzione dei media è quella di propagandare strumentalmente. io scrivo che la propaganda strumentale non è solo funzionale agli interessi diretti dei pochi gruppi, ma è anche tesa a mortificare la capacità critica dell’opinione pubblica, stordendola di messaggi e modelli lì per lì eccitanti e suadenti, ma, alla lunga, culturalmente soporiferi.
    aggiungo che uno dei fini più importanti della propaganda è proprio questo: addormentare critica e coscienza, per permettere a coloro che guidano i mezzi di informazione di continuare a coltivare indisturbati i loro interessi.
    io ritengo che gli strumenti migliori per cercare di cambiare le cose siano le inchieste e la satira. inchieste e satira, però, in un mondo che dorme, sognando modelli irraggiungibili, hanno poco spazio, poco appeal, poca presa.

  36. Avec Double Cordage scrive:

    ragazzi fatevi una risata con Rogelio http://tv.repubblica.it/copertina/federer-scoppia-a-ridere-durante-l-intervista/39528?video

  37. Otello Lorenzi scrive:

    Caro Marcos, comprendo bene che gli obiettivi che propugni provengono da un disagio che sicuramente condividiamo. Capisco anche che la sensazione che si prova di fronte a un individuo come Feltri è ben diversa da quella che si può provare di fronte a Saviano. Ma la sostanza, al fondo, è la stessa: entrambi perseguono i loro interessi personali diffondendo disinformazione. Certo, Feltri sortisce un effetto immediato maggiormente minaccioso che non Saviano, ma questa alla fine si risolve in una mera questione estetica. La presentabilità di un individuo è sovente un fattore di serio inganno.
    Sono senz’altro d’accordo con la tua affermazione secondo la quale le inchieste e la satira potrebbero essere seri strumenti di demistificazione. Ma chi accede alla possibilità di condurre inchieste, di investigare? Quale scrittore o vignettista satirico, avendone le capacità, viene posto in condizione di non dover riproporre i soliti luoghi comuni?
    Mi pare che si dimentichi costantemente il problema centrale: i mezzi di comunicazione non sono nelle mani di chi vorrebbe un’informazione reale, ma in quelle di coloro che non hanno alcun interesse a una conoscenza delle cose e dei fatti approfondita e soprattutto diffusa.
    Infine, non sono così sicuro come te che le persone comuni non gradirebbero inchieste e satira, se queste rispondessero alla realtà. La gente comune sperimenta quotidianamente il rimprovero o l’essere contraddetta, anche quando non fa nulla di male o afferma cose del tutto ovvie. Questo accade perché le persone che non sono ricche hanno pochi piaceri: uno di questi consiste appunto nel rimproverare e contraddire i propri simili. Penso dunque che si divertirebbero un mondo se qualche inchiesta o qualche satira mettesse seriamente a posto i privilegiati. Non fosse altro perché costoro non vengono mai veramente contraddetti. Perciò sono insaziabili.

  38. daniela scrive:

    Ritorno al discorso prettamente tennistico. A Scanagatta che dice che per fare oggi un giornalismo tennistico investigativo bisognerebbe prendersi una pausa lunga e dedicarsi esclusivamente “all’Inchiesta”, vorrei rispondere che io non chiedo tanto, non gli chiedo di spiegarci finalmente come funzioni o non funzioni l’antidoping, (magari avesse voglia, tempo e possibilità di farlo), ma un’investigazione di altro tipo, quella di andare a vedere con i suoi occhi, di interpretare con la sua esperienza: di scrivere quindi articoli come quello su Marcora, per esempio, o, negli slam, nei masters series cui assiste in loco, di non chiudersi in sala stampa se non per scrivere, di non leggere gli articoli degli altri su internet ecc., ma di uscire, di scendere dalla terrazza di Montecarlo, per esempio, di assistere di persona agli allenamenti dei giocatori, di raccontarci qualcosa dell’ambiente, insomma, non di raccontarci e commentare quello che anche noi possiamo vedere in televisione.

  39. Avec Double Cordage scrive:

    daniela è esattamente quello che dico anche io, aggiungendo che ci vorrebbe qualcuno di giovane che andasse a fare un po’ la spia infiltrandosi nell’ambiente e scovando cosi i manager dottori e allenatori che portano il doping ad alcuni tennisti, ovviamente Ubaldo o un giornalista sportivo professionista con un nome non lo può fare perché cosi facendo non lo farebbero più entrare da nessuna parte poi ma un giornalista giovane e fresco che non ha intenzione di fare carriera nello sport ma bensi nel giornalismo in genere lo può fare, e penso che con tutti i conflitti d’interesse e i comportamenti omertosi tra organizzatori e manager degli atleti ci sarebbe un sacco di roba da scoperchiare

  40. Avec Double Cordage scrive:

    ovviamente “spia” tra virgolette …investigatore sarebbe un termine più esatto

  41. daniela scrive:

    @no, double, io stavo suggerendo un’altra cosa, e cioè che al di là dello sguinzagliare ipotetici Sherlock Holmes, non ci fossero più articoli come quello letto qui per gli Australian open, non mi ricordo scritto da chi, che descriveva Ubaldo in sala stampa, con il pc, a consultare quello che avessero scritto i giornali australiani su una certa giocatrice ecc. Non sono andata a ricercarlo, non so se sappiate a che cosa mi riferisco. Io vado solo, per esempio, a Montecarlo, ma mi colpiscono queste sale stampe così in alto, e sul campo centrale. Può darsi che non ci siamo mai incontrati, ma quando ad esempio seguivo Kafelnikov, il mio tennista preferito di sempre, io non ho mai visto nessun giornalista alle 9 di mattina sui campi di allenamento, ma vi giuro, che se ci fossero stati, tante domande senza risposta su questo strano rendimento del russo, non se le sarebbero poste, e avrebbero trovato risposte adeguate.

  42. gigi scrive:

    Carissimo enzo grezzo,ho letto il tuo intervento quasi per caso,poichè ho messo a punto un sistema che taglia fuori tutti i nick name di quelli che ormai,per esperienza,so essere bloggers non interessanti.E scusa se tra questi ci ho messo pure il tuo.Però l’occasione è ottima per mostrarti come si discute se si hanno IDEE ED ARGOMENTI.L’ esempio è dato dagli interventi,proprio vicini al tuo,di marcos ed otello lorenzi,che porgono una discussione argomentata e personale.Niente chiusure immediate,tipo:”se non capisci,se non ti sforzi di capire,ciò che dici dimostra che non capisci,non ci arrivi,ecc”.senza spiegare cosa c’è da sapere e capire che tu sai e capisci.Vecchia storia…ormai in archivio.
    Otello e marcos:voi dite praticamente le stesse cose ma con visioni un poco diverse:più radicale,mi pare,quella di marcos,più qualunquista quella di otello.Non vuole essere,questa definizione ultima,un’accusa di superficialità:ciò che dici sulla democrazia americana,ad es., mi trova perfettamente consenziente ed è,finalmente,una voce fuori dal coro.Citare gli USA come esempio di democrazia da copiare è assurdo.Il bipolarismo?riduzione ed incanalamento controllato delle forze politiche(quali sostanziali differenza ci sono,infatti,tra democratici e repubblicani?).Come può esser esempio di democrazia un paese dove non esiste ,in pratica,assistenza sanitaria se non con la carta di credito alla mano?Il grosso problema,a proposito d’informazione,è venuto fuori soltanto perchè Obama ha trovato lì la sua nicchia per creare il suo programma elettorale.Dovrebbero imparare loro la democrazia dall’Europa,paesi nordici in testa!
    Quel che non condivido,però,è fare di ogni erba un fascio.Anche se ognuno persegue i propri interessi,occorre sempre vedere se questi son più o meno vicini ai nostri.E poi le idee,intese come atteggiamento mentale,ci sono.Non mi dirai che Feltri vale quanto Scalfari,anche se ognuno dei due scrive certamente per conto di due gruppi di potere.
    Dunque non è detto che Saviano,ad es.sfrutti soltanto l’informazione per la sua carriera.Può esser vero,però i contenuti hanno,una volta tanto,colpito l’opinione pubblica(e fatto riflettere?boh..).Poi non si può neppur dire che tutti siamo uguali e delegare le colpe dei nostri mali agli altri.Gaber dice che oggi si può dire che una pallina bianca è diversa da una nera e ciò è,obiettivamente,vero.Ma non si può dire che un uomo nero è diverso da uno bianco.Nel caso Campania è un fatto che molti mali provengono dal territorio:le colpe non posson esser sempre e solo di chi governa.Se la raccolta differenziata in Alto Adige sta al 70% ed a Napoli al 27% un motivo ci sarà,o no?Dunque Saviano coglie i mali oggettivi del territorio dei quali non han colpa ovviamente soltanto gli abitanti,ma anche governi,vecchi e nuovi,potenti finanzieri,la chiesa stessa.Si può discutere all’infinito se sia nato prima l’uovo o la gallina,ma non è il caso.
    Piuttosto il giornalismo della Gabanelli mi sembra il più pericoloso e NON per colpa sua,s’intende.Infatti,abitua il cittadino alla truffa ,all’illegalità,alla perpetua violazione delle leggi dello stato; lo convince che queste cose son naturali e devono esser accettate,perchè le denuncie,circostanziate e pubbliche,sono ignorate e non sortiscono quindi alcun effetto.Credo che il potere abbia voluto fare un interessante esperimento:vediamo come va;se la trasmissione provoca indignazione popolare,promuove inchieste ,smuove le acque,insidia vecchi e nuovi privilegi,la chiudiamo,con la scusa che troppe son le querele piovute in Rai e non c’è tempo per occuparsene.Altrimenti,via così;ad abituare gli italiani a queste cose,che poi non si stupiscano se qualche politico ha qualche scheletruccio nell’armadio.

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